Capitolo 7 - "La stagione della mietitura"

Fu la volta di Arhiael di alzarsi e fare un profondo inchino verso l'attore.
Ammiccò e si mise nuovamente seduta.
Dalkest le diede un' energica pacca sulla spalla.

"Hey vacci piano Dalk...ancora non mi sono ripresa dall'ultimo tentativo di farmi fuori."

"Ho visto uno dei sicari della contessa, comununque."

disse Ronan.

"Il suo nome è Kalor. Quando va in caccia gira con la testa coperta da una sorta di passamontagna. Ha lineamenti esotici: pelle color mattone, occhi grandi e scuri ma vagamente a mandorla. Quando l'ho visto, indossava una specie di casacca nera senza maniche, con delle decorazioni gialle sulle spalle e un paio di pantaloni di tela infilati nei bassi stivali. Le braccia erano scoperte, salvo delle leggere protezioni per i polsi.
E porta delle armi strane, al fianco, in due foderi allacciati alle coscie. Lunghi coltelli dalla lama triangolare, ma con l'impugnatura perpendicolare alla lama, come se questa dovesse stare appoggiata alle nocche.
Veloce e silenziosissimo, quasi come Anarya.
Se sono tutti come lui, c'è poco da star tranquilli.."

"Due katar?" disse Menelruth, sorpreso, a Dwalin e Celenandor

"Cosi' a nord?" replico' lo studioso

"Perche' no" disse l' elfo.

"Non restano molti dubbi" riprese Menelruth "Un uomo del sud che combatte con due Katar. Non male. Davvero non male, la contessa sa il fatto suo. Inutile preoccuparsene comunque. Un assassino puo' essere silenzioso quanto vuole, se sappiamo dove sta (e se lui ignora questo fatto) la furtivita' di Tevildo, il principe dei gatti di Beuthiel non gli varra' a molto" disse Menelruth. Nonostante le parole che aveva scelto, Ronan non noto' alcuna fanfaroneria nel tono. "Tuttavia, l' informazione e' preziosissima...grazie Ronan. Un assassino della giungla nera a Lond Arador, nessuna meraviglia che semini il terrore. Non e' necessariamente fortissimo, ma usa tecniche e movimenti inconsueti ed imprevedibili per lo stile di spada delle genti dei due Reami. Ora che lo so, saro' pronto ad adattarmi, e gli toglieremo il vantaggio della sorpresa. Tornando a noi, Arhiael, ti propongo un rapido cambio. Se preferisci coprirci con l' arco assieme a Dwalin, Celenandor ed Anarya per me va bene"

"Nessuna obiezione" disse l' elfo sorridendo

"Sta bene anche a me" disse Anarya

"Ed a me" concluse Dwalin. Da una sacca di tela, nel frattempo, aveva estratto dei pezzi di legno. Incastrandoli faceva scattare delle molle nascoste in posizione. In pochi minuti aveva assemblato una balestra, adatta alla sua taglia. Si stava aggiustando un corpetto di cuoio bollito, un lungo coltello, ed un coppo con il nasale gli pendeva per la cinghia da dietro le spalle.

"Chi lo direbbe che sei anche uno studioso, eh?" disse Albar

"Faro' la mia parte, scimmia" gli ribatte' il piccolo uomo ridendo "Tu vedi di fare la tua"

"Se potrò esservi più utile in questo modo milord, va bene."

Disse mentre afferrava l'arco che le aveva donato Lady Ingrid.

"Ma sappiate che io, al contrario dei vostri amici, qualche volta manco il bersaglio."

Ammise candidamente.

