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anam cara
00lunedì 12 giugno 2006 12:54
Si, dai, un'altra settimana credo ci voglia...almeno per me! [SM=g27824]
E chi lo ha già finito...ripassi! [SM=g27828]
Piquetero
00lunedì 12 giugno 2006 12:58
io sono ancora al primo capitolo! [SM=g27825] [SM=g27828] io direi quando i primi 5-6 finiscono si può partire con commenti e recensioni..
EireMilla
00lunedì 12 giugno 2006 18:19
Re:

Scritto da: Corcaigh 12/06/2006 10.57
Ahem... neppure io l'ho finito [SM=g27819] Aggiungiamo un paio di giorni, che ne dite? [SM=g27828] [SM=g27837]




magari 3 o 4... o anche 5 o 6 [SM=g27829]

Corcaigh
00lunedì 12 giugno 2006 23:38
Sono d'accordo con Piquetero. Che ne dite?

[Modificato da Corcaigh 12/06/2006 23.38]

jay.ren
00lunedì 12 giugno 2006 23:40
D'accordo pure io [SM=g27811]

ma spicciatevi [SM=g27837] [SM=g27828]

R
anam cara
00lunedì 12 giugno 2006 23:46
D'accordo anche io.
Mi spiccio.
[SM=g27824]

anam cara
00mercoledì 14 giugno 2006 00:01
Re:

Scritto da: ollivander 07/06/2006 10.18
ma che figata è il cap V??!!!



Scusate il francesismo, ma la storia della dentiera è da pisciarsi sotto!
[SM=g27828]
ollivander
00mercoledì 14 giugno 2006 00:13
devo dire che interfere è diventato un verbo interessantissimo!
Corcaigh
00mercoledì 14 giugno 2006 00:13
Re: Re:

Scritto da: anam cara 14/06/2006 0.01


Scusate il francesismo, ma la storia della dentiera è da pisciarsi sotto!
[SM=g27828]



[SM=x145498] ora me la ricordo... [SM=x145498]
ollivander
00venerdì 16 giugno 2006 22:58
FINITO!
e mò? [SM=g27833]
nadiaidi
00venerdì 16 giugno 2006 23:27
Io sono appena alla storia della dentiera

Nel weekend ho un lungo viaggio da fare...prometto che mi porto avanti!
Corcaigh
00sabato 17 giugno 2006 14:10
Riaggiorniamoci a lunedì, secondo me si potrà già partire con qualche commento.
Corcaigh
00lunedì 19 giugno 2006 12:10
"Poverty is a form of madness"
Da un'intervista a Frank McCourt:

"Poverty is a form of madness, you're not thinking of normal things all the time, you'r looking around, thinking, how can I get out of this? If you go to a fish and chip shop you're grabbing after other people's leavings. Even at the table with the family you're looking to see if your brother is getting more bread than you. You're like an animal and it takes a long time to emerge from that animal state."

Cominciamo a sparare [SM=g27828] A chi è piaciuto e perché, a chi non è piaciuto e perché.


Shamrock80
00lunedì 19 giugno 2006 13:32
Ah mi ero dimenticata di dirlo venerdi,che avevo finito.

Nel weekend non sapevo cosa fare,al sole senza il libro!! [SM=g27813]

Ovviamente mi e' piaciuto.Molto.
Soprattutto lo stile di Mc Court.Uno di quei libri che scivola via,e che ti prende....
double-trouble
00lunedì 19 giugno 2006 14:04
Aiuto, aiuto, arrivo in ritardo come al solito!!!
Ho il libro qui a Cork, acquisto locale, quindi in English, ma l' ho postposto per altri fino ad oggi!!!
Perdono!!!! [SM=x145509] [SM=x145509]
Mi impegno a leggerlo al piu' presto, mi impegno a seganalarvi un po' di cosine carine che ho letto in questi 2 anni in Irlanda (anche se non sempre di autori Irish, come lo spassosissimo e purtroppo prematuramente defunto McCarty) e...
Aggiungetemi alla lista, giuro che faro' i compiti [SM=x145452] [SM=x145452]

Intanto per ora me ne vado dietro la lavagna (con la mia copia di "Angela's ashes" of course...!!!)

