LO ZEN, una via del cuore

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sissy66
00giovedì 13 luglio 2006 11:48

[Modificato da sissy66 16/07/2006 23.24]

Britannicus
00martedì 18 luglio 2006 13:11


“ Conoscere la Via del Buddha é conoscere se stessi.”


“Trasmissione al di la delle parole”
La parola zen è una traslitterazione della termine cinese Ch’an che a sua volta deriva dal sanscrito Dhyana termine che comunemente è tradotto con meditazione.
Questo percorso linguistico descrive anche il percorso storico e culturale della pratica zen che si manifesta nel tempo come l’espressione essenziale dell’esperienza della “realizzazione” o “illuminazione” che il “risvegliato” il Buddha storico, visse un giorno a Bodgaia in India nella pienezza del suo essere, e che ogni essere umano può sperimentare nel luogo in cui si trova a vivere.

Lo Zen è una pratica viva.
La pratica zen concretizzata in ambiti culturali ed epoche diverse ha assunto in ogni area geografica nella quale si è sviluppata delle connotazioni particolari e caratteristiche pur rimandendo libera da ogni schema e quindi perfettamente adattabile ad ogni circostanza e sempre perfettamente attuale.
Scevra da ogni forma e proprio per questa sua natura, adattabile ad ogni forma, la pratica zen si rivela capace di totale attenzione nel vivere quotidiano e fiorisce nelle più diverse arti come ad esempio la scrittura e la pittura, dell’haiku, della cucina, della fotografia, dei giardini.

Un giorno
Un'immensa folla di persone si radunò per ascoltare gli insegnamenti
di Shakyamuni il Buddha
ma quella volta il Buddha non disse una parola
tenne semplicemente in mano un fiore
solo il discepolo Kasyapa comprese l'essenza di questo gesto.
Avvenne così la prima trasmissione
di un insegnamento senza parole,
da maestro a maestro
da mente a mente
i Shin den Shin.

Mille anni dopo un monaco indiano
arrivò in Cina dopo un lungo viaggio
si chiamava Bodhidharma.
Era il ventottesimo erede di una ininterrotta linea
di maestri dicendente direttamente dal Buddha
e portava con sè l'essenza di quell'insegnamento.
Britannicus
00martedì 18 luglio 2006 13:13


Cenni storici del Buddismo
Storicamente il buddismo ha origine attorno al 500 a.c. dal suo fondatore il principe Gautama chiamato il Buddha.
La parola Sanscrita Buddha significa il Risvegliato, risvegliato alla verità della vita.

Buddha, nato come un principe, fu riconosciuto dai saggi di quel tempo come un'anima che aveva il sentimento più fine che potesse avere e la profondità più profonda nel suo cuore. Nato in una famiglia che si prendeva ben cura di lui, naturalmente gli nascosero tutti i dispiaceri, le sofferenze e le preoccupazioni della vita, e lo fecero stare in un ambiente dove nessun dispiacere, sofferenza e preoccupazione della vita potessero toccarlo per dare a questa anima il tempo di svilupparsi senza essere depressa dai problemi terreni. Non fu soltanto l'amore dei genitori ma fu la saggezza del destino che lo fece crescere in questa maniera, un'anima che era nata per simpatizzare-empatizzare con il mondo. E quando la mente di Buddha dopo aver ricevuto la migliore educazione arrivò alla maturità, allora un giorno volle vedere con i propri occhi il mondo, fare esperienza diretta. Questa anima a cui non era stato permesso di vedere tanto del mondo e che non aveva conosciuto dolore, sofferenze e problemi, era completamente ignara delle esperienze che la vita nel mondo mostra all'uomo. Poi uscì per la prima volta; guardò una persona anziana e che camminava con difficoltà e disse: "Cosa è questo?" Risposero: "L'età". E lui provò simpatia. E vide poi un'altra persona, esausta e stanca e giù di morale. Egli disse: "Cosa c'è?" Risposero: "Questa è malattia". E lui provò simpatia e disse: " Esiste una cosa come la malattia?" C'era un'altra persona che aveva perso i suoi soldi ed era molto disperata e molto povera. Buddha chiese: " Cos'è questo?" Risposero: "Questa è povertà". E lui provò simpatia e sentì la sua condizione. In breve quest’anima il cui cuore era aperto per simpatizzare con ognuno sentiva che la vita ha tante limitazioni e che ogni limitazione ha la sua propria disperazione. E il numero delle limitazioni che egli vide fu talmente grande che pensò: quale deve essere il rimedio per tutte queste limitazioni? In primo luogo vide che la natura umana è alla ricerca della felicità.

Questo non è perché la felicità si trova all'esterno dell'uomo; è perché la felicità gli appartiene.

Vide poi che tutte queste limitazioni creano una barriera per l'uomo, privandolo quindi della consapevolezza di questa felicità che è la sua. Vide anche che se tutti i tipi di sofferenza e tutte le cause di sofferenza venissero rimossi, ciononostante l'uomo non sarebbe libero dalla sofferenza, perché la natura dell'uomo è di trovare la felicità e la sofferenza risiede nella visione condizionata della realtà. Poiché nessuno al mondo cerca la sofferenza anche se tutti al mondo la trovano senza cercarla. Vide che togliere queste apparenti limitazioni non era sufficiente, ma sono lo studio della vita, l'osservazione, l’immergersi –Realmente- in ogni cosa era liberarsi dalla ristretta visione della mente per vedere in faccia la realtà così me è ed emanciparsi dalla sofferenza.
Un giorno il Buddha stanco di ricevere insegnamenti di ricercare all’esterno, si sedette in meditazione sotto un albero, e fece voto che non si sarebbe più alzato sino al raggiungimento della Conoscenza della verità. Entrando in profonda meditazione il Buddha finalmente sperimentò lui stesso la grande verità che è la vita, non più teorie o filosofie, ma la vita inserita nella realtà vera e viva che pulsava nel suo corpo, nella sua mente liberata da ogni condizionamento di bene e di male, da ogni sofferenza. Il Buddha sperimento che noi tutti non siamo esseri separati, che la natura che ci circonda e tutto l’universo, sono un Essere Unico, siamo tutti un Unico Corpo, ogni uno di noi ha la sua vita e la sua mente ma facciamo parte di un Grande Unico Essere che è una cosa sola con tutti i fenomeni che compongono la realtà.
Quello che il Buddha sperimento è una realtà rivoluzionaria che mette l’essere umano in relazione con tutto il mondo, proprio come nel nostro corpo: il nostro fegato o il nostro cuore sono organi con una loro funzione specifica, ma fanno parte tutti di un Unico Corpo e ogni azione è collegata tra loro. Il Buddha rivelò così le leggi di Interdipendenza e di causa ed effetto, alle quali nessuno può sottrarsi.

In una visione così universale della vita, nasce il Buddismo e tutti i suoi insegnamenti che mirano ad aiutare l’uomo a risvegliarsi a questa grande verità di Essere Unico con tutti gli altri uomini con tutto l’universo, non più un io separato, che vive e agisce egoisticamente, ma un uomo liberato da una visione egocentrica che vive immerso in una realtà universale.

