Viaggio apostolico in Malta

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Paparatzifan
00domenica 18 aprile 2010 09:12
Dal blog di Lella...

IL COMMENTO

PADRE LOMBARDI: «CENTOMILA PERSONE UN’ACCOGLIENZA SUPERIORE ALLE ASPETTATIVE»

VITTIME PEDOFILIA: FORSE OGGI L’INCONTRO

Malta ha riservato al Papa «un’accoglienza superiore alle aspettative». È il commento di padre Federico Lombardi alle prime ore di permanenza del Papa sull’isola. Oltre centomila persone, ha detto il portavoce vaticano ai giornalisti durante un briefing a fine giornata, hanno seguito complessivamente i diversi momenti del programma di ieri.
«E il Papa è veramente contento del calore che ha notato intorno a sé». Momento particolarmente toccante il fuori programma con sei bambini malati terminali che il Pontefice ha accarezzato e benedetto al termine dell’incontro con il presidente della Repubblica. Mentre c’è attesa per un altro fuori programma (l’incontro con le vittime degli abusi) che ieri non c’è stato, ha confermato padre Lombardi, ma che potrebbe esserci oggi. «In ogni caso – ha detto il portavoce vaticano – se ci sarà, verrà raccontato solo a cose fatte». Cordiale anche l’incontro con il presidente Abela, durante il quale sono stati toccati argomenti di interesse generale, come la posizione di Malta nel Mediterraneo e nella Unione europea.
Infine padre Lombardi non ha voluto commentare gli sviluppi della vicenda che coinvolge il cardinale Dario Castrillon Hoyos, prefetto emerito della Congregazione per il clero. «È la conferma – si è limitato a ribadire – che c’era bisogno di una unificazione delle competenza sotto la Congregazione per la dottrina della fede, cosa che avvenne nel 2001 per volontà di Giovanni Paolo II».

(M.Mu.)

© Copyright Avvenire, 18 aprile 2010


Paparatzifan
00domenica 18 aprile 2010 09:14
Dal blog di Lella...

Il Papa : Chiesa ferita dai nostri peccati

Sull’aereo per Malta: nel Vangelo la forza che risana

DAL NOSTRO INVIATO A LA VALLETTA

MIMMO MUOLO

Non tutti i mali vengono per nuocere.
Se si ha fede nella Provvidenza, «i naufragi della vita » possono diventare l’occasione di «un nuovo inizio». È accaduto 1950 anni fa a san Paolo, può accadere «oggi anche a noi».
Sull’aereo che lo porta nell’isola al centro del Mediterraneo, dove l’Apostolo trasformò la sua disavventura in un’occasione di evangelizzazione, Benedetto XVI indica così uno dei motivi principali del suo 14° viaggio fuori dall’Italia.
E nelle sue parole è possibile leggere in controluce la metafora di quanto sta succedendo in queste settimane. Il Papa , nel consueto incontro 'in volo' con i giornalisti al seguito non fa un accenno esplicito alla vicenda dei preti pedofili. Ma questa notazione, unita al passaggio in cui egli accenna al Corpo della Chiesa, «ferito dai nostri peccati» e comunque «amato da Cristo» che lo risana con il suo Vangelo, può essere interpretata in tal senso.
Non è come le altre volte un vero e proprio question time il tempo che papa Ratzinger dedica alla sua conferenza stampa ad alta quota. Prima della partenza, il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, che lo saluta a nome di tutti e gli fa gli auguri per il compleanno del giorno prima e per l’anniversario dell’elezione (che ricorre domani), gli ha fatto pervenire le domande. E così Benedetto XVI rivolge ai giornalisti un breve discorso a braccio che risponde alle questioni principali.
Compresa quella del flusso di immigrati da «accogliere ignitosamente ». «Auguriamoci – esordisce il Papa in riferimento all’eruzione del vulcano islandese – un buon viaggio senza questa nuvola oscura che sta sopra parte dell’Europa ». All’altra nuvola, quella del peccato di alcuni consacrati, che grava invece sull’intera comunità ecclesiale, come detto, il Pontefice non accenna direttamente. Ma ricordando che «Malta festeggia il 1950 anniversario del naufragio di san Paolo», sottolinea che dopo l’Anno Paolino, «questa è ancora una volta l’occasione di mettere in luce la grande figura dell’Apostolo delle genti» e il suo messaggio «che si può sintetizzare con le parole che lui stesso ha scritto alla fine della lettera ai Galati: fede operante nella carità. Questa è importante anche oggi: la fede, la relazione con Dio che si trasforma in carità ». Quindi il Papa accenna al tema del naufragio dell’Apostolo. «Da quell’evento – dice – per Malta è nata la fortuna di avere la fede. Dunque possiamo pensare che i naufragi della vita possono far parte del progetto di Dio su di noi e possono anche essere utili per un nuovo inizio nella nostra vita».
Benedetto XVI si dichiara felice di incontrare una «Chiesa vivace» come quella di Malta, «che è feconda nelle vocazioni anche in un tempo pieno di sfide come il nostro». Cristo, aggiunge il Pontefice, «ama la sua Chiesa che è il suo Corpo». E la Chiesa a sua volta sa «che anche se questo Corpo è ferito dai nostri peccati, il Signore ama questa Chiesa e il suo Vangelo è la vera forza che purifica e guarisce ».
Infine il Papa fa riferimento al dramma dei profughi. Proprio a Malta, dice, essi «arrivano dall’Africa e bussano alle porte dell’Europa ». «Un grande problema del nostro tempo, che non può essere risolto» solo in chiave locale. «Tutti dobbiamo rispondere a questa sfida – afferma Benedetto XVI – impegnandoci perché la gente possa vivere un’esistenza dignitosa nella propria terra» e d’altra parte perché, «dovunque arrivino, i profughi trovino in ogni caso uno spazio di vita altrettanto dignitosa». «Questa è la sfida – conclude – . E Malta, mentre ce lo ricorda, ci dice anche che la fede è la forza che dona la carità e anche la fantasia per rispondere bene a queste sfide».

© Copyright Avvenire, 18 aprile 2010


+PetaloNero+
00domenica 18 aprile 2010 16:14
VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI A MALTA IN OCCASIONE DEL 1950° ANNIVERSARIO DEL NAUFRAGIO DI SAN PAOLO (17-18 APRILE 2010) (IV)

Alle ore 9.15 di questa mattina il Santo Padre Benedetto XVI lascia la Nunziatura Apostolica a Rabat e si trasferisce in auto panoramica al Piazzale dei Granai a Floriana, dove alle ore 10.00 presiede la Santa Messa della III Domenica di Pasqua davanti alla Chiesa di San Publio.
Nel corso della Celebrazione Eucaristica, introdotta dal saluto dell’Arcivescovo di Malta e Presidente della Conferenza Episcopale maltese, S.E. Mons. Paul Cremona, O.P., dopo la proclamazione del Santo Vangelo il Papa pronuncia l’omelia che riportiamo di seguito:



SANTA MESSA NEL PIAZZALE DEI GRANAI, A FLORIANA

OMELIA DEL SANTO PADRE




Cari Fratelli e Sorelle in Gesù Cristo,
Maħbubin uliedi [Miei cari figli e figlie],

Sono molto contento di essere qui con voi tutti oggi davanti alla bella chiesa di San Publio per celebrare il grande mistero dell’amore di Dio reso manifesto nella Santa Eucarestia. In questo tempo, la gioia del periodo Pasquale riempie i nostri cuori perché stiamo celebrando la vittoria di Cristo, la vittoria della vita sul peccato e sulla morte. E’ una gioia che trasforma le nostre vite e ci riempie di speranza nel compimento delle promesse di Dio. Cristo è risorto alleluia!

Saluto il Presidente della Repubblica e la Signora Abela, le Autorità civili di questa amata Nazione e tutto il popolo di Malta e Gozo. Ringrazio l’Arcivescovo Cremona per le sue gentili parole e saluto anche il Vescovo Grech e il Vescovo Depasquale, l’Arcivescovo Mercieca, il Vescovo Cauchi e gli altri Vescovi e sacerdoti presenti, così come i fedeli cristiani della Chiesa che è in Malta e in Gozo. Fin dal mio arrivo ieri sera ho avvertito la stessa calorosa accoglienza che i vostri antenati hanno riservato all’apostolo Paolo nell’anno sessanta.

Molti viaggiatori sono sbarcati qui nel corso della vostra storia. La ricchezza e la varietà della cultura maltese è un segno che il vostro popolo ha tratto grande profitto dallo scambio di doni ed ospitalità con i viaggiatori venuti dal mare. Ed è significativo che voi abbiate saputo esercitare il discernimento nell’individuare il meglio di ciò che essi avevano da offrire.

Vi esorto a continuare a fare così. Non tutto quello che il mondo oggi propone è meritevole di essere accolto dai Maltesi. Molte voci cercano di persuaderci di mettere da parte la nostra fede in Dio e nella sua Chiesa e di scegliere da se stessi i valori e le credenze con i quali vivere. Ci dicono che non abbiamo bisogno di Dio e della Chiesa. Se siamo tentati di credere a loro, dovremmo ricordare l’episodio del Vangelo di oggi, quando i discepoli, tutti esperti pescatori, hanno faticato tutta la notte, ma non hanno preso neppure un solo pesce. Poi, quando Gesù è apparso sulla riva, ha indicato loro dove pescare e hanno potuto realizzare una pesca così grande, che a stento potevano trascinarla. Lasciati a se stessi, i loro sforzi erano infruttuosi; quando Gesù è rimasto accanto a loro, hanno catturato una grande quantità di pesci. Miei cari fratelli e sorelle, se poniamo la nostra fiducia nel Signore e seguiamo i suoi insegnamenti, raccoglieremo sempre grandi frutti.

La prima lettura della Messa odierna è di quelle che so che amate ascoltare: il racconto del naufragio di Paolo sulla costa di Malta e la calorosa accoglienza a lui riservata dalla popolazione di queste isole. Notate come i componenti dell’equipaggio della barca, per poter sopravvivere, furono costretti a gettare fuori il carico, l’attrezzatura della barca ed anche il frumento che era il loro unico sostentamento. Paolo li esortò a porre la loro fiducia solo in Dio, mentre la barca era scossa dalle onde. Anche noi dobbiamo porre la nostra fiducia in lui solo. Si è tentati di pensare che l’odierna tecnologia avanzata possa rispondere ad ogni nostro desiderio e salvarci dai pericoli che ci assalgono. Ma non è così. In ogni momento della nostra vita dipendiamo interamente da Dio, nel quale viviamo, ci muoviamo ed abbiamo la nostra esistenza. Solo lui può proteggerci dal male, solo lui può guidarci tra le tempeste della vita e solo lui può condurci ad un porto sicuro, come ha fatto per Paolo ed i suoi compagni, alla deriva sulle coste di Malta. Essi hanno fatto ciò che Paolo esortava loro di compiere e fu così che "tutti poterono mettersi in salvo a terra" (At 27,44).

Più di ogni carico che possiamo portare con noi - nel senso delle nostre realizzazioni umane, delle nostre proprietà, della nostra tecnologia - è la nostra relazione con il Signore che fornisce la chiave della nostra felicità e della nostra realizzazione umana. Ed egli ci chiama ad una relazione di amore. Fate attenzione alla domanda che per tre volte egli rivolge a Pietro sulla riva del lago: "Simone, figlio di Giovanni, mi ami tu?". Sulla base della risposta affermativa di Pietro, Gesù gli affida un compito, il compito di pascere il suo gregge. Qui vediamo il fondamento di ogni ministero pastorale nella Chiesa. E’ il nostro amore per il Signore che deve plasmare ogni aspetto della nostra predicazione ed insegnamento, della celebrazione dei sacramenti, e della nostra cura per il Popolo di Dio. E’ il nostro amore per il Signore che ci spinge ad amare quelli che Egli ama, e ad accettare volentieri il compito di comunicare il suo amore a coloro che serviamo. Durante la passione del Signore, Pietro lo ha rinnegato tre volte. Ora, dopo la Resurrezione, Gesù lo invita tre volte a dichiarare il suo amore, offrendo in tal modo salvezza e perdono, e allo stesso tempo affidandogli la sua missione. La pesca miracolosa aveva sottolineato la dipendenza degli apostoli da Dio per il successo dei loro progetti terreni. Il dialogo tra Pietro e Gesù ha sottolineato il bisogno della divina misericordia per guarire le loro ferite spirituali, le ferite del peccato. In ogni ambito della nostra vita necessitiamo dell’aiuto della grazia di Dio. Con lui possiamo fare ogni cosa: senza di lui non possiamo fare nulla.

Conosciamo dal Vangelo di san Marco i segni che accompagnano coloro che hanno posto la loro fede in Gesù: prenderanno in mano serpenti e questo non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno (cfr Mc 16,18). Tali segni sono stati presto riconosciuti dai vostri antenati, quando Paolo venne fra loro. Una vipera si attaccò alla sua mano ma egli semplicemente la scosse e gettò nel fuoco senza soffrire alcun danno. Paolo fu condotto a vedere il padre di Publio, il "protos" dell’isola, e dopo aver pregato e imposto le mani su di lui, lo guarì dalla febbre. Di tutti i doni portati a queste rive nel corso della storia della vostra gente, quello portato da Paolo è stato il più grande di tutti, ed è vostro merito che esso sia stato subito accolto e custodito. Għożżu l-fidi u l-valuri li takom l-Appostlu Missierkom San Pawl. [Preservate la fede e i valori che vi sono stati trasmessi dal vostro padre, l’apostolo San Paolo.] Continuate ad esplorare la ricchezza e la profondità del dono di Paolo e procurate di consegnarlo non solo ai vostri figli, ma a tutti coloro che incontrate oggi. Ogni visitatore di Malta dovrebbe essere impressionato dalla devozione della sua gente, dalla fede vibrante manifestata nelle celebrazioni nei giorni di festa, dalla bellezza delle sue chiese e dei suoi santuari. Ma quel dono ha bisogno di essere condiviso con altri, ha bisogno di essere espresso. Come insegnò Mosè al popolo di Israele, i precetti del Signore "ti stiano fissi nel cuore. Li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando ti troverai in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai" (Dt 6,6-7). Ciò è stato ben capito dal primo santo canonizzato di Malta, Dun Ġorɍ Preca. La sua instancabile opera di ca

techesi, ispirando giovani ed anziani con un amore per la dottrina cristiana ed una profonda devozione al Verbo incarnato, è diventata un esempio che vi esorto a mantenere. Ricordate che lo scambio di beni tra queste isole ed il resto del mondo è un processo a due vie. Quello che ricevete, valutatelo con cura, e ciò che possedete di valore sappiatelo condividere con gli altri.

Desidero rivolgere una particolare parola ai sacerdoti qui presenti in questo anno dedicato alla celebrazione del grande dono del sacerdozio. Dun Ġorɍ era un prete di straordinaria umiltà, bontà, mitezza e generosità, profondamente dedito alla preghiera e con la passione di comunicare le verità del vangelo. Prendetelo come modello ed ispirazione per voi, mentre adempite la missione che avete ricevuto di pascere il gregge del Signore. Ricordate anche la domanda che il Signore Risorto ha rivolto tre volte a Pietro: "Mi ami tu?". Questa è la domanda che egli rivolge a ciascuno di voi. Lo amate? Desiderate servirlo con il dono della vostra intera vita? Desiderate condurre altri a conoscerlo ed amarlo? Con Pietro abbiate il coraggio di rispondere: "Sì, Signore, tu sai che io ti amo" e accogliete con cuore grato il magnifico compito che egli vi ha assegnato. La missione affidata ai sacerdoti è veramente un servizio alla gioia, alla gioia di Dio che brama irrompere nel mondo (cfr Omelia, 24 aprile 2005).

Guardando ora attorno a me alla grande folla raccolta qui in Floriana per la celebrazione dell'eucarestia, mi torna alla mente la scena descritta nella seconda lettura di oggi, nella quale miriadi di miriadi e migliaia di migliaia unirono le loro voci in un grande inno di lode: "A Colui che siede sul trono e all’Agnello lode, onore, gloria e potenza, nei secoli dei secoli" (Ap 5,13). Continuate a cantare questo inno, a lode del Signore risorto ed in ringraziamento per i suoi molteplici doni. Con le parole di San Paolo, Apostolo di Malta, concludo la mia esortazione a voi questa mattina: "L-imħabba tiegħi tkun magħkom ilkoll fi Kristu Ġesù" ["Il mio amore con tutti voi in Cristo Gesù!"] (1 Cor 16,24).

Ikun imfaħħar Ġesù Kristu! [Sia lodato Gesù Cristo!]















VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI A MALTA IN OCCASIONE DEL 1950° ANNIVERSARIO DEL NAUFRAGIO DI SAN PAOLO (17-18 APRILE 2010) (V)


Al termine della Santa Messa nel Piazzale dei Granai a Floriana, il Santo Padre guida la recita del Regina Cæli con i fedeli presenti. Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana del tempo pasquale:


RECITA DEL REGINA CÆLI NEL PIAZZALE DEI GRANAI, A FLORIANA

PAROLE DEL SANTO PADRE



Cari Fratelli e Sorelle in Cristo,

quando voi rendete grazie, quando avete particolari intenzioni di preghiera e quando cercate celeste protezione per i vostri cari, è vostra usanza rivolgervi alla Beata Vergine Maria, Madre della Chiesa e Madre nostra. Conosco la particolare devozione del popolo maltese alla Madre di Dio, espressa con grande fervore a Nostra Signora di Ta’ Pinu e sono lieto di avere l’opportunità di pregare davanti alla sua immagine, portata qui appositamente da Gozo per questa occasione. Sono inoltre compiaciuto di presentare una Rosa d’Oro a lei, come segno del nostro filiale affetto, che condividiamo per la Madre di Dio. Vi chiedo in particolare di pregarla con il titolo di Regina della Famiglia, un titolo aggiunto alle Litanie Lauretane dal mio amato predecessore, Papa Giovanni Paolo II, egli stesso ospite, in varie occasioni, di queste terre. Offrendovi questo tangibile ricordo della mia stessa visita, vi ringrazio per tutto quello che ho ricevuto da voi in contraccambio, specialmente per il calore della vostra devozione e per il sostegno delle vostre preghiere per il mio ministero di Successore di Pietro.

Ci volgiamo ora in preghiera a Maria, Madre della Chiesa e Regina del Cielo, rallegrandoci nella Risurrezione di Colui che lei ha portato nel suo seno.

Regina Cæli, lætare …

[We join in prayer those gathered in Valladolid Cathedral, in Spain, where Bernardo Francisco de Hoyos, a priest of the Society of Jesus, was beatified this morning. Let us give thanks to God for all the holy men and women he has given to his Church.]

Sono lieto di salutare tutti i pellegrini di lingua italiana qui presenti oggi in questa felice occasione, specialmente quelli che sono giunti da Lampedusa e Linosa! Grazie per essere venuti a condividere questo momento di celebrazione e di preghiera con i fratelli e le sorelle maltesi. Che l’Apostolo Paolo, del quale commemoriamo l’anniversario della presenza in queste isole, sia per voi un esempio di fede salda e coraggiosa di fronte alle avversità.
Su tutti voi e sui vostri familiari a casa, ben volentieri invoco abbondanti Benedizioni del Signore per un felice e santo tempo di Pasqua.








VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI A MALTA IN OCCASIONE DEL 1950° ANNIVERSARIO DEL NAUFRAGIO DI SAN PAOLO (17-18 APRILE 2010) (VI)


PRESS RELEASE: MEETING OF THE POPE WITH A GROUP OF PERSONS WHO WERE SEXUALLY ABUSED


On Sunday 18 April 2010, in the Apostolic Nunciature in Malta, the Holy Father met a small group of persons who were sexually abused by members of the clergy.

He was deeply moved by their stories and expressed his shame and sorrow over what victims and their families have suffered. He prayed with them and assured them that the Church is doing, and will continue to do, all in its power to investigate allegations, to bring to justice those responsible for abuse and to implement effective measures designed to safeguard young people in the future.

In the spirit of his recent Letter to the Catholics of Ireland, he prayed that all the victims of abuse would experience healing and reconciliation, enabling them to move forward with renewed hope.








L'amore di Dio salva, non la tecnologia; non lasciatevi irretire dalle voci che invitano a mettere da parte la fede: così il Papa nella Messa a Floriana


Malta ha accolto il Papa con una grande e calorosa partecipazione: circa centomila persone hanno salutato Benedetto XVI lungo le strade, ieri pomeriggio al suo arrivo, per questa visita apostolica in occasione dei 1950 anni del naufragio di San Paolo in quest'isola del Mediterraneo. E stamani, il Piazzale dei Granai, a Floriana, non è bastato a contenere la folla per la Messa presieduta dal Pontefice: erano attesi 15 mila fedeli; ne sono giunti 50 mila. Il Papa, nell’omelia, ha esortato a non lasciarsi irretire da quelle voci che invitano a mettere da parte la fede. Non è la tecnologia che salva – ha detto – ma l’amore di Dio. Diamo la linea al nostro inviato a Malta, Alessandro De Carolis:

(canto)

Non c’è un momento in cui la vita di una persona non dipenda interamente da Dio. Pensare che possa essere un altro “qualcosa”, forse un ritrovato tecnologico, a salvare l’uomo dal male è una pura illusione. Solo Dio conosce la rotta che conduce “a un porto sicuro”. Questo, ha spiegato Benedetto XVI ai maltesi, è ciò che quel giorno d’inverno del 60 dopo Cristo, sballottati dalle onde del Mediterraneo, sperimentarono Paolo e i suoi compagni di un pericoloso naufragio e di un’insperata salvezza. E questo è ciò che quell’evento lontano insegna all’uomo di oggi, che spesso, con poca coscienza, si affida al solo ingegno della scienza.

