Con coppia:
Coppia: Gellert Grindelwald/Ariana Silente
Prompt: In un mondo fitto di ipocrisia, avere gli occhi limpidi era la più grande delle condanne
Il canto tra le rovine
In un mondo fitto d'ipocrisia, avere gli occhi limpidi era la più grande delle condanne. Ariana li aveva azzurri, grandi, pieni di enigmi.
"Sembra una bambina."
"È una bambina, Gellert."
**
Così fragile che potresti romperla soltanto guardandola,
eppure —
"Sta sorridendo, Albus."
"Il sorriso è l'unica cosa che non le hanno portato via."
"Ma è la più importante."
Ariana racchiude milioni di storie mai lette. Ti sorride e le schiude in una tacita promessa. I suoi occhi tornano limpidi, e gli enigmi diventano un libro aperto.
"È... diversa."
"È perfetta."
**
Ariana ha gli occhi indifesi di chi il mondo l'ha visto in tutta la sua atroce nudità e n'è stato trafitto. Il mondo è sporco. Il mondo è sconcio e marcio e putrido perché nessuno l'ha mai purificato. Ha violato lei, che era innocente.
Non merita d'essere perdonato.
"Quanto tempo credi che le resti prima della trasformazione?"
"Un anno, o poco più."
"Mio fratello non dovrà mai scoprirlo."
"Non gli dirò niente, Albus. Te lo prometto."
C'è tanto da fare — una vita intera da sacrificare. Ma Ariana continua a sorridere, e le sue labbra delineano la strada giusta da seguire tra le rovine di quel mondo bugiardo. È la tua sirena ammantata d'infinito, la malia che non smette di cantare nemmeno di notte, quando tutto si spegne.
**
Tutti si proclamano santi e nascondono la colpa dietro abiti inamidati. Ma il male è visibile, resta intrappolato nei tremiti delle dita, nei battiti incontrollati delle ciglia, nei denti che si stringono. Non c'è possibilità di redenzione per una razza come la
loro.
Sei affamato, Gellert. Il tempo stringe.
Le sfiori le guance con grazie feroce,
trafitto. Ariana è il simbolo che aspetti da una vita — vorresti portarla con te, vorresti —
Ha la pelle chiarissima, i capelli biondi, gli occhi azzurri, limpidi — solo
per te, che li sai leggere.
Ti sorride con dolorosa sincerità.
Non lascerai che il mondo la dimentichi.
"Per lei, Albus. Per lei che è giusta. Contro di loro, perché l'hanno condannata."
**
"Siete due inconscienti!"
Aberforth non capisce — non l'
ha mai capita. Lei —
"La stai trascurando per seguire quel folle, Albus! È tua sorella, maledizione!"
State facendo
tutto per lei.
Tu stai facendo tutto per lei. Aberforth non deve osare, merita soltanto la Maledizione Cruciatus.
Ariana, non —
La guardi, mentre respingi l'incantesimo di Albus, e senti la bestia raschiare nel suo corpo sottile, l'oscurità supplicare d'uscire. Per un istante hai l'irresistibile impulso d'assistere alla sua liberazione, ma poi senti qualcosa spezzarsi dentro di te.
È finita.
Non —
c'è tempo.
Per colpa tua.
Ti porterò via da qui,
prima che —
Fletti il polso verso di lei, in un doloroso gesto d'addio.
Limpida. Rimani —
Sempre.
**
Lei non se n'è andata. Il suo sorriso vive in ogni tua risata sfrenata, quando la terra devastata dai lampi si macchia di sangue sporco.
Li ucciderai tutti, per lei.
L'Europa — il mondo intero — canterà il suo nome.
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Coppia: James Potter/Lily Evans
Prompt: Un sentimento è una strana creatura: ti stravolge, t’assilla e solo infine si rende conoscibile
Resistenze che si sgretolano (al profumo di cannella)
Prendendo posto accanto all’ultima persona che avrebbe scelto come compagno, Lily sospirò.
“Ben arrivata, mio dolce fiore…”
“Non cominciare, Potter!”
“Pensavo che ci chiamassimo per nome, ora che siamo colleghi.”
La ragazza non replicò, recuperando il libro ed attendendo istruzioni dall’insegnante.