"Non e' solo una questione di mira. A differenza della vita di quei due pendagli da forca di Albar e Dhargo, che ormai non sono neanche buoni per farci il brodo o come combustibile" disse Menelruth guardando i suoi due amici "la tua vita preferirei non rischiarla in combattimento, non prima del necessario. Nelle tue condizioni, sei piu' utile come arciere che come spadaccina, ed abbiamo bisogno di tutte le informazioni possibili su Lond Arador. Puo' darcele solo chi ha vissuto qui a lungo, e se muori eroicamente, noi restiamo eroicamente ignoranti"

"Ottimo. Un po' di sana normalità non guasta, ogni tanto.
Farai compagnia a me e a Dwalin in questo deserto di fastidiosissima perfezione atletica."

Ronan sorrise subito.

"Ovviamente la mia è tutta invidia, signori, sto scherzando, non fateci caso..
Quando ci muoviamo?"

"Dobbiamo diminuire il loro vantaggio, se ne hanno uno. Ci muoviamo subito. Decideremo cosa fare riguardo alla nave ad alla contessa lungo la via" disse Menelruth

"Io e Celenandor andiamo a raccogliere la legna per fare dei letti su cui adagiare i 'morti'" disse il noldo

"Vengo anche io" disse Albar

"Meglio di no. Stavolta nel bosco e' meglio che ci andiamo solo noi" taglio' corto Celenandor "torniamo tra breve" disse, avviandosi rapido oltre il cerchio di pietre.

"Albar, Anarya, durante i preparativi siamo vulnerabili. Di vedetta. State vicini al rifugio, ed occhio a stare troppo vicino al margine del bosco" disse Menelruth. Il nordico e la silvana si avviarono.

"Dwalin, Ronan, Eorein, Dalkest, Arhiael, Dhargo...restiamo solo noi. Diamoci da fare. E' ora di fare uscire mio cugino, la sua famiglia ed Athorman dalla loro tana" disse avviandosi lui stesso verso la spelonca.

Athorman sembrava stare molto meglio. Aver potuto riposare quelle due ore in piu' lo aveva rimesso in sesto quel tanto che bastava a farlo ragionare con la sua solita lucidita'. Mentre gli altri aiutavano la moglie ed il figlio di Deor a scendere a terra, il dunadan si aggiornava sulla situazione. Estrassero Deor dalla spelonca solo quando gli elfi tornarono dalla foresta portando lunghi rami.

"Raccolti in terra, ovviamente" disse Dwalin
"Non c'e' da scherzare, con questa foresta. Nemmeno noi siamo del tutto al sicuro tra i suoi alberi"ribatte' Celenandor, iniziando a costruire il primo letto con i rami

"Non farlo troppo bello, dopotutto Menelruth lo ha messo insieme per le nostre sporche carcasse in fretta e furia..." commento' Dhargo. Il cacciator (con una spalla bloccata da una benda) ed il Sinda si misero all' opera con corde e legacci. Erano entrambi dei diavoli con i nodi, e sembravano pratici di carpenteria.

"Una la devo fare comunque meglio delle altre. Vorrei che Deor stesse meno scomodo possibile nelle sue condizioni. Useremo una delle nostre coperte per tenderla tra questi due rami piu spessi e dritti degli altri" ribatte' l' elfo. Era incredibile come anche in un momento del genere, un elfo potesse mettere gioia e passione ed entusiasmo in un compito come quello, eseguendolo come se stesse al caldo nel suo cantiere a Rivendell.

Deor, nel frattempo, si era lievemente ripreso. Seduto su un masso, conversava con sua moglie e Menelruth. A guardarli da vicino, la somiglianza era poca o nulla. Nonostante le avverse condizioni e le ferite, i due guerrieri sembravano comunque lieti di poter avere quella conversazione. Per non affaticare il dunadan, Menelruth lo lascio' in pace dopo qualche minuto. Avvicinatosi al cerchio di quelli che stavano finendo di preparare le barelle, disse

