Obama,il discorso d'insediamento
Crisi economica, terrorismo, speranze
E' un messaggio ai suoi concittadini, che con lui devono "mettersi al lavoro per rifare l'America'', e ai cittadini del Mondo quello pronunciato dal presidente Barack Obama subito dopo il giuramento: il presidente tende la mano ai musulmani e ai partner degli Stati Uniti "perché chi vuole la pace è amico degli Usa" ma non ha i toni del pacifista: ai nemici, ai terroristi, dice ''Vi sconfiggeremo''.
Non mancano elementi di critica all'Amministrazione uscente, come quando il presidente denuncia come "falsa" la scelta tra la tutela della sicurezza del Paese, cioé la lotta al terrorismo, e il rispetto degli ideali e dei principi americani e dei diritti umani. E vi sono elementi di orgoglio, coma quando Obama ricorda il cammino percorso dagli afro-americani dalla segregazione di meno di 60 anni or sono alla sua elezione, lui primo nero alla Casa Bianca.
Ma su tutto prevalgono la fiducia e la speranza e il senso dell'unità della Nazione: doti essenziali per un cammino che comincia nel buio e nella tempesta della recessione economica e che deve condurre a superare la crisi, a esorcizzare "lo spettro ambientale" e ad affermare i valori dell'uomo. Obama è l'immagine di una Nazione ancora giovane, ma ormai capace di tradurre in pratica il verbo di Dio, e dei Padri fondatori, che tutti gli uomini nascono uguali, sono liberi e possono perseguire la felicità.
Impossibile leggere, nel primo atto della presidenza Obama, percorsi di politica estera, perché non vi sono citazioni di Paesi, di alleanze, di organizzazioni, tranne l'apertura con monito al mondo dell'Islam ("i vostri popoli vi giudicheranno per quello che costruite, non per quello che distruggete") e un riferimento a Iraq e Afghanistan, le guerre da chiudere. Chi s'aspettava nel discorso citazioni o accenti di Lincoln, di Roosevelt, di Kennedy, forse di Reagan, certo di Clinton, resta deluso: Obama cita solo Washington, il primo presidente.
Fonte:
tgcom