Con questa visione universale il Buddismo inizia a diffondersi in India prima e in tutto l’oriente successivamente. In occidente è soprattutto dall’inizio del 900 che inizia ad essere diffuso grazie a maestri buddisti che tengono conferenze e incontri e che iniziano a formare piccole comunità buddiste. Lo zen nato in Cina con il nome di Ch’an, si diffonde in tutti i paesi estremo orientali ridando vita agli insegnamenti originali del Buddha e riportando la meditazione Zazen al centro della pratica.







Britannicus
00martedì 18 luglio 2006 13:18



lo Zen Precetti

La Via del Bodhisattva
La vita zen è basata essenzialmente sui sedici precetti del bodhisattva, comuni a tutte le scuole di tradizione buddista. Bodhisattva è colui che rinuncia al Nirvana sino a quando anche l’ultimo degli esseri non abbia realizzato l’illuminazione.
In realtà potremmo dire che bodhisattva è colui che trova la sua piena realizzazione, il Nirvana vivo, nell’essere per tutti gli esseri tramite e veicolo di realizzazione, di ritorno alla consapevolezza della natura originaria nella vita di tutti i giorni.

Pur mantenendosi inalterato il carattere originario dei precetti, l’esplicitazione nel quotidiano ha assunto forme e sfumature diverse nelle differenti situazioni, epoche e circostanze nelle quali si è sviluppata la pratica della Via Zen

Possiamo trovare traccia di questi cambiamenti ad esempio nella formulazione dei Precetti dell’"Ordine dell’Interessere" del Maestro Tich Nat Han, come anche nella formulazione data dal "San Francisco Zen Center" fondato da Suzuki Roshi, una delle più consolidate e importanti Comunità Zen.


I 16 Precetti del Bodhisattva
I sedici Precetti Buddhisti costituiscono una parte così tipica della pratica Zen, che vengono tradizionalmente chiamati " Il sangue delle vene" degli antichi lignaggi.
Quando si ricevono i 16 voti di Bodhisattva, si riceve un documento che attesta questo lignaggio di "sangue " degli antichi Maestri.
Per generazioni e generazioni "il sangue" dello Zen è passato ininterrottamente da Maestro a Discepolo, sino a noi oggi.

I sedici precetti sono composti da:
I Tre Rifugi - I Tre Precetti Universali - I Dieci Precetti Essenziali

I Tre Rifugi
Sanbokai
Rappresentano le fondamenta e l’orientamento della vita del Bodhisattva.
I Tre Rifugi o Tre Tesori "San Bo" san tre, bo gioiello/tesoro, sono : Il Buddha, Il Dharma, Il Sangha.

- Noi prendiamo rifugio nel Buddha: facciamo voto di vivere nell’Illuminazione, cioè prendiamo atto della natura illuminata che è già in ogni essere: a noi viverla!
- Noi prendiamo rifugio nel Dharma. Dharma indica sia l’Assoluto, che l’insegnamento, cioè il divenire dell’Assoluto. Fare voto di rifugio nel Dharma, significa seguire le regole stesse dell’Universo e i suoi insegnamenti, che nel Buddismo si manifestano attraverso le indicazioni degli antichi Maestri e dei Sutra del Buddha stesso.
- Noi prendiamo rifugio nel Sangha. Riconosciamo il ruolo interattivo di tutti gli uomini e la loro manifestazione come Buddha: esseri illuminati.
Solo quando riconosco tutti gli esseri come Sangha del Buddha, posso interagire con la loro vera essenza, non con la manifestazione egoica che li rappresenta.

I Tre Precetti Universali
SANJUJOKAI

Non fare il male
Fare il bene
Aiutare tutti gli esseri.

Tre indicazioni essenziali Universali, della coscienza di ogni uomo.

1. Non fare il male: è prendere consapevolezza del proprio vivere spesso egoico e prevaricatore, è una continua attenzione alla nostra vita e al rispetto della vita dell’Universo.
Astenersi dal nuocere a se stessi e agli altri, agli animali, alle piante, al pianeta intero.
2. Fare il bene: è la conseguenza diretta dell’astenersi dal fare il male, ma è molto di più. Spesso non basta non fare, ma è importante l’azione che si compie e come si agisce nella vita.
3. Aiutare gli altri: è l’unione del sé con il tutto. E’ scoprire che sino a quando tutti gli esseri non saranno risvegliati, nessuno lo sarà, e nello stesso tempo, quando un essere "diviene" un Buddha, l’intero Universo è un Buddha.


I Dieci Precetti Essenziali
Il Maestro Buddhista Shantideva nel suo Bodhicayavatara dice: "Non sono i voti del Bodhisattva a riempire la mia esistenza, ma è il mio vivere che riempie di vita i voti stessi".

1. Entrare nella Via di non uccidere coltivando e incoraggiando la vita.
2. Entrare nella Via di non prendere ciò che non è dato coltivando e incoraggiando la generosità.
3. Entrare nella Via di non abusare dell’amore e del sesso coltivando e incoraggiando una onesta relazione tra tutti gli esseri.
4. Entrare nella Via di non parlare falsamente a proprio vantaggio coltivando e incoraggiando la giusta conoscenza.
5. Entrare nella Via di non intossicarsi e di non intossicare gli altri coltivando e incoraggiando la chiarezza.
6. Entrare nella Via di non giudicare gli altri coltivando e incoraggiando il mutuo rispetto per tutti gli esseri e l’Universo.
7. Entrare nella Via di non elevare me stesso abusando degli altri coltivando e incoraggiando me (se ) stesso e gli altri a vivere in accordo con la propria Natura Risvegliata.
8. Entrare nella Via di non mettere scompiglio nel Sangha coltivando e incoraggiando una relazione reciproca di aiuto tra tutti.
9. Entrare nella Via di non indulgere all’ira coltivando e incoraggiando una relazione di amore e comprensione.
10. Entrare nella Via di non abusare dei Tre tesori coltivando e incoraggiando la Via del Bodhisattva per tutti gli esseri.


Britannicus
00martedì 18 luglio 2006 13:21



Lo Zen Etica

Lo Zen: Filosofia, Religione o Stile di vita?
Lo Zen, non si può dire sia una religione con il significato che si ascrive a questa parola in occidente, né una filosofia, bensì una metodologia dello spirito, della coscienza e della mente che può essere adottata da chiunque in qualunque luogo e tempo.
Lo zen è una pratica viva, si occupa della nostra vita. E’ semplice, diretto e pratico, e riguarda il vivere Qui e Adesso. Come il Buddha si immerse in se stesso superando la propria visione personale, il praticante zen si immerge nell’attimo della vita che vive, per cogliere la realtà e la verità di quell’attimo che è la vita stessa. Solo immergendosi direttamente in ogni attimo della vita possiamo coglierne il significato e viverlo liberamente e creativamente in relazione con le circostanze che si presentano: l’attimo collegato al tutto, il tutto dentro ad un attimo.

