Sarri-Mancini

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Mark Lenders (ML)
00mercoledì 20 gennaio 2016 14:38
Temo di non avere tempo per argomentare, oggi, ma mi interessa sapere la vostra.
Anticipazione: per me hanno sbagliato entrambi, e comunque tutti e due hanno l'attenuante di aver agito a caldo. C'è chi continua a sbagliare anche oggi e ha l'aggravante di farlo a freddo...
Magnopèl
00mercoledì 20 gennaio 2016 14:46
Più che di omofobia parlerei di malcostume e ignoranza, per quanto riguarda Sarri.
Ha sbagliato e sarà giusta la squalifica.
Non mi aspettavo una reazione del genere di Mancini, sembrava proprio turbato e amareggiato, ma ognuno ha la sua sensibilità.
Mi viene da dire che bisogna stigmatizzare sempre e non solo quando un carismatico personaggio denuncia l'episodio, ma capisco anche che senza la denuncia di una delle parti in causa la cosa finirebbe lì.
E qui mi pongo una domanda: è giusto far finire tutto sul terreno di gioco o è giusto denunciare questi e altri episodi? In quest'ultimo caso il calcio e il modo di viverlo già dall'interno migliorerebbe?
Drenai71
00mercoledì 20 gennaio 2016 14:47
sarri va giustamente multato/squalificato come prevede il regolamento per aver insultato un tesserato. fine.
le accuse di omofobia sono ridicole come il carosello che sta montando (e che ho il vago sospetto sia stato fin dall'inizio l'obiettivo dell'uscita di mancini).

se dopo un fallo un giocatore reagisce verso l'autore del fallo dicendogli ti ammazzo o qualcosa del genere nessuno si sogna di andarlo a denunciare a fine partita per minacce di morte. ci può dire che sarri è ignorante, volgare, iracondo (a me personalmente sta pure sulle palle) ma chiunque sta pontificando oggi semplicemente finge di ignorare l'accezione di pure insulto che a torto o ragione ha la parola "frocio" in modo da poter cavalcare l'onda.

per non parlare dell'immancabile etichetta di "razzista" che ormai non si nega a nessuno.
Magnopèl
00mercoledì 20 gennaio 2016 14:50
Mi avvicino molto al pensiero di Drenai, sinceramente.
Esclusa la parte del sospetto che sia stato l'obiettivo di Mancini, nonostante il Mancio sia un fiodena.
alenboksic71
00mercoledì 20 gennaio 2016 15:42
Una gazzarra (fuori dal campo) oggettivamente squallida.
Sarri cafone e Mancini permaloso davanti alle telecamere; che tutto debba sempre rimanere in campo o negli spogliatoi mi pare stupido visto che esistono spie in carne e ossa, milioni di telecamere, siti che si occupano solo di queste cose.
Mi sfugge il concetto dei napoletani per i quali se li si offende (in qualsiasi maniera) si è ignobili razzisti e se offendono loro (o chi li rappresenta) sono simpaticoni. Mi ricordano i giallozozzi.
ℬaruch
00mercoledì 20 gennaio 2016 15:43
A me frega veramente poco, anche perché detesto il popolo dei commentatori sociali che si arma di se e di ma, e a sua volta strumentalizza tutto. Mancini era visibilmente schifato, se Sarri gli avesse detto altro, la cosa sarebbe rimasta in campo, ma gli insulti che offendono categorie di persone non rimangono in campo, come quelli del passato sul colore della pelle. Se questa denuncia servirà a Sarri per capire che anche un uomo di popolo può aggiornarsi e mettersi in pari col progresso della civiltà, ben venga lo sfogo emotivo di Mancini, sfogo dietro il quale io non vedo null'altro
Drenai71
00mercoledì 20 gennaio 2016 16:10
Re:
ℬaruch, 1/20/2016 3:43 PM:

se Sarri gli avesse detto altro, la cosa sarebbe rimasta in campo, ma gli insulti che offendono categorie di persone non rimangono in campo, come quelli del passato sul colore della pelle.



è proprio questo il punto. escono perchè chi le riporta sa che fanno alzare il polverone. ma l'intento di quello che le pronuncia, nel momento in cui è incazzato e gli si chiude la vena hanno esattamente lo stesso valore. di offendere, ferire.
se vedi le immagini si capisce chiaramente che solo secoli di sviluppo umano in una società "civile" lo frenano dallo strangolamento. e quindi sopperisce con le parole. il significato esteso sociale della parola non ha alcun valore per sarri nel momento in cui lo pronuncia. vuole solo insultare mancini e il suo vissuto evidentemente gli fa valutare la mascolinità di un uomo come punto sensibile.


ℬaruch
00mercoledì 20 gennaio 2016 16:46
Certo. Solo non credo che Mancini avesse un obiettivo diverso dalla condivisione dello schifo che aveva provato. L’ho visto come un comportamento civile. Io spesso, se vedo qualcuno che butta una carta per terra, mi diverto tantissimo a ridargliela dicendo “ti è caduta questa”. Il mio intento è non lasciare che le cose “succedano”.
cuchillo76
00mercoledì 20 gennaio 2016 19:28

Ognuno di noi su determinati argomenti ritiene non possa esserci dibattito possibile.
Per me, questo è un argomento sul quale non intendo rivedere la mia posizione e non intendo fare un passo avanti verso chi la pensa diversamente da me. Sul 90% delle cose sono disponibile al cambiamento di pensiero, di opinione. Anzi, anche un po' snobbisticamente (sì, lo so che ML preferisce che si scriva con una "b" sola, ma io preferisco con due...  ) sono uno che l'opinione la cambia spesso, proprio perché ritengo questo rivelatore di una persona libera.

