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Marisa2003
00domenica 12 marzo 2006 23:06
Su Punt e dintorni...
Grazie per la collaborazione cara Elena.Penso che messa qui -la news di Giusy - vada più che bene(interessante la notizia certamente e ancora una prova di come le 'piccole'certezze siano destinate ad essere costantemente sottoposte a 'revisione'in base a nuove scoperte scientifiche).

Riprendo la tua segnalazione sul ritrovamento di imbaracazioni egizie antiche.Dato che mi interessa e che è in inglese,ho fatto una veloce traduzione delle parti salienti e spero fare cosa gradita a inserirle.Riserva qualche sorpresa,a dispetto del titolo.

Scusate l'imperfetta e parziale traduzione

World's Oldest Ocean Vessels Discovered in Egypt (Scoperte le più vecchie imbarcazioni oceaniche del mondo)

Richard A. Lovett
per National Geographic News

"Le plance, le corde ed i contenitori di legno voluminosi da carico trovati in serie di spelonche(grotte) vicino al Mar Rosso sono stati identificati come le parti delle più vecchie navi di seafaringche siano mai state scoperte.Il ritrovamento sostiene la prova che gli antichi marinai egiziani hanno regolato la vela sulle acque dell'oceano(cioè hanno solcato le acque dell'oceano) 4.000 anni fa, su viaggi che hanno misurato circa 1.000 miglio (1.600 chilometri)in ogni direzione.

"Precedentemente, la più vecchia nave conosciuta(del genere) del mondo era datata 1300 B.C.(prima di Cristo) e avevamo solo piccoli frammenti di essa.
I marinai egiziani utilizzavano probabilmente (questa nave)per missioni atte a ottenere incenso ed altri tesori da un posto misterioso,denominato dagli Egiziani Terra del Dio o PUNT. Land. "E' molto emozionante," ha detto Steven Snape, un Egittologo dell'università della Gran-Bretagna (di Liverpool), che non è stato coinvolta nel lavoro. Gli storici sapevano da tempo di una terra chiamata dagli Egiziani punt, dice, ma si è "dibattuto enormemente" se fosse in terra o in mare.
Cantiere navale Antico

Gli Egiziani antichi sono descritti spesso come gente del fiume, maneggiante il Nilo in chiatte flat-bottomed che hanno trasportato di tutto, dai Faraoni ai materiali da costruzione a monte o a valle(del Nilo). Ma i Faroni avrebbero trasmesso(trasportato) periodicamente i migliaia dei soldati attraverso i deserti ostili ad est del Nilo ad un 'canale'provvisorio sul Mare Rosso (veda il programma). Questo 'canale'(orifizio) porta ad una posizione conosciuta come il Wadi Gawasis, circa 13 miglia (21 chilometri)a sud della città moderna di Port Safaga . La posizione dell'orifizio antico era stata conosciuta per un certo tempo, ma le indagini anteriori avevano portato alla conclusione che non c' era speranza di individuazione delle imbarcazioni affondate nelle acque al largo.

Vi era troppa sabbia," ha detto il dr.Cheryl, un antropologo della Florida,dell'università Tallahassee. Nel dicembre scorso, il capo dell'equipe ed altri archeologhi lavoranti al luogo, hanno trovato le parti dei vasi in un insieme di sei spelonche.

Le truppe egiziane probabilmente avevano inciso le caverne in un bluff di sabbia-coperto(in un anfratto sabbioso nascosto) che usavano come laboratorio o stanze. Le plance erano state salvate dai vasi usati come materiali da costruzione per le spelonche. Le plance provengono dalle navi oceangoing(andanti sull'oceano,letteralmente), perché mostrano danni da un tipo di mollusco d'alesaggio(?) denominato shipworm, che vive soltanto in acqua salata. Ed il limite di danni indica che le navi erano(stavano) nell'acqua per tempi parecchio lunghi,mesi, per fare un viaggio di parecchie migliaia di miglia. Il wadi Gawasis, si presentava come una vecchia base militare Egiziana,chiusa con attenzione da quegli antich isoldati.

Dov'è Punt?

I ritrovamenti di Gawasis del wadi stanno rivelando notizie improtanti per la comprensione di come i vasi sono stati uniti. "Assomigliano alle navi del fiume, ma regolate in su" ha detto uno studioso. Le navi, dice, sono state costruite con un tipo di giunto conosciuto come il mortasare-e-tenone(?) che assomiglia ad una spina ed al relativo zoccolo. Un tal metodo - nel complesso - permetterebbe che le navi vengano trasportate 90 miglia (145 chilometri) attraverso il deserto (in parti), quindi siano unite all'orifizio. Le iscrizioni ritrovate in altre parti del complesso da Gawasis del wadi, indicano che i battaglioni di 3.700 uomini hanno trasportato abbastanza plance attraverso il deserto, per fare intere flotte di cinque o sei navi alla volta. Oltre che il remains della nave, le spelonche hanno mantenuto i contenitori di carico con le iscrizioni che rivelano che il Punt effettivamente era stato la destinazione dei vasi.

Nessuno è sicuro dove il Punt è stato individuato. Ma il viaggio là probabilmente avrebbe seguito il litorale piuttosto che colpire fuori (in mare aperto) attraverso tutte le grandi distese di acqua aperta.
Quello perché gli Egiziani, nel paese sulle acque del Nilo, non erano navigatori grandi dell'oceano. "Ove possibile hanno seguito il litorale," dice Snape, dell'università di Liverpool, "Ma erano disposte ad andare a distanze lunghe"...

Ad altri punti nella loro civilizzazione, Snape dice, gli Egiziani antichi persino sono andato fino all'Africa equatoriale per le uova delle ostriche e le pelli animali. Molto probabilmente, Punt risiedeva in qualche luogo in Etiopia moderna o nello Yemen. Altri ricercatori dall'università di Boston e dell'università di Napoli stanno raschiando il puntello(fondale?) del Mare Rosso per le tracce supplementari di trasporto egiziano che potrebbero dare maggiori suggerimenti alla destinazione dei marinai antichi.


:idea: Aggiunta di admin:Secondo me,così come viene data,questa notizie non è che apporti grandi innovative scoperte,poichè già quando andai in Egypt,presso il Tempio di Deir El-Bahari (edificato dalla Regina Hutshepsut),sono ritratti questi viaggi e si 'sa'che la mitica Punt tanto favoleggiata dovesse essere la Somalia.

Prima,la notizia,ci fa ingolosire,dandoci per buono che gli Egizi navigavano gli oceani,dopo però si ridimensiona affermando che le navi avevano solcato 'acqua salata',ma a quanto pare (pur essendo dotate)essi avevano l'abitudine di navigare sottocosta.Tuttavia,la notizia è importantissima per altri motivi.
Sempre nel Tempio di Hatshepsut,c'è un'iscrizione notevole.
L'originale scultura murale mostra l'intera squadra navale ed è accompagnata da alcune colonne di testo esplicativo:

"Partenza dei soldati del Signore delle Due Terre che attraverseranno il Grande Mare sulla Giusta Via verso la Terra degli Dei, in obbedienza del volere del re degli Dei, Amon di Tebe. Egli comandò che gli venissero portati i meravigliosi prodotti della Terra di Punt, per questo egli ama la Regina Hatshepsut più di tutti gli altri re che hanno governato queste terre

Nell'ottimo articolo
web.tiscali.it/Hatshepsut/punt.htm

l'autore si chiede (con tutti noi appassionati)alcune cose fondamentali circa il modo in cui i marinai raggiunsero Punt,e dice:
A questo punto ci sono rimaste solo due alternative: trasportarono le navi attraverso il deserto fino ai porti egizi sul Mar Rosso; utilizzarono un'antica via d'acqua, oggi scomparsa, che collegava il Nilo con il Mar Rosso.

:idea: L'antica via d'acqua oggi scomparsa potrebbe essere in effetti quell'orifizio di cui si parla nell'articolo tradotto,e di cui sono state portate alla luce le vestigia,insieme alla seplonca in cui si 'confezionavano'le navi.Questo potrebbe portare dunque un fatto tangibile,una risposta alle ipotesi formulate.

Ma il nostro autore prosegue con altre interessanti ipotesi:

La prima ipotesi lascia al sottoscritto molti dubbi: non si riesce a capire le necessità di un simile sforzo. Non sarebbe stato molto più semplice utilizzare le navi direttamente dal Mar Rosso e usare una più semplice carovana per il rimanente tratto di deserto?

:idea: Per noi sono risposte forse scontate,ma bisognerebbe entrare nella sfera di azione della logica Egizia,che era seconda a nessuno a quanto ci fanno capire le loro strabilianti risorse.
Una integrale lettura di questo articolo è consigliabile.

Grazie e ciao ;)

[Modificato da Marisa2003 12/03/2006 23.21]

Marisa2003
00mercoledì 22 marzo 2006 22:02
Scoperto lo 'yeti'marino?


