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Osservazioni sulla TNM di Angelo Fregnani

Ultimo Aggiornamento: 10/09/2011 18:03
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30/08/2011 19:42
 
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Mi pare che si stia facendo un po' di confusione. Ho provato ad cancellare un po' di post poco significativi (non me ne vogliate) ma mi rendo conto che è impossibile. Ripeto alcuni punti fermi, gli ebrei non eliminarono mai il tetragramma dai mss ebraici dell'AT, ma lo fecero certamente nelle traduzioni greche, e poiché tanto la LXX che il NT sono in greco il problema filologico è: come veniva trattato il Nome Divino nelle versioni greche dell'AT in circolazione nel I secolo? Altra questione, anche laddove veniva utilizzato kurios, un ebreo lo recepiva sempre con il senso di "signore" oppure era sottinteso che il senso era YHWH?

Il problema è ad un tempo filologico e storico: come era trattato il Nome Divino nel I secolo? Il traduttore, al di là di come ci è pervenuto il testo, non può prescindere da questo problema.

Shalom
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30/08/2011 19:52
 
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Per Naaman

Approfitto per chiederti una cosa...a quanto credo di aver capito da quello che hai scritto, nessuno scriba o traduttore Ebreo avrebbe sostituito, il Tetagramma con un altro titolo..ma allora per quello che riguarda la Lxx utilizzata dagli Ebrei fino al primo secolo d.c. come ci si pone? Gli scribi greci fecero un errore volontario? e se si, perchè gli Ebrei utilizzarono quella traduzione fino al primo secolo?

Grazie
30/08/2011 20:16
 
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Caro Nik,


ma allora per quello che riguarda la Lxx utilizzata dagli Ebrei fino al primo secolo d.c. come ci si pone? Gli scribi greci fecero un errore volontario? e se si, perchè gli Ebrei utilizzarono quella traduzione fino al primo secolo?



Il trattamento del Nome nella LXX (ed in generale nelle versioni greche) era molto particolare, infatti dai mss più antichi della LXX e comunque in quelli del I secolo risulta che i copisti riportavano il Nome Divino in caratteri ebraici (o in qualche forma grecizzata) laddove esso compariva nel testo ebraico. Anche questo è un aspetto filologico di cui il traduttore deve tener conto quando si accinge a tradurre un testo del I secolo in cui compare il qerè del Nome.

Però, scusate, prima di intervenire tutti in massa credo che sarebbe più appropriato ascoltare le precisazioni di Angelo, visto che il suo post era solo introduttivo.

Shalom
[Modificato da barnabino 30/08/2011 20:30]
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30/08/2011 20:30
 
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Re:
barnabino, 8/30/2011 12:17 AM:

Riporto qui, in una sezione più adeguata, una delle osservazioni di Angelo sulla TNM



Ciao Barnabino, gli argomenti sono molti e sono costretto a una cernita, rimandando più puntuali delucidazioni. Saluto Naaman, che leggo sempre con interesse.


Partirei dalla prima osservazione, perché tu hai ragione, in genere la logica "filologicamente corretto" è senza dubbio: se c’è scritto Signore va tradotto Signore, se c’è scritto Jahveh o simili, va mantenuto.

Ora, questo è naturalmente vero in generale, ma qui stiamo parlando di una caso davvero molto particolare, di cui il filologo non può non tener conto. Non stiamo infatti parlando di due termini comuni (un nome proprio e l'appellativo "signore") ma stiamo parlando più precisamente del Nome Divino e di un termine che assunse nel corso del II (?) secolo d.C. un significato molto particolare, metto non a caso un punto di domanda perché quando e come si cominciasse ad usare kurios invece del tetragramma resta ancora per molti versi un problema irrisolto (basta leggere il lemma kurios sul DENT).

Dunque al filologo giova ricordare che fin dall'origine del testo, per la sua sacralità, il Nome Divino ha da sempre goduto di un trattamento particolare, della cui storia ed evoluzione sarebbe errato non tener conto, proprio da un punto di vista filologico: il Nome poteva venir trattato e considerato molto diversamente nel VI secolo a.C. e nel II secolo d.C., nel pensiero giudeo-ellenistico, in quello giudeo-palestinese o quello giudeo-cristiano e di questo dobbiamo necessariamente tener conto anche nelle considerazioni filologiche sottostanti la traduzione.



