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La terza guerra mondiale è già iniziata ed è combattuta con le potentissime armi del "denaro non convenzionale". Guerra nel cyberspazio

Ultimo Aggiornamento: 14/03/2010 09:33
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22/10/2008 10:40

La Cyberguerra
Da: RaiNews24.it Roma | 8 dicembre 2008
Esperti Usa: "La guerra agli hacker è una priorità, si nomini un responsabile della cyber-sicurezza"
Barack Obama
Barack Obama

La guerra alle intrusioni degli hacker deve essere una priorità per il prossimo presidente degli Stati Uniti. Ne è convinto un gruppo di esperti americani che hanno consigliato a Barack Obama di creare alla Casa Bianca un ufficio apposito, guidato da un responsabile nazionale per la "cyber-sicurezza".

Nel rapporto stilato dal Centro per gli studi strategici e internazionali (dal titolo 'Securing cyberspace for the 44th presidency'), si mettono in luce tutti i pericoli che possono arrivare dalla rete, sia che essi provengano dai servizi di intelligence e militari stranieri e sia da gruppi criminali.

"Questa battaglia potrebbe arrecare gravi danni all'economia, alla sicurezza nazionale, se non risponderemo in maniera vigorosa", raccomanda la Commissione (formata da funzionari governativi ed esperti di cyberspazio).

Per questo, si continua, "soltanto una comprensiva strategia di sicurezza nazionale, che comprenda sia gli aspetti nazionali sia internazionali della cybersicurezza, potra' migliorare la situazione".



Londra | 11 dicembre 2008
"E mercoledì Gordon salvò il mondo". Stampa inglese scatenata sull'ultima gaffe del premier Brown


Non è stata una gaffe quella di Brown: diciamo pure che è soltanto una piccola parte della verità sulla "Terza Guerra Mondiale Invisibile". Vedrete che le rivelazioni e i "lapsus", volontari o involontari, somministrati a piccole dosi continueranno  (Francesco Paolo Pinello). 
Gordon Brown
Gordon Brown

"E mercoledi' Gordon salvò il mondo", titola in prima pagina il Guardian ironizzando sulla gaffe fatta ieri in Parlamento dal premier britannico Gordon Brown, che presentava il suo piano contro la crisi economica e finanziaria.

Parlando alla Camera dei comuni Brown si è lasciato sfuggire, in un lapsus diventato un 'cult' su YouTube, la soddisfazione per "aver salvato il mondo" dal disastro economico. A nulla è servito il suo immediato tentativo di correzione, e la sostituzione di "mondo" con "banche", che effettivamente il pacchetto di interventi promosso con tempismo dal suo governo ha contribuito a salvare.

"Non solo abbiamo salvato il mondo...salvato le banche....salvato le banche...non solo abbiamo salvato le banche", ha ripetuto Brown sommerso dalle risate dei deputati dell'opposizione. "Ora è registrato: è talmente impegnato a parlare di salvare il mondo che ha dimenticato il suo Paese", ha subito dichiarato il leader dei conservatori, David Cameron.

Quest'ultimo, peraltro, è a sua volta attaccato dalla stampa britannica per una foto di famiglia (scattata dal famoso reporter di guerra Tom Stoddard) che lo ritrae con la moglie Samantha e i tre figli, Ivan, 6 anni, Nancy, 4 e Arthur, 2, abbracciati sul sofa della loro abitazione londinese.

Uno scatto in bianco e nero, pubblicato dal quotidiano Telegraph, che il leader dell'opposizione userà per fare gli auguri di Natale. e qui sta il punto: nella foto si vede il figlio Ivan che soffre di una grave forma di paralisi cerebrale e epilessia e che raramente appare in pubblico. L'anno scorso il leader dei Conservatori scelse una cartolina disegnata da una bambina della sua circoscrizione elettorale per inviare gli auguri. La sua decisione di tornare a un ritratto in stile "Tony Blair" (che in passato ha fatto ritrarre anche i suoi bambini per le cartoline di auguri) - scrive il quotidiano nella sua edizione online - potrebbe essere visto come un atto di sfida, dopo che il premier Gordon Brown lo ha accusato di usare la famiglia come "aiuto" all'inizio dell'anno. Cameron ha più volte ribadito che gli elettori devono conoscere e capire tutti gli aspetti della sua vita per potergli dare fiducia come possibile primo ministro britannico.




Bruxelles | 11 dicembre 2008
Il piano anti crisi britannico "grossolano"? Gordon Brown minimizza l'attrito con Berlino
Gordon Brown
Gordon Brown
Se gli amici si vedono nei momenti di difficoltà, Gordon Brown certo non si dimenticherà di Peer Steinbrueck. Il ministro delle Finanze tedesco a poche ore dal vertice europeo di Bruxelles ha concesso un'intervista a Newsweek nella quale definisce "keynesianesimo grossolano e di corto respiro" la cura anti crisi varata dal governo laburista.

Ufficialmente il premier britannico sfoggia fairplay: nessun contrasto con la Germania, Steinbrueck in realtà si riferiva "alla politica interna tedesca".

Anche Berlino ha pesantemente investito sulle banche e sull'economia, con piani simili al quelli britannici. "Il governo tedesco - dice Brown in un'intervista radiofonica - sta investendo sempre di più e ha appena annunciato un'espansione della manovra di bilancio in modo da poter investire in lavori pubblici, per aiutare le banche e per fare tutte cose del genere". "Non voglio entrare - aggiunge Brown - in quella che è chiaramente una questione di politica interna tedesca, anche perché la loro è una coalizione che comprende diversi partiti". "La cosa importante - dice ancora Brown - è che tutti i paesi nel mondo stanno facendo quello che e' meglio fare".

Dietro alle dichiarazioni ufficiali, però, l'irritazione di Londra per l'entrata in tackle di Steinbrueck è innegabile, anche se secondo molti analisti conferma il nervosismo di Berlino per un vertice di Bruxelles che vede la Germania sotto pressione dell'asse Sarkozy-Brown su tutti i dossier scottanti, dal pacchetto clima al piano di rilancio europeo per l'economia.



Il "Filo di Arianna", sempre presente anche se molto sottile, che consente di entrare e di uscire dal labirinto del romanzo "La Camera del Silenzio (The Final Question)", Bastogi, Foggia dicembre 2007, è una guerra "strana" e "misteriosa".
Francesco Paolo Pinello




La Terza Guerra Mondiale è combattuta con le armi della finanza, dell'economia, dell'alta tecnologia, della comunicazione, della diplomazia e dell'energia. La sua caratteristica fondamentale è che si tratta di una guerra invisibile. C'è, si combatte, ma pochi sanno che siamo in guerra e che questa è la Terza Guerra Mondiale, perché dopo di essa neinte sarà più come prima.
Francesco Paolo Pinello


<<Secondo me il prossimo conflitto mondiale è già iniziato, nonostante non ve ne sia piena consapevolezza. A causa del terrorismo sarà difficile distinguere tra combattenti e popolazione civile, e vi è dunque la necessità di armi che ci mettano in grado di minimizzare le vittime innocenti>>
(Ex colonnello John Alexander, già direttore di programma in uno dei laboratori di ricerca militare più importanri negli Stati Uniti, il Los Alamos National Laboratory)


"La crisi economica che stiamo attraversando è come vivere dentro un videogame. In quelli che si giocano, si affrontano mostri e poi si spegne tutto. Mentre questa non è ancora terminata e non è possibile fare 'game over'". "Come nei videogiochi ci sono dei mostri da affrontare per passare al livello successivo. Ora dobbiamo affrontare i mostri delle carte di credito, poi quello delle attese bancarotte societarie e poi il mostro dei mostri, quello dei derivati, della follia del rischio incalcolabile e degli effetti collaterali non preventivabili"
(Giulio Tremonti 19 novembre 2008)



(ANSA) - GINEVRA, 20 NOV 2008 - Nicolas Sarkozy ha oggi rivolto un appello a inserire la dimensione sociale nei dibattiti sulla nuova governance mondiale. Il 'progresso economico e il progresso sociale non vanno l'uno senza l'altro' ma si rafforzano a vicenda, ha detto il presidente francese. Per Sarkozy la crisi finanziaria, 'senza precedenti', ha gia' ora effetti sulla situazione economica mondiale e 'non potremo evitare ripercussioni sociali'.


Il futuro
"Penso che si possa giungere a un capitalismo in una versione più conservativa, più umanista, antiautoritaria, antidogmatica. Si intravede uno scenario in cui si apriranno spazi al mercato sociale attraverso l'introduzione nell'economia di una disciplina dei valori morali".
(Giulio Tremonti 19 novembre 2008)




<<La crisi dell'economia americana sta trascinando con sé il modello di globalizzazione fino a oggi egemone. Rischia di esplodere lo squilibrio tra indebitamento Usa, bassa crescita europea ed elevata accumulazione di capitali in Asia. Si va progressivamente allentando il rapporto di fiducia tra popoli, parlamenti e governi. Il cittadino occidentale, sempre più povero, si accorge anche di contare sempre meno nelle grandi decisioni che riguardano la sua vita [...] Vengono in questi mesi al pettine i nodi degli ultimi dieci-quindici anni. La crisi inerisce al modello globale scaturito dalle trasformazioni degli anni Novanta. Ci riferiamo alla nascita del Wto, al predominio della tecno-finanza, all'abbattimento delle frontiere e all'offerta di manodopera a bassisimo costo proveniente dai Paesi del nuovo capitalismo. L'ingresso, nel 2001, della Cina nell'Organizzazione mondiale del commercio ha accelerato tale processo mettendo in risalto le anomalie del meccanismo di produzione della ricchezza [...] Si riduce la possibilità dei cittadini di chiedere conto ai poteri finanziari e globali politicamente irresponsabili del loro operato, quei poteri che incidono pesantemente sulla vita dei popoli pur essendo svincolati da qualsiasi mandato popolare [...] I problemi della globalizzazione ... appaiono questioni troppo astratte e troppo lontane, o comunque troppo "grandi" per entrare nell'orizzonte culturale del cittadino medio. La crisi della democrazia è in questo gap culturale che il sistema dei media tende a mantenere artificialmente alto>>, da IMPERI, Rivista quadrimestrale di geopolitica e globalizzazione, n. 13, anno 5, 2008. 






E' da un po' di tempo a questa parte che mi chiedo: è possibile introdurre nelle scienze, in tutte le scienze, una disciplina dei valori morali? E' possibile una scienza che blocchi automaticamente se stessa, rifiutandosi assolutamente di procedere oltre, quando sono messi a rischio "determinati valori morali fondamentali"? Credo che i tempi per cominciare a ricercare risposte a queste domande siano maturi.
Francesco Paolo Pinello





A sessanta anni dalla morte del cardinale August Hlond

La vittoria verrà
La visione mariana del profeta polacco


di StanisLaw Zimniak
Membro dell'Istituto Storico Salesiano di Roma

 La figura eminente del cardinale August Hlond (1881-1948) - salesiano di don Bosco, primo vescovo di Katowice, primate della Chiesa cattolica in Polonia e fondatore della Società di Cristo per i Polacchi all'estero (Societas Christi pro Emigrantibus), nonché rifondatore della Congregazione dei Fratelli del Cuore di Gesù - può essere misurata con gli eccellenti frutti pastorali e spirituali prodotti dalla sua profezia sulla futura vittoria della Chiesa, invocata per l'intercessione della Santissima Vergine Maria. Una profezia pronunziata sul letto di morte il 22 ottobre 1948 - era il giorno in cui si ricordava la Madonna della Buona Morte - nel contesto storico dei grandi sconvolgimenti politici, sociali e culturali che avvenivano nel cuore dell'Europa, quando il comunismo sovietico marciava vittorioso verso l'Europa occidentale e conquistava vari Paesi oltre i confini del vecchio continente, mentre alla Polonia, privata di qualunque sostegno dell'occidente, dal 1944 veniva imposto il regime marxista per l'esplicita volontà di Mosca. Alla maggioranza dei polacchi sembrava che la catastrofe definitiva fosse giunta, seppellendo per sempre la speranza nella vittoria della libertà.
Proprio in quel momento, inaspettatamente morì il primate di Polonia. Morì la persona alla quale si rivolgevano tutti i polacchi, sia i cattolici sia i non credenti onestamente preoccupati per il destino del proprio Paese. La morte del primate Hlond, che in quel momento storico era l'unico sicuro punto di riferimento agli occhi della società disorientata, causò un enorme sgomento. L'autorevolezza, la mano sicura nella guida della Chiesa e la capacità di indicare nuove soluzioni senza mettere mai a rischio i valori fondamentali della fede cattolica, gli erano universalmente riconosciute. Di questo dava conferma il suo successore all'ufficio primaziale, il cardinale Stefan Wyszynski (1903-1981) - passato alla storia come "il primate del millennio" - nella lettera che scrisse il 6 gennaio 1949 per il suo insediamento, appena tre mesi dopo la morte del cardinale Hlond, in cui dichiarava:  "Con la morte ... del primate di Polonia cardinale August Hlond ... alla nazione intera è venuto a mancare il simbolo visibile della propria unità religiosa. (...)  Quando, nei giorni del nostro lutto, tutto il mondo ha chinato la fronte davanti al grande figlio della Chiesa, lo ha fatto per venerare la sua fede incrollabile, il coraggio indomito, l'amore devoto, l'operosità instancabile e tutte le virtù che Egli aveva messo al servizio di Dio, Padre Altissimo delle nazioni, e a quello della cattolica terra polacca".

"Il primate del millennio"

L'auspicio espresso dal primate Wyszynski, che la vita del suo predecessore diventasse modello e luce per un futuro tanto incerto, si riferiva alle nuove sfide da affrontare, in particolare a quella dell'ateismo che veniva imposto in tutte le sfere della vita sociale e culturale dal regime comunista. Per cui nella profezia, interpretata anche come una sorta di testamento del primate Hlond, Wyszynski vide una ispirazione per il programma pastorale da mettere in pratica. Uno dei punti più importanti del progetto apostolico del successore di Hlond era, nel 1966, la preparazione di un grande avvenimento:  il millennio del Battesimo della Polonia. Lo annunciò egli stesso a Roma il 22 ottobre 1962, ai primi inizi del concilio Vaticano II:  "Il cardinale morente a Varsavia aveva annunciato che la vittoria, quando verrà, sarà la vittoria della Madre Santissima. Aveva detto che bisognava portare la Polonia a celebrare la ricorrenza del millennio del Battesimo cantando l'inno Bogurodzico Dziewico, Bogiem slawiena Maryjo... (inno religioso medioevale, rivolto alla Madre di Dio - Theotòkos - per implorare la sua intercessione presso il Figlio). I vescovi polacchi hanno assunto questa esortazione del cardinale agonizzante a loro programma e dovere. Pertanto, immedesimandoci con questi pensieri e desideri del defunto pastore, noi vescovi polacchi conduciamo la nostra patria alle porte del millennio seguendo Maria di Jasna Góra, la Regina della Polonia. Crediamo profondamente che la vittoria verrà!". Sono state, dunque, queste parole a infondere nel clero e nella popolazione la forza, il coraggio, e soprattutto - sorprendendo e persino spaventando il regime comunista - la ferma volontà di resistere all'ideologia atea e di moltiplicare gli sforzi per un lavoro pastorale innovativo e per un'azione evangelizzatrice più radicale.
Due anni dopo, benedicendo il monumento dedicato a Hlond, il primate Stefan Wyszynski riconfermava ancora più esplicitamente l'importanza decisiva del testamento del suo predecessore per la preparazione pastorale della Polonia al millennio del suo Battesimo. Disse infatti:  "Oggi stiamo portando la nazione nel "nuovo millennio della fede" guidati dalla Madonna di Jasna Góra. Ma non dovete pensare, miei cari, che nel farlo stiamo realizzando intenzioni soltanto nostre. Ho letto queste parole del cardinale morente che diceva:  "Io me ne andrò, ma verranno altri che continueranno la mia opera". Vi dico, figli miei diletti, che io, suo indegno successore alla sede primaziale, penso sempre di continuare non la mia, ma la sua opera, di realizzare non i miei, ma i suoi programmi e progetti. Mi ritengo esecutore del suo testamento spirituale. (...) Le idee guida del lavoro che prepara la nazione al millennio del suo Battesimo vengono dal cuore del morente cardinale August Hlond. (...) Desidero assicurarvi, amatissimi fratelli sacerdoti e dilettissimi figli di Dio, che io e i vescovi polacchi stiamo continuando la sua opera. Per questo ci avviciniamo alle porte del nuovo millennio seguendo la Santissima Vergine! Il cardinale primate morente ci ha impegnato a questo con le seguenti, speciali parole:  "Luctamini cum fiducia! Sub patrocinio Beatae Mariae Virginis laborate". (...)".
Quando benedisse il fonte battesimale del millennio, il 31 maggio 1965, lo stesso primate pronunciò un discorso in cui tornava di nuovo sul significato e sull'importanza capitale del testamento del suo predecessore, che chiamò addirittura un "profeta polacco". "Cari figlioli" - disse in quell'occasione - "vi ringrazio per i grandi mazzi di fiori di cui mi avete colmato anche troppo. Li porterò alla cattedrale di Varsavia. Una parte andrà a ornare la tomba del nostro predecessore, cardinale August Hlond di venerata memoria. Il motivo ve lo dico subito. È perché è stato lui a dire che "la vittoria, quando verrà, sarà la vittoria della Madre Santissima". Io sono soltanto esecutore del suo programma. Sto lavorando perché questa vittoria s'avveri e perché sia la vittoria della Madre Santissima. La vittoria verrà, è sarà la Sua vittoria. Ecco perchè i vostri fiori saranno portati sulla tomba di questo profeta polacco che, con gli occhi che si stavano spegnendo, con le labbra ormai esangui, prediceva la vittoria della Madre Santissima. Pregate perché le forze non mi vengano meno, perché io possa contribuire a questa vittoria. Ma anche tutti voi state collaborando a quest'opera".
L'artefice principale della novena per il millennio del Battesimo della Polonia (1966), fu, senza dubbio, il primate Wyszynski, con il pieno appoggio dell'episcopato polacco, specialmente da parte dell'arcivescovo metropolita di Cracovia, Karol Wojtyla. La novena, il pellegrinaggio dell'immagine della Madonna Nera di Czestochowa per tutto il Paese con le soste in tutte le parrocchie e tutte le famiglie cattoliche per una giornata di adorazione e preghiera, furono indubbiamente i più grandi eventi dell'azione evangelizzatrice della nazione polacca nella seconda metà del Novecento. L'iniziativa diede copiosi e bellissimi frutti, portando i polacchi a rinnovarsi moralmente e a riscoprire l'identità cristiana propria e del Paese. Questi eventi trovarono anche una rilevante eco internazionale. Tutto questo grazie al pellegrinaggio della sacra icona, concepito in forza della profezia del servo di Dio cardinale Hlond. Tanto è vero che, ovunque andasse la sacra immagine, vi si parlava della vittoria che sarebbe stata riportata grazie all'intervento materno di Maria presso Gesù. Si citavano di continuo, quindi, per rincuorare e incoraggiare i fedeli, le parole del cardinale Hlond.
Si noti che l'azione pastorale messa in atto dal primate Wyszynski fu fortemente osteggiata dal regime comunista. Addirittura, le autorità marxiste ricorsero all'atto brutale di sequestrare l'immagine della Madonna Nera. Però nemmeno questo impedì l'emozionante vittoria di Maria che stava trasformando la popolazione polacca con ripercussione benefiche nel mondo.