“Meraviglioso! I nostri due Capiscuola hanno deciso di lavorare insieme!” trillò, deliziato, Lumacorno.
James sorrise apertamente, spingendo Lily a sollevare gli occhi al cielo.
Le iridi nocciola divertite incontrarono le loro controparti smeraldine, assottigliate minacciosamente. “Prometto d’essere diligente.”
“Va bene, Potter!”
“James...”
Questa volta fu Lily a sorridere. “Va bene, James.”
*
Le lezioni di Pozioni in coppia divennero una confortante routine per Lily, obbligata anche a svolgere due turni di guardia insieme a James, oltre che presiedere alle riunioni con i Prefetti. Il suo collega era migliore di lei nell’organizzazione dei turni, ma questo non era sorprendente, visto il ruolo di capitano che ricopriva da tre anni.
“Oggi inizieremo a preparare il Distillato della Morte Vivente.”
“Proprio quello che ci vuole di questi tempi...”
Il commento di James l’avrebbe fatta infuriare solo poche settimane prima, ma era innegabile che l’atmosfera fuori da Hogwarts fosse in netto peggioramento. Gli angoli della sua bocca si sollevarono in un lieve sorriso, subito ricambiato dal ragazzo, prima che s’alzasse per andare a recuperare il necessario, com’era ormai consueto che facesse.
Dopo aver riletto la lista d’ingredienti alla lavagna, Lily si voltò verso l’armadio delle scorte, individuando subito la testa spettinata di Potter, vicina a quelle di Lupin e Black.
‘Ha un bellissimo sorriso.’
Quel pensiero inaspettato la stupì, così come il battito accelerato del suo cuore, quando il medesimo sorriso venne rivolto a lei, mentre James si risedeva al suo fianco.
*
Quando, qualche giorno prima dell’uscita a Hogsmeade, la sua migliore amica constatò che James aveva mantenuto la promessa, Lily ribatté che aveva tempo per infrangerla, seguendola in Sala Grande.
Una volta sedutasi al tavolo di Grifondoro, prese un muffin ed un caffè, chiacchierando con le compagne.
“Lily!”
‘Eccolo alla carica.’
“Si, James?”
“La McGranitt vuole vederci alle 9.”
“Andiamo insieme?”
Lui annuì. “Ci vediamo tra venti minuti?”
‘Non m’ha chiesto di uscire.’
Era forse delusa? Si chiese, sconcertata, scacciando subito il pensiero.
*
Ritornando alla torre di Grifondoro dopo la ronda, il venerdì successivo, Lily percepì il profumo presente nell’Amortentia il giorno precedente.
Osservò di sottecchi James, mentre raccontava degli allenamenti prima della partita con Serpeverde, comprendendo che era cannella.
“Profumi di buono” disse a bruciapelo.
Lui interruppe il monologo, sistemandosi gli occhiali sul naso e riservandole quel sorriso coinvolgente che gl’illuminava gli occhi. “Si tratta di...”
“Cannella!” l’interruppe Lily, arrossendo.
“Pochi la riconoscono” sussurrò ammirato.
“L'ho sentita ieri a Pozioni...”
“Nell’Amortentia?”
“Già...”
Lily Evans poteva affermare di aver,
finalmente, zittito James Potter.
“Inutile negarlo, direi...”
“Cosa?”
“Hai vinto ogni mia resistenza, James…”
Il profumo di cannella s’intensificò, quando lui invase il suo spazio personale, portando le loro labbra a sfiorarsi.
“Significa che verrai a Hogsmeade con me?”
Lily lo baciò con impeto.
“Immagino che sia un sì…”
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Coppia: James Sirius Potter/Rose Weasley
Prompt: Le strade percorribili sono tante e diverse, eppure riusciva sempre a imboccare quella sbagliata
Fuori rotta
«Ci sono mille corridoi, eppure imbocchi sempre quello sbagliato!».
Raccogli in fretta le pergamene da terra e gli dai le spalle, fingendo un’indifferenza che non provi.
«Sei tu che hai sbagliato strada, Rose…».