(canto)

Imponente il colpo d’occhio offerto dalla grande e affollata Piazza dei Granai a Floriana. A sinistra della Chiesa di San Publio, l’altare della Messa papale, protetto da una tettoia e inquadrato in una serie di cornici concentriche bianche, a loro volta comprese da un semicerchio composto di pannelli, quasi come una gigantesca porzione d’ostia. Con al fianco l’arcivescovo di Malta, Paul Cremona, e il vescovo di Gozo, Mario Grech, Benedetto XVI ha presieduto con circa 800 sacerdoti la celebrazione tornando all’omelia sui temi paolini, così profondamente innestati nella fede dei maltesi. So che è “una pagina che amate ascoltare”, ha detto il Pontefice ai 40 mila fedeli presenti nella piazza, che avevano ascoltato la lettura degli Atti degli Apostoli sul naufragio di Paolo. In quei momenti drammatici l’Apostolo, ha ricordato Benedetto XVI, esortò gli altri “a porre la loro fiducia solo in Dio”. “Anche noi – ha soggiunto – dobbiamo porre la nostra fiducia in Lui solo”:

It is tempting to think that today...
”Si è tentati di pensare che l’odierna tecnologia avanzata possa rispondere ad ogni nostro desiderio e salvarci dai pericoli che ci assalgono. Ma non è così. In ogni momento della nostra vita dipendiamo interamente da Dio, nel quale viviamo, ci muoviamo ed abbiamo la nostra esistenza. Solo lui può proteggerci dal male, solo lui può guidarci tra le tempeste della vita e solo lui può condurci ad un porto sicuro, come ha fatto per Paolo ed i suoi compagni, alla deriva sulle coste di Malta”.
Coste sulle quali, ha osservato, “molti viaggiatori sono sbarcati” nel corso della storia, anche se non tutti hanno portato del bene. Il Papa si è complimentato con i maltesi per aver saputo scegliere il meglio di ciò che i secoli hanno portato nel Paese e li ha esortati “a continuare così”:

Not everything that today's world proposes...
“Non tutto quello che il mondo oggi propone è meritevole di essere accolto dai maltesi. Molte voci cercano di persuaderci di mettere da parte la nostra fede in Dio e nella sua Chiesa e di scegliere da se stessi i valori e le credenze con i quali vivere. Ci dicono che non abbiamo bisogno di Dio e della Chiesa”.
A contrario, ha ripetuto, “in ogni ambito della vita necessitiamo dell’aiuto della grazia di Dio” e di nuovo il Pontefice ha insistito perché i maltesi continuino a “esplorare la ricchezza e la profondità del dono di Paolo” e a “consegnarlo” a chiunque:

No visitor to malta could fail to be impressed...
“Ogni visitatore di Malta dovrebbe essere impressionato dalla devozione della sua gente, dalla fede vibrante manifestata nelle celebrazioni nei giorni di festa, dalla bellezza delle sue chiese e dei suoi santuari. Ma quel dono ha bisogno di essere condiviso con altri, ha bisogno di essere espresso”.
Ancor più intenso si è fatto il tono di Benedetto XVI quando la sua riflessione si è soffermata sul ruolo del sacerdozio. Il 9 maggio 2001, la Piazza dei Granai aveva visto Giovanni Paolo II beatificare una figura molto amata dai maltesi, Dun Ġorġ Preca. Rivolgendosi ai presbiteri, Benedetto XVI ha detto:

Let him serve as a model and an inspirationfor you...
“Prendetelo come modello ed ispirazione per voi, mentre adempite la missione che avete ricevuto di pascere il gregge del Signore. Ricordate anche la domanda che il Signore Risorto ha rivolto tre volte a Pietro: ‘Mi ami tu?’. Questa è la domanda che egli rivolge a ciascuno di voi. Lo amate? Desiderate servirlo con il dono della vostra intera vita? (…) Con Pietro abbiate il coraggio di rispondere: ‘Sì, Signore, tu sai che io ti amo’ e accogliete con cuore grato il magnifico compito che egli vi ha assegnato”.
Il dialogo tra Gesù e Pietro che lo aveva rinnegato dimostra, ha osservato il Pontefice, che le “ferite spirituali” hanno bisogno della “misericordia divina” per essere guarite. Esperienza questa, aveva notato in precedenza mons. Cremona nel suo indirizzo di saluto, di cui è consapevole la Chiesa maltese, “umile abbastanza da riconoscere gli errori e i peccati dei suoi membri ma abbastanza forte per contare sulla presenza dello Spirito Santo”.

(canto)

Gli applausi – scoppiati in particolare quando Benedetto XVI ha pronunciato alcune parole in lingua maltese (“Għożżu l-fidi u l-valuri li takom l-Appostlu Missierkom San Pawl” - Preservate la fede e i valori che vi sono stati trasmessi dal vostro padre, l’apostolo San Paolo) – hanno accompagnato anche la recita del Regina Coeli al termine della Messa. Il Papa ha ricordato la “particolare devozione” che i maltesi nutrono verso la Madonna – venerata in particolare nel Santuario di Nostra Signora di Ta’ Pinu, sull’Isola di Gozo – ed ha deposto ai piedi dell’immagine mariana al lato dell’altare una Rosa d’oro come segno del suo affetto. Il Pontefice ha poi invitato i presenti a unirsi in preghiera di ringraziamento per la Beatificazione di Bernardo Francisco De Hoyos, avvenuta oggi a Valladolid, in Spagna. L’ultimo pensiero di Benedetto XVI è stato per i pellegrini di lingua italiana, giunti in particolare da Lampedusa e Linosa, salutati con queste parole:
“Grazie per essere venuti a condividere questo momento di celebrazione e di preghiera con i fratelli e le sorelle maltesi. Che l’Apostolo Paolo, del quale commemoriamo l’anniversario della presenza in queste isole, sia per voi un esempio di fede salda e coraggiosa di fronte alle avversità”.

(canto)







Il Papa incontra alcune vittime degli abusi: profonda commozione, vergogna e dolore

Il Papa, dopo la Messa, ha incontrato presso la nunziatura apostolica alcune vittime di abusi sessuali da parte di esponenti del clero. “Profondamente commosso” per la loro storia – riferisce un comunicato della Sala Stampa vaticana – “ha espresso la sua vergogna e il suo dolore per quanto hanno sofferto le vittime e le loro famiglie. Ha pregato con loro, assicurandoli che la Chiesa sta facendo, e continuerà a fare, tutto ciò che è in suo potere per indagare sulle denunce, portare alla giustizia i responsabili di abusi e attuare misure efficaci volte a tutelare i giovani nel futuro. Nello spirito della sua recente Lettera ai cattolici d'Irlanda – conclude il comunicato - ha pregato affinché tutte le vittime di abusi possano fare esperienza di guarigione e riconciliazione, permettendo loro di andare avanti con rinnovata speranza”.





Grande accoglienza per il Papa a Malta. Benedetto XVI: avete un importante ruolo nella promozione dei valori cristiani in Europa


Malta ha un ruolo importante nel promuovere i valori cristiani in Europa: lo ha sottolineato Benedetto XVI, ieri pomeriggio, nella cerimonia di benvenuto a Malta all’aeroporto internazionale di Luqa. Subito dopo il Papa si è recato al Palazzo dei Gran Maestri alla Valletta per una visita di cortesia al presidente maltese, caratterizzata da una grande cordialità e da un fuori programma. Ce ne parla Sergio Centofanti.

Il Papa sente molto il calore e l’amicizia del popolo maltese: l’accoglienza della gente è andata oltre le stesse attese delle autorità locali. E Benedetto XVI ha risposto con gioia a tanto affetto. Nella visita al presidente George Abela, migliaia di ragazzi gli hanno cantato in festa gli auguri per i suoi 83 anni. E al termine dell'incontro, il Pontefice, invece di salire - come da programma - sulla papamobile, si è incamminato a piedi verso la folla per salutare alcuni bambini, malati terminali in carrozzella, salutandoli e benedicendoli uno per uno, tra le lacrime dei genitori.


Nel discorso all’aeroporto, Benedetto XVI ha parlato del ruolo di Malta in Europa, a cominciare dall’approdo imprevisto di san Paolo nell’isola, che - ha affermato - alcuni potrebbero giudicare un semplice accidente della storia, mentre gli occhi della fede vi riconoscono “l’opera della Divina Provvidenza”.


Malta - ha aggiunto - ha “giocato un ruolo chiave nello sviluppo politico, religioso e culturale dell’Europa, del Vicino Oriente e del Nord Africa”, ha contribuito “moltissimo alla difesa della cristianità sia per terra che per mare”, ha offerto una testimonianza coraggiosa “durante i giorni bui dell’ultima guerra mondiale” e continua a giocare “un valido ruolo nei dibattiti odierni sull’identità, la cultura e le politiche europee” e in campi come “la tolleranza, la reciprocità, l’immigrazione ed altre questioni cruciali per il futuro di questo Continente”:


“Your Nation should continue to stand up for the indissolubility of marriage…
La vostra Nazione dovrebbe continuare a difendere l’indissolubilità del matrimonio quale istituzione naturale e sacramentale, come pure la vera natura della famiglia, come già sta facendo nei confronti della sacralità della vita umana dal concepimento sino alla morte naturale, e il vero rispetto che si deve dare alla libertà religiosa secondo modalità che portino ad un autentico sviluppo integrale sia degli individui sia della società”.


“Il popolo maltese, illuminato per quasi due millenni dagli insegnamenti del Vangelo e continuamente irrobustito dalle proprie radici cristiane – ha detto il Papa - è giustamente fiero del ruolo indispensabile che la fede cattolica ha avuto nello sviluppo della propria Nazione”. Quindi il Pontefice ha rilevato “l’impegno del Governo nei progetti umanitari ad ampio raggio, specialmente in Africa” auspicando “che ciò possa servire per promuovere il benessere dei meno fortunati … quale espressione di genuina carità cristiana”.


Il Papa infine ha incoraggiato Malta a ad essere sempre più “ponte nella comprensione tra i popoli, le culture e le religioni presenti nel Mediterraneo” e a “stendere la mano dell’amicizia ai propri vicini a nord e a sud, ad est e ad ovest”.

Il presidente Abela, da parte sua, ha sottolineato la profonda tradizione cristiana di Malta, criticando quelle correnti laiciste che vogliono relegare la fede nella sfera privata.







Annunciate a tutti la bellezza della fede: così il Papa alla Grotta di San Paolo


Nella serata di ieri, il Papa ha visitato la Grotta di San Paolo a Rabat, dove, secondo la tradizione, l’Apostolo delle Genti passò tre mesi predicando e facendone il punto di riferimento per la prima comunità cristiana. Su questo evento, il servizio del nostro inviato Alessandro De Carolis:

La nube di cenere sui cieli d’Europa non ha fermato ieri il volo di Benedetto XVI, come 1950 anni fa una tempesta sul Mediterraneo non fermò San Paolo, che anzi seppe trasformare quello che allora apparve un approdo certamente “non programmato” – il naufragio sulle spiagge maltesi – nell’inizio di una lunghissima storia cristiana. Risale con questa consapevolezza Benedetto XVI dalla penombra silenziosa che avvolge la Grotta di San Paolo a Rabat per spiegare alla folla – che qui è pronta ad acclamarlo con grandi feste ad ogni sua apparizione in pubblico – che se i “marinai possono tracciare una rotta”, è Dio, “nella sua sapienza e provvidenza” a dispiegare “il proprio itinerario”.


"Today the same Gospel which Paul preached continues to summon the people ....".
"Oggi lo stesso Vangelo che Paolo predicò continua a esortare il popolo di queste isole alla conversione, ad una nuova vita e ad un futuro di speranza. Mentre mi trovo fra voi come Successore dell’apostolo Pietro, vi invito ad ascoltare la parola di Dio con animo nuovo, come fecero i vostri antenati, e di lasciare che essa sfidi i vostri modi di pensare e la maniera in cui trascorrete la vostra vita”.


Un po’ di ritardo sui tempi previsti, il Papa era giunto intorno alle 20.20 alla Chiesa di San Paolo, che da secoli sovrasta la Grotta: si è inginocchiato in preghiera davanti alla statua dell’Apostolo, ha offerto una lampada votiva in argento cesellata a mano da maestri orafi romani, quindi tornato all’esterno della Chiesa si è rivolto alla gente e in particolare ai 250 missionari presenti, che sull’esempio di San Paolo hanno imparato il valore dell’essere apostoli in tutto il mondo:


"Dear missionaries: I thank all of you, in the name of the whole Church, ...".
“Cari missionari: ringrazio ciascuno di voi, a nome di tutta la Chiesa, per la vostra testimonianza al Signore Risorto e per le vite spese al servizio degli altri. La vostra presenza ed attività in così tanti Paesi del mondo fa onore alla vostra Patria e testimonia la spinta evangelica innestata nella Chiesa a Malta”.


Ma tutti i maltesi, in ogni ambito della loro vita, sono stati esortati da Benedetto XVI a dare testimonianza, specie ai giovani, della “bellezza” e della “ricchezza” della fede cattolica:


"In the face of so many threats to the sacredness of human life, ... ".
“Di fronte a così tante minacce alla sacralità della vita umana, alla dignità del matrimonio e della famiglia, non hanno forse bisogno i nostri contemporanei – si è chiesto il Papa – di essere costantemente richiamati alla grandezza della nostra dignità di figli di Dio e alla vocazione sublime che abbiamo ricevuto in Cristo?”


Il senso profondo di questa domanda lasciata in consegna, come un pungolo collettivo, ai maltesi, Benedetto XVI l’ha affidata come auspicio nella frase scritta nel Libro degli Ospiti della Grotta di San Paolo: “In questo luogo santo, che ha conosciuto i passi pellegrini di San Paolo, prego che come lui noi possiamo conoscere, amare e servire il Signore risorto nella pace e nella gioia. Dio benedica Malta e Gozo".





Il Papa sull'aereo spiega i motivi della visita a Malta: omaggio a San Paolo, l'amore di Malta per una Chiesa ferita dai peccati, il dramma dei profughi


Nel consueto incontro con i giornalisti sull'aereo papale, Benedetto XVI ha spiegato i motivi del viaggio a Malta. Ce ne parla Francesca Sabatinelli:

Tre i motivi di questo viaggio a Malta, primo dei cinque già programmati per quest’anno. Motivi che Benedetto XVI ha sinteticamente riassunti in un discorso breve e puntuale. Per seguire le orme di San Paolo, e poter mettere in luce la grande figura e il suo messaggio:


“Io penso si possa sintetizzare l’essenziale del suo viaggio con le parole che lui stesso ha riassunto alla fine della lettera ai Galati: fede operante nella carità. Queste sono le cose importanti anche oggi: la fede, la relazione con Dio, che si trasforma poi in carità”.


Dal naufragio dell’Apostolo delle Genti, 1950 anni fa, per Malta nacque la fortuna di avere la fede, ciò è valido anche per oggi ha spiegato il Papa:


“Possiamo pensare anche noi che i naufragi della vita possono fare il progetto di Dio per noi e possono anche essere utili per nuovi inizi nella nostra vita”.


Secondo motivo del viaggio, per rendere omaggio alla Chiesa di Malta, vivace e feconda nelle vocazioni. Una Chiesa pronta a rispondere alle odierne sfide:


“So che Malta ama Cristo e ama la sua Chiesa che è il suo Corpo e sa che, anche se questo Corpo è ferito dai nostri peccati, il Signore tuttavia ama questa Chiesa, e il suo Vangelo è la vera forza che purifica e guarisce”.


Una Chiesa ferita dai peccati come la crisi degli abusi, a questo il Papa si riferiva, come ha poi spiegato il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, parlando di naufragio e di corpo ferito, ma sottolineando anche la forza di guarigione che viene dal Vangelo.


Malta è anche il punto, ha detto poi il Papa parlando del terzo e ultimo motivo, dove le correnti dei profughi arrivano dall’Africa per bussare alle porte dell’Europa, e a questo occorre che rispondano tutti, non può farlo solo Malta:


“Noi tutti dobbiamo rispondere a questa sfida, lavorare perché tutti possano, nella loro terra, vivere una vita dignitosa e dall’altra parte fare il possibile perché questi profughi trovino qui dove arrivano, trovino, in ogni caso, uno spazio di vita dignitosa”.


Questi quindi i punti cardine di questo viaggio in un’isola che ricorda, ha concluso Benedetto XVI, che proprio la fede è la forza che dà la carità e dunque anche la fantasia per rispondere bene a queste sfide.






Il Papa dona una Rosa d’Oro al Santuario mariano di Ta’Pinu
E invita i fedeli maltesi a pregare Maria come Regina della Famiglia



FLORIANA, domenica, 18 aprile 2010 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ha compiuto questa domenica un gesto antico, donando una Rosa d’Oro al Santuario di Nostra Signora di Ta’ Pinu, a conferma della devozione del popolo maltese per la Madonna.

Queste Rose vengono benedette dal Papa durante la Quaresima. In passato i Papi riservavano questo tipo di dono a Re e Regine, o ad altre personalità cattoliche illustri, in segno di rispetto e amore paterno. In alcune occasioni sono state anche donate a governi e città particolarmente meritevoli per il loro spirito cattolico e la loro lealtà verso la Santa Sede.

Non si sa con precisione quando questa pratica abbia avuto inizio. Alcuni sostengono che si debba a Charles Le Magne (742-814), ciò che è certo tuttavia è che si deve far risalire a prima del 1050, perché Papa Leone IX (1049-1054) ne parla come di una usanza antica.

Si calcola che nell'ultimo millennio siano state offerte 180 Rose d'Oro, di cui 7 nell'ultimo secolo.

In occasione della recita del Regina Cæli al termine della Santa Messa nel Piazzale dei Granai a Floriana, il Papa ha detto: “Conosco la particolare devozione del popolo maltese alla Madre di Dio, espressa con grande fervore a Nostra Signora di Ta’ Pinu e sono lieto di avere l’opportunità di pregare davanti alla sua immagine, portata qui appositamente da Gozo per questa occasione”.

“Sono inoltre compiaciuto di presentare una Rosa d’Oro a lei, come segno del nostro filiale affetto, che condividiamo per la Madre di Dio”, ha aggiunto.

“Vi chiedo – ha esortato il Pontefice – in particolare di pregarla con il titolo di Regina della Famiglia, un titolo aggiunto alle Litanie Lauretane dal mio amato predecessore, Papa Giovanni Paolo II, egli stesso ospite, in varie occasioni, di queste terre”.

“Offrendovi questo tangibile ricordo della mia stessa visita – ha quindi aggiunto –, vi ringrazio per tutto quello che ho ricevuto da voi in contraccambio, specialmente per il calore della vostra devozione e per il sostegno delle vostre preghiere per il mio ministero di Successore di Pietro”.












Nel pomeriggio l'incontro del Papa con i giovani maltesi


Oggi pomeriggio, poco dopo le 17.00, il Papa incontrerà i giovani sulla banchina del Porto Grande della Valletta. Quindi, la cerimonia di congedo all’aeroporto internazionale di Malta e il rientro a Roma, in serata. Ma veniamo all’incontro con i giovani maltesi: l’attesa è grande. Alessandro De Carolis ha intervistato Mariella, un'insegnante di religione, e Nathànael, studente universitario, entrambi 26enni. Ci raccontano la loro fede e le loro aspettative per questo evento:

R. – (Mariella) Io sento che siamo molto fortunati ad avere questa radice cristiana, ma sento anche che questa esperienza dobbiamo interiorizzarla. Ma qual è l’altra cosa bella? Il Papa ci dà lo stimolo per fare di questa esperienza non soltanto un qualcosa di legato alla tradizione, un qualcosa che leggiamo nella nostra storia, ma una esperienza personale che ci faccia capire non soltanto il Vangelo con la nostra testa, ma ce lo faccia vivere nella nostra vita quotidiana.


R. – (Nathànael) Credo che ci sia una riscoperta di questa tradizione. La riscoperta di un qualcosa di nuovo nella nostra fede, che sta andando in profondità. Questo vuol dire che stiamo andando indietro attraverso la tradizione per ritrovare la novità di quella radice.


D. – Mariella, guardando alla vita di tutti i giorni, per te cosa significa essere una cristiana?


R. – (Mariella) Cercare di essere cristiana nelle piccole cose di ogni giorno e quindi anche nel mio lavoro. Cerco di parlare della mia fede e ci sono poi delle bellissime occasioni in cui si può anche celebrare la fede.


D. – Per te Nathànael, in che modo vivi la fede nella vita quotidiana?


R. – (Nathànael) Penso che la cosa fondamentale sia quella di provare a tenere gli occhi aperti al bello della vita. Credo che questa sia la cosa fondamentale. La vivi nei modi più semplici – come ha detto Mariella – ed anche nei periodi più difficili. La nostra fede è orientata verso questo apprezzamento della vita, che in ogni momento ti rinnova.


D. – Tra poche ore incontrerete il Papa. Se vi dessero un microfono - ed alcuni dei vostri amici lo avranno - che cosa gli direste?


R. – (Mariella) Io credo che gli chiederei di parlarci un po’ della famiglia e delle relazioni interpersonali, perché credo – e questo lo vedo anche quando le ragazze a cui insegno mi parlano – ci sia molta paura dell'esperienza bellissima di fare dono di sé ad un’altra persona, così come di avere dei figli. Credo, quindi, che gli chiederei di parlarci di come oggi si può – in questa vita che viviamo e che non è facile – avere fiducia e quindi gli chiederei proprio di darci un po’ di fiducia e speranza, perché questo è ancora possibile nei nostri giorni.