Corcaigh
00lunedì 19 giugno 2006 17:50
Anche a me è piaciuto molto. Ha uno stile particolare, amaro, ironico. Frank McCourt ha dichiarato di non essere rimasto soddisfatto del film (di cui non ha ne' scritto ne partecipato alla scrittura della sceneggiatura). Non hanno colto per nulla l'ironia dell'assurda infanzia che ha avuto. "A good English effort" lo ha definito. Io il film non l'ho visto ma mi è stato detto che è tristissimo. Mentre invece nel libro l'ironia rimane l'unica via d'uscita, l'unica speranza di sopravvivenza nell'inferno dei vicoli di Limerick. Quando non hai nulla, quello ti rimane, sense of humour.

Mi ripropongo di leggere presto anche il seguito, 'Tis, e l'ultimo che è uscito (non appena va in edizione economica [SM=g27828] ), Teacher man.

Shamrock80
00lunedì 19 giugno 2006 17:58
per chi sta ancora leggendo Angela's Ashes,per chi ha gia' finito:
avete visto questo sito,molto interessante,che percorre tutte le vie e i luoghi importanti del libro?

homepages.iol.ie/~avondoyl/angelas1.htm

e una sua intervista qui:

www.harpercollins.co.uk/Authors/Interview.aspx?id=47&aid=3838


Corcaigh
00lunedì 19 giugno 2006 18:11
Bei liks, anto. Soprattutto l'intervista, è molto interessante.
ollivander
00lunedì 19 giugno 2006 21:31
quello che mi è piaciuto è il fatto che il bambino sia ancora lì in ogni pagina, che abbia un ricordo così perfetto di tutti quelli che sono morti.
la descrizione della morte come qualcosa di indolore come sa esserlo solo agli occhi dei bambini.
confermo che il film è tutt'altra storia, di una tristezza infinita, si riprende solo quando si arriva al divano verde, ma roba di un'attimo....
mi pare il minimo che ci siano voluti 40 anni per arrivare a raccontare il tutto in questo modo.
Corcaigh
00lunedì 19 giugno 2006 23:16
... indolore perché ci era così assuefatto, invece? Nella mia esperienza, la morte può essere qualcosa di travolgente ed inaccettabile per un bambino. Il piccolo Frankie, invece, ci conviveva. Che sia per questo che ne sembra "immune"? Una sorta di "protezione"?

ollivander
00martedì 20 giugno 2006 09:04
Re:

Scritto da: Corcaigh 19/06/2006 23.16
... indolore perché ci era così assuefatto, invece? Nella mia esperienza, la morte può essere qualcosa di travolgente ed inaccettabile per un bambino. Il piccolo Frankie, invece, ci conviveva. Che sia per questo che ne sembra "immune"? Una sorta di "protezione"?




forse hai ragione, ho sempre il vizio di parlare per esperienze personali.
sicuramente, come lui stesso diceva, ci sono voluti anni per edulcorare i contenuti senza renderli inverosimili.
la sua unica forma di protezione a volte era la sua ingenuità, che allo stesso tempo lo rendeva estremamente sensibile, una bella commistione insomma.
nadiaidi
00venerdì 23 giugno 2006 19:41
Ehi ehi ehi...che succede? Niente più commenti???

Spe' che io devo finirlo, mi manca l'ultimo capitolo da una settimana...
Ora mi metto di impegno


'Tis


Ecco, finito! [SM=g27828]


Dunque, devo dire che non conoscevo lo stile di McCourt e mi è piaciuto moltissimo.
Non ho visto il film, ma come spesso succede credo proprio che sia inferiore in qualità. L'ironia è il filo che lega tutta la storia e se essa non compare nel film, è davvero un gran peccato.

Alla fine, nonostante tutto quello che succede, la povertà, le morti, le disgrazie, non lo potrei definire un libro triste. Molto sarcastico invece.