L'elezione di Wojtyla alla Cattedra di Pietro

Il primate Wyszynski interpretò l'elezione del cardinale Karol Wojtyla a successore di Pietro come il coronamento della profezia sulla vittoria mariana contro l'ateismo marxista, non solo in terra polacca, ma ben oltre i suoi confini. La chiamata del metropolita di Cracovia - pastore mariano per eccellenza, agli occhi del cardinale Wyszynski - ad assumere il servizio petrino, fu per quest'ultimo la conferma decisiva della vittoria di Maria, profetizzata dal servo di Dio cardinale Hlond.
Il cardinale Stefan Wyszynski si espresse in tal senso nella omelia La profetica visione della Madonna Vincitrice, tenuta dopo l'elezione del cardinale Wojtyla, il 21 ottobre 1978 a Roma. In essa dichiarava:  (...)  "Parlando con tutta l'umiltà, la vittoria è fatta! Nella Sede Petrina siede un Papa Mariano. (...) Quindi, la vittoria della Santissima Madre è davvero venuta".
Nella stessa omelia il cardinale Wyszynski volle evidenziare la provvidenziale coincidenza delle date. Giovanni Paolo II inaugurava il suo pontificato nella ricorrenza della morte del cardinale Hlond. Rimarcava, infatti:  "Sono passati trent'anni dalla visione apocalittica che videro gli occhi di August cardinale Hlond, primate di Polonia, mentre egli moriva a Varsavia ... Trent'anni dopo, lo stesso giorno della sua morte, consegneremo a Dio e alla Chiesa un Figlio della terra polacca, divenuto Vicario di Cristo e Successore di Pietro. Davanti alla Basilica di San Pietro, con la sua sublime facciata come sfondo, avrà luogo la solenne cerimonia d'inaugurazione del governo e del servizio di Giovanni Paolo II, già Karol cardinale Wojtyla, arcivescovo di Cracovia". In effetti, il servo di Dio cardinale Hlond morì il 22 ottobre verso le 10.30, e l'inaugurazione del pontificato del Papa Giovanni Paolo ebbe luogo il 22 ottobre alle ore 10:  potrebbe sembrare una semplice coincidenza, o anche qualcosa che va oltre, lasciando intravedere la mano provvidenziale del Signore.
Lo stesso Giovanni Paolo II diverse volte ha fatto riferimento a Hlond nei suoi interventi. Per esempio, ne parlò nel corso del secondo viaggio apostolico in Polonia, scegliendo il posto più indicato, cioè il santuario mariano di Jasna Góra (Czestochowa), dove "batte il cuore" della fede dei polacchi. In quell'occasione il Papa riconobbe nella profezia del servo di Dio cardinale August Hlond il motivo alla base del proprio affidamento totale a Maria, da essa animato e plasmato. Nel discorso Affido a Te, o Maria, tutto ciò che è mio:  questa terra, questa gente, questo retaggio, pronunciato domenica 19 giugno 1983 alle ore 21 - si tenga presente il momento storico:  mentre si festeggiava il 600° anniversario del santuario Mariano di Jasna Góra, nel Paese vigeva la legge marziale introdotta dal generale Wojciech Jaruzelski, e la visita papale avveniva dopo l'attentato del 13 maggio 1981 - Giovanni Paolo II disse:  "Infine, o Madre di Jasna Góra, sono venuto qui, per dirTi ancora una volta:  "Totus tuus"! Sono, o Madre, tutto Tuo, e tutto ciò che è mio è Tuo! (...). Una cosa ancora. Il 13 maggio sono passati due anni da quel pomeriggio in cui mi hai salvato la vita. Questo è accaduto in Piazza San Pietro. Lì, durante l'udienza generale, è stato puntato verso di me un colpo, che doveva privarmi della vita. Lo scorso anno il 13 maggio sono stato a Fatima, per ringraziare e affidare. Oggi desidero qui, a Jasna Góra, lasciare come ex voto un segno visibile di quest'avvenimento, la fascia della tonaca bucata dalla pallottola. Il Tuo grande veneratore, il cardinale August Hlond, primate di Polonia, sul letto di morte pronunciò queste parole:  "La vittoria - quando verrà - verrà per mezzo di Maria"".
A riprova di quanto profondamente sia penetrata questa profezia del primate Hlond nell'animo del Papa, riportiamo un brano del suo testamento:  "Quando nel giorno 16 ottobre 1978 il conclave dei cardinali scelse Giovanni Paolo II, il primate della Polonia Card. Stefan Wyszynski mi disse "Il compito del nuovo Papa sarà di introdurre la Chiesa nel Terzo Millennio". Non so se ripeto esattamente la frase, ma almeno tale era il senso di ciò che allora sentii. Lo disse l'uomo che è passato alla storia come primate del millennio. Un grande primate. Sono stato testimone della sua missione, del suo totale affidamento, delle sue lotte, della sua vittoria".
I padri paolini, custodi del Santuario della Madonna Nera di Jasna Góra, nel desiderio di perpetuare la radicata convinzione popolare della santità dell'amato primate Hlond e delle altre due grandi personalità della Chiesa, cioè del cardinale Stefan Wyszynski e del Papa Giovanni Paolo II, hanno collocato nella seconda sezione della cappella che ospita la veneratissima icona della Madonna Nera, nel "cuore" stesso della Polonia cristiana, tre vetrate a colori:  quella centrale raffigura Giovanni Paolo II, le altre due, laterali, contengono, rispettivamente, l'immagine del cardinale August Hlond - con impresse le parole della sua profezia - e quella del cardinale Stefan Wyszynski. Tutti e tre hanno molte cose in comune, ma sono uniti soprattutto dalla loro incrollabile fede nell'intercessione di Maria nella storia della salvezza dell'umanità.

Conclusione

Il crollo del comunismo è un dato storico. Alla sua caduta hanno contribuito, senz'altro, molte persone. In Polonia, questi tre servi di Dio sono indubbiamente da annoverare tra gli artefici più eminenti della fine del comunismo. La loro influenza non può essere circoscritta alla sola Polonia, perché i loro nomi risuonano nel mondo intero. È stato un processo di cambiamenti pacifici, coronato dalla caduta del muro di Berlino nel 1989. Tanto è vero che, recatosi nella Repubblica Ceca, Giovanni Paolo II poté sentire il Presidente Vaclav Havel parlare con grande commozione e gratitudine di un "miracolo". Senza cadere in esagerazioni, nella pacifica trasformazione dell'Europa dell'est è possibile davvero vedere un "miracolo" in qualche modo attribuibile anche al servo di Dio cardinale Hlond, giacché fu lui a trasmettere la salda fede nell'intercessione della Beata Vergine Maria al suo successore cardinale Wyszynski e questi, a sua volta, al metropolita di Cracovia divenuto poi Giovanni Paolo II.
In epilogo si riferiscono qui le sue parole, rimaste sconosciute fino a poco tempo fa. Il 10 gennaio 1948 il primate scrisse una lettera al vescovo di Rovereto, Giuseppe Cognata (1885-1972). "La ringrazio, eccellenza, del ricordo della Polonia. Essa è (in) primissima linea. Magnifica ne è la resistenza spirituale. Voglia continuare a raccomandarci all'Immortale Re dei tempi alla Sua onnipotente Madre, la dolce Ausiliatrice dei Cristiani. Vedremo avvenimenti più grandi di Lepanto e di Vienna".



(©L'Osservatore Romano - 23 novembre 2008)


Sviluppo e crisi finanziaria

La bolla
che ci salverà

 di Ettore Gotti Tedeschi (...) I fenomeni economici attualmente più preoccupanti, oltre alla crisi di liquidità, sono:  la difficoltà di accedere al credito a causa delle prospettive di recessione; l'andamento negativo delle borse; il crollo della domanda e dei consumi; la conseguente sovracapacità produttiva inutilizzata e la crescita dei costi fissi non assorbiti; lo spettro della disoccupazione. Come si potrebbe ristabilire l'equilibrio tra produttività, occupazione e conseguente potere di acquisto, sostenendo l'attività delle imprese quotate in borsa? (...)  La bolla finanziaria sostenuta fino a poco tempo fa negli Stati Uniti (quella dei mutui subprime) si fondava sulla speranza di crescita del reddito e sulla crescita del valore immobiliare, sottovalutandone però il rischio. La bolla umanitaria si potrebbe analogamente fondare sulla speranza di crescita del reddito e del valore degli investimenti in Paesi popolati da persone desiderose di migliorare e piene di dignità. L'Asia ha liquidità, gli Stati Uniti hanno tecnologia, l'Europa cuore, idee e iniziative imprenditoriali medio-piccole. I Paesi poveri hanno due o tre miliardi di candidati al progresso economico su cui investire in un'ottica a lungo termine.
(...) Quanto è costata la bolla dei mutui subprime solo negli Stati Uniti? Dieci trilioni di dollari? (...) Oggi siamo felici che la ricca Cina - aiutata dall'occidente a svilupparsi economicamente - partecipi alla soluzione della crisi globale, ma si può immaginare un futuro con una ricca Africa, un ricco sud-est asiatico o una ricca America latina.
(©L'Osservatore Romano - 4 dicembre 2008)



Da: Rapubblica.it

Il presidente uscente si confessa alla rete Tv Abc. "La caccia
alle armi di distruzione il più grande rammarico della mia presidenza"

Usa, il mea culpa di Bush
"L'Iraq è stato un errore"


 

George W. Bush

WASHINGTON - La caccia alle armi di distruzione di massa in Iraq, risultata viziata da informazioni di intelligence infondate, è "il più grande rammarico della mia presidenza": lo ha detto George W.Bush, in vena di bilanci ed esami di coscienza di fine mandato, in un'intervista alla rete televisiva Abc.

Nella stessa intervista in cui si è detto "spiacente" per la situazione economica del paese, nel giorno in cui l'America ha ufficializzato l'entrata in un periodo di recessione, Bush ha anche ammesso che il fallimento nel provare i capi d'imputazione che avevano giustificato la guerra contro l'Iraq, è una delle eredità più pesanti con cui lascia la presidenza.

"Un sacco di persone - ha detto Bush, secondo estratti di un'intervista che la Abc ha realizzato nella residenza presidenziale di Camp David - avevano messo in gioco la loro reputazione dicendo che le armi di distruzione di massa erano una ragione per rimuovere Saddam Hussein". Il presidente americano ha evitato però di rispondere a una domanda sul fatto se avrebbe lanciato o meno l'invasione dell'Iraq, sapendo quello che sa adesso.

Nelle sue 'confessioni' a Camp David, Bush ha anche affermato che quando diventò presidente "non ero preparato per la guerra. In altri termini, non ho fatto campagna dicendo: 'Per favore votate per me e io sarò in grado di gestire un attacco'. Non avevo previsto una guerra".

Nel prepararsi a passare adesso le consegne a Barack Obama con due guerre ancora in corso, in Iraq e in Afghanistan, Bush ha difeso la scelta di non aver ritirato le forze dall'Iraq, lodando i progressi fatti dal paese negli ultimi due anni.

(1 dicembre 2008)



Da: RaiNews24.it

Washington | 21 novembre 2008

Siamo all'inizio del declino dell'impero americano, parola della Cia
Siamo al declino economico e militare Usa?
Siamo al declino economico e militare Usa?

La Cia e le altre agenzie d'intelligence statunitensi prevedono che nei prossimi due decenni l'America continuerà a perdere influenza politica ed economica (la crisi attuale di Wall Street sarebbe un primo segnale), e immaginano crisi e guerre legate alla fame di risorse, in primo luogo energetiche, alimentari e idriche.

Il 'Global Trends 2025' presentato stasera a Washington, sostiene che il sistema internazionale nato dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale e ridisegnato dopo l'epilogo della Guerra Fredda, va incontro a un'altra rivoluzione nel prossimo ventennio.
  
Quello in arrivo è "un sistema globale multipolare". L'attuale crisi finanziaria è solo il segnale d'inizio di una riorganizzazione generale dell'economia che avrà effetti sul dollaro, sul sistema finanziario americano e sul peso politico di Washington nel mondo. Il trasferimento senza precedenti di ricchezza in corso dall'Ovest all'Est del mondo, secondo gli esperti, "proseguirà nel prevedibile futuro". Brasile, India, Russia e Cina non solo aumenteranno il loro peso economico, ma disegneranno nuove regole del gioco spesso a danno degli Stati Uniti.




Nel romanzo "La Camera del Silenzio (The Final Question)", Bastogi, Foggia dicembre 2007, c'è scritto:

VI

(La montagna)

<<Dio c'è, l'acqua no>>.

Dopo le guerre per la terra e per i tesori che essa ospitava nei suoi visceri più profondi, sarebbero arrivate le guerre per l'acqua, per il fuoco a causa dell'innalzamento incontrollabile della temperatura in tutto il pianeta e quelle per l'aria respirabile, sempre più scarsa e preziosa.

... Si ... sempre la terra, l'acqua, il fuoco, l'aria...

... Proprio così ...

Chiesi a mio padre il perché di quelle parole della scritta sull'abbeveratoio e lui, un ingegnere, mi rispose che la conduttura idrica era piena di falle e l'acqua, che alla sorgente era abbondante, prima di giungere all'abbeveratoio seccava al caldo del sole, evaporava sulla terra arida e spoglia. Mi rispose che il caldo, a più di quaranta gradi, andava a cercarsi l'acqua sin dentro i visceri della terra.

Questo mi disse mio padre!

La conduttura idrica era rotta e piena di falle: che inaccettabile spreco di energia vitale!

... Che inaccettabile, per l'uomo, spreco di acqua ... Mentre faceva tutto quel gran caldo! ... Proprio quando il gran caldo si preparava a diventare sempre ... sempre più caldo ... fuoco ardente ... Che canicola! ... Leviatano ... Leviatano ... Vieni, Leviatano ... Dacci sollievo ... Dacci sollievo nella sabbia, nel deserto, a noi che siamo i granelli ...

Chiesi allora a mio padre di fermarsi e scendemmo dalla macchina.

Vidi, in lontananza, una montagna.

Percepii subito che, tra quelle rocce isolate, anche lì e non solo a Cacchiamo, davanti al negozio di animali dov'eravamo da poco passati, stava accadendo qualcosa di strano. Ma che cosa?

La mia era soltanto una percezione extrasensoriale della quale non avevo ancora né piena coscienza né completa consapevolezza.

C'era forse qualche collegamento con le fiamme delle case di Carontìa Marina? Con l'isola di fuoco? Con la maledizione? Con la benedizione? Era una questione di campi magnetici?

Mi avvicinai all'abbeveratoio, misi il rubinetto dentro la bocca e, ridendo, cominciai a succhiare come si succhia il latte dalle mammelle della madre, della vacca. Niente, neanche una goccia d'acqua.

Avevo appena compiuto un'azione di buona volontà, ma l'acqua proprio non c'era.

Allora sputai a terra: <<ecco l'acqua!>>, esclamai. La polvere adesso era bagnata.

Risalii in macchina e ridiscesi con una bottiglia di minerale. La versai dentro l'abbeveratoio: <<ecco l'acqua!>>, ridissi a mio padre, mentre le gocce d'acqua continuavano a stillare dalla bottiglia capovolta come da una stalattite.

Mi sedetti sul labbro dell'abbeveratoio e cominciai, di nuovo, a pensare ... sotto il sole che mi scaldava la testa ... al calore del sole ... mentre il sudore scolava giù dalla mia faccia ... e dalle mie ascelle ... e dal mio collo ...

Per Platone, caro lettore, i metalli erano acqua di pietra. I metalli erano le pietre che diventavano liquide, che fondevano.

... L'acqua di roccia ... Il fuoco ... La lava ... L'Etna ...

Mentre pensavo, guardavo la bottiglia che avevo in mano, capovolta, in mezzo alle gambe aperte. Le gocce d'acqua della bottiglia stillavano come le avevo viste stillare, un'altra volta, durante uno dei miei viaggi, dentro le <<Grotte di Castellana>>, nei visceri della terra, in Puglia.

... I visceri della terra ... Il basso ventre ...