"Mi ha raccontato della Bestia che ha affrontato...brutta storia. Molto molto brutta" disse Menelruth. "E di Arbalar...non ci posso credere...Capitano della Porta del Sole! Ma dovevo immaginarmelo, dieci anni fa. Non e' solo la sua carriera il problema. Quel che mi ha raccontato Deor del suo combattimento con lui, quello che ha detto...non so, non credo si tratti solo di dominazione. Questa cosa della rinascita, che avete accennato voi...Secondo me e' piu' complicata di una dominazione mentale. Va molto piu' in profondita'...La storia del padre di Arhiael...scusa se riporto a galla il ricordo, ma avevi detto che avevano gettato la testa nel cortile, e poi lo hai rivisto in quel sotterraneo, tutto intero...non lo so, qui c'e' un vespaio di dimensioni inimmaginabili secondo me, e abbiamo a malapena sentito il ronzio da lontano"

"Era lui milord, ve lo posso giurare sulla mia testa, i suoi occhi, la sua voce...non era possibile sbagliarsi...."
"Tentò di convincermi a rinunciare a questa impresa per passare dalla sua parte...sapeva che parole usare con me, sapeva come convincermi...e lo avrei seguito se..."

Rimase in silenzio fissando il terreno.

"...se...se qualcuno non mi avesse riportata alla realtà."

*Adesso BASTA!....Non la lascerò a torturarsi in questa tana di stregoni!... Arhiael, smettila di parlare con quel fantoccio! SMETTILA! Guarda me! ME! IO sono vivo, non lui! Basta !*

Anche ora che era convinta di ciò che faceva, anche ora che aveva trovato la sua strada, si rese conto che quel dolore non l'avrebbe mai abbandonata...capì che l'unica cosa che era cambiata era il suo modo di affrontarlo.

"Animo animo" le disse Menelruth "l´importante é che sei qui con noi adesso. Sveleremo anche questo mistero."

"Tuo padre é con Mandos, adesso" intervenne il noldo. "Possono dirti quello che vogliono, e lanciare tutti gli incantesimi e le illusioni del mondo, e giocare con la tua mente ed i tuoi sentimenti, ma non possono riportare in vita i morti, nessuno puó. Ne possono trattenere le anime contro la propria volonta´. Tuo padre ha vissuto con dignitá ed é morto con coraggio, ed in quel momento, la sua anima ha iniziato un viaggio verso una destinazione lontana, lontanissima. Un palazzo che si trovava, una volta, al di lá del mare che vedi qui, e che ora é oltre il Vuoto"

"Come posso esserne certa" chiese Arhiael, pentendosene immediatamente dopo

"Perché te lo dico io. Perché di fronte al mistero della vita e della morte, vicino a chi ha vissuto in Aman, tutti gli stregoni del sud non sono che piccoli insetti di laguna messi davanti al mare. Confusi e spaventati dalla vastitá di una conoscenza che non comprendono davvero. Per gli umani, i morti sono morti, e non hanno alcun contatto coi vivi. Mai. É il dono di Mandos, e non ci si puó scherzare. Nessun contatto, Arhiael. Nessuno"

Arhiael si sentí di colpo molto sola. Guardó Athorman per una conferma, ed il dunadan, lentamente, annui col capo.

"É tutto vero, Arhy. Qualunque cosa abbiamo visto, é una messa in scena, un artifizio abominevole basato sulla necromanzia, e su vaghi frammenti di informazione raccolti dai nostri nemici su di te e la tua famiglia. Quello non era tuo padre piú di quanto questa quercia é
l´albero bianco di Minas Anor"

"Ma allora..." Arhiael deglutí.

"So a cosa pensi" intervenne il noldo mettendole una mano sulla spalla. Era incredibilmente calda. In effetti, il calore proveniva da tutta la sua persona "Tuo padre, e...coloro che hai perduto in questa storia tenebrosa, loro ti hanno parlato e dato coraggio, nell´ora piú buia, infinite volte. Ebbene, quello era vero, e reale. Non era il loro spirito a parlarti. Questo no. Lo spirito riposa in pace tra le aule di Mandos, adesso. Era il loro lascito, a parlarti. Era ció che di loro vive in te. Era la loro ereditá, a parlarti, il seme di coraggio e forza che hanno piantato dentro di te. É la prova che anche per gli umani c´é una forma di immortalitá. Devi ricordartene, quando ricordi la loro morte, e ricordarla dovrai, sempre, perché sono certo che nell´ultimo istante della loro vita si saranno detti che finché ci sarai tu a ricordarli, ed onorarli con le tue parole e le tue azioni, essi non moriranno mai del tutto."