R. – (Nathànael) Penso che gli chiederei cosa fa lui quando guarda verso di Dio e non lo trova. Sono molto curioso di sapere come lui vive questa esperienza quando è nel silenzio di Dio.


D. – Voi siete due giovani maltesi che chiaramente guardano al futuro con tanti sogni, tanti desideri, tante aspettative. Quali di questi sogni e di queste aspettative sono comuni con gli altri coetanei, anche non cristiani, di Malta?


R. – (Mariella) Credo che tutti i giovani vogliano avere una bella vita, che abbia del significato. Credo che tutti i giovani non vogliano sprecare questi anni bellissimi della gioventù e credo che anche tutti i giovani vogliano scoprire cos’è l’Amore e – come diceva Giovanni Paolo II – il “Bell’Amore”. Giovanni Paolo II credeva che tutti i giovani, anche coloro che non conoscono ancora Dio, abbiano questa voglia di fare un’esperienza di amore bello. Lui ha dato la sua vita per farci conoscere questo "Bell’Amore". Anche Papa Benedetto XVI sta facendo la stessa cosa.


R. – (Nathànael) Penso che siamo in un periodo in cui i giovani guardano molto al futuro e con grande aspettativa. I sogni dei giovani sono spesso quelli della carriera, di avere una famiglia e c’è il sogno di fare una vita in cui si sia ben accompagnati.







www.radiovaticana.org/it1/videonews_ita.asp?anno=2010&videoclip=1348&sett...

www.radiovaticana.org/it1/videonews_ita.asp?anno=2010&videoclip=1347&sett...

www.radiovaticana.org/it1/videonews_ita.asp?anno=2010&videoclip=1346&sett...
Paparatzifan
00domenica 18 aprile 2010 23:47
Dal blog di Lella...

Al porto l’abbraccio dei giovani

Saranno in diecimila ad attendere Ratzinger che oggi arriverà su un catamarano

DI SERENA SARTINI

Sarà l’incontro con i giovani a chiudere la due giorni del Papa a Malta. Ad attenderlo, nel grande porto di Waterfront, alla Valletta, ci saranno questo pomeriggio 10mila ragazzi provenienti da tutta l’Isola. Ma prima dell’evento, Benedetto XVI effettuerà un breve tour a bordo di un catamarano, lo stesso che venne utilizzato da Giovanni Paolo II nel 1990, il «San Paolo». A bordo dell’imbarcazione ci saranno anche dieci giovani che lo accompagneranno all’inconÈ tro a Waterfront. Il catamarano sarà affiancato, ai due lati, da una trentina di piccole barche che lo scorteranno. Alle 17,15 inizierà l’incontro con i giovani maltesi, che da mesi si preparano all’evento. «Durante questo periodo di preparazione – spiega padre Savio Vella, responsabile della pastorale giovanile – la prima cosa che i giovani hanno messo in evidenza in modo chiaro è che la Chiesa abbraccia tutti senza distinzioni e non esclude nessuno». Inoltre, «la Chiesa è una Chiesa che ascolta, specialmente i più giovani. Per questo, la serata chiamerà in causa in via preferenziale gli emarginati, coloro che stanno alla periferia, che sono lontani dalla fede, e che hanno problemi con la droga e l’alcool, giovani detenuti, immigrati, senzatetto ». Dalle due del pomeriggio, poi, inizierà un momento di musica e animazione. Nel grande porto di Waterfront ci saranno la tenda dell’adorazione, quella della confessione con 40 giovani preti, la tenda del dialogo con alcuni psicologi.
«Quattro giovani hanno preparato il saluto che verrà letto a Benedetto X-VI – dice padre Savio –. Il centro di tutto è riprendere il brano del Vangelo 'Signore, che cosa devo fare per avere la vita eterna?'. I ragazzi porranno domande sul futuro, esprimendo le loro preoccupazioni lavorative, di studio, di fede. I quattro giovani leggeranno il saluto – prosegue – in rappresentanza di rispettive categorie: detenuti, giovani già coinvolti nella Chiesa, giovani che si preparano al matrimonio che quindi porteranno domande e interrogativi sulla vita di coppia e sul ruolo dei genitori, e giovani che stanno vivendo un periodo di discernimento vocazionale. La speranza, dunque, è che poi il Papa tratti questi temi: l’emarginazione, la famiglia, il ruolo dei giovani nella Chiesa, le vocazioni». L’evento è stato preparato da molti mesi. «Sì, i giovani si sono preparati tanto – conclude padre Savio – c’è stata una maratona nelle parrocchie di tutta Malta, con la Croce della Gmg e l’Icona di Maria. Un pellegrinaggio ininterrotto. D’accordo con l’arcivescovo, abbiamo voluto che fossero i giovani i protagonisti di questo evento, che lo preparassero e lo realizzassero in prima persona. E proprio loro, i giovani, hanno voluto che gli emarginati, gli esclusi, gli ultimi, fossero i privilegiati».

© Copyright Avvenire, 18 aprile 2010


Paparatzifan
00domenica 18 aprile 2010 23:50
Dal blog di Lella...

Papa a malta: Non tutto quello che il mondo oggi propone è meritevole

Salvatore Izzo

(AGI) - La Valletta, 18 apr.

"La ricchezza e la varietà della cultura maltese è un segno che questo popolo ha tratto grande profitto dallo scambio di doni ed ospitalità con i viaggiatori venuti dal mare". Lo ha sottolineato il Papa nell'omelia della grande messa celebratata nella piu' grande piazza di Malta, quella dei Granai a Floriana, definendo "significativo" che sull'isola si sia saputo "esercitare il discernimento nell’individuare il meglio" di ciò che veniva offerto dall'esterno. "Vi esorto - ha detto Ratzinger ai circa 50mila fedeli presenti - a continuare a fare così. Non tutto quello che il mondo oggi propone è meritevole - ha scandito - di essere accolto dai Maltesi".
Preservate - ha esortato Ratzinger rivolto ai cattolici di Malta - la fede e i valori che vi sono stati trasmessi dal vostro padre, l’apostolo San Paolo. Continuate
ad esplorare la ricchezza e la profondità del dono di Paolo e procurate di consegnarlo non solo ai vostri figli, ma a tutti coloro che incontrate oggi. Ogni visitatore di Malta dovrebbe essere impressionato dalla devozione della sua gente, dalla fede vibrante manifestata nelle celebrazioni nei giorni di festa, dalla bellezza delle sue chiese e dei suoi santuari. Ma quel dono ha bisogno di essere condiviso con altri, ha bisogno di essere espresso. Come insegnò Mosè al popolo di
Israele, i precetti del Signore 'ti stiano fissi nel cuore. Li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando ti troverai in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai”.
"Guardando ora attorno a me alla grande folla raccolta qui in Floriana per la celebrazione dell'eucarestia, mi torna alla mente - ha concluso il Papa - la scena descritta nella seconda lettura di oggi, nella quale miriadi di miriadi e migliaia di migliaia unirono le loro voci in un grande inno di lode: 'A Colui che siede sul trono e all’Agnello lode, onore, gloria e potenza, nei secoli dei secoli'.
Continuate a cantare questo inno, a lode del Signore risorto ed in ringraziamento per i suoi molteplici doni".

© Copyright (AGI)

Papa a malta: Molte voci cercano di persuaderci a mettere da parte fede e chiesa

Salvatore Izzo

(AGI) - La Valletta, 18 apr.

"Molte voci cercano di persuaderci di mettere da parte la nostra fede in Dio e nella sua Chiesa e di scegliere da se stessi i valori e le credenze con i quali vivere. Ci dicono che non abbiamo bisogno di Dio e della Chiesa". Lo ha denunciato Benedetto XVI a Malta, nella grande messa conclebrata con 800 sacerdoti a Floriana. "Se siamo tentati di credere a loro, dovremmo ricordare - ha suggerito ai fedeli - un episodio raccontato dal Vangelo: quello dei discepoli, tutti esperti pescatori, che hanno faticato tutta la notte, ma non hanno preso neppure un solo pesce. Poi, quando Gesù è
apparso sulla riva, ha indicato loro dove pescare e hanno potuto realizzare una pesca così grande, che a stento potevano trascinarla. Lasciati a se stessi, i loro sforzi erano infruttuosi; quando Gesù è rimasto accanto a loro, hanno catturato una grande quantità di pesci. Miei cari fratelli e sorelle, se poniamo la nostra fiducia nel Signore e seguiamo i suoi insegnamenti, raccoglieremo sempre grandi frutti".

© Copyright (AGI)


Paparatzifan
00domenica 18 aprile 2010 23:54
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Papa: vogliono convincerci a rinunciare a fede

LA VALLETTA

"Molte voci cercano di persuaderci di mettere da parte la nostra fede in Dio e nella sua Chiesa e di scegliere da se stessi i valori e le credenze con i quali vivere": lo ha detto il Papa nell'omelia della messa celebrata questa mattina a Malta, nel piazzale dei Granai di Floriana. Ma "se poniamo la nostra fiducia nel Signore e seguiamo i suoi insegnamenti - ha aggiunto - raccoglieremo sempre grandi frutti".

"Ci dicono - ha proseguito il pontefice - che non abbiamo bisogno di Dio e della Chiesa. Se siamo tentati di credere a loro, dovremmo ricordare l'episodio del Vangelo di oggi, quando i discepoli, tutti esperti pescatori, hanno faticano tutta la notte, ma non hanno preso neppure un solo pesce". "Lasciati a se stessi, i loro sforzi erano infruttuosi; quando Gesù è rimasto accanto a loro, hanno catturato una grande quantità di pesci". Benedetto XVI ha poi affermato, rivolgendosi ai maltesi, alle prese con un dibattito sul divorzio e con le "spinte secolariste" che "non tutto quello che il mondo oggi propone é meritevole di essere accolto". "Molti viaggiatori - ha aggiunto - sono sbarcati qui nel corso della vostra storia. La ricchezza e la varietà della cultura maltese - ha detto il Papa - è un segno che il vostro popolo ha tratto grande profitto dallo scambio di doni ed ospitalità con i viaggiatori venuti dal mare. Ed è significativo che voi abbiate saputo esercitare il discernimento nell' individuare il meglio di ciò che essi avevano da offrire. Vi esorto - ha concluso - a continuare a fare così".

Gli uomini hanno bisogno "della divina misericordia" per guarire le loro "ferite spirituali, le ferite del peccato", ha affermato Benedetto XVI nell'omelia rivolgendosi a quanti svolgono un "ministero pastorale nella Chiesa". "In ogni ambito della nostra vita - ha aggiunto - necessitiamo dell'aiuto della grazia di Dio. Con lui possiamo fare tutto: senza di lui non possiamo fare nulla".

La "tecnologia avanzata" non può "rispondre ad ogni nostro desiderio e salvarci dai pericoli che ci assalgono", ha detto ancora il Papa nell'omelia. "Siamo tentati di pensare - ha affermato il pontefice - che l' odierna tecnologia avanzata possa rispondere ad ogni nostro desiderio e salvarci dai pericoli che ci assalgono. Ma non è così. In ogni momento della nostra vita dipendiamo interamente da Dio, nel quale viviamo, ci muoviamo ed abbiamo la nostra esistenza. Solo lui può proteggerci dal male, colo lui può guidarci tra le tempeste della vita ed solo lui può condurci in un porto sicuro, come ha fatto per Paolo ed i suoi compagni, alla deriva delle coste di Malta". "Più di ogni carico che possiamo portare con noi, nel senso delle nostre realizzazioni umane, delle nostre proprietà, della nostra tecnologia, è la nostra relaizone con il Signore che che fornisce la chiave della nostra felicità e della nostra realizzazione umana".

La messa a Floriana e un incontro con i giovani sul lungomare di La Valletta sono i momenti più intensi della seconda giornata del primo viaggio di Benedetto XVI a Malta. Fuori programma, però, c'é ancora la possibilità di un incontro con le vittime maltesi di abusi da parte di religiosi, che ieri sera il portavoce padre Federico Lombardi ha detto di non poter escludere, anche se - ha aggiunto - "avverebbe nel più stretto riserbo e sarebbe riferito a cose fatte".

Oltre 40 mila persone hanno affollato di buon'ora il piazzale dei Granai, a Floriana mentre non è stato visto alcun segno delle contestazioni che erano state ventilate da settori isolati prima dell'arrivo del pontefice.

"Ero già qui due volte con Giovanni Paolo II - ricorda una donna - e sono felice che il Papa sia di nuovo qui". Quale, non ha importanza, "é sempre il vicario di Cristo". La pedofilia? "E' una piaga generalizzata, e non c'entra con la nostra fede in Dio e nella Chiesa - aggiunge - e il Papa li rappresenta entrambi". C'é anche un gruppo di boy scout, che conferma quasi in coro le stesse affermazioni. Una fede profonda, quella del popolo maltese, che sta tributando a Benedetto XVI un'accoglienza che il portavoce vaticano ha già definito ieri "oltre le attese". Ai margini della piazza, anche alcuni immigrati, un po' in disparte. Africano cattolici, con le croci al collo, che confidano di aver subito maltrattamenti, di non poter lavorare né ottenere documenti di espatrio. "Sappiamo che il Papa ci è vicino - commenta un nigeriano - e speriamo anche nel suo aiuto".

Molti i temi affrontati ieri, durante la cerimonia all'aeroporto, al palazzo presidenziale e alla Grotta di san Paolo: far fronte all'immigrazione, arginare l'attacco a vita, matrimonio e famiglia, riscoprire una cristianità coerente e coraggiosa pronta a mettersi in gioco in prima persona per contrastare la deriva relativista e l'ateismo. Il Papa ha anche espresso un secco no al divorzio, sul quale è in atto sull'isola un dibattito parlamentare.

© Copyright Ansa


Paparatzifan
00lunedì 19 aprile 2010 00:04
Dal blog di Lella...

Papa a Malta: la misericordia di dio per guarire ferite del peccato

Salvatore Izzo

(AGI) - La Valletta, 18 apr.

Benedetto XVI ha pronunciato con forza questa mattina la domanda che per tre volte il Signore rivolse a Pietro sulla riva del lago: “Simone, figlio di Giovanni, mi ami tu?”.
"Durante la passione del Signore, Pietro - ha spiegato ai 50 mila fedeli presenti - lo ha rinnegato tre volte. Ora, dopo la Resurrezione, Gesù lo invita tre volte a dichiarare il suo amore, offrendo in tal modo salvezza e perdono, e allo stesso tempo affidandogli la sua missione". Secondo il Papa teologo, "il dialogo tra Pietro e Gesù ha sottolineato il bisogno della divina misericordia per guarire le loro ferite spirituali, le ferite del peccato". "In ogni ambito della nostra vita - ha commentato Ratzinger - necessitiamo dell’aiuto della grazia di Dio. Con lui possiamo fare ogni cosa: senza di lui non possiamo fare nulla".
"Sulla base della risposta affermativa di Pietro, Gesù - ha poi ricordato - gli affida un compito, il compito di pascere il suo gregge. Qui vediamo il fondamento di
ogni ministero pastorale nella Chiesa. E’ il nostro amore per il Signore che deve plasmare ogni aspetto della nostra predicazione ed insegnamento, della celebrazione dei sacramenti, e della nostra cura per il Popolo di Dio. E’ il nostro amore per il Signore che ci spinge ad amare quelli che Egli ama, e ad accettare volentieri il compito di comunicare il suo amore a coloro che serviamo".

© Copyright (AGI)

PAPA A MALTA: INCORAGGIO I SACERDOTI A ESSERE FEDELI A IMPEGNI

Salvatore Izzo

(AGI) - La Valletta, 18 apr.

Benedetto XVi ha concluso l'omelia della grande messa celebrata Floriana con 800 sacerdoti di Malta rivolgendo proprio a loro "una particolare parola in questo anno dedicato alla celebrazione del grande dono del sacerdozio". "Vi indico - ha detto - l'esempio di don Giorgio Preca, canonizzato tre anni fa: era un prete di straordinaria umilta', bonta', mitezza e generosita', profondamente dedito alla preghiera e con la passione di comunicare le verita' del Vangelo. Prendetelo come modello ed ispirazione per voi, mentre adempite la missione che avete ricevuto di pascere il gregge del Signore". "Ricordate anche - ha esortato il Pontefice parlando al clero maltese - la domanda che il Signore Risorto ha rivolto tre volte a Pietro: 'Mi ami tu?'. Questa e' la domanda che egli rivolge a ciascuno di voi. Lo amate?
Desiderate servirlo con il dono della vostra intera vita? Desiderate condurre altri a conoscerlo ed amarlo? Con Pietro abbiate il coraggio di rispondere: 'Si', Signore, tu sai che io ti amo' e accogliete con cuore grato il magnifico compito che egli vi ha assegnato. La missione affidata ai sacerdoti e' veramente un servizio alla gioia, alla gioia di Dio che brama irrompere nel mondo".

© Copyright (AGI)

Papa a malta: la tecnologia moderna non basta a preservarci dai pericoli

Salvatore Izzo

(AGI) - La Valletta, 18 apr.

"Si è tentati di pensare che l’odierna tecnologia avanzata possa rispondere ad ogni nostro desiderio e salvarci dai pericoli che ci assalgono. Ma non è così". Lo ha affermato Benedetto XVI nell'omelia della messa ceelbrata questa mattina nella piazza piu' grande di Malta, quella dei Granai a Floriana. "In ogni momento della nostra vita - ha aggiunto - dipendiamo interamente da Dio, nel quale viviamo, ci muoviamo ed abbiamo la nostra esistenza. Solo lui può proteggerci dal male, solo lui può guidarci tra le tempeste della vita e solo lui può condurci ad un porto sicuro, come ha fatto per Paolo ed i suoi compagni, alla deriva sulle coste di Malta", 1950 anni fa, quando sorpresi da una tempesta mentre navigavano verso Roma, li ha esortati a gettare ogni peso in mare e confidare nell'aiuto di Dio e loro "hanno fatto ciò che Paolo esortava loro di compiere e fu così che 'tutti poterono mettersi in salvo a terra'". "Più di ogni carico che possiamo portare con noi, nel senso delle nostre realizzazioni umane, delle nostre proprietà, della nostra tecnologia - secondo il Papa - è la nostra relazione con il Signore che fornisce la chiave della nostra felicità e della nostra realizzazione umana. Ed egli ci chiama ad una relazione di amore".

© Copyright (AGI)


Paparatzifan
00lunedì 19 aprile 2010 00:45
Dal blog di Lella...

La Valletta: Benedetto XVI benedice i bambini malati terminali

Un bagno di folla oltre le attese ed un solo fuori programma, la benedizione, fuori dal palazzo presidenziale, di sei bambini malati terminali, hanno segnato la prima giornata della visita di Benedetto XVI a Malta, secondo quanto riferito dal direttore della sala stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, in un briefing appena concluso nel Centro stampa di Floriana. «Il Papa è stato accolto ovunque da grandi folle - ha riferito il portavoce vaticano - sente il calore, l'accoglienza e l'amicizia della nazione». Poca polizia nelle strade - ha osservato padre Lombardi - «contrariamente a quanto avviene in altri Paesi», «una presenza festosa e ordinata, spontanea ma senza eccessi». «Amichevole» è stata anche - ha riferito - l'atmosfera dell'incontro con il presidente George Abela, durante il quale si è parlato di immigrazione, «ma senza toccare questioni controverse», di valori cristiani e politica mediterranea, del ruolo di Malta nel Mediterraneo e nell'Ue.
Molte le autorità presenti alla grotta di san Paolo - ha deto ancora - nel corso del quale è stato cantato un inno di fedeltà al Papa composto da san Giorgio Perca, recentemente canonizzato. Sul libro d'oro dei visitatori illustri, Benedetto XVI ha scritto: «In questo luogo santo, che ha conosciuto i passi di san Paolo pellegrino, io prego perché come lui possiamo servire il Signore risorto nella pace e nella gioia».

© Copyright Unione Sarda online


Paparatzifan
00lunedì 19 aprile 2010 00:46
Dal blog di Lella...

Il Papa a vittime pedofilia Malta: Provo vergogna e dolore

Impegnati su indagini, sanzioni e prevenzione. Ora riconciliazione

Roma, 18 apr. (Apcom)

Il Papa a Malta ha incontrato "un piccolo gruppo di persone che sono state abusate sessualmente da esponenti del clero". Lo rende noto la sala stampa vaticana con una nota in inglese. "Egli era profondamente commosso dalle loro storie ed ha espresso la sua vergogna e il suo dolore per quello che le vittime e le loro famiglie hanno sofferto. Ha pregato con loro ed ha garantito loro che la Chiesa sta facendo e continuerà a fare tutto quello che è in suo potere per indagare le accuse, assicurare alla giustizia coloro che sono responsabili degli abusi e applicare effettivamente le misure tese a salvaguardare i giovani in futuro. Nello spirito della sua recente lettera ai cattolici d'Irlanda - conclude la nota del Vaticano - ha pregato affinché tutte le vittime degli abusi sperimentino la guarigione e la riconciliazione, permettendo loro di andare avanti con rinnovata speranza". Ska

© Copyright Apcom


+PetaloNero+
00lunedì 19 aprile 2010 00:47
Aiutare gli immigrati nonostante le difficoltà, chiede il Papa
Nel suo discorso di congedo da Malta

di Inma Álvarez


LA VALLETTA, domenica, 18 aprile 2010 (ZENIT.org).- Nel suo ultimo discorso prima di concludere il viaggio apostolico a Malta, Papa Benedetto XVI ha chiesto agli abitanti dell'arcipelago di non smettere di soccorrere gli immigrati che arrivano sulle sue coste, malgrado le difficoltà, con l'aiuto della comunità internazionale.