Se cerchi il risveglio al di fuori della tua mente, qualsiasi disciplina o buona azione sarà priva di significato. Lo scopo della pratica zen, se vogliamo parlare di scopo, è quello di condurre l’uomo ad un’esperienza diretta della vita stessa. Nell’uomo non risvegliato alla realtà della vita, la legge d’interdipendenza con ogni cosa e di causa ed effetto produrrà una vita illusoria sempre in lotta con la propria mente, i propri pensieri e concetti; nell’uomo che invece abbandona il proprio ego e vive l’attimo per quello che realmente è, la vita sarà in armonia in ogni circostanza, sia nella gioia che nel dolore.

I Quattro pilastri dell’etica zen
Nello zen non ci sono grandi trattati di etica né complessi trattati di morale.
Le indicazioni del vivere zen sono tutte contenute nei quattro enunciati attribuiti al Maestro Bodhidarma, leggendario Monaco errante che portò il buddismo in Cina e al quale lo zen fa risalire le sue origini. Gli insegnamenti di Bodhidarma che fondano la scuola buddista cinese Ch’an, costituiscono in Giappone la radice dello zen del quale Bodhidarma viene considerato il primo Patriarca. E’un buddismo privo degli aspetti dottrinali che si erano cristallizzati nei secoli dopo la morte del Buddha. Un buddismo vivo e diretto a tutti, basato sull’esperienza diretta più che sullo studio scolastico e filosofico.
Queste quattro frasi, di quattro caratteri ognuna, sono tradizionalmente attribuite a Bodhidarma. Sono l’essenza del buddismo ch’an. Più realisticamente si ritiene siano di un monaco d’epoca più tarda Tang: Nanquan Puya (748-843, giapp. Nansen Fugan); ma chiunque le abbia scritte rispecchiano l’essenza dello Zen.

Insegnare al di fuori delle dottrine
Jao wai bie chuan
Kyo ge be tsuden
Non basarsi sulle scritture
Bu li wenzei
Fu rui monji
Mirare direttamente alla mente(cuore) delle persone
Zhi shi ren xin
Ji kishi nin shin
Svela la natura propria e diventa Buddha
Jan xing cheng fo
Ken sho jo butsu

Il senso dei quattro pilastri di Bodhidarma
Antichi eppure freschi e perfettamente attuali questi quattro enunciati ci esortano ad essere aperti e ricettivi a ciò che ogni circostanza in ogni istante ci porta come insegnamento per la vita di tutti i giorni e a non fissarsi su modelli comportamentali e di pensiero schematizzati e cristallizzati A vivere la nostra vita in contatto diretto con il cuore delle persone e non con quello che appare: una relazione sincera con ciò che sentiamo oltre i pensieri della mente egoica.
Vivendo secondo questi principi, la natura di Buddha che è in noi si svelerà
conosceremo noi stessi e la vera vita si schiuderà.

Lo Zen come stile di vita?
Lo Zen è una pratica viva

Un monaco chiede insegnamenti al Maestro che risponde: - Hai già fatto colazione questa mattina?- - Si - risponde il monaco – Allora lava la tazza - replica il maestro.
Ecco lo zen! Ecco l’insegnamento: fare colazione, lavare le ciotole, lavorare, amare talvolta anche soffrire; vivere immerso costantemente nelle azioni che stiamo compiendo di momento in momento. E’ nell’agire che troviamo l’essenza della vita quando l’agire non è il frutto di condizionamenti e attaccamenti egoici.
Dire quindi lo Zen è anche stile di vita è possibile:E’ lo stile di vita assoluto, uno stile semplice, essenziale che mira a far vivere ad esperire direttamente la vita da chi la vive, con corpo mente e spirito uniti. In questo senso lo zen può essere di aiuto a tutte le persone che vogliono risvegliare le proprie capacità di vivere una vita autentica Reale.

Non si può imparare una pratica solo leggendone una descrizione o riflettendo sugli argomenti che la riguardano. Per giungere alla chiarezza e alla comprensione autentica dobbiamo imparare dall’esperienza, e lo Zen è soprattutto questo: esperienza diretta della vita, un tuffo nella realtà,quella incondizionata della vita.
Per fare questo dobbiamo lavorare con i nostri condizionamenti e attaccamenti, con il nostro ego che impediscono questa immersione totale nella realtà. Non si tratta di aggiungere conoscenza alla coscienza, ma come diceva della vita Marcel Proust:

Il vero viaggio, la vera scoperta
Non consiste nello scoprire nuovi territori
Ma nell’avere nuovi occhi.

Se lo Zen ha uno scopo, è questo.
Britannicus
00martedì 18 luglio 2006 13:24
Dieci domande sullo zen.


1. Cosa é lo Zen?
2. Che cosa è la meditazione?
3. Che frequenza di meditazione è necessario mantenere?
4. Che cosa è l’illuminazione e come si raggiunge?
5. Quali sono i benefici nella vita quotidiana della pratica Zen?
6. Che significato ha la recitazione dei Sutra?
7. Che cosa è la consapevolezza e come posso sperimentarla?
8. Vi sono altre forme di pratica zen oltre la meditazione?
9. Il praticante buddista Zen è vegetariano?
10. Posso praticare lo zen senza dovermi convertire al buddismo?


Cosa é lo Zen?
Lo Zen è la nostra vera vita, libera e incondizionata, quella che nel buddismo si chiama natura di Buddha. Tutti siamo liberi e incondizionati in origine, dobbiamo solo tornare a fare questa esperienza, e lo zen ci può indicare come.

Che cosa è la meditazione?
E’ il sedersi nel silenzio della nostra mente, il tornare a essere uno con corpo e mente, ritrovare il nostro essere originario.

Che frequenza di meditazione è necessario mantenere?
Se possibile al mattino per predisporre la nostra mente alla chiarezza necessaria per affrontare la giornata, e alla sera per calmarla dalle avversità che la nostra mente non è riuscita a superare.

Che cosa è l’illuminazione e come si raggiunge?
Scoprire chi veramente siamo sotto attaccamenti e condizionamenti, oltre il nostro ego, ecco l’illuminazione.
Non si tratta di raggiungere l’illuminazione, ma della consapevolezza che noi siamo già esseri illuminati, dobbiamo solo aprire gli occhi.

Quali sono i benefici nella vita quotidiana della pratica Zen?
Il vivere consapevoli di ogni cosa che facciamo, dandoci chiarezza e creatività per vivere ogni momento come momento assoluto della nostra vita.

Che significato ha la recitazione dei Sutra?
I sutra sono gli insegnamenti di chi è passato prima di noi per questa Via, recitarli è comprenderli, comprenderli è renderli vivi nella vita di tutti i giorni.

Che cosa è la consapevolezza e come posso sperimentarla?
Ogni volta che mangi si solo l’atto del mangiare, quando cammini si solo il camminare, quando lavori si solo il lavoro che stai facendo. Quando bevi un bicchiere di acqua sperimenti se è calda o fredda, questa è consapevolezza, ma se pensi a come sarà l’acqua la consapevolezza è scomparsa.

Vi sono altre forme di pratica zen oltre la meditazione?
La vita di tutti i giorni vissuta con consapevolezza è pratica zen.

Il praticante buddista Zen è vegetariano?
Il praticante zen è quello che è.

