00 08/10/2003 14:35
La pioggia batteva insistente sulle vetrate del Bar..Non avevo mai visto una serata cosi’ brutta, non sapevo perché ero uscita. Mi aveva preso una sorta di claustrofobia , non riuscivo a stare in casa. Avevo indossato l’impermeabile sopra i jeans, l’ombrello ed ero uscita. Camminai per parecchi isolati pensando alla stranezza della vita: avevo scelto di restare sola. Ormai vivevo da parecchio in quel monolocale anonimo di un anonimo condominio di una anonima città. Non avevo rimpianti, ma non avevo abbandonato il sogno di trovare infine la mia isola perduta di affetti e di sentimenti. Ero riuscita a trovare un lavoro e facevo quello che più mi piaceva: scrivevo per un giornale racconti fantastici e poesie e direi che dalla posta che ricevevo ci riuscivo pure bene. Infine decisi di mettermi al riparo in quel bar. Mi piaceva aveva un’atmosfera intima, musica soft di sottofondo, separe’ che garantivano la privacy. Ci venivo spesso nessuno notava una donna sola e potevo in santa pace rivedere gli appunti della giornata con una tazza di tisana in mano.
“Sono disperato, mi aiuti!”-sollevai incuriosita gli occhi e vidi un giovane alto, capelli scuri, ricci un volto pallido e occhi scavati. Mi balenò subito alla mente la droga…quanti ne vedevo ridotti alla disperazione e soli! Come mi avesse letto nel pensiero i ragazzo soggiunse”No, no non è quello che pensa lei…non sono né ubriaco, né drogato…….sono solo disperato, devo parlare con qualcuno….ho visto la sua foto nel giornale, lei è una scrittrice, lei sicuramente puo’ consigliarmi, la prego, mi ascolti…..”Non so perché, ma qualcosa nella voce del giovane mi faceva capire che potevo fidarmi, che effettivamente aveva un qualcosa di grave che lo spingeva ad avvicinarmi. La diffidenza che di solito caratterizzava i miei incontri occasionali, che mi faceva chiudere in una indifferenza a volte scostante, cadde e lo spirito curioso dello scrittore ebbe il sopravvento. Sorrisi..”Si accomodi, prego, cosa c’è di tanto doloroso e importante? Se le fa piacere la ascolto, non so fino a quanto potro’ consigliarla, ma prego mi racconti..”
Ed inizio’ il racconto più strano e fantastico di tutta la mia vita.
Brian, cosi’ si chiamava, iniziò: “Mi sta rovinando la vita, Vivian, la mia fidanzata mi sta facendo impazzire e non ho il coraggio di lasciarla. Non adesso, non dopo quello che è accaduto, credo ne morirebbe.”Si prese il volto fra le mani e notai che le mani tremavano in modo impercettibile, ma continuo. Ero perplessa. Cosa mai poteva essere accaduto? La curiosità si faceva sempre più forte. Guardai l’ora su un vecchio orologio appeso dietro al bancone di mescita del bar: erano le 21. Il bar chiudeva alle 2 . “Ebbene, pensai, mettendomi comoda, sarà una lunga notte….”. Non parlavo, mi limitavo ad osservare Brian notando che era un bellissimo ragazzo.
“Mi scusi, soggiunse Brian, non mi sono presentato : mi chiamo Bryan Dopperty e abito a 2 isolati da qui. Ho 28 anni e la mia fidanzata ne ha 25. Ci conosciamo ormai da 3 anni e nulla ha mai offuscato il nostro rapporto prima di quella maledetta domenica. Solo l’amore che ho per lei mi impedisce di lasciarla, anche se, a volte, ho paura di lei..