Infatti, stesso problema per staurós. Quando assunse il valore traslato di croce? Dopo il NT o addirittura molto prima? In che senso lo usa un Polibio, a contatto con gli usi romani ove la croce è già ipotizzabile? Ma prego non rispondermi ora su ciò, se no mettiamo troppa carne al fuoco.


Dunque, diciamo, che da un punto di vista strettamente filologico non sempre kurios, per un ipotetico lettore del I secolo, significava "signore", in taluni casi era solo un sostituto del Nome Divino, dunque kurios era quello che in ebraico viene detto qerè ovvero come si leggeva, ma il lettore sapeva bene che quel qerè, in quella particolare posizione, non significava kurios ma significava YHWH.

Ora, poiché il traduttore deve preoccuparsi tanto dell'aspetto sincronico che diacronico è chiaro che qui la correttezza filologica richiede di tener conto dello sviluppo del trattamento del Nome nel corso del tempo, almeno per quanto questo è possibile dalle fonti che ci sono giunte. Se in una certa epoca il lettore associava alla parola kurios (in certe condizioni) non il significato di "signoria" ma quello del tetragramma allora è quello che, filologicamente, è chiamato a fare il traduttore che deve cercare a sua volta di trasmettere al lettore del XXI secolo il senso del testo come era percepito nel I secolo.

Ovviamente il discorso va ampliato, ma era solo per esemplificare le ragioni filologiche che hanno portato la TNM (ma non è solo la TNM ad adottare questo criterio) a rendere kurios con l'italiano Geova in 237 luoghi del NT. Per altro l'operazione non è nuova né la TNM è l'unica ad aver adottato questo criterio, sia in passato che molto recentemente lo hanno fatto alcuni traduttori, specialmente nel realizzare versioni in ebraico, posso ricordarti Chouraqui e Tresmontant in Francia.



In generale convengo con te, ma il fatto è che qui non si tratta di «taluni casi», ma di 237. Quindi un intervento sistematico con carattere aleatorio e, mi sembra, arbitrario. In rete ho letto delle critiche ad alcuni di questi 237 passi; alcune sono condivisibili, altre meno. Quello che condivido con esse è comunque l’idea generale di una sostituzione aprioristica e filologicamente poco felice. Preciso, anche se ciò è ovvio: parliamo di filologia in senso largo, come metodologia “scientifica”, approccio storico, linguistico semantico ecc. Ovvero qui non stiamo a parlare di filologia in senso stretto, ove prendiamo il testo greco, ci facciamo sopra la nostra bella edizione critica, la sua introduzione in latino ecc. È però vero che se noi accettiamo queste 237 sostituzioni in traduzione, dovremmo anche immaginarci e presupporre una edizione critica in cui dovremmo sistematicamente sostituire nel testo greco kúrios col tetragramma. Magari qualcuno l’ha fatto, ma mi sembra un’impostazione assurda. Nel caso, mi piacerebbe sapere che giustificazione ne ha dato. Quest’ultima, da parte mia, è più una domanda che un’argomentazione.



Non ho ben capito, però, in che senso Geova indicherebbe, storicamente, un "orientamento religioso" associato ad un'origine dispregiativa. Se ti riferisci al fatto che usando Geova nell'AT si vogliono sottolineare le sue radici giudaiche, direi che è proprio così.



Scusami, qui un po’ la fretta mi ha tradito (tant’è che ho persino confuso ‘destra’ e ‘sinistra’). Con storico intendo che il nome, anche se altomedievale è comunque stato usato da generazioni, come nome di Dio. Inoltre non è che se io lo chiamo Jahveh e voi Geova cambi il concetto, così come è la stessa cosa chiamar Shakespeare William o Guglielmo (anche se il caso è infinitamente meno complesso). Vi identifica e, mettendomi nei vostri panni, sarei fiero di usarlo soprattutto a fronte di coloro che ve lo rinfacciano in maniera spregiativa (quindi non origine dispregiativa, in effetti i miei esempi erano ambigui). Al riguardo, le mie perplessità vertono sul solo piano terminologico, per cui non condivido, fuori dell’ambito linguistico, chi dice che per coerenza dovreste chiamarvi testimoni di Jahvè o simili. Ciao.


