Predicare - Approfondimento

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Teodoro Studita
00lunedì 12 dicembre 2005 23:48
Re:

i discepoli nello spostarsi tra una città e l'altra predicavano nelle case che incontravano. Quella era predicazione di "porta in porta" che ti piaccia o no.



Quello che sappiamo è che negli spostamenti si fermavano per un breve periodo in una casa, e qui sicuramente predicavano. Ciò non significa minimamente che passassero letteralmente da una porta all'altra, questo lo vuoi affermare tu, ma non c'è scritto da nessuna parte. Il voler identificare le due cose (ospitalità e sistematica predicazione porta a porta) è una voluta mistificazione della realtà, una menzogna ad uso e consumo di un preciso interesse.


Inoltre se in una città vi erano centinaia di discepoli è assurdo immaginare gruppi di centinaia di cristiani tutti ad urlare in giro per le strade e nei mercati, la storia non ci narra una predicazione disordinata questo tipo.



Ecco barnabino che usa tutti gli espedienti retorici che conosce, e che ormai conosciamo anche noi. Dopo aver tentato un'equazione impossibile, ecco che attribuisce al suo interlocutore pensieri mai espressi, onde poterli confutare. Neanche ci faccio più caso.
Io non ho mai detto nulla del genere, ma semplicemente che è del tutto ovvio che la predicazione apostolica continuasse sulla scia di quella che vediamo descritta nel NT, e cioè nei luoghi pubblici. Per i giudei questi erano in primis le sinagoghe, per i pagani è ovvio che si trattasse di fori e basiliche. In mancanza di attestazioni diverse, non ci è lecito immaginare che ci fossero combiamenti.


E' possibile che i primi missionari parlassero prevalentemente pubblicamente ma una volta che era stata stabilita una chiesa è evidente che la predicazione doveva essere compiuta in modo diverso, più organizzato.



Probabilmente barnabino concluderà che Pietro e Paolo compilavano un foglietto da mandare ogni mese a Gerusalemme, con le ore di predicazione e le pubblicazioni distribuite. Ah quanta fantasia che ha questo ragazzo!


a fronte ad almeno tre asserzioni che lasciano chiaramente intendere il contrario.



E quali sarebbero le "tre asserzioni" che "lasciano chiaramente intendere" che la predicazione apostolica non avvenisse in luoghi pubblici, come si era sempre fatto, ma passando sistematicamente "di casa in casa?"


non si vede perchè i discepoli non avrebbere dovuto visitare le persone anche nelle loro case.



Ma che gli apostoli, nelle soste necessarie agli spostamenti, predicassero anche nella casa che li ospitava, lo sappiamo. Nulla però ci autorizza a dire che bussassero a tutte le porte che incontravano. Siamo sempre lì, tu hai un desiderio legittimo, peccato che non sia suffragato che dalle tue buone intenzioni.



Paolo dice di aver insegnato "pubblicamente e di casa in casa" a giudei e greci intorno al pentimento, indicando che non si trattene certo di praticare la sua attività missionaria anche in privato oltre che pubblicamente



Dicesi espediente retorico, un rafforzativo, grosso modo equivalente alle nostre espressioni "di lungo in largo" oppure " a destra e a manca". Nulla ci autorizza a far dire al brano quello che gli vuoi per forza far dire tu, cioè che Paolo abbia passato tutti suoi itinerari passando da una porta all'altra. Non gli sarebbero bastate sei vite per arrivare a Roma!

Barnabino, ascolta, io ammiro realmente la tua devozione ed il sincero desiderio di sentir dire dal testo quello che più si adatta al tuo modo di vita. Tuttavia, ogni studioso che si rispetti non può che andare cauto. Voler per forza estrarre dal testo ciò che più ci piace è un gioco pericoloso.
barnabino
00martedì 13 dicembre 2005 00:58
Caro Teodoro,


Ciò non significa minimamente che passassero letteralmente da una porta all'altra, questo lo vuoi affermare tu, ma non c'è scritto da nessuna parte



Non è scritto neppure che andavano in bagno... è ovvio che se il compito dei missionari era predicare non avevano certo fretta di arrivare da una città all'altra. Essi predicavano sistematicamente a tutte le case che incontravano nella strada, che senso avrebbe avuto passare avanti se il loro desiderio era evangelizzare?

I discepoli non erano politici in un giro di comizi elettorali, erano pastori di anime, per loro ogni singola vita era importante!


In mancanza di attestazioni diverse, non ci è lecito immaginare che ci fossero combiamenti.



Ma le attestazioni ci sono, almeno tre, sei tu che le neghi in base al pregiudizio incomprensibile che essi non predicassero anche privatamente.

Sicuramente nei periodi di persecuzione o turbe i cristiani non predicavano nelle sinagoghe o nei mercati, ma privatamente ed in modo discreto, per esempio passando nelle case dei loro vicini di cui potevano fidarsi!


E quali sarebbero le "tre asserzioni" che "lasciano chiaramente intendere" che la predicazione apostolica non avvenisse in luoghi pubblici



Quelle che tu sostieni si applichino solo alla catechesi o alla ricerca dell'ospitalità.

In realtà se il testo non è chiaro devi tenere aperte le due ipotesi e non chiudere quella che meno ti piace! E perchè poi non ti piace? Non lo abbiamo ancora capito... non è che ci sono di mezzo certi tuoi poco velati pregiudizi contro una certa religione?


predicassero anche nella casa che li ospitava, lo sappiamo.



Mi pare un pò pochino, e poi mica tutti viaggiavano, a Corinto vi erano centinuaia di Cristiani, altri erano fissi... questi a chi predicavano? A se stessi? E' ovvio che parolavano ai loro vicini!


Dicesi espediente retorico, un rafforzativo, grosso modo equivalente alle nostre espressioni "di lungo in largo"



Non direi che il distributivo possa essere usato per un'epressione retorica di questo tipo (fammi vedere dove ha questo significato) mentre Luca è assai preciso a registrare questa espressione che indica l'interesse personale che Paolo ebbe nella predicazione a giudei ed ebrei, non solopubblicamente ma anche in privato. D'altronde Paolo stette, per esempio, a Corinto 18 mesi. E' evidente che non li passò tutti nei luoghi pubblici ma anche li spese per fare discepoli insegnando in maniera privata e personale nelle loro case. Nei mercati poteva attirare l'attenzione ma poi l'insegnamento doveva continuare individualmente!

Ciao [SM=g27998]



Teodoro Studita
00martedì 13 dicembre 2005 01:33
Re:



è ovvio che se il compito dei missionari era predicare non avevano certo fretta di arrivare da una città all'altra. Essi predicavano sistematicamente a tutte le case che incontravano nella strada, che senso avrebbe avuto passare avanti se il loro desiderio era evangelizzare?



Queste sono tutte tue asserzioni. Secondo me era molto più importante andare nelle grandi città e farsi sentire da tanta gente piuttosto che perdere tempo a bussare al proverbiale "fattore di Potenza", questo almeno per la prima generazione di evangelizzatori, dove "pochi erano gli operai, molta la messe". Sarebbe stato un inutile spreco delle poche forze che si avevano.



Ma le attestazioni ci sono, almeno tre, sei tu che le neghi in base al pregiudizio incomprensibile che essi non predicassero anche privatamente.



Io sono possibilista, mentre tu sei dogmatico. In base a poche parole variamente interpretabili, hai postulato che gli apostoli bussassero ad ogni porta, cosa che esiste attestata solo nella tua fantasia.


Sicuramente nei periodi di persecuzione o turbe i cristiani non predicavano nelle sinagoghe o nei mercati, ma privatamente ed in modo discreto, per esempio passando nelle case dei loro vicini di cui potevano fidarsi!



Certo, è possibile. Ma intanto stiamo parlando della prima generazione di evangelizzatori, che non sempre ebbero a che fare con persecuzioni. Inoltre una cosa è dire che lo facessero occasionalmente durante le persecuzioni, un'altra è affermare che lo facessero sempre, da subito, e con sistematicità, cosa del tutto improbabile.



In realtà se il testo non è chiaro devi tenere aperte le due ipotesi e non chiudere quella che meno ti piace!



Veramente quello che fa asserzioni qui non sono io. Io ho solo notato che nel NT la predicazione di Gesù e dei suoi avviene sempre in luoghi pubblici. La logica vuole che, fino a prova contraria, le cose continuassero così anche dopo la morte di Gesù. Sei tu che affermi, in base a tue interpretazioni, che di punto in bianco gli apostoli cominciassero a bussare a tutte le porte. Negare una cosa che non è affermata da nessuna parte non mi pare un atteggiamento censurabile.


Non direi che il distributivo possa essere usato per un'epressione retorica di questo tipo (fammi vedere dove ha questo significato)



Io ho solo detto che quella locuzione è rafforzativa, non che tutti i kata che si incontrano sono locuzioni rafforzative, questo sei tu che me lo vuoi far dire, come di consueto del resto [SM=g27985]


D'altronde Paolo stette, per esempio, a Corinto 18 mesi. E' evidente che non li passò tutti nei luoghi pubblici ma anche li spese per fare discepoli insegnando in maniera privata e personale nelle loro case. Nei mercati poteva attirare l'attenzione ma poi l'insegnamento doveva continuare individualmente!



