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Preghiamo per le Vocazioni Domenicane

Ultimo Aggiornamento: 25/09/2009 22:17
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13/02/2009 11:11

Vita religiosa, la gioia si fa «globale»


Il domenicano padre Timoty Radcliffe (già Maestro Generale dei Domenicani): scopriamo la santità nascosta nelle nostre comunità


di Francesco Ognibene


INTERVISTA con il maestro dell'Ordine dei predicatori, uno degli istituti di più antica tradizione nella Chiesa




Sui Giubilei la sanno lunga: i Domenicani nascono nel 1216, e dunque gli Anni Santi li hanno visti proprio tutti. Il loro «maestro» - il superiore generale -, il 54enne inglese fra Timothy Radcliffe, ha qualche buon diritto per ragionare di un Giubileo nel quale i religiosi hanno - oggi - una giornata "dedicata" a loro.


Cosa dice alla Chiesa e al mondo un Giubileo specifico della vita consacrata?


«Un Giubileo è soprattutto un tempo per la gioia e la celebrazione. Per la vita consacrata è un momento per condividere la nostra gioia nel Signore. Se siamo visti come persone che gioiscono in Dio, sarà questo a parlare in modo più eloquente di tutti i libri che potremmo scrivere o delle cose buone che potremmo fare. Anche il Giubileo era originariamente un tempo perché la terra fosse lasciata a riposo. In un mondo che è preda di un disperato attivismo ricordiamo che siamo chiamati a condividere il riposo di Dio. Dobbiamo diventare un segno della pace di Dio».


Il Giubileo è per definizione "tempo di conversione". Di cosa devono pentirsi i religiosi?


«Dobbiamo recuperare semplicità e povertà autentiche. Lungo i secoli molte congregazioni religiose sono diventate ricche, un fatto che si può sempre giustificare con i nostri molti progetti "importanti": ma la vita religiosa è stata più vitale e attraente quando noi siamo stati genuinamente poveri. Riscopriamo allora quella libertà».


Veniamo da un periodo segnato in Occidente da una generale crisi vocazionale. Come se ne esce, e come si avvicinano i giovani alla vita religiosa?


«Dobbiamo dare ai giovani la libertà di rispondere alle nuove sfide. I giovani non vanno mai usati per "riempire i buchi" o mantenere il passato. Nessuno entrerà in una congregazione solo per aiutarla a sopravvivere: gli ordini religiosi non hanno a che fare con la sopravvivenza ma con la morte e la risurrezione. Non importa se nel futuro ci saranno meno comunità o se una congregazione vedrà dimezzarsi la sua consistenza attuale. Ciò che conta è che le comunità siano vive e siano i semi del futuro. Preferisco tre comunità vive a dieci che combattono per sopravvivere».


Nascono ancora tra le mura dei conventi i Tommaso d'Aquino, i Francesco d'Assisi o le Caterina da Siena?


«Dio ha creato solo un san Tommaso, un san Francesco e una santa Caterina. Lui non clona! Piuttosto, ci sorprende dandoci per ogni generazione fratelli e sorelle che sono unici e hanno la loro propria via di santità. Quando l'ordine domenicano fu fondato, non avremmo mai immaginato che un giorno ci sarebbe stato un Bartolomeo de Las Casas a combattere per i diritti degli indios, o un Beato Angelico a pregare attraverso la pittura. La sfida è nel saper accogliere i santi inattesi che sono nascosti nelle nostre comunità, e che potrebbero sorprenderci».


Qual è il volto della santità nella vita consacrata del Duemila?


«La santità mostra la gloria e la bellezza del Dio vivente in mezzo a noi. In questo mondo sempre più violento, dobbiamo avere coraggio se vogliamo essere un segno di Dio. In alcune parti del mondo i religiosi affrontano sempre più il rischio del martirio. A volte abbiamo solo bisogno del coraggio di affrontare l'incomprensione e la critica, o dell'umiltà di non temere di tentare qualcosa e di fallire. Abbiamo bisogno del santo coraggio di chi ha posto la sua fiducia in Dio».