[Modificato da Quixote68 30/08/2011 20:42]
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30/08/2011 20:49
 
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Re:
barnabino, 30/08/2011 20.16:

Il trattamento del Nome nella LXX (ed in generale nelle versioni greche) era molto particolare, infatti dai mss più antichi della LXX e comunque in quelli del I secolo risulta che i copisti riportavano il Nome Divino in caratteri ebraici (o in qualche forma grecizzata) laddove esso compariva nel testo ebraico. Anche questo è un aspetto filologico di cui il traduttore deve tener conto.



Ma se fai rilievi del genere...come puoi affermare:

barnabino, 30/08/2011 20.16:

gli ebrei non eliminarono mai il tetragramma dai mss ebraici dell'AT, ma lo fecero certamente nelle traduzioni greche

?????????? [SM=g2037509] Che ne sappiamo?

Anche oggi nessuna edizione a stampa della Tanach in ebraico elimina il Tetragramma.
Nelle principali traduzioni inglesi poi di solito in luogo del Tetragramma si trova L-RD o Hashem. Il Tetragramma si scrive ma non si pronuncia...ma si pronuncia Ad-nai...che poi viene tradotto letteralmente "L-RD". In alternativa viene impiegato Hashem laddove ricorre il Tetragramma.

Ora sembra che ritroviamo qualcosa di analogo nelle versioni greche. O viene riportato la traduzione in greco di Ad-onai, Ky-rios, che sostituisce la pronuncia del Tetragramma o viene riportato addirittura il Tetragramma stesso a volte in caratteri paleoebraici. Non sappiamo tuttavia se l'introduzione del Tetragramma nel testo greco (o la sua eventuale espunzione) fosse opera di copisti ebrei.

In sintesi: chi ha fatto cosa?

Ad esempio:

1) In origine la settanta ometteva sempre il Tetragramma e magari fu aggiunto in copie successive? ...e da chi? Chi introdusse il Tetragramma? Copisti ebrei?

e viceversa:

2) In origine la settanta aveva sempre il Tetragramma e magari fu tolto in copie successive? ...e da chi? Chi rimosse il Tetragramma? Copisti ebrei?

Oppure:

3) fin dalle origini le copie della LXX...prodotte nello stesso tempo potevano sia avere e sia omettere il Tetragramma contemporaneamente: per cui in contemporanea venivano prodotte settanta col Tetragramma e settanza senza. Ma chi erano quelli che preferivano avere il Tetragramma nel testo greco e chi erano quelli che invece preferivano non avere il Tetragramma nel testo greco?

Questo giusto per dire che per quanto riguarda le copie della settanta...la situazione era piuttosto "fluida"...e probabilmente ci si poteva imbattere in copie con e senza Tetragramma. Ma a chi dare la "paternità" dell'omissione o della conservazione (?) del Tetragramma nella LXX?

E qual'era il motivo sotteso?

Ma veniamo all'ipotesi che ritengo più probabile. In origine (ovvero prima del primo secolo) la LXX conteneva il Tetragramma (ma in quali caratteri?)...e le comunità ebraiche di lingua greca la usavano così com'era. La presenza del Tetragramma naturalmente non indica che gli ebrei di lingua greca pronunciassero il Nome ma leggevano ovviamente Ky-rios. E' probabile che copie successive omettessero il Tetragramma per questioni di praticità: visto che non veniva pronunciato tanto valeva scrivere ciò che pronunciavano. E' più probabile che i copisti della settanta (che non sappiamo se fossero SICURAMENTE ebrei) non avessero una regola fissa.

Alcuni manoscritti della versione di Aquila, infatti, contengono il Tetragramma: quindi si può supporre che gli ebrei non fossero contro la presenza del Tetragramma in una versione greca della Tanach...e che non avessero nessuna "necessità" di espungerlo. Tuttavia tenendo presente che cmq non pronunciavano il Tetragramma...non fosse rilevante se le copie greche della settanta contenesse o meno il Tetragramma...e che l'eventuale mantenimento o espunzione fosse del tutto "priva" di problematiche teologiche...ma essenzialmente pratiche o da ascrivere al "gusto" del copista di turno che poteva probabilmente anche non essere ebreo...ma un genitle di madrelingua greca.
[Modificato da (Naaman) 30/08/2011 21:38]
30/08/2011 21:33
 
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Caro Naaman,


Questo giusto per dire che per quanto riguarda le copie della settanta...la situazione era piuttosto "fluida"...e probabilmente ci si poteva imbattere in copie con e senza Tetragramma. Ma a chi dare la "paternità" dell'omissione o della conservazione (?) del Tetragramma nella LXX?