Durante il suo congedo dall'isola, poco prima di imbarcarsi per tornare a Roma, il Pontefice ha affrontato questo argomento delicato per Malta, affermando di conoscere le “difficoltà” del Paese di fronte al costante arrivo di immigrati.

“Tenendo presente la sua posizione geografica nel cuore del Mediterraneo, molti migranti arrivano ai lidi di Malta, alcuni per fuggire da situazioni di violenza e di persecuzione, altri alla ricerca di migliori condizioni di vita”, ha riconosciuto il Papa.

Il Pontefice ha detto di essere consapevole delle difficoltà che può causare “l’accoglienza di un gran numero di persone”, “difficoltà che non possono essere risolte da alcun Paese di primo approdo, da solo”.

In questo contesto, ha fatto appello alle “radici cristiane” e alla “lunga e fiera storia di accoglienza degli stranieri” di Malta, chiedendo che il Paese, con l'aiuto dell'estero, possa “venire in soccorso di quanti qui arrivano ed assicurarsi che i loro diritti siano rispettati”.

Il Papa ha anche esortato i maltesi a sentirsi “fieri della vostra vocazione cristiana” e a conservare “con cura la vostra eredità religiosa e culturale”.

“Guardate al futuro con speranza, con profondo rispetto per la creazione di Dio, ossequio per la vita umana, alta stima per il matrimonio e l’integrità della famiglia!”, ha esortato.

Allo stesso modo, ha chiesto “unità, solidarietà e rispetto reciproco”, basi della “vita sociale e politica” di Malta.

Questi valori, “ispirati dalla vostra fede cattolica”, “sono la bussola che vi guiderà alla ricerca di un autentico ed integrale sviluppo”, per cui “il tesoro dell’insegnamento sociale della Chiesa ispirerà e guiderà tali sforzi”.

“Non lasciate mai che la vostra vera identità venga compromessa dall’indifferentismo o dal relativismo”, ha concluso il Papa.

Nel suo saluto a Benedetto XVI, il Presidente della Repubblica, George Abela, lo ha ringraziato per la sua visita nel Paese: “La sua benedizione ha fortificato la nostra fede”, ha affermato.

Il Capo di Stato ha espresso anche profondo apprezzamento per l'incontro del Pontefice con le vittime degli abusi, che “alleggerirà il loro dolore”.







Il Papa: Malta, baluardo nella promozione dei valori cristiani
Giunge nel cuore del Mediterraneo, sulle orme di san Paolo

di Mirko Testa


ROMA, domenica, 18 aprile 2010 (ZENIT.org).- Malta ha un ruolo importante da svolgere nel promuovere i valori cristiani in Europa. E quanto ha detto Benedetto XVI, sabato pomeriggio, nella cerimonia di benvenuto all’aeroporto internazionale di Luqa a Malta.

Il 14° viaggio internazionale di Bendetto XVI si inserisce nel 1950° anniversario del naufragio sulle coste di Malta dell'apostolo Paolo, nell'anno 60.

Nel discorso all’aeroporto, il Santo Padre ha parlato del ruolo di Malta in Europa, a cominciare dall’approdo imprevisto di san Paolo nell’isola, nel quale alcuni hanno riconosciuto “l’opera della Divina Provvidenza”.

Nel suo indirizzo di saluto, il Presidente della Repubblica di Malta, George Abela, ha notato come i semi dell'evangelizzazione piantati da san Paolo abbiano gettato “le fondamenta etiche ed intellettuali del nostro Stato”, dando “una nuova identità a Malta: un'identità cristiana che ha sostituito progressivamente la cultura pagana e politeista”.

A Malta vi sono 365 chiese. I cattolici sono 418.000 (il 94,4% della popolazione). Le parrocchie sono 85 e la vita della comunità di fedeli s’integra pienamente nel tessuto cittadino. A testimoniare questa felice simbiosi sono le tante feste patronali che si registrano non solo per ciascuna località ma anche a volte per quartieri.

Gettando uno sguardo all'attualità il Presidente di Malta ha detto che come in tutto il resto d'Europa e del mondo occidentale, anche il suo Paese “sta affrontando un conflitto tra cristianesimo da una parte e laicismo dall'altra”, che ha come “punto di partenza la netta separazione tra Chiesa e Stato”, dove “la religione è concepita come appartenente esclusivamente all'ambito privato”.

Il Presidente Abela ha quindi riconosciuto che sebbene “i membri della Chiesa e persino i suoi ministri possano, alle volte, sfortunatamente smarrirsi”, i valori fondamentali della Chiesa continuano a trascendere il tempo e lo spazio, mentre rimane costante il suo impegno nel “proteggere i bambini e tutte le persone vulnerabili”.

Toccando il tema della famiglia il Presidente ha riconosciuto come anche questa istituzione stia fronteggiando “le sfide poste dai rapidi cambiamenti sociali, per lo pià influenzati dagli stili di vita del mondo occidentale e della crescente secolarizzazione della società maltese”.

Abela ha quindi rinnovato l'impegno della sua nazione nella tutela dell'inviolabilità della persona umana, dal concepimento fino alla fine naturale, e nel rispetto pieno per i diritti umani e per i principi della giustizia sociale.

A questo proposto ha richiamato le questioni legate alla forte immigrazione irregolare. Dal 2002 infatti Malta, a causa della sua posizione geografica al centro del Mediterraneo, è stata presa d'assalto dagli sbarchi degli immigrati provenienti soprattutto da zone di guerra e povertà come Somalia, Etiopia, Eritrea. E in questi ultimi anni, la cifre sono salite dalle 500 “boat people” dell’inizio alle 2800 dello scorso anno. Attualmente sono oltre 6mila gli immigrati che vivono sull'isola, su 443.000 abitanti.

“Malgrado queste difficoltà – ha però osservato il Presidente maltese –, non dobbiamo mai rifuggire i nostri valori tradizionali di solidarietà e ospitalità verso questi emigranti durante il loro soggiorno a Malta, nel pieno rispetto dei loro diritti e della loro dignità umana”.

Malta, ha riconosciuto il Papa nel suo discorso, ha “giocato un ruolo chiave nello sviluppo politico, religioso e culturale dell’Europa, del Vicino Oriente e del Nord Africa”, contribuendo “moltissimo alla difesa della cristianità sia per terra che per mare”, e al giorno d'oggi “ha molto da offrire in campi diversi, quali la tolleranza, la reciprocità, l’immigrazione ed altre questioni cruciali per il futuro di questo Continente”.

Dopo aver invitato il governo maltese a continuare a difendere l’indissolubilità del matrimonio quale istituzione naturale e sacramentale, il Pontefice ha incoraggiato questo Paese ad essere sempre più “ponte nella comprensione tra i popoli, le culture e le religioni presenti nel Mediterraneo” e a “stendere la mano dell’amicizia ai propri vicini a nord e a sud, ad est e ad ovest”.











Il Papa ai giovani: incontrare Gesù, “esperienza travolgente d’amore”
Malta sia orgogliosa della sua difesa di vita e matrimonio, dichiara

di Roberta Sciamplicotti


LA VALLETTA, domenica, 18 aprile 2010 (ZENIT.org).- Incontrare Gesù rappresenta “un’esperienza travolgente d’amore”, ha ricordato Benedetto XVI rivolgendosi questa domenica pomeriggio ai giovani di Malta e Gozo, incontrati al porto di La Valletta.

Il Pontefice è arrivato via mare, accompagnato da una delegazione di giovani, sulla nave “San Paolo”, che ha fatto ingresso nel porto scortata da una flottiglia di piccole imbarcazioni tipiche delle isole maltesi, mentre il Pontefice salutava la folla radunata sulla banchina, che sventolava bandiere bianche e gialle e scandiva il suo nome.

La voce dei giovani

Dopo la lettura del brano evangelico del giovane ricco (Mc 10, 17-22), sono intervenuti sette giovani che hanno chiesto al Papa consigli su come portare avanti la propria vita di fronte a situazioni diverse ma similmente difficili per le sfide poste dalla società.

Il primo giovane ha sottolineato che la Chiesa ha il grande merito di tener unita una grande varietà di persone, e ha chiesto come fare per continuare a soddisfare il desiderio di “cercare e scoprire la verità”.

Il secondo giovane e la terza ragazza hanno espresso un disagio derivante da situazioni molto diverse: quello dei ragazzi emarginati, che vivono situazioni difficili per aver vissuto un passato disordinato o in famiglie disgregate, per il fatto di avere una diversa identità sessuale o di essere immigrati e che si sentono ai margini della Chiesa e trattati come un “problema”, e quello dei giovani impegnati nelle attività religiose, che percepiscono un'esclusione dalla società proprio per questo loro impegno e chiedono consiglio al Papa per poter lasciare un segno nella Chiesa.

Si sono poi rivolti al Pontefice due giovani fidanzati, che hanno chiesto come essere fedeli alla vocazione coniugale in una società in cui la famiglia “sta subendo un cambiamento radicale” e viene messa in difficoltà in molti campi.

Hanno infine parlato al Papa due seminaristi, che hanno ricordato come in questo periodo i sacerdoti siano sotto attacco per lo scandalo degli abusi sessuali compiuti da alcuni di loro, lamentando che l'ammissione delle colpe sembra “non valga niente”.

Sottolineando l'ingiustizia di condannare tutta la comunità sacerdotale per le colpe di pochi, hanno chiesto al Papa come integrarsi in un contesto che “non riserva un posto per noi”.

La forza dell'amore

Nel suo intervento, il Papa ha voluto richiamare ai presenti la vita di San Paolo, del quale quest'anno si festeggia il 1950° anniversario del naufragio nell'arcipelago maltese.

“Un tempo egli era nemico della Chiesa ed ha fatto di tutto per distruggerla – ha osservato –. Mentre era in viaggio verso Damasco, con l’intento di eliminare ogni cristiano che vi avesse trovato, gli apparve il Signore in visione”.

“Tutta la sua vita venne trasformata. Divenne un discepolo fino ad essere un grande apostolo e missionario”.

“Ogni incontro personale con Gesù è un’esperienza travolgente d’amore”, ha dichiarato il Papa. “Dio ama ognuno di noi con una profondità e intensità che non possiamo neppure immaginare. Egli ci conosce intimamente, conosce ogni nostra capacità ed ogni nostro errore”.

“Poiché egli ci ama così tanto, egli desidera purificarci dai nostri errori e rafforzare le nostre virtù così che possiamo avere vita in abbondanza. Quando ci richiama perché qualche cosa nelle nostre vite dispiace a lui, non ci rifiuta, ma ci chiede di cambiare e divenire più perfetti”.

“Non abbiate paura!”

San Giovanni, ha proseguito il Pontefice, dice che l'amore perfetto di Dio scaccia il timore (cfr 1Gv 4,18). “Perciò dico a tutti voi 'Non abbiate paura!'”, ha esclamato.

“Certamente incontrerete opposizione al messaggio del Vangelo”, ha riconosciuto, constatando che “la cultura odierna, come ogni cultura, promuove idee e valori che sono talvolta in contrasto con quelle vissute e predicate da nostro Signore Gesù Cristo”.

“Spesso sono presentate con un grande potere persuasivo, rinforzato dai media e dalla pressione sociale”.

“Ecco perché dico a voi: non abbiate paura, ma rallegratevi del suo amore per voi; fidatevi di lui, rispondete al suo invito ad essere discepoli, trovate nutrimento e aiuto spirituale nei sacramenti della Chiesa”, ha detto ai giovani.

Difesa della vita

Benedetto XVI ha quindi ricordato che quella di Malta è una società “segnata dalla fede e dai valori cristiani”.

“Dovreste essere orgogliosi che il vostro Paese difenda sia il bambino non ancora nato, come pure promuova la stabilità della vita di famiglia dicendo no all'aborto e al divorzio”, ha detto ai ragazzi riuniti al porto di La Valletta.

“Altre Nazioni possono imparare dal vostro esempio cristiano”, ha aggiunto, ammettendo che nel contesto dell'attuale società europea “i valori evangelici ancora una volta stanno diventando una contro-cultura, proprio come lo erano al tempo di San Paolo”.

Accogliere la vocazione

Nell'Anno Sacerdotale, il Vescovo di Roma ha poi chiesto “di essere aperti alla possibilità che il Signore possa chiamare alcuni di voi a darsi totalmente al servizio del suo popolo nel sacerdozio e nella vita consacrata”.

“Riconoscete la profonda gioia che proviene nel dedicare la propria vita all’annuncio del messaggio dell’amore di Dio per tutti, senza eccezione”, ha invitato.

“Questa è la nobile vocazione di amore e di servizio che tutti noi abbiamo ricevuto – ha concluso –. Lasciate che ciò vi spinga a dedicare le vostre vite a seguire Cristo”.







Benedetto XVI: la missione dei sacerdoti è “un servizio alla gioia”
Nel presiedere la Messa a Floriana davanti a 40mila persone

di Mirko Testa


ROMA, domenica, 18 aprile 2010 (ZENIT.org).- “La missione affidata ai sacerdoti è veramente un servizio alla gioia, alla gioia di Dio che brama irrompere nel mondo”. E' quanto ha affermato questa domenica mattina Benedetto XVI nel presiedere la Messa nel piazzale dei Granai di Floriana, lo spazio antistante la chiesa arcivescovile dedicata a San Publio, considerato il primo Vescovo di Malta.

E' ai sacerdoti di quest'isola, non risparmiata dagli scandali degli abusi sessuali da parte di membri del clero, che Benedetto XVI ha voluto rivolgere un invito particolare in questo anno dedicato alla celebrazione del “grande dono del sacerdozio”.

A questo proposito, nell'omelia il Papa ha voluto richiamare la figura di san Giorgio Preca, un pioniere nel campo della catechesi e nella promozione del ruolo dei laici nell'apostolato, da lui stesso canonizzato il 3 giugno 2007. “Un prete – ha ricordato – di straordinaria umiltà, bontà, mitezza e generosità, profondamente dedito alla preghiera e con la passione di comunicare le verità del vangelo”.

“Prendetelo come modello ed ispirazione per voi, mentre adempite la missione che avete ricevuto di pascere il gregge del Signore”, li ha esortati.

“Ricordate anche la domanda che il Signore Risorto ha rivolto tre volte a Pietro: 'Mi ami tu?'. Questa è la domanda che egli rivolge a ciascuno di voi. Lo amate? Desiderate servirlo con il dono della vostra intera vita? Desiderate condurre altri a conoscerlo ed amarlo?”.

“Con Pietro abbiate il coraggio di rispondere: 'Sì, Signore, tu sai che io ti amo' e accogliete con cuore grato il magnifico compito che egli vi ha assegnato”, ha detto.

Precedentemente, l’Arcivescovo di Malta e Presidente della Conferenza Episcopale maltese, mons. Paul Cremona, O.P., aveva rivolto un indirizzo di saluto al Santo Padre, ricordando “il rapporto profondo tra il nostro popolo e la Chiesa cattolica a Malta”.

“La Chiesa cattolica – ha aggiunto – ha sempre contribuito molto al benessere della società maltese, ha sempre soddisfatto e soddisfa ancora le diverse esigenze della nostra società: dalle persone con disabilità, agli anziani, alle persone con problemi di tossicodipendenza, attraverso gli istituti per i bambini, per chi richiede asilo e anche alle vittime di violenza domestica, così come è molto presente nel settore educativo”.

Tuttavia, ha osservato, “oggi siamo alla ricerca soprattutto di una nuova evangelizzazione. La società è cambiata ed è una sfida per la Chiesa cattolica esaminare se stessa e i suoi metodi di evangelizzazione”.

“Sappiamo – ha continuato il presule – che alla luce di queste mutate condizioni non ci si può solo aggrappare al modello della Chiesa a cui siamo stati abituati per decenni dobbiamo ritornare alla Chiesa degli Atti degli Apostoli: una Chiesa incentrata attorno all'ascolto e alla condivisione della Parola e dell'Eucaristia”.

E ancora: “una Chiesa che vive un'esperienza personale di Cristo; una Chiesa i cui membri non sono spaventati dalla persecuzione ma continuano a testimoniare nell'amore gli insegnamenti del Signore”.

“Una Chiesa – ha continuato – che è passata dall'umiliazione di aver abbandonato il Signore nel momento della sua crocifissione all'umiltà della predicazione della Parola, basandosi sulla forza dello Spirito Santo piuttosto che sulla forza dei suoi membri”.

“Una Chiesa umile abbastanza – ha detto – da riconoscere gli errori e i peccati dei suoi membri ma abbastanza forte per contare sulla presenza dello Spirito Santo. Una Chiesa che non cerca privilegi ma si impegna con tutte le forze semplicemente a diffondere la buona novella del Signore”.

Al termine del suo discorso, l'Arcivescovo ha consegnato al Santo Padre un dono: una copia d'argento in miniatura della statua del Cristo Re, opera dell'artista Antonio Sciortino, inaugurata in occasione del Congresso eucaristico svoltosi a Malta nel 1913. Da parte sua il Papa ha ricambiato donando due calici, uno per la diocesi di Malta e uno per quella di Gozo.

Sempre nella sua omelia, il Papa ha incoraggiato i fedeli maltesi a non ascoltare le tante voci che “cercano di persuaderci di mettere da parte la nostra fede in Dio e nella sua Chiesa” e di scegliere autonomamente “i valori e le credenze con i quali vivere”.

Richiamando la prima lettura della Messa odierna riguardante il naufragio di Paolo sulla costa di Malta, il Papa ha invitato i presenti a porre la loro fiducia solamente in Dio.

“Si è tentati di pensare che l’odierna tecnologia avanzata possa rispondere ad ogni nostro desiderio e salvarci dai pericoli che ci assalgono. Ma non è così”, ha osservato.

“In ogni momento della nostra vita dipendiamo interamente da Dio, nel quale viviamo, ci muoviamo ed abbiamo la nostra esistenza – ha aggiunto –. Solo lui può proteggerci dal male, solo lui può guidarci tra le tempeste della vita e solo lui può condurci ad un porto sicuro”.

“E' la nostra relazione con il Signore che fornisce la chiave della nostra felicità e della nostra realizzazione umana – ha continuato –. Ed egli ci chiama ad una relazione di amore”, di un amore capace di “plasmare ogni aspetto della nostra predicazione ed insegnamento, della celebrazione dei sacramenti, e della nostra cura per il Popolo di Dio”.







A Malta il Papa incontra alcune vittime di abusi da parte del clero


LA VALLETTA, domenica, 18 aprile 2010 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ha ricevuto questa domenica alcune vittime maltesi di abusi sessuali da parte di religiosi.

Lo rivela un comunicato diffuso dalla Sala Stampa della Santa Sede, spiegando che il Santo Padre ha incontrato nella Nunziatura Apostolica di Malta "un piccolo gruppo di persone che hanno subito abusi sessuali da parte di membri del clero".

Il Papa, sottolinea la nota, "è rimasto profondamente toccato dalle loro storie e ha espresso la sua vergogna e il suo dolore per ciò che le vittime e le loro famiglie hanno sofferto".

"Ha pregato con loro e ha assicurato che la Chiesa sta facendo, e continuerà a fare, tutto ciò che è in suo potere per indagare sulle dichiarazioni, portare davanti alla giustizia i responsabili degli abusi e implementare misure efficaci volte a salvaguardare i giovani in futuro".

"Nello spirito della sua recente Lettera ai cattolici d'Irlanda, ha pregato che tutte le vittime degli abusi sperimentino guarigione e riconciliazione, potendo andare avanti con rinnovata speranza", conclude il testo.

Il 13 aprile scorso lo stesso Arcivescovo di Malta e Presidente della Conferenza Episcopale maltese, mons. Paul Cremona, aveva incontrato in forma privata un gruppo di vittime di abusi sessuali.


A Malta dal 1999, da quando cioè è stato istituito un Comitato, noto come Response Team, sotto la presidenza di un giudice in pensione, per investigare le accuse di abusi sessuali su minori come anche su adulti, ad opera di membri del clero, religiosi ed operatori pastorali, sono emersi 45 casi risalenti agli anni Settanta.

Di questi 45 casi, 13 devono ancora essere esaminati, mentre il Response Team ne ha rigettati 19 come privi di fondamento ed ha dato il via libera perché venisse istruito il processo contro 13 membri del clero.

In particolare, quattro di questi ultimi casi sono stati segnalati alla Santa Sede: i preti sono stati giudicati colpevoli e condannati. Altri tre preti devono ancora essere ascoltati dal Tribunale istituito dalla Santa Sede, mentre altre quattro inchieste conclusesi recentemente, devono essere riferite alla Santa Sede. Due preti, invece, sono nel frattempo deceduti.












Benedetto XVI si congeda da Malta


LUQA, domenica, 18 aprile 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo le parole pronunciate da Benedetto XVI questa domenica pomeriggio all’aeroporto internazionale di Malta congedandosi dal Paese al termine della sua visita apostolica.

* * *

Signor Presidente,
Eccellenze,
Signore e Signori,

è per me giunto il tempo di dare l’addio a Malta. Ringrazio Dio per l’opportunità datami di incontrare molti di voi e di visitare questa bella isola. Ringrazio il Presidente per le cortesi parole e ringrazio voi tutti, che mi avete offerto un così caloroso e generoso benvenuto. Questo viaggio mi ha offerto l’occasione di un più profondo apprezzamento di come il Vangelo predicato da san Paolo ha plasmato l’identità spirituale del popolo maltese. Nel momento in cui mi congedo da voi, permettetemi di incoraggiarvi ancora una volta a coltivare una profonda coscienza della vostra identità ed accogliere le responsabilità che ne discendono, specialmente promuovendo i valori del Vangelo che vi offrono una chiara visione della dignità umana e della comune origine, nonché destino, del genere umano.