Sai che ora è appoggiato al muro, la solita aria sardonica e lo sguardo che brilla di malizia; sai di avere i suoi occhi puntati addosso e senti le orecchie in fiamme.
È da quest’estate che James ha iniziato a guardarti come se volesse spogliarti. E tu hai iniziato mentalmente a lasciarglielo fare.
Prima regola: studia la mappa.
***
«In giro oltre il coprifuoco?».
Ti sorprende alle spalle mentre sei intenta a scrivere i tuoi pensieri.
«Sto studiando».
«Rose Weasley, non dire bugie…».
Prova a sfilarti di mano il diario, ma tu sei più veloce.
«Tu, piuttosto, cosa fai qui?».
«Muori dalla voglia di saperlo, vero?».
Ha il sorriso beffardo che riserva solo a te; vorresti strapparglielo dal viso a suon di schiaffi, ma ti trattieni: mai un capello fuori posto, mai una parola o un gesto che possano condurti fuori rotta.
James se ne va; senti le viscere contrarsi come serpi quando lo senti bisbigliare per le scale e capisci che non è solo.
Seconda regola: affidati alla bussola.
***
Quand’è che tutti sono andati a dormire, lasciandovi davanti al camino e a una bottiglia di Vino Elfico?
«A cosa stai pensando?».
James è ipnotizzato dalle fiamme danzanti, ma quando la tua voce infrange il silenzio, il suo sguardo riacquista lucidità.
«Alla tizia dell’altra notte?».
Da quando sei così spavalda e le parole ti scivolano dalle labbra prima che tu possa fermarle?
«Gelosa?».
Quand’hai cominciato a fingere di sistemare le braci per sfiorarlo distrattamente con il braccio?
«James, ti piace così tanto dire sempre la cosa sbagliata?».
«Mai quanto
farla…».
Lo leggi nei suoi occhi quando si gira a guardarti: James ti sta pregando di sbagliare con lui.
Terza regola: niente scorciatoie.
***
«Ieri sei scomparsa».
Pensavi che la Biblioteca fosse un porto sicuro e invece ti ritrovi in trappola: la schiena contro lo scaffale, l’odore di carta e di polvere, la sua figura che si staglia nella luce fioca.
«Hai sbagliato strada?».
«Nessuna strada è sbagliata se mi porta da te».
Ti parla a bassa voce, guardandoti dritto negli occhi, incatenandoti lì, senza nemmeno sfiorarti; senti il legno premerti contro le scapole e vorresti che fossero le sue mani a farlo.
«James… Cosa fai qui?».
«Fidati, non vuoi saperlo…».
Senti il cuore esplodere: James è troppo vicino e tu sei troppo lontana da te stessa.
Quarta regola: non allontanarti dal sentiero.
***
«Sei innamorata di me».
Non è una domanda.
Ti giri e sai già cosa incontreranno i tuoi occhi: il tuo diario tra le sue mani, un'affermazione inattaccabile su ogni fronte, incisa nella carta e sulla tua pelle.
La gola secca, le labbra socchiuse in una preghiera tacita, le mani che tremano; l’eco impietosa della sua risata che aleggia ancora.
Hai preso la strada sbagliata, e sei finita sull’orlo del precipizio.
Quinta regola: non perderti.
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Coppia: Sirius Black/Alice Paciock
Prompt: Amava impazzendo, perdendo ogni pudore, perdendo persino se stessa/o
Il lupo
Alice gettò un’occhiata alla porta del dormitorio. Dal piano di sotto la musica giungeva ovattata, ma lei non aveva ancora voglio di unirsi ai festeggiamenti per la vittoria di Grifondoro alla partita di Quidditch. Tese la mano a mezz’aria e la bacchetta volò nella sua mano senza che lei emettesse un suono. Un vortice cristallino comparve a mezz’aria in risposta al movimento rotatorio della sua mano, poi si estese assumendo una forma ovale e il fumo sparì, lasciando il posto ad una superficie riflettente dove Alice incontrò il suo stesso sguardo. Si lasciò scivolare sulle spalle la vestaglia dello stesso colore rosso delle tende dei baldacchini. Agitò nuovamente la bacchetta e lo specchio si estese ancora di modo che lei potesse specchiarvisi con tutto il torace. Pose le sue piccole mani al punto più stretto della vita, dove poi si allargava verso l’alto per formare la linea tenera del seno e verso il basso per quella morbida del bacino; poi infilò le dita tra i capelli a caschetto che le incorniciavano il viso tondo, schiuse leggermente le labbra carnose e socchiuse gli occhi scuri, reclinando la testa di pochi centimetri.