... Già ... Castel del Monte e la Castellana  (le <<Grotte di Castellana>>) ...

Si, perché, nel mio ultimo viaggio in Puglia – ma altri ancora, caro lettore, ne farò, perché mi sento attratto dal Gargano e dai luoghi magici che sto descrivendo –, quando ero stato anche a San Giovanni Rotondo, avevo visto, per la prima volta nella mia vita, <<Castel del Monte>>.

Le <<Grotte di Castellana>>, invece, le avevo viste molti anni prima.

... Io avevo delle radici in Puglia, caro lettore ... perché mio nonno era pugliese ... proprio così! ... Fino a quattordici anni, c'ero stato parecchie volte in Puglia, poi, alla morte di mio nonno, non c'ero più andato ... C'ero ritornato molti anni più tardi ... Ed era stato nel mio ritorno, durante il mio viaggio di ritorno, dopo la morte di mio nonno, che ero stato illuminato a San Giovanni Rotondo, a Monte Sant'Angelo ed a Castel del Monte ... Era come se il seme, piantato in me nella mia giovinezza, durante i miei viaggi giovanili in Puglia, e che faceva parte delle mie radici, soltanto allora,  a San Giovanni Rotondo, a Monte Sant'Angelo ed a Castel del Monte, fosse uscito fuori dalla terra, all'aria aperta ed alla luce ...

... Ancora ... la terra, l'aria aperta, la luce ... Sì, caro lettore!

Le grotte di Castellana, invece le avevo viste molti anni prima, nei viaggi della mia tenera giovinezza: le gocce d'acqua che al buio si sentivano stillare, e che non si vedevano e che si vedevano alla luce del sole, nei luoghi dove i raggi del sole ... la <<spada di fuoco>> ... potevano entrare da un buco, come si entra con il pene nel basso ventre di una donna per fecondarlo, o come si entra da una finestra o da una porta aperta; le gocce d'acqua che al buio si sentivano stillare, e che non si vedevano, e che si vedevano alla luce del fuoco di una torcia, o di una lampada elettrica.

Già ... l'elettricità... L'elettricità che a Carontìa Marina non c'era, mentre gli impianti elettrici delle case bruciavano, e, con loro, anche le case della povera gente ... della gente povera ... mentre il vecchio pescatore se ne stava sulla spiaggia con la sua croce, piantato in terra, come un vecchio seme.

Con la bottiglia in mano, che stillava a terra, in mezzo alle mie gambe aperte, pensavo alle gocce d'acqua che, salendo e scendendo, formavano le stalagmiti e le stalattiti, e che si vedevano alla luce del sole o di una torcia.

Durante quel viaggio in Puglia, il viaggio del ritorno illuminante, avevo visto anche <<La grotta di Monte Sant'Angelo>>, nella Basilica di San Michele arcangelo.

... San Giovanni Rotondo ... Castel del Monte ... Le <<Grotte di Castellana>> ... La <<Grotta di Monte Sant'Angelo>> ...

Lasciai cadere la bottiglia giù ... a terra ... ed il rumore del vetro interruppe i miei pensieri ... i mie ricordi ... i viaggi della mia memoria ...

Avevo preso quella bottiglia di minerale da dentro la macchina e, prima di sedermi sul labbro dell'abbeveratoio, avevo versato l'acqua dentro l'abbeveratoio. 

Adesso l'acqua, dentro l'abbeveratoio, c'era.

Presi un foglio di carta e scrissi: <<L'acqua c'è e Dio non c'entra niente. E' la conduttura idrica che non funziona>>.

Questo mi aveva detto mio padre!

Appesi il foglio di carta, che avevo appena scritto, accanto all'altra scritta, sull'abbeveratoio.

Ma, mio padre subito osservò: <<tra un po' il sole avrà fatto evaporare la tua acqua ed il vento avrà fatto volare via la tua carta>>.

<<Voglio risalire fino alla sorgente, papà. Voglio vedere da vicino quella montagna. Forse esiste qualche collegamento con i fenomeni di Carontìa Marina>>: dissi.

<<Dai sbrigati, andiamo. Ti aspettano a Catania e siamo in ritardo. Quello sulla montagna è un viaggio cazzuto. Dobbiamo entrare nel bosco e salire ... e poi... che c'entra quella montagna con Carontìa Marina?>>, mi domandò: <<Fatti guidare da Virgilio se devi andare all'Inferno ed in Purgatorio. Fatti guidare da Beatrice se devi andare in Paradiso. Ma, ai piedi della montagna della felicità terrena, stai attento alla Lupa ed alla sua fame di potere>>, concluse sibillino.

<<Un'intuizione, soltanto un'intuizione papà>>, risposi.

  

VII

(Il camionista e la guerra)

... Sì, la montagna ... la Montagna del Sole ...

Mentre dicevo quelle parole, passò un camion, di metallo, e travolse mio padre e la nostra macchina. Ricordo che il camion era carico di angurie, come carico di succo di anguria e di sangue diventò l'asfalto bollente.

Quella fu l'ultima volta che vidi il corpo di mio padre.

Quasi non lo riconoscevo.

Lui che avrebbe voluto continuare a costruire insieme a me il mio futuro, non ebbe neanche il tempo di salutarmi con un ultimo bacio.

Che dovevo fare? Da chi dovevo andare?

Baciai mio padre per l'ultima volta, già morto, e mi allontanai ... un poco. Il suo battito non c'era più. Il suo cuore lì non c'era più e neanche il suo fiato.

Il camionista mi chiamò: <<ragazzo ... ragazzo ... E' la guerra, ragazzo! E' scoppiata la guerra ... dove vai?... scappa anche tu! ... Mettiti in salvo! ... Credimi non volevo ... Io ... Io... non l'ho fatto apposta ... Credimi non volevo ... Quest'uomo .... quest'uomo ....Io non l'ho visto ... Quando sono passato, lui non c'era ... l'ho visto dopo ... dopo che sono passato ... soltanto dopo ... E' morto dopo che io sono passato ... dopo ... Lui è finito sotto il mio camion, dopo che io ero già passato... Si, è così ... è andata proprio così!>>.

<<Tu sei pazzo! La guerra? Quale guerra? Mio padre è stato travolto dal tuo camion dopo che tu eri già passato? Ma che cazzo dici? Questo è impossibile! Ti sei bevuto il cervello? Il caldo ti ha fatto uscire di senno? L'acqua all'abbeveratoio non c'è, e adesso per il metallo del tuo fottutissimo camion non c'è più neanche mio padre>>, risposi spiazzato e messo fuori strada dagli eventi e dalle sue strane parole, impaurito anche per la sorte della mia stessa vita, da lontano, iniziando a camminare lungo un sentiero, oltre la carreggiata, e poi fermandomi per parlare con lui.

 

VIII

(Il caldo)

Prima gli strani giochi dei bambini nudi di Cacchiamo, adesso la strana morte di mio padre, quello strano camionista, il caldo infernale, quella montagna, la mia percezione extrasensoriale del possibile collegamento tra i fatti misteriosi di Carontìa Marina e la montagna, la notizia dello scoppio della guerra.

Avevo paura per la mia vita. La sentivo messa in pericolo. Tremavo come una foglia.

Il caldo. Sentivo caldo.

Non capivo. Proprio non capivo cosa stesse accadendo.

Era come se tutto mi fosse crollato addosso, come se ci fosse stato un terremoto, un incendio terribile e devastante, un vortice di vento.




Da newton.corriere.it Cyber CommandAir Force USA lancia la Cyberguerra Dopo aria e spazio tocca ora al mondo virtuale; il dipartimento americano della difesa installerà un cybercomando in una base della Louisiana. 

Attaccato dagli hackers cinesi, il Pentagono corre ai ripari sul fronte delle guerre virtuali. Una base dell’Air Force in Louisiana è stata scelta come nuovo “Cyber Command”, il comando da cui gli esperti dell’aviazione guideranno le loro cyber-offensive planetarie. “Abbiamo il dominio dell’aria, abbiamo il dominio dello spazio, e vogliamo dominare anche il cyberspazio, ma non mi sembra che per ora stia accadendo”: così il sottosegretario all’Air Force, Michael Wynne, ha commentato il proprio annuncio dell’istituzione del Cyber Command. Il quartier generale provvisorio sarà la Barksdale Air Force Base in Louisiana, la stessa che serve da base per i giganteschi e vecchi bombardieri B-52. Passato e futuro vivranno insieme così a Barksdale, dove in mezzo agli hangar delle fortezze volanti realizzate durante la Guerra Fredda, sorge ora un nuovo bunker supertecnologico da dove verrà data la caccia agli hackers e verranno progettate operazioni militari interamente mirate al cyberspazio. Un generale a due stelle sarà presto nominato responsabile del Cyber Command ed avrà alle proprie dipendenze circa 150 uomini, in gran parte esperti informatici e maghi delle comunicazioni digitali militari. Molti di loro non si trasferiranno in Louisiana, ma lavoreranno da un’altra base dell’Air Force in Illinois collegata a Barksdale con un network super protetto.

La strategia di lungo periodo che sta dietro l’annuncio di Wynne, fatto al Pentagono in occasione della cerimonia per il 60mo anniversario dell’Air Force, è quella di “sconfiggere le minacce emergenti” che gli USA vedono all’orizzonte. Nei mesi scorsi aveva fatto discutere la decisione del presidente Gorge Bush di ribadire che l’America ritiene il controllo dello spazio come una questione di sicurezza nazionale, ma adesso il Pentagono sottolinea come anche il cyberspazio sia da considerare altrettanto strategico. Una convinzione rafforzata da episodi dei giorni scorsi, quando pirati informatici cinesi hanno penetrato i computer usati dal ministro della Difesa Robert Gates: un episodio per il quale Washington ha puntato l’indice sull’Esercito di Pechino. “Dobbiamo lanciarci nello spazio virtuale”, ha spiegato l’ex generale John Abizaid, fino a pochi mesi fa il capo del Comando Centrale delle forze USA. “All’epoca di Napoleone – ha detto -, in un discorso nel centro studi Csis di Washington – la guerra era in terra e in mare. Oggi invece dobbiamo agire non solo in terra, mare, cieli e spazio, ma dobbiamo comprendere che il dominio virtuale è un luogo di guerra, non solo un ambiente da tenere sotto osservazione. Richiede la nostra attenzione costante e la nostra vigilanza, è un’area nella quale dobbiamo combattere”. Quali saranno, nello specifico, i compiti del cybercomando, è ancora materia top secret. La struttura temporanea allestita nella base di Barksdale dovrà preparare il terreno per l’entrata in azione del Cyber Command definitivo, che Wynne ha fissato per il primo ottobre 2008. I computer sono già al lavoro in Louisiana, dove le autorità e gli imprenditori locali stanno creando intorno alla base un nuovo distretto tecnologico. Il Cyber Innovation Center, che integrerà le capacità del comando militare.

[Modificato da zsbc08 02/07/2009 15:56]
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Crollano Wall Steet e Tokyo. Gran Bretagna annuncia piano salva-banche

 


DOSSIER MUROC

Quando Eisenhower incontro' gli Alieni

 

 


di Cristoforo Barbato

 

 

Le testimonianze ed i possibili retroscena legati all’incontro ufficiale con intelligenze extraterrestri del Presidente Dwight Eisenhower avvenuto nel febbraio del 1954. Un evento epocale che a distanza di più di 50 anni è ancora oggi coperto dal massimo segreto..

Gli anni ’50 hanno segnato una svolta importante in ambito ufologico, e non solo, avendo calamitato letteralmente l’attenzione sulla questione degli UFO da parte delle autorità ma anche dell’opinione pubblica soprattutto negli Stati Uniti. Ancora non si erano spenti i focolai accessi dalle notizie emerse su presunti UFO crash avvenuti sul suolo americano nella seconda metà degli anni ‘40 tra cui il famoso incidente di Roswell del 1947, che già iniziarono ad essere riportate numerose segnalazioni di avvistamenti di misteriosi oggetti in tutti gli USA così come in altri paesi. Non solo, a fine ’47 su iniziativa del Segretario di Stato alla Difesa USA James D. Forrestal veniva avviato il Project Sign, mentre nel 1949 venne formato un nuovo gruppo di studio sugli UFO denominato Project Grudge. Il biennio 1950-1951 fu teatro di svariate segnalazioni effettuate sia da comuni cittadini e piloti civili che da piloti e personale delle forze armate. Ma il grosso sarebbe avvenuto nei successivi anni a partire dal 1952, che segnò la nascita del famoso Progetto Blue Book, così come nel ’53 dove soprattutto negli USA in seguito a centinaia e centinaia di segnalazioni si giunse quasi al panico generalizzato soprattutto in seguito ai famosi avvistamenti avvenuti sulla capitale americana nel Luglio del ’52. In quel periodo numerosi quotidiani in tutto il mondo riportarono la notizia che diversi e misteriosi oggetti volanti furono osservati da centinaia di testimoni nei cieli di Washington D.C. e perfino sorvolare Capitol Hill. Per due week-end consecutivi formazioni di UFO, rilevati anche dai radar e dai caccia dell’USAF, sorvolarono di notte Washington D.C, e la zona interdetta al volo della Casa Bianca e del Campidoglio. Un evento che causò un vero shock nell’opinione pubblica americana e nelle stesse autorità e nei vertici militari; questi ultimi semplici spettatori impotenti in quanto non erano riusciti in nessun modo ad intercettare gli oggetti, limitandosi solamente ad osservarne a distanza le incredibili manovre che effettuavano sulla capitale. Sempre nel ’52 ci fu la nascita del fenomeno contattistico con i vari Williamson, Van Tassel, Fry, Menger e del più noto Gorge Adamski e del suo contatto con un alieno avvenuto a Desert Center in California nel novembre 1952. Nel settembre di quell’anno il noto giornalista radiotelevisivo di Washington Frank Edwards, che curava una trasmissione radiofonica sugli UFO, riferì di un’ondata di avvistamenti UFO nei cieli della base militare di Muroc Airfield. Nel gennaio del 1953 l’Office of Scientific Intelligence (OSI) della CIA costituì la commissione scientifica di studio sugli UFO nota come “Robertson Panel”. Tuttavia nel 1954 avvennero una serie di eventi, non ufficiali e altamente riservati, che avrebbero sancito una vera e propria svolta epocale e “segnato” in un certo qual modo il futuro di un’umanità del tutto ignara di tali accadimenti. Uno in particolare che già all’epoca dei fatti, in seguito ad indiscrezione trapelate, fece in qualche modo parlare la stampa avrebbe visto addirittura come testimone principale l’allora presidente degli Stati Uniti Dwight Eisenhower. L’allora Presidente americano sarebbe stato protagonista insieme ad alcuni vertici militari di un incontro segreto con entità aliene atterrate presso la base militare di Muroc Airfield in California avvenuto il 20 febbraio 1954. In base alle scrupolose ricerche condotte nel corso degli anni da alcuni ufologi quel giorno il Presidente americano, che era ospite presso il ranch del suo amico Paul Ray Helms a Palm Springs in California dove si era recato ufficialmente per rilassarsi e giocare a golf, scomparve misteriosamente per alcune ore. Stando al resoconto, uno dei migliori forniti, del ricercatore americano William Moore (che per le sue ricerche si è recato alla Biblioteca Eisenhower) e pubblicato nel libro “Accadde a Roswell” (scritto insieme a Charles Berlitz pubblicato in Italia nel 1981 - la versione originale americana “The Roswell Incident” usci nel 1980) Eisenhower effettivamente fece un viaggio a Palm Springs tra il 17 e il 24 febbraio 1954 per recarsi allo Smoke Tree Ranch dell’amico Helms situato a poca distanza dalla Base di Muroc. In effetti, la sera del 20 di febbraio il Presidente scomparve nel più totale riserbo dal Ranch, Smoke Tree.
I membri della stampa presenti furono presi alla sprovvista, cominciarono a circolare voci incontrollate secondo le quali il presidente non si trovava dove si supponeva che fosse o che gli fosse accaduto qualcosa di molto grave. “Poiché - scrive Moore - le numerose telefonate alle fonti ufficiali nel Ranch davano soltanto ripetute assicurazioni che il presidente stava bene i cronisti si scatenarono nelle ipotesi. La tensione creata da una situazione già precaria aumentò quando parecchi cronisti riuscirono a scrivere di avere saputo da fonti confidenziali che il presidente mancava davvero. Poi, quando corse voce che l’addetto stampa, James Haggerty (l’allora Portavoce della Casa Bianca ndr), era stato frettolosamente convocato a Smoke Tree, mentre stava facendo un picnic, per rilasciare una dichiarazione, le ipotesi riprese dalla stampa si scatenarono pazzamente. Dov’era in realtà, il presidente? Nessuno sembrava saperlo con certezza. Merriman Smith della United Press, giungendo alla frettolosa conclusione che Eisenhower avesse avuto qualche improvviso disturbo di salute, comunicò all’agenzia di New York che “Ike” (il diminutivo di Eisenhower utilizzato sin dalla sua infanzia. ndr) era morto, per dovere poi ritrattare la notizia pochi istanti dopo, quando comparve l’addetto stampa Haggerty, decisamente di malumore. In una sala del Mirador Hotel riservata ai giornalisti, in mezzo a una scena descritta dalla rivista Time come una “dimostrazione d’isterismo giornalistico collettivo”, Haggerty annunciò solennemente che il trambusto era stato provocato soltanto dal fatto che il presidente, mangiando una coscia di pollo, si era rotto la capsula di un dente e che il suo ospite, Paul Helms, l’aveva accompagnato da un dentista del luogo per farla riparare. Il gruppo dei giornalisti accettò la storia, ma le voci persistettero. “Ike” era andato davvero da un dentista del luogo o la storia era stata abilmente escogitata per coprire ciò che era accaduto realmente? Almeno una delle insistenti voci (sebbene in generala non creduta) sosteneva che esisteva un’altra ragione per la scomparsa di Ike quella sera e riguardava qualcosa “che non apparteneva a questo mondo”. Comunque sia, quando Eisenhower riapparve, come da programma, la mattina successiva per una funzione in una chiesa della zona, la questione sembrò conclusa. I giornalisti in un certo qual modo si tranquillizzarono, tuttavia l’alone di mistero continuò ad aleggiare sull’insolita vicenda.