La convinzione dei traduttori della TNM è che, sempre parlando in termini molto generali, la responsabilità della scomparsa del tetragramma delle copie della LXX è da attribuire a copisti cristiani di cultura ellenistica. Quando parlavo di ebrei che sostituirono il Nome Divino con sostituti intendevo parlare di epoche successive.

Shalom
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30/08/2011 21:42
 
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Re:
barnabino, 30/08/2011 21.33:

Quando parlavo di ebrei che sostituirono il Nome Divino con sostituti intendevo parlare di epoche successive.



Ma certe copie della versione di Aquila, il quale traduce agli inizi del secondo secolo (intorno al 130!), contengono il Tetragramma...quindi mi sa che anche in "epoche successive"...al primo secolo non fosse "una regola fissa" per gli ebrei di sostituire il Tetragramma nei manoscritti delle versioni greche della Tanach.

In both the Cairo manuscripts the Tetragrammaton is not translated, but is transcribed in letters similar to those used in the Siloam inscription and on Jewish coins.See plate, left-hand column, three lines from bottom. It will be noticed that the same corrupt form is used both for yod and for waw, just as in the Hexaplar form HIHI, i.e., , written in the square character.This quite unexpected feature is in full accord with the express statement of Origen who says in his comments on Ps. ii. 2 (Benedictine ed; ii. 539 = Lommatzsch, xi. 36): "There is a certain word of four letters which is not pronounced by them [the Jews], which also was written on the gold breastplate of the high priest; but it is read as Ad-nai, not as it is really written in the four letters, while among Greeks it is pronounced Kύ-ριος [the L-rd]. And in the more accurate copies this Name stands written in Hebrew characters—not the modern Hebrew, but the ancient." There can be little doubt that by "the more accurate copies" Origen here refers to manuscripts of Aquila's translation.Read more: jewishencyclopedia.com/view.jsp?artid=1674&letter=A&search=Aquila%20of%20Sinope#4970#ixzz1...
[Modificato da (Naaman) 30/08/2011 21:50]
30/08/2011 22:00
 
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Re: Re:
(Naaman), 30/08/2011 20.49:


In alternativa viene impiegato Hashem laddove ricorre il Tetragramma.




Scusa Naaman,
cosa significa? Che laddove ricorre il Tetragramma viene pronunciato Hashem o viene sostituito?
30/08/2011 22:04
 
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Re:
Nik 82, 30/08/2011 19.52:

Per Naaman

Approfitto per chiederti una cosa...a quanto credo di aver capito da quello che hai scritto, nessuno scriba o traduttore Ebreo avrebbe sostituito, il Tetagramma con un altro titolo..ma allora per quello che riguarda la Lxx utilizzata dagli Ebrei fino al primo secolo d.c. come ci si pone? Gli scribi greci fecero un errore volontario? e se si, perchè gli Ebrei utilizzarono quella traduzione fino al primo secolo?

Grazie



E' vero e ribadiamo: nessuno sofer ebreo, nel primo secolo così come oggi, avrebbe sostituito il Tetragramma nel testo ebraico della Tanach.
Riguardo le versioni greche...credo che si possa evincere che non c'era una regola fissa. Probabilmente non c'era nessun pregiudizio sul fatto che le copue di traduzioni greche della Tanach potessero contenere il Tetragramma...e lo testimoniano le copie che lo contengono. D'altra parte non sono sicuro che debba ascriversi ai copisti ebrei della settanta greca l'iniziativa di sostituire il Tetragramma con Ky-rios. Probabilmente gli ebrei di lingua greca non disdegnavano neanche copie della Settanta con Ky-rios al posto del Tetragramma...visto che così pronunciavano il Nome. Ripeto...sono solo congetture...non mi sembra ci fosse una "regola fissa"...che imponesse o vietasse la trascrizione del Tetragramma all'interno delle traduzioni greche della Tanach. Non saprei.


