Viaggio apostolico in Benin...

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Paparatzifan
00domenica 20 novembre 2011 02:02
Dal blog di Lella...

VIAGGIO APOSTOLICO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI IN BENIN (18-20 NOVEMBRE 2011)

VISITA ALLA BASILICA DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE DI MARIA DI OUIDAH E FIRMA DELL’ESORTAZIONE APOSTOLICA POST-SINODALE AFRICAE MUNUS

DISCORSO DEL SANTO PADRE

Signori Cardinali,
Cari Fratelli nell’episcopato e nel sacerdozio,
Cari fratelli e sorelle!

Ringrazio cordialmente il Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, l’Arcivescovo Nikola Eterović, per le sue parole di benvenuto e di presentazione, come pure tutti i membri del Consiglio Speciale per l’Africa che hanno contribuito a raccogliere i risultati dell’Assemblea sinodale in vista della pubblicazione dell’Esortazione apostolica postsinodale.

Oggi, con la firma dell’Esortazione Africae munus, si conclude la celebrazione dell’evento sinodale. Il Sinodo ha dato un impulso alla Chiesa cattolica in Africa, che ha pregato, riflettuto e discusso sul tema della riconciliazione, della giustizia e della pace. Questo processo è stato segnato da una speciale vicinanza tra il Successore di Pietro e le Chiese particolari in Africa.

Vescovi, ma anche esperti, uditori, invitati speciali e delegati fraterni, sono venuti a Roma per celebrare questo importante evento ecclesiale. Io stesso mi sono recato a Yaoundé per offrire l’Instrumentum laboris dell’Assemblea sinodale ai Presidenti delle Conferenze Episcopali, quale segno del mio interesse e della mia sollecitudine verso tutti i popoli del Continente africano e delle Isole vicine.

Adesso ho la gioia di ritornare in Africa, e più precisamente nel Benin, per consegnare questo Documento finale dei lavori, in cui vengono riprese le riflessioni dei Padri sinodali, per presentarne una visione sintetica, come parte di un’ampia visione pastorale.

(in francese)

La Seconda Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi ha beneficiato dell’Esortazione apostolica post sinodale Ecclesia in Africa del Beato Giovanni Paolo II, nella quale è stata fortemente sottolineata l’urgenza dell’evangelizzazione del Continente, che non può essere dissociata dalla promozione umana. Inoltre, vi è stato sviluppato il concetto di Chiesa - famiglia di Dio. Quest’ultimo ha prodotto molti frutti spirituali per la Chiesa cattolica e per l’azione di evangelizzazione e di promozione umana che essa ha attuato per la società africana nel suo insieme. Infatti, la Chiesa è chiamata a scoprirsi sempre più come una famiglia.

Per i cristiani, si tratta della comunità dei credenti che loda Dio Uno e Trino, celebra i grandi misteri della nostra fede ed anima con carità i rapporti tra le persone, i gruppi e le nazioni, al di là delle diversità etniche, culturali e religiose. In questo servizio reso ad ogni persona, la Chiesa è aperta alla collaborazione con tutte le componenti della società, in particolare con i rappresentanti delle Chiese e delle Comunità ecclesiali che non sono ancora in piena comunione con la Chiesa cattolica, come anche con i rappresentanti delle religioni non cristiane, soprattutto quelli delle Religioni Tradizionali e dell’Islam.

Tenendo presente questo orizzonte ecclesiale, la Seconda Assemblea Speciale per l’Africa si è concentrata sul tema della riconciliazione, della giustizia e della pace. Si tratta di punti importanti per il mondo in generale, ma che acquistano un’attualità tutta particolare in Africa.

E’ sufficiente ricordare le tensioni, le violenze, le guerre, le ingiustizie, gli abusi di ogni sorta, vecchi e nuovi, che hanno segnato questo anno. Il tema principale riguardava la riconciliazione con Dio e con il prossimo. Una Chiesa riconciliata al suo interno e tra i suoi membri potrà diventare segno profetico di riconciliazione a livello della società, di ciascun Paese e dell’intero Continente. San Paolo scrive: “Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione” (2 Cor 5,18).

Il fondamento di questa riconciliazione si trova nella natura stessa della Chiesa che è “in Cristo come sacramento, cioè segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano” (Conc. Ecum. Vat. II, Cost. Lumen gentium, 1).
Su questa base la Chiesa in Africa è chiamata a promuovere la pace e la giustizia. La Porte du Non-retour (La Porta del Non-ritorno) ci richiama a questo dovere, e ci spinge a denunciare e a combattere ogni forma di schiavitù.

(in portoghese)

Non bisogna mai tralasciare di cercare le vie della pace! La pace è uno dei beni più preziosi!
Per raggiungerla bisogna avere il coraggio della riconciliazione che viene dal perdono, dalla volontà di ricominciare la vita comunitaria, da una visione solidale del futuro, dalla perseveranza per superare le difficoltà. Riconciliati e in pace con Dio e con il prossimo, gli uomini possono lavorare per una maggiore giustizia in seno alla società.

Non bisogna dimenticare che la prima giustizia secondo il Vangelo è compiere la volontà di Dio. Da questa opzione di base derivano innumerevoli iniziative miranti a promuovere la giustizia in Africa e il bene di tutti gli abitanti del Continente, soprattutto dei più bisognosi, che hanno bisogno di lavoro, di scuole e di ospedali.

Africa, terra di una nuova Pentecoste, abbi fiducia in Dio! Animata dallo Spirito di Gesù Cristo risorto, diventa la grande famiglia di Dio, generosa con tutti i tuoi figli e figlie, operatori di riconciliazione, di pace, e di giustizia! Africa, Buona Novella per la Chiesa, diventalo per il mondo intero!

© Copyright 2011 - Libreria Editrice Vaticana


Paparatzifan
00domenica 20 novembre 2011 02:12
Dal blog di Lella...

PAPA:BENIN;INCONTRA MISSIONARIO MERANESE 100 VOLTE IN AFRICA

(ANSA) - BOLZANO, 19 NOV

C'e' stato anche un piccolo spazio per il Gruppo Missionario ''Un pozzo per la vita'' Merano (Gmm) nella prima giornata della visita apostolica di Benedetto XVI in Benin. Davanti alla nunziatura di Cotonou il missionario laico Alpidio Balbo, accompagnato da volontari e collaboratori, ha consegnato al Papa una targa dell'Ong meranese.
Alpidio Balbo e' stato presentato al Papa dal nunzio apostolico, mons. Michael Blume e, dopo aver accennato ai suoi cento viaggi africani nei quarant'anni della sua attivita' missionaria, suscitando lo stupore del Papa, gli ha consegnato una targa in argento con un'incisione della citta' di Merano e la scritta ''Al Santo Padre con gratitudine''.
Il gruppo del Gmm sara' tra gli invitati durante la visita del Papa al foyer ''Paix et Joie'' delle missionarie della carita' alla parrocchia di Santa Rita. Alpidio Balbo, infine, domenica, a partire dalle ore 9, sara' ospite di Raiuno durante la diretta della Santa Messa che Benedetto XVI celebrera' nello Stadio dell'amicizia di Cotonou.

© Copyright Ansa


Paparatzifan
00domenica 20 novembre 2011 02:14
Dal blog di8 Lella...

"Road map" del Papa per Africa: Ripartire da liberazione donne

In esortazione apostolica lotta a aids,nodo immigrati,stregoneria

Roma, 19 nov. (TMNews)

L'impegno della Chiesa per la pace e la riconciliazione in un continente attraversato da guerre e conflitti etnici, la lotta all'aids, il nodo delle migrazioni e dello sfruttamento coloniale che rovina l'ambiente. Sono alcuni dei temi affrontati nell'esortazione apostolica 'Africae munus' (L'impegno dell'Africa) che, dopo il sinodo dei vescovi sull'Africa che si è svolto in Vaticano nell'ottobre del 2009, il Papa ha firmato oggi e consegnerà domani ai vescovi africani nel terzo ed ultimo giorno del suo viaggio in Benin. Una sorta di 'road map' per la Chiesa in Africa che pone l'accento sulla "liberazione delle donne" in un continente che per Benedetto XVI ancora non valorizza a sufficienza quello che Wojtyla chiamava il "genio femminile".
"Quando mi sono recato in terra africana - scrive il Papa in riferimento al suo viaggio in Camerun e Angola nel 2009 - ho ricordato con forza che 'bisogna riconoscere, affermare e difendere l'uguale dignità dell'uomo e della donna: sono ambedue persone, a differenza di ogni altro essere vivente del mondo attorno a loro'. L'evoluzione delle mentalità in questo campo è, purtroppo, eccessivamente lenta. La Chiesa ha il dovere di contribuire a questo riconoscimento e a questa liberazione della donna seguendo l'esempio dato da Cristo che la valorizzava. Creare per lei uno spazio in cui poter prendere la parola e in cui poter esprimere i suoi talenti, attraverso iniziative che rafforzino il suo valore, la sua autostima e la sua specifi cità, le permetterebbe di occupare un posto uguale a quello dell'uomo nella società - senza confusione, né livellamento della specificità di ciascuno -, dato che entrambi sono 'immagine' del Creatore".
Scrive ancora Benedetto XVI: "Se è innegabile che dei progressi sono stati compiuti per favorire la promozione e l'educazione della donna in certi Paesi africani, ciononostante, nell'insieme, la sua dignità, i suoi diritti così come il suo apporto essenziale alla famiglia ed alla società continuano a non essere pienamente riconosciuti, né apprezzati. Così la promozione delle ragazze e delle donne è spesso meno favorita di quella dei ragazzi e degli uomini. Troppo numerose sono ancora le pratiche che umiliano le donne e le avviliscono, in nome della tradizione ancestrale. Con i Padri sinodali, invito insistentemente i discepoli di Cristo a combattere ogni atto di violenza contro le donne, a denunciarlo e a condannarlo.93 In questo contesto, converrebbe che i comportamenti all'interno stesso della Chiesa siano un modello per l'insieme della società".
Anche quando si rivolge agli uomini africani, il Papa sottolinea: "La vostra testimonianza resa alla dignità inviolabile di ogni persona umana sarà un antidoto efficace per lottare contro alcune pratiche tradizionali che sono contrarie al Vangelo e che opprimono particolarmente le donne". Nell'esortazione post-sinodale Benedetto XVI si mostra allarmato anche per la condizione dei giovani ("Cari giovani, stimoli di ogni genere possono tentarvi: ideologie, sette, denaro, droga, sesso facile, violenze. Siate vigilanti: quanti vi fanno tali proposte vogliono distruggere il vostro futuro!") e dei bambini: "Come non deplorare e denunciare con forza i trattamenti intollerabili inflitti in Africa a tanti bambini? La Chiesa è Madre e non saprebbe abbandonarli, chiunque essi siano".
"La memoria dell'Africa - scrive Benedetto XVI nell'esortazione apostolica firmata oggi a Cotonou - conserva il ricordo doloroso delle cicatrici lasciate dalle lotte fratricide tra le etnie, dalla schiavitù e dalla colonizzazione. Ancora oggi il Continente si trova di fronte a rivalità, a nuove forme di schiavitù e di colonizzazione". Molti i 'nodi' affrontati nel documento papale, con una sottolineatura ben ratzingeriana: "Cristo non propone una rivoluzione di tipo sociale o politico, ma quella dell'amore, realizzata nel dono totale della sua persona con la sua morte in croce e la sua Risurrezione. Su questa rivoluzione dell'amore si fondano le Beatitudini". In questo senso, "secondo la logica delle Beatitudini, un'attenzione preferenziale dev'essere riservata al povero, all'affamato, al malato - per esempio di AIDS, di tubercolosi o di malaria - allo straniero, all'umiliato, al prigioniero, al migrante disprezzato, al rifugiato o allo sfollato".
Il Papa riecheggia il titolo del sinodo episcopale del 2009 - "Al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace" - per affrontare il tema delle guerre tra Stati e all'interno dei singoli Stati: "Se non si crea nei cuori la forza della riconciliazione, manca all'impegno politico per la pace il presupposto interiore", avverte il Papa, che poi esorta ad accompagnare la riconciliazione con "un atto coraggioso e onesto: la ricerca dei responsabili di quei conflitti, di coloro che hanno finanziato i crimini e che si dedicano ad ogni sorta di traffici, e l'accertamento della loro responsabilità. Le vittime hanno diritto alla verità e alla giustizia". Altra ingiustizia denunciata da Benedetto XVI è "la confisca dei beni della terra da parte di una minoranza a scapito di popoli interi", "inaccettabile perché immorale".
"Dio - denuncia poi il Papa - ha dato all'Africa importanti risorse naturali. Di fronte alla povertà cronica delle sue popolazioni, vittime di sfruttamenti e malversazioni locali e straniere, l'opulenza di alcuni gruppi turba la coscienza umana. Costituiti per la creazione di ricchezze nelle proprie nazioni e non di rado con la complicità di quanti esercitano il potere in Africa, tali gruppi troppo spesso assicurano il proprio funzionamento a scapito del benessere delle popolazioni locali". Ancora: "Uomini e donne d'affari, governi, gruppi economici si impegnano in programmi di sfruttamento, che inquinano l'ambiente e causano una desertificazione senza precedenti. Gravi attentati vengono effettuati alla natura e alle foreste, alla flora e alla fauna, e innumerevoli specie rischiano di sparire per sempre. Tutto ciò minaccia l'intero ecosistema e di conseguenza la sopravvivenza dell'umanità". "L'analfabetismo rappresenta uno dei maggiori freni allo sviluppo. E' un flagello simile a quello delle pandemie", scrive Benedetto XVI, che sottolinea il ruolo benefico svolto in Africa da scuole, istituti e università cattoliche. Il Papa chiede poi il rispetto dei risultati delle elezioni e un maggiore impegno nella buona amministrazione.
Quanto al ruolo svolto dalle organizzazioni internazionali, l'accento del Papa è negativo: "I Padri sinodali hanno voluto sottolineare gli aspetti discutibili di certi documenti di enti internazionali: in particolare quelli concernenti la salute riproduttiva delle donne. La posizione della Chiesa non soffre di alcuna ambiguità quanto all'aborto. Il bimbo nel seno materno è una vita umana da proteggere". Sul più generale tema della globalizzazione, il Papa scrive che "la Chiesa auspica che la globalizzazione della solidarietà giunga sino ad inscrivere 'nei rapporti mercantili il principio di gratuità e la logica del dono come espressione della fraternità',evitando la tentazione del pensiero unico sulla vita, sulla cultura, sulla politica, sull'economia, a vantaggio di un costante rispetto etico delle diverse realtà umane, per una solidarietà effettiva".
Il Papa pone l'accento sul tema delle migrazioni, invitando i paesi d'approdo ad una maggiore accoglienza: "Milioni di migranti, di profughi o di rifugiati cercano una patria e una terra di pace in Africa o in altri continenti. Le dimensioni di un simile esodo, che tocca tutti i Paesi, rivelano l'ampiezza nascosta delle diverse povertà spesso generate da mancanze nella gestione pubblica. Migliaia di persone hanno cercato e cercano ancora di attraversare i deserti e i mari alla ricerca di oasi di pace e di prosperità, di una migliore formazione e di una libertà più grande. Purtroppo numerosi rifugiati o profughi incontrano ogni sorta di violenza e di sfruttamento, addirittura la prigione o troppo spesso la morte. Alcuni Stati hanno risposto a questo dramma attraverso una legislazione repressiva. La situazione di precarietà di tali poveri dovrebbe suscitare la compassione e la solidarietà generose da parte di tutti; al contrario, fa nascere spesso la paura e l'ansietà. Poiché molti considerano i migranti come un fardello, li vedono con sospetto non vedendo in essi che pericolo, insicurezza e minaccia. Una simile percezione provoca reazioni di intolleranza, di xenofobia e di razzismo. Ne risulta che questi migranti sono essi stessi costretti, a causa della precarietà della loro situazione, a svolgere lavori mal remunerati spesso illegali, umilianti o degradanti. La coscienza umana non può che indignarsi di fronte a queste situazioni".
Un paragrado è dedicato all'aids, tema sul quale un'affermazione di Benedetto XVI relativa all'uso del preservativo, in volo verso Camerun e Angola, suscitò, nel 2009, molte polemiche nel mondo occidentale. "Sulla vita umana in Africa "- scrive il Papa - pesano minacce molto forti. Bisogna deplorare, come altrove, i disastri della droga e gli abusi di alcol che distruggono il potenziale umano del Continente ed affliggono soprattutto i giovani. La malaria, come pure la tubercolosi e l'AIDS, decimano le popolazioni africane e compromettono grave mente la loro vita socio-economica. Il problema dell'AIDS, in particolare, esige certamente una risposta medica e farmaceutica. E tuttavia questa è insufficiente poiché il problema è più profondo. E'anzitutto etico. Il cambio di comportamento che esso esige - ad esempio: l'astinenza sessuale, il rifiuto della promiscuità sessuale, la fedeltà coniugale - pone in ultima analisi la questione dello sviluppo integrale che richiede un approccio e una risposta globali della Chiesa. Infatti, per essere efficace, la prevenzione dell'AIDS deve poggiarsi su una educazione sessuale fondata essa stessa su un'antropologia ancorata al diritto naturale e illuminata dalla Parola di Dio e dall'insegnamento della Chiesa".
L'esortazione apostolica del Papa dedica poi molti paragrafi a questioni più propriamente religiose. "Poiché si appoggia sulle religioni tradizionali - rileva Benedetto XVI - la stregoneria conosce ai giorni nostri una certa recrudescenza. Rinascono paure che creano legami di soggezione paralizzanti. Le preoccupazioni riguardanti la salute, il benessere, i bambini, il clima, la protezione contro gli spiriti malvagi, portano di quando in quando a ricorrere a pratiche delle religioni tradizionali africane che sono in disaccordo con l'insegnamento cristiano. Il problema della 'doppia appartenenza' al cristianesimo e alle religioni tradizionali africane rimane una sfida".
Critico, il Papa, nei confronti di alcune derive della galassia pentecostale: "Numerosi movimenti sincretisti e sette, inoltre, hanno visto la luce nel corso degli ultimi decenni. Talvolta è difficile discernere se siano di ispirazione autenticamente cristiana o siano semplicemente il frutto di una infatuazione per un leader che pretende di avere dei doni eccezionali. La loro denominazione ed il loro vocabolario portano facilmente alla confusione e possono ingannare fedeli in buona fede. Approfittando di strutture statali in elaborazione, dello scardinamento delle solidarietà familiari tradizionali e di una catechesi insufficiente, queste numerose sette sfruttano la credulità ed offrono una copertura religiosa a credenze multiformi ed eterodosse non cristiane. Esse distruggono la pace delle coppie e delle famiglie a causa di false profezie o visioni. Seducono anche dei responsabili politici. La teologia e la pastorale della Chiesa devono individuare le cause di questo fenomeno non soltanto per arginare 'l'emorragia' dei fedeli delle parrocchie verso di esse, ma anche per porre le basi di una risposta pastorale appropriata a fronte dell'attrazione che questi movimenti e sette esercitano su di essi. Ciò significa ancora una volta: evangelizzare in profondità l'anima africana".
Il Papa mostra di apprezzare molto alcuni aspetti della società africana. "In Africa, le persone anziane sono circondate da una venerazione particolare. Non sono bandite dalle famiglie o marginalizzate come in altre culture. Al contrario, esse sono stimate e perfettamente integrate nella propria famiglia, di cui costituiscono il vertice. Questa bella realtà africana dovrebbe ispirare le società occidentali, così che esse accolgano la vecchiaia con maggior dignità". Tuttavia, "i membri del Sinodo hanno constatato l'esistenza di una dicotomia tra certe pratiche tradizionali delle culture africane e le esigenze specifiche del messaggio di Cristo. La preoccupazione della pertinenza e della credibilità impone alla Chiesa un discernimento approfondito per identificare gli aspetti della cultura che fanno da ostacolo all'incarnazione dei valori del Vangelo, così come quelli che li promuovono". Dopo aver incoraggiato vescovi, preti, laici cattolici, seminaristi e missionari a contribuire al bene dell'Africa, e dopo averli esortati al dialogo con le altre religioni e le altre confessioni cristiane, il Papa conclude la sua esortazione apostolica con queste parole: "Possa la Chiesa cattolica in Africa essere sempre uno dei polmoni spirituali dell'umanità, e diventare ogni giorno di più una benedizione per il nobile Continente africano e per il mondo intero".