Siate un esempio, sia qui che altrove, di una dinamica vita cristiana. Siate fieri della vostra vocazione cristiana e conservate con cura la vostra eredità religiosa e culturale. Guardate al futuro con speranza, con profondo rispetto per la creazione di Dio, ossequio per la vita umana, alta stima per il matrimonio e l’integrità della famiglia! Kunu wlied denjit ta’ San Pawl! [Siate degni figli e figlie di san Paolo!]

Tenendo presente la sua posizione geografica nel cuore del Mediterraneo, molti migranti arrivano ai lidi di Malta, alcuni per fuggire da situazioni di violenza e di persecuzione, altri alla ricerca di migliori condizioni di vita. So delle difficoltà che possono causare l’accoglienza di un gran numero di persone, difficoltà che non possono essere risolte da alcun Paese di primo approdo, da solo. Allo stesso tempo, sono anche fiducioso che, contando sulla forza delle radici cristiane e sulla lunga e fiera storia di accoglienza degli stranieri, Malta cercherà, con il sostegno di altri Stati e delle Organizzazioni internazionali, di venire in soccorso di quanti qui arrivano ed assicurarsi che i loro diritti siano rispettati.

Questi nobili scopi dipendono da un’instancabile dedizione al compito pieno di sfide del dialogo e della cooperazione all’interno della comunità internazionale ed europea, luoghi privilegiati presso i quali Malta rende testimonianza dei valori cristiani che hanno aiutato a forgiarne l’identità. Unità, solidarietà e rispetto reciproco stanno alla base della vostra vita sociale e politica. Ispirati dalla vostra fede cattolica, essi sono la bussola che vi guiderà alla ricerca di un autentico ed integrale sviluppo. Il tesoro dell’insegnamento sociale della Chiesa ispirerà e guiderà tali sforzi. Non lasciate mai che la vostra vera identità venga compromessa dall’indifferentismo o dal relativismo. Possiate essere sempre fedeli all’insegnamento di san Paolo, che vi esorta: "Vigilate, state saldi nella fede, comportatevi in modo virile, siate forti. Tutto si faccia tra voi nella carità" (1 Cor, 13-14). Grazzi ħafna, il-Bambin iberikkom! [Molte grazie e Dio vi benedica!]

[© Copyright 2010 - Libreria Editrice Vaticana]









Discorso del Papa durante l'incontro con i giovani di Malta


LA VALLETTA, domenica, 18 aprile 2010 (ZENIT.org).- Riportiamo il testo del discorso che Benedetto XVI ha pronunciato questa domenica pomeriggio al porto di La Valletta durante l'incontro con i giovani di Malta e di Gozo.

* * *

Żgħażagħ Maltin u Għawdxin, jien kuntent ħafna li ninsab maghkom,

[Cari giovani di Malta e Gozo, sono molto felice di essere con voi,]

quale gioia è per me essere con voi oggi nella vostra terra natia. In questo significativo anniversario ringraziamo Dio di aver inviato l’apostolo Paolo in queste isole, che sono state fra le prime a ricevere la Buona Novella di Nostro Signore Gesù Cristo.

Saluto cordialmente l’Arcivescovo Cremona e il Vescovo Grech che ringrazio per le sue gentili parole, e tutti i vescovi, sacerdoti e religiosi che sono qui. In particolare saluto voi, giovani di Malta e Gozo, e vi ringrazio per avermi parlato dei problemi che maggiormente vi interessano. Apprezzo il vostro desiderio di cercare e trovare la verità e di conoscere cosa dovete fare per raggiungere la pienezza della vita.

San Paolo, da giovane, ha avuto un’esperienza che lo ha cambiato per sempre. Come sapete, un tempo egli era nemico della Chiesa ed ha fatto di tutto per distruggerla. Mentre era in viaggio verso Damasco, con l’intento di eliminare ogni cristiano che vi avesse trovato, gli apparve il Signore in visione. Una luce accecante brillò attorno a lui ed egli udì una voce dirgli: " perché mi perseguiti?... Io sono Gesù, che tu perseguiti" (At 9,4-5). Paolo venne completamente sopraffatto da questo incontro con il Signore e tutta la sua vita venne trasformata. Divenne un discepolo fino ad essere un grande apostolo e missionario. Qui a Malta avete un particolare motivo di rendere grazie per le fatiche missionarie di Paolo, che divulgò il Vangelo nel Mediterraneo.

Ogni incontro personale con Gesù è un’esperienza travolgente d’amore. Dapprima, come Paolo stesso ammette, aveva "perseguitato ferocemente la Chiesa di Dio e cercato di distruggerla" (cfr Gal 1,13). Ma l'odio e la rabbia espresse in quelle parole furono completamente spazzate via dalla potenza dell'amore di Cristo. Per il resto della sua vita, Paolo ha avuto l’ardente desiderio di portare l’annuncio di questo amore fino ai confini della terra.

Forse qualcuno di voi mi dirà che San Paolo è stato spesso severo nei suoi scritti. Come posso affermare che egli ha diffuso un messaggio d’amore? La mia risposta è questa. Dio ama ognuno di noi con una profondità e intensità che non possiamo neppure immaginare. Egli ci conosce intimamente, conosce ogni nostra capacità ed ogni nostro errore. Poiché egli ci ama così tanto, egli desidera purificarci dai nostri errori e rafforzare le nostre virtù così che possiamo avere vita in abbondanza. Quando ci richiama perché qualche cosa nelle nostre vite dispiace a lui, non ci rifiuta, ma ci chiede di cambiare e divenire più perfetti. Questo è quanto ha chiesto a San Paolo sulla via di Damasco. Dio non rifiuta nessuno. E la Chiesa non rifiuta nessuno. Tuttavia, nel suo grande amore, Dio sfida ciascuno di noi a cambiare e diventare più perfetti.

San Giovanni ci dice che questo amore perfetto scaccia il timore (cfr 1Gv 4,18). E perciò dico a tutti voi "Non abbiate paura!". Quante volte ascoltiamo queste parole nelle Scritture! Sono state indirizzate dall’angelo a Maria nell’Annunciazione, da Gesù a Pietro, quando lo ha chiamato ad essere un discepolo, e dall’angelo a Paolo la vigilia del suo naufragio. A quanti di voi desiderano seguire Cristo, come coppie sposate, genitori, sacerdoti, religiosi e fedeli laici che portano il messaggio del Vangelo al mondo, dico: non abbiate paura! Certamente incontrerete opposizione al messaggio del Vangelo. La cultura odierna, come ogni cultura, promuove idee e valori che sono talvolta in contrasto con quelle vissute e predicate da nostro Signore Gesù Cristo. Spesso sono presentate con un grande potere persuasivo, rinforzato dai media e dalla pressione sociale da gruppi ostili alla fede cristiana. E’ facile, quando si è giovani e impressionabili, essere influenzati dai coetanei ad accettare idee e valori che sappiamo non sono ciò che il Signore davvero vuole da noi. Ecco perché dico a voi: non abbiate paura, ma rallegratevi del suo amore per voi; fidatevi di lui, rispondete al suo invito ad essere discepoli, trovate nutrimento e aiuto spirituale nei sacramenti della Chiesa.

Qui a Malta vivete in una società che è segnata dalla fede e dai valori cristiani. Dovreste essere orgogliosi che il vostro Paese difenda sia il bambino non ancora nato, come pure promuova la stabilità della vita di famiglia dicendo no all'aborto e al divorzio. Vi esorto a mantenere questa coraggiosa testimonianza alla santità della vita e alla centralità del matrimonio e della vita famigliare per una società sana. A Malta e a Gozo le famiglie sanno come valorizzare e prendersi cura dei loro membri anziani ed infermi, ed accolgono i bambini come doni di Dio. Altre nazioni possono imparare dal vostro esempio cristiano. Nel contesto della società europea, i valori evangelici ancora una volta stanno diventando una contro-cultura, proprio come lo erano al tempo di San Paolo.

In quest’Anno Sacerdotale, vi chiedo di essere aperti alla possibilità che il Signore possa chiamare alcuni di voi a darsi totalmente al servizio del suo popolo nel sacerdozio e nella vita consacrata. Il vostro Paese ha dato molti eccellenti sacerdoti e religiosi alla chiesa. Siate ispirati dal loro esempio e riconoscete la profonda gioia che proviene nel dedicare la propria vita all’annuncio del messaggio dell’amore di Dio per tutti, senza eccezione.

Ho già parlato della necessità di aver cura dei più giovani, degli anziani e degli infermi. Ma il cristiano è chiamato a portare il salutare messaggio del Vangelo a tutti. Dio ama ogni singola persona di questo mondo, anzi egli ama ogni singola persona di ogni epoca della storia del mondo. Nella morte e risurrezione di Gesù, resa presente ogni volta che celebriamo la Messa, egli offre la vita in abbondanza a tutte queste persone. Come cristiani siamo chiamati a manifestare l’amore di Dio che comprende tutti. Dobbiamo perciò soccorrere il povero, il debole, l’emarginato; dobbiamo avere una cura speciale per coloro che sono in difficoltà, che patiscono la depressione o l'ansia; dobbiamo aver cura del disabile e fare tutto quello che possiamo per promuovere la loro dignità e qualità di vita; dovremmo prestare attenzione ai bisogni degli immigrati e di coloro che cercano asilo nelle nostre terre; dovremmo tendere la mano con amicizia ai credenti e non. Questa è la nobile vocazione di amore e di servizio che tutti noi abbiamo ricevuto. Lasciate che ciò vi spinga a dedicare le vostre vite a seguire Cristo. La tibżgħux tkunu ħbieb intimi ta’ Kristu. [Non abbiate paura di essere amici intimi di Cristo.]

Cari giovani, mentre sto per lasciarvi, desidero che sappiate quanto vi sono vicino e che ricordo voi, i vostri familiari e i vostri amici nelle mie preghiere.

"Selluli għaż-żgħażagħ Maltin u Għawdxin kollha." ["Date i miei saluti a tutti i giovani di Malta e Gozo."]

[© Copyright 2010 - Libreria Editrice Vaticana]
Paparatzifan
00lunedì 19 aprile 2010 00:47
Dal blog di Lella...

Ratzinger a colloquio con 8 maltesi vittime di preti pedofili dopo la messa a Floriana

FLORIANA (MALTA)

L'incontro si è svolto a porte chiuse domenica nella nunziatura apostolica di Rabat, dove il Santo Padre è tornato per pranzo a conclusione di una messa celebrata di fronte a 40 mila fedeli a Floriana.
Il Papa a Malta ha incontrato «un piccolo gruppo di persone che sono state abusate sessualmente da esponenti del clero», rende noto la sala stampa vaticana con una nota in inglese. «Egli era profondamente commosso dalle loro storie ed ha espresso la sua vergogna e il suo dolore per quello che le vittime e le loro famiglie hanno sofferto. Ha pregato con loro ed ha garantito loro che la Chiesa sta facendo e continuerà a fare tutto quello che è in suo potere per indagare le accuse, assicurare alla giustizia coloro che sono responsabili degli abusi e applicare effettivamente le misure tese a salvaguardare i giovani in futuro. Nello spirito della sua recente lettera ai cattolici d’Irlanda - conclude la nota del Vaticano - ha pregato affinché tutte le vittime degli abusi sperimentino la guarigione e la riconciliazione, permettendo loro di andare avanti con rinnovata speranza». A quanto riferisce il Times of Malta, le vittime maltesi di preti pedofili erano otto ed erano scortate dalla polizia. Tra di essi, c’era il loro portavoce Lawrence Grech. Erano accompagnati da monsignor Anton Gouder, pro-vicario generale di Malta. Sinora il Vaticano non aveva né escluso né confermato che tale incontro sarebbe avvenuto, tenuto conto del breve lasso di tempo che il Papa trascorre a Malta, sabato e domencia. Benedetto XVI aveva già incontrato delle vittime di preti pedofili nei suoi viaggi negli Stati Uniti e in Australia. Nella recente lettera ai cattolici irlandesi sul tema della pedofilia, Ratzinger aveva affermato di essere disponibile ad incontrare altre vittime.
Ai giornalisti che lo incalzavano di domande circa un nuovo incontro a Malta, il portavoce vaticano Federico Lombardi aveva risposto: «Anche in passato ne ha fatti, ma sempre in un clima che era chiaramente e intenzionalmente di raccoglimento e discrezione, non sotto una pressione di carattere mediatico, in modo da avere possibilità di ascolto e comunicazione personale». Nei giorni scorsi dieci uomini, che affermano di essere stati abusati quando erano bambini da alcuni sacerdoti nell’orfanotrofio St Joseph di Sta Vanera, avevano chiesto all’arcivescovo della Valletta Paul Cremona di incontrare il Papa. I vescovi dell’isola hanno creato un «response team» che da undici anni ha raccolto le denunce di 84 casi di abusi da parte di una quarantina di sacerdoti.

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Paparatzifan
00lunedì 19 aprile 2010 00:48
Dal blog di Lella...

Pedofilia/ Vittima Malta: Incontrare Papa ha dato pace ai cuori

Il portavoce degli otto uomini: Ha avuto coraggio ad incontrarci

Roma, 18 apr. (Apcom)

"Adesso abbiamo la pace nei nostri cuori, anche perché il Papa ha trovato il tempo di incontrarci. Adesso guardiamo alla fine del processo e alla chiusura di questo capitolo": è il commento del portavoce delle vittime dei preti pedofili maltesi, Lawrence Grech, all'incontro di venti minuti con il Papa nella nunziatura apostolica di Rabat, nell'isola mediterranea.
"Ammiro il Papa per il coraggio di incontrarci. Era imbarazzato dagli errori di altri", ha detto Grech al 'Times of Malta'.
Ad una delle otto vittime che gli domandava come è stato possibile che avvenissero gli abusi sui minori, Benedetto XVI, a quanto riferito da Grech, ha risposto: "Possiamo solo pregare". Il Papa ha benedetto gli otto uomini ed ha promesso loro la propria preghiera.

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Paparatzifan
00lunedì 19 aprile 2010 00:49
Dal blog di Lella...

Papa a malta: si invoca chiesa senza macchia ne' vipere

Salvatore Izzo

(AGI) - La Valletta, 18 apr.

Una preghiera "per la Comunita' cattolica maltese, della quale facciamo parte, affinche', rafforzati nella nostra fede, si eviti tutto quanto possa in ogni modo esserle di danno, cosi' che noi possiamo consegnarla senza macchia alle future generazioni" e' stata letta da una bambina nel corso della grande messa presieduta da Papa Ratzinger nella grande piazza dei Granai di Floriana.
E si e' pregato ìanche "per Sua Santita' papa Benedetto XVI, che celebra domani il quinto anniversario della sua elezione come successore di Pietro e pastore del gregge della Chiesa, affinche' con l'aiuto dello Spirito Santo possa ascoltare con devozione la Parola di Dio, preservarla in santita' e insegnarla fedelmente".
Nell'omelia il Papa ha rievocato tra l'altro l'episodio occorso a San Paolo a Malta, quando fu morso da una vipera.
"Conosciamo dal Vangelo di san Marco - ha detto - i segni che accompagnano coloro che hanno posto la loro fede in Gesù: prenderanno in mano serpenti e questo non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno. Tali segni sono stati presto riconosciuti dai vostri antenati, quando Paolo venne fra loro. Una vipera si attaccò alla sua mano ma egli semplicemente la scosse e gettò nel fuoco ì senza soffrire alcun danno. Paolo fu condotto a vedere il padre di Publio, il 'protos' dell’isola, e dopo aver pregato e imposto le mani su di lui, lo guarì dalla febbre. Di tutti i doni portati a queste rive nel corso della storia della vostra gente, quello portato da Paolo è stato il più grande di tutti, ed è vostro merito che esso sia stato subito accolto e custodito".

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PAPA A MALTA: RICORDA WOJTYLA CHE VOLLE MARIA REGINA FAMIGLIA

Salvatore Izzo

(AGI) - La Valletta, 18 apr.

Benedetto XVI ha donato una rosa d'oro all'icona della Vergine piu' venerata di Malta, Nostra Signora di Ta' Pinu portata oggi a Floriana da Gozo. "Sono lieto - ha detto prima della preghiera mariana del Regina Caeli - di presentare una Rosa d'Oro a lei, come segnodel nostro filiale affetto, che condividiamo per la Madre di Dio. Vi chiedo in particolare di pregarla con il titolo di Regina della Famiglia, un titolo aggiunto alle Litanie Lauretane dal mio amato predecessore, Papa Giovanni Paolo II, egli stesso ospite, in varie occasioni, di queste terre". "Offrendovi questo tangibile ricordo della mia stessa visita, vi ringrazio - ha aggiunto - per tutto quello che ho ricevuto da voi in contraccambio, specialmente per il calore della vostra devozione e per il sostegno delle vostre preghiere per il mio ministero di Successore di Pietro".
Al termine della messa, il Papa ha voluto anche "salutare tutti i pellegrini di lingua italiana qui presenti oggi in questa felice occasione, specialmente quelli che sono giunti da Lampedusa e Linosa". "Grazie - ha detto loro in italiano - per essere venuti a condividere questo momento di celebrazione e di preghiera con i fratelli e le sorelle maltesi. Che l'Apostolo Paolo, del quale commemoriamo l'anniversario della presenza in queste isole, sia per voi un esempio di fede salda e coraggiosa di fronte alle avversita'. Su tutti voi e sui vostri familiari a casa, ben volentieri invoco abbondanti Benedizioni del Signore per un felice e santo tempo di Pasqua".

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Paparatzifan
00lunedì 19 aprile 2010 00:50
Dal blog di Lella...

Pedofilia: vittima,ho visto Papa piangere

'Non mi aspettavo scuse, ma in lui ho colto umilta' Chiesa'

LA VALLETTA, 18 APR

'Ho visto il Papa piangere di emozione e mi sono sentito liberato da un gran peso'. Cosi' una delle vittime di abusi a Malta. Benedetto XVI ha incontrato otto persone stamani sull'isola, dove e' in visita, vittime di violenza da parte di preti pedofili. Lawrence Grech ha detto: 'Non mi aspettavo scuse dal Papa ma ho visto in lui e nel vescovo di Malta l'umilta' di una Chiesa che in quel momento rappresentava tutto il problema della Chiesa moderna'.

© Copyright Ansa


Paparatzifan
00lunedì 19 aprile 2010 00:51
Dal blog di Lella...

Benedetto XVI a Malta. L'approdo che salva dal naufragio

Il pianto del papa con le vittime degli abusi sessuali. "Dio non rifiuta nessuno. E la Chiesa non rifiuta nessuno. Tuttavia, nel suo grande amore, Dio sfida ciascuno di noi a cambiare e diventare più perfetti"

di Sandro Magister

ROMA, 18 aprile 2010

L'atto simbolico più forte del suo viaggio a Malta, Benedetto XVI l'ha compiuto al riparo dai media. È stato il suo pianto con otto vittime di abusi sessuali ad opera di sacerdoti, abusi compiuti su di loro quand'erano in giovanissima età.
Il papa li ha incontrati a porte chiuse, nella nunziatura, poco dopo la messa di domenica 18 aprile. È stato uno degli otto, Lawrence Grech, 35 anni, a riferire del pianto del papa. E anche della propria commozione e del riaccendersi in lui della fede.

Il comunicato ufficiale vaticano ha così descritto l'incontro:

"Il Santo Padre era profondamente commosso dai loro racconti ed ha espresso la sua vergogna e dolore per ciò che le vittime e le loro famiglie hanno sofferto. Ha pregato con loro ed ha assicurato loro che la Chiesa sta facendo e continuerà a fare tutto ciò che è nelle sue possibilità per accertare le accuse, per portare di fronte alla giustizia i responsabili degli abusi e per mettere in pratica misure efficaci finalizzate alla salvaguardia dei giovani nel futuro. Nello spirito della sua recente lettera ai cattolici dell'Irlanda, ha pregato affinché tutte le vittime di abusi possano sperimentare guarigione e riconciliazione, che diano loro la forza per proseguire il cammino con rinnovata speranza".

*

In effetti, il viaggio a Malta è stato compiuto da papa Joseph Ratzinger sotto una pressione mediatica internazionale fortissima, che esigeva da lui dei gesti e delle parole per lo scandalo della pedofilia.
E lui non vi si è sottratto. Ma l'ha fatto con lo stile che gli è proprio.

Non ha mai parlato esplicitamente, in pubblico, della questione della pedofilia. Ha ascoltato, piuttosto, ciò che altri gli hanno detto in proposito: il vescovo della Valletta all'inizio della messa e, nel pomeriggio, un giovane omosessuale, durante l'incontro con i giovani sulla banchina del porto. Quest'ultimo intervento, in particolare, è stato un j'accuse tagliente e circostanziato contro le pecche della Chiesa.

In almeno due occasioni, però, papa Benedetto ha fornito in pubblico la sua chiave di lettura della crisi che ha colpito la Chiesa con lo scandalo della pedofilia.

*

La prima volta è stata sabato pomeriggio, quando ha brevemente parlato ai giornalisti sull'aereo diretto a Malta.