Posso praticare lo zen senza dovermi convertire al buddismo?
Lo zen non ha conversioni, essendo la via alla nostra natura originaria, è oltre ogni credo, dogma o religione.





Britannicus
00martedì 18 luglio 2006 13:35
Un aspetto essenziale della meditazione è quello di guardare il lato buono delle cose, il lato buono delle persone, il lato buono degli avvenimenti, in questo modo sei circondato da tutto ciò che è buono. La tua crescita, circondato da tutte queste belle cose, è più facile.

[Modificato da Britannicus 19/07/2006 13.55]

Britannicus
00mercoledì 19 luglio 2006 13:22
Meditazione Zazen
Za: essere seduti e stabili come una montagna.
Zen: meditazione comprendere l'essenza dell'universo.
Zazen: è la postura del corpo-spirito il cuore dello Zen.

Sin dall'inizio ogni cosa è rivelata.
Senza Zazen non c’è Zen, Zazen è la manifestazione stessa della Nostra Vera Natura. Noi possiamo leggere e studiare i Sutra, i Maestri, le Cerimonie, ma senza Zazen tutto rimane solo studiare, niente altro che studio:
solo attraverso la meditazione tutto diviene parte della nostra vita.

Possiamo studiare con grandi maestri o faccia a faccia con il Buddha, ma tutto rimane solo studiare se non c’è Zazen.

Dobbiamo comprendere chiaramente che Zazen non è ciò che comunemente intendiamo per meditazione cioè: contemplazioni, visualizzazioni, o mente vuota, non si trova in nessun mudra, chakra o mantra: lo Zazen è rimanere seduti nell’attività del silenzio, del nostro corpo, della nostra mente che divengono partecipi e Uno dell’intero Universo.

Zazen non è un punto nella nostra vita, ma è l’esperienza continua senza inizio e senza fine del nostro Essere.

La pratica di Zazen
Zazen è Essere intimi con l’Universo. Senza una forte pratica di Zazen,la Via del Buddha non può essere realizzata I Shin den Shin, da Cuore a Cuore: rimangono solo parole e descrizione (teoria) senza Zazen.

Ci sono differenti aspetti di Zazen: Shikantaza e Koan.Senza Zazen non c’è Zen , Zazen è la manifestazione stessa della Nostra Vera Natura. Noi possiamo leggere e studiare i Sutra, i Maestri, le Cerimonie, ma senza Zazen tutto rimane solo studiare, niente altro che studio:
solo attraverso la meditazione tutto diviene parte della nostra vita.

Possiamo studiare con grandi maestri o faccia a faccia con il Buddha, ma tutto rimane solo studiare se non c’è Zazen.

Dobbiamo comprendere chiaramente che Zazen non è ciò che comunemente intendiamo per meditazione cioè: contemplazioni, visualizzazioni, o mente vuota, non si trova in nessun mudra, chakra o mantra: lo Zazen è rimanere seduti nell’attività del silenzio, del nostro corpo, della nostra mente che divengono partecipi e Uno dell’intero Universo.

Zazen non è un punto nella nostra vita, ma è l’esperienza continua senza inizio e senza fine del nostro Essere.

Zazen è Essere intimi con l’Universo. Senza una forte pratica di Zazen,la Via del Buddha non può essere realizzata I Shin den Shin, da Cuore a Cuore: rimangono solo parole e descrizione(teoria) senza Zazen.

[Modificato da sissy66 19/07/2006 15.57]

Britannicus
00mercoledì 19 luglio 2006 13:24
Meditare a casa.

Come creare il nostro Dojo.
Qualsiasi luogo può diventare un Dojo dipende dall’atteggiamento con cui lo viviamo.
Dojo significa Do = Via: (è un ideogramma differente dal Do di Zendo), e Jo posto, luogo.
Per meditare dobbiamo innanzitutto trovare un luogo adatto dove sederci, che eleggeremo a Dojo, perché se è vero che si può meditare in ogni luogo e anche in piedi, la meditazione Zazen richiede un luogo tranquillo; come consigliava il Maestro Dogen fondatore della scuola Soto zen nel suo testo “Consigli allo Zazen” - Un luogo silenzioso che non sia né troppo caldo né troppo freddo.
Troviamo nella nostra casa un luogo tranquillo: la stanza da letto, la sala, il corridoio. Quando ho iniziato zazen, meditavo nella stanza da bagno perché era il luogo più sgombro da mobili e oggetti che potessero distrarmi. Scegliamo uno spazio che ha un muro libero davanti a noi e dove non veniamo disturbati. Cerchiamo di creare una sorta d’isolamento temporaneo con l’esterno staccando i telefoni, spegnendo i cellulari e ogni musica. La musica per un certo aspetto rilassa una parte della nostra mente, ma distoglie l’attenzione su noi stessi, attenzione necessaria per sviluppare una buona concentrazione e consapevolezza. Nella meditazione il fattore decisivo e irrinunciabile è l'attenzione. L'attenzione sulla respirazione, l'attenzione sulla nostra mente, l’attenzione a tutto ciò che accade durante la meditazione. L'attenzione è uno dei metodi più diffusi e noti per raggiungere sollecitamente lo stato meditativo; l’attenzione è dopo la postura, la porta alla meditazione Zazen.
E’ importante che ci curiamo di mantenere sempre pulito e libero il luogo scelto per la meditazione, e se lo spazio lo consente possiamo creare un piccolo altare.

* La nostra immagine
* I fiori
* L'incenso
* La Campana
* Riepilogo per punti della meditazione
* Segnali che indicano una meditazione non corretta
* Segnali che indicano una meditazione corretta

[Modificato da sissy66 19/07/2006 15.54]

Britannicus
00mercoledì 19 luglio 2006 13:26
La nostra immagine


Lo Zen non ha immagini da adorare, ma ciò non toglie che un piccolo altare può aiutarci ad entrare meglio nella meditazione, basta un tavolino sul quale metteremo al centro una statua del Buddha. Un grande maestro Zen aveva messo sull’altare solo un filo d’erba a rappresentare la realizzazione dell’universo, anche voi se non vi sentite di mettere statue o raffigurazioni del Buddha potete mettere un fiore o qualsiasi cosa che per voi rappresenti L’Universo. La statua del Buddha sugli altari ha due significati: prima di tutto di reverenza per il fondatore del Buddismo per chi ha iniziato la Via. E’ grazie a Lui se anche voi siete li seduti a meditare e praticare Zen. L’altro significato della statua del Buddha è che rappresenta l’Illuminazione, Buddha significa chi si è risvegliato, la realizzazione dell’Essere. Tutti sono dei Buddha, solo che dobbiamo ancora riscoprirlo: la statua rappresenta la realizzazione a cui tendiamo, è lì sull’altare e testimonia che per tutti è possibile arrivare a questa realizzazione, risvegliarci alla Verità del nostro essere, e riscoprire chi siamo Veramente.