© Copyright TMNews


Paparatzifan
00domenica 20 novembre 2011 02:21
Dal blog di Lella...

La preghiera del Papa sulla tomba del cardinale Gantin

Dopo l’incontro privato con il presidente del Benin, il Papa si è recato a Ouidah, sede del Seminario di San Gall. Una folla incredibile ha accompagnato il Papa lungo i circa 40 km del percorso manifestando tutto l’affetto e l’entusiasmo dell’Africa per Benedetto XVI. Nel seminario il Pontefice ha pregato davanti alla tomba del cardinale Bernardin Gantin, una delle figure più importanti della Chiesa del beninese e di tutta l’Africa, scomparso nel 2008 all’età di 86 anni. Il cardinale Gantin è stato decano del Collegio Cardinalizio, prefetto della Congregazione per i Vescovi, presidente della Pontificia Commissione per l'America Latina. Il nostro inviato Massimiliano Menichetti ha intervistato padre Giulio Cerchietti, che per venti anni è stato segretario del cardinale Gantin:

R. – Il cardinale Gantin è stato veramente un uomo di Dio. Ci si arricchiva, stando con lui, e di giorno in giorno il cuore si allargava per la sua dimensione di amore al Papa, alla Chiesa, alle missioni, per la sua semplicità e la sua grande umiltà. Un esempio molto semplice che può farci capire: quando venivamo in ufficio, dopo aver celebrato la Messa, lui salutava anche chi non conosceva, chi incontrava in ascensore o in portineria … E diceva: “Giulio, il saluto è degli angeli! Come mai le persone fanno tanta fatica a salutare? La più bella cosa tra gli uomini è salutarsi, dirsi ‘buon giorno’” … La prima domanda era: “Come vanno le cose? Come va la vita spirituale? Come va la vita familiare? Come stanno a casa?”. Il tuo mondo diventava il suo. Tutti sono sempre rimasti colpiti …

D. – Lei fu ordinato sacerdote proprio dal cardinale Gantin …

R. – La prima cosa che fece fu parlare con i miei superiori, conoscere la mia comunità e la mia famiglia, dicendo: “Le mani non si impongono solo perché ho il colore rosso!”. Lui scherzava dicendo: “Mettiamo un po’ di sugo sulla pasta”. Lui entrava in un rapporto di famiglia. Ha voluto conoscere i miei genitori, è voluto venire nella mia povera casa, perché io sono di famiglia molto modesta ed i miei erano veramente preoccupati perché non avevano mai ricevuto un cardinale a casa! Lui voleva soltanto stare lì con loro, parlare, dialogare, ascoltare la mamma e il papà, che sarebbero diventati anche la sua mamma e il suo papà. Questo ti fa capire la dimensione del cardinale.

D. – Solo un anno dopo, diventerà il suo segretario, per vent’anni …

R. – Nel 1984 fu nominato prefetto della Congregazione per i Vescovi, in quella che allora fu ritenuta una rivoluzione da parte di Giovanni Paolo II: cioè, un cardinale africano in questo dicastero. Fui sorpreso quando il mio provinciale mi disse: “Il cardinale ti vuole parlare”, e in quell’occasione mi chiamò, dicendo: “Ho pensato a te come segretario”. Ma io ero ordinato da un anno: ero impaurito … Il provinciale mi disse: “Bisogna obbedire! Qualsiasi cosa il cardinale ti chieda e la Chiesa ci chieda, noi dobbiamo obbedire: tu lo sai!”. Dissi subito: “Eminenza, ma lei mi ha ordinato per la missione”, e lui rispose: “Ma questa è la tua missione. Il Signore ti chiama qui”. Ora, a distanza di 28 anni dalla mia ordinazione, tutto questo mi è più chiaro e lo sento ancora più forte. Da lì, poi, è incominciata la mia vicinanza e la mia crescita insieme a lui.

D. – L’aeroporto di Cotonou porta il nome del cardinale Gantin; molte vie portano il suo nome. Per il Benin, chi è il cardinale Gantin?

R. – Il Benin è Gantin: senza di lui non avrebbe avuto il risalto spirituale che ha e anche sociale. Questo piccolo Paese si ritrova con due ambasciate a Roma – una presso la Santa Sede (che era un desiderio del cardinale), e una presso lo Stato italiano: questi li consideriamo dati scontati, ma sono frutto di lavoro, di rapporti tessuti con pazienza e amore … Tutto il Paese è cresciuto grazie al cardinale Gantin. Ora ci sono dieci diocesi, siamo alla quarta-quinta generazione di vescovi… Ma lui si è occupato dei bambini, delle scuole, delle missioni, ha incoraggiato la vita religiosa, la formazione … Il Benin è cresciuto con lui. Noi non dobbiamo dimenticare che Gantin fu nominato mentre era ancora studente, e fu inviato come ausiliare del suo vescovo Louis Parisot, vicino al quale ha voluto essere sepolto – e non a caso. Aveva 34 anni, e quanto è andato nel Benin c’era solo mons. Parisot: il Benin era tutto qua, insieme ai missionari …

D. – A Ouidah, l’omaggio del Papa sulla tomba del cardinale Gantin che riposa proprio accanto al suo vescovo, mons. Parisot, e accanto ai primi missionari …

R. – Il cardinale Gantin ha ricordato che doveva tutto ai primi missionari che gli avevano portato Cristo. Dove è sepolto lui, ci sono le loro tombe, morti giovanissimi, che hanno lasciato la loro case e la loro famiglia per andare in un Paese sconosciuto, si sono avventurati per amore del Vangelo. Hanno preso la malaria a 22, a 18 anni, giovanissimi: per amore di Cristo. E questo, per lui, era stato l’esempio più grande e anche la sua forza interiore. In questo viaggio del Santo Padre, i 150 anni dalla prima evangelizzazione hanno un significato per questo.

D. – Una particolarità del cardinale era anche nel suo nome …

R. – Il suo nome non è casuale. Lui soffriva un po’, quando – educatamente – lo chiamavano “Ganten”, alla francese. Ma non era lui. “Gan” vuol dire “albero” – “tin” –“ferro”, e in Benin, nella sua tradizione ha un significato. I suoi antenati erano stati mandati a custodire il confine e dovevano essere come “l’albero di ferro”, con radici molto profonde e molto forti per poter far fronte ad ogni avversità. Spiritualmente, questo lui l’ha vissuto intensamente.

D. – Lui era africano completamente, e fedele alla cattedra di Pietro completamente …

R. – La sua prima preghiera con la comunità, al mattino, era di ringraziamento per il privilegio di essere accanto al Papa, e la preghiera era la richiesta di non disperdere il significato di questo dono, di non abituarci ad esso. Al contempo non dimenticò mai la sua identità. Le sue prime omelie da arcivescovo di Cotonou parlano della bandiera come identità nazionale, richiamandola come simbolo alla nazione, naturalmente, alla terra e al popolo proiettandola nella visione della Divina Provvidenza. Era rimasto africano. Non a caso, a sottolineare la sua sensibilità, si ricorda una delle famose espressioni della mamma: quando venne a Roma, vide tutte le bellezze di Roma e tante cose che naturalmente in Benin non ci sono; e lei, saggiamente, disse al cardinale: “Qui è tutto bello; è grande, è grande, è bello! Ma tu, figlio mio, non dimenticare la tua capanna!”. E lui diceva: “Io non ho mai dimenticato la mia capanna!”.

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Paparatzifan
00domenica 20 novembre 2011 02:27
Dal blog di Lella...

VIAGGIO APOSTOLICO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI IN BENIN (18-20 NOVEMBRE 2011)

INCONTRO CON I BAMBINI NELLA PARROCCHIA SAINTE-RITA A COTONOU

DISCORSO DEL SANTO PADRE

Cari bambini!

Ringrazio Monsignor René-Marie Ehuzu, Vescovo di Porto Novo e responsabile della Pastorale Sociale della Conferenza Episcopale del Benin, per le sue parole di accoglienza.
Dico grazie anche al Signor Parroco e ad Aïcha per ciò che essi mi hanno detto a nome di tutti voi.
Dopo questo bel momento di adorazione, è con grande gioia che io vi saluto. Grazie di essere venuti così numerosi!
Dio nostro Padre ci ha riunito attorno al suo Figlio e nostro Fratello, Gesù Cristo, presente nell’Ostia consacrata durante la Messa. È un grande mistero davanti al quale si adora e si crede.

Gesù, che ci ama tanto, è veramente presente nei tabernacoli di tutte le chiese del mondo, nei tabernacoli delle chiese dei vostri quartieri e delle vostre parrocchie. Io vi invito a farGli visita spesso per dirGli il vostro amore.

Alcuni tra voi hanno già fatto la prima Comunione, altri vi si preparano.

Il giorno della mia prima Comunione è stato uno dei più bei giorni della mia vita. Non lo è stato forse anche per voi? Perché? Non è solo a causa dei bei vestiti o dei regali o anche del pranzo della festa!

È soprattutto perché, quel giorno, riceviamo per la prima volta Gesù-Eucaristia.
Quando io faccio la comunione, Gesù viene ad abitare in me. Devo accoglierlo con amore e ascoltarlo attentamente. Nel profondo del mio cuore, posso dirgli per esempio: «Gesù, io so che tu mi ami. Dammi il tuo amore così che io ti ami e ami gli altri con il tuo amore. Ti affido le mie gioie, le mie pene e il mio futuro».
Non esitate, cari bambini, a parlare di Gesù agli altri. Egli è un tesoro che bisogna saper condividere con generosità. Nella storia della Chiesa, l’amore di Gesù ha riempito di coraggio e di forza tanti cristiani e anche dei bambini come voi!
Così, san Kizito, un ragazzo ugandese, è stato messo a morte perché voleva vivere secondo il Battesimo che aveva ricevuto. Kizito pregava. Aveva capito che Dio è non solo importante, ma che è tutto.

Che cos’è la preghiera? È un grido d’amore lanciato verso Dio nostro Padre con la volontà di imitare Gesù nostro fratello. Gesù si ritirava in disparte per pregare. Come Gesù, anch’io posso trovare ogni giorno un luogo calmo in cui mi raccolgo davanti a una croce o ad una immagine sacra per parlare a Gesù e ascoltarlo. Posso anche usare il Vangelo. Poi conservo nel mio cuore un passo che mi colpisce e mi può guidare durante la giornata.

Restare così un po’ di tempo con Gesù, Gli permette di riempirmi del suo amore, della sua luce e della sua vita!

Questo amore che ricevo nella preghiera, sono chiamato a donarlo a mia volta ai miei genitori, ai miei amici, a tutti quelli con cui vivo, anche a coloro che non mi amano, e anche a coloro che non apprezzo molto. Cari bambini, Gesù vi ama! Chiedete anche ai vostri genitori di pregare con voi!

A volte, bisogna spingerli un po’. Non esitate a farlo. Dio è così importante!
La Vergine Maria, sua Madre, vi insegni ad amarLo sempre più attraverso la preghiera, il perdono e la carità. Vi affido tutti a Lei, come pure i vostri familiari e i vostri educatori.

Guardate! Tiro fuori un rosario dalla mia tasca. Il rosario è come uno strumento che si può utilizzare per pregare. È semplice pregare il rosario. Forse lo conoscete già, altrimenti chiedete ai vostri genitori di insegnarvi.

Del resto, alla fine del nostro incontro ciascuno di voi riceverà un rosario.
Quando lo avrete in mano, potrete pregare per il Papa, per la Chiesa e per tutte le intenzioni importanti. E ora, prima che io vi benedica tutti con grande affetto, preghiamo insieme un’Ave Maria per i bambini del mondo intero, specialmente per quelli che soffrono la malattia, la fame e la guerra.

Ora preghiamo: Ave Maria,…

© Copyright 2011 - Libreria Editrice Vaticana


Paparatzifan
00domenica 20 novembre 2011 02:33
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PAPA: GIUSTIZIA PER I POPOLI CONDIZIONE NECESSARIA PER LA PACE

Salvatore Izzo

(AGI) - Cotonou, 19 nov.

"La pace degli uomini che si ottiene senza la giustizia e' illusoria ed effimera. La giustizia degli uomini che non trova la propria sorgente nella riconciliazione attraverso la verita' nella carita' rimane incompiuta e non e' autentica giustizia".
Lo afferma Bendetto XVI nell'Esortazione Apostolica "Africae munus" che ha firmato oggi nella Cattedrale di Oudah davanti ai rappresentanti delle 40 Conferenze Episcopali dell'Africa e del Madagascar, che egli stesso riuni' in Vaticano nel 2009 per un Sinodo Speciale dedicato al Continente e alle sue attese di giustizia e di pace. "Si potrebbe dire - scrive Papa Ratzinger - che riconciliazione e giustizia siano i due presupposti essenziali della pace e che quindi definiscano in una certa misura anche la sua natura".
Nel testo, il Papa ammette che il compito di coniugare pace egiustizia "non e' facile, poiche' esso si situa tra l'impegno immediato nella politica, che non rientra nelle competenze dirette della Chiesa, e il ripiegamento o l'evasione possibile in teorie teologiche e spirituali, che rischiano di costituire una fuga di fronte a una responsabilita' concreta nella storia umana". Ma, aggiunge, le parole del Vangelo "Vi lascio la pace, vi do la mia pace non come la da' il mondo" implicano "l'amore della verita'", cioe' la necessita' di "tutta la verita', alla quale soltanto lo Spirito ci puo' condurre". Questa indicazione, secondo il Pontefice, deve "tracciare la via che ogni giustizia umana deve imboccare per giungere alla restaurazione dei legami di fraternita' nella famiglia umana, comunita' di pace". "La giustizia - ricorda Benedetto XVI - non e' disincarnata. Essa si ancora necessariamente nella coerenza umana". Ed anche "una carita' che non rispetta la giustizia e il diritto di tutti e' erronea". "Incoraggio pertanto i cristiani - conclude Ratzinger - a diventare esemplari in materia di giustizia e di carita'".

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PAPA: DONNE AFRICA UMILIATE E AVVILITE DA TRADIZIONE E NOVITA'

Salvatore Izzo

(AGI) - Cotonou, 19 nov.

Le donne africane pagano ancora un prezzo altissimo alla cultura tribale, ma anche le novita' in arrivo dall'Occidente non sempre le hanno davvero "promosse".
Lo denuncia il Papa nell'Esortazione Apostolica "Africae munus" che ha firmato oggi nella Cattedrale di Ouidah.
"Se e' innegabile - scrive - che dei progressi sono stati compiuti per favorire la promozione e l'educazione della donna in certi Paesi africani, ciononostante, nell'insieme, la sua dignita', i suoi diritti cosi' come il suo apporto essenziale alla famiglia ed alla societa' continuano a non essere pienamente riconosciuti, ne' apprezzati". "La promozione delle ragazze e delle donne - sottolinea inoltre Benedetto XVI - e' spesso meno favorita di quella dei ragazzi e degli uomini. Troppo numerose sono ancora le pratiche che umiliano le donne e le avviliscono, in nome della tradizione ancestrale". Unito ai vescovi dell'Africa, afferma allora il Pontefice, esorto "a combattere ogni atto di violenza contro le donne, a denunciarlo e a condannarlo". E in questo contesto, aggiunge il documento, converrebbe che i comportamenti all'interno stesso della Chiesa siano un modello per l'insieme della societa'".
Secondo Papa Ratzinger, "bisogna riconoscere, affermare e difendere l'uguale dignita' dell'uomo e della donna: sono ambedue persone, a differenza di ogni altro essere vivente del mondo attorno a loro". Ma "l'evoluzione delle mentalita' in questo campo e', purtroppo, eccessivamente lenta". Per questo, spiega, "la Chiesa ha il dovere di contribuire a questo riconoscimento e a questa liberazione della donna seguendo l'esempio dato da Cristo che la valorizzava".
Occorre dunque "creare per lei uno spazio in cui poter prendere la parola e in cui poter esprimere i suoi talenti, attraverso iniziative che rafforzino il suo valore, la sua autostima e la sua specificita' le permetterebbe di occupare un posto uguale a quello dell'uomo nella societa', senza confusione, ne' livellamento della specificita' di ciascuno, dato che entrambi sono 'immagine' del Creatore".
"Possano i vescovi - auspica il Papa - incoraggiare e promuovere la formazione delle donne affinche' esse assumano "la loro propria parte di responsabilita' e di partecipazione nella vita comunitaria della societa' e della Chiesa. Esse contribuiranno cosi' all'umanizzazione della societa'".
Nell'esortazione apostolica che riprende il dibattito del Sinodo Africano del 2009, il Pontefice si rivolge poi direttamente alle donne cattoliche dell'Africa: "La vostra presenza attiva e le vostre organizzazioni sono di grande sostegno per l'apostolato della Chiesa. Quando la pace e' minacciata e la giustizia schernita, quando la poverta' e' crescente, voi siete pronte a difendere la dignita' umana, la famiglia e i valori della religione. Possa lo Spirito Santo suscitare senza sosta nella Chiesa donne sante e coraggiose che offrano il loro prezioso contributo spirituale alla crescita delle nostre comunita'".
"Care figlie della Chiesa, come Maria di Betania, mettetevi costantemente - chiede ancora il Papa teologo alle africane - alla scuola di Cristo per saper riconoscere la sua Parola. Formatevi al catechismo e alla Dottrina sociale della Chiesa per dotarvi dei principi che vi aiuteranno ad agire da vere discepole. Cosi' potrete impegnarvi con discernimento nei diversi progetti relativi alle donne. Continuate a difendere la vita perche' Dio vi ha costituite ricettacoli della vita. La Chiesa sara' sempre vostro sostegno. Aiutate con il vostro consiglio e con il vostro esempio le giovani, affinche' esse affrontino serenamente la vita adulta. Sostenetevi reciprocamente! Venerate le piu' anziane tra voi". "La Chiesa - conclude l'Esortazione Apostolica - conta su di voi per creare una ecologia umana attraverso l'amore e la tenerezza, l'accoglienza e la delicatezza e, infine, la misericordia, valori che voi sapete trasmettere ai figli e di cui il mondo ha tanto bisogno. Cosi', con la ricchezza dei vostri doni propriamente femminili, favorirete la riconciliazione degli uomini e delle comunita'".

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Paparatzifan
00domenica 20 novembre 2011 02:49
Dal blog di Lella...