[Modificato da (Naaman) 30/08/2011 22:06]
30/08/2011 22:05
 
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Caro Angelo,


Infatti, stesso problema per staurós. Quando assunse il valore traslato di croce? Dopo il NT o addirittura molto prima? In che senso lo usa un Polibio, a contatto con gli usi romani ove la croce è già ipotizzabile? Ma prego non rispondermi ora su ciò, se no mettiamo troppa carne al fuoco



Giusto per fare un po' di ordine: la TNM non basa la traduzione di stauros solo sulla dialettica sincronia/diacronia, ma è chiaro che per i traduttori l'uso traslato di stauros come "croce" (inteso come forma geometrica) in base alle fonti disponibili è ritenuto successivo al I secolo, lo stesso Polibio non mi pare che faccia riferimento ad una forma ben precisa.


In generale convengo con te, ma il fatto è che qui non si tratta di «taluni casi», ma di 237. Quindi un intervento sistematico con carattere aleatorio e, mi sembra, arbitrario



Non capisco cosa intendi per "intervento sistematico", dato che la TNM non traduce sistematicamente kurios con "Geova" né lo fa arbitrariamente, ma solo in base a criteri filologici palesati con chiarezza nell'introduzione.


Quello che condivido con esse è comunque l’idea generale di una sostituzione aprioristica e filologicamente poco felice



Dipende dai punti di vista, se accettiamo l'importanza di fornire al lettore una lettura sincronica del testo la scelta non è affatto aprioristica né filologicamente poco felice, perché è proprio la filologia che ci insegna che nel I secolo kurios era usato come qeré del tetragramma e dunque rendendo in qual modo si rende un servizio al testo, quello che interessa ai testimoni di Geova.


È però vero che se noi accettiamo queste 237 sostituzioni in traduzione, dovremmo anche immaginarci e presupporre una edizione critica in cui dovremmo sistematicamente sostituire nel testo greco kúrios col tetragramma



Perdonami, ma mi pare che tu non abbia capito il senso dell'operazione: anche se il testo critico contiene la parola kurios il traduttore vuole fornire al lettore il senso che quella parola aveva per il lettore del I secolo, che sapeva che quel kurios in quella posizione non aveva il significato di "signoria" ma indicava il qerè di YHWH, e dunque con quello noi lo rendiamo.


Magari qualcuno l’ha fatto, ma mi sembra un’impostazione assurda. Nel caso, mi piacerebbe sapere che giustificazione ne ha dato



Il senso è molto chiaro: la convinzione che il NT sia un documento ebraico. Possiamo essere più o meno d'accordo, ma si tratta comunque di una scelta coerente con la storia e l'origine del testo, quello che resta da vedere è quanto il traduttore sia coerente con questo presupposto.


Al riguardo, le mie perplessità vertono sul solo piano terminologico, per cui non condivido, fuori dell’ambito linguistico, chi dice che per coerenza dovreste chiamarvi testimoni di Jahvè o simili



Come spiegato per noi la questione della pronuncia, stante che non conosciamo quella corretta, è indifferente, potremmo benissimo chiamarci testimoni di Jahvè senza che questo cambi alcunché. Abbiamo adottato "Geova" solo per coerenza, dato che tutti gli altri nomi ebraici sono regolarmente italianizzati secondo la forma storicamente più conosciuta.

Shalom

[Modificato da barnabino 30/08/2011 22:13]
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30/08/2011 22:05
 
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Re: Re: Re:
Morby968, 30/08/2011 22.00:




Scusa Naaman,
cosa significa? Che laddove ricorre il Tetragramma viene pronunciato Hashem o viene sostituito?



Non capisco bene la domanda...o meglio a cosa ti riferisci.
Io stavo parlando di scelte traduttive in quel contesto.
Ovvero: nelle principali traduzioni inglesi della Tanach il Tetragramma viene reso in traduzione principalmente o con L-RD (scritto per esteso ovviamente) o con Hashem.
[Modificato da (Naaman) 30/08/2011 22:10]
30/08/2011 22:18
 
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Re: Re: Re: Re:
(Naaman), 30/08/2011 22.05:



Non capisco bene la domanda...o meglio a cosa ti riferisci.
Io stavo parlando di scelte traduttive in quel contesto.
Ovvero: nelle principali traduzioni inglesi della Tanach il Tetragramma viene reso in traduzione principalmente o con L-RD (scritto per esteso ovviamente) o con Hashem.