Per spiegare i motivi del suo viaggio, Benedetto XVI ha ricordato il naufragio di san Paolo a Malta nell'anno 60:

"Penso che il motivo del naufragio parla per noi. Dal naufragio, per Malta è nata la fortuna di avere la fede; così possiamo pensare anche noi che i naufragi della vita possono fare il progetto di Dio per noi e possono anche essere utili per nuovi inizi nella nostra vita".

E poco oltre ha aggiunto:

"So che Malta ama Cristo e ama la sua Chiesa che è il suo Corpo e sa che, anche se questo Corpo è ferito dai nostri peccati, il Signore tuttavia ama questa Chiesa, e il suo Vangelo è la vera forza che purifica e guarisce".

*

La seconda volta è stata domenica pomeriggio, col discorso ai giovani sul molo del porto della Valletta.

Ha detto il papa, in questo discorso:

"San Paolo, da giovane, ha avuto un’esperienza che lo ha cambiato per sempre. Come sapete, un tempo egli era nemico della Chiesa ed ha fatto di tutto per distruggerla. Mentre era in viaggio verso Damasco, con l’intento di eliminare ogni cristiano che vi avesse trovato, gli apparve il Signore in visione. Una luce accecante brillò attorno a lui ed egli udì una voce dirgli: 'Perché mi perseguiti? Io sono Gesù, che tu perseguiti' (Atti 9, 4-5). Paolo venne completamente sopraffatto da questo incontro con il Signore e tutta la sua vita venne trasformata. Divenne un discepolo fino ad essere un grande apostolo e missionario. [...]

"Ogni incontro personale con Gesù è un’esperienza travolgente d’amore. Dapprima, come Paolo stesso ammette, aveva 'perseguitato ferocemente la Chiesa di Dio e cercato di distruggerla' (cfr. Galati 1, 13). Ma l'odio e la rabbia espresse in quelle parole furono completamente spazzate via dalla potenza dell'amore di Cristo. Per il resto della sua vita, Paolo ha avuto l’ardente desiderio di portare l’annuncio di questo amore fino ai confini della terra.

"Forse qualcuno di voi mi dirà che San Paolo è stato spesso severo nei suoi scritti. Come posso affermare che egli ha diffuso un messaggio d’amore?

"La mia risposta è questa. Dio ama ognuno di noi con una profondità e intensità che non possiamo neppure immaginare. Egli ci conosce intimamente, conosce ogni nostra capacità ed ogni nostro errore. Poiché egli ci ama così tanto, egli desidera purificarci dai nostri errori e rafforzare le nostre virtù così che possiamo avere vita in abbondanza. Quando ci richiama perché qualche cosa nelle nostre vite dispiace a lui, non ci rifiuta, ma ci chiede di cambiare e divenire più perfetti. Questo è quanto ha chiesto a San Paolo sulla via di Damasco. Dio non rifiuta nessuno. E la Chiesa non rifiuta nessuno. Tuttavia, nel suo grande amore, Dio sfida ciascuno di noi a cambiare e diventare più perfetti.

"San Giovanni ci dice che questo amore perfetto scaccia il timore (cfr. 1 Giovanni 4, 18). E perciò dico a tutti voi 'Non abbiate paura!'. Quante volte ascoltiamo queste parole nelle Scritture! Sono state indirizzate dall’angelo a Maria nell’Annunciazione, da Gesù a Pietro, quando lo ha chiamato ad essere un discepolo, e dall’angelo a Paolo la vigilia del suo naufragio. A quanti di voi desiderano seguire Cristo, come coppie sposate, genitori, sacerdoti, religiosi e fedeli laici che portano il messaggio del Vangelo al mondo, dico: non abbiate paura! Certamente incontrerete opposizione al messaggio del Vangelo. La cultura odierna, come ogni cultura, promuove idee e valori che sono talvolta in contrasto con quelle vissute e predicate da nostro Signore Gesù Cristo. Spesso sono presentate con un grande potere persuasivo, rinforzato dai media e dalla pressione sociale da gruppi ostili alla fede cristiana. È facile, quando si è giovani e impressionabili, essere influenzati dai coetanei ad accettare idee e valori che sappiamo non sono ciò che il Signore davvero vuole da noi. Ecco perché dico a voi: non abbiate paura, ma rallegratevi del suo amore per voi; fidatevi di lui, rispondete al suo invito ad essere discepoli, trovate nutrimento e aiuto spirituale nei sacramenti della Chiesa.

"Qui a Malta vivete in una società che è segnata dalla fede e dai valori cristiani. Dovreste essere orgogliosi che il vostro Paese difenda sia il bambino non ancora nato, come pure promuova la stabilità della vita di famiglia dicendo no all'aborto e al divorzio. Vi esorto a mantenere questa coraggiosa testimonianza alla santità della vita e alla centralità del matrimonio e della vita famigliare per una società sana. A Malta e a Gozo le famiglie sanno come valorizzare e prendersi cura dei loro membri anziani ed infermi, ed accolgono i bambini come doni di Dio. Altre nazioni possono imparare dal vostro esempio cristiano. Nel contesto della società europea, i valori evangelici ancora una volta stanno diventando una contro-cultura, proprio come lo erano al tempo di San Paolo.

"In quest’Anno Sacerdotale, vi chiedo di essere aperti alla possibilità che il Signore possa chiamare alcuni di voi a darsi totalmente al servizio del suo popolo nel sacerdozio e nella vita consacrata. Il vostro paese ha dato molti eccellenti sacerdoti e religiosi alla chiesa. Siate ispirati dal loro esempio e riconoscete la profonda gioia che proviene nel dedicare la propria vita all’annuncio del messaggio dell’amore di Dio per tutti, senza eccezione".

*

Naufragio e ferite, odio e volontà di distruggere... Ma per papa Benedetto davvero tutto è grazia e promessa di guarigione, "anche gli attacchi del mondo ai nostri peccati". Possono essere la mano di Dio che "desidera purificarci dai nostri errori e rafforzare le nostre virtù, così che possiamo avere vita in abbondanza".

chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1342937


Paparatzifan
00lunedì 19 aprile 2010 00:52
Dal blog di Lella...

PAPA: RABBIA E ODIO SPAZZATI VIA DA LACRIME RATZINGER

(AGI) - La Valletta, 18 apr.

(di Salvatore Izzo)

Prima di cadere sulla via di Damasco, Paolo, come egli stesso racconta, aveva "perseguitato ferocemente la Chiesa di Dio e cercato di distruggerla".
"Ma - ha affermato oggi il Papa in visita a Malta - l'odio e la rabbia espresse in quelle parole furono completamente spazzate via dalla potenza dell'amore di Cristo".
Una riflessione che riassume bene quanto e' accaduto in questo 14esimo viaggio internazionale di Benedetto XVI, preceduto da attacchi e polemiche mediatiche su presunte coperture offerte ai preti pedofili, ma poi caratterizzato da folle ed entusiasmo superiori a ogni ottimistica attesa (50 mila fedeli nella piazza dei Granai di Floriana, 15 mila giovani sulla banchina Waterfront) e soprattutto dalle lacrime sincere del Pontefice che hanno accompagnato l'incontro con le vittime di questi stupri nel raccoglimento della Cappella della nunziatura di Rabat. E anche i diversi interventi pronunciati dal Papa teologo sono stati nel segno di una assoluta fermezza sui principi - tenete duro su divorzio e aborto ha chiesto ai cattolici maltesi - temeperata pero' dall'invito altrettanto forte ad un'apertura verso gli altri, a partire dagli immigrati che approdano su quest'isola nel cuore del Mediterraneo.
"Ho visto il Papa piangere di emozione e mi sono sentito liberato da un grande peso", ha raccontato una delle otto vittime. "Ho visto in lui e nel vescovo di Malta l'umilta' di una Chiesa che in quel momento rappresentava tutto il problema della Chiesa moderna".
E quando il Papa, "ha appoggiato la mano sulla testa di ciascuno dei partecipanti all'incontro, benedicendoli, mi sono sentito - ha detto - liberato e sollevato da un grande peso". "Dio non rifiuta nessuno. E la Chiesa non rifiuta nessuno", ha detto il Pontefice agli oltre 15 mila ragazzi di Malta che lo hanno acclamato con grande entusiasmo al suo arrivo - con lo stesso catamarano utilizzato da Giovanni Paolo II nel '90 - sulla banchina gremita all'inverosimile.
"Dio - ha spiegato - ama ogni singola persona di questo mondo, anzi egli ama ogni singola persona di ogni epoca della storia del mondo.
Nella morte e risurrezione di Gesu', resa presente ogni volta che celebriamo la Messa, egli offre la vita in abbondanza a tutte queste persone. Come cristiani siamo chiamati a manifestare l'amore di Dio che comprende tutti. Dobbiamo percio' soccorrere il povero, il debole, l'emarginato; dobbiamo avere una cura speciale per coloro che sono in difficolta', che patiscono la depressione o l'ansia; dobbiamo aver cura del disabile e fare tutto quello che possiamo per promuovere la loro dignita' e qualita' di vita; dovremmo prestare attenzione ai bisogni degli immigrati e di coloro che cercano asilo nelle nostre terre; dovremmo tendere la mano con amicizia ai credenti e non. Questa - per il Pontefice che domani festeggia 5 anni dall'elezione - e' la nobile vocazione di amore e di servizio che tutti noi abbiamo ricevuto".
Ma ancora una volta Benedetto XVI ha saputo coniugare dolcezza e fermezza nel suo predicare per il mondo (altri quattro paesi lo attendono dopo Malta in questo 2010: Portogallo, Cipro, Gran Bretagna e Spagna). "Idee e valori che sono talvolta in contrasto con quelle vissute e predicate da nostro Signore Gesu' Cristo - ha denunciato oggi a Waterfront - sono presentati con un grande potere persuasivo, rinforzato dai media e dalla pressione sociale da gruppi ostili alla fede cristiana".
E citando ancora il naufragio di San Paolo su quest'Isola, ha ricordato che quando la barca "e' scossa dalle onde" occorre tenere lo sguardo fisso in Dio. Come l'83enne Joseph Ratzinger sta mostrando di saper fare. Senza arretrare di un centimetro sulle verita' del Vangelo, dal quale derivano quei valori irrinunciabili la cui difesa tante critiche e polemiche strumentali sta attirando su di lui.
Nel contesto della societa' europea, i valori evangelici ancora una volta stanno diventando una contro-cultura, proprio come lo erano al tempo di San Paolo", ha rilevato il Pontefice ricordando che la stori adi Malta "e' segnata dalla fede e dai valori cristiani.
Dovreste essere orgogliosi - ha detto - che il vostro Paese difenda sia il bambino non ancora nato, come pure promuova la stabilita' della vita di famiglia dicendo no all'aborto e al divorzio. Vi esorto a mantenere questa
coraggiosa testimonianza alla santita' della vita e alla centralita' del matrimonio e della vita famigliare per una societa' sana". "A Malta e a Gozo - ha continuato Ratzinger - le famiglie sanno come valorizzare e prendersi cura dei loro membri anziani ed infermi, ed accolgono i bambini come doni di Dio
Altre nazioni - ha scandito - possono imparare dal vostro esempio cristiano". Una adesione al Vangelo che deve portare pero' Malata ad una migliore accoglienza degli immigrati, anche se le difficolta' attuali "non possono essere risolte da alcun Paese da solo", davanti a un fenomeno cosi' massiccio: "molti migranti che arrivano ai lidi di Malta, alcuni per fuggire da situazioni di violenza e di persecuzione, altri alla ricerca di migliori condizioni di vita". Per Malta una sfida da raccogliere: "sono fiducioso - ha assicurato il Pontefice - che, contando sulla forza delle radici cristiane e sulla lunga e fiera storia di accoglienza degli stranieri, Malta cerchera', con il sostegno di altri Stati e delle Organizzazioni internazionali, di venire in soccorso di quanti qui arrivano ed assicurarsi che i loro diritti siano rispettati", coerentemente con i valori cristiani che hanno aiutato a forgiare l'identita' di un popolo straordinario: "unita', solidarieta' e rispetto reciproco" devono restare alla base della vita sociale e politica di questo paese cattolico, che il Papa vuole sia baluardo a difesa dei valori nell'Unione Europea.

© Copyright (AGI)


Paparatzifan
00lunedì 19 aprile 2010 00:55
Dal "Corriere della sera"...

Papa rientra a Roma da Malta

18 Aprile 2010 22:32

CIAMPINO (Roma) - Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, ha accolto il Papa poco fa alla scaletta dell'aereo speciale di AirMalta, che l'ha riportato in Italia dopo la visita nell'isola: Ratzinger e' salito quindi a bordo di un elicottero dell'Aeronautica Militare, che dallo scalo romano di Ciampino l'ha riportato in Vaticano. (RCD)
+PetaloNero+
00lunedì 19 aprile 2010 16:33
Il viaggio del Papa a Malta: il commento di padre Lombardi


Per un bilancio del viaggio del Papa a Malta, Sergio Centofanti ha sentito il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi:


R. – Certamente è un bilancio estremamente positivo, direi anche superiore all’attesa per gli stessi organizzatori maltesi. E questo perché il calore della rispondenza, la quantità spontanea di persone per le strade, tutte molto gioiose e molto ordinate, corrette nella manifestazione del loro entusiasmo, è qualcosa che ha colpito molto profondamente. Io credo che si possa dire tranquillamente che circa 200 mila persone, nei due giorni, hanno potuto vedere il Papa. Quindi, una partecipazione corale. L’atmosfera era estremamente positiva, estremamente serena. Direi che sono un po’ le radici cristiane di questo popolo, la sua grande tradizione anche cattolica che si è spontaneamente manifestata. Anche se ci potevano essere state - prima della visita - alcune discussioni, non sembrava così chiaro anche sulla stampa quale sarebbe stata l’accoglienza. Di fatto l’accoglienza si è manifestata corale, totale, assolutamente positiva e disponibile a ricevere il messaggio del Papa.


D. – E qual è stato il messaggio del Papa?


R. – Il Papa ha invitato a riconoscere la grandezza del dono ricevuto attraverso San Paolo e a continuare a farlo fruttificare e a mantenerlo vivo. Quindi, la fedeltà gioiosa ai valori cristiani per il bene della società maltese e anche del contributo che Malta può dare alla comunità europea e alla società del mondo di oggi nel testimoniare i valori della famiglia, della vita, dell’impegno sociale secondo i principi di solidarietà e di carità che la Chiesa ci propone. Malta - collocata al centro del Mediterraneo, crocevia di incontro fra culture e fra popoli - ha una sua missione di incontro, di dialogo, di fecondazione di elementi che vengono da diverse culture e tradizioni ed anche una grande tradizione di accoglienza. Quindi il tema dell’immigrazione e dell’accoglienza degli immigrati che attraversano il Mediterraneo e del dialogo con i popoli che sono sulle coste di questo grande mare, vissuto con una prospettiva positiva di futuro e con una fedeltà al passato.


D. – Il Papa ha incontrato alcune vittime di abusi. Come si è svolto questo incontro?


R. – L’incontro è stato molto semplice e direi che è un messaggio nel modo stesso in cui avviene: un incontro discreto, lontano – diciamo così – dal clamore dei media e dalla pubblicità; impostato a cominciare da un momento di preghiera e poi continuando con un ascolto profondo da parte del Papa delle parole che queste persone desiderano dirgli, tutto quello che possono avere nel cuore e che vogliono dire al Papa come pastore e come padre. Le risposte – diciamo – sono molto semplici, molto spontanee di partecipazione, di dolore, di preghiera, di incoraggiamento, di speranza, che il Papa può dire a ciascuno di loro. Importante è che fosse un incontro in cui ognuno dei presenti avesse la sua possibilità di esprimersi e la parola del Papa per lui, perché si tratta di incontrare e – diciamo - di curare delle ferite personali profonde e, quindi, la via non è tanto quella dei messaggi gridati, ma è proprio quella dell’ascolto e del dialogo in profondità. Il Papa ha potuto farlo ed ha concluso di nuovo con una preghiera comune e con una benedizione questo incontro. Mi pare di capire che le testimonianze date dagli stessi partecipanti, che hanno voluto liberamente parlarne, sono state estremamente positive. Io, che ero presente, vedevo un clima molto, molto commosso, molto profondo, ma anche molto sereno e pieno di speranza, di risanamento e di riconciliazione.


D. – Oggi è il quinto anniversario dell’elezione di Benedetto XVI: una sua riflessione…


R. – Io torno sempre, evidentemente, al momento iniziale di questo Pontificato, quando bisogna farne un poco un bilancio, dare uno sguardo riassuntivo. Il momento iniziale non tanto l’affaccio alla Loggia, quanto poi il discorso tenuto da Benedetto XVI nella Cappella Sistina, la mattina dopo l’elezione, e che era chiaramente un discorso – possiamo dire – programmatico, in cui venivano messi in rilievo dei punti, delle priorità che egli riteneva fossero quelle del servizio che il Signore gli stava affidando: la priorità del rapporto tra l’uomo e Dio, la dimensione trascendente e spirituale dell’uomo e un Dio che ci viene, però, rivelato da Gesù Cristo e, quindi, è nel volto di Cristo che noi conosciamo questo Dio; la priorità del dialogo e, quindi con tutti i credenti in Cristo, perché questa testimonianza sia viva, sia coerente, sia credibile nel mondo di oggi, l’ecumenismo; ed anche la disponibilità al dialogo con tutte le persone che cercano sinceramente il volto di Dio nel nostro tempo e quindi i seguaci di altre religioni e il dialogo interreligioso; ma anche con tutte quelle persone che cercano, pur non conoscendo Dio o pensando di non conoscerlo. Quindi, un messaggio capace di incontrare le attese più profonde che ci sono nella cultura e nel mondo di oggi e che spesso sono molto preoccupanti per l’umanità di oggi. Ricordo, per esempio, l’ultima Enciclica come una risposta, un documento molto espressivo di questa capacità di attenzione e di impegno di risposta profonda alle domande di oggi, che riguardano certamente il rapporto dell’uomo con Dio anzitutto e con Cristo, ma anche le grandi problematiche di carattere economico, di carattere ambientale, di carattere sociale o antropologico, che si pongono all’umanità di oggi. Tutte le persone oneste capiscono che c’è preoccupazione sui punti di riferimento e sugli orientamenti da prendere nel cammino dell’umanità verso il futuro. Il Papa dà veramente un contributo serio, un contributo che non cerca facili successi, è coerente, è profondo, è ancorato nelle radici della nostra fede, anche in una riflessione teologica e filosofica profonda. Veramente, quindi, è un contributo sostanziale. Le persone attente, oneste, che veramente sono alla ricerca, trovano in lui un interlocutore ed una guida importante.
Paparatzifan
00lunedì 19 aprile 2010 18:38
Dal blog di Lella...

«Ho visto Benedetto XVI piangere» Un'atmosfera di intensa commozione

Il racconto di Lawrence Grech che si dice "liberato" dall'incubo

Karl Stagno-Navarra

LA VALLETTA

«Ho visto Benedetto XVI piangere di emozione. Mi sono sentito liberato da un grande peso».
È ancora commosso Lawrence Grech, una delle otto vittime di abusi da parte di preti maltesi incontrate dal Papa, mentre racconta del suo faccia a faccia con il Pontefice. «Non mi aspettavo scuse dal Papa – dice all'Ansa – ma ho visto in lui e nel vescovo di Malta l'umiltà di una Chiesa che in quel momento rappresentava tutto il problema della Chiesa moderna».
Le otto persone – tutti uomini fra i 30 e i 40 anni – che hanno subito abusi da preti pedofili nella loro infanzia, con le quali il Pontefice si è intrattenuto per circa venti minuti nella Cappella della Nunziatura apostolica di Rabat, dopo la messa celebrata all'aperto a Floriana, si sono dette «soddisfatte» dopo l'atteso incontro.
Subito dopo, il gruppo ha tenuto una conferenza stampa in un convento di suore domenicane ad Attard, alla presenza di uno dei vescovi maltesi che, mentre le vittime raccontavano del colloquio con Benedetto XVI, aveva le lacrime agli occhi.
Grech, che da anni chiede giustizia e una forma di scuse da parte della Chiesa, si è dichiarato «liberato» dall'incubo che lo aveva turbato per anni. «Io insieme ai miei amici abbiamo ringraziato tantissimo il Papa», ha detto piangendo a sua volta per l'emozione.
Tutto l'incontro è stato venato da momenti di forte commozione. All'inizio tutti (erano presenti anche i vescovi di Malta e Gozo, il nunzio a Malta, il sostituto alla Segreteria di Stato e i segretari del Pontefice) hanno pregato in silenzio e in ginocchio nella Cappella. Poi, il Papa ha avvicinato una per una, vicino all'altare, le otto vittime di abusi, ascoltando le loro storie e le loro attese.
Alla fine hanno pregato tutti insieme e a voce alta e il Papa ha impartito la sua benedizione.
Il Pontefice, racconta Grech, «ha appoggiato la mano sulla testa di ciascuno dei partecipanti all'incontro, benedicendoli. Sono stato sollevato e liberato da un grande peso». «Da tanto tempo non andavo più a messa e avevo perso la fede – aggiunge – ma ora mi sento un cattolico convinto».
L'incontro con Benedetto XVI – spiega ancora Grech – è stato «il più grande regalo mai ricevuto dopo la nascita di mia figlia»: e dice questo nonostante il fatto che l'appuntamento gli abbia impedito di partecipare alla festa della piccola, che ieri celebrava con la famiglia il suo terzo compleanno.
Lawrence Grech, a dispetto degli abusi subiti da ragazzino, è diventato un piccolo imprenditore. A 35 anni, dopo dieci anni trascorsi in Australia, gestisce una piccola società di pulizie di tappeti, ed è l'unico del gruppo ad avere un'attività lavorativa autonoma.