"Con tutto il rispetto, Noldo, mia nonna diceva anche che a volte, quando questo è permesso per valide ragioni, i nostri morti,
se ci vogliono bene, possono tornare a vedere come stiamo, e magari suggerirci un pensiero di conforto o saggezza o una buona azione.
A volte in sogno, oppure con discrezione, senza farsi notare. Nulla di più. Ma talvolta capita anche qualche piccolo segno del loro passaggio.
Forse sono solo sciocchezze popolari.
Forse lo stesso Mandos non ne è ufficialmente al corrente.
Ma io un po' ci credo, vogliate perdonarmi."

*Grazie per averci provato Ronny.*

"Comunque non mi sembra di buon auspicio parlare di queste cose alla vigilia della nostra impresa..."
"Se abbiamo finito con le barelle suggerirei di andare...prima cominciamo...prima finiamo."

Era evidente che non aveva alcuna voglia di ampliare le sue conoscenze sull'argomento: comunicazione con i morti.

"Concordo" disse Menelruth. "Il tempo ci e' nemico, oggi e per chissa' quanti giorni a venire. Muoviamoci in fretta e restiamo concentrati. Arhiael, sopratutto tu. Non farti troppe domande, non adesso. E non in presenza di tre elfi, perche' potrebbero persino risponderti"

"Giusto" disse Dhargo "Anche mia nonna, per inciso, ne aveva di saggezza da parte. Diceva sempre che non c' 'e nulla da guadagnare a discutere con gli elfi". Il cacciatore stava legando le barelle alla sella di Mandorallen e Guthlaf. Celenandor gli appioppo' uno schaffo alla base del collo, e Dhargo riprese il suo lavoro con un ghigno sardonico sulla faccia

"Arhiael, perdona se le mie parole ti hanno turbato. Cio' che intendevo farti capire e' che nessun nobile di Lond Arador puo' aver alcun controllo sulle anime dei defunti. Dunque i tuoi cari, ovunque siano, se a destinazione o ancora in viaggio o, persino, ancora da queste parti perche' legati all' esito di questa storia, non hanno nulla da temere dalla Contessa ed i suoi tirapiedi" disse il Noldo.

"Vero" intervenne Celenandor. "Signori, direi che siamo pronti"

"Aiutatemi a rimettermi in piedi" disse Deor, con un filo di voce. Sorretto da Menelruth, il dunadan si isso' sulla sella del cavallo di Griogaire.

"Pensavo che il nostro nuovo amico venisse con noi" disse Ronan

"Troppo riconoscibile. Non possiamo rischiare che qualcuno abbia visto Griogaire arrivare fino a qua" disse Menelruth "Ed inoltre e' una bestia difficile da condurre. No, meglio non rischiare. Il cavallo nero portera' Deor ed il bambino. Heru, aiutami a fare salire lady Aisling sul tuo destriero, ecco, cosi'".

Menelruth ed il noldo misero con cautela la dama sulla sella, seduta di traverso. La gamba le era stata steccata e fasciata di nuovo, e sembrava stesse leggermente meglio. Il noldo si isso' in sella dietro di lei, e Celenandor porse il bambino al padre. "Eccoti qua, giovane guerriero. In gamba, sei con i tuoi genitori!" disse.

In quel momento, Albar ed Anarya tornarono dalla loro ricognizione.