Un paio di occhi grigi ricambiavano il suo sguardo da dietro la tenda purpurea di uno dei baldacchini, circondati da una peluria nera e folta. Alice sbattè le palpebre un paio di volte; quando guardò di nuovo nello specchio, quello che vide le confermò di non essere sola. All’improvviso ci fu un grande movimento dietro la tenda rossa del baldacchino. Come scossa dal vento, si levò appena e lei vide un paio di occhi come i suoi, una frangetta sudata e spettinata – ma scura come la sua, e delle labbra che erano le sue gemelle sfiorare la spalla nuda di qualcuno voltato di spalle.
Alice aprì gli occhi. Ansimava come se avesse corso e si sentiva straordinariamente accaldata.
Capendo di trovarsi nella Sala Comune, scorse subito James Potter e i suoi: erano seduti sulle poltrone davanti al fuoco, che erano state girate a mo’ di troni e ora fronteggiavano il resto della sala comune. James aveva una corona di carta che gli pendeva da un lato e una gamba sul bracciolo della poltrona. Sirius, seduto più composto nella poltrona accanto alla sua, sorseggiava distrattamente quella che aveva tutta l’aria di essere del Whisky Incendiario. La Sala Comune era immersa in una soffusa luce rossa, anche più del solito, probabilmente per le fiamme racchiuse nei barattoli di marmellata disseminati qua e là. Frank Paciock la guardava dall’altra parte del tavolo.
- Ti avevo detto di andarci piano con il Whisky Incendiario!
Ma lei guardava Sirius, che ora stava parlando con la ragazza dai capelli più biondi che Alice avesse mai visto.
James Potter urlò, alzandosi in piedi: la corona di carta che aveva sulla testa era in fiamme. In pochi minuti si scatenò il panico, ma Alice rimase calma mentre guardava Sirius aiutare l’amico. Il sapore della sua pelle era ancora impresso sulle sue labbra.
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Coppia: Remus Lupin/Ninfadora Tonks
Prompt: Non puoi dimenticare chi sia la tua felicità. Puoi fingere di non saperlo, ma lei prenderà a bussare lo stesso alla tua porta
La scelta del cuore
Le fiamme danzanti si riflettevano nei suoi occhi vacui e mesti.
Remus Lupin sospirò e strinse forte i lembi della coperta, rannicchiandosi sul divano sfondato. Erano trascorsi pochi giorni dall’ultima luna piena e si sentiva sfibrato e debole. In più, a causa dei dissennatori totalmente sfuggiti al controllo del Ministero, quell’estate si stava rivelando fin troppo fredda, ma non erano quelle oscure creature a turbarlo, no, il gelo che sentiva era dentro la sua anima.
Improvvisamente il viso a forma di cuore di una giovane dai capelli rosa baluginò nella sua mente e un fiotto di calore gli inondò il petto. Succedeva sempre così in quei momenti di sconforto, il ricordo del suo volto lo riscaldava e quello della sua risata genuina lo consolava. La medesima sensazione suscitatagli sempre dalla compagnia dei Malandrini, i suoi fratelli.
Sorrise mestamente rammentando le scorribande notturne e gli scherzi che avevano esasperato l’intero corpo docenti di Hogwarts. James, Sirius e Peter l’avevano accettato nonostante il suo
piccolo problema peloso. Per lui si erano trasformati in Animagi e insieme avevano vagato nottetempo per il parco di Hogwarts e per il villaggio di Hogsmeade, senza curarsi delle conseguenze. Erano felici e si sentivano padroni di quel loro piccolo mondo. Erano ragazzi e si sentivano invincibili, tanto da credere che avrebbero vinto la guerra. E, invece, si erano sbagliati. La guerra si era portata via i Malandrini uno alla volta: prima Peter, il traditore, poi James, infine Sirius.