Le rivelazioni di Jimmy Guieu

Come già accennato in precedenza già nel ’54 ma soprattutto negli anni successivi, attraverso indiscrezioni trapelate da presunti testimoni oculari o informati dei fatti, alcuni organi di stampa si occuparono della vicenda così come alcuni studiosi del fenomeno UFO. Anche nel nostro paese ci fu chi si interessò, anche se a distanza di tempo, ai misteriosi fatti di Edwards, in particolar modo il quotidiano Il Tempo del 6 gennaio 1963 in un articolo scritto da Bruno Ghibaudi.
Il giornalista italiano noto per la sua attività divulgativa in campo ufologico sia a livello televisivo (condusse un’inchiesta in Italia per la Rai sugli UFO in seguito cancellata) ma soprattutto attraverso inchieste pubblicate negli anni ‘60 sul settimanale “La Settimana Incom Illustrata” e il quotidiano “Il Tempo”. In questo articolo Ghibaudi riporta alcune indiscrezioni e conferme ricevute proprio in merito all’incontro di Muroc a cui avrebbe presenziato Eisenhower nel 1954 anche se sono erroneamente riportate alcune imprecisioni sui tempi, la tipologia degli alieni (ancora oggi oggetto di discussione) e su alcuni dei testimoni. “C’è da chiedersi – scrive Ghibaudi – se ci siano stati degli incontri fra i piloti dei dischi volanti e i rappresentanti del Governo degli Stati Unti. E’ chiaro che queste evenienze saranno sempre ufficialmente smentite, data la linea di condotta seguita dal Governo, ma nonostante tutto sono circolate insistentemente molte voci, considerate veritiere e credibili proprio perché provenienti da fonti attendibili e bene informate. Secondo queste voci, verso la fine del mese di aprile del 1954, cinque astronavi sarebbero atterrate nella base aerea di Edwards, nella California meridionale. Lo ha pure riferito lo studioso francese Jimmy Guieu nel suo libro Black Out sur les soucoupes volantes (Tabù sui dischi volanti), precisando che la notizia, con tutti i relativi dettagli, gli era stata fornita da un suo corrispondente d’oltre Atlantico che era stato testimone oculare dell’avvenimento. Guieu ha inoltre precisato che per ovvi motivi era costretto a tacere il nome del testimone e lo ha chiamato genericamente Smith. Secondo, il signor Smith, che passò due giorni nella base di Edwards, cinque modelli diversi di astronavi sono scesi nella base americana e i loro occupanti, di forma umana identica alla nostra, sono entrati in rapporto con i tecnici militari e hanno permesso loro di visitarle anche all’interno, fornendo molte spiegazioni sui principi del volo elettromagnetico e sulle strumentazioni di bordo. Dopo aver dato le spiegazioni fondamentali, i piloti dei dischi hanno anche dimostrato praticamente come sia possibile smaterializzare e rimaterializzare i loro prodigiosi apparecchi. A questo contatto con gli uomini dello spazio hanno anche assistito tre personalità americane di cui non è stato permesso rivelare il nome, ma solo le caratteristiche generali: si tratterebbe di un parente dell’ex presidente Truman, di un autorevole rappresentante di un’importante agenzia di stampa e di un vescovo della Chiesa Episcopale metodista (in realtà era cattolico ndr.). A giudicare dalla presenza di questi tre personaggi, estranei alla vita abituale di una base aeronautica militare, c’è da supporre che la discesa delle astronavi fosse stata concordata in anticipo. E la cosa non deve meravigliare troppo. Smith disse inoltre che i tecnici americani rimasero sbalorditi della discesa delle astronavi, sia per il fatto in sé che per quanto videro nel loro interno. E possiamo capirli. Da quanto si era presentato sotto i loro occhi, non era difficile risalire alla prodigiosa evoluzione tecnica degli uomini venuti dallo spazio. Dopo una dimostrazione di questo genere, si pensava che il presidente Eisenhower facesse qualche dichiarazione in tal senso, ma la Casa Bianca dimostrò di ignorare l’avvenimento. Anzi, quando la notizia trapelò e incominciò a diffondersi, suscitando un comprensibile stato d’ansia e di agitazione, il Pentagono si premurò di smentirla recisamente. Ma la smentita, come avviene nella maggior parte dei casi, non convinse e anzi stimolò una curiosità ancora più acuta. Desmond Leslie, uno studioso americano degli UFO (ndr. Sir Desmond Leslie era Inglese), che ha già parecchi libri al suo attivo sull’argomento, si preoccupò di svolgere un’indagine personale. Egli interrogò alcuni tecnici della base di Edwards ma ottenne solo risposte evasive. Evidentemente non c’era nessuno così coraggioso e così pazzo da compromettersi in una faccenda piuttosto scottante e delicata come questa. Se le autorità militari avevano minacciato sanzioni tanto gravi per chi rivelava rapporti su semplici avvistamenti di dischi, è facile immaginare il rigore con cui avranno cercato di far dimenticare i fatti di Edwards”. In realtà Leslie una testimonianza, seppur sintetica, che confermò l’atterraggio alieno in California riuscì ad averla. Leslie durante il suo soggiorno nell’estate del 1954 a Los Angeles condusse delle ricerche proprio nei pressi di Muroc, divenuta poi Base Edwards. La testimonianza vene raccolta da George Hunt Williamson in un’intervista per la rivista Valor il 9 ottobre di quell’anno. Lo studioso inglese sembra rintracciò un membro dell’Aeronautica Militare americana che gli confermò che “il Presidente Eisenhower in occasione di una sua visita a Palm Springs era venuto a Muroc per vedere oggetti volanti extraterrestri lì atterrati”. Uno di questi oggetti, un disco volante largo 35 metri atterrato sulla pista, era stato sistemato presso l’Hangar 27 e posto sotto stretta sorveglianza. Inoltre, stando alla testimonianza raccolta da Leslie, il presidente avrebbe un’occhiata alla nave spaziale durante la sua permanenza a Palm Springs. Tra l’altro questo membro dell’Aeronautica, che a sua volta aveva realmente “visto la nave spaziale”, gli aveva confidato che “un certo giorno…uomini ritornati improvvisamente da una licenza non erano stati autorizzati a rientrare nella base e avevano ricevuto l’ordine di levarsi di torno. Ad altri gli effetti personali di cui avevano bisogno erano stati riconsegnati mentre loro aspettavano davanti al cancello. E uomini che si trovavano nella base non avevano avuto il permesso di uscire per nessuna ragione”.  [...]



Usa: morto a 90 anni card. Dulles
Noto teologo gesuita, nominato da Giovanni Paolo II
 (ANSA) - WASHINGTON, 12 DIC - Il card Usa Avery Dulles, un gesuita ritenuto uno dei maggiori teologi del XX secolo negli Stati Uniti, e' morto a 90 anni a New York. Ne ha dato notizia la Provincia di New York dei gesuiti, affermando che il cardinale e' spirato nella sua residenza alla Fordham University. Dulles, creato cardinale da Giovanni Paolo II nel 2001, era il figlio del segretario di Stato dell'amministrazione Eisenhower, John Foster Dulles, e il nipote del direttore della Cia dal 1953 al 1961, Allen.


Usa: cardinale Stafford critica Obama
» 2008-11-18 22:33
Usa: cardinale Stafford critica Obama
Per esponente Curia Romana e' 'estremista anti- vita'
 (ANSA) - NEW YORK 18 NOV - Il 4 novembre ha vinto il candidato che aveva corso su una piattaforma 'estremista anti-vita'. Cosi' il cardinale James Francis Stafford. Parlando alla Catholic University di Washington il cardinale americano, prefetto del Tribunale della Penitenzieria Apostolica della Santa Sede, ha detto che quel giorno gli Usa sono passati attraverso un 'terremoto culturale', aggiungendo che il futuro del Paese sotto la presidenza di Obama assomigliera' all' 'orto dei Getsemani' di Gesu' Cristo in agonia.

Da: RaiNews24.it
Washington | 13 dicembre 2008
I Bush si rifiutano di ospitare gli Obama alla Casa Bianca
La famiglia Obama
La famiglia Obama

 Con una certa scortesia i Bush non hanno accolto la richiesta degli Obama di essere ospitati nella Blair House, la residenza ufficiale degli ospiti della Casa Bianca, dal prossimo 5 gennaio. Una richiesta giustificata dal desiderio di far iniziare la nuova scuola alle figlie subito dopo le vacanze di Natale, senza aspettare fino a dopo il 20 gennaio, data dell'insediamento ufficiale di Barack Obama alla presidenza. E della nuova 'first family' alla Casa Bianca.

Lo staff del presidente uscente ha spiegato che la residenza, dove sono generalmente ospitati leader che hanno bisogno di un alto livello di protezione, come gli israeliani Ariel Sharon e Ehud Olmert, e' gia' prenotata fino al 15 gennaio, data in cui - a soli 5 giorni dal giuramento, sara' disponibile agli Obama. Ma, sottolinea il New York Times, non hanno specificato di chi siano questi ospiti gia' invitati, che avrebbero la precedenza sul presidente eletto. Hanno
parlato genericamente di "ricevimenti e feste" organizzate dall'amministrazione uscente, come quello che hanno organizzato nei giorni scorsi gli ex consiglieri della Casa Bianca Harrier Miers e Dan Barlett.

Ora lo staff di Obama sta valutando altre soluzioni per cercare di venire incontro alle esigenze delle piccole Malia e Sasha, ma proteggere il presidente eletto e la sua famiglia fuori dal cordone protettivo della Casa Bianca sara' molto piu' complicato per il Secret Service.




» 2008-12-02 12:14
Usa: Obama alle Hawaii per Natale
L'ultima visita risale a ottobre per visitare la nonna malata
 (ANSA) - NEW YORK, 2 DIC - Il presidente eletto Barack Obama passera' Natale e Capodanno alle Hawaii con la famiglia: lo hanno indicato fonti democratiche.Non e' chiaro quanto durera' la vacanza della famiglia Obama su cui l'ufficio della Transizione non ha fatto commenti.L'ultima visita di Obama alle Hawaii risale a ottobre per trovare la nonna gravemente ammalata.





Washington | 18 dicembre 2008
La Nasa mette in vendita gli Shuttle da rottamare
Lo Shuttle Discovery
Lo Shuttle Discovery

La Nasa mette a disposizione di musei, istituzioni e scuole sul territorio statunitense, gli Shuttle che andranno in pensione nel 2010. Per ogni navicella gli interessati devono essere pronti a sborsare la modica cifra di 42 milioni di dollari.

Uno degli Shuttle, il Discovery, andra' quasi sicuramente al Smithsonian National Air and Space Museum di Washington, che nella sua sede in Virginia gia' espone l'Enola Gay, l'aereo che sgancio' la bomba atomica su Hiroshima e un'altra delle navette della Nasa, l'Enterprise.

Trovare altri candidati adatti ad ospitare i cimeli della Nasa non sara' semplicissimo e non solo per i costi previsti per la loro preparazione e per il loro trasferimento, che da solo richiede 6 milioni di dollari.

Nel documento informativo predisposto dall'Agenzia spaziale si richiede che chiunque risponda all'annuncio debba garantire di esporre le navicelle spaziali solo in strutture coperte, in ambienti climatizzati.

Si avverte inoltre che per esporre gli oggetti messi a disposizione ci si deve adeguare alle regole sul traffico internazionale di armi e quindi impegnarsi a non esportarli al di fuori degli Stati Uniti.

Se non si dispone della cifra o degli spazi richiesti, la Nasa mette a disposizione tra i sei ed i dieci motori non assemblati o parzialmente assemblati degli Shuttle per una cifra compresa tra i 400 e gli 800 mila dollari.




RaiNews24
17 dic 2008 ... DOBBIAMO DAVVERO TEMERE LA RUSSIA? di Mark Franchetti. Medvedev e Putin. C'è un detto in Russia: "Ci vuole molto tempo prima che un russo ...
www.rainews24.it/ran24/rainews24_2007/inchieste/17122008_russia/ - 34k - Copia cache - Pagine simili






» 2008-12-19 08:34
Armamenti: Russia tratta con Usa
Stop a progetti se Usa fermano dispiegamento scudo antimissile
 (ANSA) - MOSCA, 19 DIC - La Russia sta trattando con gli Stati Uniti ed e' pronta a rinunciare a 'una serie di progetti' nel settore delle armi strategiche. Gli Stati Uniti devono pero' fermare il dispiegamento dello scudo antimissilistico. Lo ha detto il capo delle forze strategiche russe, generale Nikolai Solovtsov, citato oggi dall'agenzia russa Interfax.




Da: RaiNews24.it

Mosca | 20 dicembre 2008
Putin minaccia: chi destabilizza la Russia è perduto

Vladimir Putin avverte che a eventuali tentativi di destabilizzare il suo Paese si reagirà con
forza. In un incontro ieri sera al Cremlino con alcuni alti funzionari dei servizi di sicurezza russi, il premier ha detto: "Ogni tentativo di indebolire o destabilizzare la Russia e di danneggiare gli
interessi del Paese e dei suoi cittadini sarà soppresso con fermezza". Putin non ha precisato a chi si riferisse nel suo avvertimento, ma gli osservatori vi vedono un messaggio indirizzato
tanto all'Occidente quanto all'opposizione in patria.





Washington | 20 dicembre 2008
Barack Obama: è nella scienza la chiave della nostra sopravvivenza oggi più che mai
Barack Obama
Barack Obama

E' arrivato il momento in cui gli Stati Uniti rimettano la scienza in cima all'agenda del governo. Lo ha dichiarato il Presidente americano eletto, Barack Obama annunciando le nomine della sua squadra in materia di scienza e tecnologia.

"Promuovere la scienza non significa solo assicurarle le risorse, ma proteggere la ricerca libera e aperta. Assicurare che i fatti e le prove non siano mai distorte o oscurate dalla politica e dall'ideologia. E' ascoltare quello che i nostri scienziati hanno da dire, anche quando è scomodo, specialmente quando è scomodo. Perchè il fine ultimo della scienza e' quello di ricercare la conoscenza , la verità e una maggiore comprensione del mondo intorno a noi. Questo sarà il mio obiettivo come presidente degli Stati Uniti", ha quindi affermato Obama.

"E' nella scienza la chiave per la nostra sopravvivenza, oggi più che mai". E questo è vero, ha precisato, Obama "che si tratti della scienza per rallentare il riscaldamento globale, della tecnologia per proteggere le nostre truppe e affrontare il bioterrorismo e le armi di distruzione di massa, della ricerca di cure in grado di salvare la vita o delle innovazioni per rimettere in piedi la nostra industria e creare i lavori del ventunesimo secolo".





Da: RaiNews24.it
Roma | 17 dicembre 2008
Falla su Explorer, la Microsoft corre ai ripari
Errore di sistema
Errore di sistema

La Microsoft ha annunciato che diffonderà oggi una "patch" d'emergenza per correggere un difetto nel sistema di sicurezza del suo software di navigazione Internet Explorer, il più usato al mondo. La modifica del software verrà trasmessa, attraverso un aggiornamento automatico, a partire dalle 18,00, secondo quanto ha precisato la compagnia in un comunicato. L'azienda si è felicitata del fatto che ai tecnici della Microsoft sono state necessarie solo otto ore per trovare una soluzione al problema, a partire dal momento in cui e' stato identificato.

L'errore permetteva ai ciber-criminali di prendere il controllo dei computer e di "indirizzare gli internauti a loro insaputa verso un sito falso" con lo scopo di "appropriarsi della loro password", ha detto Rick Ferguson, esperto della società di sicurezza informatica Trend Micro. Secondo Ferguson, "più di 10.000 siti internet sono stati infettati" da quando l'errore è stato reso pubblico ieri. Internet Explorer e' utilizzato da quasi tre quarti dei computer del mondo, secondo statistiche del mese scorso.




Da: RaiNews24

New York | 17 dicembre 2008
Yahoo! conserverà i dati personali per soli 3 mesi

 Yahoo! riduce da 13 a 3 mesi il tempo di stoccaggio di dati privati dei suoi clienti. Lo ha annunciato lo stesso motore di ricerca. Una decisone che sembra voler mettere a tacere i timori secondo i quali il motore di ricerca comprometterebbe la privacy degli internauti conservando per troppo tempo i dati.

La nuova politica si applicherà 'non solamente ai dati legati alle ricerche online, ma anche quelli delle pagine viste, cliccate e delle pubblicità.

All'inizio dell'anno, Google ha dimezzato a nove mesi il periodo di tempo in cui conservare i dati. La scorsa settimana, Microsoft ha fatto sapere che lo avrebbe ridotto a sei mesi se anche i concorrenti avessero fatto


» 2008-12-12 12:43
Cambi: Giappone studia contromosse
Agiremo in modo adeguato per eccessivo apprezzamento yen
 (ANSA) - TOKYO, 12 DIC - Il ministro delle Finanze giapponese, Shoichi Nakagawa, valuta contromosse contro l'eccessivo apprezzamento dello yen. 'Osserviamo attentamente i movimenti sui prezzi delle valute e dei tassi di cambio che ci sembrano troppo volatili e si prendera' in considerazione tutto quello che e' possibile fare'.'Agiremo in modo adeguato in risposta a questa situazione',aggiunge il vice ministro delle Finanze. Il dollaro e' sceso a 88,10 yen, ai livelli piu' bassi dal 1995.