"Rapporto?" disse Menelruth

"Non buono" disse Anarya. "Non possiamo essere certi che siano spie, ma c' e' una serie di impronte che si muovono verso la citta', poco oltre la foresta. A qualche miglio di distanza, ho creduto di vedere anche un cavallo passare tra due colline, molto rapido. Non possiamo escludere che qualcuno abbia assistito alla fine del combattimento"

"Capisco...va bene, a maggior ragione sbrighiamoci. Athorman?"disse Menelruth

"Pronto"disse il dunadan, afferrando le briglie del cavallo nero.

"Amici, cugino, non so cosa dire. Avete salvato me e la mia famiglia da una fine certa e molto brutta. State facendo troppo per noi, vi prego di non correre rischi inutili" disse Deor.

"Non siamo arrivati fin qua, in tanti anni, prendendo decisioni avventate. Tranquillo cugino, tra pochi giorni tutto sara' finito, e chi dovra' pagare, paghera' con tutti gli arretrati" lo rassicuro' Menelruth "Hai combattuto come un leone, e sei stato forte per la tua famiglia. Non c'e' coraggio piu' grande, e me ne ricordero' quando saremo a Lond Arador. Ora va, sei in ottime mani. Athorman vegliera' su di voi e curera' le vostre ferite"

La cacciatrice si avvicinò ad Athorman, per dagli le ultime indicazioni per trovare con facilità la piccola casa che utilizzavano per la caccia.

"...e dovrebbero esserci anche legna asciutta e qualche coperta, cibo non credo, ma la foresta è piena di qualsiasi animale....almeno in teoria."

Abbracciò forte il dunadan.

"Sta attento!"

Poi si volse verso lord Deor.

"Sarete al sicuro, non temente."

Si strinsero la mano, poi Arhiael fece un leggero inchino verso lady Aisling ed indietreggiò verso gli altri.

"Grazie ancora, Arhiael. Di tutto..." disse Deor.

"In marcia, e' ora" disse il Noldo. Si allontanarono di buon passo prendendo la strada costiera per un tratto, sparendo alla vista quasi subito.

"Non crucciarti, sono al sicuro con il Noldo" disse Ronan, vedendo Arhiael.

"Ora tocca a noi..." disse Menelruth, guardando Ronan, Eorein, Dalkest ed Arhiael. "Noi siamo stati qui dieci anni fa. La vostra conoscenza del territorio e' notevolmente migliore. Che percorso suggerite per arrivare da lady Ingrid?"

"Perfetto, allora in marcia. Signori, vi aspetta un bel riposino in barella" disse Menelruth "Cercate di essere convincenti nel fare i morti"

"Allora ci dividiamo così, Io, Anarya e Dwalin li precediamo, Celenandor in retroguardia, ci disponiamo più o meno a ventaglio, qualsiasi cosa che non ci quadra..."

Si interruppe improvvisamente, pensando all'esperienza delle persone che aveva di fronte. Senza calcolare che quei due elfi dovevano aver vissuto almeno una decina delle sue vite...
Arrossì lievemente, mentre sentiva risatine soffocate venire dalle sue spalle.

"...scusatemi, volevo solo rendermi utile...ma sicuramente voi avrete pensato già come avanzare..."

"Ehi hai capito bene Dwalin?"
"Ti devi disporre a ventaglio."

Arhiael si girò verso Dhargo, che ormai aveva cominciato a ridere talmente forte che si era appoggiato ad Albar per non cadere.

"Senti segugio, vuoi vedere che se continui così ti faccio fare il miglior morto che tu abbia mai interpretato?"

Minacciò il nano.

"Bhe...insomma...se a voi va bene ci disponiamo così, i punti dove possono essere appostate delle spie, quelli con ampia visuale per intenderci, ve li segnalo io...ecco si...se va bene anche a voi..."

Tagiò corto Arhiael.