Ma sugli insulti di chiara matrice razzista e sessista, non sono disponibile. E non ci posso fare nulla.

Bene ha fatto Mancini a denunciare l'insulto razzista. Bene ha fatto Henry a denunciare l'insulto razzista di Sinisa a Vieira. Bene fa chiunque. 

Su altre tipologie di insulti posso accettare il comportamento omertoso. In generale, non solo perché succede "in campo". Ma che cazzo sarà mai 'sto "campo" di così sacro? 


Mark Lenders (ML)
00giovedì 21 gennaio 2016 01:12
Re:
cuchillo76, 20/01/2016 19:28:


snobbisticamente (sì, lo so che ML preferisce che si scriva con una "b" sola, ma io preferisco con due...  )





Ma davvero?   (Certo che sarà successo, ho imparato a non mettere mai in dubbio i tuoi ricordi. Ammazza che scassapalle che sono...)


cuchillo76, 20/01/2016 19:28:

Ma sugli insulti di chiara matrice razzista e sessista, non sono disponibile. E non ci posso fare nulla.




Non farò nulla per farti ritrattare, ci mancherebbe. Mi limiterò a dire la mia come tu hai detto la tua.


cuchillo76, 20/01/2016 19:28:


Bene ha fatto Mancini a denunciare l'insulto razzista. Bene ha fatto Henry a denunciare l'insulto razzista di Sinisa a Vieira. Bene fa chiunque. 

Su altre tipologie di insulti posso accettare il comportamento omertoso. In generale, non solo perché succede "in campo". Ma che cazzo sarà mai 'sto "campo" di così sacro?




Qualunque cosa sia, Mancini dovrebbe innanzitutto chiarirsi le idee: http://www.gazzetta.it/Calcio/Serie-A/Inter/20-01-2016/mancini-sarri-insulti-mihajlovic-vieira-140333541007.shtml


