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Scienza

Ultimo Aggiornamento: 06/06/2023 11:32
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02/02/2011 13:54
 
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Nel sonno il cervello seleziona
i ricordi e "tagga" quelli importanti



Uno studio condotto da Jan Born dell’Università di Lubeck in Germania ha cercato di spiegare come la notte il nostro cervello lavori per aiutarci a trattenere i ricordi importanti ed eliminando il superfluo. Durante il sonno vengono selezionate le informazioni incamerate durante il giorno e il cervello “appiccicà un “tag” (un’etichetta come i tag sulle foto messe su Facebook) solo su quelle importanti, cosicché poi la memoria centrale, l’ippocampo, le riconosca come tali e le distingua da quelle superflue da rimuovere e diventino parte della nostra memoria.

Lo scienziato ha arruolato 191 persone e visto che la loro capacità di memorizzare certe informazioni aumenta quando esse sono ritenute importanti dall’individuo, e cioè solo se dopo averle apprese gli viene detto che il giorno a seguire sarà sottoposto a un test. La pressione prodotta dal pensiero del test fa sì che il cervello, precisamente la corteccia prefrontale, si adoperi a “taggare” le informazioni importanti, quelle cioè che vanno ricordate per superare il test.

È ormai ampiamente dimostrato che la notte è un momento prezioso per fare ordine nel nostro cervello, per memorizzare fatti importanti ed eliminare il superfluo. Per esempio non mi servirà ricordare che ho incontrato il vicino di casa in ascensore, fatto ininfluente, ma sarà necessario che mi ricordi informazioni dirimenti per lo studio o per il lavoro. E quindi il cervello fa una cernita.

Anni fa sono stati scienziati italiani i primi a dimostrare questo nesso tra sonno e ordinamento dei ricordi: Giulio Tononi e Chiara Cirelli dell’Università del Wisconsin-Madison scoprirono infatti che di notte nel cervello si riordinano i ricordi e si fissano quelli importanti. Gli esperti hanno in seguito dimostrato che ciò avviene nella fase del sonno profondo (quando il cervello è pervaso dalle cosiddette “onde lente”). Ma come funziona il processo? È a questo quesito che ha cercato di rispondere lo scienziato tedesco.

L’esperto, in un lavoro pubblicato sul Journal of Neuroscience, ha chiesto a 191 persone di imparare coppie di parole; poi a parte di loro ha detto che il giorno dopo sarebbero stati sottoposti a un test per vedere quante coppie di parole avessero memorizzato, agli altri no. È emerso che dopo una buona notte di sonno coloro che ricordano meglio le parole e che quindi ottengono migliori risultati ai test, sono quelli che erano stati avvertiti la sera prima dell’esamino. Usando un elettroencefalogramma, inoltre, Born ha visto che durante la notte il cervello dei partecipanti avvertiti del test era pervaso per più tempo da onde lente, come se per loro il processo di memorizzazione durasse più a lungo.

Secondo Born la spiegazione è che, quando so che sarò messo alla prova, il mio cervello, precisamente la corteccia prefrontale, capisce che certe informazioni sono importanti e le etichetta. Questo aiuta l’ippocampo a distinguerle dal superfluo e a salvarle nella memoria. Le informazioni non importanti, invece, non sono taggate e vanno perse. L’importante dunque è sapere cosa ci interessa, e il nostro cervello scarterà il resto mentre dormiamo.

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L'importanza però andrebbe circoscritta a quel determinato giorno..poi bisognerebbe vedere se è un'importanza focalizzata per un periodo, c'è anche un'importanza volutamente data ad un evento banale per allontanare il pensiero di qualcos'altro..191 mi sembra un numero troppo esiguo..e poi c'è un margine di soggettività troppo accentuato in quello che puoi realizzare nel sonno..Cosi verrebbe troppo schematizzato secondo me...
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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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