E pensa che Gesù è rimasto negli stessi posti per due anni e mezzo, eppure non è mai andato a bussare porta per porta. Ciò che dunque tu definisci "evidente", potrebbe non esserlo affatto.

Ciao ciao [SM=g27985]
barnabino
00martedì 13 dicembre 2005 15:16
Caro Teodoro,

Mi pare che questa discussione non approdi a nulla, se non possiamo provare, a tua detta, che la predicazione non evvenisse di casa in casa non ci sono neppure motivi per escluderla.


Sei tu che affermi, in base a tue interpretazioni, che di punto in bianco gli apostoli cominciassero a bussare a tutte le porte. Negare una cosa che non è affermata da nessuna parte non mi pare un atteggiamento censurabile



Io leggo almeno tre asserzioni in cui si parla di predicazione di casa in casa, a me bastano per ritenere che questo fosse uno dei metodi usati dai discepoli, specialente nelle campagne e nei periodo di persecuzione.

Non mi pare poi mai di aver detto che gli apostoli "bussassero a tutte le porte", ho solo detto che i discepoli (e non gli "apostoli") via via usavano il metodo che era ritenuto più propizio per il tempo, il luogo e le persone incontrate.

Ciao [SM=x511460]


Teodoro Studita
00martedì 13 dicembre 2005 16:23
Re:


Io leggo almeno tre asserzioni in cui si parla di predicazione di casa in casa



Bene, allora a beneficio dei foristi, perché non le riporti nuovamente qui, nel testo traslitterato, o meglio ancora un jpg dell'originale.

Così vediamo bene quante sono e di cosa veramente parlano.
Perché dal mio punto di vista non parlano affatto di questo, dunque è opportuno approfondire, non credi?
_____________________

EDITO x Sea:

Leggi il regolamento. Portare passi da una traduzione che non è accettata da tutti non è consentito dal regolamento. Se ritieni che quei brani possano avere una qualche rilevanza posta una traduzione "neutra" o meglio il testo traslitterato. Questa rigidità è indispensabile quando ci sono di mezzo brani contesi e variamente interpretati.

[Modificato da Teodoro Studita 13/12/2005 18.10]

Seabiscuit
00martedì 13 dicembre 2005 17:17
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barnabino
00martedì 13 dicembre 2005 18:56
Caro Teodoro,


Perché dal mio punto di vista non parlano affatto di questo, dunque è opportuno approfondire, non credi?



Non direi che è il caso, il testo ovviamente non può essere definitivo, se per te evangelizzare kat'oikon [secondo la casa] vuol dire "a casa" piuttosto che "di casa in casa" non vedo come si possa convicerti ulteriormente. Ho provato a spiegarti che i versetti fanno riferiemento all'evangelizzare e dunque alla "predicazione" e non all'insegnamento o catechesi che dir si voglia. E' evidente che a questo punto entra in gioco l'ideologia, se tu, per motivi che non conosco, sostieni che sia "impossibile" che i discepoli predicassero anche "di casa in casa" o "per le case" non vedo come la discussione possa andare avanti. Si tratta di motivi ideologici e non liguistici o storici.

Ti ho mostrato la testimonianze di Plinio (degli anni 70) e di Celso (II secolo) che mostrano come il cristianesimo era diffuso anche nelle campagne (dove era necessario predicare "di casa in casa") e le contesti sostenendo che i discepoli non avrebbero assolutaente predicato nelle campagne se non sporadicamente. Ti ho mostrato come gli storici attestano che durante le persecuzioni la predicazione avveniva in modo discreto e lo contesti dicendo che i cristiani erano tutti dediti al martirio.

Non voglio dire che la tua sia una posizione irragionevole ma mi pare esagerato escludere la predicazione di casa in casa in base a queste considerazioni. Semplicenente i discepoli a seconda delle circosatanze seguivano il metodo che ritenevano più efficace, non ci vedo nulla di tanto drammatico da richiedere una tua assurda presa di posizione. Io, se non ci sono altre considerazioni storiche e testuali, concluderei qui questa discussione.

Ciao

barnabino
00martedì 13 dicembre 2005 19:01
Caro Teodoro


Portare passi da una traduzione che non è accettata da tutti non è consentito dal regolamento



Ovvero non si potrebbe citare la TNM? Si possono citare solo versioni con l'imprimatur?

Scusate ma questo è un caso di aperta discriminazione e di stupidità macroscopica! Vorresti dire che se io e sea non accettiamo la CEI tu non dovresti più citarla?

[SM=g27993]

Teodoro Studita
00mercoledì 14 dicembre 2005 10:29
Re:

Scritto da: barnabino 13/12/2005 19.01
C Vorresti dire che se io e sea non accettiamo la CEI tu non dovresti più citarla?



Esatto.

finché si parla di brani che traducono tutti allo stesso modo, puoi produrre la citazioen che vuoi, ma se vuoi sostenere un argomento in forza di una citazione biblica tradotta "diversamente" dale traduzioni più accreditate, allora devi produrre il testo originale.

Non mi sembra nè stupido, né discriminante. Viceversa sarebbe del tutto inutile ragionare su un testo tradotto tralasciando l'originale.
Seabiscuit
00mercoledì 14 dicembre 2005 11:40
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Teodoro Studita
00mercoledì 14 dicembre 2005 12:36
Lo sai che il regolamento vieta di produrre come citazione la stampa di regime?

Eggià Torre di Guardia 1988 1/12 pag.27 ad esempio

Cosa vorresti, che ti cito 200 traduzioni che rendono kat'oikon diversamente? 1000 studiosi che definiscono le speculazioni della watchtower materiale escrementizio? Cui prodest?

Attieniti al testo greco e prova a ragionare su quello, ammesso e non concesso che tu sia in grado di fare un ragionamento senza aprire Perspicacia.
Seabiscuit
00mercoledì 14 dicembre 2005 13:26
Re:
Scritto da: Teodoro Studita 14/12/2005 12.36

Cosa vorresti, che ti cito 200 traduzioni che rendono kat'oikon diversamente? 1000 studiosi che definiscono le speculazioni della watchtower materiale escrementizio? Cui prodest?



Non hai capito, come spesso capita

Non mi devi citare altre traduzioni che traducono altrimenti, questo lo so da me che esistono e questo indica che esistono vari modi per poter tradurre dal originale e che può dipendere anche dal contesto se una traduzione varia da un'altra.

Quello che vorrei da te, visto che censuri dei post che contengono traduzioni diverse e citazioni che confermano la scelta di tali traduzioni, sono le prove senza ombra di dubbio che, tradurre come hanno fatto quelle traduzioni, sia ERRATO

mi sono spiegato?

Teodoro Studita
00mercoledì 14 dicembre 2005 14:11
Veramente saranno due mesi che diciamo che non è una questione grammaticale, mi sembra che lo abbiano capito tutti tranne te. Ma li hai letti i post precedenti?

I brani citati, indipendentemente dalla resa di kat'oikon, vanno inseriti in un contesto.
Si stanno fornendo indicazioni sulla prima evangelizzazione? In alcuni casi, no, ma semmai alla catechesi di persone verosimilmente già cristiane. Si stanno dando indicazioni sul bussare sistematicamente "porta a porta"? Non credo proprio.

Tutto ciò, indipendentemente da come ci piace rendere l'espressione kat'oikon.

Ripeto, se a te piace pensare che Pietro e Paolo andassero a braccetto a bussare a tutte le porte delle insulae della Suburra, prego accomodati. Per quello che mi riguarda puoi anche pensare che compilassero il rapporto da spedire al Corpo Direttivo di Gerusalemme!
Il problema sorge quando per dimostrare l'indimostrabile sei costretto ad interpretare in maniera assolutamente soggettiva le uniche poche scarne parole che possono in qualche modo suffragare questa tua legittima quanto ipotetica versione dei fatti.

I pochi testi prodotti non sono minimamente significativi e nnon ci dicono assolutamente che in età apostolica avvenisse una predicazione sistematica "porta a porta". E' possibile che occasionalmente, come ha ricordato barnabino, nelle campagne o nelle fasi più dure delle persecuzioni, si sia ricorso anche a tale metodo, ma nulla ci dice che questo fosse il metodo principale, né che fu praticato con sistematicità, né che fu praticato più della orazione pubblica.

Seabiscuit
00mercoledì 14 dicembre 2005 14:31
All’affermazione di Barnabino che diceva

Io leggo almeno tre asserzioni in cui si parla di predicazione di casa in casa


Tu rispondi


Bene, allora a beneficio dei foristi, perché non le riporti nuovamente qui, nel testo traslitterato, o meglio ancora un jpg dell'originale.


Così ho postato diverse traduzioni e citazioni che evidenziano che è possibile tradurre “di casa in casa” o similmente.
Mi spieghi perché censuri un post, con citazioni e scritture che hanno tradotto come la TNM, se non è una questione grammaticale e quindi è corretto tradurre in questo modo?