Non era più un ricordo felice. Al pensiero di essere rimasto solo, il gelo dentro di lui si estendeva fino a paralizzarlo, ma mai del tutto: il volto della giovane donna tornava prepotentemente alla sua mente.
Un Remus bambino aveva temuto di non conoscere mai l’amicizia, ma, grazie ad Albus Silente era accaduto; ora un Remus ormai adulto si rifiutava di chiamare con il nome appropriato quello strano sentimento sorto tra lui e la giovane Tonks.
L’
amore non era un sentimento consono a quelli come lui:
i lupi mannari non amano. Non avrebbe condannato la giovane Tonks a una vita da emarginata, da reietta. Una vita come la sua. Avrebbe dimenticato il calore della sua voce e della sua risata, piuttosto. Remus ora voleva avere freddo.
Un’inaspettata bussata alla porta lo fece sobbalzare. La mano volò rapida a stringere la bacchetta. Si alzò repentinamente dal divano, lasciando cadere a terra il libro che ore prima aveva tentato di leggere: un tonfo cupo e sordo risuonò nel piccolo ambiente.
«So che sei lì, Remus, ti prego, apri».
Quella voce. Il cuore gli balzò in gola ed egli corse istintivamente verso la porta. Perché era lì? L’aveva insultata ed erano settimane che la evitava. Perché non voleva capire?
Le aprì, ben deciso a mandarla via immediatamente.
«Mi puoi respingere e insultare all’infinito Remus, ma ti troverò e tornerò a bussare alla tua porta. So essere testarda».
E Remus l’abbracciò vedendola tremare. Il freddo sparì: era lei la sua felicità.
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Coppia: Sirius Black/Lily Evans
Prompt: Non dobbiamo per forza lottare, possiamo anche arrenderci e vivere da vinti
Ad occhi chiusi
Sirius entra in casa del suo migliore amico a passi lenti.
Lei non è sulla porta, non lo aspetta mai –
è una delle loro regole non scritte, fingere che non succeda, non guardarsi negli occhi, seppellire i brividi.
Sirius la raggiunge, un passo dopo l’altro –
e quando la osserva si sente come la prima volta in cui s’è arreso, lui che non s’è mai piegato a nessuno.
Lily resta immobile, ferma nell’angolo più remoto della stanza.
Sente la porta sbattere e la serratura scattare – i suoi pensieri s’inceppano, lui è così vicino che può ascoltarlo respirare.
Sirius le sfiora il collo, e tutto comincia a crollare.
Lei sospira il suo nome, e Sirius la costringe a voltarsi di scatto.
Lily profuma di casa –
è una consapevolezza che lo annienta, ma Sirius non è mai stato capace di scappare dalla verità, e ogni volta che James la tocca lui ride, ride con una ferocia tale che quasi non si riconosce.
I suoi occhi verdi gli si schiantano addosso. Come se intuisse lo scorrere dei suoi pensieri, Lily lo squadra, lo
seziona, ed è proprio come stare davanti a un tramonto ma ad occhi chiusi.
Lily gli infila le unghie nel collo, ma non si ritrae.
Sirius ha di nuovo quella luce negli occhi – la guerra toglie tanto e toglie tutto, ma non a lui, Sirius ora ha quella ferocia che lo fa brillare, un nero che infradicia il grigio e rende cupo il suo sguardo.
“Non dovresti essere qui.”
“Se mi fermassi a pensare, finirei per non fare più niente.”
“Sei spregevole.”
“E tu con me.”
Sirius la intrappola contro il muro.
Lei era come un tramonto ad occhi chiusi, ma poi Sirius li ha aperti e ha visto il sole bruciare come nessun altro –
a volte, anche per arrendersi ci vuole un coraggio impossibile.
“Un tempo ti detestavo, Evans.”
Lei soffia appena –
ma i suoi occhi verdi si sgretolano e le sue mani gli artigliano la schiena, e quella felicità randagia è un pugno nello stomaco e brividi infiniti che corrono famelici appena sotto pelle.
“È ancora poco. Per me non eri niente.”
Sirius ride, e quella luce feroce li annienta entrambi.
Sa che non arriveranno neanche in camera da letto.
Lily lo guarda, dopo.