Dalle newsletter di D.D. ;) dal 'Giornale tecnologico':
Scoperto lo "yeti marino"

Incrocio fra granchio e aragosta

Un animale a metà tra un granchio e un'aragosta, con le chele ricoperte di lunghi peli bianchi. è quello che si è presentato agli occhi di un gruppo di biologi marini statunitensi lo scorso anno mentre osservavano i fondali marini nel Sud del Pacifico a 2.300 metri di profondità e a qualche chilometro di distanza dall'Isola di Pasqua.

Unico nella sua categoria. La scoperta è particolare perché, sebbene ogni anno vengano classificate numerose nuove specie marine, questa volta il crostaceo è talmente unico da aver diritto addirittura a una famiglia tassonomica tutta sua. Secondo le analisi genetiche, condotte da Michel Segonzac dell'Istituto Francese per l'Esplorazione del Mare (Ifremer), il Dna dell'animale è così particolare da non poter essere accomunato con nessuna altra specie conosciuta. La famiglia è stata chiamata Kiwaida, in onore di Kiwa, la divinità dei crostacei secondo la mitologia polinesiana.

Cieco come una talpa. L'altra particolarità della Kiwa hirsuta - come è stata chiamata - è quella essere completamente cieca e gli scienziati sospettano che riesca ad orientarsi grazie proprio alle setole delle sue chele. Ancora però non è completamente chiara la funzione di questi grossi peli e qualcuno ritiene che possano servire a coltivare batteri di cui l'animale si potrebbe nutrire. In alternativa a qualche pasto più luculliano però, visto che Segonzac ha osservato la Kiwa hirsuta combattere con due granchi per assicurarsi un pezzo di gustosissimo gamberetto.
(http://www.freeforumzone.it/viewmessaggi.aspx?f=14417&idd=7650)

:idea: Lasciamo ai nostri Elena e Mauro (esperti criptozoologi,se è il termine esatto per questo caso)ulteriori commenti.
elenix
00martedì 28 marzo 2006 10:48
Cara Marisa, non credo che la scoperta (anche se intitolata "yeti marino") possa rientrare nella criptozoologia, ma nel più "tradizionale" iter della classica zoologia... ;) :D
Il granchiotto peloso fa un po' impressione in effetti! :S

Volevo inserire un link molto interessante, anche se non è propriamente una news.

Da foto satellitari sembra di vedere un gruppo di strutture subacquee al largo della Cornovaglia: ricordi/ricordate la bella conferenza su Atlantide di Joe II in quel di Montevecchia?
Parlava anche di strutture sottomarine al largo delle attuali linee costiere europee, strutture megalitiche costruite prima del 10000 a.C. e poi sommerse dalla deglaciazione.

Mi pare moooolto interessante tutto ciò! ;) 8)

LINK: http://www.satellitediscoveries.com/discoveries/viewer_disc/viewer_c.html
elenix
00giovedì 6 aprile 2006 12:45
Scoperta nuova piramide in Messico

Risale al 6° secolo ed è stata costruita dalla civiltà di Teotihuacan.

News sul sito CNN
elenix
00venerdì 7 aprile 2006 11:19
Decifrato il manoscritto che riabilita l'Iscariota. In copto, risale al 300 dopo Cristo. Un testo che riapre il dibattito storico e religioso

Il Vangelo secondo Giuda
"Fu Gesù a dirgli di tradire"


Riletta la vicenda dell'uomo che vendette Cristo: qui diventa il discepolo più fedele

"QUI si narra il segreto della rivelazione che Gesù fece parlando con Giuda Iscariota...". Così inizia la prima pagina di un fragile manoscritto in papiro che rilegge in modo radicalmente diverso la vicenda del "traditore" più odiato della storia e lo trasforma nel più fedele discepolo di Cristo; un documento straordinario che oltre a fornire inedite informazioni su Giuda Iscariota lo riabilita presentandolo come colui che consegna Gesù alle autorità su richiesta dello stesso Cristo: il Vangelo di Giuda.

La news completa è su Repubblica.it

News in inglese su Yahoo!News
elenix
00martedì 11 aprile 2006 09:38
ISRAELE: PER LA PRIMA VOLTA TROVATI RESTI DI CAVALIERI TEMPLARI
LONDON: The first bodies of the Knights Templar, the mysterious religious order at the heart of The Da Vinci Code, have been found by archaeologists near the River Jordan in northern Israel.
British historian Tom Asbridge yesterday hailed the find as the first provable example of actual Knights Templar.
The remains were found beneath the ruined walls of Jacob's Ford, an overthrown castle dating back to the Crusades, which had been lost for centuries.
They can be dated to the exact day -- August 29, 1179 -- that they were killed by Saladin, the feared Muslim leader who captured the fortress.
"Never before has it been possible to trace their remains to such an exact time in history,' Mr Asbridge said. "This discovery is the equivalent of the Holy Grail to archaeologists and historians. It is unparalleled."(DAILYTELEGRAPH)


In sostanza, sono stati trovati i corpi di alcuni Templari nelle rovine di castello di cui per secoli si erano perse le tracce.
Risalgono esattamente al 29 agosto 1179, quando vennero uccisi dalle truppe di Saladino che riuscirono a occupare il forte.
Marisa2003
00sabato 15 aprile 2006 09:31
Dentisti di 9000 anni fa.
PAKISTAN


Vivevano in un villaggio ai piedi dell'Hindukush, nel sito dell'attuale Pakistan chiamato Mehgarh, i primi dentisti della storia. ;) La documentazione della loro attivita' risale a 9.000 anni fa e il loro villaggio era popolato soprattutto da pastori e agricoltori, ma anche da abili artigiani, esperti nella lavorazione di selce, cotone e perline in osso, conchiglia e turchese.

Avevano probabilmente un ruolo sociale importante e la loro attivita' era forse retribuita attingendo alle riserve di cibo conservate nei magazzini. E' solo l'inizio di quanto hanno permesso di ricostruire i primi denti che mostrano segni di trapanazione, scoperti dal gruppo coordinato dall'Universita' di Roma La Sapienza e descritti questa settimana su Nature.

I denti che mostrano i segni delle cure dentistiche piu' antiche mai scoperte sono 11 e sono tutti molari. Appartengono a 9 adulti (2 uomini, 4 donne, per gli altri non si e' potuto determinare il sesso) e ''i fori presenti in essi sono stati provocati chiaramente da uno strumento'', ha osservato Alfredo Coppa, del dipartimento di Biologia animale e dell'uomo de La Sapienza. Alla ricerca hanno partecipato l'antropologo Luca Bondioli, del Museo Nazionale Preistorico Etnografico ''Pigorini'' di Roma, Andrea Cucina, che adesso lavora nell'universita' dello Yucatan, Massimo Rossi, dell'universita' di Bologna e dell'Istituto centrale per il restauro, Roberto Macchiarelli, ora nel'universita' di Poitiers.

Allo studio hanno partecipato inoltre il Musee National des Arts Asitiques Guimet di Parigi e l'universita' del Kansas.

Sono circa 4.800 i denti trovati nel sito e per concessione del Governo del Pakistan si trovano adesso in Italia, nel Museo Pigorini, dove proseguira' lo studio. Tutti i denti, compresi gli 11 curati, risalgono ad un periodo molto lungo, almeno 1.500 anni, che corrisponde alla storia del villaggio, compresa fra il 7000 e il 5500 avanti Cristo.

Sul pavimento di un'abitazione, in una sola stanza, erano sparse delle piccole punte in selce, sottilissime e lunghe pochi millimetri. Confronti etnografici, analisi al microscopio e simulazioni hanno permesso di ricostruire che si trattava di punte di trapano: le punte erano fissate su un bastoncino di legno lungo circa 15 centimetri. La punta si posizionava sul dente da curare e quindi il dentista faceva ruotare il trapano con l'aiuto di un archetto, alla velocita' di circa 20 giri al secondo, e nell'arco di un minuto era completato il foro, dal diametro di poco piu' di un millimetro.

Il trapano ricorda molto da vicino gli strumenti utilizzati da alcune popolazioni per praticare i fori nelle perline. Un'osservazione che suggerisce come questa tecnica artigianale sia stata trasferita, dagli uomini del Neolitico, in un ambito completamente diverso, come la cura della salute. Quella popolazione aveva ''inventato una terapia'', ha osservato Bondioli: un fatto che la dice lunga sulla ''complessita' dei nostri antenati''.
:idea:


Fonte: ANSA
Marisa2003
00giovedì 11 maggio 2006 14:30
Nuove scoperte archeologiche a CREMONA
A Cremona la scoperta archeologica più importante di tutto il Nord Italia.

