Visto che Mezza, come tanti altri, ha aperto il vaso di Pandora del cinema sudcoreano con la visione di
Old Boy.
E' bello come per tanta gente, me compreso, Old Boy sia una sorta di entrata nella pubertà cinematografica, una prima erezione che ti fa esplodere il cervello e ti porta a cominciare a giocare in tutti i modi con quell'organo che pensavi servisse solo per pisciare
Fortunatamente Old Boy è solo la punta dell'iceberg, negli ultimi dieci anni l'industria cinematografica sudcoreana è esplosa con una serie di talenti pazzeschi, un vero boom come quello di Hong Kong di fine anni '80/inizio anni '90, quando l'ormai ex colonia britannica ha cominciato a spiegare al mondo come si fanno i film d'azione.
Ecco quindi una serie di consigli per gli acquisti...Occhio però che non è solo la Corea del Sud che sta sfornando tante gemme, l'Asia intera sta ribollendo con una gran vitalità, senza contare l'incredibilmente ricca storia del cinema Giapponese, il cinema d'azione e autoriale di HK etc...Insomma, quello sudcoreano è tutto meno che un fenomeno isolato.
Oh, anche se la richiesta parte da Mezza ripeto Old Boy, nel caso qualcuno non l'avesse visto.
PARK CHAN-WOOK
La cosiddetta "Vengeance Trilogy"
SYMPATHY FOR MR. VENGEANCE
OLD BOY
SYMPATHY FOR LADY VENGEANCE
I tre film sono legati, come si può sospettare, dalla tematica della vendetta, ma sono tre film parecchio diversi tra loro.
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Mr. Vengeance è sostanzialmente la più orrenda, tragica e deprimente commedia degli errori mai vista. Un poveraccio le tenta tutte per salvare la sorella malata, in urgente bisogno di un trapianto di rene, finchè non si imbatte in trafficanti d'organi che potrebbero aiutarlo, naturalmente a un prezzo. Per pagare, l'uomo rapisce la bambina del suo ex-capo. Le cose vanno MALE.
L'atmosfera del film è parecchio bizzarra. Il protagonista è un tale minchione che non può non togliere qualche sorriso, e il regista presenta le varie tragedie con uno sguardo quasi divertito, ma il film è TOTALMENTE privo di pietà ed è un'esperienza strenuante - in modo molto diverso da Old Boy. Dal primo fotogramma si capisce che questa è una storia che rovinerà tutti i coinvolti.
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OLD BOY
Oh Dae-Su è un poveretto, un padre di famiglia con qualche problema di alcool. Generalmente, una nullità.
Una notte viene catturato e imprigionato in una stanza. Non sa chi sia il responsabile, non sa il perchè del gesto, non sa quando uscirà. 15 anni dopo viene liberato con l'espresso invito a scoprire la verità entro 5 giorni.
La premessa è di per sè intrigante, quello che viene dopo lo è molto di più, e meno si sa migliore è la visione. Come ho già detto, un capolavoro sotto tutti i punti di vista.
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Sympathy for Lady Vengeance
Il degno punto sulla trilogia. Geum-ja Lee esce dopo una lunga carcerazione per un omicidio di un bambino e, mentre tenta di rimettere in piedi la sua vita, comincia a organizzare la sua vendetta sull'uomo che ha realmente ucciso il ragazzino.
E' il film più elegante dei tre, il più poetico e, per non dire commovente, il più sentimentalmente carico. Anche il meno violento a voler vedere, ma senza perdere un'oncia della disperata tragicità degli altri film.
BONG JOON-HO
Senz'altro il mio regista sudcoreano preferito. Ha solo quattro film alle spalle, tra cui un debutto - una commedia - che ancora non ho visto; il resto della sua filmografia, comunque, mi ha letteralmente spazzato via. Il suo stile è sudcoreano in una maniera molto specifica: c'è un salto continuo tra momenti seri, violenti o inquietanti, e momenti di comicità a tratti demenziale.
In Bruges aveva salti di tono non troppo dissimili, qua sono ancora più marcati. La meraviglia di Bong Joon-Ho è che, invariabilmente, coglie con precisione chirurgica il momento in cui bisogna smettere di fare gli stupidi. Specie per Memories of Murder questo ha funzionato in maniera micidiale: a un certo punto del terzo atto, senza una sequenza particolare o un grande evento a segnare il cambio d'atmosfera, si nota che qualcosa è cambiato, come se l'aria fosse stata succhiata via dalla stanza. E' difficile da spiegare e non so nemmeno se altra gente ha avuto la stessa reazione, durante l'ultima mezz'ora di film avrebbe potuto prendere fuoco la casa e non mi sarei mosso.
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Memories of Murder
1986, una ragazza viene trovata in un cavetto violentata, strangolata e legata. La polizia locale, completamente inetta, cerca goffamente di trovare il colpevole o, meglio, di estorcere una confessione al primo poveraccio che si possa utilizzare come capro espiatorio. Arriva un giovane e brillante detective da Seoul, compare un secondo cadavere, ma l'investigatore pensa sia in realtà il terzo e che ci sia un serial killer in giro.
Per me, il suo miglior film. Lento e metodico, pregno di un'atmosfera asfissiante - l'orrore è nell'aria. Lo accomunerei a
Zodiac, il capolavoro di David Fincher, per atmosfera e ritmi.
PS: Zodiac, ovvero il motivo principale per cui l'occidente va annichilito. Non facciamo altro che guardare telefilm per ritardati come Criminal Minds, e quando il singolo più grande film americano sul tema dei serial killer salta fuori, nessuno lo guarda.