Non sa nemmeno come sia potuto accadere, non a lei, non a loro. Ricorda il giorno peggiore della sua vita, quando Sirius ha iniziato ad osservarla nello stesso modo – il terrore e l’atroce sollievo, il suo cuore ch’esplodeva di gioia mentre marciva.
Sirius resta sempre in silenzio, dopo. Fissa il soffitto con l’aria di uno che ha smesso di lottare, di chi s’è sconfitto da sé.
“Che cos’è cambiato?”
Lui parla senza arroganza, gli occhi grigi che la fissano da sotto in su – sembra quasi inerme, sembra che abbia bisogno soltanto di lei, e lei pensa che sceglierà di ricordarlo per sempre così, solo così.
Lily scaccia piano una lacrima.
“Abbiamo smesso di lottare, Sirius. Ci siamo arresi.”
“Non abbiamo perso, però.”
“Ne sei sicuro?”
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Coppia: Evan Rosier/Dorcas Meadowes
Prompt: Erano destinati a perdersi, e non lo capivano. Erano stati destinati a non trovarsi, e s’erano trovati lo stesso
Il falò
Con gli occhi suoi nel mio profondo, fanali di fuoco terribili, non m’attardo ad avere paura. Eppure altri occhi si posano sui miei tremori: sguardo di sottobosco che m’acquieta, nonostante restituirlo non mi è concesso. Sibilo un ansito e mi concedo di socchiudere le palpebre un po’, giusto il tempo di agganciare il ricordo di noi, che non m’importa se il mio aguzzino vuole debellare l’aria dalla mia scomoda presenza.
Sogno numero uno. Erano destinati a perdersi.
Torno a calpestare il terreno del campo da Quidditch con la generosità dell’adolescenza, là dove discutemmo, urlammo, scoppiammo, come solo i giovani sono in grado di fare. La lucida chioma di Evan mi distrasse dall’inveire ancora.
Sogno numero due. E non lo capivano.
La torrida estate ci abbracciò e a lei ci concedemmo. Non c’erano limiti dettati dagli altri, quando Evan mordeva il mio seno. Smettevamo di lottare davanti al popolo magico, per distruggerci di tutto quell’amore. Due carnivori mai sazi, due amanti famelici.
Sogno numero tre. Erano stati destinati a non trovarsi.
“Dorcas, ti prego non venire.”
Ma quella disperata richiesta, io m’imposi di ignorarla. Evan tradiva i suoi alleati per salvarmi. Evan tradiva me, implorandomi di rinunciare alle missioni dell’Ordine. Il tempo in cui bastava nascondermi con il mio grande amore era ormai compiuto. Sul campo di battaglia lo cercai apprensiva, dietro alle maschere uniformi. Fui certa che mancò di presentarsi.
“
Dorcas Meadowes. Un nome così…impuro. È evidente che non ti interessi affatto rimanere su questa terra, visto che non rispondi nemmeno alle mie domande. È tempo di liberarci di te.”
Quella voce sinuosa mi riporta alla realtà. Torno a guardare quel demonio conscia che, per me, non ci sia più nulla da fare. Di pregare non sono mai stata capace, se non in tempi in cui rivolgevo suppliche ad Evan, quando alle sue mani chiedevo di toccarmi ancora.
Ma ora posso permettermelo, di voltarmi verso gli altri.
Posso avvinghiarmi un’ultima volta a quel verde cupo di occhi terrorizzati. M’ama, Evan Rosier ed io non voglio che indugi sulla pira che mi ospita.
Si avventa su di me e gli altri credono che sia l’odio verso colei che ha ucciso suo zio, a muoverlo. Ma il
loro Oscuro Signore è stato chiaro, che sarei dovuta morire per mano sua, per questo afferrano Evan e lo trascinano via.
I capelli crepitano e si dissolvono sotto le fauci dell’Ardemonio.
Il dolore è insopportabile. Ma non urlo di sofferenza, oh no.
Grido che l’Ordine della Fenice è
vivo.
Lo grido, per sopprimere tutto l’amore per quel mio nemico, a cui dedico l’ultimo respiro.
