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L'angolo del GAMBERO gialloROSSO

Ultimo Aggiornamento: 19/02/2024 23:47
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05/07/2010 15:53
 
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NY e la sfida degli hot dog
C'è chi finisce in manette

A Coney Island il più vorace è Joey “Mascella” Chestnut con 54 panini in 10' e un premio di 20mila dollari, ma il vero protagonista è stato "Tsunami" Kobayashi, secondo l'anno scorso, che ha inscenato una protesta ed è stato arrestato


NEW YORK, 5 luglio 2010 – Una tradizione quasi centenaria, una sfida mancata, un campione in manette e un vincitore deluso. E’ l’edizione 2010 della Nathan’s Famous International Hot Dog Eating Contest, la sfida tra mangiatori di hot dog appuntamento fisso del 4 luglio a Coney Island, New York, trasmessa in tutti gli Usa in diretta televisiva da Espn. Joey “Mascella” Chestnut ha conquistato il titolo per la quarta vittoria consecutiva divorandosi 54 hot dog in 10 minuti, ma ad animare il torrido pomeriggio newyorkese ci ha pensato Takeru Kobayashi, il giapponese numero 3 del mondo tra i mangiatori, secondo nella passata edizione, che ha chiuso il pomeriggio in manette.

DISPUTA CONTRATTUALE — Kobayashi, 32 anni, soprannominato “Lo Tsunami”, è stato costretto a fare da spettatore alla sfida di quest’anno per una disputa contrattuale con la Major League Eating, la lega professionale dei mangiatori di hot dog, con cui si è rifiutato di firmare in esclusiva. Il giapponese si è mescolato alla folla (accorsa in massa nonostante l’afa e la temperatura vicina ai 35 gradi) indossando una maglietta nera con la scritta “Free Kobi”, riuscendo ad arrivare fin sotto il palco. Poi, a gara finita, ha superato le transenne ed è salito sul palco, insieme ai colleghi mangiatori, con la gente che urlava “Lasciatelo mangiare! Lasciatelo Mangiare!”. Diversi addetti alla sicurezza hanno cercato di farlo scendere, ma Kobayashi si è aggrappato a una transenna ed è stato letteralmente trascinato giù dal palco, finendo in manette per resistenza all’arresto, violazione di proprietà e ostacolo al governo federale. “C’è una disputa contrattuale, per questo mi stanno negando la libertà” ha raccontato Kobayashi attraverso un interprete.



Takeru Kobayashi arrestato dalla polizia. Ap NON ABBASTANZA — L’apparizione di Kobayashi ha oscurato l’impresa di Chestnut, che ha confermato il suo dominio tra i mangiatori mangiando nove hot dog più del secondo. Il 26enne di San José, California, si è messo in tasca un assegno di 20mila dollari (oltre che qualche chilo in più) divorando in 10’ quasi lo stesso numero di hot dog che un americano mangia mediamente in un anno (60). Eppure non era soddisfatto, visto che dopo aver vinto l’edizione 2009 con il numero record di 68 hot dog, quest’anno aspirava a superare quota 70. “Ero disidratato, ho bevuto troppo poco preparando questa sfida” ha spiegato. Poi ha solidarizzato con l’avversario Kobayashi: “Mi dispiace per lui”.

LA TRADIZIONE — La sfida tra i mangiatori è molto più di un evento folkloristico. Secondo tradizione nacque proprio a Coney Island, il luogo dove nel 1870 fu venduto il primo hot dog, nel 1916, quando degli immigrati che stavano litigando su chi fosse il più patriottico decisero di risolvere la questione con una sfida a chi mangiava più hot dog: vinse l’irlandese Jim Mullen con 13. Da allora in migliaia ogni anno affollano Coney Island per assistere a questa sfida, organizzata dalla Major League Eating, che supervisiona circa 80 eventi l’anno in tutto il mondo. La sfida del 4 luglio è anche un successo televisivo, visto che solitamente attrae più telespettatori di ogni gara del campionato di baseball in programma quel giorno. E non potrebbe essere altrimenti, visto che nel solo Indipendente Day (il 4 luglio negli Usa) gli americani si divorano 150 milioni di hot dog, abbastanza per andare e tornare 5 volte da Washington a Los Angeles.

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me immagino una cena co Mascella e Tsunami.. [SM=g27989]
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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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