Come dovrebbe poter rispondere qualcuno alla tua domanda di riportare queste affermazioni, se non può avvalersi di altre traduzioni e di citazioni di altri studiosi, se tu poi censuri i post?
Teodoro Studita
00mercoledì 14 dicembre 2005 15:38
Ci sono alcuni principi che chiunque è abituato a studiare i testi biblici dovrebbbe applicare


1) Le citazioni si fanno almeno dell'intero versetto, non di tre parole estratte dal cilindro.

2) Le citazioni si fanno del testo originale. La traduzione fatta da Pinco Pallino o l'opinione dello studioso Tal de'Tali non ci interessa

Allora, se pensi che quei tre brani possano indicare che in età apostolica fosse abituale la sistematica predicazione "porta a porta", citali nel testo originale.

barnabino
00mercoledì 14 dicembre 2005 15:54
Caro Teodoro,


finché si parla di brani che traducono tutti allo stesso modo, puoi produrre la citazioen che vuoi, ma se vuoi sostenere un argomento in forza di una citazione biblica tradotta "diversamente" dale traduzioni più accreditate, allora devi produrre il testo originale.



A me pare che un argomento del tutto inconsistente... cosa vuol dire tradotta "diversamente"? Nessuna traduzione è uguale ad un'altra, per cui tutte sono "diverse".

Il testo originale mi sembra che lo abbiamo già preso in considerazione e Sea voleva solo farti notare che quelle citazioni significano anche "di casa in casa" per cui non si vede come tu puoi escluderne il significato distributivo.

In base al contesto mi sembra di dire che nei versetti si parli sempre di "predicazione" oltre che di "insegnamento" di casa in casa, per cui non vedo come puoi escludere categoricamente che questi versetti si applichino all'opera di evangelizzare che comportava "cercare i meritevoli" facendo il "giro delle città" a "due a due".

Che poi il contesto per te significhi altro riguarda una tua opinione e non una certezza esegetica. Per questo che io, prudentemente, dico che i discepoli, come mi pare ovvio, usavano ogni metodo che fosse efficace in un dato periodo, territorio e situazione sociale. Come ti ho spiegato è evidente che fuori città e nei periodi di persecuzione prevalesse la testimonianza di casa in casa rispetto a quelle pubblica.

Il fatto che tu debba negare questa ipotesi ragionevolissima mi pare assurdo alla luce dei testi e delle testimonianze che parlano, almeno in linea di possibilità, di evangelizazione "di casa in casa" o "per le case".

Ciao ftrytry




barnabino
00mercoledì 14 dicembre 2005 16:31
Ripeto alcune considerazioni già fatte


Si stanno fornendo indicazioni sulla prima evangelizzazione? In alcuni casi, no, ma semmai alla catechesi di persone verosimilmente già cristiane



Direi proprio di si, vediamo di analizzare i versetti, Atti 5:42:

"Ogni giorno, nel tempio e di casa in casa [kat'oikon] continuavano senza posa a insegnare e a dichiarare la buona notizia intorno al Cristo, Gesù" (TNM)

qui il contesto indica due cose:

1. I capi religiosi volevano impedire l'evagelizzazione o il proselitismo degli apostoli e non la catechesi.

2. Oltre all'insegnamento viene detto che essi di casa in casa [kat'oikon] non si limitavano a "insegnare" ma a "dichiarare la buona notizia" ovvero evangelizzare, verbo che ha a che fare non con la catechesi ma con la predicazione.

L'erudito Randolph O. Yeager nella sua monumentale opera in 18 volumi Renaissance New Testament scrive che "Paolo insegnava tanto in assemblee pubbliche [demosìa] che di casa in casa ([katà] distributivo con l’accusativo). Paolo aveva trascorso tre anni a Efeso. Aveva fatto visita a ogni casa, o per lo meno predicato a tutte le persone".

Il versetto di Atti 20:20 infatti dice:

"mentre non mi sono trattenuto dal dirvi nessuna delle cose che erano profittevoli né dall’insegnarvi pubblicamente e di casa in casa [kat'oikous] " (TNM)

Anche qui il contesto mostra che non era solo di visite di cortesia agli anziani di Efeso a cui Paolo si riferiva ma anche del ministero reso ai non credenti, infatti al versetto 21 parla di aver "completamente reso testimonianza a giudei e greci intorno al pentimento verso Dio e alla fede nel nostro Signore Gesù". La CEI parla di "convertirsi a Dio e credere al nostro Signore Gesù".

E' evidente che coloro che erano già cristiani si erano già convertiti ed avavano già credevano in Gesù, si tratta dunque di rendere testimonianza di "casa in casa" a coloro che non erano credenti e non solo di catechesi ai cristiani.

Ci sono poi le parole di Matteo 10:11-14 qui è detto:

"In qualunque città o villaggio entriate, cercate chi vi è meritevole e lì rimanete finché non partiate. Quando entrate nella casa, salutate quelli della casa" (TNM) [SM=g28004]

Anche qui è poco probabile che la "ricerca" si limitasse a quella di un alloggio "lì rimanete" infatti può indicare tanto la casa ospitante quanto il rimanere nella città stessa.

Ma sembrerebbe ben strano che Gesù ricordasse di "salutare quelli casa" che ospitava i discepoli, sarebbe alquanto strano che dovesse ricordarlo. Evidentemente si riferisce alle case visitate nell'opera di predicazione.

E ancora: "Dovunque qualcuno non vi riceva o non ascolti le vostre parole, uscendo da quella casa o da quella città..."

Anche qui non si parla "di non dare ospitalità" ma di "ricevere e ascoltare le parole". E' evidente che il versetto non si riferisce solo all'ospitalità ma primariamente al "ricevere e ascoltare le parole dei discepoli". Questo rendeva "degni" e non l'esserlo a priori.

Insomma, a me il contesto dei testi sembra piuttosto chiaro, solo una forzatura basata su un giudizio aprioristico ("non esisteva evangelizzazione individuale ma solo di massa") può escludere il senso di "predicare di casa in casa" come mezzo talvolta usato dai discepoli.

Ciao [SM=g28004]

[Modificato da barnabino 14/12/2005 16.33]

Teodoro Studita
00mercoledì 14 dicembre 2005 16:44
Bene, andiamo con ordine. Comincerei da Atti, 20

Contestualizziamo il versetto, come prima cosa

17 Da Mileto mandò a Efeso a chiamare gli anziani della chiesa. 18 Quando giunsero da lui, disse loro:
«Voi sapete in quale maniera, dal primo giorno che giunsi in Asia, mi sono sempre comportato con voi, 19 servendo il Signore con ogni umiltà, e con lacrime, tra le prove venutemi dalle insidie dei Giudei; 20 e come non vi ho nascosto nessuna delle cose che vi erano utili, e ve le ho annunziate e insegnate in pubblico e nelle vostre case,
(Nuova Riveduta)

Secondo voi questo brano narra che Paolo bussasse a tutte le porte che incontrava o forse piuttosto che avesse catechizzato gli anziani in ogni circostanza?

Ora, per chi non lo sapesse gli "anziani" non sono i "vecchi", bensì i cristiani più avanti nel percorso di fede, dunque è evidente che si tratti di catechesi a cristiani e non già di "prima evangelizzazione".

Che non si tratti di prima evangelizzazione ce lo conferma anche la notazione fatta da barnabino, in riferimento ad Atti 5. Il verbo qui infatti è anangello e didasko, non euangellizo (perdonate questa traslitterazione fonetica).

Ma, anche a volerci vedere per forza ciò che assolutamente non c'è, dove sarebbe scritto che apostoli o discepoli usassero passare di porta in porta in maniera sistematica?

barnabino
00mercoledì 14 dicembre 2005 18:55
Caro Teodoro,

Visto che stai contestualizzando non capisco perchè ometti dalla tua analisi il versetto 21 che è quello che ti ho citato.

In merito all'opera di "casa in casa" Paolo dice:

"scongiurando Giudei e Greci di convertirsi a Dio e di credere nel nostro Signore Gesù" (CEI)

Per cui se Paolo per 18 mesi predicò e instruì "a voi" esso non intende con quel "voi" solo gli anziani di Efeso ma è evidente, come dice il versetto 21, che la sua opera "pubblica e di casa in casa" comprendeva anche "Giudei e Greci" che non erano nè anziani nè cristiani, infatti dovavano "convertirsi a Dio" e credere in Gesù, frase che non può assolutamente applicarsi a crisiani maturi quali erano gli anziani di Efeso.

In quanto a didasko non indica necessariamente la catechesi ma semplicemente al portare prove e argomenti convincenti, e d'altronde anangello indica annunciare, proclamare, predicare (nota bene, predicare "sovente quanto precedentemente ignoto" dice il Rusconi!).

Mi pare che l'uso di quest'ultimo verbo faccia propendere decisamente ad una proclamazione non solo agli anizni ma anche a non cristiani.

