Ciao a tutti,
ieri sera sono andata al cinema a vedere 'Generazione 100 euro'... divertente, ben riuscito... niente da dire ma... nel finale la telecamera inquadra il viso del giovane protagonista, che si sveglia accanto alla sua dolce metà (lei si alza, ha greco alla prima ora) e, mentre gli si apre un sorriso, una voce in sottofondo (sempre la sua) dice che è precario ma che è felice.
Ho trovato questa conclusione consolatoria e credo anche io nel valore deglia ffetti, nella gioia nelle piccole cose, nel perseguire la propria strada a costo di sacrifici ma.........
e se fosse giunta l'ora di unirsi davvero in uqlahc eprogettom più grande, che non sia solo il racconto - un po' autocompiaciuto - delle proprie disavventure da 'precari'?
E se riscoprissimo un po' di speranza e di forza, come altri giovani hanno fatto alla fine degli anni'60, sezan farci prendere dalla puara di non riuscire a cambiare le cose, dal disfattismo o dalla cura del nostro singolo orticello?
Perché non creare movimenti che si facciano sentire, scendere in piazza ma più spesso e con ancora maggiore energia? Vogliamo davvero dire 'sono precario ma tanto felice' invece di volere smettere di essere gabbat da ingiustizie sociali e priviliegi duri a morire?
Voi cosa ne pensate?
Ciao,
Mafaldina.