Ardo di lui, che impazzisce nel ritrovarmi in fiamme, a dimenarmi per mano del
suo Signore. Ma che colpa abbiamo, se non quella di aver continuato ad amarci, senza provare pietà per noi stessi?
E s’erano trovati lo stesso.
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Coppia: Regulus Black/Lily Evans
Prompt: Erano destinati a perdersi, e non lo capivano. Erano stati destinati a non trovarsi, e s’erano trovati lo stesso
Profumo di rose
Si erano scontrati per la prima volta in un gelido giorno di febbraio – alle scale piace cambiare.
Lui non l’aveva mai vista – oppure sì? Era la puzza di cane bagnato di suo fratello quella che emanava?
Lei lo riconobbe subito – occhi spenti, divisa verde e sguardo truce, schifato: Black fino al midollo.
Regulus non chiese nemmeno scusa, non la aiutò a raccogliere i libri – si girò appena e la vide china sui fogli: capelli rossi, occhi verdi.
Lily lo sfiorò con lo sguardo e a Regulus quegli occhi fecero male, più degli incubi notturni, più delle urla della madre, più degli insulti del fratello – la sincerità lascia sempre il segno, ti marchia più del fuoco.
Con un singolo sguardo lei capì che lui era tutto quello che non avrebbe mai avuto, ma che aveva sempre desiderato – così diversi, così simili.
Lesse negli occhi di Regulus l’abbandono che vedeva riflesso ogni sera nei suoi.
Si erano baciati per la prima volta in un afoso giorno di maggio – gli esami erano vicini, la guerra alle porte…
Non si sarebbero dovuti amare.
Erano destinati a perdersi, e non lo capivano – quel gioco di labbra e carne durò per settimane, o forse anni?
Erano destinati a non trovarsi, eppure s’erano trovati lo stesso e incuranti di tutto continuavano a baciarsi in segreto.
Lily poi tornava da James.
Regulus dai suoi incubi.
Si erano lasciati nei primi giorni di ottobre. Non erano mai stati insieme davvero – il destino li aveva resi nemici, distanti eppure vicini.
“Tu sei diverso da questo” – dito accusatore verso quel macabro disegno nero.
La pelle candida di lei si scontrava con quella sporca di lui.
“Io sono esattamente questo! Lo sapevi fin dall’inizio!” non riusciva ad urlare davvero Regulus – trafiggeva con lo sguardo, non con le parole.
“No!” si rifiutava di piangere Lily. Sapeva che sarebbe finita ancor prima di iniziare. Lo aveva amato con odio – fino in fondo, fino all’anima.
“Ci siamo incontrati per lasciarci”.
A lei non mentiva mai. Non poteva. Ma di notte, tormentato dalle paure, Regulus mentiva a se stesso – immaginava un futuro insieme, fino a quando la cenere e il fumo non si facevano di nuovo realtà.
L’aveva incontrata per salvarla, l’aveva incontrata per morire - morire per odio e per amore.
Si era spento in un giorno qualunque, in un luogo qualunque. E mentre annegava solitario nell’oblio, si fece inverno. E finalmente, dopo anni, mentre moriva riconobbe il suo odore:
profumo di rose.
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Coppia: Draco Malfoy/Pansy Parkinson
Prompt: Un sentimento è una strana creatura: ti stravolge, ti assilla e solo infine si rende conoscibile
Le spire del serpente
Pansy sentiva il tambureggiare impetuoso del suo cuore e non capiva perché la causa scatenante fosse Draco, eppure, quando era nelle sue vicinanze – a portata di un respiro, come in quel momento – poteva giurare di avere le ginocchia molli e un senso di nausea ingiustificato.
Apparentemente ignaro del suo subbuglio interiore, lui non faceva altro che fissarla e sorriderle, come se custodisse un segreto che non era disposto a rivelare – e continuava ad avvicinarsi, lentamente, come se non avesse fretta o già sapesse che lei non si sarebbe allontanata.
«Potremmo andare a Hogsmeade sabato pomeriggio, se ti va.»
Draco conosceva le sue abitudini: il sabato era consacrato allo studio e la domenica, se il tempo lo consentiva, alle uscite – nonostante ciò non solo gliel’aveva chiesto, ostentando la sfrontata sicurezza che avrebbe accettato, ma lei aveva, in ultima analisi, ceduto, con una rapidità tale da allarmarla.