Britannicus
00mercoledì 19 luglio 2006 13:27
I fiori



La natura è il nostro corpo
A fianco della statua del Buddha mettete dei fiori freschi, basta anche un solo fiore ma deve essere sempre fresco. Il fiore fresco è un omaggio alla nostra pratica e al nostro impegno, rappresenta la vita del creato dell’universo. Mettendo un fiore sull’altare, offritelo al Buddha e a tutti gli esseri: non si tratta di un abbellimento estetico, ma della natura viva che pulsa alla quale voi siete collegato, della quale voi fate parte, perciò un fiore o una pianta deve essere curata con atteggiamento d’amore verso la vita che rappresenta. Naturalmente quest’atteggiamento di cura e amore deve essere esteso a tutta la natura: piante, fiumi laghi, mari, montagne, pianure si dice nello zen che sono la voce del Buddha, cioè sono il vostro grande essere esteso. Noi non siamo solo questo piccolo corpo, ma l’intero universo è il nostro corpo, perciò dobbiamo amare e rispettare tutta la natura.
Mettete il fiore nell’acqua fresca che cambierete ogni giorno. L’acqua fresca è la purezza, la trasparenza del vostro essere, la sorgente di vita, è sempre pura come la nostra mente originaria e da vita al fiore della nostra vita.
Mettendo i fiori sull’altare recitiamo queste parole:


Offro questi fragranti fiori simbolo dell’universo
a tutti gli esseri realizzati e a tutti gli uomini,
affinché possano comprendere e realizzare la loro vera natura.

Poi fate Gassho e rimanete un minuto in silenzio meditativo per dare vita all’offerta che avete fatto, perché non sia un gesto vuoto.
Britannicus
00mercoledì 19 luglio 2006 13:28
L’incenso



L’offerta della nostra pratica
In tutti i luoghi sacri si brucia incenso. Sedendovi in Zazen accendete un bastoncino d’incenso, scegliete la fragranza che preferite ma riservate quegli incensi solo ed esclusivamente per la meditazione. L’incenso non deve servire per profumare l’ambiente, quella è una conseguenza, l’incenso rappresenta la vostra realizzazione che si mette a disposizione di tutti gli uomini, di tutto l’universo, il profumo dell’incenso si diffonde nell’aria della vostra stanza, della vostra casa, della vostra città, del vostro paese e del mondo intero, Cosi la vostra realizzazione sia essa piccola o grande è offerta a tutti. Si dice che l’incenso abbia i seguenti vantaggi:

1. Apre la mente all’assoluto
2. Purifica la mente
3. La libera dalle impurità del mondo
4. La sveglia
5. La incoraggia nei momenti di solitudine
6. La libera quando è troppo occupata
7. Ci mette in relazione con l’universo

Accendendo l’incenso teniamolo tra le mani in Gassho e recitiamo queste parole. Poi poniamolo sull’altare ai piedi del Buddha.

Offro questo incenso simbolo della mente risvegliata
a tutti gli esseri realizzati e a tutti gli uomini,
affinché la mia pratica sia di beneficio per tutti.

Poi fate Gassho e rimanete un minuto in silenzio meditativo per dare vita all’offerta che avete fatto, perché non sia un gesto vuoto.
Britannicus
00mercoledì 19 luglio 2006 13:29
La campana



Accanto al vostro posto di Zazen, o sull’altare, ponete una campana. Oggi non è difficile trovare belle campane ad esempio di provenienza dal Tibet o dalla Thailandia: anche una piccola campanella andrà bene. Prima della meditazione offrite i fiori e l’incenso e suonate un colpo di campana per inviare le vostre offerte. La campana rappresenta la voce del Buddha, vale a dire la realizzazione che si diffonde tra tutti gli esseri. Anche quando vi sedete in meditazione, prima di iniziare suonate tre volte la campana e quando terminate una sola volta.

[Modificato da sissy66 19/07/2006 15.55]

Britannicus
00mercoledì 19 luglio 2006 13:31
Riepilogo per punti della meditazione
I. Il luogo
1. Trovare un luogo tranquillo
2. Sistemare un piccolo altare o almeno uno spazio per l’incensiere
3. Accendere l’incenso
4. Suonare tre colpi di campana
II. La postura
5. Sedersi con il bacino stabile e le gambe incrociate al meglio delle nostre possibilità
6. Pressione leggera del bacino verso il suolo per provare una sensazione di radicamento
7. Le ginocchia possibilmente situate alla stessa altezza
8. La colonna verticalizzata, la regione lombare leggermente spinta in avanti
9. Le scapole e le spalle abbassate
10. La nuca leggermente rientrata senza tensione per estendere le cervicali
11. La sommità del cranio allungata dolcemente verso l’alto
12. La lingua tocca i denti davanti
13. Il viso sereno
14. Le braccia in grembo
III. Le mani
15. Le mani con i palmi rivolto verso l’alto la sinistra appoggiata sulla destra
16. I pollici si sfiorano con la punta formando un ovale
IV. L’inizio
17. Inspirare profondamente
18. Espirare lentamente e profondamente
19. Mantenere la postura del corpo immobile, senza rigidità e senza tensioni
V. Le tecniche Meditative
1. Zazen Shikantaza
Il puro essere
2. Zazen Koan se si ha un Koan ricevuto dal Maestro
Aprirsi al cuore dell’esperienza
VI. Il tempo
Rimanete seduti per le prime sedute di Zazen quindici minuti circa,
poi con la pratica allungate il tempo della seduta a venti minuti
e in seguito tutto il tempo che volete.
VII. Quando praticare Zazen
Il tempo migliore è la mattina, se non siete soli in casa, alzatevi quando gli altri dormono così da non disturbare e non essere disturbati.
Se non riuscite a meditare la mattina, meditate prima di coricarvi la sera, ma rinfrescatevi un po’ prima di iniziare, per evitare d’essere facili prede del sonno.
Prima di Zazen evitate di mangiare molto o lasciate trascorrere il tempo per la digestione.
Britannicus
00mercoledì 19 luglio 2006 13:33
Segnali che indicano una meditazione non corretta

Questi sotto elencati sono alcuni dei segnali che indicano che la vostra pratica non è corretta e come rimediare.





Dolore fisico
Sedendovi per i primi tempi in Zazen, può insorgere un leggero indolenzimento alle gambe o alla schiena che scomparirà mano a mano che il corpo si abituerà alle posture di meditazione, ma se il dolore è forte e persiste questi sono alcuni dei rimedi.

* Per la schiena: controllare la posizione che sia ben allungata verso l’alto, che la zona lombare spinga bene in avanti ma senza tensione.
* Per le gambe: cambiare posizione adottando un’altra di quelle suggerite, o alternarle.


Stanchezza e sonnolenza
Per la maggioranza delle persone sedersi in zazen dopo una giornata di intenso lavoro è il modo migliore per ristorarsi, ma non per tutti. Alcune persone hanno bisogno di scaricare le tensioni accumulate facendo movimento.

Il rimedio, se possibile, è fare una bella camminata, anche solo il giro dell’isolato di casa vostra con ritmo calmo da passeggio, oppure rimandare ad altri momenti lo Zazen.

Potete anche alzarvi dalla meditazione e lavarvi il viso con acqua fresca, oppure decidere di trovare uno spazio di tempo differente durante la giornata: se fate zazen di sera cambiate con la mattina e viceversa se lo fate di mattino.