Ciao
Teodoro Studita
00mercoledì 14 dicembre 2005 19:25
Re:


Visto che stai contestualizzando non capisco perchè ometti dalla tua analisi il versetto 21



Benissimo, ecco la citazione fino al v.21

17 Da Mileto mandò a Efeso a chiamare gli anziani della chiesa. 18 Quando giunsero da lui, disse loro:
«Voi sapete in quale maniera, dal primo giorno che giunsi in Asia, mi sono sempre comportato con voi, 19 servendo il Signore con ogni umiltà, e con lacrime, tra le prove venutemi dalle insidie dei Giudei; 20 e come non vi ho nascosto nessuna delle cose che vi erano utili, e ve le ho annunziate e insegnate in pubblico e nelle vostre case, 21 e ho avvertito solennemente Giudei e Greci di ravvedersi davanti a Dio e di credere nel Signore nostro Gesù Cristo.


la NR non è fedelissima al testo greco, dove "e ho avvertito" è diamarturomenos, che può essere risolto in mille modi. Tra l'altro non c'è il kai, ma una virgola.
In ogni modo basta leggere il paragrafo per rendersi conto che la catechesi agli anziani e l'ammonimento ai giudei sono due cose distinte. Non si parla di "annunziare e insegnare" ai giudei ed ai pagani, ma agli anziani. Ai giudei, viceversa, spetta l'ammonizione circa la metanoia e la pistis. Mischiare le frasi solo perché fa comodo ai quadri organizzativi della WTS a corto di braccia, non è un'azione esegeticamente corretta, né particolarmente virtuosa.



[Modificato da Teodoro Studita 14/12/2005 19.26]

barnabino
00giovedì 15 dicembre 2005 00:45
Caro Teodoro,


In ogni modo basta leggere il paragrafo per rendersi conto che la catechesi agli anziani e l'ammonimento ai giudei sono due cose distinte



Invece a me sembra che i due passi siano strettamante legati, Paolo dice che non si è trattenuto di insegnare e annunciare a voi (che potrebbero essere gli anziani come tu dici ma anche semplicemente gli Efesini in generale) pubblicamenta e di casa in casa.

Il passo successivo non è staccato, infatti dice che questo annuncio pubblico e per le case è stato fatto non solo con visite "pastorali" agli anziani di casa in casa (cosa possibilissima ovviamente) ma "rendendo testimonianza" per la conversione ai giudei e greci della città. Il verbo diamarturomenos al versetto 24 è specificamente per indicare il rendere testimonianza dell'evengelo.

Questo è in armonia anche con il verbo anangellw che, come ti ho fatto notare, indica specialmente annunciare, predicare, proclamare nuove informazioni, verbo poco appropriato se era rivolto solo agli anziani di Efeso.

Comunque vedi come il testo qui non esclude in nessun modo che Paolo ad Efeso predicasse (anangellw) anche di casa in casa oltre che pubblicamente. Mi pare assurdo voler limitare quella predicazione solo agli anziani piuttosto che a tutti gi efesini.

Circa la traduzione in senso distributivo di kata oikous al plurale vorrei farti notare che il versetto 23 intende chiaramente kata polin in senso distributivo "di città in città".

Ciao [SM=x511460]


Seabiscuit
00giovedì 15 dicembre 2005 08:38
Possibile che si sta ancora parlando di questo argomento? Non capisco cosa ci sia ancora da dire. Abbiamo capito che gli apostoli e i discepoli predicavano in svariate maniere. In piazze pubbliche, in sinagoge, per le strade, ai pozzi, di villaggio in villaggio e anche di casa in casa.

Mi pare che anche Teodoro ha dovuto ammettere che, la predicazione avenne anche di casa in casa, solo che ora si attacca al fatto che quello non era il modo principale di predicare. E che importa quale era il modo principale, se di modi ve ne erano diversi? Si usava il modo più congeniale a quel epoca, ma nulla sta ad indicare che altri modi erano "sbagliati".

Quindi, di cosa state continuando a parlare da mesi?

[Modificato da Seabiscuit 15/12/2005 8.40]

Teodoro Studita
00venerdì 16 dicembre 2005 12:27
Il discorso necessita di essere sintetizzato.

Non si può basare una asserzione categorica come che discepoli e apostoli fossero usi passare sistematicamente da una porta all'altra, basandosi su una manciata di parole assai variamente interpretabili.

Anche senza entrare per forza nel merito di anangellizo piuttosto che euangellizo (che pure ha una sua ragione), vale il detto tanto caro a polymetis "sapiens nihil adfirmat quod non probet".
Così come si può interpretare a favore di tale visione Atti 5 (ma non gli altri 2 brani citati!), analogamente si può interpretare in senso opposto Luca (non passate di casa in casa).

Chiaro è che per dimostrare che una prassi fosse in essere, servono più documenti, che non abbiamo. Nulla ci vieta di pensare che tale uso esistesse, cos' come nulla ci vieta di pensare il contrario.

Sicuramente non si può dare nulla per certo, né tantomeno in base a una inetpretazione suscettibile di molti dubbi, stabilire quali comportamenti siano adatti ad un fedele di oggi e quali no.

Questo è quanto, ed è il motivo per cui la Chiesa ha sempre insistito sulla necessità di "testimoniare Cristo", ma non ha mai obbligato nessuno a citofonare per distribuire senza spese "l'Osservatore Romano"...

Qui sta la differenza tra "vangelo" e "pubblicità" di cui ho fatto menzione nei primi post.

_________________________________________________

Per commenti ulteriori (che immagino non siano di critica testuale), è possibile aprire un 3d nelle sezioni dedicate a questo genere di svago (offtopic, interconfessinale, religione e società). Il post mi pare abbia esposto sufficientemente le visioni di entrambe le parti, quindi chiudiamo.
The Red baron
00sabato 11 marzo 2006 00:29
Dice Matteo 5:12

11 “Felici voi, quando vi biasimeranno e vi perseguiteranno e mentendo diranno contro di voi ogni sorta di cose malvage per causa mia. 12 Rallegratevi e saltate per la gioia, perché la vostra ricompensa è grande nei cieli; poiché in questo modo perseguitarono i profeti prima di voi.

Matteo 24:14
14 E questa buona notizia del regno sarà predicata in tutta la terra abitata, in testimonianza a tutte le nazioni; e allora verrà la fine.
---------------

ora, la prima scrittura la WTS l'applica esclusivamente ai 144.000

Mentre la seconda a tutti!

qualcuno mi spiega con quale criterio?????????

tra l'altro testimonianìza a tutte le nazioni non d'ha un'idea di una predicazione meno capillare del porta a porta?!?!?!

riflessioni,
Justee
00giovedì 29 giugno 2006 12:54
Re:

Written by: The Red baron 11/03/2006 0.29
Dice Matteo 5:12

11 “Felici voi, quando vi biasimeranno e vi perseguiteranno e mentendo diranno contro di voi ogni sorta di cose malvage per causa mia. 12 Rallegratevi e saltate per la gioia, perché la vostra ricompensa è grande nei cieli; poiché in questo modo perseguitarono i profeti prima di voi.

Matteo 24:14
14 E questa buona notizia del regno sarà predicata in tutta la terra abitata, in testimonianza a tutte le nazioni; e allora verrà la fine.
---------------

ora, la prima scrittura la WTS l'applica esclusivamente ai 144.000

Mentre la seconda a tutti!

qualcuno mi spiega con quale criterio?????????

tra l'altro testimonianìza a tutte le nazioni non d'ha un'idea di una predicazione meno capillare del porta a porta?!?!?!

riflessioni,



Non so se ci sei ancora , ma riflettevo su questi versi in effetti è vero cioè si dice che perseguiteranno i proclamatori che sia di una chiesa o l'altra poco importa , perchè questo lo sanno tutte le chiese Cristiane , e si dice chiaramente che queste persone avranno come premio un vita in cielo , e qui sorge la domanda quale sarebbe la discriminante tra il cielo e la terra se tutti sono proclamatori , la risposta è lo SS
Nei versetti successivi si dice della predicazione , ma se abbiamo esempio ancora piu di 3 miliardi di persone che non sono ne Cristiani e ne Religiosi come può dirsi che arrivi la fine ... vero non c'è mai fine enll'imparare [SM=x511458]
.gandhi.
00giovedì 29 giugno 2006 16:27
Per la WTS il NT è stato scritto per gli unti con la speranza celeste, quindi l'intendimento di questo stesso è da affidare totalmente al CD.

Sappiamo che dal 1935 per i tdg esistono 2 speranze, quella celeste e quella terrena.
Ciò che mi chiedo è: dove troviamo nel NT anche solo una scrittura che dica espressamente dell'esistenza di queste due speranze, tra cui quella terrena. Gesù ha sempre parlato di speranza celeste, gli stessi tdg prima del 1935 credevano esistesse solo la possibilità di andare in cielo e basta.

