In sintesi, con alcuni margini di riposo e senza risultare stravolti, verso le 8 di mattina toccavamo già il suolo svedese. All'incirca credo mancassero circa 550 chilometri per Stoccolma che, su buone superstrade e tratti autostradali si percorrevano in non meno di sei ore.
In Svezia, già allora, sulla velocità c'era poco o nulla da scherzare (!). Intanto, in 24 ore giuste, si era nella capitale svedese da Torino (!) (:) Solitamente, a quel punto, cercavamo una qualche locanda spersa fra campi o pinete, per un pranzo nè troppo abbondante ma...nemmeno troppo parco (:). Il che, significava avanzare due ore e mezza/tre...comode nel pomeriggio, per seguire la litoranea del
Golfo di Botnia sino a
Gaevle ove, già si era prenotata la notte nella efficiente e funzionale catena degli Scandic Hotels, nel caso specifico posto in una radura di conifere quasi sferzata dalle placide acque di mare.
Gli ultimi 180 chilometri (da Stoccolma a Gaevle), naturalmente, venivano percorsi lemmi lemmi, già gustando la nuova terra intorno a noi, oltre le sopraelevate ed il caos della capitale...
Ovvio, come la sera dovessi colmare il sonno della notte precedente...con un buon riposo almeno dalle 21 alle 7 od 8 (:) ma,
alfine, in poco più di una giornata, ci ritrovavamo all'inizio della Svezia Centrale, dunque con tutto il tempo per fermarci dove e (quasi) quanto ci aggradasse maggiormente.
E, per solito,
molto prima di tanti altri ospiti, eravamo già ad azzannare il buffet della prima colazione quando esso era ancora pressochè intonso (:)
Le colazioni dell'aquila dei ghiacci, l'amico dell'erto monte le conosce bene o, comunque, le intuisce..., pur essendo a quei tempi le suddette, ben più abbondanti di quelle siberiane e spaziando, dai gamberetti alle braciole (:)
Parrà strano al lettore ma, a differenza della Finlandia (che peraltro inizia da 60°N...!),
gli oltre 700 chilometri fra Helsingborg e Gaevle, suggeriscono più scenari da Centro-Europa che non da Scandinavia. Già le conifere si stendono al piano ma, la stessa cosa, accade pure in Polonia ovvero, 500 km più a S, e si alternano ad ampie zone coltivate, fattorie, quieti centri di campagna, piccoli corsi d'acqua e laghi di ogni foggia e dimensione. Viceversa, ogni tratto verso N da questo limite virtuale, delinea quasi subitaneamente quelle caratteristiche del paesaggio che, più congruamente, assimiliamo al Grande Nord Europeo. La costa del Golfo di Botnia che, sulla carta appare si e no come un tozzo serbatoio d'acque interne, ha peculiarità molto più selvagge sulla costa finlandese ove, non sempre è fiancheggiato dalla rotabile mentre, tutto il settore della Svezia Centrale da cui è lambito, disegna un meraviglioso e vario percorso, costituito da piccole baie, moli, villaggi, talora arditi ponti per limitarne la tortuosità del decorso.
All'insegna della policromia totale, della variegatezza degli scorci e di persone disponibili e cordiali, spesso di fuori, nel giardinetto della propria casa ove, quasi mai, manca il vessillo nazionale azzurro, crociato di giallo. Le due gemme della "litoranea" svedese restano indubbiamente le città di Umea e Lulea. Definirle cittadine sarebbe svalutarle, perchè provviste di ogni servizio. Trovammo incantevole soprattutto
UMEA, tanto da trascorrerci tre notti (:). Naturale come i gusti siano opinabili ma quella...pareva proprio l'icona del viver quotidiano medio di questo fortunato Paese. Ben soleggiata in un'estate già vivida di pomeriggio, con le notti ovviamente fresche ed, alfine, con un po' di luce naturale pure nel pieno dell'inverno inverno...elemento che, viceversa, nella più settentrionale
Lulea si riduce su valori prossimi allo zero.
Piuttosto anonima,
Haparanda, sulla chiusura verso N del "Golfo" e sul confine finlandese di Kemi, costituiva d'altronde l'unica strada per
Rovaniemi, porta S della Lapponia, oltre che "casa di Babbo Natale". La città, per se stessa, ci apparve piuttosto anonima così come pure, la differenza fra una più ricca ed evoluta Svezia, si colse non appena entrati in
Finlandia.