Paura
Alle volte durante zazen ci assale una senso di paura ingiustificata; spesso è la nostra mente che ha paura di lasciarsi andare, perché non conosce ancora che cosa di nuovo subentrerà ai vecchi schemi. Per tutti il cambiamento è un momento difficile e porta con se la paura del nuovo: dobbiamo imparare ad accettarla come nostra, non rifiutarla. Significa che qualcosa sta veramente cambiando, è un buon segnale.

Il rimedio è approfondire ancora di più la pratica, quando la nostra mente vedrà che il cambiamento è verso una condizione migliore, quando riscontreremo che nella vita di tutti i giorni lo zazen inizia a portare chiarezza e serenità, la paura diminuirà sino a scomparire.

Visioni inquietanti Makko
Nello Zazen le visioni inquietanti si chiamano Makko. Tutti hanno nel fondo del nostro essere un lato oscuro che spesso durante la meditazione emerge, può prendere forma di visione terrificante e spaventarci.

Il rimedio è accettare anche i nostri lati più oscuri, sicuri che con la pratica li miglioreremo sino ad eliminarli. Concentriamoci sul conteggio dei respiri o sul Koan così la mente sarà occupata in altro.

Nervosismo e irritabilità durante il giorno
Può essere che la vostra meditazione sia in una fase cruciale, e vediate tutte le cose come un ostacolo alla serenità che invece percepite durante Zazen, significa che inconsciamente vedete la vostra vita separata dalla meditazione.

Il rimedio è cogliere ogni momento della vita come pratica anche i momenti difficili, agitati e stressanti: affrontarli con maggior distacco, che non significa una minor consapevolezza, ma al contrario può servirvi per vederli nella loro giusta posizione rispetto alla vostra vita che cambia. Ancora una volta il rimedio gusto è una maggiore accettazione di voi stessi e del cambiamento che state attuando.


[Modificato da sissy66 19/07/2006 15.53]

Britannicus
00mercoledì 19 luglio 2006 13:34
Segnali che indicano una meditazione corretta

Se dalle sedute di Zazen trovate questi benefici, è sicuramente indice che state facendo progressi.

* Essere più rilassati fisicamente e mentalmente.
* Provare un senso di pace interiore durante Zazen e nella vita di tutti i giorni.
* Essere più premurosi verso il prossimo.
* Essere capaci di concentrarvi maggiormente, anche nelle cose che non ritenete moto i importanti.
* I vostri desideri diventano più essenziali.
* Vi sentite uno con tutti gli esseri e parte dell’universo.
* Tutta la vita vi sembra abbia una sensazione di nuovo, come se non l’aveste mai vissuta prima, anche le cose che ripetete quotidianamente da anni vi appaiono sotto una luce diversa, più illuminante, e riuscite ad affrontarle con maggior chiarezza.

Naturalmente sono tantissimi altri i segnali che vi diranno che la vostra pratica sta fiorendo.
Ognuno di noi è in grado di percepire i segnali giusti che la pratica porta alla nostra vita, basta che si ascolti e si osservi: non mancheranno.




sissy66
00mercoledì 19 luglio 2006 15:51
sissy66
00mercoledì 19 luglio 2006 16:04
KIN-HIN



...è la meditazione camminata che risale direttamente a Shakyamuni Buddha.
E' Zazen in movimento come dovrebbe essere ogni nostra azione nella vita quotidiana: concentrati totalmente su ogni passo senza pensare nè al prima nè al dopo.
Il prima e il dopo sono soltanto frutti dell'immaginazione.
Britannicus
00mercoledì 19 luglio 2006 22:40
Ho sentito...


In un villaggio un uomo impazzì. Era un pomeriggio assolato e lui camminava tutto solo per la strada. Camminava veloce, cercando di non aver paura... Se c'è qualcuno si può aver paura, ma se non c'è nessuno intorno come si fa a spaventarsi? Eppure noi abbiamo paura anche quando non c'è nessuno. In realtà abbiamo paura di noi stessi, e quando siamo soli la paura è ancora più grande.
Quell'uomo era solo, e si spaventò al punto da mettersi a correre. Era un pomeriggio tranquillo e sereno, e non vi era nessuno attorno a lui. Quando si mise a correre, sentì il suono dei passi rimbombare precipitosi dietro di sé, e si spaventò ancor di più: forse qualcuno lo stava inseguendo. Allora, impaurito, si guardò alle spalle con la coda dell'occhio e vide una lunga ombra che lo inseguiva. Era la sua ombra, ma vedendo che gli correva dietro, corse ancor più velocemente. A quel punto non fu più in grado di fermarsi, perché più forte correva e più rapida l'ombra lo seguiva; alla fine impazzì. Ma certa gente venera anche i pazzi...
Quando lo videro correre in quel modo per il
, villaggio, in molti pensarono che stesse seguendo qualche pratica ascetica di grande rilevanza. Non si fermava mai, se non nel buio della notte, quando l'ombra spariva facendogli credere che nessuno lo inseguisse più; all'alba ricominciava a correre. Alla fine non si fermò più neanche di notte: pensò che, malgrado la distanza percorsa di giorno, mentre riposava l'ombra lo raggiungesse e ricominciasse a inseguirlo al mattino.
Allora si mise a correre anche di notte; impazzì completamente: non mangiava, né beveva. Migliaia di persone lo osservavano, ricoprendolo di fiori o porgendogli pane o acqua. La gente cominciò a venerarlo ancor di più; a migliaia lo rispettavano. Ma lui impazzì sempre più, finché un giorno stramazzò a terra e morì. Gli abitanti del villaggio in cui morì gli eressero una tomba all'ombra di un albero e chiesero a un vecchio mistico della zona cosa scrivere sulla lapide. Il mistico dettò alcune righe.
Da qualche parte, quella lapide esiste ancora. Qualcuno ci si potrebbe anche imbattere. Il mistico vi fece scrivere: «Qui giace un uomo che ha sprecato tutta la sua vita fuggendo dalla propria ombra. Un uomo che ne sapeva meno della sua stessa lapide, perché questa è protetta dall'ombra e non corre, quindi non crea ombra alcuna».

Britannicus
00mercoledì 19 luglio 2006 22:46
Esaminare la Via del Buddha è esaminare se stessi.