(il serpente circuisce la sua preda)
«Sei distratta.»
«Penso.»
«A me, spero.»
Era il suo tormento: ovunque si girasse c’era lui, chiedendole gli appunti di Trasfigurazione, discutendo con Daphne a pochi metri da lei, camminando casualmente nella sua direzione; facendole bollire il sangue con una sola parola e infestando di notte i suoi sogni come il più molesto dei ghoul – ma non gli avrebbe mai chiesto di lasciarla in pace.
«Non capisco cosa mi succede, con te.»
«Pansy, sei così ingenua. Non è mica complicato.»
Poi erano arrivate le labbra di Draco sulle sue, quelle mani che l’accarezzavano impazienti e quel sorriso che riusciva a spaventarla, incuriosirla e intenerirla allo stesso tempo – che celava la sublime promessa di mostrarle l’amore che fino a pochi istanti prima non era nemmeno sicura di provare.
(il serpente inietta il veleno)
Immobile alla porta della sua stanza, dove non riusciva a entrare nonostante Narcissa Malfoy le avesse aperto le porte della propria casa, lo guardava mentre si isolava e rifiutava ogni contatto, cibandosi di rabbia e disillusione – la guerra aveva ingoiato il ragazzo che amava e vomitato un uomo che non la voleva.
«Dovresti smetterla di venire.»
«Non posso.»
Immobile per la certezza agghiacciante che tutto l’amore con cui voleva nutrirlo non sarebbe stato accettato; immobile di fronte alla vista straziante della mano di Astoria tra le sue – quella stretta innocente soppiantava la sua presenza finalmente consapevole dei propri sentimenti.
Soffocata dai suoi ormai invivibili ricordi adolescenziali, rantolava al suo fianco nella speranza che cambiasse idea, che la baciasse come in passato o che almeno le concedesse la beatitudine di una vita dove non associava la sua bocca al nettare velenoso cui era assuefatta – un’esistenza glorificata dalla sua ignoranza.
«Avrei voluto continuare a non capire.»
«Anch’io.»
(il serpente soffoca la preda paralizzata tra le sue spire)
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Coppia: Bellatrix Lestrange/Rodolphus Lestrange
Prompt: Nulla ferisce più dell’odio, ed era l’odio il suo più grande talento
L'odio è il piacere più duraturo
Capelli corvini che risaltano la pelle diafana, palpebre appesantite dal sonno, labbra piene e vermiglie dischiuse, una figura dolce solo all’apparenza. Accanto lei un uomo dal petto scolpito, i capelli reduci di una notte movimentata e il portamento algido seppur appena destato dal sonno.
“Una sorpresa per te.”
La signora Lextrange non attende un latte caldo sul suo letto a baldacchino, con un sorriso eccitato corre nei sotterranei. Carne fresca per lei. Non una rosa, il dono per colei che è divorata dall’odio è un nuovo bersaglio. Un giocattolo tutto per sé.
“Buon anniversario.”
Un sorriso inquietante, le pupille nere dilatate per la rabbia e per una strana, crudele, felicità. Un bacio sensuale, una promessa di altre perversioni.
“Crucio.”
Una coppia strana sono quei due, il fuoco indomabile e il devastante flusso dell’acqua. Un matrimonio combinato li unisce, ma sembrano l’uno completamento dell’altro. Dove non arriva la perversione di lei, giunge la fredda crudeltà di lui. Non uniti dall’amore, ma da un marchio impresso sul braccio sinistro. Coniugi letali e temibili, nessuno sopravvive se incorre nella loro ira. Nulla ferisce più dell’odio, ed è l’odio il più grande talento della signora Lestrange. Nulla spinge un uomo più in là dell’ambizione, nulla porta a grandi risultati se non la ragione. Lui, freddo e calcolatore, soddisfa la sete di emozioni di lei.
L’odio bruciante, l’agile intelletto e la promessa di supremazia fatta da un serpente, queste sono le armi degli sposini.
Due soggetti pericolosi, non uniti dall’amore ma dall’odio. Pura perversione, quei due.