Il cardinale Bernardin Gantin nel ricordo di Gianni Cardinale

Il cardinale Bernardin Gantin che ho visto da vicino è quello delle non poche interviste che ha avuto la bontà di concedermi.
Privilegio più che raro, e che, almeno all'inizio, non ha origine in miei particolari meriti. Ricordo ancora con una certa emozione il giorno in cui padre Giulio Cerchietti mi chiamò nella redazione di 30Giorni per comunicarmi che il cardinale aveva finalmente deciso di rilasciare una intervista.
Era il 1998, e il cardinale aveva da poco lasciato l'incarico di prefetto della Congregazione per i vescovi. A dire il vero era già da alcuni anni che avevo chiesto una intervista, ma il cardinale mi faceva dire che non era ancora pronto... Alla fine però tanta insistenza venne premiata, ma certamente non per merito di chi scrive, che il cardinale non conosceva se non di nome, ma per il fatto che la rivista era, ed è, diretta dal senatore Giulio Andreotti, personalità che il cardinale ha sempre stimato come politico e come cristiano. Stima che non è diminuita - anzi si è rafforzata - quando il senatore ha dovuto affrontare le spiacevoli prove che tutti conoscono.
Ricordo che andai a trovare il cardinale nella sua residenza vaticana, nella bella Palazzina dell'arciprete. Palazzina importante perché vi risiedevano altri due pezzi da novanta del collegio cardinalizio: il cardinale Agostino Casaroli e l'allora camerlengo Eduardo Martinez Somalo. Il cardinale mi accolse con grande affabilità e mi concesse una lunga intervista autobiografica che pubblicammo con grande rilievo nel numero di settembre.
Il cardinale era ed è una persona molto riservata, che non si concedeva facilmente ai giornalisti, per me quindi fu un grande onore portare a casa, come si suol dire, una intervista esclusiva con lui. Ma fu anche la preziosa occasione di iniziare a conoscere più a fondo un grande uomo di Chiesa.
Cominciai infatti ad andarlo a trovare con una certa frequenza.
Per me era un piacere ed un onore poter parlare con lui. I temi dei nostri colloqui erano vari, perlopiù collegati all'attualità ecclesiale ma anche internazionale. Ciò che mi ha sempre colpito in sua eminenza è stata sempre la franchezza e allo stesso tempo la delicatezza nei giudizi. Mi spiego meglio. Se si parlavano di fatti e persone che riscuotevano il suo apprezzamento allora il cardinale esprimeva apertamente e a volte con entusiasmo africano la sua approvazione; se invece c'era qualcosa o qualcuno che non gli andava proprio a genio allora si limitava semplicemente a scuotere la testa, in segno di disapprovazione. Non mi è mai capitato ascoltare parole indelicate dalla sua bocca.
Ovviamente tutto quello che ci dicevamo, benché non mi venisse rivelato nulla di sottoposto a segreto pontificio e non, veniva da me conservato nella dovuta riservatezza. E' accaduto però che alcuni di quei colloqui, con il consenso ovviamente di sua eminenza, si trasformasse in una intervista. Il caso più clamoroso che mi viene in mente risale al 1999. Nel marzo di quell'anno sull'Osservatore Romano venne pubblicato un articolo in cui il compianto cardinale Vincenzo Fagiolo, insigne canonista e conterraneo del senatore Andreotti, auspicava che venissero "eliminati" o almeno "resi rari" i casi di promozioni o trasferimenti di un vescovo da una diocesi ad un'altra. Ricordo che il cardinale Gantin mostrò subito di essere d'accordo con le parole del suo confratelli italiano, e argomentò questa sua empatia con particolare fervore. Rimasi impressionato da questa reazione.
E immaginai che forse era dovuta al fatto che in quattordici anni alla guida della Congregazione che aiuta da vicino al papa nella nomina di buona parte dei vescovi dell'orbe cattolico evidentemente qualche caso di carrierismo episcopale al cardinale era pure dovuto capitare. Sta di fatto che quando proposi a sua eminenza di trasformare in intervista il nostro colloqui accettò subito, senza esitazioni. La scrissi di getto, a memoria, tanto le sue parole si erano impresse nella mia mente. Divenne la storia di copertina. E fece molto rumore. Sul caso intervennero anche altri cardinali. Mi limito qui a ricordare quello che disse, in una mia intervista sempre su 30Giorni, l'allora cardinale Joseph Ratzinger: "Sono totalmente d'accordo con il cardinale Gantin. Soprattutto nella Chiesa non dovrebbe esistere alcun senso di carrierismo. Essere vescovo non deve essere considerata una carriera con diversi gradini, da una sede all'altra, ma un servizio molto umile. Penso che anche la discussione sull'accesso al ministero sarebbe molto più serena se si vedesse nell'episcopato non una carriera ma un servizio. Anche una sede umile, con pochi fedeli, è un servizio importante nella Chiesa di Dio. Certo, ci possono essere casi eccezionali: una grandissima sede in cui è necessario avere esperienza del ministero episcopale, in questo caso può darsi... Ma non dovrebbe essere una prassi normale, solo in casi eccezionalissimi".
Il ricordo più emozionante risale alla mattina del 3 dicembre 2002. Feci un'alzataccia, non abito infatti vicino al Vaticano, ma non volli mancare alla messa "d'addio" celebrata dal cardinale sotto l'altare della Confessione della basilica di san Pietro. Il giorno dopo infatti il cardinale sarebbe tornato, dopo ben 31 anni passati nell'Urbe, nel suo amatissimo Benin come semplice "missionario romano". Eravamo in tanti: cardinali, vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose, persino un paio di ambasciatori, semplici laici come me. Per fortuna però non si è trattato di un addio vero e proprio perché il cardinale è tornato altre volte a Roma, anche se troppo raramente per chi lo conosce e gli vuole bene.
Comunque ho continuato a sentirlo per telefono, nonostante le linee con il Benin lascino alquanto a desiderare, e sono riuscito a fare anche qualche intervista con la quale il cardinale potesse segnalare le urgenze, le difficoltà e anche le speranze della Chiesa e del popolo in Africa. In questo caso le parole del cardinale sono state sempre chiare e tempestive. E a volte anche pungenti, quando non è riuscito a nascondere il suo disagio per i casi di vescovi africani spesso assenti in diocesi perché in giro per il mondo, per i casi di sacerdoti africani che dopo gli studi rimangono in occidente più alla ricerca del benessere che per ansia missionaria, per i casi di ordini religiosi femminili che cercano di compensare la cronica mancanza di vocazioni nei Paesi d'origine con una importazione massiccia di novizie dal Terzo Mondo. Ma si tratta di rimproveri che nascono dall'amore di un padre per i propri figli.
Se c'è un aspetto della figura del cardinale Gantin che mi ha sempre colpito è il suo amore per Roma e per il vescovo di Roma, il Papa.
E' proverbiale il fatto che finché ha potuto il cardinale non ha mai voluto mancare alla messa che ogni 6 agosto viene celebrata nell'Urbe per ricordare la morte di Paolo VI, di quel papa Montini che lo aveva chiamato a Roma, a prestare servizio nella Curia romana. Ricordo con quale affetto mi ha sempre parlato di Giovanni Paolo I: "eravamo contentissimi" mi disse in una intervista parlando del sentimento provato dai cardinali dopo il Conclave che aveva visto l'elezione di Albino Luciani. Ovviamente enorme la stima e il rispetto che il cardinale ha sempre avuto per Giovanni Paolo II, il papa che gli conferito il delicatissimo incarico di prefetto della Congregazione per i vescovi, che lo ha avuto come Decano del Collegio cardinalizio per molti anni. Con Benedetto XVI infine il legame è del tutto particolare: Ratzinger e Gantin infatti vennero creati cardinali nello stesso concistoro, quello del 1977, l'ultimo di Paolo VI. Intervistandolo per Avvenire il cardinale mi ha detto: "Per me fu un onore essere creato cardinale dal grande papa Paolo VI insieme a figure di primissimo piano come Giovanni Benelli, Joseph Ratzinger, Mario Luigi Ciappi e Frantisek Tomasek. Adesso siamo rimasti in due. E il cardinale Ratzinger, quando ci incontravamo, mi ripeteva sempre 'siamo i sopravvissuti…'".
Il cardinale Gantin non ha partecipato al Conclave del 2005. Ma se posso esprimere una valutazione personale non ho dubbi a pensare che se avesse potuto non avrebbe fatto mancare il suo sostegno al cardinale Ratzinger. Intervistandolo per 30Giorni nel 2002 il cardinale, spiegando il suo dolore per "le tante critiche… spesso ingiustificate" che nel corso degli anni ha sentito rivolgere alla Curia romana, indicava come figura "esemplare" proprio il cardinale Ratzinger, "vero modello per tutta la Curia". "Chi ha avuto la fortuna di conoscerlo personalmente - aggiungeva - ha saputo apprezzare la delicatezza, la sensibilità, la cortesia, la semplicità con cui Ratzinger affronta i casi, spesso difficili, che gli sono sottoposti". Il cardinale - dicevo - non ha potuto materialmente esprimere il proprio suffragio in Conclave. Ma un giornalista americano ha scritto che il cardinale Gantin, lasciando la carica di Decano del Collegio, ha favorito la nomina in questo incarico dell'allora vice-decano, che era Ratzinger, e così in qualche modo ha in qualche oggettivamente aiutato l'elezione di Benedetto XVI. La storia non si fa con i se, è ovvio, ma personalmente mi piace immaginare che le cose siano andate proprio così.
Insomma il cardinale Gantin ha sempre amato il Papa, il vescovo di Roma. E ha sempre amato Roma, tanto che è voluto tornare in Africa, come ha sempre ripetuto, da "missionario romano". Nella messa di addio del 3 dicembre 2002 il cardinale esclamò: "Che la mia lingua si attacchi al mio palato, e la mia destra si paralizzi semmai ti dimentico o Roma, la Gerusalemme nuova, meta di tanti pellegrino nel mondo intero...".
No, il cardinale Gantin non si è mai dimenticato di Roma. E Roma non si è dimenticata del cardinale Gantin.

G. Cerchietti - G. Grieco - L. Lalloni, Il cardinale Bernardin Gantin. Missionario africano a Roma. Missionario romano in Africa, LEV, Città del Vaticano 2010, 280 pp., euro 13,00


Paparatzifan
00domenica 20 novembre 2011 02:54
Dal blog di Lella...

VIAGGIO APOSTOLICO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI IN BENIN (18-20 NOVEMBRE 2011)

INCONTRO CON I VESCOVI DEL BENIN NELLA NUNZIATURA APOSTOLICA DI COTONOU

DISCORSO DEL SANTO PADRE

Signori Cardinali,
caro Monsignor Ganyé, Presidente della Conferenza dei Vescovi del Benin,
cari Fratelli nell’episcopato!

E’ per me una grande gioia incontrarvi insieme questa sera, voi che siete i Pastori della Chiesa cattolica nel Benin.
Ringrazio il Presidente della vostra Conferenza Episcopale, Monsignor Antoine Ganyé, Arcivescovo di Cotonou, per le parole fraterne che ha appena pronunciato a nome vostro. Con voi, sono lieto di poter rendere grazie al Signore, mentre celebrate il centocinquantesimo anniversario dagli inizi dell’evangelizzazione del vostro Paese.
Infatti, il 18 aprile 1861 i primi missionari della Società delle Missioni Africane sbarcarono a Ouidah, cominciando così una nuova pagina dell’annuncio del Vangelo in Africa Occidentale.
A tutti i missionari, vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose, laici, provenienti da altre terre o originari di questo Paese, che si sono succeduti da quel tempo fino ad oggi, la Chiesa è particolarmente riconoscente. Essi hanno generosamente fatto dono della loro vita, talvolta in modo eroico, affinché l’amore di Dio sia annunciato a tutti.
La celebrazione di questo Giubileo dev’essere per le vostre comunità e per ciascuno dei loro membri l’occasione di un profondo rinnovamento spirituale. E spetta a voi, in quanto Pastori del popolo di Dio, di discernerne i contorni alla luce della Parola di Dio.
L’Anno della fede, che ho voluto promulgare in occasione del cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II, sarà certamente una circostanza propizia per permettere ai fedeli di riscoprire e di approfondire la loro fede nella persona del Salvatore degli uomini.
In effetti, è perché hanno accettato di mettere Cristo al centro della loro vita che, dopo 150 anni, degli uomini e delle donne hanno avuto il coraggio di donare tutto per il servizio del Vangelo. Oggi, questo stesso atto dev’essere al centro della vita della Chiesa intera.
È il volto crocifisso e glorioso di Cristo che ci deve guidare tutti, così da testimoniare il suo amore al mondo. Questo atteggiamento richiede una conversione costante per dare nuova forza alla dimensione profetica del nostro annuncio.
A coloro che hanno ricevuto la missione di guidare il popolo di Dio, spetta di suscitarla e di aiutare a discernere i segni della presenza di Dio nel cuore delle persone e degli avvenimenti. Possano tutti i fedeli vivere l’incontro personale e comunitario con Cristo, per farsene messaggeri!
Questo incontro con Cristo dev’essere saldamente radicato nell’accoglienza e nella meditazione della Parola di Dio. Infatti, la Scrittura deve occupare un posto centrale nella vita della Chiesa e di ogni cristiano. Vi incoraggio dunque a fare della sua riscoperta una sorgente di rinnovamento costante, affinché essa unifichi la vita quotidiana dei fedeli e sia sempre più al cuore di ogni attività ecclesiale.
Questa Parola di Dio, la Chiesa non può tenerla per se stessa, ma ha la vocazione di annunciarla al mondo. Questo anno giubilare dev’essere per la Chiesa nel Benin un’occasione privilegiata per ridare vigore alla sua coscienza missionaria.
Lo zelo apostolico che deve animare tutti i fedeli deriva direttamente dal loro Battesimo, e pertanto essi non possono sottrarsi alla responsabilità di confessare la loro fede in Cristo e nel suo Vangelo dovunque si trovino, e nella loro vita quotidiana.
Quanto ai vescovi e ai sacerdoti, essi sono chiamati a risvegliare questa coscienza nelle famiglie, nelle parrocchie, nelle comunità e nei diversi movimenti ecclesiali.
Una volta ancora, vorrei inoltre rilevare con ammirazione il ruolo essenziale giocato dai catechisti nell’attività missionaria delle vostre diocesi.
D’altra parte, come ho sottolineato nell’Esortazione apostolica post-sinodale Verbum Domini, «in nessun modo la Chiesa può limitarsi ad una
pastorale di “mantenimento”, per coloro che già conoscono il Vangelo di Cristo.
Lo slancio missionario è un segno chiaro della maturità di una comunità ecclesiale» (n. 95). La Chiesa deve dunque andare verso tutti.
E vi incoraggio a proseguire i vostri sforzi in vista di una condivisione del personale missionario con le diocesi più sprovviste, sia che ciò avvenga nel vostro Paese, o in altri Paesi dell’Africa o in continenti più lontani. Non abbiate paura di suscitare vocazioni missionarie di sacerdoti, di religiosi e di religiose e di laici!
Perché il mondo creda in questa Parola che la Chiesa annuncia, è indispensabile che i discepoli di Cristo siano uniti tra loro (cfr Gv 17,21).
Guide e Pastori del vostro popolo, voi siete chiamati ad avere una viva coscienza della fraternità sacramentale che vi unisce e dell’unica missione che vi è affidata, così da essere effettivamente segni e promotori di unità nelle vostre diocesi.
Con i vostri sacerdoti, un atteggiamento di ascolto, di attenzione personale e paterna deve prevalere affinché essi, coscienti del bene che volete loro, vivano con serenità e sincerità la loro vocazione sacerdotale, la irradino con gioia attorno a loro e ne esercitino fedelmente i compiti. Vi invito dunque ad aiutare i sacerdoti e i fedeli a riscoprire anch’essi la bellezza del sacerdozio e del ministero sacerdotale.
Le difficoltà incontrate, che talvolta possono essere serie, non devono mai dar motivo di disperare, ma al contrario diventare incitamenti a suscitare nei sacerdoti e nei vescovi una profonda vita spirituale che riempia il loro cuore di un amore sempre più grande per Cristo e di uno zelo traboccante per la santificazione del Popolo di Dio.
Un rafforzamento dei legami di fraternità e di amicizia tra tutti sarà pure un sostegno importante, che permette di progredire nella ricerca di una crescita spirituale e umana.
Cari Fratelli nell’episcopato, la formazione dei futuri sacerdoti delle vostre diocesi è una realtà che vi sta particolarmente a cuore. Vi incoraggio vivamente a farne una delle vostre priorità pastorali.
È indispensabile che una solida formazione umana, intellettuale e spirituale permetta ai giovani di raggiungere un equilibrio personale, psicologico e affettivo, che li prepari ad assumere le realtà della vita sacerdotale, particolarmente nel campo relazionale.
Del resto, come ho detto nella lettera che ho recentemente indirizzato a tutti i seminaristi, «la cosa più importante nel cammino verso il sacerdozio e durante tutta la vita sacerdotale è il rapporto personale con Dio in Gesù Cristo.
Il sacerdote […] è il messaggero di Dio tra gli uomini. Vuole condurre a Dio e così far crescere anche la vera comunione degli uomini tra loro». È dunque in questa prospettiva che i seminaristi devono imparare a vivere in costante contatto con Dio.
Pertanto, la scelta dei formatori è una responsabilità importante che spetta ai Vescovi. Vi invito ad esercitarla con prudenza e discernimento. I formatori, pur possedendo le qualità umane e intellettuali necessarie, devono avere a cuore il proprio progresso nel cammino della santità, come quello dei giovani che essi hanno la missione di aiutare nella ricerca della volontà di Dio sulla loro vita.
Il ministero episcopale al quale il Signore vi ha chiamati conosce le sue gioie e le sue pene.
Incontrandovi questa sera, vorrei lasciare a ciascuno di voi un messaggio di speranza.
Nel corso di questi ultimi 150 anni, il Signore ha fatto grandi cose in mezzo al popolo del Benin. Siate certi che Egli continua ad accompagnarvi giorno per giorno nel vostro impegno a servizio dell’evangelizzazione. Siate sempre Pastori secondo il cuore di Dio, autentici servitori del Vangelo.
È questo che gli uomini e le donne del nostro tempo aspettano da voi.
Cari Fratelli nell’episcopato, al termine del nostro incontro, vorrei dirvi quanto è grande la mia gioia di ritornare in terra d’Africa, e particolarmente in Benin, in questa duplice circostanza della celebrazione del centocinquantesimo anniversario dell’evangelizzazione del vostro Paese e della consegna dell’Esortazione apostolica post-sinodale Africae munus.
Vorrei ringraziarvi, e attraverso di voi tutto il popolo del Benin, per l’accoglienza calorosa, direi semplicemente per “l’accoglienza africana”, che mi avete riservato.
Affido alla Vergine Maria, Nostra Signora d’Africa, ciascuna delle vostre diocesi, così come le vostre persone e il vostro ministero episcopale.
Ella vegli sull’intero popolo del Benin! E di vero cuore vi imparto un’affettuosa Benedizione Apostolica, come pure ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose, ai catechisti e a tutti i fedeli delle vostre diocesi.

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Paparatzifan
00domenica 20 novembre 2011 02:57
Dal blog di Lella...

AIDS: APPELLO PAPA PER CURE GRATUITE A TUTTI I MALATI AFRICA

Salvatore Izzo

(AGI) - Cotonou, 19 nov.

Per combattere l'Aids che sta falcidiando la popolazione africana occorre "trovare soluzioni e rendere accessibili a tutti i trattamenti e le medicine, considerando le situazioni di precarieta'".
Lo chiede Bendetto XVI nel documento "Africae munus" firmato oggi in Benin. "La Chiesa - ricorda il testo - sostiene da molto tempo la causa di un trattamento medico di alta qualita' e a minore costo per tutte le persone coinvolte". In unione con i vescovi africani, scrive inoltre Ratzinger, "rinnovo il mio sostegno e mi rivolgo a tutte le istituzioni e a tutti i movimenti della Chiesa che operano nel settore della sanita' e specialmente dell'Aids: realizzate un lavoro meraviglioso ed importante. Chiedo alle agenzie internazionali di riconoscervi e di aiutarvi nel rispetto della vostra specifi cita' e in spirito di collaborazione. Incoraggio vivamente ancora una volta".
Nel testo il Papa tedesco si preoccupa anche delle condizioni difficilissime dei detenuti in molti paesi dell'Africa e chiede che "la dignita' umana del carcerato sia rispettata". "Agli operatori pastorali - ricorda - e' affidato il compito di studiare e proporre la giustizia restitutiva come mezzo e procedimento per favorire la riconciliazione, la giustizia e la pace e il reinserimento delle vittime e dei trasgressori nelle comunita'".

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PAPA: ABORTO, AIDS E ANALFABETISMO SONO TRE NEMICI DELL'AFRICA

Salvatore Izzo

(AGI) - Cotonou, 19 nov.