Il trionfo della natura, certo...ma ancora connotati da "
terra di frontiera", quale era un po' stata sempre nel reale:
con un piede in Russia ed uno all'Ovest...
Certo, si apprezzavano già le prime
notti bianche in senso assoluto del termine, con i lavori di manutenzione sul lungo ponte che traversa il Kemijakovi, tranquillamente condotti all'una e mezza di notte (!)
Molte, fastidiose ed immuni ai repellenti...
le zanzare: vero flagello dell'estate finlandese, ed anche intuibile perchè ad inizio giugno, verso N, il sottobosco è tutto una fanghiglia da poco sgelata, con la miriade di corsi d'acqua e laghi di contorno !
Se ci eravamo sciroppati una Torino-Stoccolma NO-STOP, era indubbiamente per avere tempo, comparto dopo comparto...da vederlo con calma...anche oziando letteralmente. Poi, il cambiar notte in ogni città, di fatto costringe a muoversi sempre con i bagagli appresso; evidente, dunque, come il doppio o triplo pernottamento, lasci delle giornate totalmente libere. Per muoversi, ovviamente, anche a piedi.
Mentre
UMEA ne aveva valsa indubbiamente la pena e quasi altrettanto suggestiva trovammo
Lulea, tre notti a
Rovaniemi si mostrarono "buttate": in effetti, a differenza di quelle svedesi,
le città medie o minori finlandesi...son più squallide di certi insediamenti del Mid West americano (vedi FARGO, tanto per citare un esempio!). Pare strano ma è così: in tal modo, passeggiammo come i classici turisti nel centro/casa di Babbo Natale, a pochi km a NE della città; demmo un'occhiata alla posizione dell'AP., su una una spianata rocciosa ad un'ottantina di metri sovrastante la stessa Rovaniemi (
addio inversioni termiche...!), ci facemmo divorare dalle zanzare alle due di notte nell'isola pedonale sempre proposta in Webcam sul Forum, già traversata dai primi raggi solari, andammo sin a vedere il terminal ferroviario (900 km da Helsinki)...
Sta di fatto che, l'impressione sulla tanto favoleggiata Rovaniemi non fu per nulla eccelsa.
Succede!. Ed ora, potevamo scalpitare con un tigrotto già coperto di polvere e fango, ma sempre in piena forma, verso le nordiche distese pressoché spopolate che, da Rovaniemi adducono al grande Lago Inari e poi, attraverso il Finnmark, sino all'isola di Capo Nord. Non che fossimo già arrivati...visto che, a grandi spanne,
mancavano quasi 800 chilometri...tutta natura, taiga che si fa tundra, branchi di renne in parte di allevamenti, in parte selvagge e, teoricamente, l'imponente alce.
Dico
teoricamente, perché riuscimmo a vederne da vicino solo un esemplare, sulla strada del ritorno nei pressi di
Muonio.
Enorme, regale: uno spettacolo.
La strada era più che discreta ed, ormai verso la fine di giugno, si iniziava a trovare un trappico sempre più vivace di campers e motociclisti, in massima parte tedeschi,
per i quali la meta di Capo Nord credo sia come il Monte Bianco per un discreto alpinista italo-francese (:)
Ora l'ancor giovane...33enne doc...aveva il punto fermo di una sosta "concordata" di almeno un paio d'ore a
Sodankyla ove sorge un vasto complesso di istituti di ricerca ed osservazione scientifico-meteorologica per il Nord, secondo solo a quello di
Helsinki-Kaisaniemi. Avevo fatto telefonare sin dall'albergo di Rovaniemi, per non presentarmi magari invano oppure esser liquidato in fretta e furia. In capo ad un paio d'ore circa, vi arrivammo...un poco fuori dalla cittadina, fra aiuole verdissime all'inglese ed una foresta di conifere che andava facendosi bassa e rada...Cortesi e disponibili i tecnici e climatologi presenti sul posto, pur se "strappati" parzialmente all'ora di pranzo, assai precoce da quelle parti. Col tigrotto appesantito di qualche chilogrammo fra annali finlandesi e fotocopie, riprendemmo il tragitto verso Ivalo, non trascurando un peculiare pranzo in un ristorantino di legno, appollaiato fra fiume e lago. Un pescatore ben abbronzato se ne arrivò con tre salmoni di almeno tre/quattro chilogrammi l'uno: buona parte del nostro pasto fu attinto da lì, con le immancabili patate bollite nel cartoccio, con burro e panna. Eh, la Finlandia sarà tutto ciò che si vuole ma, non certo, il paradiso dell'eno-gastronomia! Mentre i boschi si diradavano sempre più, fra basse colline (i cosiddetti "