Dopodiché, entriamo nel merito.
Sarri è indifendibile. Ha rosicato di brutto per la sconfitta, e non sapendo come offendere Mancini (bello, ricco, vincente nella vita e ieri sera anche sul campo di calcio) ha tirato fuori l'unico "argomento" possibile prendendo di mira il suo narcisismo.
Come se, dopo essere stato umiliato in un dibattito scientifico da Stephen Hawking, gli avesse dato dello storpio. Come quelli che stasera hanno fatto "uh uh" a Pogba reo semplicemente di essere due volte più forte dei nostri. Come quando il Milan incantava e l'unica cosa che potevi urlare a Sacchi era "pelato di merda".
A me poi Sarri sta anche simpatico, mi dà l'impressione di essere una persona intelligente e se dovessi cenare con qualcuno sceglierei lui e non Mancini, che come detto in altro topic sopporto poco. Però ha sbagliato e giustamente pagherà.
Ha l'attenuante di aver agito a caldo, così come Mancini ce l'ha per la reazione.
Perché secondo me è sbagliata pure la reazione di Mancini. Tutto è avvenuto davanti al quarto uomo, oltre che davanti all'occhio di svariate telecamere. Non c'era bisogno di andare a spiattellare tutto in diretta tv. Bastava far passare la notte e il giorno dopo tutti si sarebbero scatenati a cercare di decifrare il labiale, probabilmente con successo. Bastava far passare 48 ore e ci sarebbe stata la pronuncia del giudice sportivo. A quel punto, se la sanzione non fosse stata di suo gradimento o se - peggio ancora - la scorrettezza del comportamento di Sarri non fosse stata rilevata o adeguatamente enfatizzata - poteva avere senso rivolgersi alla stampa. Anche perché Sarri nel frattempo si era scusato, ammettendo così l'errore.
Perché, quindi, Mancini ha sentito il bisogno di avere una reazione di quel tipo, che mi verrebbe voglia di qualificare ma non qualifico per non cadere pure io nell'errore di Sarri? Alcune possibili ipotesi:
- Sarri non ha sparato alla cieca; il che spiegherebbe come mai il "negro" di Mihajlovic a Vieira secondo lui doveva rimanere sul campo, mentre il "frocio" di Sarri andava subito sputtanato ai quattro venti.
- si è sentito particolarmente offeso da quegli epiteti; ma allora, se fosse, bisognerebbe chiedersi chi è il più omofobo tra i due: chi pensa di insultare in quel modo o chi si ritiene particolarmente insultato?
- ha cercato di sfruttare la situazione per destabilizzare l'ambiente di una diretta concorrente per lo scudetto, e nel caso sarebbe in chiara malafede.
- ha un senso civico particolarmente sviluppato; ma allora mi meraviglio per il fatto che, in oltre 20 anni di carriera, nessuno stopper con cui ha avuto a che fare gli abbia mai detto qualcosa di equivalente; chi ha fatto sport, a qualunque livello, sa che in partita ci si dice di tutto: io non ho mai giocato a livello agonistico, ma quando faccio le mie partite di tennis del sabato col mio migliore amico lo sommergo di insulti...
A proposito di tennis, non molto tempo fa c'è stato un caso secondo me molto più grave. Il bad boy australiano Kyrgios (di anni 20) giocava contro lo svizzero Wawrinka di anni 30. Quest'ultimo da circa un anno ha lasciato moglie e figlia per mettersi con una collega, la croata Donna Vekic, di anni 19. La quale poco prima aveva avuto un flirt col coetaneo Kokkinakis (un altro tennista australiano amicone di Kyrgios). Insomma, durante un cambio campo, in preda al nervosismo, Kyrgios se ne è uscito così: "mi dispiace amico, ma Kokkinakis si è fatto la tua ragazza". Una roba da mani addosso, per quanto mi riguarda. Altro che negro o frocio. Invece Wawrinka si è trattenuto, ha portato a termine il match, e dopo si è mosso privatamente: da un lato affrontando Kyrgios, dall'altro informando l'associazione tennisti. Nel frattempo la frase - captata dai microfoni a bordocampo - è stata pizzicata dai giornalisti e così lo scandalo è esploso da solo. E Wawrinka ne è uscito in trionfo e Kyrgios è stato fatto a pezzi. Senza bisogno di pubbliche denunce, semplicemente lasciando fare il proprio corso agli eventi e il proprio lavoro a chi è preposto a vigilare sulla condotta degli atleti. Mancini poteva fare altrettanto, secondo me.
Detto questo, molto peggio di Mancini e Sarri messi insieme è stato l'intervento di oggi di Ulivieri. Non uno scemo a caso, bensì il presidente dell'Assoalletatori. Un rappresentante delle istituzioni. Il quale ha detto che anche lui visse una situazione simile e che all'epoca rispose al collega "portami tua moglie così vediamo chi è il frocio". Che se lo dici sul campo a caldo mi sta anche bene, ma se lo racconti a freddo vent'anni dopo e in veste istituzionale è drammatico, perché il tuo machismo sborone diventa un termine di paragone ufficiale. Così come sono state drammatiche tutte le uscite di Tavecchio, che di mestiere fa il politico e con le parole ci campa. Lì secondo me era più giusto indignarsi, perché a veicolare messaggi razzisti e omofobi è stata la Federazione Italiana Giuoco Calcio per bocca del suo presidente, non due tesserati durante una partita. C'è un abisso tra Sarri-Mancini e Tavecchio-Ulivieri, a netto vantaggio dei primi due. Dei quali si sta parlando troppo e troppo seriosamente, manco fossero parlamentari della Repubblica e non pallonari con la terza media...
Er Matador
00giovedì 21 gennaio 2016 01:59
Mai sentito parlare del fallo di frustrazione?
È quel tipo di intervento che chi ha ormai perso la partita compie come espressione viscerale e rabbiosa del fatto di non rassegnarsi alla sconfitta.
Non sarà esemplare in materia di sportività ma, se non degenera in qualcosa di veramente violento, fa parte del calcio.
La frase di Sarri rientra nella stessa logica: quella di chi rosica per un risultato negativo e si sfoga, parole sue, lanciando "il primo insulto che mi è venuto in mente".
Se Mancini non conservasse tracce fin troppo evidenti della psicologia di un bambino viziato, gli avrebbe risposto "sì, ma stasera sei tu ad averlo preso nel culo".
E la cosa sarebbe finita lì, in omaggio alla legge Simeone: in partita ci si dice di tutto - con una franchigia per gli insulti razzisti -, ma al 90' finisce tutto.
Beograd1970
00giovedì 21 gennaio 2016 09:35
Secondo me Mancini ha colto la palla al balzo per smagnetizzare un Sarri che stava viaggiando col vento mediatico in poppa.
Adesso il tecnico partenopeo ne esce minato non solo nell'immagine ma anche sotto il profilo nervoso
ReflexBlue74
00giovedì 21 gennaio 2016 10:50
Insulto inaccettabile. Su questo concordo con Cuchillo.

Mancini, da figlio di buona donna quale è, lo ha strumentalizzato abilmente mettendo in difficoltà il collega e destabilizzando una squadra rivale nella lotta per il vertice.

In realtà a medio-lungo termine sarà proprio Mancini a pagare questo "eccesso di senso civico". Il mondo del calcio, subdolo e vendicativo, pretenderà da lui un'integrità e un'onestà inconciliabili con la sua professione e, soprattutto, con il suo carattere. Gli verrà sempre rinfacciato questo episodio: quando proverà a difendere un suo giocatore che insulta un avversario, quando glisserà sulla curva che intona cori razzisti, quando si attaccherà con l'arbitro mandandolo a quel paese...
cuchillo76
00giovedì 21 gennaio 2016 12:42
Anche su lazio.net ho citato il caso di Paolo Mieli, che a domanda: "Le dà fastidio che dopo 40 anni le rinfacciano ancora di aver aderito all'appello contro il Commissario Calabresi?" lui ha risposto: "No, penso che sia giusto che me lo rinfaccino ancora".
Per cui, è giusto il processo al passato di Mancini. Giusto non fargli passare nulla, né relativamente al passato, né relativamente al futuro.