Benedetto XVI esalta "la visione africana del mondo", nella quale "la vita viene percepita come una realta' che ingloba ed include gli antenati, i vivi e i bambini che devono nascere, tutta la creazione ed ogni essere: quelli che parlano e quelli che sono muti, quelli che pensano e quelli che non hanno alcun pensiero".
E nell'Esortazione Apostolica "Africae munus" - firmata a Oudiah in Benin - identifica tre grandi nemici dell'Africa di oggi: l'abortoe l'aids che falcidiano le vite e l'analfabetismo che impedisce di fatto di promuoverle e difenderle. Sul tema della difesa della vita prende spunto dalla denuncia del recente Sinodo Africano riguardo a "una mancanza di chiarezza etica" emersa "nel corso degli incontri internazionali, addirittura un linguaggio confuso che veicola valori contrari alla morale cattolica".
"L'aborto che consiste nella soppressione di un innocente non nato, e' contrario - conferma il documento firmato oggi - alla volonta' di Dio, poiche' il valore e la dignita' della vita umana debbono esser protetti dal concepimento sino alla morte naturale. La Chiesa in Africa e nelle isole vicine deve impegnarsi ad aiutare ed accompagnare le donne e le coppie tentate dall'aborto, e ad esser vicina a quanti ne hanno fatto la triste esperienza, per educarli al rispetto della vita. Essa apprezza il coraggio dei governi che hanno legiferato contro la cultura della morte, della quale l'aborto e' espressione drammatica, in favore della cultura della vita".
Ma, aggiunge il documento papale, ci sono anche altre "minacce molto forti che pesano sulla vita umana in Africa. "Bisogna deplorare - scrive il Pontefice - i disastri della droga e gli abusi di alcol che distruggono il potenziale umano del Continente ed affl iggono soprattutto i giovani. La malaria, come pure la tubercolosi e l'Aids, decimano le popolazioni africane e compromettono gravemente il loro futuro".
Per il Papa il futuro dell'Africa passa moltissimo per l'impegno educativo.
"I giovani - scrive il Pontfice nel documento - costituiscono in Africa la maggioranza della popolazione: un dono e un tesoro di Dio, di cui tutta la Chiesa e' riconoscente al Signore della vita. Occorre amare questa gioventu', stimarla e rispettarla, perche' esprime un anelito profondo, nonostante possibili ambiguita', verso quei valori autentici che hanno in Cristo la loro pienezza". Cosi' anche il problema dell'Aids che, afferma il testo papale, "esige certamente una risposta medica e farmaceutica" (e il Papa lancia nel documento un appello per le cure gratuite e incporaggia gli istituti e i programmi di ricerca terapeutica e farmaceutica attualmente in corso per sradicare le pandemie", esortando a "non risparmiare fatiche per raggiungere al piu' presto dei risultati, per amore al dono prezioso della vita") in realta' "e' piu' profondo, e' anzitutto etico". Dunque le altre soluzioni, pure utili e da non abbanodonare, si rivelano "insufficienti" da sole. Per sconfiggere questa epidemia, serve invece "un cambio di comportamento che esige l'astinenza sessuale, il rifiuto della promiscuita' sessuale, la fedelta' coniugale" e cio' "in ultima analisi la questione dello sviluppo integrale che richiede un approccio e una risposta globali della Chiesa". Infatti, "per essere efficace, la prevenzione dell'Aids deve poggiarsi su una educazione sessuale fondata essa stessa su un'antropologia ancorata al diritto naturale e illuminata dalla Parola di Dio e dall'insegnamento della Chiesa".
Infine un terzo nemico dell'Africa che occorre sconfiggere e' l'analfabetismo. "La difesa della vita - osserva il Papa teologo - comporta ugualmente lo sradicamento dell'ignoranza attraverso l'alfabetizzazione delle popolazioni ed una educazione qualifi cata che inglobi tutta la persona. Lungo il corso della propria storia, la Chiesa cattolica ha prestato particolare attenzione all'educazione. Ha sempre sensibilizzato, incoraggiato e aiutato i genitori a vivere la loro responsabilita' di primi educatori della vita e della fede dei propri figli". "In Africa, le sue strutture, come le scuole, i collegi, i licei, le scuole professionali, le universita', mettono a disposizione della popolazione strumenti per accedere al sapere, senza discriminazione di origine, di possibilita' economiche o di religione".
"La Chiesa - assicura il Pontefice - da' il proprio contributo per permettere di valorizzare e portare a frutto i talenti che Dio ha posto nel cuore di ogni uomo. Numerose Congregazioni religiose sono nate a questo scopo. Innumerevoli Santi e Sante hanno capito che santifi care l'uomo signifi cava prima di tutto promuoverne la dignita' mediante l'educazione".

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PAPA: NO A VIOLENZA CONTRO BAMBINI E IMMIGRATI ANCHE FUORI AFRICA

Salvatore Izzo

(AGI) - Cotonou, 19 nov.

Benedetto XVI esorta il mondo intero a mobilitarsi per dire basta "ai trattamenti intollerabili inflitti in Africa a tanti bambini: quelli uccisi prima della nascita, i piccoli non desiderati, gli orfani, gli albini, i fanciulli di strada, quelli abbandonati, i bambini-soldato, i bambini prigionieri, i piccoli forzati a lavorare, quelli maltrattati a causa di un handicap fisico o mentale, quelli considerati come stregoni, i fanciulli detti serpenti, i ragazzi venduti come schiavi sessuali, quelli traumatizzati, senza alcuna prospettiva di un avvenire". "I bambini - scrive nell'Esortazione Apostolica 'Africae munus' firmata oggi nella Cattedrale di Ouidah in Benin - sono un dono di Dio all'umanita', e pertanto devono essere oggetto di particolare cura da parte delle loro famiglie, della Chiesa, della societa' e dei governi, poiche' sono fonte di speranza e di rinnovamento nella vita.
Dio e' ad essi particolarmente vicino, e la loro vita e' preziosa ai suoi occhi, anche quando le circostanze sembrano contrarie o impossibili".
"Cristo Gesu' - ricorda il Pontefice teologo - ha sempre manifestato la sua preferenza nei confronti dei piu' piccoli" perche' "nel bambino vi e' qualche cosa che non dovrebbe mancare mai a chi vuole entrare nel Regno dei cieli. Il cielo e' promesso a tutti coloro che sono semplici come i fanciulli, a quanti, come essi, sono pieni di uno spirito di abbandono nella fiducia, puri e ricchi di bonta'".
Nell'Esortazione, accanto alle forti denunce per i maltrattamenti inflitti a donne e bambini, il Papa indvidua anche nei profughi le vittime di una violenza intollerabile. "In milioni - scrive citando esplicitamente sia migranti che rifugiati - cercano una patria e una terra di pace in Africa o in altri continenti" ma "incontrano ogni sorta di violenza e di sfruttamento, addirittura la prigione o troppo spesso la morte". "Alcuni Stati - lamenta Ratzinger - hanno risposto a questo dramma attraverso una legislazione repressiva. La situazione di precarieta' di tali poveri dovrebbe suscitare la compassione e la solidarieta' generose da parte di tutti; al contrario, fa nascere spesso la paura e l'ansieta'".
Assistiamo "a reazioni di intolleranza, di xenofobia e di razzismo.
Ne risulta che questi migranti sono essi stessi costretti, a causa della precarieta' della loro situazione, a svolgere lavori mal remunerati spesso illegali, umilianti o degradanti". "La coscienza umana - allora - non puo' che indignarsi di fronte a queste situazioni".
"La migrazione all'interno e all'esterno del Continente diventa cosi' - conclude il Pontefice - un dramma pluridimensionale, che colpisce seriamente il capitale umano dell'Africa, provocando la destabilizzazione o la distruzione delle famiglie".

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Paparatzifan
00domenica 20 novembre 2011 03:04
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PAPA: CHIEDE GIUSTIZIA PER LE DONNE, I BAMBINI E I POVERI DELL'AFRICA

Salvatore Izzo

(AGI) - Cotonou, 19 nov.

(dall'inviato Salvatore Izzo)

"La pace degli uomini che si ottiene senza la giustizia e' illusoria ed effimera. La giustizia degli uomini che non trova la propria sorgente nella riconciliazione attraverso la verita' nella carita' rimane incompiuta e non e' autentica giustizia".
E' questa la tesi di fondo dell'Esortazione Apostolica "Africae munus" che Benedetto XVI ha firmato oggi nella Cattedrale di Oudah davanti ai rappresentanti delle 40 Conferenze Episcopali dell'Africa e del Madagascar, che egli stesso riuni' in Vaticano nel 2009 per un Sinodo Speciale dedicato al Continente e alle sue attese di giustizia e di pace.Nel testo, il Papa ammette che il compito di coniugare pace e giustizia "non e' facile" ma questa ricerca deve "tracciare la via che ogni giustizia umana deve imboccare per giungere alla restaurazione dei legami di fraternita' nella famiglia umana, comunita' di pace".
"La giustizia - ricorda Benedetto XVI - non e' disincarnata. Essa si ancora necessariamente nella coerenza umana". Ed anche "una carita' che non rispetta la giustizia e il diritto di tutti e' erronea". "Incoraggio pertanto i cristiani - chiede Ratzinger - a diventare esemplari in materia di giustizia e di carita'".
Nelle circa 80 pagine del testo, il Papa affronta molti temi concreti e le pagine piu' forti sono forse quelle dedicate alla drammatica condizione dele donne africane che pagano ancora un prezzo altissimo alla cultura tribale, ma anche le novita' in arrivo dall'Occidente non sempre le hanno davvero "promosse". "Se e' innegabile - denuncia - che dei progressi sono stati compiuti per favorire la promozione e l'educazione della donna in certi Paesi africani, ciononostante, nell'insieme, la sua dignita', i suoi diritti cosi' come il suo apporto essenziale alla famiglia ed alla societa' continuano a non essere pienamente riconosciuti, ne' apprezzati". "La promozione delle ragazze e delle donne - sottolinea inoltre Benedetto XVI - e' spesso meno favorita di quella dei ragazzi e degli uomini. Troppo numerose sono ancora le pratiche che umiliano le donne e le avviliscono, in nome della tradizione ancestrale". Unito ai vescovi dell'Africa, afferma allora il Pontefice, esorto "a combattere ogni atto di violenza contro le donne, a denunciarlo e a condannarlo". E in questo contesto, aggiunge il documento, converrebbe che i comportamenti all'interno stesso della Chiesa siano un modello per l'insieme della societa'".
Nel nuovo documento Ratzinger esorta il mondo intero a mobilitarsi per dire basta "ai trattamenti intollerabili inflitti in Africa a tanti bambini: quelli uccisi prima della nascita, i piccoli non desiderati, gli orfani, gli albini, i fanciulli di strada, quelli abbandonati, i bambini-soldato, i bambini prigionieri, i piccoli forzati a lavorare, quelli maltrattati a causa di un handicap fisico o mentale, quelli considerati come stregoni, i fanciulli detti serpenti, i ragazzi venduti come schiavi sessuali, quelli traumatizzati, senza alcuna prospettiva di un avvenire".
"I bambini - scrive il Papa che nel pomeriggio, in un tenerissimo incontro con 800 di loro nella parrocchia di Santa Rita Cotonou lo ha poi testimoniato di persona - sono un dono di Dio all'umanita', e pertanto devono essere oggetto di particolare cura da parte delle loro famiglie, della Chiesa, della societa' e dei governi, poiche' sono fonte di speranza e di rinnovamento nella vita. Dio e' ad essi particolarmente vicino, e la loro vita e' preziosa ai suoi occhi, anche quando le circostanze sembrano contrarie o impossibili".
Nell'Esortazione, accanto alle forti denunce per i maltrattamenti inflitti a donne e bambini, il Papa indvidua anche nei profughi le vittime di una violenza intollerabile. "In milioni - scrive citando esplicitamente sia migranti che rifugiati - cercano una patria e una terra di pace in Africa o in altri continenti" ma "incontrano ogni sorta di violenza e di sfruttamento, addirittura la prigione o troppo spesso la morte". "Alcuni Stati - lamenta Ratzinger - hanno risposto a questo dramma attraverso una legislazione repressiva. La situazione di precarieta' di tali poveri dovrebbe suscitare la compassione e la solidarieta' generose da parte di tutti; al contrario, fa nascere spesso la paura e l'ansieta'". Assistiamo "a reazioni di intolleranza, di xenofobia e di razzismo. Ne risulta che questi migranti sono essi stessi costretti, a causa della precarieta' della loro situazione, a svolgere lavori mal remunerati spesso illegali, umilianti o degradanti". "La coscienza umana - allora - non puo' che indignarsi di fronte a queste situazioni". "La migrazione all'interno e all'esterno del Continente diventa cosi' - conclude il Pontefice - un dramma pluridimensionale, che colpisce seriamente il capitale umano dell'Africa, provocando la destabilizzazione o la distruzione delle famiglie".
Nel testo, Benedetto XVI esalta poi "la visione africana del mondo", nella quale "la vita viene percepita come una realta' che ingloba ed include gli antenati, i vivi e i bambini che devono nascere, tutta la creazione ed ogni essere: quelli che parlano e quelli che sono muti, quelli che pensano e quelli che non hanno alcun pensiero". E identifica tre grandi nemici dell'Africa di oggi: l'abortoe l'aids che falcidiano le vite e l'analfabetismo che impedisce di fatto di promuoverle e difenderle.
Sul tema della difesa della vita prende spunto dalla denuncia del recente Sinodo Africano riguardo a "una mancanza di chiarezza etica" emersa "nel corso degli incontri internazionali, addirittura un linguaggio confuso che veicola valori contrari alla morale cattolica". "L'aborto che consiste nella soppressione di un innocente non nato, e' contrario - conferma il documento firmato oggi - alla volonta' di Dio, poiche' il valore e la dignita' della vita umana debbono esser protetti dal concepimento sino alla morte naturale. La Chiesa in Africa e nelle isole vicine deve impegnarsi ad aiutare ed accompagnare le donne e le coppie tentate dall'aborto, e ad esser vicina a quanti ne hanno fatto la triste esperienza, per educarli al rispetto della vita. Essa apprezza il coraggio dei governi che hanno legiferato contro la cultura della morte, della quale l'aborto e' espressione drammatica, in favore della cultura della vita". Per il Papa, il futuro dell'Africa passa moltissimo per l'impegno educativo. "I giovani - sottolinea il documento - costituiscono in Africa la maggioranza della popolazione: un dono e un tesoro di Dio, di cui tutta la Chiesa e' riconoscente al Signore della vita. Occorre amare questa gioventu', stimarla e rispettarla, perche' esprime un anelito profondo, nonostante possibili ambiguita', verso quei valori autentici che hanno in Cristo la loro pienezza". Cosi' anche il problema dell'Aids che, afferma il testo papale, "esige certamente una risposta medica e farmaceutica" (e il Papa lancia dal Benin un appello per le cure gratuite e incporaggia gli istituti e i programmi di ricerca terapeutica e farmaceutica attualmente in corso per sradicare le pandemie", esortando a "non risparmiare fatiche per raggiungere al piu' presto dei risultati, per amore al dono prezioso della vita") in realta' "e' piu' profondo, e' anzitutto etico". Infatti, "per essere efficace, la prevenzione dell'Aids deve poggiarsi su una educazione sessuale fondata essa stessa su un'antropologia ancorata al diritto naturale e illuminata dalla Parola di Dio e dall'insegnamento della Chiesa".
Infine un terzo nemico dell'Africa che occorre sconfiggere e' l'analfabetismo.
"La difesa della vita - osserva il Papa teologo - comporta ugualmente lo sradicamento dell'ignoranza attraverso l'alfabetizzazione delle popolazioni ed una educazione qualificata che inglobi tutta la persona. Lungo il corso della propria storia, la Chiesa Cattolica ha prestato particolare attenzione all'educazione".
In mattinata, nel Palazzo Presidenziale di Cotonou, il Pontefice ha lanciato un "un appello a tutti i responsabili politici ed economici dei Paesi africani e del resto del mondo: non private - ha invocato - i vostri popoli della speranza. Non amputate il loro futuro mutilando il loro presente! Abbiate un approccio etico con il coraggio delle vostre responsabilita' e, se siete credenti, pregate Dio di concedervi la sapienza per comprendere che, in quanto promotori del futuro dei vostri popoli, occorre diventare veri servitori della speranza". Nello stesso impegnativo discorso - rivolto alle autorita' civili e religiose locali ma anche al Corpo Diplomatico accreditato a Cotonou - ha anche ricordato che "ogni popolo vuole comprendere le scelte politiche ed economiche che vengono fatte a suo nome. E si accorge della manipolazione, e la sua reazione e' a volte violenta. Vuole partecipare al buon governo". In serata l'incontro con i vescovi del Benin, ai quali ha chiesto di vigilare contro le tentazioni di ridurre a qualcos'altro il messaggio del Vangelo e proporre "una fede autentica e viva, fondamento incrollabile di una vita cristiana santa e al servizio dell'edificazione di un mondo nuovo". "L'amore per il Dio rivelato e per la sua Parola, l'amore per i Sacramenti e per la Chiesa, sono - ha spiegato - un antidoto efficace contro i sincretismi che sviano". Secondo il Papa, "questo amore favorisce una giusta integrazione dei valori autentici delle culture nella fede cristiana e libera dall'occultismo e vince gli spiriti malefici, perche' e' mosso dalla potenza stessa della Santa Trinita'". "Vissuto profondamente - ha assicurato - e' anche un fermento di comunione che infrange ogni barriera, favorendo cosi' l'edificazione di una Chiesa nella quale non vi e' segregazione tra i battezzati, perche' tutti non sono che uno in Cristo Gesu'".
Con questo spirito, il Papa ha anche lanciato la celebrazione in Africa dell'Anno della fede, che ha indetto in occasione del cinquantesimo anniversario dell'apertura del Concilio Vaticano II e si terra' dall'11 ottobre 2012 . "Sara' certamente una circostanza propizia per permettere ai fedeli di riscoprire e di approfondire la loro fede nella persona del Salvatore degli uomini", ha affermato dopo essere rientrato a Cotonou da Ouidah, dove oltre a firmare l'Esortazione post-sinodale "Africae munus" ha reso omaggio alla memoria del cardinale Bernardin Gantin, che fu suo amico personale e predecessore nell'incarico di decano del Collegio Cardinalizio. Una figura gigantesca di vescovo africano che ha saputo mettersi al servizo della Chiesa Universale. Uomini come lui, ha detto il Papa tedesco ai vescovi del Benin, "hanno accettato di mettere Cristo al centro della loro vita, con il coraggio di donare tutto per il servizio del Vangelo".

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PAPA: SALVO BAMBINO CHE VOLEVA VEDERLO ED E' CADUTO IN UNA CLOACA

Salvatore Izzo

(AGI) - Cotonou, 19 nov.

Un incidente poteva rovinare oggi la bella festa dell'incontro del Papa con i bambini di Cotonou, nella parrocchia di Santa Rita, dove Benedetto XVI ha conversato con 800 piccoli che hanno appena ricevuto la prima comunione. Lungo il percorso dalla Nunziatura, infatti, si erano assiepate molti migliaia di persone e un bambino di sette-otto anni si e' arrampicato su un muretto _ in realta' un argine sconnesso - per vedere meglio il passaggio della Papamobile, cadendo pero' inavvertitamente nella fogna cielo aperto che si trovava li' sotto.
E' stato salvato dagli uomini assegnatoi dal governo beninese alla sicurezza del Papa, prontamente intervenuti.
Nella parrocchia, poi, il piccolo e' stato presentato a Bendetto XVI che ha potuto anche accarezzare Benedicta, un'altra bambina scampata nei giorni scorsi a un tragico destino. Nata lo scorso due novembre e' stata abbandonata infatti dalla madre nella foresta che circonda Cotonou. Qualcuno l'ha ritrovata prima che finisse in pasto a qualche belva e l'ha affidata alle suore di Madre Tersa di Calcutta.

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Paparatzifan
00domenica 20 novembre 2011 23:26
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PAPA: LA CHIESA AFRICA PROPONGA FEDE VERA, LIBERA DA SINCRETISMI

(AGI) - Cotonou, 19 nov.

La Chiesa Africana deve vigilare contro le tentazioni di ridurre a qualcos'altro il messaggio del Vangelo e proporre "una fede autentica e viva, fondamento incrollabile di una vita cristiana santa e al servizio dell'edificazione di un mondo nuovo".
Lo ha chiesto Benedetto XVI nel suo secondo giorno di visita in Benin. "L'amore per il Dio rivelato e per la sua Parola, l'amore per i Sacramenti e per la Chiesa, sono - ha spiegato - un antidoto efficace contro i sincretismi che sviano".
Secondo il Papa, "questo amore favorisce una giusta integrazione dei valori autentici delle culture nella fede cristiana e libera dall'occultismo e vince gli spiriti malefici, perche' e' mosso dalla potenza stessa della Santa Trinita'".
"Vissuto profondamente - ha assicurato - e' anche un fermento di comunione che infrange ogni barriera, favorendo cosi' l'edificazione di una Chiesa nella quale non vi e' segregazione tra i battezzati, perche' tutti non sono che uno in Cristo Gesu'". (AGICon questo spirito, il Papa ha lanciato nel pomeriggio la celebrazione anche in Africa dell'Anno della fede, che ha indetto in occasione del cinquantesimo anniversario dell'apertura del Concilio Vaticano II.
"Sara' certamente una circostanza propizia per permettere ai fedeli di riscoprire e di approfondire la loro fede nella persona del Salvatore degli uomini", ha affermato dopo essere rientrato a Cotonou dopo la visita di oggi a Ouidah, dove ha firmato l'esortazione apostolica post-sinodale "Africae munus" e reso omaggio alla memoria del cardinale Bernardin Gantin, che fu suo amico personale oltre che predecessore nell'incarico di decano del Collegio Cardinalizio.
Una figura gigantesca di vescovo africano che ha saputo mettersi al servizo della Chiesa Universale. Uomini come lui, ha detto il Papa tedesco ai vescovi del Benin, "hanno accettato di mettere Cristo al centro della loro vita che, dopo 150 anni, degli uomini e delle donne hanno avuto il coraggio di donare tutto per il servizio del Vangelo". Ed oggi, ha scandito, "questo stesso atto dev'essere al centro della vita della Chiesa intera".
"La Parola di Dio - ha spiegato - la Chiesa non puo' tenerla per se stessa, ma ha la vocazione di annunciarla al mondo". Negli auspici di Papa Ratzinger, "questo anno giubilare dev'essere per la Chiesa del Benin un'occasione privilegiata per ridare vigore alla sua coscienza missionaria. Lo zelo apostolico che deve animare tutti i fedeli deriva direttamente dal loro Battesimo, e pertanto essi non possono sottrarsi alla responsabilita' di confessare la loro fede in Cristo e nel suo Vangelo dovunque si trovino, e nella loro vita quotidiana". "Quanto ai vescovi e ai sacerdoti, essi - ha rimarcato il Capo della Chiesa Cattolica - sono chiamati a risvegliare questa coscienza nelle famiglie, nelle parrocchie, nelle comunita' e nei diversi movimenti ecclesiali". Nel suo discorso, il Pontefice ha anche espresso "una volta ancora" la sua "ammirazione per il ruolo essenziale giocato dai catechisti nell'attivita' missionaria delle diocesi del Benin".