Per quanto riguarda la predicazione, è evidente che è una strumentalizzazione della scrittura relativa alla predicazione per dimostrare che solo i tdg sono veri cristiani perchè solo loro predicano.

gandhi
barnabino
00lunedì 10 luglio 2006 12:51
Caro gahndi,


Sappiamo che dal 1935 per i tdg esistono 2 speranze, quella celeste e quella terrena



In realtà è da prima di questa data che i TdG avevano capito che nella Bibbia è contenuta una doppia speranza: celeste e terrena.


dove troviamo nel NT anche solo una scrittura che dica espressamente dell'esistenza di queste due speranze, tra cui quella terrena



Gesù risorse Lazzaro e altri gli altri tutti sulla terra. Ti dice nulla questo? E' ovvio che Gesù non aveva bisogno di specificare che la risurrezione era terrena perchè quella era la speranza dell'AT e dunque era cosa ovvia. Gesù inoltre non parla espressamente di una risurrezione celeste per tutta l'umanità.

E ovvio invece Paolo si accentra sulla speranza celeste perchè era la novità ma non cancellava quella precedente. Non era un aut aut. Da nessuna parte Paolo dice che non vi era più una speranza terrena.


Per quanto riguarda la predicazione, è evidente che è una strumentalizzazione della scrittura relativa alla predicazione per dimostrare che solo i tdg sono veri cristiani perchè solo loro predicano



Scusami, ma qui mi sento un pò insultato... io non uso il mio tempo per "strumentalizzare" le scritture o dimostrare un bel nulla. Perchè devi pertire da questi presupposti? Io sono un cristiano e predico perchè amo Dio ed il mio prossimo e non per "dimostrare" qualcosa. Come puoi giudicare i motivi di milioni di cristiani che si prodogano in qust'opera? [SM=g27992]

Gesù dice di proclamare la "buona notizia" del regno a persone di tutte le nazioni. Non importa che sia di casa in casa o con altri metodi (per lettera, per strada, per telefono!) l'importante è farlo con il cuore!

Non mi pare di strumentalizzare il comand di Gesù prodigandosi per parlare di Dio ad altre persone. Dove trovi la "strumentalizzazione"?


per dimostrare che solo i tdg sono veri cristiani perchè solo loro predicano



Non ci interessa avere l'"esclusiva" :-) se altri comprendessero che viviamo negli ultimo giorni, se abbandonassero le loro alleanze politiche e si unissero a noi per proclamare il regno di Dio come unica speranza per l'umanità sarebbe una grande gioia. Non siamo gelosi!

Shalom




.gandhi.
00lunedì 10 luglio 2006 15:46
Re:
Ciao Barnabino, solo alcune domande per vedere se magari riusciamo a capirci meglio:

"In realtà è da prima di questa data che i TdG avevano capito che nella Bibbia è contenuta una doppia speranza: celeste e terrena."

Certo, forse qualche anno prima avevano iniziato a farlo capire, ma il punto che io volevo mettere in evidenza era che anche i tdg prima del 1935 avevano un'unica speranza, quella celeste, in armonia con quello che dice il NT, solo dopo hanno aggiunto la speranza terrena. Io avevo posto una domanda precisa, dove troviamo nel NT, o parole di Gesù stesso, in cui sia espressa in maniera esplicita la questione della speranza terrena?
Io leggo sempre e solo che i cristiani avrebbero avuto una speranza celeste.
Per ovviare a questo problema il CD dice che il NT è stato scritto solo per gli unti, quindi le "altre pecore" devono affidarsi a loro nella lettura del NT.
L'unica scrittura che possa in qualche modo dare una vaga interpretazione di una speranza terrena è quella di Matteo 5:5:
5 “Felici quelli che sono d’indole mite, poiché erediteranno la terra.

Non credo che ad un aspetto così importante come il destino di un intero gruppo di persone possa essere affidato ad una sola e unica scrittura, che magari può benissimo essere interpretata in altro modo.

Sempre, nel NT, si parla di speranza celeste, persino in Rivelazione, quando si parla di Grande folla, la scrittura dice che stà dinnanzi all'agnello, quindi in cielo.

"Gesù risorse Lazzaro e altri gli altri tutti sulla terra. Ti dice nulla questo? E' ovvio che Gesù non aveva bisogno di specificare che la risurrezione era terrena perchè quella era la speranza dell'AT e dunque era cosa ovvia. Gesù inoltre non parla espressamente di una risurrezione celeste per tutta l'umanità."

Non mi sembra che Gesù si sottragga da l dire ai suoi discepoli che avevano solo ed esclusivamente la speranza celeste, perchè non ha specificato che per altri ci sarebbe stata anche una speranza terrena? Non citarmi la scrittura delle altre pecore, perchè a quellla scrittura si possono dare molte interpretazioni, a seconda dei nostri interessi. Il CD stesso nel cosro del tempo ha dato diverse interpretazioni, dicendo che si trattava di due classi celesti, una dalla forte fede, l'altra dalla fede un pò più debole, ma sempre con la speranza celeste.

"E ovvio invece Paolo si accentra sulla speranza celeste perchè era la novità ma non cancellava quella precedente. Non era un aut aut. Da nessuna parte Paolo dice che non vi era più una speranza terrena. "

Lascio ad altri il commento di quanto scritto. Paolo doveva dire che non vi era più una speranza terrena perchè questa non ci fosse? Secondo me doveva in un modo o nell'altro confermare che c'era ancora, se così fosse.

"Scusami, ma qui mi sento un pò insultato... io non uso il mio tempo per "strumentalizzare" le scritture o dimostrare un bel nulla. Perchè devi pertire da questi presupposti? Io sono un cristiano e predico perchè amo Dio ed il mio prossimo e non per "dimostrare" qualcosa. Come puoi giudicare i motivi di milioni di cristiani che si prodogano in qust'opera?"

Naturalmente non era mia intenzione insultare nessuno, tanto meno te, per questo mi scuso se l'ho fatto.
Io non mi riferisco al singolo tdg che predica con convinzione, al quale dò tutto il mio rispetto, ma mi riferisco al modo in cui viene organizzata e impostata la predicazione dai tdg.
Il calcolo del tempo, la somma delle ore, le quote di ore da fare se si è pionieri o no, la quota minima nazionale, i continui annunci di fare "rapporto", potrei proseguire ancora per molto. tutte queste cose dimostrano come per la wts la predicazione serve come segno di riconoscimento per identificare i tdg come gli unici che predicano e adempiono Matteo 24:14, non dire di no perchè sai che è così!! Se per i tdg la predicazione fosse spontanea dimostrazione d'amore, non avrebbe bisogno di fare una continua pressione sui proclamatori ad uscire e far fare poi rapporto così da controllare l'attività del singolo, dovè tutta questa spontaneità??


Il giorno in cui la wts toglierà i rapporti e il calcolo del tempo, allora e solo allora considererò la predicazione dei tdg spontanea e senza costrizione alcuna.

"Gesù dice di proclamare la "buona notizia" del regno a persone di tutte le nazioni. Non importa che sia di casa in casa o con altri metodi (per lettera, per strada, per telefono!) l'importante è farlo con il cuore! "

Dove leggi nelle parole di Gesù di segnare le riviste, le VU, gli opuscoli, le ore, gli studi....


Un saluto fraterno da gandhi
barnabino
00martedì 11 luglio 2006 14:22
Caro gandhi,


ma il punto che io volevo mettere in evidenza era che anche i tdg prima del 1935 avevano un'unica speranza, quella celeste, in armonia con quello che dice il NT,



Come ti ho detto era già da molto tempo prima del 1935 che i TdG avevano l'idea di una doppia speranza, infatti già all'inizio del secolo, seppure non fosse identificata come la "grande folla" vi era l'idea che la terra sarebbe stata abitata dai morti risorti. Puoi trovare un riassunto dello sviluppo di questa dottrina nel volume "proclamatori" che qualunque TdG può farti avere.


Non credo che ad un aspetto così importante come il destino di un intero gruppo di persone possa essere affidato ad una sola e unica scrittura, che magari può benissimo essere interpretata in altro modo



Mi pare di averti spiegato che Gesù non fa dichiarazioni di una vita "in cielo". Gesù dice "sia fatta la tua volontà in cielo e sulla terra" mostrando quindi una doppia speranza.

Inoltre la speranza dell'AT era di tipo terreno, non vi era bisogno che Gesù usasse molte scritture per ribadire quello che era ovvio ai suoi lettori. Non è un fatto di interpretazione ma di logica, nell'AT la speranza è di tipo terreno, nel nuovo testamento per un "piccolo gregge" (e quindo non per la totalità del genere umano) viene presentata una speranza nuova, di tipo "celeste". Non vedo cosa ci trovi di strano o scandaloso.


Sempre, nel NT, si parla di speranza celeste, persino in Rivelazione, quando si parla di Grande folla, la scrittura dice che stà dinnanzi all'agnello, quindi in cielo



A dire il vero, letteralmente, dice "stare alla vista" [enwpion] dell'agnello. Dunque non sono "in cielo" con l'agnello ma alla sua vista. L'agnello è in "cielo" e la grande folla sulla terra. Per di più il cielo è solo un simbolo di una condizione spirituale e non spaziale.