Gli scavi che stanno interessando la città di Cremona, situata sulla riva del Po, famosa per il Torrazzo, la più alta, in Europa, torre campanile costruita a mano, diventano sempre più interessanti. Il continuo scavare ha riportato alla luce un evento, narrato da Tacito nel libro "Le Storie" (Le Storie, III, 33), che ora tramuta da racconto-leggenda a evento storico. Vespasiano, nel 69 d.C., mise a ferro e fuoco la città. Al suo comando circa 40 mila soldati colpirono pesantemente la colonia latina fondata nel 218 a.C.


"Quarantamila armati fanno irruzione in città; ancora più grande il numero dei vivandieri e degli inservienti, gente di più depravata ferocia ... Disprezzate le ricchezze a portata di mano, preferiscono con la tortura e la frusta strappare il segreto ai padroni, dissotterrare tesori nascosti. Torce in pugno, si divertono dopo il saccheggio a gettarle dentro le case vuote, nei templi spogliati ... Quattro giorni durò l’agonia di Cremona. Alla fine, mentre ovunque edifici sacri e profani rovinavano tra le fiamme, il solo a salvarsi fu il tempio di Mefite ..." (Tacito, Le Storie, III, 33).


Superato gli strati di epoche recenti, le cantine post-medioevali, che avevano già eliminato gli strati medioevali ed altomedioevali, ci si è trovati catapultati direttamente all’età romana. Poco si salvò dal "barbaro" passaggio degli uomini di Vespasiano. Sono rimaste solo le tracce dei muri degli edifici, anfore, pozzi, mosaici e vari oggetti.


Le strutture (muri) si riconoscono dalle trincee di asportazione, poiché era uso diffuso cavare i mattoni degli edifici non più in uso per riutilizzarli nella costruzione di nuovi.

Ma anche le truppe di Vespasiano, durante la guerra civile, scavarono delle buche poi riempite con le macerie delle distruzioni.

Tra i principali ritrovamenti, un deposito di macerie delle distruzioni della guerra civile del 69 d.C., portate da più punti della città nel momento della ricostruzione.


Le buche, le macerie e i depositi, oggi, aiutano chi è al lavoro per datare ogni singolo ritrovamento. Tutto quello che sta sopra queste buche è databile dopo il 69, tutto quello che c'è sotto, prima.


Questo colpo di fortuna permette, infatti, una datazione precisa dei reperti, scongiurando, di fatto, ritrovamenti simultanei di oggetti di epoche diverse.


Una coperta, l'aver riempito le buche, che ha diviso oggetti e epoche. Ma questa scoperta ha avuto il suo inizio oltre venti anni fa.


Il primo scavo esplorativo è del 1983. Alla luce l'edificio più grande. Nel 2002, con altri due scavi, è stata trovata un'abitazione e una cisterna.


Proprio la cisterna è un elemento molto importante. La presenza, infatti, è sintomo di sviluppo urbano. Cremona aveva bisogno di molta acqua, per uso domestico e ludico (fontane).


Con la definitiva riapertura del cantiere archeologico, domani parcheggio per il centro cittadino, i reperti si sono moltiplicati. Si è scoperta una zona di valore della città. Si pensa, ma è molto probabile, che il proprietario dell'area sia stato molto ricco.


I reperti, almeno, raccontano quanto segue: una fontana con conchiglie di mare, frammenti di vetro con parti colorate in blu egizio; colonnato in pietra di Vicenza; una gamba di tavolo in rosso, fatto con pietra della Tunisia e costruito a Roma; elementi decorativi per giardini e esterni, come pietre invetriate; frammenti di pavimenti sia a mosaico che di cocciopesto a tessere sparse; frammenti di affreschi, di maestranze centro-italiche.


Nella cisterna, ritrovati affreschi con decorazioni a finto marmo, foglie di alloro, ghirlande a motivi floreali etc.


Tra i reperti di lusso, inoltre, una serie di frammenti di vetri a mosaico, coppe costolate e coppe soffiate, a stampo, con scene di gladiatori (coppa di tipo murrina).


Un ciondolo a bauletto, di alta lavorazione, di proprietà di una probabile ricca signora. Tra gli elementi di mobilio, un’applique, decorazione di un letto, raffigurante un fenicottero.


Trovati frammenti ceramici provenienti da luoghi lontani. Per esempio, un piatto a vernice nera, prodotta ad Arezzo, che era stato restaurato in antico con una grappa in piombo e una coppa in ceramica megarese, databile tra il II e inizio del I sec. a.C., importata dall'Asia Minore.


Sono state ritrovate pedine da gioco in vetro blu, per un gioco simile alla dama.


Sono emersi scarti di ossa animali in vari stadi di lavorazione. Fra i pezzi in osso, ritrovato anche un ago da cucito e uno stilo per scrivere sulla cera.
Autore: Edmondo Bianchi
Marisa2003
00venerdì 26 maggio 2006 13:17
ROMA: Le catacombe dei 1.200 corpi.
Scoperta alle porte di Roma, forse seppelliti tutti insieme.


Nelle gallerie sotterranee dei martiri Pietro e Marcellino sulla Casilina un'equipe francese studia le salme: trovati monili e monete.

Una voragine che s'è aperta nel terreno ha portato nell'estate del 2003 gli archeologi alla scoperta di pitture e iscrizioni cristiane dentro uno sconosciuto tratto di gallerie delle catacombe dei santi Pietro e Marcellino, sulla Casilina.

Ma dietro la parete dagli affreschi ormai quasi cancellati, sono emersi i contorni di un giallo: i resti di circa 1200 corpi stipati in sei stanze sotterranee scavate nella pozzolana.
La scoperta è straordinaria per due motivi: il numero di salme accostate l'una all'altra, come fosse una fossa comune ma con ben altra cura e romana pietas nella composizione dei cadaveri; e, soprattutto, i tempi ravvicinatissimi in cui i morti furono seppelliti. Questa significativa simultaneità è stata ipotizzata dagli antropologi dell'università di Bordeaux, chiamati dalla Pontificia accademia romana d'archeologia a risolvere quello che appare un mistero dell'antica Roma: quale drammatico evento portò le pietose matrone a seppellire, nel giro di poche settimane, al massimo di mesi, un numero così alto di persone, tra cui anche qualche bambino? Di vittime certamente si tratta. Ma a quale male soccombettero? Di una strage, magari frutto della persecuzione dei cristiani? E se non un massacro, la colpa fu allora di un'epidemia? Oppure fu una terribile carestia la causa di questa remota mattanza?

Raffaella Giuliani — l'archeologa della Pontificia accademia che dirige i lavori, dopo che monsignor Mauro Piacenza ha firmato una convezione di scavo con Michel Gras dell'Ecole franaise de Rorne — non esclude nessuna ipotesi, «anche se l'analisi dei resti" sottolinea «sembrerebbe escludere una morte violenta».

Tuttavia la studiosa dà l'appuntamento all'incontro del 22 giugno in palazzo della Cancelleria a Roma. E aspetta che sia Dominique Castex, con gli altri tre esperti del Laboratoire d'Anthropologie des Populations du Passé di Bordeaux, a dare risposte più precise dopo le indagini e le analisi condotte sui resti umani, depauperati dall'acqua e dalle spoliazioni.

I “Csi” dell'équipe francese hanno infatti capito, dalla curva di decomposizione delle salme, che si trattò quasi certamente di una sepoltura simultanea. «E l'altro elemento che li ha enormemente interessati — racconta Giuliani — è il numero eccezionale di individui. Quando ci trovammo di fronte alla parete affrescata nel sesto secolo, sbirciammo oltre il muro. E trovammo un corpo, poi un altro, un terzo, un quarto .... ". Nelle catacombe si arriva a “tombe” al massimo da sei. Nelle viscere del complesso denominato Ad duas lauros (ai due allori), invece, cadaveri a perdita d'occhio. Per adesso ne sono stati identificati cento — coperti dai frammenti dei sudari bagnati di calce — ma l'indagine è ancora in corso. «E poi c'è da mettere nel conto — spiega l'archeologa romana — gli scheletri sottratti nel momento in cui, forse tra Sei e Settecento, questi ambienti furono distrutti nella parte superiore dagli scavatori di pozzolana».

La pila di corpi ora arriva a un metro e mezzo circa. E tra i poveri resti, dilavati dall'acqua e dal tempo, gli archeologi hanno trovato alcuni lacerti d'abito, tre pezzetti di stoffa con un filo d'oro, due semplici orecchini e un po' di soldi. «Proprio le monete — rivela Giuliani — ci hanno fornito il termine post quem, ossia prima metà del terzo secolo, datazione confermata dall'analisi del carbonio 14 condotta sui tessuti ma non ancora sui corpi».

La catacomba dei santi martiri Pietro e Marcellino, cimitero dalla seconda metà del terzo secolo agli inizi del quinto, è una delle più vaste e più belle tra le circa 60 che si trovano a Roma, ma è chiusa al pubblico con altre 54.