© Copyright Gazzetta del sud, 19 aprile 2010


Paparatzifan
00lunedì 19 aprile 2010 21:47
Paparatzifan
00lunedì 19 aprile 2010 22:01
Dal blog di Lella...

«Ascoltando la mia storia Ratzinger ha pianto»

di Andrea Tornielli

«È stato un regalo davvero bellissimo, dopo tutta questa sofferenza, abbiamo pianto tutti, anche il Papa ha pianto». Joseph Magro ha 38 anni, e mostra con orgoglio il rosario che ha appena ricevuto dalle mani del Papa. Insieme con altre sette vittime di abusi sessuali subiti nell’orfanotrofio San Giuseppe, ha potuto parlare a tu per tu per qualche minuto con Benedetto XVI lontano dalle telecamere, nella cappella della nunziatura.

Può raccontare che cosa le è successo?

«Ho subito abusi sessuali a partire dall’età di quindici anni, tra il 1988 e il 1990, nell’orfanotrofio San Giuseppe. Un sacerdote, padre Charles Pulis, veniva a svegliarmi la mattina e mi baciava in bocca, poi mi masturbava. Io non potevo parlare, non potevo ribellarmi, non potevo dire nulla, perché minacciava di buttarmi fuori dall’istituto. Da sette anni si è aperto il processo, ma non abbiamo ancora avuto la sentenza, non abbiamo ancora avuto giustizia».

Com’è andato l’incontro con il Papa?

«Non avevo più fede nei preti, ora, dopo quest’esperienza commovente che mi è capitata, ho ricominciato a sperare. Voi in Italia avete un santo. Capito? Avete un santo».

Posso chiederle quali parole vi siete scambiati con Benedetto XVI?

«Quando gli ho detto che mi chiamavo Joseph, il Papa ha spalancato gli occhi: “Joseph come me!”. Gli ho chiesto: “Perché quel sacerdote mi ha fatto questo, perché ha abusato di me?”. Lui mi ha risposto dicendomi che prega per me, e abbiamo pregato insieme».

Come reagiva il Papa in quei momenti?

«Mi ha molto colpito il fatto che provasse una grande pena. Si vedeva che stava soffrendo con me. Io non volevo farlo soffrire, non gli ho raccontato gli abusi che ho subito, ma lui ha pianto insieme a me, pur non avendo alcuna colpa per ciò che mi è accaduto».

Si aspettava questo incontro?

«No, è stato un grande regalo per me, essere accolto in questo modo e ascoltato da lui. Avevo ascoltato il suo discorso all’aeroporto, sabato pomeriggio, non c’era alcun cenno al problema degli abusi. Ma stamattina (domenica 18, ndr), dopo le nove, ho ricevuto una telefonata: dovevo andare a casa del vescovo perché ci avrebbe portato dal Papa. Ho avuto finalmente un po’ di pace grazie a quest’incontro. Mi ha dato un rosario, questo che porto al collo ora».
AnTor

© Copyright Il Giornale, 19 aprile 2010


Paparatzifan
00lunedì 19 aprile 2010 22:03
Dal blog di Lella...

Malta, il Papa incontra le vittime degli abusi: "C'è vergogna e dolore"

di Andrea Tornielli

Il Pontefice ha assicurato l’impegno della Chiesa per consegnare alla giustizia i preti colpevoli. Ratzinger ha parlato a tu per tu con ciascuna delle vittime

Malta
Nel secondo e ultimo giorno della sua visita a Malta, nella cappella della nunziatura apostolica di Rabat, Benedetto XVI ha incontrato otto vittime di abusi sessuali perpetrati da sacerdoti, assicurando l’impegno della Chiesa per consegnare alla giustizia i colpevoli.
Il Papa, spiega il portavoce vaticano padre Federico Lombardi, «era profondamente commosso» dai racconti delle vittime – tutti uomini tra i trenta e quarant’anni – e «ha espresso la sua vergogna e il suo dolore per quello che le vittime e le loro famiglie hanno sofferto».
Ratzinger «ha pregato con loro e ha garantito loro che la Chiesa sta facendo e continuerà a fare tutto quello che è in suo potere per indagare le accuse, assicurare alla giustizia coloro che sono responsabili degli abusi e applicare effettivamente le misure tese a salvaguardare i giovani in futuro». «Nello spirito della sua recente lettera ai cattolici d’Irlanda – ha aggiunto Lombardi – ha pregato affinché tutte le vittime degli abusi sperimentino la guarigione e la riconciliazione».
All’incontro, che è durato una ventina di minuti, erano presenti l’arcivescovo di Malta e il vescovo di Gozo, il sostituto della segreteria di Stato, il nunzio apostolico e i due segretari del Pontefice. Dopo un momento di preghiera silenziosa e comune, Benedetto XVI «stando vicino all’altare ha parlato a tu per tu con ciascuna delle vittime, in «un clima intenso ma sereno, senza tensione», con evidente «familiarità».
Quello di ieri è stato il terzo incontro a tu per tu lontano dalle telecamere con vittime delle pedofilia, dopo quello avvenuto proprio due anni fa, a Washington, e quello di Sydney, sempre nel 2008. Il gesto significativo di Ratzinger e le inequivocabili parole di Lombardi che l’hanno accompagnato, confermano la decisione del Pontefice di continuare nella linea intrapresa e manifestare vicinanza e comprensione verso le vittime.
La giornata di Benedetto XVI era cominciata con la messa nel piazzale dei Granai a Floriana, alla quale hanno partecipato più di quarantamila persone: un’accoglienza calorosa, festante e al tempo stesso ordinata. Nell’omelia il Papa ha detto: «Molte voci cercano di persuaderci di mettere da parte la nostra fede in Dio e nella sua Chiesa e di scegliere da se stessi i valori e le credenze con i quali vivere». Ma, ha aggiunto parafrasando le parole dell’apostolo Paolo che naufragando qui 1950 anni fa portò l’annuncio della fede cristiana nell’isola, «in ogni momento della nostra vita dipendiamo interamente da Dio, nel quale viviamo, ci muoviamo e abbiamo la nostra esistenza». Ratzinger ha anche osservato come oggi si sia tentati di pensare «che l’odierna tecnologia avanzata possa rispondere ad ogni nostro desiderio e salvarci dai pericoli che ci assalgono. Ma non è così».
Nel pomeriggio, il Papa si è spostato in battello nel porto della Valletta e ha incontrato migliaia di giovani. Negli interventi iniziali uno di loro ha detto della difficoltà che hanno a sentirsi accettati dalla Chiesa coloro che hanno un orientamento sessuale diverso, che hanno famiglie irregolari, che vivono il dramma della droga. Nel suo discorso, Ratzinger ha ripetuto l’invito di Papa Wojtyla, «Non abbiate paura!», e ricordando come la cultura odierna promuova «idee e valori talvolta in contrasto» con quelli predicate da Gesù, ha detto ai giovani di essere orgogliosi per come Malta difende i valori cristiani della vita e della famiglia dicendo no all’aborto e al divorzio».
Nel commiato all’aeroporto, prima di ripartire per Roma, Benedetto XVI è tornato a parlare di immigrazione, e «delle difficoltà che può causare l’accoglienza di un gran numero di persone, difficoltà che non possono essere risolte dal alcun Paese di primo approdo, da solo». Oggi il Papa ricorderà il quinto anniversario dell’elezione pranzando con membri del collegio cardinalizio.

© Copyright Il Giornale, 19 aprile 2010


Paparatzifan
00lunedì 19 aprile 2010 23:07
Dal blog di Lella...

La festa di Malta

Il fondatore della comunità di Taizé amava ripetere con un cristiano del IV secolo, il vescovo Atanasio di Alessandria, che Cristo risorto viene ad animare una festa nel cuore dell'uomo. Ecco, la frase fatta propria da fratel Roger rende benissimo il senso dell'ultimo viaggio papale. E non solo perché la visita a Malta è stata una festa straordinaria, ma anche e soprattutto perché il quattordicesimo itinerario internazionale di Benedetto XVI - non a caso svolto sulle orme di san Paolo - ha concluso il quinto anno di un pontificato rivolto innanzi tutto a fare spazio a Dio e alla sua presenza nel cuore degli uomini di oggi, nel contesto di società che al contrario sembrano averlo dimenticato o addirittura vogliono cancellarlo.
In un piccolo Paese di radicata tradizione cattolica - che ha il coraggio anche politico di mantenere posizioni controcorrente sul matrimonio e la famiglia, così come sulla protezione della persona umana, in un contesto culturale europeo ben diverso - il Papa è stato al centro di una festa per molti aspetti inconsueta e inattesa. Accolto con grande cordialità dal Presidente, Gorg Abela, e dalle altre autorità istituzionali, Benedetto XVI è stato letteralmente sommerso dalla simpatia e dall'affetto del popolo maltese, riversatosi in massa nelle strade dell'isola. In un metaforico abbraccio in cui l'esemplare autodisciplina di origine britannica si è mescolata con un calore mediterraneo debordante al punto che, per la prima volta nell'ultimo quinquennio, questa commovente accoglienza ha provocato un incomprimibile ritardo nell'impeccabile e cronometrica organizzazione dei viaggi papali.
Come sempre in questi cinque anni, il Papa ha saputo parlare al cuore delle donne e degli uomini di Malta, spiegando che la coerenza e l'impegno che nascono dal Vangelo sono, come nei primi secoli del cristianesimo, una vera e propria controcultura. La stessa predicata da Paolo, che sulla via di Damasco seppe aprirsi all'imprevisto di Dio e nel naufragio ebbe coraggio davanti all'ignoto. L'apostolo fu severo nei suoi scritti, ha notato Benedetto XVI davanti a migliaia di giovani, e ha spiegato il perché: "Dio ama ognuno di noi con una profondità e intensità che non possiamo neppure immaginare" e "desidera purificarci dai nostri errori e rafforzare le nostre virtù". Dio infatti "non rifiuta nessuno" - e allo stesso modo "la Chiesa non rifiuta nessuno" - ma "sfida ciascuno di noi a cambiare".
In questo processo di purificazione incessante la Chiesa di Roma è chiamata all'esemplarità, e questo sta facendo il suo vescovo sin dal giorno in cui è stato scelto come successore di Pietro. Per questo anche a Malta Benedetto XVI ha indicato la via ai suoi fedeli e al mondo, incontrando alcune vittime di abusi da parte di membri del clero cattolico. Per dichiarare la sua vergogna e il suo dolore, per assicurare che tutto sarà fatto per ristabilire la giustizia, ma soprattutto per pregare e mostrare loro la vicinanza di Dio. Perché questo è il compito principale del Papa: ripetere a ogni creatura che Dio la ama. E come nessuno Benedetto XVI sa annunciare la festa di Cristo risorto.

g. m. v.

(©L'Osservatore Romano - 19-20 aprile 2010)


+PetaloNero+
00martedì 20 aprile 2010 00:17
La visita del Papa a Malta supera le aspettative
La metà della popolazione ha visto Benedetto XVI



CITTA' DEL VATICANO, lunedì, 19 aprile 2010 (ZENIT.org).- La metà della popolazione dell'arcipelago di Malta è accorsa a vedere Benedetto XVI durante la sua visita apostolica, un dato che permette di comprendere l'impatto del suo 14° viaggio internazionale.

Al suo ritorno a Roma, il bilancio tracciato da padre Federico Lombardi S.I., direttore della Sala Stampa della Santa Sede, è "estremamente positivo, direi anche superiore all'attesa per gli stessi organizzatori maltesi".

"E questo perché il calore della rispondenza, la quantità spontanea di persone per le strade, tutte molto gioiose e molto ordinate, corrette nella manifestazione del loro entusiasmo, è qualcosa che ha colpito molto profondamente. Io credo che si possa dire tranquillamente che circa 200 mila persone, nei due giorni, hanno potuto vedere il Papa. Quindi, una partecipazione corale".

Gli abitanti di Malta sono circa 400.000, per cui un maltese su due ha visto il Pontefice.

Ai microfoni della "Radio Vaticana", il portavoce ha attribuito questa straordinaria partecipazione alle "radici cristiane di questo popolo" e alla sua "grande tradizione anche cattolica che si è spontaneamente manifestata".

I dati, dichiara, sono significativi, perché "non sembrava così chiaro anche sulla stampa quale sarebbe stata l'accoglienza".

Per quanto riguarda l'incontro che il Papa ha avuto questa domenica nella Nunziatura Apostolica con le vittime di abusi sessuali da parte di religiosi, padre Lombardi ha rivelato che "è stato molto semplice". "Direi che è un messaggio nel modo stesso in cui avviene: un incontro discreto, lontano - diciamo così - dal clamore dei media e dalla pubblicità; impostato a cominciare da un momento di preghiera e poi continuando con un ascolto profondo da parte del Papa delle parole che queste persone desiderano dirgli, tutto quello che possono avere nel cuore e che vogliono dire al Papa come pastore e come padre".

Le risposte "sono molto semplici, molto spontanee di partecipazione, di dolore, di preghiera, di incoraggiamento, di speranza, che il Papa può dire a ciascuno di loro. Importante è che fosse un incontro in cui ognuno dei presenti avesse la sua possibilità di esprimersi e la parola del Papa per lui, perché si tratta di incontrare e - diciamo - di curare delle ferite personali profonde e, quindi, la via non è tanto quella dei messaggi gridati, ma è proprio quella dell'ascolto e del dialogo in profondità. Il Papa ha potuto farlo ed ha concluso di nuovo con una preghiera comune e con una benedizione questo incontro".

"Mi pare di capire che le testimonianze date dagli stessi partecipanti, che hanno voluto liberamente parlarne, sono state estremamente positive. Io, che ero presente, vedevo un clima molto, molto commosso, molto profondo, ma anche molto sereno e pieno di speranza, di risanamento e di riconciliazione", ha confessato.

Il direttore de "L'Osservatore Romano", Giovanni Maria Vian, ha affermato che "in questo processo di purificazione incessante la Chiesa di Roma è chiamata all'esemplarità, e questo sta facendo il suo Vescovo sin dal giorno in cui è stato scelto come successore di Pietro".

"Per questo anche a Malta Benedetto XVI ha indicato la via ai suoi fedeli e al mondo, incontrando alcune vittime di abusi da parte di membri del clero cattolico. Per dichiarare la sua vergogna e il suo dolore, per assicurare che tutto sarà fatto per ristabilire la giustizia, ma soprattutto per pregare e mostrare loro la vicinanza di Dio".
Paparatzifan
00martedì 20 aprile 2010 20:37
Dal blog di Lella...

Nell'animo della gente

Luce che avvicina e dirada la nube nera

Mimmo Muolo

Non è la prima volta che in un viaggio del Papa l’attenzione dei media va in una direzione e lo svolgimento della visita in tutt’altra.
Questo a Malta, per esempio, doveva essere nei sogni (e forse nei disegni) di alcuni, il viaggio della vergogna per i ca­si di pedofilia tra i preti, compiuto da un Pa­pa isolato e sommerso dalle ceneri di quel­la sorta di nuvola nera che opprime i cieli ecclesiali di alcune Chiese del mondo.
Al contrario si è rivelata una visita piena di lu­ce, di affetto e di grande partecipazione, con un trasporto particolare da parte dei mal­tesi, che nei due giorni a cavallo tra il suo compleanno (venerdì) e l’anniversario del­l’elezione (ieri) hanno regalato al Pontefice momenti di grande intensità emotiva. Le voci dei bambini che sabato pomeriggio intonavano il 'tanti auguri a te', l’entusia­smo dei giovani domenica sul molo del Grand Harbour di La Valletta, con scene che sembravano prese di peso dal­le Gmg di Colonia e di Sydney (compreso l’arrivo del Papa a bordo di un catamarano); e più in generale lo straor­dinario seguito di popo­lo che la visita ha avuto in tutti i suoi momen­ti e che è culminato nella Messa di Piazza dei Granai, debordan­te di 40-50mila fedeli, raccontano una storia diversa.
E così il nuovo 'album' di Malta si ag­giunge alle bellissime im­magini dell’Africa, lo scor­so anno, all’imprevisto (per i media) successo dei viaggi negli Usa e nella (inizialmente ri­tenuta indifferente) Repubblica Ceca.
Insomma questo 'album' va ad affiancar­si a tutti quei momenti in cui è apparso e­vidente che la sintonia tra Papa Ratzinger e il popolo cristiano continua a rafforzarsi, magari su basi nuove e diverse di quelle che legavano milioni di persone al suo grande predecessore, ma non meno profonde e fe­conde. Oggi, mentre si fanno i bilanci di questi pri­mi cinque anni di pontificato, possiamo dir­lo con certezza.
Più i media attaccano Be­nedetto XVI, più tanta gente vera lo cerca e impara ad amarlo. Perché ha capito che con il suo stile sobrio, con il suo carattere gen­tile e riservato, la serenità dell’animo di­mostrata anche in frangenti dolorosi come quelli attuali, il Papa non si stanca di intes­sere, ovunque vada e nonostante i reiterati tentativi di screditarlo, un dialogo profon­do e proficuo non solo con i praticanti, ma anche con quanti si riconoscono in quella razionalità allargata che gli è tanto cara.
Così chi è senza preconcetti può giovarsi di un insegnamento che, con lucidità intellet­tuale e affetto paterno, indica nel Vangelo la vera forza risanatrice di quel male morale che, proprio come una gigantesca nube, op­prime la società del 2000. Ecco dunque l’ac­cento nuovamente messo sulla difesa del­la vita in ogni suo stadio e sulla promozio­ne della vera famiglia, come pure l’insi­stenza sul dovere di accogliere dignitosa­mente i profughi e di impegnarsi accanto a tutti coloro che soffrono. «Molte voci cer­cano di persuaderci di mettere da parte la nostra fede in Dio e nella sua Chiesa», ha detto Papa Benedetto domenica.
Un avver­timento contro il veleno dell’«indifferenti­smo e del relativismo», al quale la gente di Malta, proprio come San Paolo morso dal­la vipera, ha mostrato di saper reagire con successo. In realtà, le cronache dei viaggi pontifici dicono che i fedeli maltesi non so­lo i soli a essere capaci di questa speciale immunità ai veleni. E l’affetto crescente ver­so il Papa lo ricorda a tutti.

© Copyright Avvenire, 20 aprile 2010


Paparatzifan
00mercoledì 21 aprile 2010 09:01
+PetaloNero+
00sabato 24 aprile 2010 15:18
Editoriale di padre Lombardi: il viaggio a Malta del Papa, una splendida festa della fede



Gioia e consolazione. Sono questi i due sentimenti principali suscitati in Benedetto XVI dalla grande festa riservatagli dai maltesi tra sabato e domenica scorsi, durante la sua visita apostolica nell’Isola del Mediterraneo. E accanto alla prova d’affetto, il sentimento di una profonda compassione, sperimentato dal Papa un altro degli incontri voluti per proseguire nel cammino di risanamento della Chiesa. Il nostro direttore generale, padre Federico Lombardi, si sofferma in questa nota sui vari aspetti che hanno caratterizzato il recente viaggio internazionale di Benedetto XVI:

Il primo viaggio all'estero del Papa quest'anno è stato splendido. Ancora una volta preoccupazioni o timori della vigilia si sono dimostrati ingiustificati. L'anima cordiale e la radice cattolica del popolo maltese hanno preparato a Benedetto XVI un'accoglienza di una spontaneità e di un calore memorabili. E' stato un crescendo continuo, fino all'accompagnamento festoso della flottiglia di imbarcazioni attraverso il porto della Valletta e all'entusiasmo finale dei giovani, vero canto di vitalità e di speranza.

Paradossalmente, il momento che i media mondiali attendevano maggiormente e di cui hanno più parlato è l'unico che è sfuggito al loro occhio, svolgendosi nella discrezione della preghiera e del rapporto più personale: l'incontro con alcune vittime di abusi sessuali. Ma il modo in cui alcuni partecipanti ne hanno parlato ha toccato in profondità innumerevoli persone: un grande peso era stato tolto dal loro cuore, la guarigione era iniziata, la fiducia e la speranza rinascevano. Il Papa, il mercoledì successivo, ha parlato della "condivisione della sofferenza" e della sua "commozione". Alcuni giorni prima, aveva detto che la penitenza è una grazia, e arrivando a Malta per commemorare il naufragio di San Paolo aveva osservato che questo naufragio era stato un nuovo punto di partenza per la fede e la speranza degli abitanti dell'isola.

Così, l'incontro con le vittime ha trovato il suo significato di speranza nel contesto dell'incontro del Papa con una Chiesa viva e in cammino, capace di riconoscere le sue ferite con sincerità, ma anche di ottenere la grazia del risanamento. Di questo messaggio avevamo bisogno.


+PetaloNero+
00domenica 25 aprile 2010 15:49
Il viaggio del Papa a Malta, passo decisivo per superare la crisi
Constata il portavoce vaticano



CITTÀ DEL VATICANO, domenica, 25 aprile 2010 (ZENIT.org).- Il viaggio di Benedetto XVI a Malta, e soprattutto l'incontro con le vittime degli abusi da parte di sacerdoti, ha rappresentato un passo decisivo per superare la crisi che attraversa la Chiesa cattolica, constata il portavoce vaticano.

Padre Federico Lombardi S.I., direttore della Sala Stampa della Santa Sede, compie un bilancio del 14° viaggio apostolico internazionale di questo pontificato nell'ultimo editoriale di “Octava Dies”, settimanale del Centro Televisivo Vaticano.