Ciò detto, il fatto di aver detto delle cazzate in passato e di dirle presumibilmente in futuro, non toglie che possa denunciare davanti alle telecamere di aver subito un insulto particolarmente odioso di chiara matrice sessual-razzista. Non pretendo coerenza da me stesso, figuriamoci dagli altri. Se Mancini dovesse insultare qualcuno in futuro, lo troverò doppiamente inaccettabile, a questo punto.
boks xv
00giovedì 21 gennaio 2016 14:26
se avessi saputo che, allo stadio, cantando "totti frocio alè alè" o "quella bionda là quella bionda là fa la pornostar" a mexes tracciavo un solco incolmabile tra me e cuchillo, avrei taciuto.
shame on me.
cuchillo76
00giovedì 21 gennaio 2016 14:42
Consiglio a tutti di leggere il pezzo di Garlando sulla Rosea di oggi.

E giustamente fa notare una cosa. Questa famosa mistica del sacro campo dal quale non deve uscire nulla, vale anche per le combine che vengono ideate e concretizzate in campo?
Per cui, se un giocatore si accorge di quanto accade e non ci sta, non può denunciarlo financo davanti alle telecamere?
cuchillo76
00giovedì 21 gennaio 2016 14:59
Re:

boks xv, 21/01/2016 14:26:

se avessi saputo che, allo stadio, cantando "totti frocio alè alè" o "quella bionda là quella bionda là fa la pornostar" a mexes tracciavo un solco incolmabile tra me e cuchillo, avrei taciuto.
shame on me.



Sai, solco incolmabile. Avrei pensato che sei omofobo.

Ma io, per dirla à la Sarri, ho tanti amici omofobi...  
Un conto è la stima e l'affetto, un conto sono gli argomenti che dividono. E non c'è mica solo questo, volendoli proprio trovare...

Però l'ho premesso che su questo sono rigido io. Nulla esclude che tra 10 anni possa dirmi da solo: "quant'ero frocio su quest'argomento..."

Che poi, voglio dire...Tra amici utilizzo espressioni omofobe a getto continuo. Zalone arrossisce se mi sente.  
Ma un conto è fare questo ("Che giacchetta da ricchione che ti sei fatto", "'Sta motocicletta giusto un frocione come te la può guidare") un conto è utilizzarle contro qualcuno (collega o automobilista "incauto") con l'intenzione di volerlo deliberatamente insultare.  


ReflexBlue74
00giovedì 21 gennaio 2016 14:59
Drenai71
00giovedì 21 gennaio 2016 15:05
Re: Re:
cuchillo76, 1/21/2016 2:59 PM:


Ma un conto è fare questo ("Che giacchetta da ricchione che ti sei fatto", "'Sta motocicletta giusto un frocione come te la può guidare") un conto è utilizzarle contro qualcuno (collega o automobilista "incauto") con l'intenzione di volerlo deliberatamente insultare. 




è la stessa cosa invece. una volta che una parola fa parte dell'uso comune nell'accezione di insulto, chi ha l'abitudine di usarla lo fa senza pensare minimamente al significato ma solo all'insulto.
l'esempio dell'automobilista che hai fatto è perfetto, uno ti taglia la strada, inchiodi cacandoti in mano e in preda all'adrenalina gli urli dietro frocio maledetto magari mori. sei omofobo? sei potenziale omicida? sarri è nell'identica situazione.
ha insultato e pagherà, ma non si possono trarre indicazioni sul suo rispetto delle minoranze da questo episodio, se non che è un tipo volgare e sboccato.
Mark Lenders (ML)
00giovedì 21 gennaio 2016 15:08
Certo che non vale, e per rispondere non ho neppure bisogno di leggere il pezzo di Garlando. Cosa che poi faró, comunque.
Senza offesa (ci mancherebbe altro), ma si nota ció che tu hai sempre candidamente ammesso, ossia che non hai mai praticato nessuno sport. E la conseguenza è un approccio troppo cerebrale alla questione.
Il tuo è il punto di vista di una persona culturalmente evoluta che siede in poltrona. Ma lo sport, a tutti i livelli, è soprattutto altro. È sudore, adrenalina, contatto fisico e cameratismo (se è uno sport di squadra), è una battaglia contro se stessi in cui il nostro vero io prende il controllo senza il filtro della ragione, prima ancora che una battaglia contro gli avversari. È istinto primordiale, difesa del territorio; caccia, sopravvivenza. È la sublimazione della guerra, in pratica. E in guerra valgono cose che in tempo di pace non sono ammesse. Esistono codici di guerra, tribunali di guerra.
Cosí come esistono cose vietate perfino in guerra, e la combine sta allo sport come - che ne so - l'uso di gas mostarda in un combattimento.
cuchillo76
00giovedì 21 gennaio 2016 15:17
Re: Re: Re:
Drenai71, 21/01/2016 15:05:



è la stessa cosa invece. una volta che una parola fa parte dell'uso comune nell'accezione di insulto, chi ha l'abitudine di usarla lo fa senza pensare minimamente al significato ma solo all'insulto.
l'esempio dell'automobilista che hai fatto è perfetto, uno ti taglia la strada, inchiodi cacandoti in mano e in preda all'adrenalina gli urli dietro frocio maledetto magari mori. sei omofobo? sei potenziale omicida? sarri è nell'identica situazione.
ha insultato e pagherà, ma non si possono trarre indicazioni sul suo rispetto delle minoranze da questo episodio, se non che è un tipo volgare e sboccato.



Non mi trovi d'accordo.