Ok, il libro mi è piaciuto soprattutto per questa nota ironica con cui racconta la sua assurda e "triste" infanzia. Ed a volte è il solo mezzo per sopportare tante cose.
Però c'è stata una volta in cui mi è sembrata un po' forzata. Non so perchè mi ha colpito quell'episodio in particolare; dopotutto il libro parla di morti, soprattutto di bambini e tutte sono state affrontate da lui e lette da me con ironia.
Ma ce n'è una che invece, a differenza delle altre, mi ha messo un po' di tristezza ed ho visto una vena di sarcasmo più "crudele".

cap VII: al suo amico Mickey stanno morendo tutti i parenti di tisi, finchè è il turno della sorella.
E Frank lo invidia per i giorni in cui sta a casa da scuola per il lutto.
Mickey è preoccupato perchè la sorella potrebbe morire in estate e non avrebbe giorni di vacanza da scuola. [SM=g27813]


Magari l'ho letto in un momento di debolezza emotiva [SM=g27828]



Ora sono indecisa se leggermi il secondo libro di Frank McCourt o il libro del fratello Malachy.
ollivander
00sabato 24 giugno 2006 01:32
sto salotto letterario me pare nu poco morticello...
nadiaidi
00sabato 24 giugno 2006 01:40
Al lavoro per caso mi è capitato di dire che sto leggendo quel libro, quando un collega o un utente mi chiedeva cosa stessi leggendo.

I commenti sono stati:
- sti autori irlandesi son li sempre a raccontare le loro disgrazie, mah...
- però però...ci si chiede se all'epoca la situazione fosse DAVVERO cosi orribile
- Quelli di Limerick si sono lamentati per come ha descritto la loro città, non poteva essere messa così male


Quindi, McCourt ha esagerato secondo voi?
Dico io, possibile che suo padre sia stato davvero cosi deficiente???? Tra le altre cose...
EireMilla
00sabato 24 giugno 2006 09:38
Sì, a Limerick si sono levate voci discordanti da parte di chi non ha accettato una descrizione cruda di quella miseria. Soprattutto: da parte di chi non ha accettato che a parlarne fosse qualcuno - come McCourt - che con la sua "fuga" in America non ha contribuito al faticoso processo di risollevamento dell'Irlanda.
Lo dimostrano titoli di romanzi (di scarso pregio cmq) significativamente polemici come 'Tis in me ass: la voce di chi è rimasto in Irlanda a rimboccarsi le maniche.
E neppure viene accettato il tentativo di creare pathos attorno alla miseria di un Paese che peraltro non conosce la realtà cruda e ben più agghiacciante della II guerra mondiale.

ollivander
00sabato 24 giugno 2006 09:42
qualcuno conosce un limerickan 80enne?
si possono solo fare ipotesi.
che l'irlanda non abbia conosciuto gli orrori della IIGM è solo un bene, ma poi fino a che punto ne sono rimasti esclusi?
EireMilla
00sabato 24 giugno 2006 10:46
Di "limerickan 80enne" non ne conosco manco uno, per pura disdetta, ma i memoires cui accennavo sono opera di qualcuno di essi.



Corcaigh
00sabato 24 giugno 2006 20:14
Vi assicuro che l'irlanda era non povera, ma poverissima negli anni '40 e '50. Mio marito definisce sempre quell'irlanda un "second world country", cioè ad un passo dall'essere third world. Mio suocero ha 87 anni e non parla mai della sua infanzia, perché si vergogna. Esattamente come tutti quelli della sua generazione.
So che la gente di limerick ha criticato il romanzo. Ma purtroppo non è l'unica testimonianza di una vita misera sull'orlo della sopravvivenza.

Come ho già scritto, Frank mcCourt ha criticato il film per non aver colto l'ironia che era nel suo libro. e secondo me neppure i critici più agguerriti hanno colto quest'ironia. Un'ironia di sopravvivenza. Mi viene in mente The Poor Mouth di Flann O'Brien: in quel caso pura fiction, ma divertentissima fiction che prende in giro un paese che non era riuscito a tirarsi fuori in modo degno da centinaia d'anni di colonalismo e sfruttamento. Che, invece di ricostruirsi moralmente, aveva sostituito l'egemonia britannica con l'egemonia clericale.