Da: (ami) Agenzia Multimediale Italiana

08/10/2008 - Roma

Finanza. Crollano Wall Street e Tokyo. Gran Bretagna annuncia piano salva-banche da 50 miliardi

Dopo il crollo di ieri sera di Wall Street, con il Dow Jones che in chiusura segnava -5% e il Nasdaq -5,80%, in seria crisi ora Borsa di Tokyo, che ha chiuso con l'indice Nikkei in ribasso del 9,38%. Erano vent'anni che la principale borsa asiatica non andava così male. In calo anche le altre piazze asiatiche: Hong Kong scende del 6% e la Banca Centrale è corsa ai ripari annunciando il taglio di un punto del tasso d'interesse portandolo al 2,5%. Ribassi consistenti anche in India e Singapore, in calo di circa il 5%.

Intanto in Gran Bretagna il governo ha annunciato oggi un piano di salvataggio per le banche da 50 miliardi di sterline per la ricapitalizzazione e sostegno in termini di liquidità fino a 200 miliardi. Ieri infatti è stata una giornata drammatica: HBOS ha perso il 42%, Royal Bank of Scotland il 39% e Lloyds TBS il 13% in poche ore. Dietro alla “ricapitalizzazione” delle banche si nasconde la loro parziale nazionalizzazione: otto le banche colpite dalla crisi. Si tratta di Abbey (che appartiene alla spagnola Santander), Barclays, Hbos, Hsbc, Lloyds TSB, Nationwide Building Society (il più grande istituto non quotato in Borsa del Regno Unito), Royal Bank of Scotland e Standard Chartered. Tutte e otto le banche hanno confermato la loro partecipazione al piano di ricapitalizzazione.
(08/10/2008)
[Modificato da zsbc08 20/12/2008 16:55]
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22/10/2008 10:55

Pakistan sull'orlo della bancarotta
Da: RaiNews24.it

Citta' del Vaticano | 10 dicembre 2008
Il Papa: i diritti umani sono fragili se non sono fondati su Dio


 I diritti dell'uomo sono per il Papa "ultimamente fondati in Dio creatore" e "se si prescinde da questa solida base etica, i diritti umani rimangono fragili perche' privi di solido fondamento".   
  Benedetto XVI lo ha ribadito dopo il concerto in Vaticano per celebrare il 60.mo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo proclamata dall'Onu.

"La legge naturale, scritta da Dio nella coscienza umana, - ha detto papa Ratzinger - e' un denominatore comune a tutti gli uomini e a tutti i popoli; e' una guida universale che tutti possono conoscere e sulla base della quale tutti possono intendersi".
 "La celebrazione del 60esimo anniversario della Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo "costituisce un'occasione per verificare in quale misura gli ideali, accettati dalla maggior parte della comunita' delle Nazioni nel 1948, siano oggi rispettati nelle diverse legislazioni nazionali e, piu' ancora, nella coscienza degli individui e delle collettivita'". Lo ha affermato Benedetto XVI concludendo con un discorso le celebrazioni tenute in Vatcano.

"Indubbiamente - ha riconosciuto il Pontefice - un lungo cammino e' stato gia' percorso, ma ne resta ancora un lungo tratto da completare: centinaia di milioni di nostri fratelli e sorelle vedono tuttora minacciati i loro diritti alla vita, alla liberta', alla sicurezza; non sempre e' rispettata l'uguaglianza tra tutti la dignita' di ciascuno, mentre nuove barriere sono innalzate per motivi legati alla razza, alla religione, alle opinioni politiche o ad altre convinzioni".
Dunque, ha concluso, "non cessi il comune impegno a promuovere e meglio definire i diritti dell'uomo, e si intensifichi lo sforzo per garantirne il rispetto. Accompagno questi voti con la preghiera perchè Iddio, Padre di tutti gli uomini, ci conceda di costruire un mondo dove ogni essere umano si senta accolto con piena dignita', e dove i rapporti tra gli individui e tra i popoli siano regolati dal rispetto, dal dialogo e dalla solidarieta'".




Roma | 10 dicembre 2008
Bertone: in pericolo il diritto alla vita e alla libertà religiosa
Tarcisio Bertone
Tarcisio Bertone


 "Oggi, di fronte ad un preoccupante quadro globale che e' anzitutto il riflesso di strutture economiche non rispondenti al valore dell'uomo, i diritti basilari sembrano dipendere da anonimi meccanismi senza controllo e da una visione che si rinchiude nel pragmatismo del
momento". Lo ha detto il segretario di Stato Tarcisio Bertone, intervenuto questo pomeriggio in Vaticano al Congresso celebrativo del 60esimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo. "E' l'universalita' della persona" ha aggiunto il porporato citando il discorso di Benedetto XVI all'Onu lo scorso 18 aprile, il criterio "che fornisce ai diritti umani la caratteristica di essere universali, così da evitare applicazioni parziali o visioni relative". La loro mancata tutela "che spesso si evidenzia nell'atteggiamento di tante istituzioni e funzioni dell'autorita' - ha osservato - , e' il frutto della disgregazione dell'unita' della persona intorno alla quale si pensa di proclamare diritti diversi, di costruire ampi spazi di liberta' che però rimangono privi di ogni fondamento antropologico". Ribadendo la non gerarchia e l'indivisibilita' di questi diritti, Bertone ha sottolineato l'"attenzione particolare" riservata dalla Chiesa ai diritti alla vita e alla liberta' religiosa contemplati nella Dichiarazione.

Per il segretario di Stato, "quando viene meno il riconoscimento del diritto alla vita" e di quello "alla liberta' religiosa anche il rispetto per gli altri diritti vacilla". Dopo aver ripercorso gli interventi all'Assemblea generale dell'Onu di Paolo VI (1965), Giovanni Paolo II (1995) e Benedetto XVI, Bertone ha osservato che la Dichiarazione fa discendere "l'esatta natura" dei diritti umani "dalla dignita' che e' comune ad ogni essere umano" e ha precisato che "difendere i diritti fondamentali significa non confonderli con semplici e spesso limitati bisogni contingenti".

"Anche una volta riconosciuti e perfino fissati in una eventuale convenzione, i diritti umani - ha concluso - hanno sempre bisogno di essere difesi", e "rispettare e rinvigorire i diritti fondamentali sara' un modo concreto attraverso cui contrastare le forme, differenti e diffuse, di abbandono dei cardini di ordine morale nei rapporti sociali, dalla dimensione interpersonale sino a quella delle relazioni internazionali".







Da peacereporter.net

Pakistan - 15.10.2008



Zardari cerca un'alternativa ai ricatti Usa

Il Pakistan, da tempo afflitto da una gravissima crisi economica, è
ormai sull'orlo della bancarotta. A tenerlo artificialmente a galla
sono solo i periodici mega-prestiti statunitensi, ottenuti in cambio
dell'incondizionata obbedienza a Washington.

La morsa dello Zio Sam. Per i potenti vertici dell'esercito
pachistano, il sempre più arrogante e scoperto interventismo militare
statunitense nel Paese (v. articolo
<http://www.peacereporter.net/dettaglio_articolo.php?idc=0&idart=12411>
) costituisce una grave umiliazione, un'intollerabile limitazione
della sovranità nazionale. Una strisciante invasione che, tra
l'altro, sta sprofondando il Paese in uno scenario 'iracheno' di
guerra civile e attentati. Se a questo si aggiunge lo 'schiaffo'
rappresentato dal recente accordo nucleare siglato dagli Usa con il
nemico storico del Pakistan, l'India, non stupisce che il governo del
presidente Asif Ali Zardari stia cercando di liberarsi dalla morsa
dello Zio Sam.

Islamabad preferisce Pechino. "La Cina è il futuro del mondo", ha
dichiarato ai giornalisti Zardari ieri pomeriggio all'aeroporto di
Islamabad, prima di partire alla volta di Pechino. Una visita che ha
come scopo quello di ottenere da Pechino aiuti finanziari di lungo
periodo tali da potersi svincolare dal sostegno finanziario
statunitense.

In risposta all'intesa nucleare Usa-India, Cina e Pakistan dovrebbero
anche firmare un accordo di cooperazione che prevede il trasferimento
di tecnologie nucleari cinesi per gli impianti pachistani. Infine,
Zardari e Hu Jintao discuteranno pure di come rafforzare la
cooperazione militare tra le due potenze atomiche.

Enrico Piovesana
[Modificato da zsbc08 11/12/2008 11:32]
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22/10/2008 11:01

Ucraina sull'orlo della bancarotta
Da: Nuova Agenzia Radicale


Ucraina: Yushenko scioglie il Parlamento, si vota a Dicembre
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giovedì 09 ottobre 2008

di ALESSANDRO CHIAPPETTA

Ha aspettato di essere in Italia Viktor Yushenko, per il colpo di mano. Il presidente ucraino ieri sera ha sciolto il Parlamento e ha indetto elezioni anticipate, dopo il crollo della coalizione governativa filo-occidentale. Un provvedimento atteso che arriva dopo settimane di crisi, che hanno portato al divorzio della sua coalizione.

Il leader arancione, in visita di stato a Roma, ha incontrato il presidente Napolitano, i presidenti di Camera e Senato Gianfranco Fini e Renato Schifani, e in serata era a palazzo Chigi a firmare accordi sul turismo col premier Berlusconi.

Secondo le prime notizie da Kiev, la data indicata dalla presidenza è il 7 dicembre; le ultime elezioni legislative si erano tenute lo scorso anno, ed erano stati necessari mesi di negoziati per trovare un accordo all'interno della fragilissima alleanza fra le forze politiche protagoniste della Rivoluzione Arancione del 2004.

E' dello scorso 16 settembre l'annuncio della "fine della coalizione che raggruppa le forze democratiche", dichiarato dal presidente della Rada, Arseny Yatsenyuk, ai deputati che si erano riuniti per l'occasione.

Che le cose non andassero bene tra il premier Yulia Timoshenko e il presidente Yushenko, un tempo alleati nella rivoluzione arancione, poi diventati acerrimi nemici, era noto da tempo, ma nessuno forse pensava che la situazione potesse precipitare così celermente, proiettando il Paese verso un nuovo governo. Soprattutto in vista delle elezioni presidenziali (da fissare tra fine 2009 e inizio 2010), in cui Timoshenko e Yushenko dovrebbero verosimilmente sfidarsi.

I venti di crisi sono iniziati all'inizio di settembre, quando il blocco Timoshenko si è unito in Parlamento all'opposizione filorussa del Partito delle Regioni per approvare una serie di leggi che ridimensionano fortemente i poteri del capo dello Stato. In quel moment il partito filo-presidenziale Nostra Ucraina ha annunciato il ritiro dalla coalizione, evocando un "golpe bianco".

Ma in realtà sulla questione pesa anche la crisi georgiana, con Yushenko che ha invocato l'aiuto americano anche per l'Ucraina in funzione di una adesione alla Nato, sul quale la Timoshenko è invece molto prudente.

Unica alternativa alle elezioni anticipate, sembrava essere una coalizione tra la Timoshenko e il partito delle regioni di Viktor Yanukovich, ben visto a Mosca, soprattutto per la sua estrema cautela rispetto alla prospettiva-Nato, ma la decisione di Yushenko ha sparigliato le carte e eluso questa eventualità.

Appena tornato a Kiev, il presidente ha puntato il dito contro l'ex-alleato, causa principale della distruzione della coalizione democratica. "Sono convinto che la coalizione democratica è stata rovinata per le ambizioni di una sola persona, la sua sete di potere e la supremazia dei suoi personali interessi su quelli della nazione" ha attaccato.

"Il Blocco Yulia Tymoshenko - ha aggiunto - è diventato ostaggio del suo leader, pronti com'erano a sacrificare tutto per lei, dalla lingua, alla sicurezza e la prospettiva europea". La sua decisione, ha spiegato è stata presa per preservare "la bilancia dei poteri" e "gli interessi nazionali". Ma per lui i problemi vengono anche dall'estrema sinistra. I comunisti hanno chiesto l'avvio di una procedura di impeachment per il presidente: "E' fuori da qualsiasi dubbio che debba essere fatto, perché Yushenko ha causato troppi danni all'economia e al potenziale politico dell'Ucraina negli ultimi tre anni", ha dichiarato il leader del partito comunista ucraino, Petro Symonenko, nel corso della seduta in Parlamento.

Diversi, invece, gli stati d'animo di Timoshenko e Yanukovich. La "pasionaria" ha subito definito "incostituzionale" il decreto di scioglimento del presidente, mettendone anche tecnicamente in dubbio la formalizzazione. "C'è un enorme gap tra il decreto presidenziale e la sua pratica applicazione", ha detto Andriy Portnov, numero due del partito del premier.

Ma è improbabile che il Blocco che fa capo alla Tymoshenko impugni il provvedimento di fronte la Corte Costituzionale. Più facile che si limiti a non votare emendamenti al bilancio che legittimerebbero la decisione di Yushenko, come ha rivelato lo stesso Portnov, che senza mezzi termini addossa la colpa della crisi al presidente, "che vuole utilizzare i prossimi mesi per rafforzare la sua posizione in prospettiva delle presidenziali".

Più agguerrito e sfrontato l'ex premier Yanukovich, a capo comunque della maggiore forza di opposizione e quindi forse favorito nella gestione delle alleanze, secondo cui la decisione di sciogliere il parlamento è "una campana che suona a morto per le autorità in carica, che hanno mandato il paese sull'orlo della bancarotta"

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22/10/2008 11:06

Islanda sull'orlo della bancarotta

Da CorrieredellaSera.it


L'orgogliosa «isola dei ghiacci» costretta a chiedere aiuto

La ricca Islanda in bancarotta
salvata dai cugini scandinavi

Reddito pro capite tra i più alti del mondo. Ma banche con troppi debiti. La paura e la sorpresa: «Cosa è successo?»

Cos'hanno in comune il governatore della Banca Centrale di Reykjavik e il fondatore del Museo Fallologico di Húsavik? Sia David Oddsson che Sigurdur Hyartarson, come tutti gli islandesi orgogliosissimi della propria indipendenza, alla fine hanno dovuto accettare l'onta dell'aiuto che viene dall'estero. Nella singolare collezione di Hyartarson, 263 falli «ben preservati » appartenenti a 90 specie diverse (il più grande è di un capodoglio, 1,7 metri per 70 chili) manca l'homo sapiens. Ma è di pochi giorni fa la notizia che — quando verrà il momento — un tedesco, un americano e un inglese hanno promesso di donare il loro organo al museo. Anche i donatori accorsi al capezzale della Banca Centrale dell'«isola di ghiaccio» sono tre. Danimarca, Norvegia e Svezia l'altro ieri hanno annunciato l'apertura di una linea di credito di 1,5 miliardi di euro per tamponare la crisi della finanza islandese che rischia di saltare in aria come uno dei suoi tanti geyser. Ognuno mette 500 milioni di euro sul tavolo della «solidarietà scandinava».

Il beneficiario ringrazia, anche se promette che non li toccherà. Solidarietà forse un po' indigesta, visto che arriva dagli ex padroni (Norvegia e Danimarca) che hanno retto l'Islanda dal tempo dei vichinghi all'indipendenza del 1944. Indigesta ma necessaria. «Siamo nella tempesta» aveva dichiarato ad aprile il governatore Oddsson. La Banca Centrale islandese ha riserve per 2,5 miliardi di euro. Dall'inizio dell'anno la krona, la moneta nazionale, ha perso il 25% del proprio valore. L'inflazione ha toccato il mese scorso l'11,8% (non accadeva da 20 anni) benché il costo del denaro sia al 15,5% (il più alto d'Europa). Il problema sono i debiti delle tre principali banche private che negli anni scorsi si sono molto «allargate» facendo shopping all'estero (dalla Gran Bretagna alla Cina). La stretta internazionale del credito, dopo la caduta dei mutui «subprime» negli Usa, ha spinto la periferica Islanda — reddito pro capite 46 mila dollari, tra i più alti del mondo — sul ciglio di una crisi di liquidità. Molti a Reykjavik puntano il dito sugli speculatori, gli squali degli «hedge funds» che scommettono sul collasso. Resta il fatto che l'Islanda (300 mila abitanti sparsi su un territorio che è un terzo dell'Italia) è tra i Paesi più in rosso: il debito estero veleggia verso i 100 miliardi di dollari, 5 volte il prodotto interno lordo. Con i venti della recessione che soffiano sull'Atlantico, l'isola dei sobri miracoli è diventata un'«osservata speciale» come il classico «canarino nella miniera». Si spiegano così le prime pagine che Financial Times e Wall Street Journal dedicano all'intervento tampone delle tre Banche Centrali scandinave.

L'iniziativa, tesa a «a preservare la stabilità macroeconomica e finanziaria » di Reykjavik, ha avuto come primo effetto un rialzo del 5% della krona. «Cosa ci è successo?» si chiede sbigottita la giornalista Sigridur Jonsdottir. Fino a ieri «si parlava di noi per la prima donna eletta presidente», o perché «un'eruzione vulcanica faceva sorgere una nuova isoletta ». Ora «siamo l'avamposto della recessione globale, il canarino che smettendo di cantare lancia l'allarme alle altre economie intossicate». Canarino o lundi, la pulcinella di mare simbolo ornitologico del Paese? In Islanda anche «i pesci possono cantare», come s'intitola un libro del grande Halldór Laxness. A Reykjavik non si respira aria intossicata. Il Morgunbladid segnala che la gente compra meno cibo (-2,3% ad aprile) anche se più scarpe (+2,9%). Il Paese degli alimenti più costosi d'Europa (+62% della media, l'80% è importato) aspetta con un certo nervosismo l'apertura della stagione turistica estiva. La pesca, per secoli unica fonte di sostentamento, oggi conta per il 10% dell'economia. Tra i vapori delle 130 piscine naturali di acqua calda (ritrovo mattutino per i businessmen) si scruta il futuro. Collasso o risanamento? Fridat Mar Baldursson, economista alla Reykjavik University citato dall'Herald Tribune, vede sereno: «Siamo a una svolta», la mossa dei Paesi scandinavi «aumenterà la fiducia e permetterà al nostro governo di ottenere prestiti a tassi inferiori». Ma la «tempesta» non è passata. La pubblicità negativa prodotta dalla decisione di riprendere la caccia alle balene nel 2006 è niente a confronto. L'Islanda dei sapori arcaici (piatto nazionale l'hakarl, squalo marcio sepolto per tre mesi sotto terra) adesso è sotto i riflettori per lo stato delle sue banche. I campioni dell'energia pulita (l'80% del fabbisogno da fonti rinnovabili) sotto la lente delle agenzie di rating. Suona strano, come sapere che un lupo di mare di Húsavik gestisce un museo fallologico.

