Scritto da: nadiaidi 25/06/2006 0.28
Lo propongo come prossimo libro per il nostro book club
Ok Nadiaidi, ci sto. Ti avviso che è scritto malissimo: ogni frase automaticamente un paragrafo, tanto per dirne una.
Perfettamente in linea col titolo, mi sa.
Però pensavo... la percezione della povertà muta a seconda del contesto.
Faccio un esempio: mio padre da ragazzo avrebbe considerato un lusso impensabile e inimmaginabile acquistare del cibo già pronto (come fa lo zio di Franck, che talvolta cena con un cartoccio di fish and chips, non ricordo se nel primo o nel secondo romanzo).
Lusso inusitato per chiunque, in una realtà contadina in cui i due pasti della giornata erano costituiti di regola da fichi secchi, un pezzo di formaggio - non automaticamente presente - e pane. Non parliamo della possibilità di andare al cinema, o di ricevere regali il giorno della comunione. Già proseguire la scuola era un privilegio per pochi: mia nonna, in lacrime, aveva dovuto comunicare a mio padre (9 anni) che anche per lui era arrivata l'età di lasciare la scuola per andare a lavorare in campagna, come molti altri.
Non intendo minimamente fare resoconti lacrimosi e patetici (mio padre ha poi ripreso e proseguito gli studi da ragazzo, mentre lavorava, sino a laurearsi), perché tutto ciò veniva vissuto con grande dignità.
Intendo: la povertà non veniva vissuta come motivo e causa di degradazione o riprovazione sociale. Il comportamento del singolo poteva invece essere causa e motivo di degradazione morale, con conseguente riprovazione sociale. Un po' la differenza tra povertà e miseria (che investe oltre l'avere: è chiaro che ciò ha una connotazione etica e romanticheggiante).
Trovo indicativo il fatto che tu Corcaigh attribuisca tutto il peso della condizione di degrado allo strapotere della chiesa, e interessante il fatto che sia totalmente assente qualunque accenno all'alcolismo.
Nel senso: oltre alla dimensione sociale della povertà irlandese, hai eliminato ogni riferimento alla dimensione "soggettiva" della miseria, che pure nel testo è ben presente, investita dalla stessa ironia riservata a chiesa e inglesi.