La vita religiosa è stata una presenza profetica nella Chiesa, spesso anche "scomoda". Quale può essere la sua "profezia" oggi?


«Viviamo in un mondo globalizzato, dal quale alcuni rischiano di essere esclusi, per esempio i mendicanti o la maggior parte del continente africano, sempre più afflitto dalla guerra. Gli ordini religiosi sono presenti ovunque: siamo veramente globalizzati! Ecco: noi dobbiamo tener viva la memoria di chi è dimenticato».



Sorgeranno anche nel terzo millennio istituti del calibro di benedettini, domenicani, francescani o gesuiti?


«Il nostro è un tempo di grande creatività. Nuove congregazioni religiose, nate specialmente in Africa e in Asia, cercano di inculturare la vita religiosa in società diverse dalla nostra. E questo sarà una nuova, meravigliosa ricchezza per la vita consacrata. Ma ci sono anche nuovi modi di appartenere a ordini religiosi, nuovi gruppi di laici che condividono la nostra vita e la nostra missione».


Attorno all'anno Mille i monasteri sono stati tra i baluardi della civiltà occidentale, che oggi si vede nuovamente interpellata da questioni etiche e sociali, sfidata dall'islam e dal secolarismo. La vita religiosa può aiutare ancora la nostra civiltà a superare queste nuove prove epocali?


«Le comunità religiose possono tener desta la memoria di Dio cantando la sua lode, mantener vivo un modo di essere uomini fondato sul libero dono della vita piuttosto che sulla sopravvivenza come consumatori nel mercato globale. Ma le nostre comunità non devono essere fortezze che chiudono fuori il mondo moderno, preoccupate dei "barbari" là fuori. Dobbiamo avere la fiducia di uscire e dialogare con la modernità, accogliendo quel che di buono offre».



Quali risultati si attende da questo Giubileo della vita consacrata?


«Per i religiosi, spero in una rinnovata sicurezza che la nostra scelta di vita sia veramente meravigliosa, tale che noi ne possiamo render grazie a Dio. Per la Chiesa, confido che ci lasciamo alle spalle la paura e i sospetti che talvolta hanno segnato l'ultimo secolo. Scopriamo la splendida virtù della magnanimità, che conosce come gioire anche per chi la pensa in modo diverso dal nostro, fiduciosi che Dio porterà tutti nel suo Regno».



Da "Avvenire" 2000

********************


Una Professione Religiosa di Frati Domenicani:



             

                         

Preghiamo per le Vocazioni.... Wink
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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15/02/2009 23:58



                          Preghiera quotidiana per le Vocazioni Domenicane


                                 


O Divino Gesù, che accogliendo le preghiere con le quali ogni notte il Santo Padre Domenico vi scongiurava di accrescere il numero dei suoi Figli, zelanti apostoli del vostro regno, moltiplicaste prodigiosamente le candide schiere a bene delle anime e della Chiesa, ascoltate per i meriti del Santo Patriarca, le umili suppliche che a sua imitazione e sotto il suo patrocinio, noi effondiamo innanzi a Voi, nascosto per amore sotto i veli sacramentali.

Mandate o Gesù, numerosi operai in questa vostra eletta vigna.
Fate con la vostra onnipotenza che questa terra fiorisca nuovamente come piantagione di gigli, che questo roseto della Vostra Madre divina, germogli e fiorisca di innumerevoli fragranti rose di carità e di zelo.
Dite la vostra parola onnipotente, creatrice, su questa giovane schiera gusmana: "crescete, moltiplicatevi, riempite la terra", perchè tornino i giorni del nostro splendore e sia dilatato il vostro regno per opera dei Figli di S. Domenico e ne sia data eterna gloria a Voi, che con il Padre e lo Spirito Santo, regnate nei secoli dei secoli.
Così sia.