Hai risposto. A differenza dei mss antichi dove gli stessi ebrei lasciavano scritto il tetragramma anche se veniva pronunciato Adonai, nelle attuali principali traduzioni, YHWH viene sostituito. Giusto?
30/08/2011 22:23
 
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Se siete d'accordo, parlerei delle moderne versioni di autori ebrei altrove, qui ci interessa più che altro come il Nome veniva trattato del I secolo. Da un punto di vista filologico è questo che interessa al traduttore di un testo che incontra la parola "kurios", stabilire se il testo intendeva dire "signore" oppure se intendeva il qerè di YHWH.

Shalom
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30/08/2011 22:45
 
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Chiedo scusa, mi rendo conto che l’excursus era necessario, ma non vorrei si perdesse il filo da cui siamo partiti: la domanda non era la sostituzione del tetragramma con kúrios nel VT, ma nel NT. Chiedo scusa per l’ulteriore domanda ingenua, ma se Barnabino scrive:


«La convinzione dei traduttori della TNM è che, sempre parlando in termini molto generali, la responsabilità della scomparsa del tetragramma delle copie della LXX è da attribuire a copisti cristiani di cultura ellenistica»



a maggior ragione ciò non potrebbe invocarsi nel NT, e quindi delegittimare la traduzione TNM che vi introduce il nome Geova? per carità, so della vexata quaestio sulla lingua degli originali, ma pur sempre di ambienti protocristiani si tratta.

Quanto al successivo intervento di Barnabino: sono d’accordo che da Polibio sulla questione staurós non si può evincere niente; la mia è solo un’ipotesi di lavoro, non preconcetta.

Quando invece Barnabino scrive:


«Dipende dai punti di vista, se accettiamo l'importanza di fornire al lettore una lettura sincronica del testo la scelta non è affatto aprioristica né filologicamente poco felice, perché è proprio la filologia che ci insegna che nel I secolo kurios era usato come qeré del tetragramma e dunque rendendo in quel modo si rende un servizio al testo, quello che interessa ai testimoni di Geova»



Si tratta quindi di una lettura (e conseguente traduzione) interpretativa, fondata o meno a seconda che i presupposti filologici siano corretti o meno. Ma qui ci addentriamo in un circolo vizioso, ove una tesi vale l’altra. Il punto è se questa tesi sia precostituita o meno, e qui, conscio dei miei limiti, sto in ascolto. Ciao.
[Modificato da Quixote68 30/08/2011 22:46]
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30/08/2011 23:33
 
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Caro Angelo,


a maggior ragione ciò non potrebbe invocarsi nel NT, e quindi delegittimare la traduzione TNM che vi introduce il nome Geova? per carità, so della vexata quaestio sulla lingua degli originali, ma pur sempre di ambienti protocristiani si tratta



Si, naturalmente potrebbe invocarsi lo stesso ragionamento per delegittimare la TNM, ma la versione della TNM non intende "delegittimare" il testo greco in sé, intende piuttosto fornire al lettore contemporaneo il senso che kurios aveva per il lettore del I secolo laddove era usato come qerè del tetragramma, al di là della vexata quaestio sulla lingua degli originali. E' chiaro che quando in quei passi un giudeo-cristiano incontrava kurios sapeva che non stava a significare "signore" (seppure poteva anche leggerlo in quel modo) ma aveva chiaro in mente che significava YHWH.

La TNM non vuol far altro che trasmettere al lettore quello che era quel senso particolare di kurios quale sostituto di YHWH. Per semplificare è come se il traduttore oltre a "signore, padrone, possessore, proprietario, marito" avesse un'ulteriore possibilità traduttiva, un significato particolare legato all'uso di kurios come qerè di YHWH. Tale specificazione è necessaria, perché se un lettore ebreo del I secolo poteva aver ben chiara la distinzione tra kurios con il senso "signoria" e kurios inteso come sostituto di YHWH, tale distinzione è andata via via perdendosi, e dunque il traduttore è costretto a specificarlo. Certo, quest'operazione può avere un certo grado di arbitrarietà, ma quale traduzione non lo ha laddove un termine può avere più di un significato? In ogni caso il traduttore si deve affidare al contesto storico e immediato.