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Paparatzifan
00lunedì 21 novembre 2011 16:26
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VIAGGIO APOSTOLICO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI IN BENIN (18-20 NOVEMBRE 2011)

SANTA MESSA E CONSEGNA DELL’ESORTAZIONE APOSTOLICA POST-SINODALE AFRICAE MUNUS AI VESCOVI DELL’AFRICA NELLO "STADE DE L’AMITIÉ" DI COTONOU

Alle ore 8.15 di questa mattina, lasciata la Nunziatura Apostolica, il Santo Padre Benedetto XVI si trasferisce in auto panoramica allo "Stade de l’Amitié", dove, alle ore 9, celebra la Santa Messa in occasione della pubblicazione dell’Esortazione Apostolica post-sinodale Africae munus della II Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi.
Concelebrano con il Papa oltre duecento Vescovi da tutta l’Africa e un migliaio di sacerdoti del Benin. Sono presenti fedeli da tutta la Nazione, e gruppi di pellegrini anche dalla Nigeria, dal Togo, dal Ghana e dal Burkina Faso. Assiste al sacro rito il Presidente della Repubblica con altre personalità istituzionali.
La Santa Messa della solennità di Gesù Cristo Re dell’universo è introdotta dal saluto di S.E. Mons. Antoine Ganyé, Arcivescovo Metropolita di Cotonou e Presidente della Conferenza Episcopale del Benin.
Dopo la proclamazione del Santo Vangelo, il Papa pronuncia l’omelia che riportiamo di seguito:

OMELIA DEL SANTO PADRE

Cari Fratelli nell’episcopato e nel sacerdozio,
cari fratelli e sorelle!

Sulla scia del mio beato Predecessore, il Papa Giovanni Paolo II, è per me una grande gioia visitare per la seconda volta questo caro Continente africano, venendo tra voi, in Benin, e rivolgervi un messaggio di speranza e di pace. Desidero anzitutto ringraziare molto cordialmente Monsignor Antoine Ganyé, Arcivescovo di Cotonou, per le sue parole di benvenuto e salutare i Vescovi del Benin, come pure tutti i Cardinali e i Vescovi giunti da numerosi Paesi dell’Africa e di altri continenti. E a voi tutti, amati fratelli e sorelle, venuti per partecipare a questa Messa celebrata dal Successore di Pietro, rivolgo il mio più caloroso saluto. Penso certo agli abitanti del Benin, ma anche ai fedeli dei Paesi francofoni vicini, il Togo, il Burkina Faso, il Niger ed altri. La nostra celebrazione eucaristica in questa solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’universo è l’occasione per rendere grazie a Dio per il 150° anniversario degli inizi dell’evangelizzazione del Benin, come pure per la Seconda Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi, tenutasi a Roma vari mesi fa.

Il Vangelo che abbiamo appena ascoltato ci dice che Gesù, il Figlio dell’uomo, il giudice ultimo delle nostre vite, ha voluto prendere il volto di quanti hanno fame e sete, degli stranieri, di quanti sono nudi, malati o prigionieri, insomma di tutte le persone che soffrono o sono messe da parte; il comportamento che noi abbiamo nei loro confronti sarà dunque considerato come il comportamento che abbiamo nei confronti di Gesù stesso. Non vediamo in questo una semplice formula letteraria, una semplice immagine! Tutta l’esistenza di Gesù ne è una dimostrazione. Lui, il Figlio di Dio, è diventato uomo, ha condiviso la nostra esistenza, sino nei dettagli più concreti, facendosi il servo del più piccolo dei suoi fratelli. Lui che non aveva dove posare il capo, sarà condannato a morire su una croce. Questo è il Re che celebriamo!

Indubbiamente questo ci può sembrare sconcertante! Ancor oggi, come 2000 anni fa, abituati a vedere i segni della regalità nel successo, nella potenza, nel denaro o nel potere, facciamo fatica ad accettare un simile re, un re che si fa servo dei più piccoli, dei più umili, un re il cui trono è una croce. E tuttavia, ci dicono le Scritture, è così che si manifesta la gloria di Cristo: è nell’umiltà della sua esistenza terrena che Egli trova il potere di giudicare il mondo. Per Lui, regnare è servire! E ciò che ci chiede è di seguirlo su questa via, di servire, di essere attenti al grido del povero, del debole, dell’emarginato. Il battezzato sa che la sua decisione di seguire Cristo può condurlo a grandi sacrifici, talvolta persino a quello della vita. Ma, come ci ha ricordato san Paolo, Cristo ha vinto la morte e ci trascina dietro di Sé nella sua risurrezione. Ci introduce in un mondo nuovo, un mondo di libertà e di felicità. Ancora oggi tanti legami con il mondo vecchio, tante paure ci tengono prigionieri e ci impediscono di vivere liberi e lieti. Lasciamo che Cristo ci liberi da questo mondo vecchio! La nostra fede in Lui, che è vincitore di tutte le nostre paure, di ogni nostra miseria, ci fa entrare in un mondo nuovo, un mondo in cui la giustizia e la verità non sono una parodia, un mondo di libertà interiore e di pace con noi stessi, con gli altri e con Dio. Ecco il dono che Dio ci ha fatto nel Battesimo!

"Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo" (Mt 25,34). Accogliamo questa parola di benedizione che il Figlio dell’uomo rivolgerà, nel giorno del Giudizio, agli uomini e alle donne che avranno riconosciuto la sua presenza fra i più umili dei loro fratelli, in un cuore libero e pieno dell’amore del Signore! Fratelli e sorelle, questo passo del Vangelo è veramente una parola di speranza, poiché il Re dell’universo s’è fatto vicinissimo a noi, servo dei più piccoli e dei più umili.

E io vorrei rivolgermi con affetto a tutte le persone che soffrono, ai malati, a quanti sono colpiti dall’AIDS o da altre malattie, a tutti i dimenticati della società. Abbiate coraggio! Il Papa vi è vicino con la preghiera e con il ricordo. Abbiate coraggio! Gesù ha voluto identificarsi con i piccoli, con i malati; ha voluto condividere la vostra sofferenza e riconoscere in voi dei fratelli e delle sorelle, per liberarli da ogni male, da ogni sofferenza! Ogni malato, ogni povero merita il nostro rispetto e il nostro amore, perché attraverso di lui Dio ci indica la via verso il cielo.

E quest’oggi vi invito ancora a rallegrarvi con me. In effetti, sono 150 anni che la croce di Cristo è stata piantata sulla vostra terra, che il Vangelo è stato annunciato in essa per la prima volta. In questo giorno rendiamo grazie a Dio per l’opera compiuta dai missionari, dagli "operai apostolici" originari di casa vostra o venuti da altre parti, vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose, catechisti, tutti coloro che, ieri come oggi, hanno permesso l’estendersi della fede in Gesù Cristo sul Continente africano! Saluto qui la memoria del venerato Cardinale Bernardin Gantin, esempio di fede e di sapienza per il Benin e per tutto il Continente africano!

Cari fratelli e sorelle, tutti coloro che hanno ricevuto il dono meraviglioso della fede, questo dono dell’incontro con il Signore risorto, sentono anche il bisogno di annunciarlo agli altri. La Chiesa esiste per annunciare questa Buona Novella! E tale compito è sempre urgente! Dopo 150 anni, molti sono coloro che non hanno ancora udito il messaggio della salvezza di Cristo! Molti sono anche quanti fanno resistenza ad aprire il proprio cuore alla Parola di Dio! Molti sono coloro la cui fede è debole, e la cui mentalità, le abitudini, il modo di vivere ignorano la realtà del Vangelo, pensando che la ricerca di un benessere egoista, del guadagno facile o del potere sia lo scopo ultimo della vita umana. Con entusiasmo siate testimoni ardenti della fede che avete ricevuto! Fate risplendere in ogni luogo il volto amorevole del Salvatore, in particolare davanti ai giovani alla ricerca di ragioni di vita e di speranza in un mondo difficile!

La Chiesa in Benin ha ricevuto molto dai missionari: essa deve a sua volta recare questo messaggio di speranza ai popoli che non conoscono o non conoscono più il Signore Gesù. Cari fratelli e sorelle, vi invito ad avere questa preoccupazione per l’evangelizzazione, nel vostro Paese e tra i popoli del vostro Continente e del mondo intero. Il recente Sinodo dei Vescovi per l’Africa lo ricorda insistentemente: uomo di speranza, il cristiano non si può disinteressare dei propri fratelli e sorelle. Questo sarebbe in aperta contraddizione con il comportamento di Gesù. Il cristiano è un costruttore instancabile di comunione, di pace e di solidarietà, doni che Gesù stesso ci ha fatto. Nell’esservi fedeli, noi collaboriamo alla realizzazione del piano di salvezza di Dio per l’umanità.

Cari fratelli e sorelle, vi invito perciò a rafforzare la vostra fede in Gesù Cristo, operando un’autentica conversione alla sua persona. Soltanto Lui ci dà la vera vita e ci può liberare da tutte le nostre paure e lentezze, da ogni nostra angoscia. Ritrovate le radici della vostra esistenza nel Battesimo che avete ricevuto e che fa di voi dei figli di Dio! Che Cristo Gesù dia a tutti voi la forza di vivere da cristiani e di cercare di trasmettere generosamente alle nuove generazioni ciò che avete ricevuto dai vostri Padri nella fede! (In lingua fon) Che il Signore vi colmi delle sue grazie!

(in inglese)

In questo giorno di festa, ci rallegriamo insieme per il regno di Cristo Re su tutta la terra. E’ Lui che rimuove tutto ciò che ostacola la riconciliazione, la giustizia e la pace. Noi sappiamo che la vera regalità non consiste in una dimostrazione di potenza, ma nell’umiltà del servizio, non consiste nell’oppressione dei deboli, ma nella capacità di proteggerli e condurli alla vita in abbondanza (cfr Gv 10,10). Cristo regna dalla Croce e, con le sue braccia aperte, abbraccia tutti i popoli della terra e li attira verso l’unità. Mediante la Croce, abbatte i muri della divisione, ci riconcilia gli uni con gli altri e con il Padre. Preghiamo oggi per i popoli dell’Africa, affinché tutti possano essere capaci di vivere nella giustizia, nella pace e nella gioia del Regno di Dio (cfr Rm 14,17). Con questi sentimenti saluto affettuosamente tutti i fedeli di lingua inglese venuti dal Ghana, dalla Nigeria, e dai Paesi limitrofi. Dio vi benedica tutti!

(in portoghese)

Cari fratelli e sorelle dell’Africa lusofona che mi ascoltate, rivolgo a tutti il mio saluto e vi invito a rinnovare la vostra decisione di appartenere a Cristo e di servire il suo Regno di riconciliazione, di giustizia e di pace! Il suo Regno può esser messo in pericolo nel nostro cuore. Qui, Dio si incontra con la nostra libertà. Noi – e soltanto noi – possiamo impedirgli di regnare su noi stessi e, di conseguenza, rendere difficile la sua signoria sulla famiglia, sulla società e sulla storia. A causa di Cristo, numerosi uomini e donne si sono vittoriosamente opposti alle tentazioni del mondo per vivere fedelmente la propria fede, talvolta sino al martirio. Cari Pastori e fedeli, siate, sul loro esempio, sale e luce di Cristo nella terra africana! Amen.

© Copyright 2011 - Libreria Editrice Vaticana


Paparatzifan
00lunedì 21 novembre 2011 17:13
Dal blog di Lella...

VIAGGIO APOSTOLICO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI IN BENIN (18-20 NOVEMBRE 2011)

CONSEGNA DELL’ESORTAZIONE APOSTOLICA POST-SINODALE AFRICAE MUNUS DELLA II ASSEMBLEA SPECIALE PER L’AFRICA DEL SINODO DEI VESCOVI, NELLO "STADE DE L’AMITIÉ" A COTONOU

Al termine della Santa Messa celebrata questa mattina nello "Stade de l’Amitié" di Cotonou, il Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, S.E. Mons. Nikola Eterović, rivolge al Papa alcune parole di ringraziamento.
Quindi, all’atto di consegnare l’Esortazione Apostolica post-sinodale Africae munus ai Presidenti delle 35 Conferenze Episcopali nazionali dell’Africa e ai Responsabili delle 7 Conferenze Episcopali Regionali del Continente, il Papa pronuncia il discorso che riportiamo di seguito:

DISCORSO DEL SANTO PADRE

(in francese)

Signori Cardinali,
Venerati Fratelli nell’episcopato e nel sacerdozio,
Cari fratelli e sorelle!

Durante questa solenne celebrazione liturgica, abbiamo reso grazie al Signore per il dono della Seconda Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi, celebrata nell’ottobre del 2009 sul tema La Chiesa in Africa a servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace: "Voi siete il sale della terra… voi siete la luce del mondo" (Mt 5,13-14). Ringrazio tutti i Padri sinodali per il loro contributo ai lavori di questa Assemblea sinodale. La mia gratitudine va anche al Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, Mons. Nikola Eterović, per il lavoro compiuto e per le parole che mi ha indirizzato a nome vostro.

Dopo aver firmato ieri l’Esortazione apostolica post-sinodale Africae munus, sono felice oggi di poter consegnare a tutte le Chiese particolari, tramite voi, Presidenti delle Conferenze Episcopali dell’Africa, sia nazionali che regionali, e i Presidenti dei Sinodi delle Chiese orientali cattoliche. Dopo ricezione di questo documento, prendono avvio a livello locale le fasi di assimilazione e di applicazione dei dati teologici, ecclesiologici, spirituali e pastorali contenuti in questa Esortazione. Questo testo intende promuovere, incoraggiare e consolidare le diverse iniziative locali già esistenti. Intende altresì ispirarne altre per la Chiesa cattolica in Africa.

(in inglese)

Una delle prime missioni della Chiesa è l’annuncio di Gesù Cristo e del suo Vangelo ad gentes, ossia l’evangelizzazione di coloro che, in un modo o nell’altro, sono lontane dalla Chiesa. Mi auguro che questa Esortazione vi guiderà nell’annuncio della Buona Novella di Gesù in Africa. Questa non è solamente un messaggio o una parola. E’ soprattutto apertura e adesione ad una Persona: Gesù Cristo, il Verbo incarnato. Lui solo possiede parole di vita eterna (cfr Gv 6,68)! Sull’esempio di Cristo, tutti i cristiani sono chiamati a rispecchiare la misericordia del Padre e la luce dello Spirito Santo. L’evangelizzazione presuppone e comporta anche la riconciliazione, e promuove la pace e la giustizia.

(in portoghese)

Cara Chiesa in Africa, sii sempre più il sale della terra, di questa terra che Gesù Cristo ha benedetto con la sua presenza quando vi ha trovato rifugio! Sii il sale della terra africana, benedetta dal sangue di tanti martiri, uomini, donne e bambini, testimoni della fede cristiana fino al dono supremo della loro vita! Sii luce del mondo, luce dell’Africa che spesso, attraverso le prove, cerca la via della pace e della giustizia per tutti i suoi abitanti. La tua luce è Gesù Cristo, "Luce del mondo" (Gv 8,12). Dio ti benedica, cara Africa!

© Copyright 2011 - Libreria Editrice Vaticana


Paparatzifan
00lunedì 21 novembre 2011 17:15
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PAPA: CELEBRA MESSA AFRICANA NELLO STADIO DI COTONOU GREMITO

Salvatore Izzo

(AGI) - Cotonou, 20 nov.

Insieme ai vescovi del Benin e ai presidenti delle 40 Conferenze Episcopali dell'Africa e del Madagascar, Benedetto XVI celebra una grande messa nello Stadio de l'Amitie' di Cotonou, gremito sul prato e negli spalti da 50 mila persone, mentre le centinaia di migliaia che non hanno trovato posto sono rimaste all'esterno.
Il Pontefice e' pero' passato tra loro con la Papamobile. La Liturgia e' celebrata in latino e francese, ma le preghiere e le letture sono nelle principali lingue che si parlano in Benin (dove in tutto ce ne sono 300).

© Copyright (AGI)  

PAPA: CHIESA DALLA PARTE MALATI DI AIDS, CON RISPETTO E CURE

Salvatore Izzo

(AGI) - Cotonou, 20 nov.

La Chiesa e' mobilitata contro il dramma dell'Aids, che sta falcidiando la popolazione dell'Africa. Una presenza che e' stata evocata dal Papa nell'omelia pronunciata questa mattina nello Stadio de l'Amitie' a Cotonou, con parole molto sentite e assicurando da parte sua vicinanza solidarieta', vicinanza e appoggio. "Gesu', il Re dell'universo - ha detto - s'e' fatto vicinissimo a noi, servo dei piu' piccoli e dei piu' umili.
E io vorrei rivolgermi con affetto a tutte le persone che soffrono, ai malati, a quanti sono colpiti dall'Aids o da altre malattie, a tutti i dimenticati della societa'". "Abbiate coraggio! Il Papa - ha aggiunto - vi e' vicino con la preghiera e con il ricordo. Abbiate coraggio! Gesu' ha voluto identificarsi con i piccoli, con i malati; ha voluto condividere la vostra sofferenza e riconoscere in voi dei fratelli e delle sorelle, per liberarli da ogni male, da ogni sofferenza". "Ogni malato, ogni povero - ha concluso - merita il nostro rispetto e il nostro amore, perche' attraverso di lui Dio ci indica la via verso il cielo".
Nell'Esortazione Apostolica "Africae munus", firmata ieri a Ouidah e che al termine della messa di oggi a Cotonou sara' consegnata ufficialmente ai rappresentanti delle 40 Conferenze Episcopali dell'Africa e del Madagascar, Papa Ratzinger lancia un forte appello all'intera comunita' internazionale: occorre "trovare soluzioni e rendere accessibili a tutti i trattamenti e le medicine, considerando le situazioni di precarieta'". "La Chiesa - ricorda il testo - sostiene da molto tempo la causa di un trattamento medico di alta qualita' e a minore costo per tutte le persone coinvolte". In unione con i vescovi africani, scrive inoltre Ratzinger, "rinnovo il mio sostegno e mi rivolgo a tutte le istituzioni e a tutti i movimenti della Chiesa che operano nel settore della sanita' e specialmente dell'Aids: realizzate un lavoro meraviglioso e importante. Chiedo alle agenzie internazionali di riconoscervi e di aiutarvi nel rispetto della vostra specificita' e in spirito di collaborazione. Incoraggio vivamente ancora una volta". Nel testo il Papa tedesco si preoccupa anche delle condizioni difficilissime dei detenuti in molti paesi dell'Africa e chiede che "la dignita' umana del carcerato sia rispettata". "Agli operatori pastorali -precisa il Pontefice - e' affidato il compito di studiare e proporre la giustizia restitutiva come mezzo e procedimento per favorire la riconciliazione, la giustizia e la pace e il reinserimento delle vittime e dei trasgressori nelle comunita'".
Per il Papa la lotta all'Aids come l'intero futuro dell'Africa passa moltissimo per l'impegno educativo. "I giovani - scrive il Pontefice nel documento - costituiscono in Africa la maggioranza della popolazione: un dono e un tesoro di Dio, di cui tutta la Chiesa e' riconoscente al Signore della vita. Occorre amare questa gioventu', stimarla e rispettarla, perche' esprime un anelito profondo, nonostante possibili ambiguita', verso quei valori autentici che hanno in Cristo la loro pienezza". Cosi' anche il problema dell'Aids che, afferma il testo papale, "esige certamente una risposta medica e farmaceutica", in realta' "e' piu' profondo, e' anzitutto etico". Dunque le altre soluzioni, pure utili e da non abbandonare, si rivelano "insufficienti" da sole. Per sconfiggere questa epidemia, serve invece "un cambio di comportamento che esige l'astinenza sessuale, il rifiuto della promiscuita' sessuale, la fedelta' coniugale" e cio' "in ultima analisi la questione dello sviluppo integrale che richiede un approccio e una risposta globali della Chiesa". Infatti, "per essere efficace, la prevenzione dell'Aids deve poggiarsi su una educazione sessuale fondata essa stessa su un'antropologia ancorata al diritto naturale e illuminata dalla Parola di Dio e dall'insegnamento della Chiesa".Infine un altro nemico dell'Africa che occorre sconfiggere e' l'analfabetismo. "La difesa della vita - osserva il Papa nella Africae munus - comporta ugualmente lo sradicamento dell'ignoranza attraverso l'alfabetizzazione delle popolazioni ed una educazione qualificata che inglobi tutta la persona. Lungo il corso della propria storia, la Chiesa cattolica ha prestato particolare attenzione all'educazione. Ha sempre sensibilizzato, incoraggiato e aiutato i genitori a vivere la loro responsabilita' di primi educatori della vita e della fede dei propri figli". "In Africa, le sue strutture, come le scuole, i collegi, i licei, le scuole professionali, le universita', mettono a disposizione della popolazione strumenti per accedere al sapere, senza discriminazione di origine, di possibilita' economiche o di religione". "La Chiesa - assicura il Pontefice - da' il proprio contributo per permettere di valorizzare e portare a frutto i talenti che Dio ha posto nel cuore di ogni uomo. Numerose Congregazioni religiose sono nate a questo scopo. Innumerevoli Santi e Sante hanno capito che santificare l'uomo significava prima di tutto promuoverne la dignita' mediante l'educazione".