In Matteo 25,31 dice che "tutte le nazioni saranno radunate dinanzi" a Cristo ma è chiaro che non saranno letteralmente in cielo, così come in Geremia 35,19 Dio dice: "Non sarà stroncato da Gionadab figlio di Recab un uomo che stia sempre dinanzi a me". E ovvio che anche qui stare "dinnanzi a Dio" non indica l'andare in cielo alla presenza di Dio.


Non mi sembra che Gesù si sottragga dal dire ai suoi discepoli che avevano solo ed esclusivamente la speranza celeste, perchè non ha specificato che per altri ci sarebbe stata anche una speranza terrena?



Come ti ho detto perchè era ovvio che la speranza era terrena. E non mi pare che Gesù parli "esclusivamente" di speranza celeste. Scusa, ma dove escluderebbe la speranza terrana? Io non ho mai sentito Gesù dire che tutta l'umanità sarebbe andata il cielo o dire "Oh, guardate che nell'AT io e mio Padre ci siamo sbagliati".


Paolo doveva dire che non vi era più una speranza terrena perchè questa non ci fosse? Secondo me doveva in un modo o nell'altro confermare che c'era ancora, se così fosse.



Ti sbagli amico mio, non puoi dire "doveva dire che non vi era più una speranza terrena perchè questa non ci fosse" ma al massimo "perchè non ci fosse più".

Un conto, infatti, è se non fosse mai esistita prima nessuna speranza terrena, un altro conto è il fatto che quella era l'unica speranza alla quale si era creduto fino a quel momento. Non c'era bisogno di confermare una cosa ovvia per tutti. Dunque o Paolo negava il passato, in modo esplicito, oppure la sua era una speranza che si sovrapponeva alla precedente. Non un aut aut ma un et et.


tutte queste cose dimostrano come per la wts la predicazione serve come segno di riconoscimento per identificare i tdg come gli unici che predicano e adempiono Matteo 24:14, non dire di no perchè sai che è così!!



Guarda, io non capisco davvero cosa vuoi dire. Se i TdG predicano lo fanno per amore verso Dio e il prossimo e per adempiere il comando di Matteo 24,14 e di Matteo 28,19-20. Non pretendono certo di avere l'escusiva, se vuoi unirti nella predicazione del vangelo nessuno ti vieta di farlo. Ciascuno deve dimostrare a Dio e non all'uomo la propria fede.

Questo è il nostro scopo e ma non vedo come tenere delle statistiche del lavoro fatto possa indicare una "strumentalizzazione". E' ovvio che una attività organizzata è migliore di una disorganizzata. Ma non capico cosa ci possa di essere di male in questo se i motivi dei TdG sono puri e sinceri.


Il giorno in cui la wts toglierà i rapporti e il calcolo del tempo, allora e solo allora considererò la predicazione dei tdg spontanea e senza costrizione alcuna



A parte che il calcolo del tempo è assolutamemte su base volontaria e ha solo valore statistico e non di controllo, ma qui sei di nuovo irritante. Cosa vuoi insinuare? Che i TdG compiano un'opera solo per essere visti dai loro compagni di fede?

Può darsi in qualche caso ma ti assicuro che nella maggior parte dei casi le motivazioni di prendere anche "porte in faccia e insulti" sono ben altre. Una motivazione non dettata dal cuore è assai effimera e non porta alcun frutto (Gesù dice: "avranno appieno la loro ricompensa") mantre sono i giusti motivi quelli che ci devono spingere a parlare di Dio!


Dove leggi nelle parole di Gesù di segnare le riviste, le VU, gli opuscoli, le ore, gli studi....



Come ti ho detto è solo un fatto statistico e non obbligatorio, possibile che i cattolici debbano guardare queste stupidaggini invece di vedere miglioni di donne, uomini e ragazzi che in modo sincero dedicano il loro tempo a parlare ad altri di Dio? La trovo davvero una polemica molto sterlile da parte tua perchè pretende di giudicare le azioni altrui. Ritieni davvero che se i TdG non tenessero alcuna statistica l'opera che svolgono avrebbe un significato divero?

Shalom









Bicchiere mezzo pieno
00martedì 11 luglio 2006 16:56
Ciao Barnabino,

intervengo solo per dirti che Gandhi non è affatto cattolico come presupponi senza nemmeno conoscerlo, ma è Tdg esattamente come lo sei tu. Beh, non proprio perché è ovvio che non interpreta la Bibbia come comunemente la intende la WTS. E poi vorrei parlare anche di alcune cose.


Come ti ho detto era già da molto tempo prima del 1935 che i TdG avevano l'idea di una doppia speranza, infatti già all'inizio del secolo, seppure non fosse identificata come la "grande folla" vi era l'idea che la terra sarebbe stata abitata dai morti risorti. Puoi trovare un riassunto dello sviluppo di questa dottrina nel volume "proclamatori" che qualunque TdG può farti avere.



Mah, io davvero non so, sono state mosse tantissime critiche alla CC e alla Chiesa Ortodossa di presunte manipolazioni dei testi antichi del II – III e IV secolo d.C., e proprio da Testimoni di Geova presenti su questo forum. Ora, se una cosa del genere è stata possibile (ocsa che io ritengo molto improbabile perché vorrebbe dire aver manipolato tutti i testi antichi nei vari distretti dell’impero Romano) è molto più possibile che il libro ‘proclamatori’ abbia dato una versione storica dei fatti che non corrisponde puntualmente alla verità.
E’ solo un’ipotesi, non un’accusa. L’accusa, tra l’altro gratuita perché non surrogata da prove concrete, viene sostenuta dai protestanti verso la Chiesa Cattolica per aver manipolato i testi antichi. Questa è un’accusa, anzi è una vera calunnia!
Quello che io invece ti sto dicendo è che piuttosto di indicare il libro ‘Proclamatori’ di recentissima stampa, bisognerebbe andare a controllare ciò che dice la Torre di Guardia nei primi anni del novecento fino al 1935. Questa si chiama analisi scientifica. Perché invece di portare all’attenzione Torri di Guardia di quegli anni menzioni il libro Proclamatori?
Sarebbe come se un cattolico per confutare l’accusa di manipolazioni dei testi antichi da parte del clero prendesse come ‘prova’ le dichiarazioni odierne di Papa Ratzinger! Tu ci crederesti?

Mettiamo quindi da parte il libro ‘Proclamatori’ per cortesia. Hai a disposizione Torri di Guardia di inizio ‘900 che confermino ciò che dice il libro ‘Proclamatori’?


Mi pare di averti spiegato che Gesù non fa dichiarazioni di una vita "in cielo". Gesù dice "sia fatta la tua volontà in cielo e sulla terra" mostrando quindi una doppia speranza.



Ah, ho capito. Quindi quando uno qui sulla terra, oggi in vita, sta seguendo i principi biblici, non sta già adempiendo le parole di Gesù! Perché andare a scomodare la doppia speranza? Gesù poteva semplicemente indicare che doveva essere fatta la volontà di Dio sia in cielo che in terra già da subito e non che si dovesse aspettare il tempo della fine per farla. Quindi quel ‘quindi’ che aggiungi nella tua seconda frase non è così consequenziale come tu credi. Dove la vedi l’allusione al Nuovo Mondo qui? Stiamo andando oltre ciò che dice il testo scritto.


Inoltre la speranza dell'AT era di tipo terreno, non vi era bisogno che Gesù usasse molte scritture per ribadire quello che era ovvio ai suoi lettori. Non è un fatto di interpretazione ma di logica, nell'AT la speranza è di tipo terreno, nel nuovo testamento per un "piccolo gregge" (e quindo non per la totalità del genere umano) viene presentata una speranza nuova, di tipo "celeste". Non vedo cosa ci trovi di strano o scandaloso.



Invece io credo proprio che di ovvio non ci fosse proprio nulla. Stai incredibilmente esemplificando il discorso. Ma sai quante correnti filosofiche e scuole di pensiero fioriono nel periodo del secondo tempio? Hai presente il libro dei Maccabei? So che per tutti i protestanti questo libro è disconosciuto come appartenente al canone, però ai fini del nostro discorso questo è ininfluente; esso è comunque uno squarcio delle credenze caratterizzanti una buona fetta del popolo ebraico. E cosa credeva la parte ebraica che aveva le stesse idee di Giuda Maccabeo? Credeva nella sopravvivenza delle persone dopo la morte. Tant’è che addirittura compivano dei rituali a favore degli spiriti dei morti.
Questo per farti capire che esisteva una coalizione ebrea che aveva idee completamente opposte a quelle che voi Tdg ritenete essere la Verità Biblica. Ma non solo! Esistevano i dotti ebrei dei tempi di Gesù erano divisi anche in base alla dottrina. C’era chi non credeva nella risurrezione come i sadducei e chi credeva all’immortalità dell’anima come i farisei.