Quella domenica dovevamo incontrare degli amici ed andare con loro a fare una gita. Vivien era venuta a prendermi con la sua macchina. Io, come sempre ero in ritardo, Vivien si era stizzita per questo. Non riusciva a sopportare i miei ritardi, ma era più forte di me. Non riuscivo mai a calcolare i tempi giusti…… La rasserenerai con un bacio e ridendo salimmo in macchina già col pensiero alla bellissima giornata che ci attendeva. Era una domenica bellissima piena di sole, un cielo terso con qualche sbuffo di nuvole come pennellate all’ultimo momento da un pittore non contento della sua opera. Una bellissima giornata di primavera di due anni fa ormai. Quando ci si trovava non stavamo zitti un secondo e facevamo a gara nel raccontarci le ultime ore trascorse uno lontano dall’altra. Ad un certo punto noto che il mio orologio segnava 5 minuti di ritardo,mi ricordo erano le dieci della mattina, e le lancette segnavano le 9.55. Mi chinai per regolarlo e in quel preciso istante sentii un tonfo tremendo: alzai gli occhi e scorsi una sagoma d’uomo volare in alto…..poi non ricordo più niente solo un rumore e una botta grandissima. Seppi dopo che la macchina prima di noi aveva fatto un incidente e che il giovane che aveva sbattuto contro la nostra macchina era stato sbalzato fuori. Noi ce la cavammo con un grande spavento e la macchina distrutta. Ci fermammo su un campo e quello aveva attutito l’ìmpatto. Bryan si fermo' un attimo: osservai che delle piccolissime gocce di sudore gli increspavano la fronte. Capii quanto costava a quel ragazzo ricordare quel tremendo incidente. Ero incerta se fargli delle domande, istinto che mi veniva dalla mia curiosità di scrittrice, oppure stare in silenzio e rispettare quel dolore che capivo grande. Optai per la seconda soluzione, la mia tisana era ormai fredda. Chiamai con un gesto il cameriere e me ne feci portare un'altra solo con un cenno, quasi per non disturbare Bryan. Questo lo fece risvegliare. Mi osservo' come se non si rendesse conto dove si trovava poi prosegui' il racconto.
" Lo schianto fu cosi' violento che restai immobile, intontito una corrente mi aveva attraversato dai piedi fino al cervello lasciandomi privo di forze e di volontà di reagire. Lo feci con uno sforzo grandissimo e vidi Vivien riversa sul volonte apparentemente senza vita. La vista mi risvegliò la coscienza di cio' che era accaduto, cominciai a chiamarla mi sembrava sottovoce, ma invece le mie grida attirarono subito la squadra dei soccorsi. Eravamo tutti e due stretti nelle morse delle lamiere contorte della macchina. Fu necessario l'intervento dei Vigili del fuoco che ci liberarono con le fiamme ossidriche, ma miracolosamete eravamo indenni. Vivien, svenuta per il colpo violentissimo rinvenne col rumore delle voci dei soccorritori e appena li vide comincio' ad urlare come se avesse visto dei fantasmi. Io con un grandissimo sforzo la strinsi per farla calmare mentre da fuori un voce non riusci' a farla tacere: "Signorina, non abbia paura, cerchiamo di aiutarla si calmi ora la libereremo subito..."Quell'angelo vestito di arancione era riuscito là dove io, pur con tutto il mio amore, avevo fallito . Le urla di Vivien si calmarono e finirono in singhiozzi lunghi senza lacrime.
Fummo portati in ospedale per accertamenti. Usciti dall'abitacolo presi coscienza del grave incidente per la massiccia presenza dei soccorsi: ambulanze, polizia stradale, vigili del fuoco in un lampeggiare di luci e un rumoreggiare di voci interrotte dalle sirene delle ambulanze che partivano a razzo. Molte vetture erano state coinvolte, seppi dopo a causa di una brusca frenata di un'auto.
Al Pronto soccorso persi di vista Vivien, ci ritrovammo solo dopo 3 ore nella sala d'attesa degli ambulatori. Io dovevo ancora passare la visita di uno psicologo, ma osservai con attenzione Vivien: avrei visto quell'espressione per i prossimi due anni, occhi spenti, colorito pallido bocca serrata: era un'altra Vivien, non riconoscevo più la mia ragazza. Dopo gli accertamenti medici, lo psicologo mi avvicinò e mi disse che Vivien avrebbe avuto bisogno di un ciclo di sedute per lo scioc che aveva subito. Ne restai sconvolto: ma il peggio doveva ancora venire. Subimmo anche l'interrogatorio della polizia che tentava di ricostruire l'incidente e sapemmo che il ragazzo che era stato sbalzato fuori dalla macchina che ci precedeva, era morto: aveva 23 anni neo diplomato in informatica, fidanzato e in procinto di sposarsi. Da allora Ogni volta che telefonavo a Vivien mi sentivo rimproverare il mio ritardo. Ripeteva in modo ossessivo che tutto era accaduto per causa mia. Dopo pochi giorni dall'incidente cominciarono anche i primi episodi strani: Vivien insisteva che il ragazzo veniva a trovarla e le parlava......Non riuscii a stare zitta: " Ma come, dissi, come? Lo vede? Gli parla?" No, rispose Bryan, avverte la sua presenza.....non so dire come, la avverte e basta!"