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PAPA: DIO CI GIUDICHERA' SU ACCOGLIENZA AGLI STRANIERI E CARCERI

Salvatore Izzo

(AGI) - Cotonou, 20 nov.

Nel Vangelo "Gesu', il Figlio dell'uomo, il giudice ultimo delle nostre vite, ha voluto prendere il volto di quanti hanno fame e sete, degli stranieri, di quanti sono nudi, malati o prigionieri, insomma di tutte le persone che soffrono o sono messe da parte". Lo ha ricordato oggi Benedetto XVI nell'omelia della messa celebrata questa mattina nello Stadio de l'Amitie' di Cotonou, da dove ha lanciato un forte monito: "il comportamento che noi abbiamo nei loro confronti sara' considerato - ha scandito - come il comportamento che abbiamo nei confronti di Gesu' stesso". "Non vediamo in questo - ha avvertito il Papa - una semplice formula letteraria, una semplice immagine". Infatti, "tutta l'esistenza di Gesu' ne e' una dimostrazione". "Il Figlio di Dio - ha ricordato - e' diventato uomo, ha condiviso la nostra esistenza, sino nei dettagli piu' concreti, facendosi il servo del piu' piccolo dei suoi fratelli. Lui che non aveva dove posare il capo, sara' condannato a morire su una croce". "Questo - ha commentato Ratzinger - e' il Re che celebriamo", anche se "indubbiamente ci puo' sembrare sconcertante". "Ancor oggi, come 2000 anni fa, abituati a vedere i segni della regalita' nel successo, nella potenza, nel denaro o nel potere, facciamo fatica - ha osservato il Pontefice teologo - ad accettare un simile Re, un Re che si fa servo dei piu' piccoli, dei piu' umili, un re il cui trono e' una croce. E tuttavia, ci dicono le Scritture, e' cosi' che si manifesta la gloria di Cristo: e' nell'umilta' della sua esistenza terrena che Egli trova il potere di giudicare il mondo". Nell'ottica del Vangelo, dunque, "regnare e' servire ed e' cio' che ci chiede e' di seguirlo su questa via, di servire, di essere attenti al grido del povero, del debole, dell'emarginato".
Nell'Esortazione Apostolica "Africae Munus" che ha consegnato alle 40 Conferenze Episcopali dell'Africa e del Madagascar al termine della messa di oggi, accanto alle forti denunce per i maltrattamenti inflitti a donne e bambini, il Papa individua proprio nei profughi e nei carcerati le vittime di una violenza intollerabile. "In milioni - scrive citando esplicitamente sia migranti che rifugiati - cercano una patria e una terra di pace in Africa o in altri continenti" ma "incontrano ogni sorta di violenza e di sfruttamento, addirittura la prigione o troppo spesso la morte".
"Alcuni Stati - lamenta Ratzinger - hanno risposto a questo dramma attraverso una legislazione repressiva. La situazione di precarieta' di tali poveri dovrebbe suscitare la compassione e la solidarieta' generose da parte di tutti; al contrario, fa nascere spesso la paura e l'ansieta'". Assistiamo "a reazioni di intolleranza, di xenofobia e di razzismo. Ne risulta che questi migranti sono essi stessi costretti, a causa della precarieta' della loro situazione, a svolgere lavori mal remunerati spesso illegali, umilianti o degradanti". "La coscienza umana - allora - non puo' che indignarsi di fronte a queste situazioni".
"La migrazione all'interno e all'esterno del Continente diventa cosi' - conclude il Pontefice - un dramma pluridimensionale, che colpisce seriamente il capitale umano dell'Africa, provocando la destabilizzazione o la distruzione delle famiglie". Nell'Esortazione e' fortissima anche la denuncia delle condizioni difficilissime dei detenuti in molti paesi dell'Africa. Il Papa chiede che "la dignita' umana del carcerato sia rispettata". "Agli operatori pastorali - ricorda - e' affidato il compito di studiare e proporre la giustizia restitutiva come mezzo e procedimento per favorire la riconciliazione, la giustizia e la pace e il reinserimento delle vittime e dei trasgressori nelle comunita'".

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Paparatzifan
00martedì 22 novembre 2011 03:05
Dal blog di Lella...

Ultimo giorno in Benin, bagno di folla per il Papa allo stadio

Messa colorata a Cotonou per consegnare l'esortazione apostolica sul 'continente nero'

Roma, 19 nov. (TMNews)

Terza ed ultima giornata oggi per la visita in Benin di Papa Benedetto XVI. Il Pontefice ha lasciato questa mattina la Nunziatura Apostolica, per trasferirsi in auto allo "Stade de l'Amitié" di Cotonou, dove sta per iniziare a la Messa da lui presieduta, in occasione della pubblicazione dell'Esortazione Apostolica post-sinodale Africae munus della II Assemblea Speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi.
Concelebrano con il Papa oltre duecento Vescovi da tutta l'Africa e un migliaio di sacerdoti del Benin. Sono presenti fedeli da tutta la Nazione, e gruppi di pellegrini anche dalla Nigeria,dal Togo, dal Ghana e dal Burkina Faso. Assiste al sacro rito il Presidente della Repubblica con altre personalità istituzionali. Nel pomeriggio, intorno alle 16,30, è previsto il decollo del Pontefice da Cotonou per far rientro a Roma e,quindi, in Vaticano. Quella firmata ieri dal Pontefice (l'"Africae munus" ovvero 'L'impegno dell'Africa'), e consegnata oggi a clero e fedeli accorsi in Benin è una sorta di "road map" per la Chiesa in Africa che pone l'accento sulla "liberazione delle donne" in un continente che, per Benedetto XVI, ancora non valorizza a sufficienza quello che Wojtyla chiamava il "genio femminile". Papa Ratzinger ha firmato oggi un'esortazione apostolica che verrà consegnata ai vescovi africani domani, nel terzo ed ultimo giorno del suo viaggio in Benin.
"Quando mi sono recato in terra africana - scrive il Papa in riferimento al suo viaggio in Camerun e Angola nel 2009 - ho ricordato con forza che bisogna riconoscere, affermare e difendere l'uguale dignità dell'uomo e della donna: sono ambedue persone, a differenza di ogni altro essere vivente del mondo attorno a loro. L'evoluzione delle mentalità in questo campo è, purtroppo, eccessivamente lenta. La Chiesa ha il dovere di contribuire a questo riconoscimento e a questa liberazione della donna seguendo l'esempio dato da Cristo che la valorizzava. Creare per lei uno spazio in cui poter prendere la parola e in cui poter esprimere i suoi talenti, attraverso iniziative che rafforzino il suo valore, la sua autostima e la sua specificità, le permetterebbe di occupare un posto uguale a quello dell'uomo nella società - senza confusione, né livellamento della specificità di ciascuno -, dato che entrambi sono immagine del Creatore". Scrive ancora Benedetto XVI: "Se è innegabile che dei progressi sono stati compiuti per favorire la promozione e l'educazione della donna in certi Paesi africani, ciononostante, nell'insieme, la sua dignità, i suoi diritti così come il suo apporto essenziale alla famiglia ed alla società continuano a non essere pienamente riconosciuti, né apprezzati. Così la promozione delle ragazze e delle donne è spesso meno favorita di quella dei ragazzi e degli uomini. Troppo numerose sono ancora le pratiche che umiliano le donne e le avviliscono, in nome della tradizione ancestrale. Con i Padri sinodali, invito insistentemente i discepoli di Cristo a combattere ogni atto di violenza contro le donne, a denunciarlo e a condannarlo.93 In questo contesto, converrebbe che i comportamenti all'interno stesso della Chiesa siano un modello per l'insieme della società".

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Paparatzifan
00martedì 22 novembre 2011 03:07
Dal blog di Lella...

Padre Lombardi: la speranza, il cuore del messaggio del Papa in Benin

Quale parola, quale messaggio ha lasciato il Papa in Benin? Ci risponde il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, al microfono di Massimiliano Menichetti e Maria Dulce Araujo Evora:

R. - La speranza, come chiave di volta di un nuovo “lancio” del continente africano verso il futuro: questo è il messaggio del viaggio del Papa in Benin e anche il messaggio dell’Esortazione apostolica post-sinodale “Africae munus”. Mi sembra che sia veramente questo un punto da non perdere: noi siamo troppo abituati, soprattutto negli altri continenti e nelle altre parti del mondo, a vedere gli aspetti negativi – che senz’altro ci sono - i conflitti, le sofferenze, le malattie e così via – e a chiudere l’orizzonte sugli aspetti positivi. E’ l’aspetto della sofferenza da superare con le grandi risorse che ci sono e che vanno liberate, che vanno aiutate a poter decollare, a potersi manifestare: con il buon governo, con l’educazione, con l’aiuto per lo sviluppo, con l’annuncio della speranza cristiana. Mi pare che gli africani, senza bisogno di tanti discorsi, abbiano capito questo messaggio di speranza e la loro gioia nell’accogliere il Papa lo ha manifestato.

D. – Possiamo dire che questa è una visita che non si ferma qui e che tutto quello che il Papa ha detto, in realtà, si proietta in avanti?

R. – Sì: il Papa lo ha detto proprio alla fine della Messa, consegnando l’Esortazione post-sinodale ai presidenti delle Conferenze episcopali; adesso, in un certo senso, la consegna di questo documento chiude il cammino della preparazione, della celebrazione del Sinodo e della raccolta e sintesi dei risultati dell’Assemblea sinodale. Ma adesso parte, poi, tutto il cammino dell’assimilazione, del tradurre in pratica. E mi sembra che il documento si presti molto bene a questo perché ha diverse suggestioni di tipo piuttosto concreto per la pastorale della Chiesa non solo nei diversi campi di apostolato e di esperienza, ma anche proprio con alcuni suggerimenti di iniziative concrete che possono partire in tempi abbastanza brevi: un Anno della Riconciliazione, Giornate o Settimane di riconciliazione che possono essere organizzati localmente dalle Conferenze episcopali. Quindi, il cammino si mantiene vivo e non deve assolutamente interrompersi, adesso, come se si fosse già raggiunto lo scopo. Tutt’altro. E’ un punto di partenza.

D. – C’è stato l’incontro con le autorità politiche e con i bambini, che sono le prime vittime del malgoverno in Africa … forse due momenti simbolici di questo viaggio …

R. – Hai detto molto bene: anch’io ho avuto l’impressione che i momenti simbolici, che ci rimarranno in mente – oltre alla grande festa eucaristica finale, della Messa così festosa con le rappresentanze di tutte le Conferenze episcopali – siano stati il discorso ai governanti, ai responsabili della società, e l’incontro con i bambini, perché i primi sono in un certo senso i responsabili del futuro. Il Papa dice: “Non private il vostro popolo della sua speranza e del suo futuro”. E dall’altra, ci sono i bambini che sono il futuro concreto che sta già incominciando e che vivono le loro difficoltà, che possono essere vittime di ingiustizia e di malattie, di povertà e possono essere anche il tesoro che, amato e seguito con grande attenzione, può dare poi una ricchezza di risorse umane e spirituali straordinarie, da cui dipende il futuro dell’Africa. Ecco: mi sembrano due immagini significative: il Papa che parla con forza ai responsabili, il Papa che accoglie con grande amore e sta insieme ai bambini che sono questo domani che va aiutato a fiorire. Spero che tutti capiscano. Del resto, sono state immagini molto evidenti e molto efficaci: l’incontro del Papa con i bambini è una cosa che entra attraverso gli occhi nel cuore, in modo molto diretto. E spero che veramente tutti l’abbiano potuto cogliere. (gf)

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Paparatzifan
00martedì 22 novembre 2011 03:14
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PAPA: RICERCA DENARO E POTERE IMPEDISCE ALL'UOMO DI VEDERE DIO

Salvatore Izzo

(AGI) - Cotonou, 20 nov.

Nel mondo di oggi si diffondono "mentalita', abitudini, e modi di vivere che ignorano la realta' del Vangelo" e alimentano "la ricerca di un benessere egoista, del guadagno facile o del potere", concepita come "lo scopo ultimo della vita umana".
Lo ha denunciato Benedetto XVI descrivendo la condizione di coloro "la cui fede e' debole" nell'omelia della messa celebrata questa mattina nello Stadio de l'Amitie' di Cotonou. "Tanti legami con il mondo vecchio, tante paure - ha aggiunto - ci tengono prigionieri e ci impediscono di vivere liberi e lieti.
Lasciamo che Cristo ci liberi da questo mondo vecchio", ma "la nostra fede in Lui, che e' vincitore di tutte le nostre paure, di ogni nostra miseria, ci fa entrare in un mondo nuovo, un mondo in cui la giustizia e la verita' non sono una parodia, un mondo di liberta' interiore e di pace con noi stessi, con gli altri e con Dio". "Con entusiasmo - ha chiesto il Papa ai 50 mila fedeli che gremivano all'inverosimile l'impianto sportivo - siate testimoni ardenti della fede che avete ricevuto. Fate risplendere in ogni luogo il volto amorevole del Salvatore, in particolare davanti ai giovani alla ricerca di ragioni di vita e di speranza in un mondo difficile".

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PAPA: A CONSEGNA ESORTAZIONE INVOCA "AFRICA SIA LUCE DEL MONDO"

Salvatore Izzo

(AGI) - Cotonou, 20 nov.

"Cara Chiesa in Africa, sii sempre piu' il sale della terra, di questa terra che Gesu' Cristo ha benedetto con la sua presenza quando vi ha trovato rifugio! Sii il sale della terra africana, benedetta dal sangue di tanti martiri, uomini, donne e bambini, testimoni della fede cristiana fino al dono supremo della loro vita! Sii luce del mondo, luce dell'Africa che spesso, attraverso le prove, cerca la via della pace e della giustizia per tutti i suoi abitanti".
Con questa invocazione, Benedetto XVI ha concluso la cerimonia di consegna dell'Esortazione Apostolica "Africae Munus" ai vescovi rappresentanti delle 40 Conferenze Episcopali dell'Africa e del Madagascar riuniti oggi a Cotonou per quest'ultima fase del Sinodo Speciale per l'Africa.
"Una delle prime missioni della Chiesa - ha ricordato il Papa nel suo breve discorso - e' l'annuncio di Gesu' Cristo e del suo Vangelo ad gentes, ossia l'evangelizzazione di coloro che, in un modo o nell'altro, sono lontane dalla Chiesa. Mi auguro che questa Esortazione vi guidera' nell'annuncio della Buona Novella di Gesu' in Africa. Questa non e' solamente un messaggio o una parola. E' soprattutto apertura e adesione ad una Persona: Gesu' Cristo, il Verbo incarnato. Lui solo possiede parole di vita eterna Sull'esempio di Cristo, tutti i cristiani sono chiamati a rispecchiare la misericordia del Padre e la luce dello Spirito Santo. L'evangelizzazione presuppone e comporta anche la riconciliazione, e promuove la pace e la giustizia". In portoghese il Papa si e' poi rivolto all'Africa intera. "la tua luce - ha concluso - e' Gesu' Cristo, 'Luce del mondo'. Dio ti benedica, cara Africa!".
"Africae munus" e' un'accorata invocazione di pace e giustizia per l'Africa, continente dimenticato dal resto del mondo e ferito da violenze e abusi di ogni genere. Il Pontefice non dimentica il tema della Misericordia, ma invoca una giustizia che sia anche concreta per i popoli africani, attraverso il perseguimento delle responsabilita' degli scempi commessi ai danni dei piu' deboli. "La pace degli uomini che si ottiene senza la giustizia - afferma - e' illusoria ed effimera. La giustizia degli uomini che non trova la propria sorgente nella riconciliazione attraverso la verita' nella carita' rimane incompiuta e non e' autentica giustizia". E' questa in fondo la tesi di fondo dell'Esortazione Apostolica" firmata ieri nella Cattedrale di Oudah e consegnata oggi ai rappresentanti delle 40 Conferenze Episcopali dell'Africa e del Madagascar, che egli stesso riuni' in Vaticano nel 2009 per un Sinodo Speciale dedicato al Continente e alle sue attese di giustizia e di pace. Nel testo, il Papa ammette che il compito di coniugare pace e giustizia "non e' facile" ma questa ricerca deve "tracciare la via che ogni giustizia umana deve imboccare per giungere alla restaurazione dei legami di fraternita' nella famiglia umana, comunita' di pace". "La giustizia - ricorda Benedetto XVI - non e' disincarnata. Essa si ancora necessariamente nella coerenza umana". Ed anche "una carita' che non rispetta la giustizia e il diritto di tutti e' erronea". "Incoraggio pertanto i cristiani - chiede Ratzinger - a diventare esemplari in materia di giustizia e di carita'". Nelle circa 80 pagine dell'Esortazione, il Papa affronta molti temi concreti e le frasi piu' forti sono forse quelle dedicate alla drammatica condizione delle donne africane che pagano ancora un prezzo altissimo alla cultura tribale, ma anche le novita' in arrivo dall'Occidente non sempre le hanno davvero "promosse". "Se e' innegabile - denuncia Ratzinger - che dei progressi sono stati compiuti per favorire la promozione e l'educazione della donna in certi Paesi africani, ciononostante, nell'insieme, la sua dignita', i suoi diritti cosi' come il suo apporto essenziale alla famiglia ed alla societa' continuano a non essere pienamente riconosciuti, ne' apprezzati".
"La promozione delle ragazze e delle donne - sottolinea inoltre Benedetto XVI - e' spesso meno favorita di quella dei ragazzi e degli uomini. Troppo numerose sono ancora le pratiche che umiliano le donne e le avviliscono, in nome della tradizione ancestrale". Unito ai vescovi dell'Africa, afferma allora il Pontefice, esorto "a combattere ogni atto di violenza contro le donne, a denunciarlo e a condannarlo". E in questo contesto, aggiunge il documento, converrebbe che i comportamenti all'interno stesso della Chiesa siano un modello per l'insieme della societa'".
Nel nuovo documento - elaborato sulla base delle 'propositiones' approvate dal Sinodo per l'Africa del 2009 - Ratzinger esorta il mondo intero a mobilitarsi per dire basta "ai trattamenti intollerabili inflitti in Africa a tanti bambini: quelli uccisi prima della nascita, i piccoli non desiderati, gli orfani, gli albini, i fanciulli di strada, quelli abbandonati, i bambini-soldato, i bambini prigionieri, i piccoli forzati a lavorare, quelli maltrattati a causa di un handicap fisico o mentale, quelli considerati come stregoni, i fanciulli detti serpenti, i ragazzi venduti come schiavi sessuali, quelli traumatizzati, senza alcuna prospettiva di un avvenire".
"I bambini - scrive il Papa che ieri pomeriggio, in un tenerissimo incontro con 800 di loro nella parrocchia di Santa Rita alla periferia di Cotonou lo ha testimoniato di persona - sono un dono di Dio all'umanita', e pertanto devono essere oggetto di particolare cura da parte delle loro famiglie, della Chiesa, della societa' e dei governi, poiche' sono fonte di speranza e di rinnovamento nella vita. Dio e' ad essi particolarmente vicino, e la loro vita e' preziosa ai suoi occhi, anche quando le circostanze sembrano contrarie o impossibili". Nel testo, Benedetto XVI esalta poi "la visione africana del mondo", nella quale "la vita viene percepita come una realta' che ingloba ed include gli antenati, i vivi e i bambini che devono nascere, tutta la creazione ed ogni essere: quelli che parlano e quelli che sono muti, quelli che pensano e quelli che non hanno alcun pensiero". Sul tema della difesa della vita prende spunto dalla denuncia del recente Sinodo Africano riguardo a "una mancanza di chiarezza etica" emersa "nel corso degli incontri internazionali, addirittura un linguaggio confuso che veicola valori contrari alla morale cattolica".
"L'aborto che consiste nella soppressione di un innocente non nato, e' contrario - conferma il documento consegnato oggi - alla volonta' di Dio, poiche' il valore e la dignita' della vita umana debbono esser protetti dal concepimento sino alla morte naturale. La Chiesa in Africa deve impegnarsi ad aiutare ed accompagnare le donne e le coppie tentate dall'aborto, e ad esser vicina a quanti ne hanno fatto la triste esperienza, per educarli al rispetto della vita". Il Papa apprezza nell'Esortazione "il coraggio dei governi che hanno legiferato contro la cultura della morte, della quale l'aborto e' espressione drammatica, in favore della cultura della vita" e identifica tre grandi nemici dell'Africa di oggi: l'aborto e l'aids che falcidiano le vite e l'analfabetismo che impedisce di fatto di promuoverle e difenderle. Gli appelli alle cure e al rispetto per i malati, all'accoglienza ai profughi e immigrati e per condizioni piu' umane per i carcerati sono quindi seguiti da una esaltazione accorata dell'educazione: l'analfabetismo resta debolezza strutturale dell'Africa ed e' all'origine di tanti suoi mali.