Coi miei amici, sai quelli che prendiamo di più per il culo chi sono? Quelli come noi. Quelli della nostra stessa "area culturale", diciamo così. E ci prendiamo in giro su tutto, sui nostri mestieri, sulle nostre specializzazioni, sui politici cui diamo il voto, sulle nostre donne presenti e passate. Anche molto pesantemente. Usiamo espressioni turpi, denigratorie, sessiste TRA DI NOI proprio perché lo sappiamo che usarle è un modo paradossale e anche un po' autocompiaciuto per affermare il contrario. Quasi tutti gli amici che ho non sono credenti. Quasi tutti atei. Eppure, credimi, non ho mai sentito da loro una sola bestemmia in vita mia. Proprio perché, cerca di capire ciò che voglio dire, "non se lo possono permettere".


cuchillo76
00giovedì 21 gennaio 2016 15:33
Re:

Mark Lenders (ML), 21/01/2016 15:08:

Certo che non vale, e per rispondere non ho neppure bisogno di leggere il pezzo di Garlando. Cosa che poi faró, comunque. Senza offesa (ci mancherebbe altro), ma si nota ció che tu hai sempre candidamente ammesso, ossia che non hai mai praticato nessuno sport. E la conseguenza è un approccio troppo cerebrale alla questione. Il tuo è il punto di vista di una persona culturalmente evoluta che siede in poltrona. Ma lo sport, a tutti i livelli, è soprattutto altro. È sudore, adrenalina, contatto fisico e cameratismo (se è uno sport di squadra), è una battaglia contro se stessi in cui il nostro vero io prende il controllo senza il filtro della ragione, prima ancora che una battaglia contro gli avversari. È istinto primordiale, difesa del territorio; caccia, sopravvivenza. È la sublimazione della guerra, in pratica. E in guerra valgono cose che in tempo di pace non sono ammesse. Esistono codici di guerra, tribunali di guerra. Cosí come esistono cose vietate perfino in guerra, e la combine sta allo sport come - che ne so - l'uso di gas mostarda in un combattimento.



Ma guarda che io penso che insultarsi in campo non debba affatto menare scandalo. Non chiedo 22 Gaetano Scirea (citato oggi da Garlando) o 22 Gabriele Pin o 22 Giuseppe Favalli (capirai, Favalli per insultare qualcuno ci avrebbe messo un quarto d'ora, per quanto zagaja... ). Ma, come detto, per me esiste un confine, ed è quello dell'insulto a sfondo razziale o sessuale. Il resto, va tutto bene. Mi chiederai? Ma perché quei due non vanno bene e gli altri sì? Boh, non lo so. Infatti, non voglio elevare a teoria filosofica quello che sto dicendo. Sto esprimendo un'opinione (sicuramente anche piena di "buchi" logici) a un gruppo di amici. Di una cosa sono certo. Il "mi ci dovrei trovare in quella situazione" nel mio caso non funziona. Sono convinto che al posto di Sarri (ammesso di essere stato provocato...Ma quale sarebbe, poi, la provocazione? Il fatto che Mancini si sia lamentato del tempo di recupero?) avrei insultato Mancini in un modo altrettando greve ma utilizzando tutt'altri epiteti non razzisti.


Mark Lenders (ML)
00giovedì 21 gennaio 2016 18:01
ReflexBlue74, 21/01/2016 10:50:


In realtà a medio-lungo termine sarà proprio Mancini a pagare questo "eccesso di senso civico". Il mondo del calcio, subdolo e vendicativo, pretenderà da lui un'integrità e un'onestà inconciliabili con la sua professione e, soprattutto, con il suo carattere. Gli verrà sempre rinfacciato questo episodio: quando proverà a difendere un suo giocatore che insulta un avversario, quando glisserà sulla curva che intona cori razzisti, quando si attaccherà con l'arbitro mandandolo a quel paese...



Intanto hanno già iniziato a scavare nel suo passato. Dopo la contraddizione su Vieira-Mihajlovic, ecco venire alla luce una ancora più grossa: http://www.violanews.com/altre-news/gazzetta-mancini-insulto-un-giornalista-ai-tempi-di-firenze-frocio-di-m/

Viviamo tempi in cui la comunicazione è tutto, e quindi torniamo al mio post iniziale: Mancini aveva ovviamente ragione sul punto, ma si è giocato malissimo la reazione. Tu oggi, a qualunque livello pubblico, se decidi di sostenere con forza una causa devi prima essere sicuro di non avere mezzo scheletro nell'armadio e di non cadere mai in contraddizione. Perché altrimenti, grazie alla comunicazione, i tuoi avversari ti faranno a pezzi con le tue stesse armi.
Non è tanto diverso da quel che è successo a Ignazio Marino. Che al di là di una certa inettitudine io continuo a ritenere un sindaco coraggioso nel cercare di spezzare alcuni meccanismi macrocriminali a Roma. Forse l'avrebbero fatto fuori lo stesso, ma lui gli ha servito la propria testa su un piatto d'argento quando ha iniziato a venderla, a livello di comunicazione, come una crociata contro l'illegalità. Se vuoi fare l'eroe devi essere puro come un eroe. Non possono esistere, nel tuo passato, rimborsi chiesti due volte a enti diversi; e nemmeno, nel tuo presente, cene private messe in nota spese a carico del comune. Sono spiccioli di fronte all'indotto di Mafia Capitale, ma dal punto di vista della comunicazione è un ladro chi ruba una mela come chi ruba un milione.


E passiamo a Garlando.