“Il primo viaggio all’estero del Papa quest’anno è stato splendido. Ancora una volta preoccupazioni o timori della vigilia si sono dimostrati ingiustificati. L’anima cordiale e la radice cattolica del popolo maltese hanno preparato a Benedetto XVI un’accoglienza di una spontaneità e di un calore memorabili”, spiega.

“E’ stato un crescendo continuo, fino all’accompagnamento festoso della flottiglia di imbarcazioni attraverso il porto della Valletta e all’entusiasmo finale dei giovani, vero canto di vitalità e di speranza”.

“Paradossalmente, il momento che i media mondiali attendevano maggiormente e di cui hanno più parlato è l’unico che è sfuggito al loro occhio, svolgendosi nella discrezione della preghiera e del rapporto più personale: l’incontro con alcune vittime di abusi sessuali. Ma il modo in cui alcuni partecipanti ne hanno parlato ha toccato in profondità innumerevoli persone: un grande peso era stato tolto dal loro cuore, la guarigione era iniziata, la fiducia e la speranza rinascevano. Il Papa, il mercoledì successivo, ha parlato della 'condivisione della sofferenza' e della sua 'commozione'”.

“Alcuni giorni prima, aveva detto che la penitenza è una grazia, e arrivando a Malta per commemorare il naufragio di San Paolo aveva osservato che questo naufragio era stato un nuovo punto di partenza per la fede e la speranza degli abitanti dell’isola”.

“Così, l’incontro con le vittime ha trovato il suo significato di speranza nel contesto dell’incontro del Papa con una Chiesa viva e in cammino, capace di riconoscere le sue ferite con sincerità, ma anche di ottenere la grazia del risanamento. Di questo messaggio avevamo bisogno”, conclude.

Paparatzifan
00martedì 4 maggio 2010 20:34
Dal blog di Lella...

A colloquio con monsignor Alfred Xuereb, della segreteria particolare del Pontefice

Paolo, Benedetto e il regalo dei maltesi

Le mani del Pontefice hanno stretto quelle delle vittime degli abusi

di Gianluca Biccini

"Dalla scura nube, poi brillanti scendon per te gocce di cristallo". Saggezza antica quella del popolo maltese, abituato a leggere segni di speranza anche nelle difficoltà. È successo con il naufragio di san Paolo, trasformatosi in occasione provvidenziale per l'evangelizzazione del piccolo arcipelago; e in qualche modo è accaduto di nuovo con il viaggio compiuto da Benedetto XVI il 17 e il 18 aprile scorsi, per celebrare i 1950 anni dell'approdo dell'Apostolo sull'isola. Parola di chi conosce bene sia Malta - dov'è nato cinquantuno anni fa e dov'è stato ordinato sacerdote nel 1984 - sia il Pontefice, di cui è addetto alla segreteria particolare. E da quest'ottica privilegiata monsignor Alfred Xuereb offre al nostro giornale una rilettura della visita del Papa. Una visita apertasi sotto la "scura nube" provocata dal vulcano islandese, che ha paralizzato i cieli di mezza Europa, e sotto quella degli attacchi mediatici alla Chiesa per alcuni casi di abusi sessuali commessi da membri del clero. Ma che si è conclusa con le "gocce di cristallo" di un successo andato al di là di ogni più ottimistica previsione. Schivo e riservato, come esige l'ufficio che ricopre dal settembre del 2007, in quest'intervista monsignor Xuereb racconta il dietro le quinte del quattordicesimo viaggio internazionale di Benedetto XVI.

All'udienza generale di mercoledì 21 aprile il Papa ha paragonato l'accoglienza ricevuta a Malta con quella sperimentata 1950 anni prima da san Paolo dopo il naufragio. Lei che lo ha accompagnato da vicino può raccontarci com'è andata?

La calorosa ospitalità che san Paolo ha ricevuto dagli abitanti dell'isola è documentata dal capitolo 28 degli Atti degli apostoli. Nei primi due versetti si narra che, "una volta in salvo", Paolo e i suoi vennero "a sapere che l'isola si chiamava Malta" e che "gli indigeni" trattarono i nuovi arrivati "con rara umanità". Questa bellissima espressione sta molto a cuore ai maltesi. E forse il testo in tedesco degli Atti la rende ancora più eloquente, quando spiega che i maltesi hanno dimostrato un'amicizia e una cordialità non comuni accogliendoli appunto con: ungewönliche freundlichkeit. Sappiamo che Paolo aveva fatto insieme a Luca moltissimi viaggi durante i quali avevano più volte sperimentato l'accoglienza delle popolazioni visitate. Ma a Malta l'accoglienza doveva essere stata talmente speciale da spingerli a lasciare per iscritto una testimonianza di quell'esperienza. Per quel che ho potuto constatare personalmente, penso si possa tranquillamente affermare che un simile calore è stato riservato al Pontefice: a cominciare dalle parole di benvenuto rivoltogli dal presidente della Repubblica, il signor George Abela, fino al canto dei cinquemila bambini che nel piazzale antistante il palazzo presidenziale a Valletta gli hanno augurato buon compleanno in maltese, in inglese e in tedesco.

Benedetto XVI si aspettava tutto questo? E lei, personalmente, visto che conosce bene i suoi conterranei, era ottimista in proposito?

Il Papa ha più volte parlato in privato di questo bell'incontro con la popolazione di Malta: della folla entusiasta che lo ha reso felice, sorprendendolo con tanto calore. Io ero fiducioso del successo del viaggio perché conoscevo il grande sforzo organizzativo che c'era stato sia qui in Vaticano, da parte degli uffici competenti sotto l'attenta guida della Segreteria di Stato, sia a Malta da parte della Chiesa e del Governo. La nunziatura apostolica in Malta ha coordinato il tutto con particolare cura, affrontando e risolvendo i diversi problemi man mano emersi. Personalmente devo ammettere però che ero timoroso che gli attacchi mediatici sferrati ingiustamente contro la persona del Papa potessero in qualche modo oscurare il suo messaggio. Vivendo poi in un'era tecnologica, la mia preoccupazione era anche che la popolazione maltese potesse preferire la comodità di casa e seguire gli avvenimenti in televisione, anziché scendere nelle strade per accoglierlo. Invece, da questo punto di vista, il viaggio è stato un grande successo perché c'è stata una reazione contraria: lungo il tragitto della papamobile non c'era una strada che non fosse piena di uomini, donne, giovani e bambini in festa; tutti sventolavano bandierine con i colori del Vaticano e della Repubblica di Malta; le bande musicali suonavano nelle piazze antistanti le circa quaranta chiese incontrate lungo il percorso. Diverse parrocchie hanno esposto la statua del santo patrono, come espressione di benvenuto, invocando la benedizione del Pontefice.

Lei è stato uno dei pochissimi testimoni dell'incontro del Papa con le vittime di abusi. Può descrivercene l'atmosfera?

È stato un momento molto toccante e di speciale grazia. Nella cappella della nunziatura, dapprima il vescovo di Gozo, monsignor Mario Grech, ha introdotto l'incontro con una breve preghiera in un clima di grande raccoglimento che mi rimanda col pensiero all'esperienza di Pentecoste, quando lo Spirito discese sugli apostoli riuniti nel Cenacolo insieme a Maria. Soprattutto è emersa la singolare paternità di Benedetto XVI. Basti pensare che il portavoce delle vittime ha riferito così ai giornalisti che lo hanno intervistato: "Quando ho incontrato il Papa, mi sono reso conto di avere davanti a me una persona molto diversa da come viene descritta dai media". È rimasto toccato dal fatto che il Papa fosse visibilmente commosso e sinceramente dispiaciuto per quanto accaduto. Benedetto XVI ha anche apprezzato il loro coraggio nel denunciare quanti hanno commesso gli abusi. Inoltre le vittime sono rimaste colpite dal fatto che il Papa abbia preso le loro mani tra le sue. Quel momento mi ricorda il gesto misericordioso di Gesù che toccava e sanava. Anche in questo caso abbiamo avuto una guarigione, magari non fisica, ma sicuramente spirituale e psicologica. Tanto è vero che uno di loro ha affermato: "Ormai per me è un capitolo chiuso. Ora posso ricominciare con fiducia rinnovata nella Chiesa e nei membri della Chiesa che sono fedeli al loro ministero sacerdotale". L'incontro è durato circa mezz'ora, ma i presenti hanno avuto la sensazione che se avessero parlato più a lungo il Papa li avrebbe ascoltati per tutto il tempo. E questo nonostante fosse stanco ed in forte ritardo sul programma previsto.
Perciò quando si è congedato, i presenti ci hanno chiesto più volte, con insistenza, di porgere al Papa il loro vivo ringraziamento. E si leggeva nei loro volti tanta commozione. Mi preme aggiungere che questo incontro è stato ben preparato dai vescovi di Malta e dai loro collaboratori. L'arcivescovo, monsignor Paul Cremona, aveva già incontrato le vittime nella sua abitazione privata. Tale incontro era durato oltre due ore, in un clima di particolare commozione.

Al di là del protocollo e dei discorsi ufficiali, può sottolineare qualche particolare della visita del Papa?

Più volte, prima del viaggio a Malta, Benedetto XVI aveva espresso il desiderio di visitare un sito paolino. Per questo, quando da solo, in ginocchio, ha potuto pregare nel luogo che fu la dimora dell'Apostolo durante i tre mesi del suo soggiorno a Malta, è come se avesse potuto immergersi, calarsi in quella realtà e incontrare personalmente il grande evangelizzatore delle genti. È come se avesse potuto toccare con mano l'apostolo di cui aveva fatto conoscenza tramite le sue lettere.

E poi domenica c'è stata la messa a Floriana.

È stata il cuore del pellegrinaggio. Penso che durante la celebrazione dell'Eucaristia il Papa abbia potuto percepire la fede matura dei presenti, espressa tramite una devozione sincera, che non era solo esteriore: i cinquantamila sul piazzale dei Granai hanno ascoltato le sue parole con attenzione e hanno partecipato con consapevolezza alla liturgia eucaristica. Durante il ringraziamento dopo la comunione c'era un tale silenzio da poter sentire il cinguettio degli uccelli sugli alberi circostanti. Da questa esperienza di una Chiesa viva che celebra la vittoria del Signore Risorto sul peccato e sulla morte il popolo di Malta è ripartito rinvigorito nella fede.

L'esatto contrario del frastuono assordante dei giovani al porto di Valletta?

Sì, si sa, i giovani sono così. Ma era evidente che si trattava di una gioia interiore. Sia durante la navigazione in catamarano sia sulla banchina dov'era allestito il palco, Benedetto XVI ha sperimentato la freschezza di questa Chiesa che continua a crescere soprattutto grazie alle nuove generazioni che vogliono conoscere Cristo. Ciò si riflette anche nelle comunità parrocchiali, dove i giovani partecipano attivamente alle celebrazioni e agli incontri di formazione. Molti turisti di ritorno da Malta esprimono la meraviglia che mentre in molte chiese d'Europa si vedono in prevalenza persone anziane, nelle parrocchie dell'arcipelago è normale trovare tanti ragazzi e ragazze.

I maltesi sembrano un originale mix tra rigore britannico e solarità mediterranea. Si riconosce in questa definizione?

Mi sembra che i maltesi siano fatti di tutt'altra pasta. Nonostante un secolo e mezzo di dominazione da parte dell'Impero britannico, noi maltesi non abbiamo imparato più di tanto a osservare la puntualità, né la precisione tipica degli inglesi; al contrario siamo chiassosi e molto più spontanei, per non dire anche poco curanti delle formalità e del protocollo. Ma, in compenso, come dice lei, siamo un popolo solare. E questo l'hanno notato anche alcuni dei membri del seguito papale apprezzando la freschezza dei volti e il calore sincero.

Lei è uno dei moltissimi sacerdoti maltesi che vivono lontano dalla patria.

Da quando ho il privilegio di vivere nell'appartamento pontificio, più volte Benedetto XVI ha mostrato la sua sorpresa e la sua soddisfazione nel constatare quanti preti e quante suore maltesi siano presenti in varie parti del mondo. Glielo riferiscono soprattutto i vescovi in visita ad limina. Questo fatto però non è solo una questione di generosità da parte nostra che evidentemente ci rende orgogliosi, ma ha anche una ricaduta positiva sulla comunità ecclesiale locale. Essa è rimasta una Chiesa viva perché missionaria: quando questi missionari visitano i loro familiari a Malta organizzano messe o incontri, in cui raccontano le loro esperienze. E la popolazione si sente coinvolta nella pastorale missionaria: non si limita a raccogliere soldi e viveri per poi mandarli a chi ne ha bisogno tramite "il loro" missionario, ma segue i progetti, si reca sui luoghi a dare una mano. Proprio durante il viaggio del Papa ho scoperto con piacere come siano in aumento i gruppi, specialmente di giovani, che vanno a fare soggiorni con esperienza missionaria insieme ai loro sacerdoti in India, in Brasile, in Albania, in Etiopia, in Guatemala, nel Perú, e in altre parti del mondo dove operano i nostri missionari. Il Santo Padre, come è noto, ne ha incontrati oltre duecento nella chiesa di San Paolo a Rabat la sera del suo arrivo a Malta.

A cos'è dovuta questa generosità?

Normalmente, i missionari maltesi riescono a inserirsi e ad adattarsi bene nell'ambiente in cui si trovano. Per loro conta molto il sensus ecclesiae, per cui lavorare per la Chiesa in Australia o in Africa o in Brasile è come lavorare per la Chiesa di Malta. Io provengo dalla diocesi di Gozo: ventisettemila abitanti, quindici parrocchie, un centinaio di sacerdoti. Nel periodo di formazione i seminaristi sono inviati a fare un'esperienza di lavoro all'estero interrompendo gli studi per un anno intero. Io ho vissuto l'anno intermediario lavorando in un ospedale in Germania. È anche previsto che dopo l'ordinazione sacerdotale si dedicano almeno due anni di ministero fuori Malta per sperimentare l'universalità della Chiesa.

E lei è stato inviato a Roma?

In realtà da giovane sacerdote volevo fare il missionario, magari in Brasile, perché il mio vescovo di allora, monsignor Nikol Joseph Cauchi, oggi emerito, ci aveva incoraggiati a formare in seminario un gruppo missionario di cui ero segretario. Volevo partire per una terra di missione, attirato anche dalla bella testimonianza di sacerdoti della mia diocesi che da anni lavorano all'estero. Solo che quando manifestai il mio desiderio al vescovo, mi disse che non voleva distogliermi da questo buon proposito, ma che prima reputava utile "farmi le ossa" in Europa, perché l'esperienza missionaria oltre che affascinante è altrettanto difficile. Così in due parrocchie romane ho fatto delle ricche esperienze pastorali: lì ho imparato a esercitare il ministero sacerdotale offrendo il mio contributo nella catechesi degli adolescenti e degli adulti e alla mensa per i poveri dove, con gli immigrati di lingua araba, cercavo di farli sentire accolti salutandoli con frasi maltesi, visto che gli idiomi sono simili. Successivamente la Provvidenza mi ha condotto su una "nuova rotta".

L'ordinamento maltese non legalizza né l'aborto né il divorzio. Ritiene che questo modello possa essere esportabile o che prima o poi anche Malta finirà con l'allinearsi al resto del mondo?

Molti Paesi, soprattutto europei, ritengono che nell'ordinamento maltese ci sia un deficit di democrazia. Invece qui la legislazione rispecchia i sentimenti della maggioranza della popolazione, che aderisce al Vangelo piuttosto che alla mentalità secolare del mondo di oggi. E in tal modo i maltesi, per usare l'allegoria evangelica, costituiscono quella luce che è collocata non sotto il letto, ma sopra il candelabro; una città sopra il monte, che è lì, come testimonianza per chiunque voglia accoglierla. Ovviamente se dovessero cambiare le cose, ritengo che questo sarebbe senz'altro un passo indietro, certamente non un progresso.

Crocevia tra l'Europa e l'Africa del Nord, l'arcipelago rappresenta spesso una rotta obbligata per i disperati in cerca di nuove possibilità. Ma le politiche maltesi in materia di immigrazione attirano numerose critiche. Può aiutarci a capire come stanno realmente le cose?

Credo che si tratti di un'impressione sbagliata. I fatti dimostrano il contrario: dal 2002, quando sono iniziati gli sbarchi dal Nord Africa sono stati accolti ben tredicimila immigrati. Tantissimi su una popolazione di appena 443 mila individui, che però detiene il primato europeo, e il terzo posto al mondo, di densità demografica. Oggi gli immigrati sono circa quattromila, accolti in numerose strutture, assistiti sia dal Governo, che provvede con un piccolo sostentamento economico, e ha rafforzato le leggi contro lo sfruttamento, equiparando gli immigrati ai dipendenti maltesi; sia dalla Chiesa, che ha allestito quattordici case di accoglienza e offre loro viveri, vestiario, e cerca di aiutarli nell'ottenere i documenti o un impiego. Va aggiunto che essi non hanno intenzione di rimanere a Malta: la loro destinazione è l'Europa continentale per ricongiungersi con amici e familiari che li hanno preceduti.

Concludiamo tornando al viaggio. Ha avuto riscontri da parte dei maltesi?

Al ritorno in Vaticano sono stato inondato da e-mail, sms, e telefonate di gente rimasta particolarmente colpita dalle espressioni dolci e paterne di Benedetto XVI. Hanno scritto per manifestare la loro gratitudine al Papa. Uno di questi messaggi diceva: "Ci è successo come gli Apostoli quando Gesù è asceso in Cielo: il Papa è partito ma noi continuiamo a parlare di lui col cuore pieno di gioia!". Un altro diceva: "Mi si è spezzato il cuore vederlo partire, tuttavia il Papa ha lasciato dietro di sé una scia di santità".

Il Papa ha detto qualcosa in proposito?

Ritornava volentieri a parlare dell'entusiasmante esperienza vissuta a Malta, e quando gli ho confidato l'infinita riconoscenza per il grandissimo dono fattoci nell'aver scelto di visitare Malta, tra i tanti inviti che riceve ogni giorno, egli ha risposto: "Il regalo l'ho ricevuto anche io!". Mi è restata in cuore l'impressione che, come san Paolo, dopo aver sperimentato una furiosa tempesta, ripartì dall'isola rinfrancato dalla "rara umanità" degli abitanti a cui aveva offerto il dono della fede cristiana, sia accaduto altrettanto per il nostro amato Benedetto XVI.

(©L'Osservatore Romano - 5 maggio 2010)


Paparatzifan
00venerdì 28 maggio 2010 20:18
Dal blog di Lella...

Il Pontefice ai detenuti maltesi

Liberi anche dietro le sbarre

"Prego affinché possiate trovar conforto nel sapere che condividete la condizione dello stesso san Paolo, il quale, benché prigioniero, ebbe la libertà di rallegrarsi nel Signore".
Sono parole di carità e di speranza che confermano lo stile pastorale di Benedetto XVI. Le aveva indirizzate a un gruppo di detenuti maltesi alla vigilia del suo viaggio nel piccolo arcipelago del Mediterraneo, compiuto il 17 e 18 aprile scorsi. Il messaggio è stata la risposta a una sollecitazione giunta alla nunziatura apostolica in Malta dal Corradino correctional facility - che si trova a Paola - in cui si confidava che Benedetto XVI potesse auspicare un provvedimento di clemenza da parte del Governo.
Firmata da 330 dei 570 reclusi nella struttura, la petizione è stata resa nota dall'associazione From Darkness to Light, "Dal buio alla luce". Nella sua risposta, datata 13 aprile, Papa Ratzinger ha spiegato ai detenuti quanto desiderasse far giungere loro il più profondo apprezzamento per i sentimenti espressi e per il sostegno delle loro preghiere.
Quindi ha assicurato di voler ricordare, durante il pellegrinaggio, "quanti, in qualsiasi modo soffrono: i malati, gli anziani, coloro che sono costretti a rimanere in casa e chi è in carcere". Infine, ha invocato su detenuti e familiari l'intercessione di san Paolo, l'apostolo che proprio da prigioniero in viaggio verso Roma per essere processato, in seguito al naufragio dell'imbarcazione che lo conduceva verso la capitale dell'impero, riparò a Malta e la evangelizzò.
Nonostante la stampa internazionale abbia parlato della visita quasi esclusivamente nell'ottica dell'incontro tra il Papa e le vittime di abusi sessuali da parte del clero, il pellegrinaggio di Benedetto XVI ha avuto un enorme successo, tanto che continua ad avere spazi0 sui mezzi di comunicazione locali.
"Il vero protagonista - ci ha detto l'arcivescovo di Malta, monsignor Paul Cremona - è stata la gente. I media, che continuano a parlare della visita del Papa, hanno potuto verificare la realtà del popolo di Malta e di Gozo", cattolico per il 98 per cento. "Ora tutte le persone che erano presenti hanno la responsabilità di attirare altri verso la Chiesa - ha aggiunto il presule - e di offrire loro un'esperienza che li incoraggi a rimanere con noi. Questo compito è anzitutto di noi vescovi e dei sacerdoti - ha concluso - ma si estende all'intera comunità: ognuno può dare il proprio contributo per far sì che lo stesso clima che si respirava durante la visita papale possa essere esteso alla vita quotidiana".
Intanto a conferma dell'attenzione del Pontefice verso il mondo delle carceri, ci sarà a breve l'incontro con gli ospiti della Casa circondariale di Sulmona, nel contesto del viaggio nella cittadina abruzzese, in programma il 4 luglio.
Un'opera di misericordia, che si aggiunge alla visita al carcere minorile romano di Casal del marmo del 18 marzo 2007.

(©L'Osservatore Romano - 29 maggio 2010)


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