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PAPA: SI CONGEDA DA BENIN, AFRICANI POSSONO INDICARE STRADA

Salvatore Izzo

(AGI) - Cotonou, 20 nov.

Benedetto XVI si e' congedato dal Benin con un "augurio di fiducia e speranza".
"Possano gli Africani - ha auspicato - vivere riconciliati nella pace e nella giustizia". "Ho desiderato visitare di nuovo il Continente africano per il quale ho una stima ed un affetto particolari, perche' - ha spiegato il Pontefice al termine della visita durata tre giorni - ho l'intima convinzione che e' una terra di speranza. Ne ho parlato del resto gia' parecchie volte. Autentici valori, capaci di ammaestrare il mondo, si trovano qui e non chiedono che di sbocciare con l'aiuto di Dio e la determinazione degli Africani". Ma nel discorso al presidente Boni Yayi, il Papa oggi e' andato anche oltre. "Perche' un paese africano non potrebbe indicare al resto del mondo la strada da prendere per vivere una fraternita' autentica nella giustizia fondandosi sulla grandezza della famiglia e del lavoro?", si e' chiesto parlando sulla pista dell'aeroporto internazionale "Cardinal Bernardin Gantin" di Cotonou, prima di imbarcarsi sul'aereo che lo portera' a Roma. E non e' mancata una sottolineatura del grande contributo di questo "eminente figlio del Benin la cui grandezza e' stata riconosciuta al punto che questo Aeroporto porta il suo nome, ha partecipato con me a numerosi Sinodi, e ha saputo apportarvi un contributo essenziale e apprezzato". Il suo ricordo possa accompagnare, ha auspicato il Papa, "l'attuazione dell'Esortazione Apostolica post-sinodale 'Africae munus' che puo' contribuirvi validamente, perche' essa apre prospettive pastorali e suscitera' interessanti iniziative. Un documento, ha aggiunto, "che affido a tutti i fedeli africani che sapranno studiarla con attenzione e tradurla in azioni concrete nella loro vita quotidiana".
"Il mio viaggio apostolico in terra africana - ha rilevato infine con qualche nostalgia - volge al termine. Sono riconoscente a Dio per questi giorni trascorsi con voi nella gioia e nella cordialita'. Ringrazio quanti hanno contribuito con generosita' alla riuscita di queste giornate. Non dimentico l'intera popolazione del Benin che mi ha ricevuto con calore ed entusiasmo. La mia gratitudine va anche ai membri della Chiesa Cattolica, ai diversi presidenti delle Conferenze Episcopali nazionali e regionali che hanno viaggiato per giungere fino a qui, e naturalmente, in modo del tutto particolare, ai vescovi del Benin".

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PAPA: IN AFRICA VIVERE INSIEME DA FRATELLI NON E' UN'UTOPIA

Salvatore Izzo

(AGI) - Cotonou, 20 nov.

"Vivere insieme da fratelli, nonostante le legittime differenze, non e' un'utopia".
Lo ha detto il Pontefice rispondendo al saluto del presidente del Benin, Boni Yayi, al momento di imbarcarsi per Roma. Visitando il Paese, ha aggiunto, ho potuto constatare "la possibilita' di una coesistenza armoniosa in seno alla Nazione, e tra la Chiesa e lo Stato". "La buona volonta' e il rispetto reciproco - ha commentato Ratzinger - aiutano non solamente il dialogo, ma sono essenziali per costruire l'unita' tra le persone, le etnie e i popoli. La parola "Fraternita'" e' del resto la prima delle tre parole del vostro motto nazionale.
"Signor Presidente - ha poi concluso rivolto a Yayi - le rinnovo i miei sinceri ringraziamenti che estendo a tutti i Suoi concittadini, ai vescovi del Benin e a tutti i fedeli del Paese. Desidero anche incoraggiare l'intero Continente a essere sempre di piu' sale della terra e luce del mondo. Per l'intercessione di Nostra Signora d'Africa, Dio vi benedica tutti".

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PAPA: AFRICA CHE OSPITO' SACRA FAMIGLIA ORA SALVI LE SUE FAMIGLIE

Salvatore Izzo

(AGI) - Cotonou, 20 nov.

"Cari fratelli e sorelle dell'Africa, terra ospitale per la Santa Famiglia, continuate a coltivare i valori familiari cristiani". Lo ha chiesto il Papa ai Cattolici del Benin prima di lasciare il Paese africano dopo la sua straordinaria visita apostolica. "Mentre tante famiglie sono divise, esiliate, funestate da conflitti senza fine, siate - ha insisitito Benedetto XVI rivolto ai fedeli - gli artefici della riconciliazione e della speranza. Con Maria, la Vergine del Magnificat, possiate sempre rimanere nella gioia. Questa gioia sia al cuore delle vostre famiglie e dei vostri Paesi". "Affidiamo alla nostra amata Madre - ha poi concluso - le intenzioni che portiamo nel cuore e preghiamola per l'Africa e per il mondo intero".

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PAPA: PARTENDO DAL BENIN AFFIDA L'AFRICA ALLA VERGINE MARIA

Salvatore Izzo

(AGI) - Cotonou, 20 nov.

"Dopo aver consegnato l'Esortazione apostolica 'Africae Munus', desidero affidare alla Vergine Maria, Nostra Signora d'Africa, la nuova tappa che si apre per la Chiesa in questo Continente, affinche' ella accompagni il futuro di questa evangelizzazione dell'intera Africa e particolarmente quella di questa terra del Benin".
Lo ha detto il Papa a conclusione della visita di tre giorni compiuta in Benin. "Maria - ha ricordato - ha accolto gioiosamente l'invito del Signore a diventare la Madre di Gesu'. Ci porti a rispondere alla missione che Dio ci affida oggi!".
"Maria - ha ricordato Benedetto XVI - e' la donna della nostra terra che ha ricevuto il privilegio di dare alla luce il Salvatore del mondo. Chi meglio di Lei conosce il valore e la bellezza della vita umana? Che mai venga meno il nostro stupore davanti al dono della vita! Chi meglio di Lei conosce i nostri bisogni di uomini e donne ancora in pellegrinaggio sulla terra?". "Ai piedi della Croce, unita al suo Figlio crocifisso, Ella e' la Madre della speranza. Questa speranza ci permette di assumere il quotidiano con la forza che da' la verita' manifestata da Gesu'".

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PAPA: AEREO DECOLLATO DA COTONOU CON 10 MINUTI DI RITARDO

Salvatore Izzo

(AGI) - Cotonou, 20 nov.

Il volo speciale dell'Alitalia che riporta Benedetto XVI a Roma e' decollato alle 16,40 dall'aeroporto internazionale "Cardinal Bernardin Gantin" di Cotonou, cioe' con dieci minuti di ritardo sull'orario previsto. L'atterraggio e' previsto per le 22 di questa sera all'aeroporto militare di Ciampino.

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Paparatzifan
00martedì 22 novembre 2011 03:18
Dal blog di Lella...

PAPA: SOLE E LUNA INSIEME A MESSA STADIO E QUALCUNO VEDE DI PIU'

Salvatore Izzo

(AGI) - Cotonou, 20 nov.

Questa mattina alle 8, il cielo che si e' aperto sullo Stadio de l'Amitie' di Cotonou, gia' gremito di fedeli, molti dei quali erano li' fino dalle 3 del mattino, ha mostrato insieme la luna e il sole, un evento rarissimo in Africa, che ha suscitato grande stupore nella folla, come ha riferito ai giornalisti il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi. Poco piu' tardi non pochi fedeli hanno dichiarato di aver visto anche il sole risplendere senza accecare, tanto da poterlo guardare a lungo senza problemi. Anche chi abbassava gli occhi e li rialzava non aveva nessun disturbo visivo.
Il fenomeno - ovviamente - e' stato interpretato come un prodigio dovuto alla presenza del Papa.

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Paparatzifan
00martedì 22 novembre 2011 03:20
Dal blog di Lella...

VIAGGIO APOSTOLICO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI IN BENIN (18-20 NOVEMBRE 2011)

TELEGRAMMA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA

A SUA ECCELLENZA
ON. GIORGIO NAPOLITANO
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA
PALAZZO DEL QUIRINALE
00187 ROMA

AL RIENTRO DAL MIO VIAGGIO APOSTOLICO NEL CONTINENTE AFRICANO DOVE HO AVUTO LA POSSIBILITÀ DI INCONTRARE UN POPOLO ANCORATO A SALDE TRADIZIONI SPIRITUALI E DESIDEROSO DI PROGREDIRE NEL GIUSTO BENESSERE FORMULO DI CUORE PER LEI SIGNOR PRESIDENTE E PER LA DILETTA NAZIONE ITALIANA UN CORDIALE AUSPICIO DI SERENITÀ ASSICURANDO LA MIA COSTANTE PREGHIERA

BENEDICTUS PP. XVI

Bollettino Ufficiale Santa Sede

Messaggio del Presidente Napolitano al Papa Benedetto XVI al suo rientro dal Benin

C o m u n i c a t o

Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha inviato a Sua Santità Benedetto XVI il seguente messaggio:

"Santità a nome mio personale e del popolo italiano tutto desidero porgerle il più cordiale bentornato al rientro dal suo viaggio apostolico in Benin.
Consegnando ai popoli dell'Africa l'esortazione apostolica "africae munus", Vostra Santità ha tradotto in orientamenti pastorali le indicazioni emerse dal sinodo del 2009.
Mi unisco al suo messaggio di esortazione ma al contempo di speranza per il futuro dell'Africa. Le Chiese locali svolgono un ruolo importante nel promuovere il percorso di pacificazione e progresso dei popoli del continente, nella consapevolezza che tale percorso è in primo luogo nelle mani degli africani stessi.
Con profonda considerazione le rivolgo il mio affettuoso pensiero".

Roma, 20 novembre 2011

Sito ufficiale Quirinale


Paparatzifan
00martedì 22 novembre 2011 03:21
Dal blog di Lella...

PAPA: OSSERVATORE, BENEDETTO XVI E' UN VERO AMICO DELL'AFRICA

Salvatore Izzo

(AGI) - Cotonou, 20 nov.

"Il vescovo di Roma e' un vero amico dell'Africa, rispettata e amata dalla Chiesa Cattolica". Lo scrive l'osservatore Romano in un editoriale dedicato al viaggio del Papa nel Benin. "Sentimenti di amicizia e rispetto - sottolinea il direttore, professor Giovanni Maria Vian - che emergono a ogni pagina dell'Esortazione Apostolica 'Africae munus', un documento che non e' rivolto soltanto al grande continente che avanza e si rinnova, ma a tutto il mondo. Con parole che invitano a non avere paura della modernita' e a viverla con coraggio, radicati nella tradizione. Secondo una continuita' cattolica che in queste terre risale alle primissime generazioni cristiane". Secondo Vian, "significativi sono cosi' il ricordo dei Padri della Chiesa africani, il richiamo della vita contemplativa abbracciata nei primi secoli ma anche nel Novecento e l'auspicio a rinnovare la tradizione teologica e intellettuale della scuola di Alessandria". "Modernita' e tradizione - aggiunge l'editoriale - che, come nei canti latini mescolati a ritmi africani, oggi rinnovano l'esperimento felice della 'Missa luba' di oltre mezzo secolo fa, a dimostrazione della maturita' cristiana raggiunta, come afferma l'esortazione 'Africae munus', con indicazioni valide per tutto il mondo cattolico, nel riaffermare che il ruolo della Chiesa non e' politico, ma soprattutto di educazione al senso religioso, per annunciare Cristo, tesoro prezioso". Ma "impegnative politicamente - conclude il giornale della Santa Sede - sono le conseguenze che devono scaturirne: riconciliazione, giustizia, pace, dialogo paziente tra le religioni. Per non spegnere la speranza, espressa dal simbolo, evocato dal Papa, della mano tesa".

© Copyright (AGI)

PAPA: LOMBARDI, UN SALOTTO AFRICANO NEL PALAZZO APOSTOLICO

Salvatore Izzo

(AGI) - Cotonou, 20 nov. - Certamente eleganti, talvolta scolpiti come vere opere d'arte, i salotti di legno d'ebano che spesso impreziosiscono le case delle famiglie africane benestanti non rispondono agli standard di comodita' delle assai piu' morbide e accoglienti poltrone occidentali. Ma a Papa Ratzinger piacciono davvero, tanto che oggi gli uomini della Gendarmeria che lo hanno accompagnato anche in Benin e il personale di volo dell'Alitalia sono alle prese con il problema di imbarcare sedie, panche e sgabelli nella stiva dell'apparecchio che tra due ore decollera' alla volta dell'Italia. E' successo, ha spiegato ai giornalisti il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, che la famiglia di monsignor Bartholemy Adoukonou, il presule beninese ex allievo del Papa all'Universita' di Regensburg e oggi segretario del Pontificio Consiglio della cultura, ha pensato di fare questo dono - in effetti piuttosto ingombrante - all'antico professore del loro parente. E lui, il tedesco Joseph Ratzinger, si e' entusiasmato: "e' un salotto di legno duro, molto simile a quello che aveva il cardinale Gantin a Roma e che quindi conoscevo bene", ha detto ai collaboratori ricordando con nostalgia le tante conversazioni avute con il porporato africano che lo ha preceduto nell'incarico di decano del Collegio Cardinalizio e le cui dimissioni date nel 2002 per rientrare in Benin hanno di fatto favorito l'elezione al Pontificato di Ratzinger, che era all'epoca il vice decano (proprio ieri il Pontefice ha voluto pregare sulla sua tomba nel seminario di Ouidah). Detto fatto, e' cominciato il viaggio del salotto alla volta del Palazzo Apostolico, prima tappa proprio l'aeroporto internazionale "Cardinal Bernardin Gantin" che celebra a Cotonou questo grande padre della Chiesa Africana. Un episodio piccolo, che pero' testimonia il grande rispetto del Papa per la cultura africana che - ha ricordato oggi Lombardi nel suo briefing - ha imparato a apprezzare quando era professore di teologia in Germania proprio grazie al suo allievo Adoukonou, che si e' laureato sotto la direzione del futuro Papa e sul tema dell'inculturazione del crisitianesimo nella realta' africana.

© Copyright (AGI)

PAPA: LOMBARDI, CHIEDE A AFRICA DI RIPARTIRE DAI SUOI VALORI

Salvatore Izzo

(AGI) - Cotonou, 20 nov.

Anche se nella omelia di oggi "il primo punto e' la sofferenza, la malattia, le poverta' da superare con un impegno ispirato dal Vangelo in una chiave di speranza, e insieme l'affermazione che il Signore ci giudica su come avremo soccorso i piu' deboli", per padre Federico Lombardi "la vera novita' del viaggio del Papa in Africa e' pero' la sua insistenza nell'esaltare le possibilita' e i valori positivi dell'Africa".
"IL Papa - spiega il suo portavoce ai giornalisti - non si limita a lanciare appelli alla Comunita' Internazionale. Parla agli africani della responsabilita' dell'Africa, pur ricordando le responsabilita' di tutti". "Mi pare - commenta il gesuita - che in altre occasioni in cui si parla dell'Africa si moltiplicano gli appelli alla Comunita' Internazionale e ai Governi perche' siano solidali e possano aiutare l'Africa a uscire dai suoi problemi. Ora questa dimensione non e' esclusa, ma l'accento del Pontefice e' piu' sulla responsabilita' e le possibilita' dell'Africa stessa di sperare, di essere capace di credere in se stessa e dare il suo contributo: 'Alzati Africa', invoca il Papa. Sei 'il polmone spirituale del mondo' afferma l'Esortazione Apostolica consegnata oggi ai vescovi del Continente".

© Copyright (AGI)


Paparatzifan
00martedì 22 novembre 2011 03:24
Dal blog di Lella...

Papa/ 'O.Romano': Senza condom e abusi media hanno ignorato Benin
"Nonostante le indicazioni contrarie dei loro stessi inviati"


Città del Vaticano, 21 nov. (TMNews)

"Perché un Paese africano non potrebbe indicare la via al resto del mondo? Benedetto XVI ha lasciato il Benin con una domanda che interpella non solo il continente dove per la seconda volta è stato in meno di tre anni.
Precisando subito dopo che si tratta di una via per vivere una fraternità autentica, fondata sulla famiglia e sul lavoro". Così il direttore dell''Osservatore romano', Giovanni Maria Vian, commenta in un editoriale di prima pagina il viaggio appena concluso dal Papa in Benin. "Anche l'ultimo dei discorsi beninesi - prosegue - è dunque servito al Papa per ripetere il suo forte incoraggiamento all'Africa e ammonire quanti continuano a sfruttarla con forme malcelate di neocolonialismo. Oppure finiscono per ignorarla, come è avvenuto su quei media che hanno minimizzato o trascurato il viaggio papale, nonostante le indicazioni contrarie dei loro stessi inviati, testimoni della sua importanza e novità. Un avvenimento ritenuto da questi media privo d'interesse forse perché senza condom e senza abusi, che sembrano essere divenuti ingredienti indispensabili perché si informi sulla Chiesa cattolica".