Michele Farina
18 maggio 2008

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22/10/2008 11:33

Alla chiesa di Filadelfia (Apocalisse di Giovanni)
<<Alla chiesa di Tiatira. - All'angelo della chiesa di Tiatira scrivi: così parla il Figlio di Dio, i cui occhi sono come fiamma ardente, i cui piedi sono simili a bronzo splendente [cfr. il toro di Wall Street]. Mi è nota la tua condotta: l'amore, la fede, il servizio, la costanza e le tue opere recenti che sono più numerose delle prime [cfr. USA]. Ma debbo rimproverarti che permetti alla donna Gezabele, che si vanta d'essere profetessa, di istigare i miei servi, con i suoi insegnamenti, a prostituirsi mangiando carne immolata agli idoli. Le ho dato tempo per ravvedersi, ma ella si rifiuta di convertirsi dalla sua prostituzione. Ecco: getterò lei su un letto di dolore e quelli che con essa fanno adulterio in una terribile prova, se non cesseranno di seguire la sua condottaColpirò con la morte i suoi figli e così tutte le chiese riconosceranno che io sono colui che scruta i reni e i cuori e che a ciascuno di voi retribuirà secondo le vostre opere. Ma a tutti gli altri che, fra voi di Tiatira, non seguono la sua dottrina, che non conoscono la "profondità" di Satana, come essi dicono, dichiaro di non voler imporre su di voi altro peso; ma quello che avete tenetelo saldamente fino a che io venga. Al vittorioso, quello che osserverà sino alla fine i miei precetti, darò potestà sulle nazioni e le governerà con verga di ferro, come i vasi d'argilla le frantumerà, proprio come io ho ricevuto dal Padre mio. Gli darò, inoltre, la stella del mattino. Chi ha orecchi ascolti quello che lo Spirito dice alle chiese>>


<<Alla chiesa di Filadelfia. - All'angelo della chiesa di Filadelfia scrivi: così parla il Santo, il Verace, colui che possiede la chiave di Davide, colui che apre e nessuno chiude, che chiude e nessuno apre. Mi è nota la tua condotta ecco metto davanti a te una porta aperta , che nessuno può chiudere. Per quanto sia poca la forza che hai, pure hai conservato la mia parola e non hai rinnegato il mio nome [cfr. USA]. Ecco, ti dono alcuni della sinagoga di Satana, di quelli che dicono di essere Giudei e non lo sono, ma mentiscono. Ecco: farò che essi vengano e si prostino ai tuoi piedi; e riconosceranno che io ti amo. Poiché hai conservato la mia parola di costanza anch'io ti preserverò dall'ora della prova che sta per abbattersi su tutto il mondo abitato e affliggerà gli abitanti della terra. Vengo presto: tieni stretto ciò che hai, affinché nessuno prenda la tua corona. Il vittorioso, lo porrò come colonna nel tempio del mio Dio e giammai ne uscirà; vi scriverò il nome del mio Dio, la nuova Gerusalemme che discende dal cielo da presso il mio Dio, e, inoltre il mio Nome nuovo. Chi ha orecchi ascolti quello che lo Spirito dice alle chiese>>. 
[Modificato da zsbc08 22/10/2008 18:20]
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30/10/2008 19:29

7° summit Asia-Europa
Da: AsiaNews.it» 24/10/2008 14:19 ASIA - EUROPA
Molte speranze e poche certezze al 7° summit Asia-Europa.
L’Europa vuole chiedere all’Asia, Cina in testa, di immettere capitali nel mercato globale, per contrastare la crisi in atto. Ma Pechino è contraria a iniziative importanti. L’occasione di molti incontri bilaterali tra i leader di 45 Paesi. Pechino (AsiaNews/Agenzie) – E’ iniziato oggi a Pechino il 7° Meeting Asia-Europa (Asem). Nei 2 giorni di colloqui i leader di 45 Paesi discuteranno come affrontare la crisi finanziaria globale e altri problemi come i cambiamenti climatici. E’ il primo importante incontro internazionale dopo il crollo delle borse. Il presidente della Commissione dell’Unione europea, Jose Manuel Barroso, ha precisato che “in Europa e in Asia nessuno può davvero sperare di restare indenne [dalla crisi]. Viviamo tempi senza precedenti e abbiamo bisogno di livelli di coordinazione globale senza precedenti”. Ha preannunciato che c’è “una grande opportunità per la Cina di mostrare il senso di responsabilità”, spiegando che il mondo ha bisogno che l’Asia (soprattutto Cina, India e Giappone) “siano a bordo”. “E’ molto semplice: o nuotiamo insieme, o affondiamo insieme”.
L’analista europeo Paul Lim ricorda che durante “l’incontro Asem 1998 a Londra, l’Europa ha offerto un fondo fiduciario congiunto per aiutare i Paesi asiatici a superare la loro crisi finanziaria. Questa volta forse i Paesi dell’Asia potrebbero offrire aiuto all’Europa, in forma di liquidità monetaria o di condivisione di esperienza, e così mostrare che la loro ‘buona amicizia’ è effettiva.
La Cina è nella migliore posizione per farlo”.
Con molta prudenza Liu Jinchao, portavoce del ministro cinese degli Esteri, ha dichiarato la disponibilità a “compiere sforzi congiunti per stabilizzare i mercati”, ma senza dare dettagli.
Esperti ritengono che l’Europa chieda ai Paesi asiatici, e anzitutto alla Cina, di compiere robuste immissioni di liquidità nei mercati finanziari. Ma le economie asiatiche sono state meno colpite da questa crisi e Pechino appare restia ad adottare decisioni importanti, seppure non lo esclude. Zhu Liqun, direttrice dell’Istituto per le relazioni internazionali dell’Università Cinese per gli Affari Esteri osserva che “uno sviluppo sostenibile richiede stabilità finanziaria. Le diverse questioni sono tutte collegate” e insiste che l’incontro sarà comunque importante perché “favorisce la comprensione, necessaria per la reciproca fiducia. Solo con la fiducia ci sarà una collaborazione, nel lungo termine”.
Zhu Min, vicepresidente della centrale Banca di Cina, ha spiegato ieri che “la crisi non finirà presto” e che la prima questione “per i Paesi asiatici è impedire che la crisi del sistema bancario diventi una crisi valutaria. Sarà un inverno davvero lungo”.
Qin Gang, portavoce del ministero degli Esteri, ha evidenziato ieri le difficoltà dei Paesi in via di sviluppo per l’attuale crisi finanziaria. Di certo le economie asiatiche sono colpite dalla diminuzione di esportazioni causata dalla crisi e stanno tutte offrendo sostegno alle piccole imprese (più vulnerabili da una crisi di liquidità) e per investimenti nelle infrastrutture. Opinione condivisa da Joerg Wuttke, presidente della Camera europea di commercio in Cina, che ritiene che “la Cina possa salvare solo se stessa e costituire un fattore di stabilità in Asia”. L’occasione è importante anche per i molti incontri bilaterali previsti, tra cui il primo incontro tra il neopremier giapponese Taro Aso e il presidente cinese Hu Jintao: ieri i 2 Paesi hanno concordato l’istituzione di una “linea-calda” per un frequente confronto su questioni di rilievo. Oltre alle questioni finanziarie ed economiche, si parlerà anche di cambiamenti climatici, commercio, energia, sicurezza alimentare, ma anche di proprietà intellettuale, valuta e diritti umani (dopo che ieri il Parlamento europeo ha insignito di un premio il dissidente cinese detenuto Hu Jia, suscitando le proteste di Pechino), anche se gli esperti non si attendono decisioni importanti. (PB)
[Modificato da zsbc08 30/10/2008 19:34]
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03/11/2008 16:06

CONGO, GOVERNO RIFIUTA TRATTATIVE DIRETTE CON RIBELLI
Da: Ansa.it

2008-11-03 14:21
CONGO, GOVERNO RIFIUTA TRATTATIVE DIRETTE CON RIBELLI
KICHANGA (R.D.CONGO) - Il governo di Kinshasa rifiuta di avere negoziati diretti con i ribelli di Laurent Nkunda, il quale aveva posto una precisa alternativa: o trattative dirette o una offensiva per cacciare il presidente Joseph Kabila dal potere. Il rifiuto del governo è stato annunciato dal portavoce, Lambert Mende. "Non ci sono - ha detto - piccoli e grandi gruppi armati. Creare un disastro umanitario non dà diritti speciali" nei confronti di altri gruppi che operano nel Nord Kivu... Il governo non vede alcuna ragione di discriminare altri gruppi di congolesi che hanno proposte da fare". I ribelli del Congresso nazionale per la difesa del popolo, guidati dall'ex generale tutsi Nkunda ha inflitto gravi sconfitte alle forze militari governative e controlla un ampio territorio nel nord Kivu.

UN MILIONE E 600 MILA PROFUGHI PRESI IN TRAPPOLA
- Il ministro degli esteri britannico David Miliband ha dichiarato che "più di 1,6 milioni di sfollati " nella parte orientale del Congo sono "presi in trappola" e senza accesso agli aiuti umanitari. "Questi profughi, ha detto Miliband, "non possono essere raggiunti facilmente. Non hanno accesso né a cibo né a acqua potabile né a altri beni di prima necessità ". Miliband ieri era a Kinshasa e oggi si trova nella capitale economica della Tanzania, Dar es Salaam. "C'é una minaccia di epidemie e di diffusa malnutrizione nella zona", ha detto riferendosi al teatro degli scontri al centro dei quali sono i ribelli del Congresso nazionale per la difesa del popolo di Laurent Nkunda. I combattimenti, in realtà, sono ridotti al minimo negli ultimi giorni, ma continuano le vessazioni compiute dai ribelli, dai soldati governativi e dagli sbandati di entrambi le fazioni, che hanno costretto centinaia di migliaia di persone ad abbandonare le loro case senza sapere dove sia possibile trovare un rifugio.

SFOLLATI ANCHE PER INCURSIONI RIBELLI UGANDESI
Congo senza pace anche a causa dei famigerati ribelli ugandesi dell'esercito di resistenza del signore (Lra). Fonti dell'Onu oggi hanno riferito di scontri nell'estremo nord-est del paese tra forze governative e gruppi armati nella città di Dungu. Una cinquantina di uomini dell'Lra hanno attaccato Dungu e i soldati li hanno respinti.

I corpi di nove ribelli sono stati trovati per le strade, ha riferito il portavoce a Kinshasa della missione Onu. Questo episodio contribuisce ad aumentare il numero dei profughi nel Congo orientale. Dalla città ieri, all'arrivo dei ribelli, sono fuggiti infatti almeno in 50mila. Dungu si trova a 250 chilometri dalla frontiera ugandese e a 100 chilometri da quella sudanese. L'Lra ha da tempo basi in territorio congolese. Il suo capo Jopseph Kony è ricercato dalla Corte penale internazionale per crimini di guerra e contro l'umanità.

VELTRONI, GOVERNO ASSUMA INIZIATIVA INSIEME A ONU-UA - "I drammatici fatti che stanno accadendo nel Congo scuotono le coscienze in tutto il mondo. E' necessario che il governo italiano assuma un'iniziativa assieme ai partner europei nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e insieme all'Unione Africana riferendo al più presto anche alle Camere sulla situazione del paese africano e sui suoi sviluppi". Lo dice Walter Veltroni, segretario del Partito Democratico.

"Nessuno può restare indifferente a quello che sta succedendo - afferma il leader del Pd - con centinaia e centinaia di migliaia di bambini, donne e uomini che fuggono dall'orrore della guerra civile e dalle stragi senza la possibilità di aiuto e di assistenza". "La fame, le malattie e la mancanza di ogni speranza rischiano di allargare una tragedia di agghiaccianti proporzioni. L'Africa - sottolinea - ha già pagato altre volte, in Ruanda, in Sudan, in Somalia, e nello Zimabwe prezzi altissimi e terribili ai ritardi o all'indifferenza del resto della comunità internazionale".
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06/11/2008 15:07

Il tema “Economia e Felicità”
Da: Madonienews.it


Il tema “Economia e Felicità”, apre la kermesse che porterà a Palermo 200 relatori impegnati in 25 eventi in 20 siti diversi. Presentata una ricerca dell’Università Milano Bicocca

Al via “Le Giornate dell’Economia” contro la dittatura del PIL

Il 25% del Pil dei paesi sviluppati destinato a produrre spazzatura e trasporto merci. Nonostante questo dato l’economia tradizionale pensa alla crescita sempre e comunque come fatto positivo indipendentemente dalle conseguenze prodotte nell’ambiente e nel sociale. Ma la felicità non è necessariamente connessa alla crescita del Pil. Per contrastare la dittatura del Pil è stato elaborato, da alcuni economisti l’indice di sviluppo sostenibile (ISWE) un parametro che del pil usa il consumo personale aggiustato per varie misure di benessere, quali la distribuzione del reddito, l’inquinamento, le infrastrutture, il traffico ed il deterioramento del capitale naturale che ricadrà sulle spalle delle future generazioni. E’ con questa ambiziosa riflessione che, in un momento di crisi come l’attuale, Fondazione Curella e Diste, assieme a tutti gli altri partners, hanno scelto di iniziare la lunga kermesse delle “Giornate dell’Economia” che farà svolgere a Palermo (ma con un convegno anche ad Enna) ben 25 eventi (tra dibattiti, tavole rotonde, work shop e seminari) con il coinvolgimento di 200 relatori provenienti dall’Italia e dall’estero. Un appuntamento assolutamente inedito per il Sud Italia e che per la prima volta darà la possibilità di confronto a governanti, studiosi, imprenditori, banchieri e politici, con lì’ambizione di rimettere al centro del dibattito nazionale l’annosa questione del’integrazione dell’Italia duale e di un nuovo modello di sviluppo che agganci le opportunità del nuovo scenario mondiale post-crisi.“Dobbiamo abituarci a vivere con la crisi e”, sottolinea il presidente della Fondazione Curella, Pietro Busetta nel suo intervento introduttivo, “non ne usciremo prima dei 2-3 anni. Ma non in tutti i paesi del mondo le conseguenze saranno pesanti. In Eurolandia si crescerà dello 0,2%, nei paesi emergenti a ritmi sostenuti: il 9,3% in Cina e il 5,3% in India. Ma anche in Russia del 6,9%”.  “Il mondo sta cambiando e i rapporti di forza economici e politici pure. Allora”, continua Busetta, “occorre ripensare a un nuovo modello di sviluppo e per l’Italia è una occasione importante per correggere il dualismo esistente”..

E si parte con un contributo che, sull’argomento, viene fornito dall’attività di un gruppo di ricerca avviato pesso l’Università Bicocca di Milano coordinato dai professori Luigi Porta e Luigino Bruni. “Abbiamo affrontato”, sottolinea Luigi Porta, “il problema dei paradossi della felicità i quali dimostrano che indicatori economici fondamentali, quali il reddito, non forniscono indicazioni attendibili sul livello di benessere raggiunto all’interno del sistema economico”. Il caso eclatante è costituito proprio dall’Italia che, in una speciale classifica elaborata sul connubio economia e felicità, figura al 50° posto nel mondo. Prima di noi paesi come Belize, Guatemala, Repubblica Dominicana, Giamaica, Malesia, Costa Rica ed altri. In questo scenario la soglia di povertà è un indicatore eloquente. Nel Mezzogiorno l’incidenza della povertà sulle famiglie residenti è pari al 22,6%, nel Nord al 5,2%. Fatta 100 la torta delle famiglie povere in Italia ben il 69% si concentra al Sud. E le cose di questi tempi non potranno cambiare gran chè.

“E’ necessario”, sottolinea l’economista Mario Centorrino”, abbattere gli sprechi delle società opulente per riequilibrare gli squilibri economici-sociali con  le aree deboli del globo”. Al dibattito sulle conseguenze che sulla vita di tutti noi hanno i parametri economici, hanno partecipato, inoltre: Antonio La Spina, il direttore del Centro Arrupe, Gianni Notari, L’assessore alle Attività culturali del Comune di Palermo, Raul Russo.

“Le relazioni umane”, ha affermato Luigino Bruni nel suo intervento conclusivo, “hanno valore nelle scelte economiche, condizionano la qualità della v ita, i consumi, la scelta del lavoro e del sito residenziale. E’ un fatto nuovo che gli economisti dovrebbero guardare con molta attenzione”.

-4 novembre 2008-

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07/11/2008 09:14

Precipita la situazione nel nord est del Congo. Vertice a Nairobi
Da: RaiNews24

Nairobi | 7 novembre 2008
Precipita la situazione nel nord est del Congo. Vertice a Nairobi
Congo
Congo

Presieduto dal segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon, si tiene oggi a Nairobi il vertice dei Paesi dei Grandi Laghi per discutere della tragedia del Nord Kivu, la regione del Nord Est della Repubblica democratica del Congo (Rdc, ex Zaire), quasi ai confini del Ruanda, dove e' in corso una spietata ribellione che coinvolge centinaia di migliaia di civili, ormai allo sbando. Intanto anche stamane, prima dell'apertura della riunione, Kudura Kasongo, il portavoce del presidente del Congo, ha ribadito le accuse di atrocita' contro la popolazione civile commesse dai ribelli guidati dal generale Laurent Nkunda.

