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La polizia italiana!!

Ultimo Aggiornamento: 30/04/2014 08:39
22/11/2012 14:27
 
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un'altro bravo e onesto sbirro!!!!!
RIMINI. Con l’accusa di corruzione, droga, calunnia e falso, è finito agli arresti domiciliari un poliziotto della questura di Rimini. I militari del comando provinciale della Guardia di finanza gli hanno notificato l’ordinanza di custodia dal medico: l’agente aveva infatti marcato visita.
Nei guai, nell’ambito di uno dei filoni d’indagine dell’operazione “Criminal minds”, è finito l’assistente capo Marco Massini, 49 anni, da qualche tempo non più assegnato a incarichi operativi (svolgeva il ruolo di piantone all’ingresso della prefettura). Secondo l’accusa sarebbe stato a libro paga dell’investigatore sammarinese al centro dell’inchiesta e per suo conto, in cambio di soldi, avrebbe contribuito a incastrare un automobilista, arrestato durante un controllo per della droga che gli era stata piazzata ad arte in macchina. Una vicenda che aveva già portato all’arresto di un finanziere e che adesso vede indagati anche due uomini di punta della Gendarmeria di San Maria. Coinvolti, secondo l’accusa, nella calunnia all’automobilista. L’uomo, un 36enne residente al confine con San Marino, fu fermato l’11 novembre 2008 da una pattuglia della finanza mentre viaggiava alla guida della sua Mercedes. Il maresciallo, alzò la paletta a botta sicura: sosteneva di aver raccolto da una fonte confidenziale la notizia su un giro di droga. Nell’abitacolo però non c’era niente di illegale. La scatoletta compromettente venne scovata invece all’esterno: applicata con una calamita all’interno del paraurti posteriore. Dentro c’erano due grammi e mezzo di eroina, divisa in bustine. L’uomo cadde dalle nuvole. «Potrebbe avercela messa chiunque: c’è qualcuno che vuole mettermi nei guai», dichiarò anche a proposito dei precedenti controlli e pedinamenti di altre forze di polizia, Gendarmeria in primis. Una situazione così strana da alimentare il sospetto della macchinazione anche nel giudice che, in assenza di elementi certi di colpevolezza assolse l’automobilista. Quel giorno, in tribunale, si presentò anche uno dei gendarmi indagati che poi presentò una relazione sull’accaduto al tribunale dei minori dove c’era in ballo per l’uomo l’affidamento della figlia (l’investigatore era stato ingaggiato dalla moglie). Il poliziotto, che per conto di Vargiu avrebbe effettuato oltre 30 accessi al terminale delle forze dell’ordine, aveva cercato più volte di indurre in errore dei colleghi indicando nell’incolpevole automobilista un possibile spacciatore. Una serie di attività svolte in cambio di due assegni per complessivi 9mila euro. E non era neppure la prima volta: il poliziotto è a processo a Rimini, difeso dagli avvocati Giuseppe Cancelliere e Cinzia Bonfantini, assieme a un collega per un’altra indagine non autorizzata che finì per fa saltare la copertura di un pentito. Anche in quella sede gli è stata contestata la nuova accusa di corruzione. L’operazione del nucleo di polizia tributaria della finanza, con la collaborazione della questura, ha avuto il determinante apporto dell’autorità giudiziaria sammarinese per rogatorie e perquisizioni. Nella casa dove abita l’agente a San Marino (ora si trova ai domiciliari dalla suocera a Rimini), sono stati trovati strumenti da detective come ricetrasmittenti e dispositivi satellitari.
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