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The Host
Cambio totale di genere: un anfibio gigante emerge da un fiume di Seoul, semina il panico e cattura una bambina. La famiglia, non esattamente una banda di scienziati nucleari, si lancia alla ricerca disperata della figlioletta.
Molto più leggero rispetto a MOM, non meno valido. Tutto è più amplificato, la commedia è più ridicola, il melodramma famigliare al centro del film è più rumoroso ed esagerato, l'azione è più cartoonesca. Però il mostro a un certo punto comincia a far paura, la bambina catturata è in reale pericolo, ed è forse il primo film del genere in cui ho attivamente desiderato la morte del mostro gigante.
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Mother
Una specie di sequel spirituale di Memories of Murder. Siamo di nuovo in provincia, il corpo di una ragazzina viene trovato sul tetto di una casupola, in piena vista. La polizia è di nuovo troppo incompetente per svolgere una vera indagine, per cui la colpa viene affibbiata a un ragazzo locale sfruttando il suo handicap mentale. Sua madre, convinta della sua innocenza, inizia a investigare per conto suo nel tentativo di scagionare il figlio.
Più serio, meno salti di tono, stessi ritmi lenti e metodici, stessa atmosfera grigia e umida di MOM. Grande, grande film.
Ora, via di riciclo per
KIM JI-WOON
Per contestualizzare, Ji-Woon è senz'altro più canonico, nè rivoluzionario come Park Chan-Wood nè bizzarro come Bong Joon-Ho, ma è semplicemente un mago.
I Saw the Devil forse è quello più in linea con gli altri registi, ma è visto sotto una lente talmente over the top da risultare essere una cosa completamente diversa. Tra l'altro l'ho rivisto da pochissimo e cazzo, che film stracciamutande. Come sempre i sudcoreani ci mettono una cattiveria impressionante senza mai perdere il sorriso.
Dark+Schneider, 02/02/2011 00.56:
A Bittersweet Life (2005) e
I Saw the Devil (2010), entrambi di Ji-Woon Kim, un regista sudcoreano relativamente giovane che sta rapidamente diventando uno dei miei preferiti (anche per gli altrettanto eccezionali
The Good, The Bad, The Weird e
Two Sisters).
A Bittersweet Life e
I Saw the Devil hanno in comune il protagonista Byung-Hun Lee e il fatto di essere revenge movies. Nel primo Lee è l'uomo di fiducia di un boss locale, operando primariamente come manager del suo hotel di lusso, almeno finchè due pessime decisioni non lo faranno cadere dalle grazie del suo capo con conseguenze sanguinose. E' un film che si basa su stilemi classicissimi, col criminale che a un certo scopre di avere una coscienza, trovandosi per questo a pagare carissimo. Il bello sta tutto nell'esecuzione, nelle situazioni totalmente disperate in cui si trova impelagato il protagonista e nei modi inventivi con cui ne esce. Ji-Woon Kim ha un occhio che pochi altri hanno per l'azione.
Nel secondo film, Lee è un agente dei servizi segreti la cui ragazza viene macellata da uno psicopatico interpretato da Mink-Sik Choi (già protagonsita del capolavoro
Oldboy). Lanciatosi alla feroce caccia dell'assassino...succedono cose brutte. Questo è estremamente più imprevedibile, è un po' l'estremizzazione fino all'assurdo del nichilismo del cinema coreano moderno - ogni situazione si deve risolvere nel peggior modo possibile e NESSUNO può uscire pulito dalla faccenda. Qua però si va anche oltre con l'ultraviolenza, ambientando il film in un mondo da incubo pieno di maniaci omicidi senza farsi mancare niente - stupri, decapitazioni, tortura etc.
Segnalo anche
The Good, The Bad, The Weird, una sorta di western, probabilmente il migliore film d'azione del decennio - paragonate la sequenza finale con le insipide scene d'azione di Taken, The Expendables e soci: qua c'è gente che pensa VERAMENTE in grande. Molto divertente, tra l'altro, è di gran lunga il film più leggero tra quelli citati. Grande colonna sonora, grandi protagonisti, scene d'azione fuori dal mondo.
E un'aggiuntina di cui avevo già parlato, forse il principe nel settore "Quello che fanno gli americani noi lo facciamo meglio":
Dark+Schneider, 13/08/2010 01.04:
The Chaser (Hong-jin Na, 2005)
Gli ultimi dieci anni di cinema sudcoreano sono stati qualcosa di indescrivibile. Questo The Chaser l'ho accantonato per un po' per via di alcune critiche sfavorevoli lette in giro, finalmente l'ho recuperato e l'ho adorato.
Trama: Joong-ho Eom è un ex poliziotto (corrotto) caduto in disgrazia e riciclatosi come pappone, ora in gravi difficoltà economiche dopo che diverse delle sue ragazze sono scomparse. Riceve la chiamata da un cliente a cui invia l'unica ragazza disponibile per poi realizzare che si tratta dello stesso uomo a cui aveva mandato le altre, si lancia quindi alla frenetica rincorsa dell'uomo pensando che le stia vendendo a protettori rivali. La verità, scoprirà, è estremamente più orribile.
Meno male che ci sono i sudcoreani a regalarci thriller come gli americani non son più capaci a fare (escludendo, nell'ultimo decennio, il favoloso Zodiac).
Film spietato, girato fantasticamente e imperniato sulla performance incredibile del protagonista, che parte da viscido e prepotente protettore e finisce completamente cambiato - o distrutto, sarebbe meglio dire.
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