Luigi Garlando:


La mistica delle vergogne che devono rimanere in campo ha fatto il suo tempo. Per una banale ragione logistica, prima di tutto. Un tempo quando esisteva una sola telecamera che inseguiva la palla come un faro da penitenziario, lasciando ampie zone di campo al buio, qualcuno poteva illudersi che fallacci, insulti e regolamenti di conti restassero clandestini. Oggi, all'epoca dell'occhio di falco, dei droni spioni e dei cacciatori di labiali, non c'è la speranza di nascondere neppure uno sbadiglio. Ma prima ancora che ingenua questa pretesa di tenere tutto in campo, in un mondo chiuso che ha i suoi codici e la sua moralità, è un istinto patologico, illegale. In questo distorto sistema di valori l'uomo vero è chi randella, le prende, insulta, ma quando esce dal campo tiene la bocca chiusa. Invece diventa infame chi denuncia un tentativo di combine. Quest'omertà va presa a calci.



Ricapitolando, lui dice che il "tutto deve rimanere in campo" è morto per due ragioni:
- la prima, pratica, dettata dal fatto che ormai grazie alle telecamere tutti vedono tutto;
- la seconda, morale, basata sull'esempio che chi denuncia un tentativo di combine secondo la "legge del campo" è un infame.

Per quanto mi riguarda ha sostanzialmente ragione sul primo punto e torto sul secondo.
Ragione ce l'ha perché è vero, ormai tutti vedono quasi tutto. Ma allora la domanda nasce spontanea: cos'è che lui ritiene grave? Che Sarri abbia detto "frocio" a Mancini o che le telecamere lo abbiano immortalato, o per lo meno avrebbero potuto immortalarlo? Cioè, se gliel'avesse detto in una partita senza telecamere sarebbe stato meno grave? In quel caso sarebbe potuto rimanere sul campo? Sta praticamente dicendo che tra la morale di ieri e la morale di oggi l'unica differenza sta nella tecnologia? Sta, in ultima analisi, dicendo che conta non come si è, bensì come si appare? Attenzione Garlando, attenzione perché ti sei messo in una posizione dialetticamente pericolosissima...
Comunque, in assenza di una risposta dello stesso Garlando, stralciamo la parte soggettiva e concentriamoci su quella oggettiva. Il contesto è quello di una partita di calcio, dove vige l'autorità della quaterna arbitrale. Con il rinforzo della succitata tecnologia che, attraverso l'utilizzo dei filmati, consente ex post al giudice sportivo di punire anche le condotte scorrette che siano sfuggite agli ufficiali di gara. Mancini quindi non è andato a denunciare un qualcosa che sarebbe rimasto impunito. E nemmeno un qualcosa che sarebbe rimasto ignoto ai mass media. Garlando, più avanti, gli ascrive il merito di aver sollecitato una riflessione pubblica su cose che in campo non dovrebbero succedere e che Napoli, città della tolleranza e dell'accoglienza (40 mila immigrati da 70 Paesi), non merita. Ribatto con una domanda e con una considerazione: 1) siamo sicuri che la riflessione non ci sarebbe stata comunque, una volta che i fatti sarebbero comunque emersi anche senza la piazzata di Mancini? Io sono abbastanza sicuro del contrario. 2) Se c'è una cosa per cui non sopporto i napoletani (intesi come categoria, che ha le sue piacevolissime eccezioni) è il vittimismo. Quando c'è da puntare l'indice contro il razzismo nei loro confronti sono inflessibili, mentre in questo caso si sono schierati in maniera più o meno compatta al fianco del loro allenatore che - al netto della reazione di Mancini - resta indifendibile. Questa indignazione a targhe alterne è davvero insopportabile. In questo, come in poche altre cose, mi sento molto romano. Noi siamo stati insultati dalla Lega per vent'anni e i parlamentari leghisti hanno sempre scorrazzato per la città senza problemi. Noi (sì, anche noi) veniamo insultati negli stadi, come qualunque tifoseria e anche da parte dei napoletani, senza che questo faccia mai notizia. Perché fondamentalmente - parlo per me, almeno - non ce ne frega un cazzo. Se i fiorentini cantano "Osama Bin Laden / lancia un missile / distruggi tutta Roma / distruggila per noi" io non mi sento ferito nell'orgoglio. Quando vivevo a Milano gli amici settentrionali scherzavano con noi romani e con quelli più meridionali chiamandoci "terroni" e roba del genere. Uno di loro, un'amicizia ormai decennale, quando mi chiama al telefono esordisce spesso con "uè, Africa!" e io sinceramente mi ci faccio un sacco di risate. Quando parlo di questo con gli altri amici comuni del sud, invece, noto che sull'argomento sono molto più rigidi, trovano che sia una cosa antipatica e si sentono offesi. Vabbe', tutto questo per dire che la sensibilità può essere relativa e quindi anche diversa in base alla latitudine, ma quello che non può mai essere modificabile è la coerenza. Ciò che ritieni offensivo per te devi considerarlo offensivo anche quando parte da te.
- Ma torniamo a Garlando e alla sua seconda ragione, quella morale. Beh, qui l'esempio che fa è totalmente fuori luogo. Mettere sullo stesso piano un insulto e un tentativo di combine è una forzatura dialettica per me inaccettabile. Entrambe rapprresentano delle violazioni sul piano della condotta, ma una è estemporanea e comunque non mina il sistema dalle fondamenta, mentre l'altra è pianificata a tavolino e non a caso è punita dalla giustizia sportiva e da quella penale in modo molto più pesante. Se Sarri insulta Mancini, Napoli-Inter 0-2 resta comunque una partita di calcio. Se Sarri e Mancini si fossero messi d'accordo sul risultato, Napoli-Inter 0-2 non sarebbe stata una partita di calcio. In questo caso la mela e il milione citati a proposito di Marino non c'entrano nulla. Volendo rimanere in tema di esempi ortofrutticoli, diciamo che Garlando ha cercato di sommare le mele con le pere.
cuchillo76
00giovedì 21 gennaio 2016 18:59
Allora ti porto l'esempio di qualcosa che non si è effettivamente concretizzata in una combine e mi dici cosa ne pensi.
Era il 1990, il Cesena era in lotta per la salvezza e a fine gara Giancarlo Marocchi, davanti alle telecamere, andò a lamentarsi del comportamento di Sergio Domini, che per tutta la gara gli sussurrò all'orecchio "fateci pareggiare".
Poi, tra l'altro, la partita finì veramente in parità ma la cosa fu molto ridimensionata, mi pare che la FIGC non aprì neanche un fascicolo.
Anche lì si crearono le fazioni. "Sono cose di campo, non dovevano uscire, a giocatori che lottano per la salvezza possono scappare richieste del genere, ma non vanno demonizzati o messi alla gogna" (se non sbaglio fu la posizione di Eraldo Pecci), "Bene ha fatto Marocchi a dirlo, così la prossima volta non ci stupiremo degli Albertosi, dei Paolo Rossi, dei Giordano..." (posizione di Mosca).