Quanto al successivo intervento di Barnabino: sono d’accordo che da Polibio sulla questione staurós non si può evincere niente; la mia è solo un’ipotesi di lavoro, non preconcetta



Sulla traduzione di stauros abbiamo già detto qualcosa altrove in questa sezione, ti posso solo dire che capisco le tue perplessità, la TNM d'altronde si rende perfettamente conto che questa scelta traduttiva ha anche un forte valore "iconoclastico", andando a toccare un termine che nei secoli è diventato il simbolo stesso del cristianesimo...

Shalom

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a TNM non vuol far altro che trasmettere al lettore quello che era quel senso particolare di kurios quale sostituto di YHWH. Per semplificare è come se il traduttore oltre a "signore, padrone, possessore, proprietario, marito" avesse un'ulteriore possibilità traduttiva, un significato particolare legato all'uso di kurios come qerè di YHWH. Tale specificazione è necessaria, perché se un lettore ebreo del I secolo poteva aver ben chiara la distinzione tra kurios con il senso "signoria" e kurios inteso come sostituto di YHWH, tale distinzione è andata via via perdendosi, e dunque il traduttore è costretto a specificarlo. Certo, quest'operazione può avere un certo grado di arbitrarietà, ma quale traduzione non lo ha laddove un termine può avere più di un significato? In ogni caso il traduttore si deve affidare al contesto storico e immediato.



Caro Barnabino

Ma così non si rischia di esercitare troppa autonomia nei confronti delle Scritture, mi spiego meglio non si mette troppo del personale nel decidere dove Signore voleva essere inteso come Geova o dove voleva essere "Signore"?

31/08/2011 00:15
 
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Caro Nik,


Ma così non si rischia di esercitare troppa autonomia nei confronti delle Scritture, mi spiego meglio non si mette troppo del personale nel decidere dove Signore voleva essere inteso come Geova o dove voleva essere "Signore"?



Ovviamente il traduttore deve utilizzare parametri filologici ben precisi, proprio per evitare d cadere nell'arbitrarietà. L'introduzione della TNM dice "Per non oltrepassare i limiti del traduttore sconfinando nel campo dell’esegesi, siamo stati estremamente cauti nel rendere il nome divino nelle Scritture Greche Cristiane, esaminando sempre attentamente le Scritture Ebraiche come base".

Naturalmente questo non impedisce che vi possano essere occorrenze dubbie o controverse, ma in linea di massima si può raggiungere un certo grado di sicurezza. D'altronde anche chi traduce kurios con Signore laddove il senso è YHWH compie un arbitrio rispetto al significato del testo, omettendo di comunicare al lettore qualcosa che, seppure implicitamente, si trova nel testo ma il lettore moderno non è in grado di decodificare.

Shalom
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31/08/2011 12:58
 
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Caro Banarbino

Tu pensi che nel tempo possa essere nata un sorta di ambiguità nei Cristiani tra la Figura del "Signore Dio" e quella del "Signore Cristo", dovuta proprio alla "omonimia" presente nei testi?

Grazie e Ciao
31/08/2011 13:39
 
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Re:
barnabino, 31/08/2011 00.15:

omettendo di comunicare al lettore qualcosa che, seppure implicitamente, si trova nel testo ma il lettore moderno non è in grado di decodificare.



Eheheh...dipende dal lettore...e dal grado di istruzione biblica che ha [SM=g27988]


31/08/2011 18:45
 
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Re:
Nik 82, 31/08/2011 12.58:

Caro Banarbino

Tu pensi che nel tempo possa essere nata un sorta di ambiguità nei Cristiani tra la Figura del "Signore Dio" e quella del "Signore Cristo", dovuta proprio alla "omonimia" presente nei testi?

Grazie e Ciao



Su questa ambiguità, come la definisci, è nata una mostruosità. Quando in predicazione sento una persona, generalmente cattolica, parlare del Signore non si sa mai a priori di chi sta parlando, in fin dei conti per lei Dio e Gesù sono la stessa cosa.

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Chi non conosce la verità è uno sciocco, ma chi, conoscendola, la chiama bugia, è un delinquente.
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