Nei 200 metri quadrati delle “nuove” sei stanze del cimitero sulla Casilina, è sepolto quindi il mistero dei mille dimenticati dalla storia. Accanto a loro, non più in là di 15 metri, i corpi dei santi martiri Pietro e Marcellino. Sopra la loro testa, quelli degli Equites singulares, il corpo di cavalleria dell'imperatore sepolto in superficie. 11200 dormono ancora protetti dal loro dio, non importa se pagano o cristiano.




Fonte: La Repubblica 23/05/2006 Autore: Carlo Alberto Bucci

elenix
00sabato 17 giugno 2006 10:00
Re:

Scritto da: elenix 07/12/2005 12.16
In attesa di eventuali smentite o rettifiche...

PRELIMINARY STUDY AND FIRST PHOTOGRAPHS OF A SMALL SKULL OF HUMAN TYPE FOUND IN MOROCCO
by Mohammed ZAROUIT

In July 2005, a small Primate skull was discovered in the desert of Tafilalet near Erfoud ( Morocco ).
It was in the sand of a marble quarry where Devonian fossils were already found. Subsequently, the skull could be around 360 million years old.
Characteristic features in the only 6.1 cm high and 3.9 cm broad fossil indicate the genus Homo: a globular forehead and hind skull, and an inferior position of the occipital hole under the cranium, which is typical for upright body posture. The fossil was called Homo alaouite, in homage to the Alaouite Dynasty.

Da "Bipedia 25-2", 3 dicembre 2005

>>> continua qui: http://cerbi.ldi5.com/article.php3?id_article=156

[Modificato da elenix 07/12/2005 12.18]




°°°°°°°°°°°°°°°°


AGGIORNAMENTO! :o


Fonte BIPEDIA: cliccare qui


Confirmation de l’authenticité du petit crâne du Tafilalet

mercredi 14 juin 2006

Le crâne de taille minuscule, découvert par un jeune paléontologue amateur en juillet dernier près d’Erfoud sur un site réputé pour ses fossiles d’Orthocères et de Goniatites, a été authentifié par des scientifiques.

"C’est un crâne authentique et non un objet façonné", a assuré Dr Alaoui Abdelkader, radiologue et directeur de l’hôpital Moulay Ali Chrif, après avoir effectué un examen tomodensitométrique (scanner à rayon X).

Le crâne dont la taille ne dépasse pas celle d’une pomme (circonférence 18,4 cm) a été découvert sur un terrain de Dévonien, ce qui donne une idée sur son âge qui pourrait dater de 360 millions d’années.

"Les résultats sont fascinants et je suis vraiment étonné devant la plasticité biologique" de ce crâne, a affirmé Dr Alaoui, soulignant que les informations numériques (densités) issues du scanner sont conformes aux valeurs de densité osseuse".

"Je crois que ce crâne cache encore des surprises", a-t-il estimé en faisant référence à l’éventuelle fossilisation du cerveau. Les images issues du scanner, révélant une architecture particulière et une densité très faible, laissent espérer de trouver un cerveau fossilisé "et non un banal moulage endocrânien naturel", a soutenu Dr Alaoui.

M. Mohamed Zarouit avait avancé, lors de l’annonce de sa découverte, que le crâne fossilisé est du genre Homo. A en juger par les dents de sagesse non usées, il s’agit bien d’un adulte, avait-il soutenu.

Le crâne présente les caractéristiques du genre Homo, comme en atteste la position du trou occipital (centrée), la mâchoire (courte, parabolique), l’angle symphysaire (obtus, se positionne en retrait), le front (haut et bombé, comme l’arrière crâne) et la formule dentaire (estimée à 32 dents, insérées verticalement), avait-il précisé.

Une étude préliminaire sur le spécimen avait été publiée dans la revue scientifique Bipédia on line N° 25. (http://cerbi.ldi5.com/article.php3%20?id_article=155)

Interrogé par la MAP sur le procédé utilisé pour dater le spécimen, M. Zarouit a expliqué s’être basé sur un procédé de datation bio chronologique, ajoutant que la même méthode a été adoptée pour dater le fameux crâne de Sahelanthropus tchadensis (6 à 7 millions d’années) qui a été également retrouvé à même le sol en dehors de toute connexion géologique.

Intéressé par le sujet, M. Eddahby Lhou, ingénieur chercheur en géologie appliqué et membre du groupe de recherche en géologie appliquée (GRGA) à la faculté des sciences et techniques d’Errachidia, a indiqué qu’une étude topographique et stratigraphique du site ainsi qu’un relevé détaillé de la faune qui y est associée seront bientôt annoncés.

M. Eddahby a toutefois souligné la nécessité de lier les études sur le crâne en question aux fouilles entreprises sur les sites de Sijilmassa.

Source : MAP


...staremo a vedere come va a finire.
elenix
00lunedì 10 luglio 2006 11:54
Capannoni di cemento sulla Valle dei dinosauri


Una colata di cemento sta per seppellire la Valle dei dinosauri scoperta a maggio del '99 in Puglia, sull'altopiano della Murgia. La Valle, che è quella dell'iguanodonte Aladar, il protagonista del film Dinosauri della Walt Disney, si trova a quattro chilometri da Altamura, in provincia di Bari. Un tesoro unico, che è minacciato dalla costruzione di sei capannoni industriali su un'area di circa 30 mila metri quadrati, a non più di cento metri dalla Valle (due capannoni, per 15 mila metri quadrati, sono stati già realizzati).

Nella Valle, una cava di pietre abbandonata che stava per diventare una discarica di rifiuti, ci sono trentamila orme lasciate da un branco di duemila iguanodonti (dinosauri di 3 tonnellate, alti dieci metri), vissuti 65 milioni di anni fa, nel Cretacico superiore. Una scoperta straordinaria, che rimette in discussione gli studi di Paleogeografia, in base ai quali 65 milioni di anni fa l'altopiano della Murgia non era tra le terre emerse.

Ma ora, in attuazione degli "accordi di programma" (intese tra Comune e Regione per favorire lo sviluppo e l'occupazione), è arrivato il cemento. Gli "accordi di programma", dice la legge, si possono fare soltanto se i Comuni sono sprovvisti di piani regolatori e altri strumenti urbanistici per insediare altrove le attività industriali. In ogni caso, non possono compromettere beni culturali e ambientali.
Sembra incredibile, ma ad Altamura sono riusciti a ignorare il piano regolatore esistente e ad approvare la costruzione di ben 73 capannoni (ma sono pronti altri 84 progetti) che stanno sorgendo come funghi, disseminati qua e là, senza alcun ordine, né logica.

In pericolo, insieme alla Valle dei dinosauri, è anche il sito archeologico dell'Homo Arcaicus (lo scheletro intatto e completo del più "vecchio" -250 mila anni- esemplare di essere umano mai rinvenuto), che riposa in una grotta a pochi chilometri dalla Valle: proprio sulla dimora dell'Homo Arcaicus sono previsti 17 opifici.
Ma non è finita. Il 90 per cento dei capannoni ricadono all'interno del Parco nazionale dell'Alta Murgia.

A denunciare lo scempio, poche associazioni e singoli cittadini. L'opposizione in consiglio comunale (di centrosinistra) si è limitata a votare contro i provvedimenti, ma non ha osato aprire il confronto e la discussione che il disastro in atto meritava. Così adesso della vicenda si sta occupando la magistratura, che ha ipotizzato il reato di abuso di ufficio, anche se l'inchiesta è ancora agli inizi e potrebbe riservare sorprese. La costruzione dei capannoni intorno alla Valle dei dinosauri, intanto, procede.


Approfondimenti qui: www.corriere.it/speciali/bruttaitalia/altamura/altamura.shtml
elenix
00lunedì 10 luglio 2006 12:00
(scusate sto avendo problemi col forum, avevo postato la news ma non compariva, ripostata compariva doppia, cancellato il secondo post mi ha tolto pure il primo...... abbiate pazienza)



Capannoni di cemento sulla Valle dei dinosauri

www.corriere.it/speciali/bruttaitalia/altamura/altamura.shtml




Una colata di cemento sta per seppellire la Valle dei dinosauri scoperta a maggio del '99 in Puglia, sull'altopiano della Murgia. La Valle, che è quella dell'iguanodonte Aladar, il protagonista del film Dinosauri della Walt Disney, si trova a quattro chilometri da Altamura, in provincia di Bari. Un tesoro unico, che è minacciato dalla costruzione di sei capannoni industriali su un'area di circa 30 mila metri quadrati, a non più di cento metri dalla Valle (due capannoni, per 15 mila metri quadrati, sono stati già realizzati).

Nella Valle, una cava di pietre abbandonata che stava per diventare una discarica di rifiuti, ci sono trentamila orme lasciate da un branco di duemila iguanodonti (dinosauri di 3 tonnellate, alti dieci metri), vissuti 65 milioni di anni fa, nel Cretacico superiore. Una scoperta straordinaria, che rimette in discussione gli studi di Paleogeografia, in base ai quali 65 milioni di anni fa l'altopiano della Murgia non era tra le terre emerse.