A questo proposito le narro un episodio avvenuto circa due mesi dopo l'incidente. Mi trovavo a casa di Vivien, eravamo sul divano: lei sdraiata con piedi verso di me, io stavo giocando con i games del cellulare. Ad un tratto lei mi tocco' col piede e la sentii gridare: Oh, Bryan!......" Alzi gli occhi e la vidi pallidissima con gli occhi spalancati. Mi alzai di colpo e le andai vicino. Aveva il volto talmente pallido che mi recai di corsa in cucina a prenderle un bicchiere d'acqua. Al ritorno la trovai sdraiata nel senso opposto, la mano stretta alla gola che cercava di parlare senza riuscirci. Corsi a chiamare aiuto incrociai sua madre e dal suo viso capii che non era nuova a questi incidenti. La lasciai e andai in cucina. Restai appoggiato al frigo con la porta aperta dicendomi: No! Non a me! questo non puo' succedere a me!" Poi mi feci forza e tornai nel soggiorno.Vivien stava vomitando. La mamma mi prego' di tenerle la fronte. Fu in quel momento che vidi con raccapriccio Vivien trasformarsi, la guardavo ma il suo viso non era il suo!
" Come non era il suo?, intervenni. " Non so, non so spiegarlo si era trasformata sotto ai miei occhi, non era lei. E' stato un attimo, ma il suo viso non aveva più le sue fattezze... era.. come un fantasma....un morto...insomma.......non era più lei!"
" Mi scusi, lo interruppi, ma ne ha parlato a qualcuno, ad un medico, a un prete, qualcuno che possa spiegare un fatto cosi' strano?"
" No, soggiunse Bryan, premetto che sia io che Vivien, abbiamo rifiutato qualsiasi supporto psicologico."
Dire cosa mi stava passando per la mente in quel momento, è abbastanza difficile. Ho sempre rifiutato episodi paranormali, le storie di fantasmi dei vecchi castelli, mi avevano sempre fatto sorridere, non credevo agli Angeli, forse non credevo neanche in Dio. Non mi ero mai posta il problema dell'aldilà. La vita mi aveva dato già abbastanza guai senza pormi anche altri interrogativi. Pensavo: "Mah, sarà vero o questo ragazzo sta prendendomi per i fondelli? Sta ammazzando la noia di una serata uggiosa inventando episodi fantastici? E perchè lo racconta proprio a me?"
Bryan mi stava osservando, forse tutti questi pensieri trasparivano dalla mia faccia. Infatti soggiunse."Lei è libera di non crederci. Pero' le chiedo un favore, mi faccia finire prima di trarre conclusioni affrettate, la prego puo' ascoltarmi ancora?
"Vivien mi sta facendo impazzire. prosegui' Bryan, mi fa sentire in colpa e diciamo che ci sta riuscendo alla grande, diciamo che è stata una disgrazia, una frazione di secondo e lei continua se non avessi tardato, se tu non avessi tardato......mi dà la colpa, siamo sempre in discussione, lei è nervosa, dà tutta la colpa a me! Poi cerca di riparare e dice che era destino: ogni giorno la stessa storia, ogni giorno......Sto impazzendo. Una notte mi sono svegliato di soprassalto: ho sentito una brusca frenata davanti a casa, mi sono alzato e sono andato alla finestra a vedere..........non c'era nessuno! Un'altra notte mi sono alzato perchè la Tv si era accesa da sola: 2 volte mi è capitato! Poi un giorno stavano facendo uno special sulle presenze di persone morte di morte violenta. Ero talmente agitato che non riuscivo a spegnere la Tv, mi è caduto il telecomando, le pile erano cadute sotto il divano, mentre le cercavo il mio sguardo è andato allo schermo e in quel preciso istante ho visto una macchina che sopraggiungeva e poi un manichino che volava via.......ero incazzatissimo, se non mi cadeva il telecomando evitavo di vedere: avrei spento subito. Sinceramente io non ho visto niente quando è avvenuto l'incidente io ero occupato a mettere a posto il mio orologio
Ho sentito la frenata, un botto e basta ,non ho visto niente in quell'istante.