tunturi", usati come piste di sci da discesa da novembre a maggio!), i laghi permanevano nel proprio inestricabile reticolo sino all'arrivo ad
Ivalo, "metropoli" della Lapponia Centro-Settentrionale e dotata dell'AP. più a N del Paese. Vi eravamo atterrati quattro anni e mezzo prima, per il soggiorno invernale ad Inari nel febbraio 1989. Ora però, eravamo auto-muniti dunque, alla vista dell'indicazione verso E che segnalava "
MURMANSK 306 km", non avemmo dubbi ed, il mattino seguente compimmo volentieri una digressione
fin dove ci era consentito ovvero la sbarra del confine russo, ove vi fu una foto di gruppo con gli sbalorditi doganieri. Anche perché, essendo immatricolata nel novembre 1992, il tigrotto recava
ancora la targa con la città indicata e, quel
TO61591T, destava certamente più stupore di quanto non l'avesse fatto una delle diciture globalizzate di oggi. Furono solamente 40 km da Ivalo ma, la rotabile correva, avvolta da una finissima polvere giallastra che finì con l'avvolgere noi tutti, in un paesaggio nuovamente ricco di conifere e fragorosi gonfi torrenti per il disgelo appena ultimato. Incrociammo un fuoristrada proveniente dalla Russia; per il resto...il nulla.
Lo stupendo nulla.
Ritornati ad
Ivalo, constatammo come l'auto, da color melanzana, fosse divenuta quasi...beige: in sintesi, si era più sporcata come di cipria in quegli 80 km, che nei precedenti quasi 4000 da Torino (!)
Onde snellire necessariamente la narrazione, tre note da appuntare nei 420 km residui da Ivalo a Capo Nord: una sosta alla stazione meteorologica di
Karasjok, ubicata nel giardino di un'arcigna norvegese che "bloccai" mentre usciva a fare la spesa. L'auto targata TO non la impressionò per nulla e, Santa Pazienza, dovetti pure rimproverarla bonariamente a gesti per il posizionamento non ottimale dei termometri a minima e massima e per il registro (che poi sarebbe finito ad Oslo...!), con tante correzioni e numeri cancellati. Questa non fu proprio entusiasta e chiuse bruscamente lo sportello della capannina, indicandomi la borsa della spesa. Noi ci avviammo lenti verso N e lei, svelta verso il centro, scuotendo il capo, coperto da una specie di cuffia. (:)
Una trentina di chilometri prima dell'allora indispensabile traghetto per
Honningsvaeg, la strada, già piuttosto stretta e gibbosa, talora contornata da tracce di neve residua, si inoltrava in un tunnel decisamente grezzo,
lungo ben 2990 metri e non illuminato ove, nastri catarifrangenti, indicavano di procedere ben in centro ed, un po' come nella Scozia del 1984, c'erano ogni tanto delle piazzole d'incrocio con i mezzi che provenivano in senso contrario. Ci fosse stato il traffico agostano, ci sarebbe voluta un'ora tutta;
ma non sarebbe bastato un semaforo ad accesso alternato? Cosa che, in effetti, trovammo nel giugno 2000...
Il nostro sole di mezzanotte sul "Capo" fu nascosto da nubi, vento forte e nevischio e ce ne tornammo a nanna, rimandando alla sera successiva e lasciando una infinita teoria di campers e moto parcheggiate (di cui qualcuna, italiana) ma di auto ve n'eran poche e soprattutto tedesche. Viceversa, un pullman di giapponesi, giunto nello stesso nostro albergo alle 23 (!), restò su quel gelido promontorio, 310 metri a picco sull'Oceano, per ben due ore e mezza, attendendo miglior sorte e, cosa clamorosa...nessuno dormì lì. Perché,
con un po' di trambusto da frettolosa colazione, nel livido chiarore delle 3.30, già il bus ripartiva (?!?)
Detraendo
la divagazione "terrosa" verso Murmansk, ed avendo seguìto la via più breve, la
Torino-Capo Nord "staccava" un dato di
4340 km, che sarebbe stato lievemente maggiore al ritorno, scendendo da
Hammerfest,
Alta,
Kautokeino e
Muonio.
La città dell'alce ai bordi della strada.
Gianni S.
Segue...
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Capo Nord -
Oltre: solo il mare...
[Modificato da Gianni Sperone 06/04/2015 17:57]