Ma ora, in attuazione degli "accordi di programma" (intese tra Comune e Regione per favorire lo sviluppo e l'occupazione), è arrivato il cemento. Gli "accordi di programma", dice la legge, si possono fare soltanto se i Comuni sono sprovvisti di piani regolatori e altri strumenti urbanistici per insediare altrove le attività industriali. In ogni caso, non possono compromettere beni culturali e ambientali.
Sembra incredibile, ma ad Altamura sono riusciti a ignorare il piano regolatore esistente e ad approvare la costruzione di ben 73 capannoni (ma sono pronti altri 84 progetti) che stanno sorgendo come funghi, disseminati qua e là, senza alcun ordine, né logica.

In pericolo, insieme alla Valle dei dinosauri, è anche il sito archeologico dell'Homo Arcaicus (lo scheletro intatto e completo del più "vecchio" -250 mila anni- esemplare di essere umano mai rinvenuto), che riposa in una grotta a pochi chilometri dalla Valle: proprio sulla dimora dell'Homo Arcaicus sono previsti 17 opifici.
Ma non è finita. Il 90 per cento dei capannoni ricadono all'interno del Parco nazionale dell'Alta Murgia.

A denunciare lo scempio, poche associazioni e singoli cittadini. L'opposizione in consiglio comunale (di centrosinistra) si è limitata a votare contro i provvedimenti, ma non ha osato aprire il confronto e la discussione che il disastro in atto meritava. Così adesso della vicenda si sta occupando la magistratura, che ha ipotizzato il reato di abuso di ufficio, anche se l'inchiesta è ancora agli inizi e potrebbe riservare sorprese. La costruzione dei capannoni intorno alla Valle dei dinosauri, intanto, procede.


Approfondimenti qui: www.corriere.it/speciali/bruttaitalia/altamura/altamura.shtml
elenix
00domenica 16 luglio 2006 18:45
Ricordato a Milano il fisico Tesla

Contese a Marconi invenzione della radio, rifiuto' il Nobel

(ANSA) - MILANO, 16 LUG - A 150 anni dalla nascita e' stato ricordato a Milano il fisico Nikola Tesla, scienziato di origine serba emigrato negli Usa. A Tesla si devono importanti scoperte nel settore della corrente alternata, del campo magnetico rotatorio e delle correnti ad alta frequenza e ad altissima tensione. Figura controversa di inventore e di ingegnere (giunse a rifiutare il premio Nobel), contese a Guglielmo Marconi l'invenzione della radio.

Fonte: ANSA


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Svizzera: resti uomo di 5000 anni fa

Si spera di trovare un concorrente dell'altoatesino Oetzi

(ANSA) - BOLZANO, 16 LUG - Il ritrovamento di capi d'abbigliamento di 5 mila anni fa fanno sperare i paleontologi svizzeri di poter trovare una mummia. Gli esperti contano di scoprire una salma simile a quella di Oetzi, trovata sul ghiacciaio del Similaun, vicino al confine tra l'Alto Adige e l'Austria. I resti (tra cui un paio di pantaloni di cuoio) sono stati trovati su un nevaio sul Schnidejoch, una montagna vicino Berna da una coppia di escursionisti svizzeri.

Fonte: ANSA
Sargon I
00lunedì 17 luglio 2006 06:59

Nuovo Galles del Sud - Riversleigh

Il Prof. Mike Archer, preside della Facoltà di Scienze dell'Università del Nuovo Galls del Sud, insieme ai suoi ricercatori e paleontologi ha ritrovato nei pressi di Riversleig - Queensland reperti di fossili animali risalenti al circa 24 milioni d'anni fa (ed uno pare di almeno 500 milioni) che fanno parte di razze mai conosciute: leone marsupiale, anatre aggressive e carnivore, canguro carnivoro e varie specie di coccodrilli arrampicatori, insomma dei mostri da incubo.
Insomma, l'Australia si rileva certamente il più fecondo continente per ritrovamenti preistorici, spesso ancora del uttto sconosicuti.
mauroi
00lunedì 17 luglio 2006 19:31
elenix
00venerdì 21 luglio 2006 11:09
Neanderthal genome project launches
ci riprovano...



Neanderthal genome project launches

U.S. and German scientists on Thursday launched a two-year project to decipher the genetic code of the Neanderthal, a feat they hope will help deepen understanding of how modern humans' brains evolved.

Neanderthals were a species that lived in Europe and western Asia from more than 200,000 years ago to about 30,000 years ago. Scientists from Germany's Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology are teaming up a company in Connecticut to map the genome, or DNA code.

>>> prosegue qui:
http://news.yahoo.com/s/ap/20060721/ap_on_sc/neanderthal_genome
elenix
00mercoledì 2 agosto 2006 14:45
Ritrovata portaerei di Hitler
Ritrovata la portaerei di Adolf Hitler
Nel Baltico il relitto della Graf Zeppelin


Affondata dai russi in un'esercitazione, non se ne avevano notizie dal 1947
L'ha identificata la Marina polacca a 80 metri di profondità




BERLINO - Era uno dei più grandi progetti di Adolf Hitler ma dal 1947 se ne erano perse le tracce. Ora il mistero della Graf Zeppelin, l'unica portaerei della Germania nazista, è stato risolto. Il suo relitto è stato identificato dalla Marina polacca nel mar Baltico, a 80 metri di profondità.

La costruzione della Graf Zeppelin iniziò nei cantieri navali di Kiel nel 1936, tre anni prima dello scoppio della seconda guerra mondiale. Varata simbolicamente nel dicembre 1938 alla presenza del Führer, in realtà non fu mai completata. Gli strateghi del regime hitleriano ritennero più utile dare la precedenza alla costruzione di sommergibili, lasciando momentaneamente da parte altri progetti costosi e di più largo respiro. Di conseguenza la sola portaerei nazista, che misurava ben 262 metri di
lunghezza e 36 di larghezza ed era in grado di portare a bordo fino a 42 aerei, non prese parte ad alcun combattimento.

Con l'avvicinarsi della fine del conflitto, la storia della Graf Zeppelin si mescola alla leggenda. Con i sovietici sempre più vicini a Berlino, i nazisti la fecero affondare con cariche esplosive. I russi la ripararono e per diverso tempo la utilizzarono per trasportare il materiale trafugato nelle industrie tedesche. Ma il 18 giugno 1947, la nave fu usata come bersaglio in una esercitazione della Marina sovietica e nuovamente affondata. Da allora non se ne era avuta più alcuna notizia: "E' difficile spiegare perchè i russi siano stati sempre così caparbiamente riluttanti a rivelare dove fosse il relitto - ha detto al Times Lukasz Orlicki, storico polacco specializzato in questioni marittime - Forse per la consueta ossessione di segretezza o forse perchè a bordo c'era qualche carico sospetto...".

Nei giorni scorsi, però, la nave è stata ritrovata sul fondale a 55 km circa dalla località baltica di
Wladyslawowo. Il relitto è stato scoperto il 12 luglio da una società polacca specializzata in ricerche petrolifere. "Le immagini che abbiamo ottenuto mostrano che si tratta effettivamente della Graf Zeppelin - ha detto il portavoce della Marina polacca Bartosz Zajda - I risultati sono inequivocabili. Anche se alcune parti, come l'iscrizione con il nome, non sono state rinvenute, abbiamo identificato degli elementi precisi come l'ascensore che saliva fino al ponte superiore".

La mitica portaerei di Hitler continuerà a riposare nel Baltico. "La tradizione vuole che i relitti siano lasciati sul fondo del mare - ha spiegato Zajda - In ogni caso, date le sue dimensioni, il recupero sarebbe tecnicamente difficilissimo".

(28 luglio 2006)

elenix
00giovedì 10 agosto 2006 23:20
Misterioso cratere in Siberia
Ufologi, scienziati ed esperti indagano

Un'aura di mistero avvolge la taiga siberiana. Una spedizione scientifica ha infatti scoperto che sotto il cratere di pietra calcarea con cupola al centro che svetta in un angolo remoto della zona si nasconde "una sostanza o un oggetto" di metallo con 35-40 metri di diametro. E così la prossima estate gli esperti ritorneranno al cratere Potomski e lo trivelleranno nel tentativo di svelarne una volta per tutte l'imperscrutabile segreto. Naturalmente gli ufologi sono convinti si tratti di un disco volante caduto ma gli esperti sono più concreti: là sotto c'è un frammento di "stella di neutroni" dall'enorme densità.

Per sapere cosa effettivamente sia quel metallo segnalato da una "anomalia magnetica" a 100-150 metri di profondità ci vorrà dunque ancora un anno. Al momento la spedizione di esperti (composta da 9 scienziati e tre giornalisti del tabloid 'Komsomolskaia Pravda' e del primo canale televisivo) ha accertato che cosa il cratere - alto 75 metri mentre la cupola ha un diametro di 15 - senz'altro non è.

