00 04/01/2012 17:26
Buonasera a tutti
sono Federico, ho 36 anni, e sono ormai due mesi che il mio piccolo Alessandro ci ha lasciati, senza avere avuto neanche il tempo di nascere e di conoscerci.
Il suo cuoricino, quel piccolo miracolo di vita che aveva iniziato a battere 8 mesi prima, si è fermato improvvisamente, lasciandoci con una manciata di sogni infranti, di speranze tradite.
E' stato un bimbo cercato, voluto, amato fin dal primo istante.
Ricordo ancora il momento in cui ho saputo della sua esistenza.
Ero in aereoporto a New York, di passaggio per San Francisco.
Avevo chiamato mia moglie per dirle che ero atterrato e lei, con il suo silenzio emozionato, mi ha dato la notizia più bella del mondo.
Ricordo di aver sempre pregato Dio, durante quel viaggio, perchè mi facesse tornare sano e salvo a casa, per riabbracciare la mia Laura e la meravigliosa nuova vita che stava crescendo nel suo grembo.
E poi la felicità nel sapere che sarebbe nato un maschietto, in coppia perfetta con la femminuccia di 2 anni e mezzo che già abbiamo.
La scelta immediata del nome, Alessandro, quello che avevamo già selezionato durante la prima gravidanza, messo momentaneamente da parte nell'attesa del bis.
La sua breve vita è stata accompagnata da tutto il nostro amore, e dalle grida della sua sorellina che aveva già imparato il suo nome "Ale". Ogni volta che le chiedevo chi ci fosse nella pancia della mamma, lei rispondeva "Ale, un bimbo vero".
Il destino ha voluto però che non venisse al mondo, che non assaporasse questa vita nemmeno per un istante, che non potesse neppure scorgere, per un solo momento, il viso di chi l'ha aspettato tanto.
Porterò sempre nel mio cuore il nostro primo ed ultimo incontro, quando, dopo il parto, l'ho trovato ad aspettarmi in silenzio, avvolto in un telo verde. Era bellissimo, perfetto, piccino, immobile nel suo sonno senza risveglio, con i pugnetti chiusi, quasi ancora attaccati alla vita, la testina con tanti capelli neri, sopra a due piccoli occhi per sempre chiusi.
Sono rimasto a guardarlo incapace di fare qualsiasi cosa, mentre tutto il peso del dolore, della disperazione, dello sconforto si abbatteva sulle mie spalle.
Poi l'hanno avvolto in un sacchettino di carta bianca, destinazione obitorio.
L'ho rivisto due giorni dopo, vestito di una tutina bianca e azzurra, adagiato in una piccola bara bianca.
Gli ho detto addio, o forse solo arrivederci, e ho tenuto la sua manina nella mia.
Conserverò questo infinito istante nell'anima, sino alla fine dei miei giorni.
Questa è la storia di Alessandro, una delle tante stelline che illuminano il paradiso.