Insomma con tutto questo pandemonio di credenze, ti pare che fosse proprio così ovvio che gli ascoltatori (e non i lettori di Gesù, ma da quando Gesù ha avuto lettori? Mica li ha scritti lui i vangeli! Al momento della stesura lui era già morto) fossero tutti unanimemente convinti della speranza terrena? Aqnzi, viste le idee sull’immortalità dell’anima che circolavano, il fatto che Gesù non dicesse nulla, ma proprio nulla, sulla speranza terrena, dovrebbe essere loquace più di mille parole: Gesù insegnava la vita nei cieli! Ha sempre e solo parlato di vita nei cieli.
Questo è un punto fondamentale nel dicorso che stiamo facendo per comprendere meglio il messaggio evangelico.


A dire il vero, letteralmente, dice "stare alla vista" [enwpion] dell'agnello. Dunque non sono "in cielo" con l'agnello ma alla sua vista. L'agnello è in "cielo" e la grande folla sulla terra. Per di più il cielo è solo un simbolo di una condizione spirituale e non spaziale.



Qui, mi dispiace, ma ti devo contraddire. E lo devo fare proprio con la TNM:

Rivelazione 7:9


9 Dopo queste cose vidi, ed ecco, una grande folla, che nessun uomo poteva numerare, di ogni nazione e tribù e popolo e lingua, che stavano in piedi dinanzi al trono e dinanzi all’Agnello, vestiti di lunghe vesti bianche; e nelle loro mani c’erano rami di palme (il grassetto è mio)



Innanzitutto, Rivelazione non dice solo ‘dinanzi all’Agnello’ ma prima dice anche ‘in piedi dinanzi al trono’. Dove si trova il trono? In cielo! Infatti il riferimento scritturale fatto dalla TNM a fianco della parola ‘trono’ riporta a Salmi 11:4. Qui è scritto:


4 Geova è nel suo santo tempio.
Geova, nei cieli è il suo trono.
I suoi propri occhi guardano, i suoi propri occhi brillanti esaminano i figli degli uomini.



Anche il trono vede come l'agnello? E poi, scusa visto che non c’è scritto che la grande folla sta sulla terra, ma tutto l’episodio si svolge nell’alto dei cieli, a partire dal capitolo 4 in avanti, quali elementi ti portano a concludere che la grande folla sia sulla terra? Dal testo non si capisce affatto una cosa del genere. Ma sì, dai, quanto sono pignolo! E’ sicuramente un’altra ovvietà come quella in cui Gesù non doveva specificare la speranza terrena perché tanto tutti lo avrebbero capito! Non è vero che in Israele c’era la molteplicità di pensiero! Tutti credevano nelle stesse cose!


Inoltre, da come abbiamo potuto vedere nei Salmi il trono di Dio è nei cieli non sulla terra.



Su una sola cosa sono d’accordo con te. Quando dici che il cielo è una condizione spirituale e non spaziale. Infatti il Paradiso cattolico è visto proprio come una condizione dell’essere, uno stato dell’anima e non un luogo fisico dove davvero i defunti si recano dopo la loro morte. Ad ogni modo, per quanto sia una condizione dell’anima, non è certo la vita umana qui sulla terra come tutti noi la conosciamo. Il Paradiso è in cielo, cioè nella ‘dimensione’ (chiamiamola così) in cui vive lo stesso Dio. Ed è quella ‘dimensione’ la speranza che Gesù dava a tutti i suoi discepoli. E’ vero che parla di ‘vita eterna’ ma non dice mai ‘vita eterna sulla terra’. La vita degli angeli e delle creaure spirituali in effetti è eterna, perciò con quelle parole Gesù stava solo indicando che l’uomo sarebbe vissuto eternamente senza morire mai, poiché sarebbe divenuto eterno come gli angeli. Di cui a dover per forza pensare a una vita eterna qui in questo pianeta, ce ne passa.


In Matteo 25,31 dice che "tutte le nazioni saranno radunate dinanzi" a Cristo ma è chiaro che non saranno letteralmente in cielo, così come in Geremia 35,19 Dio dice: "Non sarà stroncato da Gionadab figlio di Recab un uomo che stia sempre dinanzi a me". E ovvio che anche qui stare "dinnanzi a Dio" non indica l'andare in cielo alla presenza di Dio.



E’ già stato detto che in rivelazione parliamo anche di ‘stare dinanzi al trono’ e siccome il trono è sempre simbolo del cielo, non ci sono dubbi sulla speranza celeste della grande folla.


Come ti ho detto perchè era ovvio che la speranza era terrena. E non mi pare che Gesù parli "esclusivamente" di speranza celeste. Scusa, ma dove escluderebbe la speranza terrana? Io non ho mai sentito Gesù dire che tutta l'umanità sarebbe andata il cielo o dire "Oh, guardate che nell'AT io e mio Padre ci siamo sbagliati".



Questo è un ragionamento letteralista che non tiene assolutamente conto dell’evidente evolversi della teologia ebraica nel corso del tempo. A parte che è già stato detto ampiamente che non era così scontata la credenza in una vita sulla terra, ma poi, perché, pensi che Dio Padre abbia dato la rivelazione tutta con il solo AT? Forse è meglio chiarire come si comporta un padre nei confornti di un figlio. Un padre è una persona adulta con una percezione del reale ben diversa da quella del suo piccolo infante. Ovviamente dovrà adattare i suoi insegnamenti a ciò che la mente del piccolo riesce a comprendere e a capire. L’uomo, nell’AT non era affatto pronto alla comprensione della vita immortale nei cieli. Non era ancora in grado di capire. Perciò Dio ha rivelato queste verità progressivamente, finchè, quando la razionalità umana ha brillato grazie all’avvento della cultura greco-ellenistica, l’uomo era pronto per comprendere il messaggio.

Se non teniamo in dovuta considerazione che sì la Bibbia è ispirata ma è suscettibile anche del pensiero degli agiografi che la stesero, allora non saremo mai liberi da una lettura letterale della Bibbia. L’ispirazione sta nel messaggio, non in ogni singola virgola. Dio ha dovuto adattarsi alla semplice e infantile mente degli agiografi di allora.

Un’altra cosa. Dove nell’AT si parlerebbe di una vita qui sulla terra? Io so che si parla di risurrezione, ma dove si vivrà non viene specificato! Se c’è qualcosa in tal senso, forse è nei libri dei Salmi, che guarda caso sono poetici e nel libro di Isaia dove anche lì, mediante un linguaggio metaforico, vengono descritte le condizioni idilliache che avrebbero vissuto gli Ebrei dopo il ritorno in patria dalla cattività in Babilonia. A parte questo non c’è altro.


Ti sbagli amico mio, non puoi dire "doveva dire che non vi era più una speranza terrena perchè questa non ci fosse" ma al massimo "perchè non ci fosse più".



E invece ha ragione Ghandi. Paolo non doveva spiegare proprio nulla perché non tutta la gente credeva nella speranza terrena. Ergo, non avrebbe avuto senso dire la ‘speranza terrena non c’è più’ giachè non tutti ci credevano. Il fatto che, quindi non ne parli, è una prova che Paolo stesso non ci credeva. Come detto più sopra, poi, non è scritto da nessuna parte, in chiara evidenza nell’AT, che l’uomo sarebbe dovuto vivere sulla terra per sempre.


Un conto, infatti, è se non fosse mai esistita prima nessuna speranza terrena,



Infatti è proprio così.


un altro conto è il fatto che quella era l'unica speranza alla quale si era creduto fino a quel momento.



Ho già confutato questa tua tesi.


Non c'era bisogno di confermare una cosa ovvia per tutti. Dunque o Paolo negava il passato, in modo esplicito, oppure la sua era una speranza che si sovrapponeva alla precedente. Non un aut aut ma un et et.



E’ vero che bisogna fare sempre un aut-aut e non un et-et, altrimenti si è eretici e non ortodossi. Ma questo non è proprio il caso, giacchè, ripeto per l’ennesima volta, non tutti gli ascoltatori di Paolo credevano le stesse cose! Perciò avrebbe dovuto riconfermarla se questa speranza fosse stata reale per lui. Dimentichi poi che in anche nei discorsi che faceva ai greci Paolo ha parlato di una speranza terrena. Come mai? Almeno in quel caso non era necessario? Oppure vuoi dire che anche i Greci avevano le stesse convinzioni della vita eterna sulla terra? A me non risulta! Anzi sapendo qualcosa di Platone, mi risulta che i Greci detestavano il corpo fisico e aspiravano a una vita immortale. Qui più che mai era necessario che Paolo fosse chiaro.
E non mi dire che Paolo l’ha spiegato parlando della risurrezione del copro, altrimenti cadiamo nella stessa trappola logica di prima. Paolo non dice che questo copro sarebbe dovuto stare sulla terra, descrive solo come sarebbe avvenuta la risurrezione. I cattolici, gli ortodossi, i pentecostali e altri gruppi cristiani infatti sanno che la risurrezione del copro dovrà avvenire nel Giorno del Giudizio, così che ANIMA + CORPO possano esistere insieme nel Regno dei Cieli.
Infatti in 1° Corinti si dice che ‘anima e sangue non possono ereditare il Regno dei Cieli’ ma questo perché la carne umana attuale è corrotta. Ma quando sarà rivestita d’incorruttibilità allora anche il copro potrà beneficiare del reame celeste.