Malgrado l'apparenza il Potomski non è un vulcano (da quelle parti non c'è la minima traccia di attività vulcanica) e contrariamente a quanto finora ipotizzato non ha nulla da spartire con il "mistero della Tunguska" e cioè con l'esplosione a otto chilometri dal suolo (provocata da una cometa, da un asteroide roccioso o magari da un'astronave aliena?) che la mattina del 30 giugno 1908 sconquassò la Siberia orientale devastando 2.150 chilometri quadrati di foresta nelle vicinanze del fiume Tunguska.

>>> continua qui:
[URL]http://www.tgcom.mediaset.it/tgtech/articoli/articolo321947.shtml
Mariomar
00venerdì 11 agosto 2006 16:10
Nuove mappe
Ciao.Ho letto che un ricercatore berlinese,Arno Peters (1916-2002),aveva stilato una mappa del mondo terracqueo diversa da quella che conosciamo,che riteneva infatti "falsa e basata su teorie deformanti".La carta di Peters,sostenuta da alcuni organismi delle Nazioni Unite,toglie l'Europa dal centro del mondo,rimpicciolisce gli USA e allunga l'Africa e il Sudamerica.Il suo obiettivo era contribuire al perseguimento dell'uguaglianza dei popoli nell'era della globalizzazione,dando un'immagine più 'realistica'del pianeta.I modi classici di riportare su una mappa le sagome dei continenti sono:conica;cilindrica,sinusoidale.Tutto per cercare di arginare il problema di 'mappare'su un piano una sfera,quale è la Terra.

elenix
00martedì 15 agosto 2006 09:32
Ciao Mario! E' molto interessante la mappa che hai proposto: è l'unica a quanto mi risulta che permette di disegnare tutti i continenti con lo stesso grado di deformazione.
Avete presente quelle mappe dove si vedono i due poli allargati a dismisura? L'Ameica per es. a livello del Canada del nord si deforma in una maniera impressionante, e così la zona nord di Europa e Russia.
Peter ha cercato di porre rimedio in un modo un po' "originale": "spalmando" la deformazione in modo equo (..e solidale? :D ) su tutte le terre emerse.

Questa mappa a dir la verità non è tra le mie preferite: infatti l'Africa per es. nella realtà non è così "bislunga", così come tutti gli altri continenti, ma lui lo ha fatto proprio per evitare che solo alcune zone venissero deformate.

Io continuo a preferire le mappe che tengono la zona centrale del mondo non deformata, perché almeno per buona parte della Terra mi danno un'immagine simile alla reale (come guardare un mappamondo).

Ma si sa... oggi nell'era del politically correct, dove lo spazzino si chiama "operatore ecologico" e pure le prostitute si fregiano della nomea di "libere professioniste" :o :D , non mi stupisco che tra qualche tempo l'ONU o qualcun'altro stabilisca che la "equità" di trattamento della carta Peters sia preferibile!

;)



Carta Peters:

Mariomar
00giovedì 17 agosto 2006 01:20
Re:mappa Peters
Ciao,Elenix.Ho visto che c'è anche un libro che illustra quanto abbiamo detto.A chi interessa:
DESCRIZIONE DETTAGLIATA


CODICE: 3422
TITOLO: La Carta del Mondo di Peters - Con la proiezione corretta del globo terrestre
EDITORE: ASAL
TIPO: mappa
IL NOSTRO PREZZO: Euro 25,00

EDIZIONE: 2006
FORMATO: dimensioni carta stesa 132 x 90 cm; fornita piegata con busta cartonata.
ISBN: 8886700512


SPEDITO NORMALMENTE IN 2 - 3 GIORNI LAVORATIVI.




DESCRIZIONE:

Da quando fu riconosciuto che la terra è sferica, la sua più fedele rappresentazione è stata il mappamondo che tuttavia non permette di vedere tutta la superficie terrestre con un solo sguardo e di fare confronti tra zone distanti. Per fare questo è necessario riportare la superficie del mappamondo su un piano. Questa rappresentazione si chiama proiezione. Alcune caratteristiche del mappamondo si perdono necessariamente nella rappresentazione piana. E' però possibile scegliere che cosa verrà rispettato e che cosa verrà deformato. Le carte geografiche oggi più diffuse sono state costruite su una proiezione disegnata da un cartografo fiammingo che, a partire dalle linee delle rotte sul mappamondo, nel 1959 riusci a disegnare un planisfero: la Carta di Mercatore. Questa proiezione ha avuto grande diffusione anche in quanto strumento insostituibile nella navigazione.
Nella carta di Mercatore la posizione dell' Europa è esattamente al centro del mondo. La linea dell' equatore non taglia a metà la carta, essa è, invece, spostata più in basso, con l' inevitabile conseguenza che tutte le aree dell' emisfero nord risultano ingrandite e tutte le aree dell' emisfero sud rimpicciolite.
Lo storico tedesco Arno Peters supera la tradizionale immagine eurocentrica del mondo e propone un planisfero ad aree equivalenti che restituisce a tutte le superfici della Terra la loro corretta proporzione.


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Non è pubblicità occulta,l'ho soltanto trovato qui a questo indirizzo: www.maps-store.it/artdesc.asp?id=3422

Ignoro se sia nelle normali librerie,in caso avvisatemi.
Un saluto.
elenix
00venerdì 18 agosto 2006 14:45
Grazie Mario per le info sul libro. Se capito in libreria provo a chiedere e se ce l'hanno ti faccio sapere.
ciaociao!
Marisa2003
00giovedì 14 settembre 2006 16:44
CAPO DI PONTE (Bs). Incarico internazionale al Direttore del Centro Camuno di Studi Preistorici. Articolo inserito il: 12/09/2006


La ricerca dello spirito primordiale dell’umanità, compete una commissione scientifica dell’Unione Internazionale delle Scienze Preistoriche e Protostoriche (UISPP) dal titolo “Le espressioni intellettuali e spirituali dei popoli senza scrittura”.

Nel corso dell’XV Congresso quinquennale dell’UISPP, che si è svolto dal 4 al 9 Settembre a Lisbona, in Portogallo, la presidenza di questa importante commissione è stata affidata all’Italia, nella persona del prof. Emmanuel Anati, Direttore del Centro Camuno di Studi Preistorici (CCSP). La Vice-Presidenza è andata al francese Dott. Jean-Pierre Mohen, Direttore del Museo Nazionale del Quai Branly, Parigi. Mentre a Segretario è stato nominato il Prof. Christian Züchner, dell’Università tedesca di Erlangen.

Compito della commissione è quello di promuovere la cooperazione internazionale di questo vitale settore, stimolando convegni, attività didattiche e pubblicazioni, dando vita ad un forum internazionale e ad una banca dati sugli aspetti intellettuali e spirituali dell’umanità, dalle origini fino allo sviluppo delle civiltà urbane e letterate. Particolare attenzione è rivolta alle espressioni dell’ Homo sapiens degli ultimi 50.000 anni.

La carica comporta sviluppo di relazioni con ricercatori ed anche con gruppi etnici e tribali del mondo intero. La prospettiva è di grande respiro per una migliore comprensione del diverso, per un dialogo con culture e realtà tradizionali, per una vasta e incisiva presenza culturale a livello internazionale.

Il Centro Camuno di Studi Preistorici sta portando avanti il progetto WARA, per un archivio mondiale dell’arte rupestre, che costituisce un eccezionale contributo al tema della commissione. D’altro canto, il nuovo incarico di Anati permetterà al Progetto WARA e alla Valcamonica di sviluppare più ampi rapporti internazionale e di operare quale punto focale per i numerosi studiosi dedicati a ricerche e scoperte che competono lo spirito e l’ingegno della nostra Specie.

Info:
CENTRO CAMUNO DI STUDI PREISTORICI, Via Marconi, 7 - 25044 Capo di Ponte (Bs), Italy - Tel +39-0364.42091 – Fax +39-0364.42572

info@ccsp.it

http://www.ccsp.it

[Modificato da Marisa2003 14/09/2006 16.45]

elenix
00venerdì 15 settembre 2006 21:36
BELLA LI'! ;)
TROVATA STATUETTA FEMMINILE NEOLITICA VICINO PARMA


Gli archeologi hanno dissotterrato la più grande figurina femminile neolitica mai trovata in Italia.

La statuetta di pietra risalente a 7,000 anni or sono, scoperta durante gli scavi di un sito sepolcrale presso Parma, è alta oltre 20 centimetri e rappresenta una donna con viso ovale, una fessura per gli occhi, naso prominente e capelli lunghi. Le braccia sono piegate all'altezza dei gomiti, sporgenti perpendicolarmente all’esterno del corpo.

