Caro Claudio, la premessa "io credo che", sarà sempre presente o sottintesa nei miei discorsi, perché non ho la verità assoluta su nulla.
Del resto nessuna ce l'ha, nemmeno Freud, che personalmente, perdonami, non mi è mai piaciuto...
Sai, quando ero tdg, ogni aspetto della mia vita era controllato nei minimi dettagli. "Dio" (e qui le virgolette per me sono d'obbligo) era da tener presente sempre, persino quando compravo un vestito o un libro!
Ma noi siamo, tutti, Spiriti Liberi, ed è questa libertà che ci rende quello che siamo. Solo, ci sono alcuni che questa libertà la rinnegano, pur essendo convinti di averle ben presente.
Ed ecco che anche io, credimi, mi ritrovo spessissimo a discutere con credenti (che mi giudicano alla stregua degli atei, pensa un po'), perché rifiuto decisamente ogni forma di religione, di etichetta, di rituale, di imposizione.
Con gli anni si impara. O almeno, quello che ho imparato io è che la Libertà è uno dei bisogni fondamentali dell'uomo. Alcuni, rinunciano a questa libertà per non sentirsi responsabili delle proprie scelte. (Per la serie, quando fanno qualcosa non è perché per loro è giusta e sacrosanta, ma perché l'ha detta il prete, o l'anziano, o il guru, ecc) Solo che per non soffocare in queste loro pseudodecisioni si autoconvincono che lo hanno scelto in estrema libertà personale.
Ecco:
questo io lo chiamo essere profondamente irrazionali.
Quanto a me, solo una cosa entra e permea ogni mia decisione, ogni istante della mia esistenza: la ricerca dell'Amore, e non negli altri, ma in me stessa. E non perché sono una con le fettine di prosciutto sugli occhi (come vengo spesso accusata di essere).
Ci sono due tipi di persone che credono all'Amore:
- quelle che restano in superficie e delegano all'Amore la stessa responsabilità che altri delegano a Dio (come ad esempio quella di sperare senza star fermi perché tanto l'Amore risolve tutto)
- quelle che hanno sofferto e conoscono benissimo il dolore che c'è nel mondo, ma che si sono rifiutate di arrendersi e lottano ogni giorni perché le cose siano migliori. Senza aspettare Dio, i santi, i miracoli, ecc.
Io faccio parte della seconda categoria. Ed ecco che osservando le cose da questo punto di vista, per me non ci sono atei, credenti... non ci sono induisti, cattolici, protestanti.... non ci sono preti o rivoluzionari.
Ci sono persone. Che vanno SEMPRE e comunque rispettate.
Ciò non toglie che mi piace discutere e confrontare i miei pensieri con quelli altrui.
Lo trovo un arricchimento al quale difficilmente potrei rinunciare.
Un'ultima cosa.... mi fa sorridere quando citi Freud. Perché sono consapevole che per ogni scienziato ateo, io posso portarne uno credente. A quest'ora del mattino, a freddo, potrei citarti Jung, Einstein...
Quindi faccio una domanda semiprovocatoria. Tu hai scelto di citare Freud perché, giustamente, dal tuo punto di vista lo ritieni una fonte autorevole. Se io scegliessi di citare Jung o Einstein per lo stesso motivo... saremmo punto e a capo, giusto? Perché anche qui è una questione di scelta. Cosa rende uno più affidabile dell'altro, se non la nostra tendenza a credere ai suoi ragionamenti (e non credergli a prescindere ma perché aderiscono ai nostri)?
La verità è davvero, come è stato detto, non si può dimostrare l'esistenza di Dio, così come non si può dimostrare la sua non esistenza. Stiamo dissertando su un piano puramente filosofico, perché, che noi ci crediamo o meno, non cambiamo nulla. Se esiste, non smetterà di esserci solo per chi non ci crede. Se non esiste non si creerà dal nulla solo per chi ci crede.
Ma... siccome io penso che noi creiamo il nostro mondo, se io credo in questa Forza che permea tutto, me compresa (anche io sono convinta di avere dentro di me tutto quello che serve, il mio credere non è un bisogno né una necessità. E' semplicemente quello che, al momento, considero l'ipotesi più probabile, la mia natura), allora PER ME esiste.
Se tu non ci credi, e lo escludi quindi dalla tua vita, allora PER TE non esiste.
E stiamo dicendo entrambi il vero.
La mia anima da folletto dispettoso mi fa sorridere se immagino tutti noi che, dopo la morte, scopriamo che su sette miliardi di persone non ce n'è stata una che ci aveva azzeccato, e magari ci ritroviamo davanti un'ennesima ipotesi a cui non saremmo mai arrivati con la nostra mente! [SM=x2479877]
Scherzi a parte... io credo che se si rileggessero tutti i post scritti finora, facendo l'importantissima distinzione tra
religiosità (patologica anche secondo me perché vissuta da persone che delegano ad altri le loro scelte e le conseguenze di tali scelte, e aspettano l'intervento di qualcuno dall'alto che risolva i loro problemi), e
spiritualità... che è un concetto molto più profondo e libero... allora si comprenderebbero e si appianerebbero tutti i fraintendimenti che ci sono stati finora.
Anche perché, il termine spiritualità può anche essere applicato a un non credente. Nel momento in cui riconosco il fatto che ci sono cose, come pensieri e sentimenti e ideali, che vanno oltre il tangibile, sto prendendo atto che esiste una dimensione non fisica. Che poi la chimiamo spirito, o psiche, o cuore, o anche pincopallino... cambia assai poco.
Il solo fatto che ci piace scambiare i nostri pensieri, che ci mettiamo in discussione anche qui, da dietro uno schermo, e difendiamo le nostre idee, fa di noi persone spirituali. Che questa spiritualità riconosca al suo interno un Dio o meno. E quindi in un certo senso è vero che tutti abbiamo innato il bisogno alla spiritualità. Perché non ci accontentiamo di vivere come animali, che non si pongono mai domande, che non si interessano di altro che di soddisfare i loro bisogni fisici. Noi andiamo oltre, e quell'OLTRE io lo chiamo spiritualità.
poi, come dice Andrea, uno può soddisfare questo bisogno con un Dio o senza un Dio. Dal mio punto di vista, all'atto pratico, cambia assai poco se c'è equilibrio ed intelligenza.