Esaminare se stessi è dimenticare se stessi.
Dimenticare se stessi è venire illuminato dai diecimila Dharma.
Essere illuminato dai diecimila Dharma è essere liberati dal proprio corpo e dalla propria mente e da quelli degli altri Non rimane traccia di illuminazione, e questa illuminazione senza traccia continua per sempre.
Quando all'inizio uno cerca il Dharma, è molto lontano dal suo ambiente.
Quando uno ha già trasmesso il Dharma -a se stesso in modo giusto, in quel momento è già il sé originario. Quando si naviga, se si guarda la costa, si potrebbe pensare che è la costa a muoversi.
Se uno esamina i diecimila Dharma con illusione di corpo e mente, penserà che la propria mente e la natura siano permanenti.
Se uno pratica a fondo e ritorna al vero Sé, diventerà chiaro che i diecimila Dharma sono privi di sé.
La legna da ardere diventa cenere, e non si trasforma di nuovo in legna da ardere.
Ma non ipotizzare che la cenere sia dopo e la legna da ardere prima.
Dobbiamo capire che la legna da ardere è nello stato in cui è legna da ardere, e in quanto tale ha il suo prima e il suo poi. Tuttavia, malgrado il suo passato e futuro, il suo presente è indipendente da loro.
La cenere è nello stato in cui è cenere, e in quanto tale ha il suo prima e il suo dopo.
Come la legna da ardere non diventa legna da ardere dopo essere diventata cenere, così dopo morte, non si ritorna a vivere di nuovo.
In questo modo, che la vita non diventi morte è un fatto assoluto del Dharma del Buddha, e per questa ragione la vita è chiamata Innata.
Che la morte non diventi vita è il ruotare buddhico della perenne Ruota del Dharma, e quindi la morte è chiamata il non-estin-to.
La vita è un periodo a sé. La morte è un periodo a sé.
Britannicus
00mercoledì 19 luglio 2006 22:48
Una parabola Zen termina così:

Infine egli arrivò di fronte a un imponente castello, sulla cui facciata erano incise queste parole: «Io non appartengo a nessuno e a tutti. Prima di entrare, tu eri già qui. Quando te ne andrai, rimarrai qui».
Britannicus
00mercoledì 19 luglio 2006 22:50


Il giorno in cui Buddha si illuminò, la gente si radunò intorno a lui e gli chiese: «Cos'hai raggiunto?». Buddha rispose: «Non ho raggiunto nulla. Sono semplicemente giunto a vedere ciò che non avevo mai perso. Ho trovato ciò che già possedevo». A quel punto, in un moto di compassione, la gente di quel villaggio commentò: «Che peccato, hai lavorato per niente».
«Sì,» disse Buddha «in un certo senso è vero che ho lavorato inutilmente. Ma ora ho ottenuto questo vantaggio: adesso non dovrò più lavorare. Adesso non cercherò più alcunché, non farò alcun viaggio, non vagherò all'inseguimento di qualcosa: ecco ciò che ho guadagnato. Ora so di essere dove già ero.»

Britannicus
00mercoledì 19 luglio 2006 22:56
Esiste una massima Zen che dice:

“Nulla, assolutamente nulla di nulla, è occulto;
da sempre, ogni cosa è evidente quanto la luce del giorno”.
Ma per te, non tutto è così chiaro;
questo non significa che non esista la luce del giorno,
significa semplicemente che tu sei lì, con gli occhi chiusi.

Britannicus
00mercoledì 19 luglio 2006 23:13
Qui e ora.

Studente Zen:
"Ebbene, Maestro, l'anima è immmortale, oppure no?
Noi sopravviviamo alla morte del nostro corpo, oppure veniamo annientati?
La nostra anima si dissolve e si divide in elementi che vengono riciclati,
oppure entriamo, in quanto singola unità, nel corpo di un organismo biologico?
Inoltre, conserviamo i nostri ricordi, oppure no?
E' forse falsa la dottrina della reincarnazione?
E' forse giusta la nozione cristiana della resurrezione?
E se è così, si risorge in quanto corpi, oppure la nostra
anima entra in una sfera spirituale meramente platonica?"

Maestro:
"Guarda che ti si raffredda la colazione".


Questa è la via dello Zen: portarti "QUI E ORA".

La colazione è molto più importante di qualsiasi paradiso. La colazione è molto più importante di qualsiasi concezione di Dio. La colazione è molto più importante di qualsiasi teoria sulla reincarnazione, sull'anima, sulla rinascita e su simili assurdità.
Perché la colazione è "qui e ora".
Britannicus
00mercoledì 19 luglio 2006 23:28
La suprema condotta è in assenza di sforzo.

La realizzazione della meta è non avere né speranza né timore."

"Pensare che la pratica zen significhi abbandonare ogni comprensione è un grave errore. Come disse un antico: 'non può essere ricercato consciamente, eppure non si può trovare nell'incoscienza; non può essere raggiunto dalle parole, eppure non può essere compreso dall'ignoranza'."

"Se un uomo giusto predica la via sbagliata, la via seguirà quell'uomo e diverrà giusta. Se un uomo sbagliato predica la via giusta, la via seguirà quell'uomo e diverrà sbagliata".

[Chao-chou (Joshu)]
Britannicus
00giovedì 20 luglio 2006 12:58
Da “I vagabondi del Dharma” di Jack Kerouac
“…è un mondo pieno di nomadi col sacco sulle spalle.
Vagabondi del Dharma che si rifiutano di aderire alle generali richieste ch’essi consumino prodotti e perciò siano costretti a lavorare per ottenere il privilegio di consumare tutte quelle schifezze che tanto nemmeno volevano veramente,come frigoriferi,apparecchi televisivi,macchine,almeno macchine nuove ultimo modello,certe brillantine per capelli e deodoranti e generale robaccia che una settimana dopo si finisce col vedere nell’immondezza,tutti prigionieri di un sistema di lavora,produci,consuma,lavora,produci,consuma,ho negli occhi la visione di un’immensa rivoluzione di zaini ,migliaia o addirittura milioni di giovani americani che vanno in giro con uno zaino,che salgono sulle montagne per pregare,fanno ridere i bambini e rendono allegri i vecchi,fanno felici le ragazze ancor più felici le vecchie,tutti Pazzi Zen che vanno in giro scrivendo poesie che per caso spuntano nella loro testa senza una ragione al mondo e inoltre essendo gentili nonché con certi strani imprevedibili gesti continuano a elargire visioni di una libertà eterna a ognuno e a tutte le creature viventi,ecco cosa mi piace di voi …voi due ragazzi della East Coast che io ritenevo morta.”
Britannicus
00giovedì 20 luglio 2006 13:01
da "I vagabondi del Dharma "di Jack Kerouac

…e in realtà Japhy era considerato un eccentrico fra gli studenti,e questi sono giudizi normali nelle università e negli ambienti universitari tutte le volte che un vero uomo fa il suo ingresso in scena,perché le università altro non sono che delle scuole di buone maniere per un anonimato piccolo borghese che normalmente trova la sua perfetta espressione oltre la cinta universitaria in file di case facoltose con prati e apparecchi televisivi in ogni salotto dove tutti guardano la stessa cosa e pensano la stessa cosa allo stesso momento mentre i Japhy del mondo intero vanno ad esplorare le solitudini per sentire la voce che grida nel deserto,per ritrovare l’estasi delle stelle,per scoprire il buio misterioso segreto dell’origine di una piatta disincantata civiltà crapulona.
“tutta questa gente” diceva Japhy “ hanno tutti gabinetti a mattonelle bianche e fanno sporchi stronzi grossi come quelli degli orsi di montagna,ma tutto vien spazzato via in razionali fogne supercontrollate e nessuno pensa più agli stronzi né si rende conto che la sua origine è merda e fetore e rifiuto del mare.
Passano tutta la giornata a lavarsi le mani con saponi cremosi che sognano in segreto di mangiare nel bagno.”…