Vivien quando descriveva la dinamica sia alla polistrada
e anche davanti all'assicuratore al magistrato era come in stato catatonico. ripeteva gli anni. C'è una coincidenza pazzesca dovuta a un numero: il numero del diavolo è 6 vero?
Lo guardai esterrefatta: "Cosa centra? cosa centra il diavolo adesso?"ebbene, disse Bryan: l'età del ragazzo 23. "Scusi, lo interruppi, lei mi aveva detto 27..." No, ripetè Bryan 23 anni, aveva 23 anni, l'incidente è avvenuto il giorno 23, il mio numero civico e quello di Vivien è il 23, siamo usciti dall'ospedale alle 0.23" " Si, va beh, ma che centra, obiettai.
"2+2+2=6, replico' Bryan, inoltre il totale dei coinvolti all'incidente erano 7. Io non credo ai numeri magici, ma quello che è avvenuto dopo mi ha fatto ricredere." Allora, scusi, rivolgetevi a qualche prete, fate dire qualche messa, forse riuscite a risolvere qualcosa, visto che non volete supporto psicologico!" Mi era venuto spontaneo, mi sembrava una storia senza via d'uscita si sa mai, magari un prete poteva davvero risolvere la cosa...
Bryan non mi ascoltava, era tutto teso dal desiderio di proseguire il racconto.
"Un giorno, disse, -Vivien mi telefona, sentivo che era agitata più del solito se cio' poteva essere possibile, e mi chiede di portarla sul luogo dell'incidente. Sulle prime rifiutai, non me la sentivo di rivedere quel posto: troppi ricordi ancora impressi nella mente e nel cambiamento della nostra vita. Poi acconsentii, sperando che questo potesse giovare a rimuovere il tutto nella mente ormai alterata della mia ragazza. Partimmo senza dire una parola,uno strano silenzio, viste le recriminazioni continue di Vivien, io guidavo pensando a cosa ci aspettava arrivati sul posto. Arrivammo finalmente, cercai di parcheggiare a lato in una specie di piazzola di sosta. Vivien impaziente apri' la portiera della macchina: non ero certo che il osto fosse quello però trovammo per terra un pezzo di adesivo, quelli che mettono per delimitare un luogo dove è avvenuto un incidente mortale e quindi fui sicuro che eravamo proprio nel posto giusto. Vivien era davanti a me ferma, si guardava attorno e diceva fra sè e sè: no, non c'è...non c'è! Gli chiesi cosa cercasse, ma non mi rispose. Poi si giro' e disse: "Torniamo" Ero rassegnato, anche questo tentavo si stava rivelando un buco nell'acqua. All'improvviso vidi Vivien girarsi e correre indietro verso un cespuglio, chinarsi e prender e in mano un oggetto. "Ecco, disse, l'ho trovato!" Stringeva in mano una piccola agenda elettronica. Feci per prenderla, ma lei la trattenne con uno scatto: "No!", disse:solo questo:" No!"
Ritornammo alla macchina: io ero infuriato, pensavo di aver risolto qualcosa invece Vivien era ancora immersa nei suoi incubi e nelle sue visioni. Salendo mi chiese di fermarsi: dei sassolini gli si erano infilati nelle scarpe e voleva toglierli. appena tolta una scarpa udii un urlo e con raccapriccio vidi per terra quelli che Vivien pensava dei sassi: erano dei denti umani!
Miei cari lettori vorrei potervi narrare la fine della storia:Bryan mi ha raccontato che Vivien ora tiene gelosamente quell'agendina e non vuole darla a nessuno. Dice che è vuota Bryan pero' non ci crede, personalmente ho solo narrato i fatti per sentire anche le vostre opinioni: come sarebbe stato giusto aiutare Vivien? e Bryan? Per dovere di cronaca devo dirvi che i fatti narrati sono veri, cambiano solo i personaggi e che io Sofia ho tentato di raccontarveli in modo obiettivo Grazie per avermi letto e se volete apriamo una discussione.


Lascia un tuo commento a questo indirizzo
http://www.forumcommunity.net/index.php?act=ST&f=35111&t=295255&s=7d10c06c31ed79b1967de53f3d5861b7&c=3876