Frank McCourt tutt'ora vive a new york, non è più tornato. Molta gente come lui se ne ando' incazzata nera con un sistema che lasciava la gente senza istruzione, senza scarpe, senza case decenti. Con un sistema che aveva delegato alla chiesa la gestione morale di un paese che invece necessitava un polso politico forte ed una presenza statale trascinante. Ecco perché ce l'ho tanto con Devalera.

Frank McCourt sicuramente non riesce a spiegarsi, come molta gente della sua generazione, cosa sia successo a questo paese nell'ultimo decennio. Vi assicuro che è un miracolo. Mentre in italia Fellini girava La Dolce Vita, qui la gente crepava ancora di tifo e tubercolosi. Il piano Marshall l'Irlanda non l'ha toccata. Ed il resto dell'Europa se ne è sbattuta.
Alla luce di questa storia molto recente, la tigre celtica rimane un terremoto sociale di entità astronomiche.

[Modificato da Corcaigh 24/06/2006 20.19]

nadiaidi
00domenica 25 giugno 2006 00:28
Re:

Scritto da: EireMilla 24/06/2006 9.38
significativamente polemici come 'Tis in me ass


Lo propongo come prossimo libro per il nostro book club [SM=g27828]


Noi non potremo mai sapere se McCourt abbia esagerato oppure no, ma basarci solo sulle testimonianze di chi ha vissuto l'Irlanda in quegli anni. E che fosse povera, più povera dell'Italia, è risaputo!

Intanto oggi mi sono guardata questo:

EireMilla
00domenica 25 giugno 2006 11:29

Scritto da: nadiaidi 25/06/2006 0.28

Lo propongo come prossimo libro per il nostro book club [SM=g27828]






Ok Nadiaidi, ci sto. Ti avviso che è scritto malissimo: ogni frase automaticamente un paragrafo, tanto per dirne una.
Perfettamente in linea col titolo, mi sa. [SM=g27822] [SM=g27828]



Però pensavo... la percezione della povertà muta a seconda del contesto.
Faccio un esempio: mio padre da ragazzo avrebbe considerato un lusso impensabile e inimmaginabile acquistare del cibo già pronto (come fa lo zio di Franck, che talvolta cena con un cartoccio di fish and chips, non ricordo se nel primo o nel secondo romanzo).
Lusso inusitato per chiunque, in una realtà contadina in cui i due pasti della giornata erano costituiti di regola da fichi secchi, un pezzo di formaggio - non automaticamente presente - e pane. Non parliamo della possibilità di andare al cinema, o di ricevere regali il giorno della comunione. Già proseguire la scuola era un privilegio per pochi: mia nonna, in lacrime, aveva dovuto comunicare a mio padre (9 anni) che anche per lui era arrivata l'età di lasciare la scuola per andare a lavorare in campagna, come molti altri.
Non intendo minimamente fare resoconti lacrimosi e patetici (mio padre ha poi ripreso e proseguito gli studi da ragazzo, mentre lavorava, sino a laurearsi), perché tutto ciò veniva vissuto con grande dignità.
Intendo: la povertà non veniva vissuta come motivo e causa di degradazione o riprovazione sociale. Il comportamento del singolo poteva invece essere causa e motivo di degradazione morale, con conseguente riprovazione sociale. Un po' la differenza tra povertà e miseria (che investe oltre l'avere: è chiaro che ciò ha una connotazione etica e romanticheggiante).

Trovo indicativo il fatto che tu Corcaigh attribuisca tutto il peso della condizione di degrado allo strapotere della chiesa, e interessante il fatto che sia totalmente assente qualunque accenno all'alcolismo.
Nel senso: oltre alla dimensione sociale della povertà irlandese, hai eliminato ogni riferimento alla dimensione "soggettiva" della miseria, che pure nel testo è ben presente, investita dalla stessa ironia riservata a chiesa e inglesi.


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