Britannicus
00giovedì 20 luglio 2006 13:26
I Sutra

La parola del silenzio
Nello zen è dal silenzio della meditazione che impariamo ad usare le parole, dopo un’ora di silenzio le parole escono dal profondo del nostro essere calme e consapevoli del loro pregnante significato. Imparare a tornare ad esprimere con consapevolezza ciò che sentiamo dentro la parola può avere un forte impatto di trasformazione in noi e negli altri, ma deve nascere dal profondo di una mente calma e libera. La parola è la forma sonora della nostra mente, del nostro Essere.
La parola Sutra in sanscrito significa: Filo per infilare le perle.
Le perle sono gli insegnamenti illuminati dei saggi maestri. Nel Buddismo ci sono molti Sutra, alcuni discendono direttamente dalle parole del Buddha, altri da quelle di maestri zen. Nei dojo zen dopo lo Zazen si recitano sempre i sutra. Due sono le ragioni per recitare i Sutra: una è per penetrare gli insegnamenti dei maestri, fare nostre le loro parole e mettere in pratica la comprensione profonda dei loro insegnamenti, in secondo luogo, recitare i Sutra crea uno stato di coscienza favorevole alla comprensione stessa degli insegnamenti zen. La recitazione dei sutra armonizza mente e corpo, quando si recitano assieme agli altri meditanti è un modo per divenire un'unica voce nel creato, per essere corpo e mente uno con tutti. Anche se pratichiamo da soli, dovremmo recitare almeno i Quattro voti dello zen e la dedica dello Zazen, cioè della nostra pratica.

* I Quattro voti del Bodhisatva
* Il Sutra del Cuore - Maka Hannya Haramitta Shingyo
* Samadhi dello specchio Prezioso - Hokyozanmai
* Gli ammonimenti di Kozen Daito
* Gata della Campana
* Esortazione - Sho Ji Ji Dai Mu Jyo Jin Soku
* Dedica dei Sutra

Britannicus
00giovedì 20 luglio 2006 13:30
I Quattro voti del Bodhisatva


Chi è un Bodhisattva
Nel Buddismo il bodhisattva è la persona che s’impegna alla realizzazione del proprio Essere, ma non solo per beneficio personale, ma per aiutare tutte le persone. Tutti, se siamo animati da vero spirito di ricerca di verità, devono mettere al servizio degli altri la nostra ricerca, praticare zazen solo per noi stessi è sterile e non porta a nulla se non ad accrescere il nostro ego. Tutti gli Esseri sono legati l’uno all’altro dalla legge d’interdipendenza, ciò che noi facciamo, sempre, direttamente o indirettamente coinvolge tutti, anche se noi pensiamo di sedere in meditazione solo per il nostro beneficio personale, quando questo beneficio inizia ad arrivare, la nostra vita cambia in meglio e tutte le persone che sono vicino a noi vengono coinvolte da questo nostro miglioramento. Ancora meglio quindi è dedicare sin dall’inizio la nostra pratica agli altri, questo ci aprirà alla visione del mondo come realtà unica e non solo come nostro mondo personale, sino a quando ricercheremo solo il nostro piacere, saremo nel mondo dell’egoismo e separati da tutti gli Esseri.
Questi voti sono recitati tre volte di seguito e sono la dedica della nostra pratica.

Shiguseigan
Shu-jo mu-hen sei-gan do.
Bon-no mu-jin sei-gan dan.
Ho-mon mu-ryo seigan gaku.
Butsu-do mu-jo sei-gan jo.

I Quattro voti del Bodhisattwa
Gli esseri sono innumerevoli
voto di aiutare tutti.
Le brame sono inesauribili
voto di estirparle tutte.
Gli insegnamenti sono infiniti
voto di apprenderli.
La Via del Buddha è suprema,
voto di realizzarla.

Gli esseri sono innumerevoli
voto di aiutare tutti
Dedicare la propria pratica agli altri, non significa che dobbiamo lasciare il nostro lavoro e partire andando per il mondo ad aiutare i diseredati, gli ammalati e i poveri, se sentite di fare questo molto bene, ma non ha niente a che fare con il dedicare la propria pratica agli altri.
Le brame sono inesauribili
voto di estirparle tutte.
Dedicare agli altri la propria pratica, significa fare un lavoro continuo per abbandonare il proprio ego, i propri attaccamenti e condizionamenti che ci separano dalla verità e quindi dagli altri.
Gli insegnamenti sono infiniti
voto di apprenderli
Ogni azione vissuta con consapevolezza mi insegna a vivere meglio, mi avvicina al mondo, rende sempre più sottile quel muro che mi separa da tutto.
Tutti, se viviamo con consapevolezza e non per solo per il nostro tornaconto egoico, siamo dei Bodhisattva, siamo dei Bodhisattva in potenziale, ma dobbiamo ancora trovare la via per esprimere questa nostra natura, e lo zen ci offre questa opportunità di percorrere la via che esprime al meglio la nostra vera Natura.
La Via del Buddha è suprema,
voto di realizzarla
Come si dice nello zen, tutti siamo già dei Buddha, dobbiamo solo farne esperienza per rendercene conto, per Risvegliarci, allora vivremo liberi in armonia con gli altri, e ogni cosa che faremo sarà di beneficio per tutti gli Esseri.


Britannicus
00giovedì 20 luglio 2006 13:34
Il Sutra del Cuore


Maka Hannya Haramitta Shingyo
Il Bodhisattva Avalokitesvara, praticando la Prajna Paramita,realizzò che i cinque elementi sono vuoto sanando tutte le sofferenze.
O Sariputta, la forma non è differente dal vuoto,il vuoto non è differente dalla forma; forma è vuoto, vuoto è forma; ciò vale anche per gli altri quattro elementi: sensazione, percezione, discriminazione e coscienza.
O Sariputta, tutti i Dharma sono vuoto, quindi non hanno né inizio né fine, non sono puri nè impuri,non si accrescono né diminuiscono.
Poiché tutte le cose sono vuoto, non c'è né forma, percezione, impulsi, coscienza; non esistono occhio, orecchio naso, lingua, corpo, intelletto; non esiste né colore, né voce, olfatto, gusto, tatto, legge; non c'è né il mondo che si vede né il mondo della coscienza, non ci sono tenebre né fine delle tenebre, né vecchiaia né morte, né inesistenza di vecchiaia e di morte.
Non ci sono le quattro verità: sofferenza, causa della sofferenza, distruzione della sofferenza, ottuplice sentiero.
Non esiste né saggezza né miglioramento in quanto non c'è nulla da raggiungere.
Il Bodhisattva, mediante la Prajna Paramita, supera tutti gli ostacoli ed è libero. Essendo libero non esiste più paura, gli errori e le illusioni vengono allontanate e si arriva al Nirvana.
Tutti i Buddha del passato, presente e futuro, mediante la Prajna Paramita, ottengono l'illuminazione giusta e perfetta.
Perciò il Mantra della Prajna Paramita è il grande Mantra, il Mantra della Grande Chiarezza, il Mantra Supremo, il Mantra Incomparabile, è capace di togliere tutte le sofferenze, è verità e non falsità.
Esso dice: "Andato, andato, andato all'altra riva ed approdato all'altra riva, Bodhi Swaha !"



[Modificato da Britannicus 21/07/2006 13.31]

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