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- RECE - Nuovo Album (se non mò, quannò?)

Ultimo Aggiornamento: 31/12/2011 19:17
17/07/2011 00:07
 
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La recensione di "If not know, when?" scritta da me, sul mio blog di music reporter
Enjoy!!!!!!



E’ ora di crescere: If not now, when?

Premessa:
Ho letto decine di recensioni da web magazine italiani, scritte chiaramente da incompetenti e qualunquisti di professione, che per riempire le righe non sanno fare altro che tirare fuori squallide battute sullo strabismo del dj Kilmore o della bellezza del cantante che sa eccitare le folle di ragazzine. Cose vere, per carità, ma andiamo un po’ in profondità, per favore.
Per la par condicio e per cercare di capire se proprio solo in Italia questo album non è stato capito e apprezzato, mi sono messa a leggere un po’ di recensioni prese da webzine straniere e – sorpresa o sospiro di sollievo – le opinioni e il registro letterario erano molto diverse e migliori.
Anni fa feci anche io questo sporco “mestiere” del recensore di dischi, che abbandonai piuttosto presto per mancanza di tempo e grande ispirazione, perché quello che sapevo e so fare meglio è fotografare, e non scrivere. Tuttavia posso dire di sapere quanto sia difficile questo ruolo. Purtroppo, nella maggior parte dei casi, l’ascolto viene fatto in modo superficiale e difficilmente si conoscono tutti i retroscena della band.
Sono una fan degli Incubus da 10 anni ormai, amministro il forum di Incubus Italia e di recente ho anche incontrato la band al loro ultimo concerto in Europa, un mese fa, il 17 giugno a Berlino: se permettete qualcosa ne so e vorrei dire la mia…

“If not now, when?” esce dopo 5 anni rispetto il loro ultimo lavoro “Light Grenades”, che possiamo onestamente classificare come il loro peggior album della carriera.
Avevamo già intuito da tempo, quindi, il cambio di rotta verso melodie più tranquille e pop.
Ma nei testi c’era ancora molta rabbia e astio, molto probabilmente causati dalla rottura sentimentale tra il cantante Brandon Boyd e la modella Caroline Murphy.
In questi anni le cose sono cambiate: Brandon ha trovato il vero amore equilibrato, il batterista Josè è diventato padre, il chitarrista Mike si è laureato in fisica all’Università di Hardward come un vero nerd, discutendo anche al Cern di Ginevra con i maggiori fisici.
Mi fanno ridere quelli che ancora sperano in un ritorno a “S.C.I.E.N.C.E.”, il loro disco più “nu-metal” (o definitelo come vi pare) uscito nel 1997.
Chi li conosce un po’, infatti, sa che ogni loro disco è diverso, è un cambiar rotta come un pirata ubriaco, robe da far invidia a Jack Sparrow.
A riguardo di questo disco, Brandon Boyd ha recentemente dichiarato a MTV news:

"Sì, ci siamo divisi in quote - Adoro quella parola, e così pesantemente connotata - durante gli scorsi cinque anni. E non è che ci fossimo stancati di essere una band o di essere questa band; credo che tutti ci siamo accorti di non esserci staccati da questo mostro che abbiamo creato, che avrebbe iniziato a consumarci.
E per essere in grado di tornare a scrivere musica che continuasse ad essere pura nella sua etica, per noi come persone creative, dovevamo prenderci un bel pezzo di vita reale. C'è una maniera ancora migliore per spiegarlo. Dovevamo disfare le valigie, fondamentalmente.
Dovevamo piantare delle radici, per evitare che iniziassimo a scrivere canzoni sul vivere in tour su un bus. Perciò dovevamo innamorarci, mettere su casa...il nostro batterista ha avuto una bambina, Michael ha finito la scuola, io ho esplorato a fondo le mie tendenze creative. Non siamo stati a casa a girarci i pollici o cose del genere; ognuno di noi ha avuto un gran da fare. E alla fine siamo arrivati al punto in cui abbiamo detto: - E' il momento-".


IS TIME.

Eh già. E’ ora.
Il nuovo album inizia proprio con la canzone che dà nome al disco: “If not now, when?” tradotto all’istante nel nostro “Se non ora quando?” – che ricorda subito il tormentone utilizzato dal popolo rosa contro gli scandali del nostro Premier, ma gli Incubus non si sono di certo ispirati a questo movimento.
Torniamo sulla giusta rotta:

I've waited all my life
If not now, when will I?
We've been good
Even a blast, but
Don't you feel like something's missing here?
Don't you dare

I've waited all my life
If not now, when will I?
Stand up and face the bright light
Don't hide your eyes
It's time”


In queste due strofe è racchiuso il nuovo inno della band, il grido disperato della voglia di cambiare, della consapevolezza che c’era qualcosa che mancava nelle loro vite (e, sostanzialmente, anche nelle nostre), della paura di osare che spesso di impedisce di esprimerci al meglio.
Ci invitano ad alzare la testa e a smettere di nasconderci: è ora di agire.