(Indulgenza 7 anni - Manuale Domenicano di Preghiere-  imprimi potest Fr. Michael Browne, O.P. Magister Generalis )


                          Preghiera per i Benefattori dell'Ordine

O Signore, ricompensate voi con la vostra generosa bontà, i beni spirituali e materiali che riceviamo dai nostri benefattori.
Scenda la vostra benedizione su di loro e sulle loro Famiglie.
Ai benefattori defunti donate, o Dio, presto la Pace e la gloria del Paradiso.
Per Cristo nostro Signore.
Così sia


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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25/09/2009 22:17

Pro orantibus


Il 21 novembre, festa della Presentazione di Maria al Tempio, la Chiesa cattolica è invitata a pregare per le suore di vita contemplativa claustrale e anche a dare un aiuto concreto ai monasteri che spesso vivono in grande povertà. È un’occasione per ricordare – se mai ce ne fosse bisogno – la presenza orante di tante donne (circa 50.000 in tutto il mondo) che hanno accolta, custodita nel cuore e realizzata nella vita, la parola che un giorno Gesù rivolse ai discepoli: «Venite seorsum», «Venite in disparte, in un luogo solitario…» (Mc 6, 31).

La parola "Clausura" evoca le grate, un pesante portone che si chiude alle spalle di chi entra, austerità, silenzio, distacco dal mondo. Tutto questo, in parte, è anche vero, sebbene il Vaticano II abbia alleggerito la vita claustrale da tante forme e sovrastrutture esterne accumulate nel corso dei secoli e non più consone alla cultura e al vissuto di oggi, ma soprattutto è una vocazione in cui una persona è chiamata a conformarsi al Signore Gesù che spesso – come raccontano i Vangeli – «si ritirava sul monte, in un luogo solitario, a pregare il Padre».

Vivo l’esperienza della vita contemplativa claustrale da più di trent’anni. Un’avventura che ha conosciuto momenti di entusiasmo, di fatica, di gioia e di sofferenza, un cammino condiviso con tante donne e uomini chiamati dal Signore a seguirlo «più da vicino» per essere un richiamo forte, nella Chiesa, per ogni sorella e fratello, che il Regno è già in mezzo a noi, che c’è una gerarchia di valori in cui Dio ha il primo posto.

La preghiera è al centro della nostra vita e tutta la giornata, le normali occupazioni, il lavoro, i rapporti interpersonali, le piccole o grandi cose del quotidiano ruotano attorno alla preghiera, intesa come incontro personale e comunitario con Dio-Amore, in Cristo. La preghiera ha mille espressioni: è proclamare le lodi del Signore nella Liturgia delle Ore, la grande preghiera della Chiesa universale; è contemplare con animo stupito e riconoscente le opere meravigliose di Dio; è riconoscere il suo amore che si esprime nei gesti più piccoli e teneri, come il sorriso di un bimbo o il perdono dato e ricevuto; è alzare le braccia in una supplica che raccoglie tutte le angosce dell’umanità sofferente e smarrita; è dirgli che lo riconosciamo come Padre ricco di misericordia e pronto a perdonare senza misura. Soprattutto la preghiera ci raccoglie attorno all’Eucaristia, azione di grazie per eccellenza.

«Venite in disparte» ci ha detto Gesù. Ma questo "in disparte" non ci allontana dai fratelli, anzi. «Con animo libero e accogliente, "con la tenerezza di Cristo", le monache portano in cuore le sofferenze e le ansie di quanti ricorrono al loro aiuto e di tutti gli uomini e le donne. Profondamente solidali con le vicende della Chiesa e dell’uomo d’oggi, collaborano spiritualmente all'edificazione del Regno di Cristo» (Verbi Sponsa, 1999).

Nel seguire Gesù ci è modello e guida Maria che non ha mai lasciato solo Gesù, ma lo ha accompagnato restando vigile, nel silenzio e nel nascondimento, fino ai piedi della croce.

Maria ha provato la fatica della fede, alle nozze di Cana si è fatta audace nel chiedere l’intervento del Figlio, sul Calvario ha creduto e sperato contro ogni speranza. Maria, infine, si trovava in mezzo agli Apostoli in preghiera nell’attesa dello Spirito, all’alba della Chiesa nascente.

A lei, Madre della Chiesa, affidiamo la nostra vocazione contemplativa.

Suor Silvia Grasso,
monastero domenicano "Beata Margherita di Savoia" di Alba




Fraternamente CaterinaLD

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(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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