© Copyright TMNews


Paparatzifan
00martedì 22 novembre 2011 03:29
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I media hanno dato ampio risalto alla visita di Benedetto XVI

Nel cuore degli africani

Dal nostro inviato MARIO PONZI

"Il Papa ama Africa, l'Africa ama il Papa". Sono le ultime parole che i beninesi hanno gridato mentre Benedetto XVI lasciava la loro terra domenica pomeriggio, a conclusione della sua visita. All'aeroporto di Cotonu, ma ancor prima lungo il tragitto dalla nunziatura, c'è stato l'ultimo atto di una scenografia piena di colori e di calore. E si è ascoltato di nuovo il "milolo", quel gridolino che lanciano le donne quando non trovano più parole per esprimere la loro felicità. Ed era certamente "soddisfatto e felice" anche il Papa, come aveva detto il direttore della Sala Stampa ai giornalisti nell'ultimo briefing quotidiano, poco prima di partire. Era felice e soddisfatto per quel meraviglioso rapporto che si è instaurato tra lui e il grande continente nero.
Anche il quotidiano beninese "Mattinale" ha usato quasi la stessa espressione titolando l'edizione domenicale: "Benedetto XVI ama veramente l'Africa, ma l'Africa ama veramente Benedetto XVI". Poche parole per riassumere il senso di una storia che parla di un legame maturato negli anni e vissuto nel segno della continuità apostolica. Ma sono anche le parole che sostanzialmente esprimono, forse nel modo migliore, il senso del viaggio appena concluso. Sullo stesso tono, del resto, anche i titoli di altre edizioni domenicali, alcune straordinarie, dei quotidiani nazionali: "L'Africa nel cuore del Papa e della Chiesa" per "La Nation"; "Benedetto XVI ha portato la riconciliazione, la giustizia e la pace per l'Africa" per il "Béninois Liberé"; "Il Sinodo africano per un futuro di speranza" per "Meilleur"; "Una benedizione sull'Africa" per "Fraternité". Raccontare i tre giorni trascorsi dal Papa iniziando da una piccola rassegna sul come i quotidiani locali hanno seguito il suo cammino, aiuta a capire quanto Benedetto XVI sia penetrato nell'anima di questo popolo straordinario. Si sono parlati, si son detti tutto quello che c'era da dire. E se mai qualcosa non fosse rimasta chiara il Papa ha lasciato all'Africa un documento capace di guidarne i passi verso un futuro di speranza.
Sono state quarantotto ore sviluppatesi nell'arco di tre giornate intense, fitte di appuntamenti per il Pontefice, di emozioni indimenticabili ma soprattutto sono state gettate le basi per un futuro che si vuole e si spera diverso. Il Papa lo ha messo saldamente nelle mani degli africani. E non a caso ha titolato la sua esortazione "L'impegno dell'Africa". Alla comunità internazionale ha chiesto solidarietà non egoismo né pietismo. Un invito chiaro, netto, senza possibilità di dubbie interpretazioni.
La consegna del documento sinodale è avvenuta al termine dell'unica grande eucaristia celebrata dal Papa in questi giorni. Si è svolta nello stadio dell'Amitiè di Cotonou, trasformatosi in un'immensa arena della preghiera. L'immagine più intensa resta lo sfilare dinanzi all'altare eretto al limitare del prato verde, dei presidenti di Conferenze episcopali locali e sei presidenti di riunioni di Conferenze episcopali regionali, per ricevere dalle mani del Papa un libricino con su scritto Africae munus. Lo stringevano tra le mani, tradendo ora emozione, ora gioia, ora perplessità per un futuro che sanno comunque difficile.
L'immagine più suggestiva l'hanno invece offerta loro, i trentamila stretti tra le scalinate del complesso sportivo, e i cinquantamila che si erano sistemati all'esterno dello stadio, per seguire la cerimonia almeno attraverso i maxi schermi. Venivano un po' da tutti i Paesi dell'Africa. Da Togo, Nigeria, Burkina Faso i più numerosi. Ognuno, fasciato in abiti di foggia diversa ma tutti coloratissimi, portava con sé tutta ricchezza della propria cultura. E che non fossero tutti cattolici lo si è intuito poco prima che giungesse il Papa. Il cielo era velato da una coltre di nubi tutt'altro che minacciose. Tuttavia nascondevano il sole. Quando si sono diradate sole e luna sono comparsi quasi contemporaneamente. La folla ha lanciato un grido, certamente di stupore. Molti hanno intonato un canto chiaramente sacro; i più giovani hanno improvvisato una danza; i più anziani si sono inchinati portando la destra all'altezza del cuore. Forse solo stupore o forse qualche forma sincretistica, chissà.
Melodie, danze e musiche tutte così diverse ma così omogenee, hanno segnato l'atmosfera di incredibile entusiasmo come unica espressione di una gioia innata nel popolo africano, la sua ricchezza forse più grande. Il Papa è stato accolto da un boato. Un coro gigantesco dettava il ritmo delle ovazioni e accompagnava l'ondeggiare della folla sugli spalti straordinariamente unita. Secondo alcuni la parola "Africa" deriva dalla voce semitica "farag" che significa "separazione". Ma a dispetto di questa etimologia ieri in quello stadio nel cuore del "quartiere latino" del continente, come romanticamente viene definito il Benin, sembrava essersi veramente radunata un'Africa in miniatura, rappresentata da tutti i suoi popoli.
Le diverse parti della messa sono state arricchite da elementi tipicamente africani. È in questi momenti, espressioni di una fede profonda, che questi popoli amano proporre tutta la bellezza della loro tradizione, che nulla toglie alla solennità della celebrazione, anzi la rende veramente più partecipata e interiorizzata. Non è una Chiesa africana, ma è la Chiesa in Africa.
All'altare con il Papa sono saliti, oltre ai prelati del seguito, i tre presidenti delegati della seconda assemblea speciale per l'Africa del sinodo dei Vescovi, con il relatore, il segretario speciale e gli altri membri, un centinaio di vescovi africani. Il più anziano era monsignor Robert Dosseh, un vescovo emerito togolese di 87 anni, molto legato al Benin. 1500 i sacerdoti africani sistemati ai piedi dell'altare, sotto un sole cocente che ha martellato l'assemblea per tutto il tempo della celebrazione. La messa è stata quella di Cristo Re. Anzi proprio per questo motivo le cento pianete confezionate per i vescovi avevano ricamato dietro le spalle la figura di Cristo Re.
Nella sua omelia il Papa ha come chiuso il cerchio del suo magistero africano di questi giorni. E quando al termine della messa ha consegnato materialmente il documento sinodale, ha voluto ribadire che da quel momento spettava ai pastori di questa Chiesa tradurlo nella realtà perché diventi prassi quotidiana. "Questo testo - ha spiegato - vuole solo promuovere, incoraggiare e consolidare le iniziative locali".
La sua consegna al Paese Benedetto XVI l'ha lasciata il pomeriggio all'aeroporto di Cotonou, prima di salire sull'aereo che lo ha riportato a Roma. Così senza retorica, come aveva detto al momento dell'arrivo, ha salutato l'Africa come una "terra di speranza" e le ha affidato un compito immenso: indicare al resto del mondo la rotta da seguire per vivere una fraternità autentica nella giustizia, nella riconciliazione e nella pace. Vivere insieme come fratelli, ha detto, malgrado le legittime differenze "non è un'utopia".

(©L'Osservatore Romano 21-22 novembre 2011)


Il post precedente dice che i media hanno ignorato il viaggio... Questo qua invece afferma il contrario... Allora chi è che ha ragione?
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Paparatzifan
00martedì 22 novembre 2011 03:34
Dal blog di Lella...

PAPA: SOLE IN MOVIMENTO, ARCIVESCOVO EHUZU ESCLUDE ISTERIA COLLETTIVA

Salvatore Izzo

(AGI) - Cotonou, 21 nov.

All'indomani della messa celebrata da Benedetto XVI nello Stadio de l'Amitie' di Cotonou, anche i vescovi del Benin si interrogano sullo straordinario fenomeno che ha consentito alle 8 del mattino agli 80 mila fedeli presenti di vedere insieme la luna e il sole, un evento rarissimo in Africa a quella latitudine, che ha suscitato grande stupore nella folla, come ha riferito ai giornalisti il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi.
Tanto piu' che non pochi fedeli hanno dichiarato di aver visto anche il sole muoversi e risplendere senza accecare, cosi' da poterlo guardare a lungo senza problemi (anche chi abbassava gli occhi e li rialzava non aveva nessun disturbo visivo).
Un fenomeno interpretato dagli africani come un prodigio dovuto alla presenza del Papa, ma che ha turbato anche gli operatori dei media e molti vescovi, anche perche', a quanto si e' appreso, non e' stato un fatto isolato ma si e' ripetuto altre volte nel corso della visita. Monsignor Rene'-Marie Ehuzu, vescovo di Porto Novo e presidente della Commissione Pastorale Sociale della Conferenza Episcopale del Benin, nonche' responsabile organizzativo della visita papale nel Paese, ha dichiarato all'Agi che "sabato pomeriggio, quando il Papa nel tragitto verso la parrocchia di Santa Rita, alla periferia di Cotonou, si e' fermato per salutare e benedire gli ammalati dell'ospedale che si trova li' vicino, si e' verificato un fenomeno analogo, tanto che gli ospiti del nosocomio hanno voluto recarsi nella Cappella per una preghiera di ringraziamento".
"Per tutti e tre i giorni della visita - ha affermato il presule - ci sono testimonianze su eventi simili e foto scattate con i cellulari dai testimoni, in qualche caso sacerdoti. Personalmente non so dare una spiegazione ma escludo che si tratti di un fenomeno di isteria collettiva".
"La luna e' attualmente molto vicina al sole (una piccola falce visibile prima dell'alba), percio' e' impossibile vederla insieme al sole, cioe' quando questo e' alto nel cielo. Se era visibile, e' evidente che il bagliore del sole era temperato, come appunto dicono i testimoni.
C'e' un'evidente analogia con i molti prodigi solari legati alle apparizioni della Madonna", commenta da parte sua un esperto sul blog "Amici di Papa Ratzinger" e nella discussione che si e' aperta i fedeli italiani concordano con i loro correligionari dell'Afrca, infatti altri post affermano che si e' trattato di un miracolo: "il Papa ha portato la luce di Cristo". "Senza la protezione e la forza che gli viene da Dio come avrebbe potuto superare questi sei anni e mezzo di feroci attacchi?", si chiede Laura e un anonimo commenta: "Gesu' ci dice che il Regno di Dio e' in mezzo a noi, e non lo dice soltanto a parole ma anche attraverso segni e prodigi. Dio con questo Suo intervento divino, ci chiama alla speranza e alla conversione".
Come e' noto il "miracolo del sole" si e' verificato a Fatima all'indomani delle apparizioni mariane e piu' volte a Roma, alle Tre Fontane. A Cova di Iria, dove pregavano i pastorelli, il 13 ottobre 1917 - raccontano le cronache - il sole apparve come una gigantesca ruota iridata, che girava e irradiava multiformi colori. Si arresto' per tre volte e poi parve staccarsi dal firmamento per precipitare sulla terra. Uno straordinario fenomeno simile a quello che si era verificato in Portogallo e' stato visto da migliaia di fedeli alle Tre Fontane il 12 aprile 1947 e si e' poi ripetuto nel 1968 e nel 1980 (mentre a Fatima una replica ci sarebbe stata lo scorso 13 maggio).
Alle Tre Fontane, il disco solare prima si e' comportato come a Fatima (eccetto il fenomeno di apparire in procinto di precipitare sulla terra) ma in un secondo tempo ha preso il colore di un’ostia, come se fosse coperto di una gigantesca ostia.
Un appunto privato di Pio XII pubblicato recentemente dal vaticanista Andrea Tornielli testimonia un episodio analogo nei Giardini Vaticani, che nel 1950 fu interpretato in cuor suo da Papa Pacelli come una conferma della validita' del dogma dell'Assunzione di Maria che stava per proclamare.

© Copyright (AGI)


-danich-
00martedì 22 novembre 2011 17:10
Re: Dal blog di Lella...
Paparatzifan, 22/11/2011 03.29:


I media hanno dato ampio risalto alla visita di Benedetto XVI


Il post precedente dice che i media hanno ignorato il viaggio... Questo qua invece afferma il contrario... Allora chi è che ha ragione?
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L'articolo si riferisce ai quotidiani locali, mentre credo che Vian si riferisce ai quotidiani italiani..... Grande Vian senza peli sulla lingua [SM=g6398] [SM=g6398]
Paparatzifan
00martedì 22 novembre 2011 20:01
Dal blog di Lella...

Tra i ragazzini assistiti dalle suore missionarie fondate da madre Teresa di Calcutta

Nella casa della carità

Dal nostro inviato Mario Ponzi

E alla fine, curiosi ma contenti per l'insolito dono, rigiravano tra le loro manine la coroncina del rosario che il Papa aveva appena regalato loro. Un dono semplice ma prezioso, quello lasciato da Benedetto XVI ai duecento bambini incontrati nella parrocchia di Santa Rita a Cotonou, sabato pomeriggio, prima di concludere un'intensa giornata attorno alla tavola con i vescovi della regione, in nunziatura.
Il Pontefice ha lasciato uno «strumento», come lo ha definito, per aiutare i bambini a pregare. E per convincere anche i genitori a farlo. A pregare per il Papa, come ha chiesto loro, per la Chiesa e per tutte le cose importanti di cui hanno bisogno. La preghiera sembra essere l'unica ancora di salvezza per tanti, tantissimi di loro.
Lo è sicuramente per quei bambini che non condividono la sorte di quello sparuto gruppo di più fortunati tra loro che hanno trovato, con l'accoglienza, l'amore e l'assistenza delle missionarie della Carità nel Foyer Pace e gioia. Il Papa è andato a trovarli prima di recarsi nella parrocchia di Santa Rita. La commozione è stata forte. Si è trovato dinnanzi bimbi sfigurati nei volti e storpiati nei corpi dalla malattia, abbandonati a se stessi se non fosse per queste suore dal cuore immenso.
Già venerdì sera, poco dopo l'arrivo in Benin, nella basilica di Notre Dame di Cotonou, il Papa aveva salutato un piccolo gruppo di bambini colpiti dalla lebbra. Proprio in momenti come questi si mostra una delle piaghe più grandi dell'Africa, la sofferenza degli innocenti.
Benedetto XVI si è trovato in mezzo ai piccoli riuniti nel cortile della casa delle religiose di madre Teresa di Calcutta. Lo stavano aspettando da ore, vestiti a festa.
I più piccini all'occidentale, con tanto di camicia nuovissima, come le scarpe e la cravatta. I più grandicelli invece indossavano abiti tradizionali, più consoni alle coreografie che hanno eseguito per il Papa.
Entrato nel Foyer gli è stata presentata Benedicta, di appena quindici giorni. L'ha guardata con grande tenerezza e ha segnato la sua fronte con la croce. Poi si è messo ad ascoltare le canzoni dei bimbi e assistere ai loro balletti. Il volto era sorridente, ma gli occhi chiaramente velati dalla tristezza. È riuscito a mascherarla fino a quando lo hanno circondato di nuovo per accompagnarlo nella parrocchia dove lo attendevano gli altri. In dono ha lasciato un mosaico raffigurante la Madonna zingarella. È un'immagine molto cara a questi bambini. Ne custodivano una simile all'ingresso della casa. La chiamano zingarella perché è un'immagine che ha fatto il giro del mondo prima di finire nel foyer. Durante il sopralluogo compiuto lo scorso anno da Alberto Gasbarri e Paolo Corvini per la definizione di alcuni aspetti logistici della visita, era stata notata questa immagine, ormai rovinata dal tempo. E così si è pensato di riprodurla in un mosaico. Sono stati felicissimi di riceverla.
Nella chiesa parrocchiale il Papa è stato accolto dal canto guidato dal coro dell'Infanzia missionaria. Poi, dopo il discorso degli adulti -- il vescovo di Porto Novo, capitale del Benin, monsignor René-Marie Ehouzou, responsabile della Pastorale per i bambini -- Aïcha Hounsounou, una ragazzina di nove anni con una voce argentina, gli ha parlato di loro e del loro Paese. Parole forse anche troppo importanti per una bambina, che tuttavia non hanno illustrato a pieno la realtà del dramma che pesa sulle loro gracili spalle. Forse Aïcha non sa che ancora oggi almeno quattrocentomila bambini beninesi sono vittime di loschi traffici; che gli ospedali del Paese sono sovraffollati di piccoli ricoverati in gravi condizioni perché denutriti; seimila nel 2010 quelli assistiti nell'ospedale dei Fatebenefratelli a Tanguìeta. «Solo nell'ultimo anno -- ha detto fra' Luca Beato, vice presidente di una onlus che da quindici anni sostiene gli ospedali dei fatebenefratelli in Benin e in Togo -- a causa dell'aggravarsi della crisi economica che colpisce il Paese, i bambini ricoverati per denutrizione sono raddoppiati, da tremila a seimila». E la situazione non accenna a diminuire. Gli ospedali scoppiano; i piccoli pazienti vengono adagiati anche lungo i corridoi su misere stuoie. «Il personale assistente -- spiega -- fa fatica persino a passare».
Ma è la storia stessa del Paese a essere deturpata dalle violenze perpetrate nei confronti dei bambini.
Ne è testimone padre Pierre Bio-Sanou, missionario che vive tra i Bariba del nord del Benin, in stragrande maggioranza animisti e ossessionati dalla credenza nel potere degli stregoni. «Un'antica usanza -- racconta -- vuole che sia dichiarato stregone, e come tale debba morire appena uscito dal grembo della madre, ogni bambino che nasce con parto podalico, o prematuro di otto mesi e nato a faccia in giù. Viene abbandonato appena nato, senza nessuna assistenza. Poi passano i carnefici che lo portano in un luogo da cui non torna mai più. Quando attraversano il villaggio con il neonato si crea il vuoto attorno». Ne racconta altre di storie padre Pierre. Estremamente drammatiche. «Chi nasce con un dente o inizia la dentizione dall'arcata superiore a otto mesi -- aggiunge -- viene sottoposto a inaudita violenza sino alla morte». Molti genitori ormai tengono nascosti i figli che nascono con questi difetti e mantengono il segreto. È difficile dire se e quanto ancora oggi sia seguita questa infame usanza. Padre Auguste, un cappuccino locale, lotta da anni insieme a una suora dell'istituto figlie di Padre Pio, contro questa piaga, e ha denunciato l'infanticidio in tutte le sedi nazionali e internazionali. Lui si dice «certo che in alcune regioni ancora si pratica questa barbarie, condannata peraltro anche in sede istituzionale. Ma è difficile o quasi inesistente il controllo». Anche se non lo sanno i bambini di Santa Rita, pregheranno anche per questo.
La Chiesa locale è molto impegnata nel soccorrere i più disagiati. Sono realizzate diverse strutture nelle quali è possibile assisterli. Peraltro l'ospedale pediatrico del Papa, il Bambino Gesù, proprio in concomitanza con la visita in Benin ha sottoscritto un accordo con l'Ospedale San Padre Pio di N'Dali, area rurale proprio nel nord dello Stato. L'accordo, prevede la formazione di personale medico per fronteggiare la malnutrizione. L'ospedale è gestito dalla Congregazione beninese delle figlie di San Padre Pio e dai frati cappuccini. Ora grazie alla collaborazione siglata con il presidente Profiti e il dottor Borghese, della sezione internazionale del Bambino Gesù, sarà in grado di garantire assistenza e cure a una popolazione di oltre 500.000 abitanti. La festa nella parrocchia di Santa Rita è andata avanti per un bel po'. Il Papa, per nulla affaticato dal tour de force che ha caratterizzato la giornata di sabato, era felice di trovarsi in quel luogo, di ascoltare quei bambini, di fermarsi con loro nonostante la pesantezza di un clima soffocante, per l'umidità al 97 per cento.
Uscito dalla chiesa si è ritrovato ancora una volta immerso in una folla gigantesca, colorata quanto festosa. Con molte difficoltà il corteo è riuscito a procedere. Cantavano tutti, muovendosi ritmicamente e anche pericolosamente perché ballavano anche le tante donne con i loro carichi appoggiati sulla testa. Portano di tutto: da ceste di pane a frigo portatili con le bibite, a cesti pieni di sigarette. Ce ne era addirittura una con un vecchio televisore caricato sulla testa, di quelli piccolini con ancora il tubo catodico. Sono loro il mercato mobile di Cotonou. Ce n'è una succursale in ogni strada ed è possibile acquistare di tutto, dai generi alimentari, ai vestiti a suppellettili varie. Eppure nonostante il peso anche queste donne coraggiose non hanno voluto far mancare il loro apporto a una festa che tutta la città ha vissuto con una gioia intensa.

(©L'Osservatore Romano 21-22 novembre 2011)


Paparatzifan
00martedì 22 novembre 2011 20:08
Re: Re: Dal blog di Lella...

-danich-, 22/11/2011 17.10:



L'articolo si riferisce ai quotidiani locali, mentre credo che Vian si riferisce ai quotidiani italiani..... Grande Vian senza peli sulla lingua [SM=g6398] [SM=g6398]



Vedi come fanno confusione? Chi legge solo i titoli (come molte volte succede a me) capisce diversamente. Bastava aggiungere la parola "locali" e la cosa sarebbe stata più chiara! [SM=g7566] [SM=g8431]

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