Anche se simili statuette sono relativamente comuni, è raro trovarne di tanto antiche in Europa, e di solito rappresentano la divinità della madre terra con pancia prominente a simboleggiare la fertilità.
Gli archeologi tendono invece a collegare questa figura femminile alla dea della morte e della rinascita, rappresentata solitamente come snella, con un grande naso aquilino e postura rigida.
Oltre a queste caratteristiche, la statuetta reca un piccolo triangolo simile ad un'incisione fra i seni. La metà inferiore del corpo è molto più grande, senza distinzione fra piedi e gambe.
La schiena è perfettamente verticale, il che ha portato gli esperti a ritenere che originariamente fosse stata intagliata per essere seduta su una specie di trono prodotto in un materiale che si è deteriorato durante i secoli, come il legno.

La figura è stata dissotterrata da una tomba che fa parte del grande sito sepolcrale neolitico di Vicofertile, una città circa 10 km a sud ovest di Parma.

La tomba, appartenuta ad una donna di mezza età, conteneva un certo numero di ciotole di terracotta oltre alla statuetta, che era stata collocata davanti alla testa del defunto, accanto al suo braccio di sinistra alzato.

Il sito sepolcrale si data ad un periodo della storia dell’Italia settentrionale conosciuto come “l'era delle ceramiche a bocca quadrata", fra il 5.000 ed il 4.300 a.C.

Né i contenitori della tomba né la statuetta sono stati cotti correttamente, a suggerire che gli articoli non fossero di uso quotidiano prima della sepoltura.

La statuetta si unisce ad una serie di figure femminili recuperate in tutta Europa, recanti i tratti embrionali del concetto di divinità.

Le prime di tali figure risalgono al IX millennio a.C. e sono state trovate in Medio Oriente. Da allora in avanti, si diffusero attraverso la zona che ora è la Turchia orientale e gradualmente attraverso il Mediterraneo, a Creta, le Cicladi, Malta e la Sardegna, prima di raggiungere il continente Europa.

Fonte: www.ansa.it

Data: 11.09.06



PS
ho reperito questa news su un blog:
www.archeostoria.splinder.com
elenix
00domenica 17 settembre 2006 08:41
Oldest writing in the New World discovered in Veracruz, Mexico

New research published this week in Science details the discovery of a stone (serpentine) block in Veracruz, Mexico, containing a previously unknown system of writing, thought to be the earliest in the New World.

An international team of archaeologists, including Brown University's Stephen D. Houston, de-termined that the slab – named the "Cascajal block" – dates to the early first millennium BC and has features that indicate it comes from the Olmec civilization of Mesoamerica. They say the block and its ancient script "link the Olmec civilization to literacy, document an unsuspected writing system, and reveal a new complexity to this civilization."

(...)
Because of its distinct elements, patterns of sequencing, and consistent reading order, the team says the text "conforms to all expectations of writing."

"As products of a writing system, the sequences would, by definition, reflect patterns of language, with the probable presence of syntax and language-dependent word order," the article states.

(...)
Several paired sequences of signs also lead the researchers to believe the text contains poetic couplets which would be the earliest known examples of this expression in Mesoamerica.


Notizia completa qui:
EurekAlert.org

Cliccare sulle immagini dell'articolo per ingrandirle.


-------------


Neanderthal e homo sapiens
una convivenza di 4000 anni


Un nuovo studio dimostra che i due gruppi hanno coesistito almeno fino a 28-24 mila anni fa a Gibilterra, nel sud dell'Europa.

ROMA - L'uomo di Neanderthal e l'homo sapiens hanno 'coabitato' in Europa per oltre 4000 anni. Finora si riteneva che l'arrivo dell'uomo moderno, circa 30 mila anni fa, avesse soppiantato l'altra specie. Ma le cose potrebbero essere andate diversamente. Nuove scoperte del professor Clive Finlayson del museo di Gibilterra, riportate on line da 'Nature', hanno dimostrato che i due gruppi hanno coesistito nel sud Europa almeno fino a 28 mila, forse 24 mila, anni fa, molto più a lungo di quanto si pensasse: "Sembra un periodo molto piccolo - dice il professor Finlayson - ma se lo proiettiamo alle generazioni umane, 4000 anni è dai tempi di Cristo ad oggi e viceversa".


Articolo intero su
Repubblica.it

[Modificato da elenix 17/09/2006 8.44]

RobertoL
00mercoledì 27 settembre 2006 15:29
Re: Capannoni di cemento sulla Valle dei dinosauri

Scritto da: elenix 10/07/2006 11.54


Una colata di cemento sta per seppellire la Valle dei dinosauri scoperta a maggio del '99 in Puglia, sull'altopiano della Murgia. La Valle, che è quella dell'iguanodonte Aladar, il protagonista del film Dinosauri della Walt Disney, si trova a quattro chilometri da Altamura, in provincia di Bari. Un tesoro unico, che è minacciato dalla costruzione di sei capannoni industriali su un'area di circa 30 mila metri quadrati, a non più di cento metri dalla Valle (due capannoni, per 15 mila metri quadrati, sono stati già realizzati).

Nella Valle, una cava di pietre abbandonata che stava per diventare una discarica di rifiuti, ci sono trentamila orme lasciate da un branco di duemila iguanodonti (dinosauri di 3 tonnellate, alti dieci metri), vissuti 65 milioni di anni fa, nel Cretacico superiore. Una scoperta straordinaria, che rimette in discussione gli studi di Paleogeografia, in base ai quali 65 milioni di anni fa l'altopiano della Murgia non era tra le terre emerse.

Ma ora, in attuazione degli "accordi di programma" (intese tra Comune e Regione per favorire lo sviluppo e l'occupazione), è arrivato il cemento. Gli "accordi di programma", dice la legge, si possono fare soltanto se i Comuni sono sprovvisti di piani regolatori e altri strumenti urbanistici per insediare altrove le attività industriali. In ogni caso, non possono compromettere beni culturali e ambientali.
Sembra incredibile, ma ad Altamura sono riusciti a ignorare il piano regolatore esistente e ad approvare la costruzione di ben 73 capannoni (ma sono pronti altri 84 progetti) che stanno sorgendo come funghi, disseminati qua e là, senza alcun ordine, né logica.

In pericolo, insieme alla Valle dei dinosauri, è anche il sito archeologico dell'Homo Arcaicus (lo scheletro intatto e completo del più "vecchio" -250 mila anni- esemplare di essere umano mai rinvenuto), che riposa in una grotta a pochi chilometri dalla Valle: proprio sulla dimora dell'Homo Arcaicus sono previsti 17 opifici.
Ma non è finita. Il 90 per cento dei capannoni ricadono all'interno del Parco nazionale dell'Alta Murgia.

A denunciare lo scempio, poche associazioni e singoli cittadini. L'opposizione in consiglio comunale (di centrosinistra) si è limitata a votare contro i provvedimenti, ma non ha osato aprire il confronto e la discussione che il disastro in atto meritava. Così adesso della vicenda si sta occupando la magistratura, che ha ipotizzato il reato di abuso di ufficio, anche se l'inchiesta è ancora agli inizi e potrebbe riservare sorprese. La costruzione dei capannoni intorno alla Valle dei dinosauri, intanto, procede.


Approfondimenti qui: www.corriere.it/speciali/bruttaitalia/altamura/altamura.shtml



News su

http://archivio.corriere.it/archiveDocumentServlet.jsp?url=/documenti_globnet/corsera/2006/09/co_9_060926105.xml

ciao, rob
Marisa2003
00giovedì 28 settembre 2006 00:41
Dal "Corriere della sera" 27/9/2006
L'enigmatico sorriso appartiene a una donna che aveva appena partorito Monna Lisa aveva avuto un bambino da poco.


Un critico ha riesaminato il dipinto con raggi infrarossi: «c'è un velo di garza sull'abito. Lo portavano le neomamme»

NEW YORK - L'enigmatico sorriso della Gioconda è quello di una donna che aveva da poco partorito: è quanto ha sostenuto uno storico dell'arte francese dopo che scienziati canadesi gli hanno consentito di esaminare il famoso dipinto di Leonardo con una tecnologia speciale a raggi infrarossi e a tre dimensioni. Bruo Mottin, del Centro per la ricerca e il restauro dei Musei di Francia, ha dichiarato che un attento esame del quadro ha rivelato che Monna Lisa indossa sull'abito un leggerissimo velo di garza. «Questo tipo di vestito di garza era tipico, nell'Italia del sedicesimo secolo, della donna incinta o che aveva appena partorito».