 Accuse avanzate anche da Human Rights Watch, che pero' coinvolge sia ribelli che truppe governative, ed al contempo critica i caschi blu per non aver saputo prevenire i massacri. Al vertice odierno (che in realta' e' stato declassato: un comunicato del ministero degli esteri keniano precisa che si tratta di "Incontro speciale consultivo sul conflitto nel Congo Orientale"), indetto dall'Unione Africana, partecipano il presidente del Congo Joseph Kabila, quello del Ruanda (che appoggia i ribelli, il che potrebbe innescare una nuova guerra, non la prima, tra i due Paesi) Paul Kagame, oltre a quelli di Burundi, Kenya, Sudafrica, Tanzania ed Uganda. Partecipa ai lavori anche il commissario europeo allo sviluppo Lous Michel. E c'e' poi il convitato di pietra, il generale Nkunda, senza il quale eventuali intese rischiano di essere inutili.

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07/11/2008 09:37

Missili russi a Kaliningrad. Le critiche di Nato e Ue


L'annuncio di Medvedev rischia di incrinare i rapporti con l'Occidente

Missili russi a Kaliningrad
Le critiche di Nato e Ue


Mosca, 6. Dure critiche all'annuncio del presidente russo, Dmitri Medvedev, di uno schieramento di missili russi nella regione di Kaliningrad (ex Koenigsberg), al confine con la Polonia. La Nato ha espresso "serie preoccupazioni" e l'Unione europea, attraverso il commissario per le Relazioni Esterne, Benita Ferrero-Waldner, ha sottolineato che il piano russo "non aumenterà la sicurezza in Europa".
Secondo un analista indipendente, Alexander Golts, il piano annunciato ieri da Medvedev nel corso del suo primo discorso alla nazione rischia di incrinare i rapporti tra Mosca e l'Occidente. "È la prima volta in vent'anni che Mosca lancia un'autentica minaccia militare all'Occidente", ha commentato Golts, sottolineando come ciò rappresenti "un definitivo e fondamentale cambio della situazione". L'annuncio del presidente Medvedev, a poche ore dall'elezione di Barack Obama alla Casa Bianca, ha ricevuto anche l'irritazione del ministero della Difesa della Repubblica Ceca che ha giudicato il piano "inopportuno".
Il capo del Cremlino aveva spiegato che una batteria di missili a corto raggio Iskander sarebbe stata piazzata nell'enclave di Kaliningrad, sul Baltico, e affiancata da dispositivi elettronici per creare interferenze in grado di ostacolare il funzionamento dello scudo antimissile che gli Stati Uniti hanno intenzione di realizzare in Polonia e nella Repubblica Ceca. Questa mossa di Mosca, si osserva al quartier generale della Nato a Bruxelles, non sarebbe conforme con gli accordi in materia di controllo degli armamenti.
Dal canto suo, la Germania ha definito "un segnale sbagliato" l'annuncio del presidente Medvedev sul dispiegamento di missili a corto raggio Iskander a Kaliningrad, enclave russa tra Polonia e Lituania. Parlando al termine di un incontro con il collega danese Per Stig Moeller, il ministro degli Esteri tedesco, Frank Walter Steinmeier, ha denunciato "la nuova mentalità dei blocchi". Si tratta di "un segnale sbagliato al momento sbagliato", ha detto il capo della diplomazia di Berlino, osservando la coincidenza temporale tra l'annuncio di Medvedev e l'elezione di Barack Obama a presidente degli Stati Uniti.
Il premier polacco, Donald Tusk, ha invece minimizzato la minaccia di Mosca. "Non vorrei attribuire troppa importanza a dichiarazioni di questo tipo", ha detto il primo ministro polacco sottolineando come "di tanto in tanto emergano piani da parte dei nostri vicini russi di dispiegare diversi missili in diversi luoghi".
Medvedev ha dunque mandato ieri un chiaro messaggio a Barack Obama:  la nuova Amministrazione statunitense dovrà tenere conto delle preoccupazioni della Russia. Davanti alle Camere riunite, il presidente russo ha rilanciato le accuse contro la politica "egoista" e "unilaterale" statunitense, ha ribadito che sul Caucaso Mosca "non torna indietro" e ha annunciato lo schieramento di una batteria di missili al confine con la Polonia.
Nonostante le non certo distensive parole del presidente russo, la Commissione Ue ha invitato gli Stati membri "a fissare ora" il prossimo round di negoziati tra Unione europea e Russia per l'accordo di partnership strategica, congelati dopo l'attacco armato russo alla Georgia. Il consiglio dei ministri degli Esteri di lunedì prossimo, che dovrà definire una posizione comune per il vertice tra Ue e Russia del 14 novembre a Nizza, rappresenta per l'Esecutivo europeo un'opportunità per raggiungere tra gli Stati membri "una posizione comune" sul proseguimento dei negoziati. "Questi negoziati dovrebbero continuare, innanzitutto perché questo consentirebbe alla Ue di perseguire i suoi propri interessi con la Russia, e in secondo luogo perché questo - afferma la Commissione europea - è il modo migliore di impegnarsi con la Russia sulla base di una posizione unita. Quando l'Ue parla con una sola voce, e agisce unita, la Russia ne prende nota e l'Europa è capace di influenzare il corso degli eventi".



(©L'Osservatore Romano - 7 novembre 2008)
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08/11/2008 08:57

Il discorso di Benedetto XVI al nuovo Ambasciatore di Lituania presso la Santa Sede

Frammentazione e confusione morale
sono i rischi della società di oggi


Benedetto XVI ha ricevuto nella mattina di venerdì 7 novembre, alle ore 11, in solenne udienza, Sua Eccellenza il Signor Vytautas Alisauskas, nuovo Ambasciatore della Repubblica di Lituania presso la Santa Sede, il quale ha presentato le Lettere con le quali viene accreditato nell'alto ufficio.
Sua Eccellenza l'Ambasciatore, rilevato alla sua residenza da un Gentiluomo di Sua Santità e da un Addetto di Anticamera, è giunto alle 10.45 al Cortile di San Damaso, nel Palazzo Apostolico Vaticano, ove un reparto della Guardia Svizzera Pontificia rendeva gli onori.
Al ripiano degli ascensori, Sua Eccellenza l'Ambasciatore era ricevuto da un Gentiluomo di Sua Santità e subito dopo saliva alla seconda Loggia, dove si trovavano ad attenderlo gli Addetti di Anticamera e i Sediari. Dalla seconda Loggia il corteo si dirigeva alla Sala Clementina, dove l'Ambasciatore veniva ricevuto dal prefetto della Casa Pontificia, l'arcivescovo James Michael Harvey, il quale lo introduceva alla presenza del Pontefice nella Biblioteca privata.
Dopo la presentazione delle Credenziali da parte dell'Ambasciatore avevano luogo lo scambio dei discorsi e, quindi, il colloquio privato.
Dopo l'udienza, nella Sala Clementina l'Ambasciatore prendeva congedo dal prefetto della Casa Pontificia e discendeva nella basilica Vaticana:  ricevuto da una delegazione del Capitolo, si recava dapprima nella Cappella del Santissimo Sacramento per un breve atto di adorazione; passava poi a venerare l'immagine della Beatissima Vergine e, quindi, la tomba di San Pietro.
Al termine della visita l'Ambasciatore prendeva congedo dalla delegazione del Capitolo, quindi, alla Porta della Preghiera, prima di lasciare la basilica, si congedava dai dignitari che lo avevano accompagnato e faceva ritorno alla sua residenza.


Questa è una nostra traduzione dall'inglese del discorso del Papa.

Eccellenza,
sono lieto di riceverla all'inizio della sua missione e di accettare le Lettere che la accreditano quale Ambasciatore straordinario e plenipotenziario della Repubblica di Lituania presso la Santa Sede. La ringrazio per le sue cortesi parole e per i saluti che mi ha recato da parte del Presidente Valdas Adamkus. La prego di trasmettergli i miei deferenti buoni auspici e l'assicurazione delle mie preghiere per tutto l'amato popolo della vostra nazione.
Mi rincuorano in particolare le sue osservazioni sulla necessità dell'Europa moderna di attingere alla tradizione che fluisce dall'insegnamento del Vangelo. Il suo Paese ha una storia lunga e nobile che risale ai giorni di san Casimiro e ancora prima. Negli ultimi secoli, la fede ha sostenuto il popolo lituano in periodi di dominio e di oppressione stranieri e lo ha aiutato a mantenere e a consolidare la propria identità. Ora che la Repubblica ha riacquistato l'indipendenza, può offrire una testimonianza commovente dei valori che hanno permesso al suo popolo di sopravvivere a quegli anni difficili. Come sapeva per esperienza personale il mio predecessore Papa Giovanni Paolo ii, la fede condivisa è una fonte meravigliosa di forza e di unità nelle avversità. Le comunità vissute in tali circostanze acquisiscono una profonda convinzione del fatto che la felicità autentica si trova solo in Dio. Sanno che qualsiasi società che negail Creatore inevitabilmente comincia a perdere il senso della bellezza, della verità e della bontà della vita umana.
Tuttavia, come Lei, Eccellenza, ha osservato, nei Paesi dell'ex blocco orientale è ormai cresciuta una nuova generazione che non ha vissuto l'esperienza del governo totalitario e tende quindi a dare per scontata la libertà politica di cui gode. Di conseguenza, c'è il rischio che alcuni dei frutti maturati nei tempi difficili possano cominciare ad andare perduti. Lei, Eccellenza, comprende bene i pericoli insiti nella società di oggi, che, sebbene libera, soffre sempre più di frammentazione e confusione morale. In questo contesto, è di vitale importanza che la Lituania, così come tutta l'Europa, coltivi la memoria della storia che l'ha plasmata per preservare la propria identità autentica e quindi sopravvivere e prosperare nel mondo del xxi secolo.
È sia un paradosso sia una tragedia che in questa era di globalizzazione, quando le possibilità di comunicazione e di interazione con gli altri hanno raggiunto un livello che le generazioni precedenti non avrebbero quasi neanche potuto immaginare, così tante persone si sentano isolate e tagliate fuori. Ciò causa molti problemi sociali che non si possono risolvere soltanto sul piano politico, poiché anche le migliori strutture "funzionano soltanto se in una comunità sono vive delle convinzioni che siano in grado di motivare gli uomini a una libera adesione all'ordinamento comunitario" (Spe salvi, n. 24). La Chiesa deve svolgere un ruolo importante in questo, attraverso il messaggio di speranza che proclama. Essa cerca di edificare una civiltà dell'amore, insegnando che "Dio è amore" ed esortando le persone di buona volontà a instaurare un rapporto amorevole con Lui. Poiché "dall'amore verso Dio consegue la partecipazione alla giustizia e alla bontà di Dio verso gli altri" (ibidem, n. 28), la pratica del cristianesimo conduce naturalmente alla solidarietà con i propri concittadini e, di fatto, con tutta la famiglia umana. Essa porta alla determinazione di servire il bene comune e di assumersi la responsabilità dei membri più deboli della società. Inoltre, frena il desiderio di accumulare ricchezza soltanto per se stessi. La nostra società deve superare l'attrazione per i beni materiali e concentrarsi invece su valori che promuovano veramente il bene della persona umana.
La Santa Sede ha a cuore i legami diplomatici con il suo Paese, caratterizzato da secoli di testimonianza cristiana. Cooperando possiamo contribuire a forgiare un'Europa in cui la priorità sia accordata alla difesa del matrimonio e della vita familiare, alla tutela della vita umana dal concepimento fino alla morte naturale e alla promozione di sane pratiche etiche nella ricerca medica e scientifica, pratiche che rispettino veramente la dignità della persona umana. Possiamo promuovere una solidarietà valida con i poveri, i malati, i vulnerabili e quanti vivono ai margini della società. Questi valori toccheranno una corda in tutti coloro, specialmente i giovani, che cercano risposte al profondo interrogativo sul significato e sullo scopo della vita. Saranno in sintonia con quanti sono ansiosi di scoprire la verità che è così tanto spesso oscurata dai messaggi superficiali diffusi dalla società postmoderna. Faranno appello a tutti coloro che discernono abbastanza da rifiutare la visione del mondo basata sul relativismo e sul secolarismo e che invece aspirano a vivere in modo confacente alla nobiltà autentica dello spirito umano.
Eccellenza, prego affinché la missione diplomatica che comincia oggi rafforzi ulteriormente i vincoli di amicizia esistenti fra la Santa Sede e la Repubblica di Lituania. La assicuro del fatto che i vari organismi della Curia Romana saranno sempre pronti a offrirle aiuto nello svolgimento dei suoi doveri. Con i miei sinceri buoni auspici, invoco su di lei, sulla sua famiglia e su tutti i suoi concittadini benedizioni abbondanti di pace e di prosperità.



(©L'Osservatore Romano - 8 novembre 2008)
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08/11/2008 08:58

Riunione a Nairobi per cercare di arginare la crisi

Atrocità
nel Nord Kivu


 Kinshasa, 7. Notizie sempre più drammatiche arrivano dal Nord Kivu, la regione orientale congolese dove i ribelli del Congresso nazionale per la difesa del popolo (Cndp) guidati dall'ex generale Laurent Nkunda hanno ripreso ieri l'avanzata verso il capoluogo Goma. Mentre i leader dei Paesi della regione africana dei Grandi Laghi discutono oggi a Nairobi della crisi con il Segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon, sul terreno la situazione minaccia di precipitare in una mattanza generalizzata.
Ieri c'è stata la scoperta agghiacciante dei cadaveri di numerose persone che sembrano essere state bruciate vive in un villaggio, Kimenje, conteso tra ribelli di Nkunda e miliziani Mai Mai, che a loro volta hanno ripreso a combattere. Secondo le organizzazioni umanitarie, quasi del tutto impossibilitate a portare soccorso, sono almeno 250.000 le persone in fuga dalle zone dei combattimenti e che vagano senza mete concrete, prive di tutto ed esposte alle violenze sia delle diverse milizie ribelli contrapposte sia delle truppe governative allo sbando. Le violenze sembrano avere come vittime principali i bambini e i ragazzi, uccisi in attacchi deliberati o rapiti per farne soldati, secondo un tragico schema già tante volte applicato nei conflitti nella regione.
Alla riunione di oggi a Nairobi - che il ministero degli Esteri kenyano ha definito un "Incontro speciale consultivo sul conflitto nel Congo Orientale" indetto dall'Unione africana - partecipano sia il presidente congolese Joseph Kabila, sia quello rwandese Paul Kagame - accusato di sostenere i ribelli di Nkunda - oltre ai presidenti di Burundi, Kenya, Sud Africa, Tanzania e Uganda. Partecipa ai lavori anche il commissario europeo allo sviluppo Louis Michel.
Questa mattina, prima dell'apertura della riunione a Nairobi, Kudura Kasongo, portavoce di Kabila, ha ribadito le accuse di atrocità contro la popolazione civile commesse dai ribelli di Nkunda. Kasongo ha anche accusato la Monuc di non aver fatto nulla per impedire i massacri di civili da parte dei ribelli. Analoghe accuse di sistematiche atrocità sono state diffuse da organizzazioni umanitarie presenti sul posto, che le rivolgono però sia ai ribelli sia alle truppe governative e che al contempo criticano anch'esse i caschi blu per non aver saputo prevenire i massacri.
Ieri i ribelli del Cndp hanno preso il controllo di Nyazale, una località a 80 chilometri a nord-ovest di Goma, che ospitava lo stato maggiore della xv brigata dell'esercito governativo. I ribelli si sarebbero anche impadroniti della vicina località di Kikuku, 9 chilometri più a nord, dove "sono stati inviati mezzi blindati della Monuc", ha precisato un portavoce dell'Onu, aggiungendo che "la loro missione è di arrestare l'offensiva ribelle", e che hanno "l'ordine di sparare se necessario".
La vicenda del Nord Kivu, nell'intricata interconnessione tra le diverse crisi della regione dei Grandi Laghi, travalica i confini interni e minaccia di incendiare di nuovo l'intero confine orientale congolese. Come detto, i ribelli del Cndp, che hanno ripreso le armi da agosto, sono considerati sostenuti, se non apertamente affiancati dal Rwanda. Nkunda accusa da parte sua il Governo di Kinshasa di connivenza con le Forze democratiche di liberazione del Rwanda (Fdlr), i ribelli hutu rwandesi riparati oltre confine dopo il genocidio dei tutsi in Rwanda del 1994. Ai pericoli legati alle tensioni tra Repubblica Democratica del Congo e Rwanda, si aggiungono la minacce latenti anche nelle altre regioni orientali congolesi, il Sud Kivu al confine con il Burundi, l'Ituri al confine con l'Uganda e l'estremo nord-est della provincia Orientale, al confine con il Sud Sudan, tutte zone dove sono attive milizie armate sia congolesi sia straniere.


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08/11/2008 08:59

Per il premier cinese la lotta all'inquinamento
è responsabilità dei Paesi ricchi


Pechino, 7. Aprendo stamane a Pechino una conferenza internazionale sui cambiamenti climatici, il primo ministro della Repubblica popolare cinese, Wen Jiabao, ha invitato i Paesi ricchi "ad assumersi le proprie responsabilità" nella lotta al surriscaldamento del pianeta, "tra cui quella di cambiare l'insostenibile stile di vita".
Wen ha inoltre sostenuto che i Paesi industrializzati devono "aiutare" quelli meno sviluppati a far fronte alle conseguenze del surriscaldamento della terra.
"Mentre la crisi finanziaria globale si allarga e si aggrava - ha precisato il primo ministro cinese - e sembra che le economie mondiali stiano rallentando, la comunità internazionale deve rimanere determinata ad affrontare i cambiamenti climatici e non deve rallentare la propria azione".
Il Governo cinese, ha concluso Wen, ha "un atteggiamento responsabile" verso il problema e "attribuisce la massima importanza" alla lotta contro il surriscaldamento.
La Conferenza di Pechino, alla quale partecipano un centinaio di rappresentanti di Governi e di organizzazioni non governative, è stata organizzata dalle autorità di Pechino e dalle Nazioni Unite.