Guarda, io non capisco davvero cosa vuoi dire. Se i TdG predicano lo fanno per amore verso Dio e il prossimo e per adempiere il comando di Matteo 24,14 e di Matteo 28,19-20. Non pretendono certo di avere l'escusiva, se vuoi unirti nella predicazione del vangelo nessuno ti vieta di farlo. Ciascuno deve dimostrare a Dio e non all'uomo la propria fede.



I Tdg pensano che l’opera del Signore si limiti alla sola predicazione andando a dare testimonianza a chi non conosce Cristo. I Tdg inoltre credono che TUTTI i cristiani debbano assolvere a questo incarico di testimonianza, altrimenti non sono cristiani. Siccome da loro, tutti, senza nessuna esclusione, svolgono l’opera di predicazione, ecco che si sentono i SOLI cristiani. Non hanno capito invece che è sì una cosa buona predicare ma non è un requisito fondamentale per essere cristiani. Nelle lettere di Paolo infatti non viene mai menzionata una predicazione capillare compiuta da tutti i cristiani. Si parla bensì della testimonianza degli apostoli e della predicazione di sostegno data da qualche cristiano (come Timoteo, Barnaba e qualcun altro). Cornelio predicò? Nella Bibbia non c’è scritto? L’eunuco che si battezzò grazie a Filippo, predicò? Nemmeno questo è specificato nella Bibbia. Nella Bibbia però era specificato che ognuno aveva dei compiti separati. Leggiamo Efesini 4:11 (TNM):


11 Ed egli diede alcuni come apostoli, alcuni come profeti, alcuni come evangelizzatori, alcuni come pastori e maestri,



La parola ‘alcuni’ si commenta da sola. Non tutti quindi dovevano fare apostolato come gli apostoli, altri dovevano profetizzare (e infatti per chi ha letto bene bene la prima lettera dei Corinti, lì è scritto che durante le radunanze i cristiani parlavano in lingue e profetizzavano), altri ancora erano pastori e maestri. Non c’è scritto da nessuna parte che un cristiano dovesse essere contemporaneamente tutte queste cose insieme. Perciò uno poteva diventare vescovo ma non per questo andare a predicare. Infatti il suo compito era di occuparsi di coloro che già erano divenuti cristiani. Altri potevano fare gli apostoli (letteralmente gli ‘inviati’), predicando. Ma c’era una grande varietà di compiti diversificati.

I Tdg peccano di incredibile presunzione sentendosi gli unici cristiani perché predicano tutti. Ecco è questo il punto! Gli altri sono falsi cristiani perché non predicano capillarmente come fanno loro. Ed è questo che fa indignare gli esponenti delle altre denominazioni religiose. Comprendi ora Barnabino?


Questo è il nostro scopo e ma non vedo come tenere delle statistiche del lavoro fatto possa indicare una "strumentalizzazione". E' ovvio che una attività organizzata è migliore di una disorganizzata. Ma non capico cosa ci possa di essere di male in questo se i motivi dei TdG sono puri e sinceri.



E se io non voglio andare di casa in casa a predicare ma ad esempio, voglio diventare un anziano di congregazione perché sento in me la vocazione dell’insegnamento dal pulpito ma non quella di parlare a degli sconosciuti, perché devo essere penalizzato come Tdg? Per quale motivo devo essere costretto a operare nella vigna del Signore secondo il modo esclusivista in cui la WTS concepisce l’opera del Regno? E per quale motivo se poi cala il mio servizio devono venire gli anziani a farmi una visita pastorale per vedere, preoccupati, cosa mi sta succedendo? Che non posso servire meglio il Signore facendo il maestro piuttosto che il predicatore? Abbiamo visto sopra, scritturalmente, che non c’è l’obbligo per tutti di predicare, ma la predicazione dei Tdg diventa una predicazione coatta controllata mediante il rapportino del servizio. Questo soffoca la libera vocazione del cristiano di servire Gesù come meglio sente.
E se per caso volesse dedicarsi all’aiuto materiale ai bisognosi piuttosto che alla testimonianza di porta in porta? Chi sono gli anziani da dirgli che così non sta servendo come si deve il Signore?
Anzi che gli anziani leggano meglio questa scrittura:


34 “Allora il re dirà a quelli alla sua destra: ‘Venite, voi che siete stati benedetti dal Padre mio, ereditate il regno preparato per voi dalla fondazione del mondo. 35 Poiché ebbi fame e mi deste da mangiare; ebbi sete e mi deste da bere. Fui estraneo e mi accoglieste in modo ospitale; 36 nudo, e mi vestiste. Mi ammalai e aveste cura di me. Fui in prigione e veniste da me’. 37 Allora i giusti gli risponderanno con le parole: ‘Signore, quando ti vedemmo aver fame e ti demmo da mangiare, o aver sete, e ti demmo da bere? 38 Quando ti vedemmo estraneo e ti accogliemmo in modo ospitale, o nudo, e ti vestimmo? 39 Quando ti vedemmo malato o in prigione e venimmo da te?’ 40 E rispondendo il re dirà loro: ‘Veramente vi dico: In quanto l’avete fatto a uno di questi miei minimi fratelli, l’avete fatto a me’. (Matteo 25:34-40, TNM)



Come si può vedere esistono diversi modi per servire il Signore, come l’aiuto ai bisognosi, agli ammalati e agli stranieri, e persino ai detenuti. Tutte queste cose fanno parte dell’opera del Signore. Perché per i Tdg esiste solo ed esclusivamente il servizio? Perché la loro organizzazione, a imitazione della CC, non si adopera anche creando comunità che A TEMPO PIENO dedichino il loro tempo per essere di sostegno alla gente che soffre?
Ecco perché i Tdg sviliscono lo spirito cristiano! Soffocano la vocazione di ognuno, impedendogli di scegliere liberamente come servire il Signore e lo controllano col rapporto per vedere che cosa fa! Non va bene! Non va bene anche per il discorso statistiche. A che servono ste benedette statistiche? Forse che, quando nel primo secolo non si facevano, i cristiani non riuscivano a predicare? Concordo col fatto che un po’ di organizzazione si debba avere ma chi vi partecipa deve sempre farlo nella sua libertà, non perché il sistema prevede così.


parte che il calcolo del tempo è assolutamemte su base volontaria



Ma cosa dici? Hai fatto un sondaggio? Lo sai che una delle cose che non trovano giuste gli ex-Tdg è proprio questo controllo delle ore? Perché bisogna sindacare sulla mia spontaneità? Le ore di servizio che svolgo, le sa Dio! Questo basti!


Cosa vuoi insinuare? Che i TdG compiano un'opera solo per essere visti dai loro compagni di fede?



No, vuole dire che se un Tdg vuole servire il Signore in modi diversi rispetto a quelli prescritti dall’organizzazione (modi che ho già elencato sopra e che non voglio ripetere), allora è costretto mediante il rapportino ma dedicarsi per forza alla predicazione. Ecco l’inghippo! Manca la spontaneità della vocazione.


Può darsi in qualche caso ma ti assicuro che nella maggior parte dei casi le motivazioni di prendere anche "porte in faccia e insulti" sono ben altre. Una motivazione non dettata dal cuore è assai effimera e non porta alcun frutto (Gesù dice: "avranno appieno la loro ricompensa") mantre sono i giusti motivi quelli che ci devono spingere a parlare di Dio!



Concordo perfettamente! Ma il rapportino non ti spinge a farlo anche se non hai il giusto motivo nel cuore, così da non fare brutta figura con gli anziani? E questa non è una costrizione sul piano individuale del credente?


Come ti ho detto è solo un fatto statistico e non obbligatorio



Ah no? Si può essere considerati Tdg attivi anche se non fai rapporto? Questa mi giunge nuova!


possibile che i cattolici debbano guardare queste stupidaggini invece di vedere miglioni di donne, uomini e ragazzi che in modo sincero dedicano il loro tempo a parlare ad altri di Dio?



Possibile che tu non capisci che il modo di intendere il cristianesimo dagli altri è diverso da quello ‘solo predicazione’ dei Tdg ma non per questo meno valido? Possibile che dai del cattolico a qualcuno che in realtà non è cattolico ma un Tdg come te (solo non convinto) perché ti dice cose che non ti fanno piacere?


La trovo davvero una polemica molto sterlile



Forse perché non la capisci.


Ritieni davvero che se i TdG non tenessero alcuna statistica l'opera che svolgono avrebbe un significato divero?



No, oltre a questo bisognerebbe che capiscano che l’opera del Signore non è data dalla sola testimonianza verbale, ma anche dall’aiuto ai bisognosi, agli ammalati e ai detenuti. Occorre anche che capiscano che il servizio a Cristo viene reso in tanti modi diversi e che ognuno segua il suo mediante la vocazione che ha nel cuore, non secondo un programma prestabilito ma mediante la spontaneità.

Saluti

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