LA NASCITA DEL SECONDO FIGLIO - In una conferenza stampa a Ottawa, Mottin ha osservato che finora non era stato possibile vedere il velo perchè il quadro era stato giudicato «troppo scuro» e difficile da esaminare. «Possiamo però ora affermare che il dipinto di Leonardo fu commissionato per celebrare la nascita del secondo figlio della Gioconda, il che ci aiuta a datarlo con più precisione a circa il 1503», ha detto lo studioso. La giovane donna al centro di secoli di illazioni è identificata come Monna Lisa Gherardini, la moglie del mercante fiorentino Francesco del Giocondo, da cui ebbe cinque figli. Mottin ha anche rivelato che, contrariamente a quanto appare a occhio nudo, la Gioconda non aveva i capelli sciolti sulle spalle ma portava un berrettino in testa da cui uscivano solo alcuni riccioli: «Finora i capelli sciolti di Monna Lisa avevano sorpreso gli esperti - ha spiegato - perché li portavano così solo le ragazze molto giovani o le donne di malaffare».

IL QUADRO E' IN BUONE CONDIZIONI - Gli esperti canadesi hanno trovato il capolavoro di Leonardo sostanzialmente in buona forma malgrado i suoi 500 anni. Su richiesta del Centro di ricerca e restauro dei musei di Francia, più di un anno fa gli esperti del Consiglio nazionale delle ricerche del Canada (Cnrc) si erano recati al Louvre di Parigi per studiare il quadro utilizzando una tecnica di digitalizzazione dell'immagine in formato tridimensionale sulla base dei dati raccolti in 16 ore di scannerizzazione dell'opera.


:compleanno:
Marisa2003
00giovedì 19 ottobre 2006 16:57
MILANO. Dagli scavi in centro sbuca l'antica città romana.
Sotto gli Ottovolanti delle Varesine, in una zona da anni abbandonata e negletta, i lavori di movimento terra disposti per la

riqualificazione urbana del quartiere stanno portando alla luce un ampio sito archeologico.
Il campo di scavo, grande come un isolato urbano, parte da via Vespucci, percorre in parte via Melchiorre Gioia, corre lungo viale della

Liberazione per girare in via Galilei. Oggi, chi guarda con occhio attento al di là della nuova palizzata alta quasi due metri che difende i

reperti dalla vista, nota spuntare fra le erbacce e sullo sfondo dei grattacieli una lunga serie di archi in parte ancora sotto terra, alcune

mura e le tracce, forse, di costruzioni successive.
Datare il materiale è difficile per un profano ma la struttura rivelata dagli scavi ed emersa da secoli di oblio sembra molto ma molto antica.

C'è chi azzarda, addirittura che si possa trattare di resti tardo-romani ancora semisepolti dalla terra e dalla polvere e quindi destinati, dopo

gli opportuni lavori di recupero, ad apparire molto più alti di come sembrino adesso.
Lo spazio archeologico è, indubbiamente, di grandissime dimensioni, uno dei maggiori ritrovati a cielo aperto nella nostra città negli

ultimi anni (probabilmente dai tempi degli scavi della metropolitana) e in mano agli esperti saprà raccontare molto delle pagine storielle

che Milano ha vissuto da quando era insediamento dei Galli Insubri e poi dei romani che la chiamarono «Mediolanum» cioè «terra di

mezzo» data la sua posizione strategica nella pianura e il suo essere racchiusa fra l'Adda e il Ticino come fiumi maggiori e fra il Lambro e

l'Olona come corsi d'acqua di dimensioni inferiori.
Pagine di cui ancora non è fatta la ricostruzione completa dato che la maggior parte della città romana è ancora nascosta nel sottosuolo o

visitabile sotto varie costruzioni ottocentesche o moderne.
L'insediamento venuto fuori, oltre alla sequenza di archi regolarmente distanziati e fatti di mattoni di terracotta (poi riempiti di laterizi a

riprova di un uso diverso e successivo alla costruzione) mostra alcune mura anch'esse di mattoni ma di largo spessore che fanno pensare

ad una cinta difensiva però non di natura militare. Ci sono anche un muretto più basso di epoca probabilmente precedente ed una serie

archi ciechi che vanno a finire nella prima successione. Una novità assoluta per questa zona della città da sempre pensata come quartiere

da bonificare e che, invece, sta lentamente dischiudendo i suoi tesori.
Ma analizzando bene le carte d'epoca che mostrano il decumano romano (si estendeva attorno a via Circo, all'Anfiteatro e all'attuale

corso Magenta su un'asse che raggiungeva Porta Romana), si viene a scoprire che dal centro attraverso l'attuale via Manzoni (dove le

vestigia imperiali sono attualmente in mostra) partiva una strada che doveva collegare Milano proprio con le zone esterne attraversando

gli attuali Giardini Pubblici di via Manin e salendo verso la pianura, quindi più o meno lungo l'insediamento che è apparso in questi mesi.

E' chiaro, in ogni caso, che solo l'analisi degli addetti ai lavori potrà dirci davanti a cosa ci troviamo, al di là della bellezza di quanto apparso sotto le rovine di quel vecchio e brutto parco dei divertimenti fermo da anni e da sempre rifugio di sbandati o di insediamenti volanti. Che ne sarà? Per adesso, nonostante le rovine stiano venendo alla luce alla velocità dei funghi in autunno dopo la pioggia (del primo arco emerso si parlava già in giugno ed è già stata disscpolta una struttura di almeno altri venti in pochi mesi) e mentre si lavora non si sa ancora quale sarà la destinazione di quanto emerge.
Quello che è certo che una grande palizzata ne nasconde la vista ma che da via Marco Polo, nella parte a lato dell'hotel Principe di Savoia, le vestigia sono ugualmente visibili così come basta affacciarsi ad un balcone di via Melchiorre Gioia o di via Galilei per osservarle.



Fonte: Il Giorno Autore: Luisa Ciuni
Marisa2003
00martedì 24 ottobre 2006 23:16
Vergognosa iniziativa dell'Amministrazione Comunale a L'Aquila
L'Aquila, 19 ott. - L’ombra dell’occultamento e la certezza di un deturpamento orribile piombano su Collemaggio. Quelle che a prima vista sembrano parole eccessive diventano una triste realtà dopo che una segnalazione telefonica di alcuni turisti toscani ci ha mosso verso la basilica di Celestino V, e ciò che abbiamo visto lascia attoniti, stordisce, apre la mente a mille domande e poi scatena reazioni di sdegno, le stesse reazioni che avrete voi nel vedere queste foto scattate oggi, in pieno Terzo Millennio, non nel Medioevo quando, a tanta imperizia, quasi non giunsero neppure le armate di Braccio da Montone, degli Aragonesi o dell’esercito napoleonico…
“Andate a Collemaggio e guardate cosa stanno facendo” – ci dicono al telefono un gruppo di turisti toscani in visita alla basilica – “noi siamo sbigottiti…” Giunti sul posto stentiamo a credere ai nostri occhi! All’interno sono in esecuzione dei lavori per dotare la basilica di un impianto di riscaldamento, ma nessuno poteva immaginare che ciò avrebbe previsto la copertura della parte più importante della navata centrale. Come si può ben vedere dalle foto, dopo aver scavato nel pavimento si è provveduto a realizzare due lunghi massetti alti una decina di centimetri, dentro i quali passeranno i tubi del riscaldamento, il tutto sarà coperto da parquet, avete letto bene… dei “bellissimi” listelli di parquet andranno a coprire per sempre quell’antica opera d’arte che è il pavimento di Collemaggio. Immaginate se ciò accadesse a Chartres o a Siena o in qualsiasi altro posto al mondo. Ma a L'Aquila può accadere di tutto.



Opere d'arte copertePuò accadere che i piedi di sparuti fedeli saranno poggiati su un caldo pavimento in parquet, con buona pace degli appassionati di arte e di “misteri”. Chi pensava di poter attrarre, finalmente, dei turisti a Collemaggio si metta l’anima in pace, e così addio “graal”, addio labirinto, addio solstizio, addio decori, intarsi e segni impenetrabili, tutto cancellato ancora una volta.

Un deturpamento inconcepibile compiuto nel silenzio a cui, certamente inconsapevolmente, hanno contribuito le donazioni elargite da personaggi come Giulio Andreotti per il raggiungimento della somma necessaria all'opera (60mila euro). Questo ennesimo insulto a Celestino e alla città va fermato finché si è in tempo, uno scempio da segnalare al Ministro dei Beni e delle Attività Culturali, Francesco Rutelli, che dovrebbe intervenire e dire la propria, e a cui la città e le istituzioni non possono restare inerti, soprattutto dopo aver assistito, solo alcuni mesi fa, alla copertura con gettate di cemento di alcuni ritrovamenti archeologici all’esterno della basilica, cose di cui non sono mai state fornite spiegazioni dettagliate, così come nulla si sa degli scavi compiuti sotto l’altare.

Leggi il resto della notizia su:
www.ilcapoluogo.it/comment.php?comment.news.3824

Intrepidi si sono già mossi ricorrendo alla segnalazione a Striscia la Notizia...
elenix
00lunedì 30 ottobre 2006 20:23
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:)
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