La mia domanda è, dal tuo punto di vista, chi era nel giusto e perché.  
Mark Lenders (ML)
00giovedì 21 gennaio 2016 19:04
Marocchi doveva andare
1) dall'arbitro;
2) dal procuratore federale;
3) in tv, ma solo se le due precedenti denunce non avessero sortito effetto.
A te dà fastidio l'omertà da campo, a me dà fastidio il giustizialismo delle telecamere. Il punto d'incontro non può che essere uno: la giurisdizione dell'autorità competente. Non penso ci siano margini di trattativa. su questo.
ReflexBlue74
00giovedì 21 gennaio 2016 19:23
Re:
Mark Lenders (ML), 21/01/2016 18:01:



Se c'è una cosa per cui non sopporto i napoletani (intesi come categoria, che ha le sue piacevolissime eccezioni) è il vittimismo. Quando c'è da puntare l'indice contro il razzismo nei loro confronti sono inflessibili, mentre in questo caso si sono schierati in maniera più o meno compatta al fianco del loro allenatore che - al netto della reazione di Mancini - resta indifendibile. Questa indignazione a targhe alterne è davvero insopportabile. In questo, come in poche altre cose, mi sento molto romano. Noi siamo stati insultati dalla Lega per vent'anni e i parlamentari leghisti hanno sempre scorrazzato per la città senza problemi. Noi (sì, anche noi) veniamo insultati negli stadi, come qualunque tifoseria e anche da parte dei napoletani, senza che questo faccia mai notizia. Perché fondamentalmente - parlo per me, almeno - non ce ne frega un cazzo. Se i fiorentini cantano "Osama Bin Laden / lancia un missile / distruggi tutta Roma / distruggila per noi" io non mi sento ferito nell'orgoglio. Quando vivevo a Milano gli amici settentrionali scherzavano con noi romani e con quelli più meridionali chiamandoci "terroni" e roba del genere. Uno di loro, un'amicizia ormai decennale, quando mi chiama al telefono esordisce spesso con "uè, Africa!" e io sinceramente mi ci faccio un sacco di risate. Quando parlo di questo con gli altri amici comuni del sud, invece, noto che sull'argomento sono molto più rigidi, trovano che sia una cosa antipatica e si sentono offesi. Vabbe', tutto questo per dire che la sensibilità può essere relativa e quindi anche diversa in base alla latitudine, ma quello che non può mai essere modificabile è la coerenza. Ciò che ritieni offensivo per te devi considerarlo offensivo anche quando parte da te.




Io sono per metà romano e per metà milanese, forse per questo motivo non ho il mito di Roma, né quello alto e colto di chi studia con passione la storia, le tradizioni, gli aneddotti di questa città né quello becero di chi si tatua il gladiatore sul braccio per evocare un passato del quale è venuto a conoscenza grazie a qualche film hollywoodiano.
A Roma vivo abbastanza bene, il minimo sindacale, grazie alle bellezza di una città che riesce continuamente a stupirti. Se non avessi legami famigliari che mi obbligano a restare non ti nascondo che penserei concretamente a un trasferimento.

Detto questo, il paragone tra la sensibilità del romano e quella del meridionale è un po' forzato. Per una semplice ragione. La storia, la bellezza e la potenza immaginifica di Roma sono vincenti su qualsiasi tentativo di denigrazione individuale o collettiva. Il milanese (che poi i milanesi veri, pure lì...), pure il più stronzo, ti sfotte, magari ti insulta pure, ma ti rispetta. Perché non può non riconoscere la grandezza di Roma. Una grandezza che si appunta come un distintivo sul petto di chi ci è nato, anche se non ha nulla a che spartire con il glorioso passato di Roma, anzi è il primo a sporcarlo e offenderlo.