"Questo é lo spirito!" disse Menelruth mettendosi in sella. "Arhiael, una regola di base delle incursioni in territorio nemico é che maggiore capacitá di orientamento equivale a maggiore rapiditá di spostamento. COnosci questi luoghi, i punti di riferimento, come e dove cambia la foresta, dove il terreno é regolare e dove ci sono canali improvvisi. Non rinunceró a questo vantaggio tattico, credimi"

"E comunque, c´é tempo prima di arrivare da Lady Ingrid" disse Celenandor, spostando il fodero della spada dal fianco alla schiena "Possiamo fare delle prove di comunicazione nel primo quarto di miglio. Siamo comunque piú veloci di loro, con il macabro carico che si portano"

"É vero" aggiunse Anarya "Dwalin resta con me, nel caso noi tre dovessimo separarci temporaneamente, e Celenandor ci seguirá per evitare accerchiamenti. Se ci muoviamo bene, non sapranno nemmeno che esistiamo. Ti spiegheró i segnali che conosce anche Menelruth mentre esploriamo il primo tratto"

"Allora si parte!" disse il Gondoriano "Signori, cercate di stare morti, sulle barelle. Dividetevi come state comodi, ed una volta in una posizione, per l´amor del cielo, cercate di non muovere un dito"

Ronan e Menelruth misero i cavalli in posizione, ed attesero che Dalkest, Dhargo, Albar ed Eorein vi si sistemassero.

"Arhiael, Anarya, Dwalin, ora tocca a voi. Noi partiamo tra cinque minuti. Distanza massima cinquanta passi dal sentiero. Se dobbiamo cancellare, il piano e' il solito" disse Menelruth "Ora, Ronan, devi assicurarti che la mia espressione avvilita ed affranta sia convincente" disse dando una pacca sulla spalla all´attore.

Ancora una volta verso Lond Aradon, non poteva crederci che stava per infilarsi nuovamente in quella tana di lupi, avrebbe dovuto sentirsi sicura con Menelruth e i tre elfi, ma aveva visto troppe volte piani perfetti andare in malora in un batter d'ali.
Sapeva che ogni piano si doveva scontrare con la realtà, una realtà dove i colpi non vanno tutti a segno, una realtà in cui esitare un secondo significa ritrovarsi morto.
Avrebbe preferito lasciare al sicuro anche Ronny, Eorein e Dalkest, infondo questa era una questione che riguardava lei e quelli che erano venuti per riportare la legge nella sua terra.
In realtà le era molto più semplice pensare di correre un rischio così alto con persone che conosceva da poco, la cui perdita, l’avrebbe colpita fino ad un certo punto…dovette ammettere che era un pensiero orribile….

Anarya si avvio' verso il sentiero da cui erano provenuti Arhiael e gli altri il giorno prima. L' elfa cercava di tenere un buon passo, senza distanziare Dwalin, che era di bassa statura e non molto agile, ed Arhiael, che pur con tutto l'addestramento alla vita nei boschi era stremata dagli eventi appena trascorsi.

La foresta era scura, ma calda. Sotto il manto degli alberi, i vento non riusciva a penetrare e l' aria, sinistra nella sua immobilita', almeno non gelava le ossa. L' elfa si muoveva con competenza, nella foresta per lei nuova. Sembrava riconoscere dei puntidi riferimento, di tanto in tanto, e spesso si fermava ad ascoltare.

Di tanto in tanto, per far loro riprendere il fiato, li attendeva accucciata al riparo, per fare il punto della situazione. Chiedeva indicazioni ad Arhiael su come si stavano spostando rispetto al mare, e la sua stima della distanza da centri abitati, fattorie e locande. Per fortuna, quel tratto di costa era pressoche' deserto, e dovevano stare solo attenti a non incappare in qualche viandante o a non spaventare qualche animale.

Dopo un po', Arhiael inizio' a capire i segnali a cui faceva riferimento l' elfa. Celenandor li stava seguendo, diverse decine di metri piu' indietro, e il gruppo dei cavalieri era sulla strada, a tratti visibile.