Promises, promises” è una ballata ispirata dalla storia di una giovane ragazza ferita dall’amore, la quale si nasconde dalla vita reale dietro ad una corazza e preferisce seguire la band e improvvisare giochi di magia per loro.
Qualche mese fa, prima che il singolo uscisse, la band ha indetto un concorso per i fan, postando solo il testo e la partitura, e ha chiesto loro di interpretarla a proprio piacimento. Inoltre tutto il materiale fornito dalla band più alcuni disegni di Josè è stato rilegato in un quaderno e messo all’asta su Ebay per raccogliere fondi per i terremotati di Fukushima tramite la loro associazione benefica Make Yourself Foundation. L’asta si è conclusa a 2.500 $.

“Friend and lovers” è una dichiarazione d’amore bellissima e per niente banale.
“What's wrong with you is good
for what's wrong with me
and I think maybe we should stick together.
Because in the end, we are friends and lovers
We are friends and lovers. “


- Quello che c’è di sbagliato in te va bene con quello che c’è di sbagliato in me. E credo che insieme combaceremmo bene. Perché, in fin dei conti, siamo amici e amanti. -
Semplice, ma perfetta.

Con “Thieves” cambiamo registro, sia musicalmente sia concettualmente. Si parla di ladri che si godono la vita più di tutti e sanno venderci l’acqua sulla riva di un fiume. Ma le ombre si attaccano su tutti noi,
anche su quelli convinti di essere protetti e immuni.

Isadore” parla di un amore lesbico, è un viaggio ai confini del mondo a bordo di una mongolfiera per toccare la luna e le stelle. Ma nel viaggio il loro amore si dissolve e una volta arrivate in cima si accorgono che c’è un solo paracadute…è arrivata l’ora di dirsi addio.

The Original” è un esempio da seguire, è una persona dalla mente originale, non comune ad altri, che sa incantare e domare una mente irrequieta e piena di fantasmi.

Defiance” – “disprezzo” – è la canzone meno riuscita del disco. Ad un testo così duro sarebbero state più adatte delle sonorità più adeguate, più rock, e non un lamento sottotono.

Se siete vecchi fans alla ricerca di un po’ di movimento, siete arrivati a questo punto del disco e vi siete già stufati di ascoltarlo, andate avanti, perché presto rimarrete sorpresi.

Arriva infatti il capolavoro “In the company of wolves”: un viaggio psichedelico di sette minuti e mezzo, con sonorità spiazzanti e allucinanti, soprattutto nella seconda parte. La mia preferita di questo disco. L’ho ascoltata in anteprima live il 17 giugno a Berlino ed è pura goduria per orecchie raffinate e non per sporche orecchie intasate di cerume.

Finalmente si balla con “Switchblade” e “Adolescents”, le due canzoni più “vecchio Incubus style” del disco.
Sembra di aver cambiato disco e di essere tornati indietro nel tempo.

“Tomorrow’s Food” è una canzone che il chitarrista Mike Einziger scrisse più di 2 anni fa, musicalmente la paragono alla “Aqueous Transmission” che chiudeva “Morning View”, il loro quarto disco uscito nel 2001: è una canzone che ci fa riflettere sulla fine del mondo e del fatto che tutti noi siamo “il cibo del domani”.

In conclusione, riassumendo le mie impressioni su questo disco, posso dire che ammiro e amo questa band proprio perché osa cambiare sempre genere musicale e tematiche.
Li amo perché non sopportano essere etichettati e fanno sempre un po’ come gli pare.
E’ vero che le sonorità sono più pop rispetto ad ogni loro album mai fatto e che le melodie sono semplici, ma è un disco tuttavia di qualità, perché la semplicità è ricercata con intelligenza. Lo ha dichiarato la stessa band: queste erano le loro intenzioni. Tutto questo potrebbe fare storcere il naso a moltissimi fans, pure a me, che adoro più le sonorità dure e scatenate e che sono l’antiromanticismo per eccellenza. Ma vi dirò: questo album mi ha fatto venire voglia di innamorarmi di nuovo, di distruggere tutti gli scheletri del mio armadio e di affrontare le mie paure. E’ ora di cambiare, di crescere.
Mike Einziger ha recentemente dichiarato in un’intervista:

“Sono arrivato ad una certa età - circa 14, 15 anni - in cui la gente iniziava a identificarsi socialmente a seconda della musica che ascoltava. Del tipo "Ascolto questa musica, perciò esco con questa gente. E la band stampata sulla tua maglietta fa schifo. Mi piace quest'altra band". Per me è stato sempre strano che la gente si dividesse in gruppi e formasse la propria identità in base alla musica che piaceva loro. La ragione per cui mi sembrava strano era perchè ho sempre visto che la musica è tutta musica. Perchè c'è bisogno d'indossare una maglietta e diventare sinonimo di un certo gruppo di persone? Per me era tutto unito.
Perciò, in un certo modo, ho sentito che la nostra band è po' così - non c'identifichiamo realmente in un determinato gruppo di persone. Siamo un agglomerato di tutta quella roba, fuori ai margini. E penso che questo ci abbia permesso di essere ancora qui dopo vent'anni. Fermamente. E' come se non ci adattiamo a niente. Alcuni direbbero sia una cosa negativa, ma noi lo siamo. Siamo ancora qui.”


Ecco, la maggior parte delle persone ha inteso questa scelta come una cosa negativa, ma io no: mi piace pensare che gli Incubus rimarranno per sempre una band per alieni come me, corvi al di fuori del proprio stormo.
P.s. Questa recensione è stata scritta senza la previa assunzione di sostanze stupefacenti.

Valentina D.


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