Il meridionale, che non può contare su questo "privilegio", il rispetto del settentrionale se lo deve guadagnare sul campo. E non è detto che, nonostante le doti e la buona volontà, ci riesca.
Mark Lenders (ML)
00giovedì 21 gennaio 2016 19:32
Mah, sarà che io questa grandezza non la riconosco.
Mi fanno pena i romanisti quando si definiscono "eredi di un grande impero", mi fa pena il livello di questa presunta capitale europea (solo ieri un'ora e mezza di traffico per andare da Giustiniana a Balduina, poi 40 minuti sotto la pioggia per entrare allo stadio) e mi fa pena il livello del romano medio, sempre più becero, ignorante e razzista.
La città, al centro, è meravigliosa. D'accordo. Ma ci sono tanti altri posti meravigliosi in Italia e nel mondo. Roma ne fu il centro 2000 anni fa, oggi per me vale meno di tanti altri posti. Quando mi dicono "uè Africa" io sono consapevole di vivere non dico nel terzo mondo, ma sicuramente in una città che funziona molto peggio di Milano e circondato da persone mediamente meno civili. Se non mi offendo è perché - al contrario di tanti altri - non mi sento di rappresentare, né di essere rappresentato da nulla se non da me stesso. Io non sono Roma, ci vivo e basta. Per caso, perché qui sono nato. E questo non mi rende né migliore né peggiore di un milanese o di un napoletano.
cuchillo76
00giovedì 21 gennaio 2016 19:39
Re:
Mark Lenders (ML), 21/01/2016 19:04:

Marocchi doveva andare 1) dall'arbitro; 2) dal procuratore federale; 3) in tv, ma solo se le due precedenti denunce non avessero sortito effetto. A te dà fastidio l'omertà da campo, a me dà fastidio il giustizialismo delle telecamere. Il punto d'incontro non può che essere uno: la giurisdizione dell'autorità competente. Non penso ci siano margini di trattativa. su questo.



Quindi, ha sbagliato anche Gasperini?
I nomi dei capi-ultras che aizzano e guidano gruppi di violenti non andavano fatti davanti alle telecamere ma davanti al magistrato?

E' l'ultima domanda, poi contro-rispondo.

Mark Lenders (ML)
00giovedì 21 gennaio 2016 19:56
cuchillo76, 21/01/2016 19:39:



Quindi, ha sbagliato anche Gasperini?
I nomi dei capi-ultras che aizzano e guidano gruppi di violenti non andavano fatti davanti alle telecamere ma davanti al magistrato?

E' l'ultima domanda, poi contro-rispondo.




Non ho seguito bene la vicenda, dipende da qual era il capo d'accusa.
Se - come mi era sembrato di capire - li ha accusati di godere per le sconfitte del Genoa, non essendo questo un reato ha fatto bene a parlarne davanti alle telecamere. Perché il fine ultimo era quello di far perdere agli ultras l'ascendente sul tifoso medio, immagino. Roba di comunicazione, quindi roba da telecamere.
Se invece li ha accusati di violenze precise avendone le prove, doveva andare dal magistrato. Perché in questo caso il fine ultimo dovrebbe essere l'estirpazione di un reato e la punizione dei responsabili. Viceversa se le prove non le ha, averli accusati pubblicamente può sconfinare nella diffamazione.

Perché vedi, il fine ultimo è importante. Se il fine ultimo di Mancini fosse quello di elevare il livello culturale del calcio italiano, io credo che avrebbe dovuto parlare oggi, dopo la ridicola (soprattutto nella motivazione) squalifica di due giornate a Sarri. Se oggi Mancini avesse convocato una conferenza stampa non avrei avuto nulla da dire. Ma se vai in tv a fare la spia 20 minuti dopo i fatti, e dopo che quello ti ha pure chiesto scusa, il tuo fine ultimo qual è? Te lo dico io: sputtanare il collega. E non c'è niente di nobile in questo. Non diamogli significati nobili perché non ne ha. Potrà essere umano ma non è affatto nobile.
ReflexBlue74
00venerdì 22 gennaio 2016 11:28
Re:
Mark Lenders (ML), 21/01/2016 19:32:

Mah, sarà che io questa grandezza non la riconosco. Mi fanno pena i romanisti quando si definiscono "eredi di un grande impero", mi fa pena il livello di questa presunta capitale europea (solo ieri un'ora e mezza di traffico per andare da Giustiniana a Balduina, poi 40 minuti sotto la pioggia per entrare allo stadio) e mi fa pena il livello del romano medio, sempre più becero, ignorante e razzista. La città, al centro, è meravigliosa. D'accordo. Ma ci sono tanti altri posti meravigliosi in Italia e nel mondo. Roma ne fu il centro 2000 anni fa, oggi per me vale meno di tanti altri posti. Quando mi dicono "uè Africa" io sono consapevole di vivere non dico nel terzo mondo, ma sicuramente in una città che funziona molto peggio di Milano e circondato da persone mediamente meno civili. Se non mi offendo è perché - al contrario di tanti altri - non mi sento di rappresentare, né di essere rappresentato da nulla se non da me stesso. Io non sono Roma, ci vivo e basta. Per caso, perché qui sono nato. E questo non mi rende né migliore né peggiore di un milanese o di un napoletano.



Ma certo, l'ho premesso anch'io nel post precedente. Io non parlavo di confronto individuale tra persone intelligenti e civili, Ambrogio Brambilla vs. Mark Lenders, ma di generico, a volte becero a volte simpatico, campanilismo.
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