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08/11/2008 09:00

Autobomba provoca dodici morti
nell'Ossezia del Nord


Mosca, 7. Un attentato suicida compiuto ieri nel centro di Vladikavkaz, nella Repubblica caucasica russa dell'Ossezia del Nord, ha provocato dodici morti e oltre quaranta feriti, secondo quanto riferito dal presidente nordosseto. "Stando alle ultime notizie, in seguito a un attacco terroristico a Vladikavkaz dodici persone sono morte e altre quaranta sono rimaste ferite", ha detto il presidente dell'Ossezia del Nord, Taimuraz Mamsurov.
L'esplosione - ha aggiunto - è stata provocata con tutta probabilità da una donna suicida. In precedenza, il ministero dell'Interno a Vladikavkaz aveva parlato di undici persone morte nell'attentato. Secondo fonti della polizia, citate dai media locali, l'esplosione è avvenuta in un pulmino adibito a taxi che si trovava vicino a un mercato nel centro di Vladikavkaz, la capitale dell'Ossezia del Nord.
"Il corpo di una donna, che si ritiene fosse l'attentatrice, è stato trovato sul luogo dell'esplosione", ha precisato il presidente Mamsurov. Quello di ieri a Vladikavkaz è stato uno degli attentati più gravi compiuti negli ultimi tempi nella Repubblica del Caucaso settentrionale, la turbolenta regione nel sud della Russia caratterizzata da spinte separatiste e da annosi conflitti interetnici. Nel 2004 una scuola di Beslan, non lontano da Vladikavkaz, fu teatro di una presa di ostaggi in massa a opera di terroristi ceceni conclusasi con la morte di 334 persone, fra le quali 186 bambini.
L'Ossezia del Nord - Repubblica autonoma della Federazione russa - è situata non lontano dalla Cecenia e dall'Inguscezia, due Repubbliche del Caucaso russo dove sono frequenti attacchi e attentati attribuiti a militanti separatisti islamici. L'Ossezia del Nord confina con l'Ossezia del Sud, la regione separatista inclusa nella Georgia e al centro del recente conflitto armato tra Mosca e Tbilisi.



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08/11/2008 09:09

Approvata al termine dell'incontro


La Dichiarazione finale del primo
Seminario del Forum cattolico-musulmano




Pubblichiamo il testo originale in lingua inglese della Dichiarazione finale approvata giovedì 6 novembre a conclusione del primo Seminario del Forum cattolico-musulmano e la traduzione italiana del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, che sostituisce quella pubblicata nell'edizione di ieri. 
The Catholic-Muslim Forum was formed by the Pontifical Council for Interreligious Dialogue and a delegation of the 138 Muslim signatories of the open letter called A Common Word, in the light of the same document and the response of His Holiness Benedict XVI through his Secretary of State, Cardinal Tarcisio Bertone. Its first Seminar was held in Rome from 4-6 November 2008. Twenty-four participants and five advisors from each religion took part in the meeting. The theme of the Seminar was "Love of God, Love of Neighbour".
The discussion, conducted in a warm and convivial spirit, focused on two great themes:  "Theological and Spiritual Foundations" and "Human Dignity and Mutual Respect". Points of similarity and of diversity emerged, reflecting the distinctive specific genius of the two religions.
1. For Christians the source and example of love of God and neighbour is the love of Christ for his Father, for humanity and for each person. "God is Love" (1 Jn 4: 16) and "God so loved the world that He gave his only Son so that whoever believes in him shall not perish but have eternal life" (Jn 3: 16). God's love is placed in the human heart through the Holy Spirit. It is God who first loves us thereby enabling us to love Him in return. Love does not harm one's neighbour but rather seeks to do to the other what one would want done to oneself (cf. 1 Cor 13: 4-7). Love is the foundation and sum of all the commandments (cf. Gal 5: 14). Love of neighbour cannot be separated from love of God, because it is an expression of our love for God. This is the new commandment, "Love one another as I have loved you" (Jn 15: 12). Grounded in Christ's sacrificial love, Christian love is forgiving and excludes no one; it therefore also includes one's enemies. It should be not just words but deeds (cf. 1 Jn 4: 18). This is the sign of its genuineness.
For Muslims, as set out in A Common Word, love is a timeless transcendent power which guides and transforms human mutual regard. This love, as indicated by the Holy and Beloved Prophet Muhammad, is prior to the human love for the One True God. A Hadith indicates that God's loving compassion for humanity is even greater than that of a mother for her child (Muslim, Bab al-Tawba:  21); it therefore exists before and independently of the human response to the One who is "The Loving'. So immense is this love and compassion that God has intervened to guide and save humanity in a perfect way many times and in many places, by sending prophets and scriptures. The last of these books, the Qur'an, portrays a world of signs, a marvellous cosmos of Divine artistry, which calls forth our utter love and devotion, so that "those who have faith, have most love of God' (2: 165), and "those that believe, and do good works, the Merciful shall engender love among them' (19: 96). In a Hadith we read that "Not one of you has faith until he loves for his neighbour what he loves for himself' (Bukhari, Bab al-Iman:  13).
2. Human life is a most precious gift of God to each person. It should therefore be preserved and honoured in all its stages.
3. Human dignity is derived from the fact that every human person is created by a loving God out of love, and has been endowed with the gifts of reason and free will, and therefore enabled to love God and others. On the firm basis of these principles, the person requires the respect of his or her original dignity and his or her human vocation. Therefore, he or she is entitled to full recognition of his or her identity and freedom by individuals, communities and governments, supported by civil legislation that assures equal rights and full citizenship.
4. We affirm that God's creation of humanity has two great aspects:  the male and the female human person, and we commit ourselves jointly to ensuring that human dignity and respect are extended on an equal basis to both men and women.
5. Genuine love of neighbour implies respect of the person and her or his choices in matters of conscience and religion. It includes the right of individuals and communities to practice their religion in private and public.
6. Religious minorities are entitled to be respected in their own religious convictions and practices. They are also entitled to their own places of worship, and their founding figures and symbols they consider sacred should not be subject to any form of mockery or ridicule.
7. As Catholic and Muslim believers, we are aware of the summons and imperative to bear witness to the transcendent dimension of life, through a spirituality nourished by prayer, in a world which is becoming more and more secularized and materialistic.

8. We affirm that no religion and its followers should be excluded from society. Each should be able to make its indispensable contribution to the good of society, especially in service to the most needy.
9. We recognize that God's creation in its plurality of cultures, civilizations, languages and peoples is a source of richness and should therefore never become a cause of tension and conflict.
10. We are convinced that Catholics and Muslims have the duty to provide a sound education in human, civic, religious and moral values for their respective members and to promote accurate information about each other's religions.
11. We profess that Catholics and Muslims are called to be instruments of love and harmony among believers, and for humanity as a whole, renouncing any oppression, aggressive violence and terrorism, especially that committed in the name of religion, and upholding the principle of justice for all.
12. We call upon believers to work for an ethical financial system in which the regulatory mechanisms consider the situation of the poor and disadvantaged, both as individuals, and as indebted nations. We call upon the privileged of the world to consider the plight of those afflicted most severely by the current crisis in food production and distribution, and ask religious believers of all denominations and all people of good will to work together to alleviate the suffering of the hungry, and to eliminate its causes.

13. Young people are the future of religious communities and of societies as a whole. Increasingly, they will be living in multicultural and multireligious societies. It is essential that they be well formed in their own religious traditions and well informed about other cultures and religions.
14. We have agreed to explore the possibility of establishing a permanent Catholic-Muslim committee to coordinate responses to conflicts and other emergency situations and of organizing a second seminar in a Muslim-majority country yet to be determined.
15. We look forward to the second Seminar of the Catholic-Muslim Forum to be convened in approximately two years in a Muslim-majority country yet to be determined.
All participants felt gratitude to God for the gift of their time together and for an enriching exchange.
At the end of the Seminar His Holiness Pope Benedict XVI received the participants and, following addresses by Professor Dr Seyyed Hossein Nasr and H.E. Grand Mufti Dr Mustafa Ceric, spoke to the group. All present expressed satisfaction with the results of the Seminar and their expectation for further productive dialogue.

La traduzione italiana della Dichiarazione



Il Forum cattolico-musulmano è stato costituito dal Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso e da una Delegazione dei 138 firmatari musulmani della Lettera aperta intitolata Una Parola Comune, alla luce di tale documento e della risposta di Sua Santità Benedetto XVI tramite il suo segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone.
Il suo primo Seminario si è svolto a Roma dal 4 al 6 novembre 2008. Sono intervenuti ventiquattro partecipanti e cinque consiglieri di ciascuna delle due religioni. Il tema del Seminario è stato "Amore di Dio, amore del prossimo". Il dibattito, condotto in un caldo spirito conviviale, si è concentrato su due grandi temi:  "fondamenti teologici e spirituali", "dignità umana e rispetto reciproco".
Sono emersi punti di similitudine e di diversità che riflettono lo specifico genio distintivo delle due religioni.
1. Per i cristiani la fonte e l'esempio dell'amore di Dio e del prossimo è l'amore di Cristo per suo Padre, per l'umanità e per ogni persona. "Dio è amore" (1 Giovanni, 4, 16) e "Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna" (Giovanni, 3, 16). L'amore di Dio è posto nel cuore dell'uomo per mezzo dello Spirito Santo. È Dio che per primo ci ama permettendoci in tal modo di amarlo a nostra volta. L'amore non danneggia il prossimo nostro, piuttosto cerca di fare all'altro ciò che vorremmo fosse fatto a noi (cfr. 1 Corinzi, 13, 4-7). L'amore è il fondamento e la somma di tutti i comandamenti (cfr. Galati, 5, 14). L'amore del prossimo non si può separare dall'amore di Dio, perché è un'espressione del nostro amore verso Dio. Questo è il nuovo comandamento "che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati" (Giovanni, 15, 12). Radicato nell'amore sacrificale di Cristo, l'amore cristiano perdona e non esclude alcuno. Quindi include anche i propri nemici. Non dovrebbero essere solo parole, ma fatti (cfr. 1 Giovanni, 4, 18). Questo è il segno della sua autenticità.
Per i musulmani, come esposto nella lettera Una Parola Comune, l'amore è una forza trascendente e imperitura, che guida e trasforma lo sguardo umano reciproco. Questo amore, come indicato dal Santo e amato profeta Maometto, precede l'amore umano per l'Unico Vero Dio. Un hadith indica che l'amore compassionevole di Dio per l'umanità è persino più grande di quello di una madre per il proprio figlio (Muslim, Bab al-Tawba:  21). Quindi esiste prima e indipendentemente dalla risposta umana all'Unico che è "l'Amorevole". Questo amore e questa compassione sono così immensi che Dio è intervenuto per guidare e salvare l'umanità in modo perfetto, molte volte e in molti luoghi, inviando profeti e scritture. L'ultimo di questi libri, il Corano, ritrae un mondo di segni, un cosmo meraviglioso di maestria divina, che suscita il nostro amore e la nostra devozione assoluti affinché "coloro che credono hanno per Allah un amore ben più grande" (2:  165) e "in verità il Compassionevole concederà il suo amore a coloro che credono e compiono il bene" (19:  96). In un hadith leggiamo che "Nessuno di voi ha fede finquando non ama per il suo prossimo ciò che ama per se stesso" (Bukhari, Bab al-Iman:  13).
2. La vita umana è un dono preziosissimo di Dio a ogni persona; dovrebbe essere quindi preservata e onorata in tutte le sue fasi.
3. La dignità umana deriva dal fatto che ogni persona è creata da un Dio amorevole per amore, le sono stati offerti i doni della ragione e del libero arbitrio e, quindi, è stata resa capace di amare Dio e gli altri. Sulla solida base di questi principi la persona esige il rispetto della sua dignità originaria e della sua vocazione umana. Quindi ha diritto al pieno riconoscimento della propria identità e della propria libertà da parte di individui, comunità e governi, con il sostegno della legislazione civile che garantisce pari diritti e piena cittadinanza.
4. Affermiamo che la creazione dell'umanità da parte di Dio presenta due grandi aspetti:  la persona umana maschio e femmina e ci impegniamo insieme a garantire che la dignità e il rispetto umani vengano estesi sia agli uomini sia alle donne su una base paritaria.
5. L'amore autentico del prossimo implica il rispetto della persona e delle sue scelte in questioni di coscienza e di religione. Esso include il diritto di individui e comunità a praticare la propria religione in privato e in pubblico.
6. Le minoranze religiose hanno il diritto di essere rispettate nelle proprie convinzioni e pratiche religiose. Hanno anche diritto ai propri luoghi di culto e le loro figure e i loro simboli fondanti che considerano sacri non dovrebbero subire alcuna forma di scherno o di irrisione.
7. In quanto credenti cattolici e musulmani siamo consapevoli degli inviti e dell'imperativo a testimoniare la dimensione trascendente della vita attraverso una spiritualità alimentata dalla preghiera, in un mondo che sta diventando sempre più secolarizzato e materialistico.
8. Affermiamo che nessuna religione né i suoi seguaci dovrebbero essere esclusi dalla società. Ognuno dovrebbe poter rendere il suo contributo indispensabile al bene della società, in particolare nel servizio ai più bisognosi.
9. Riconosciamo che la creazione di Dio nella sua pluralità di culture, civiltà, lingue e popoli è una fonte di ricchezza e quindi non dovrebbe mai divenire causa di tensione e di conflitto.
10. Siamo convinti del fatto che cattolici e musulmani hanno il dovere di offrire ai propri fedeli una sana educazione nei valori morali, religiosi, civili e umani e di promuovere un'accurata informazione sulla religione dell'altro.
11. Professiamo che cattolici e musulmani sono chiamati a essere strumenti di amore e di armonia tra i credenti e per tutta l'umanità, rinunciando a qualsiasi oppressione, violenza aggressiva e atti terroristici, in particolare quelli perpetrati in nome della religione, e a sostenere il principio di giustizia per tutti.
12. Esortiamo i credenti a operare per un sistema finanziario etico in cui i meccanismi normativi prendano in considerazione la situazione dei poveri e degli svantaggiati, siano essi individui o nazioni indebitate. Esortiamo i privilegiati del mondo a considerare la piaga di quanti sono colpiti più gravemente dall'attuale crisi nella produzione e nella distribuzione alimentare, e chiediamo ai credenti di tutte le denominazioni e a tutte le persone di buona volontà di cooperare per alleviare la sofferenza di chi ha fame e di eliminare le cause di quest'ultima.
13. I giovani sono il futuro delle comunità religiose e delle società in generale. Vivranno sempre di più in società multiculturali e multireligiose. È essenziale che siano ben formati nelle proprie tradizioni religiose e ben informati sulle altre culture e religioni.
14. Abbiamo concordato di prendere in considerazione la possibilità di creare un Comitato cattolico-musulmano permanente, che coordini le risposte ai conflitti e ad altre situazioni di emergenza, e di organizzare un secondo Seminario in un Paese a maggioranza musulmana ancora da definire.
15. Attendiamo dunque il secondo Seminario del Forum cattolico-musulmano che si svolgerà approssimativamente entro due anni, in un Paese a maggioranza musulmana ancora da definire.
Tutti i partecipanti sono stati grati a Dio per il dono di questo tempo trascorso insieme e per questo scambio proficuo.
Alla fine del Seminario, Sua Santità Papa Benedetto XVI ha ricevuto i partecipanti e, dopo gli interventi del professor Seyyed Hossein Nasr e del Gran Mufti Mustafa Ceric, ha parlato al gruppo. Tutti i presenti hanno espresso soddisfazione per i risultati del Seminario e la loro aspettativa di un ulteriore proficuo dialogo.



(©L'Osservatore Romano - 8 novembre 2008)
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Un meeting promosso per esortare a stili di vita più sobri


Religiosi in India
a difesa dell'ambiente





di Alessandro Trentin

I cambiamenti climatici in atto nel pianeta e le preoccupanti ripercussioni sull'ambiente e la vita di miliardi di persone chiamano a un impegno di forte responsabilità per la tutela della natura, cui nessuno può chiamarsi estraneo, neppure i religiosi. È quanto emerso in occasione di un recente meeting promosso dalla Conference of Religious India (Cri) a Patna, capoluogo dello Stato federato di Bihar, cui hanno partecipato cinquanta delegati e specialisti provenienti da dodici regioni.
La Cri è l'associazione nazionale che raggruppa ottocentoventidue superiori e superiore generali in rappresentanza di trecentotrentaquattro congregazioni. Alle congregazioni appartengono più di centoventicinquemila religiosi e religiose.
Nel Paese asiatico, come nel resto del mondo, si fa sempre più preoccupante la situazione:  gli uragani, i terremoti o altri fenomeni estremi, come ad esempio la siccità, hanno assunto frequenza e dimensioni impreviste. Questi fenomeni, uniti ai danni perpetrati invece dall'uomo sull'ambiente, come l'inquinamento prodotto dall'intensa attività produttiva, "minacciano - hanno osservato i partecipanti al meeting - la stessa esistenza umana che si trova a un punto critico della storia".
Il segretario generale della Cri, fratel Mani Mekkunnel, ha riferito al nostro giornale "che tali preoccupazioni sono state espresse per iscritto in un documento che è stato distribuito a tutte le congregazioni per esortarle a porre in atto stili di vita coerenti con il rispetto dell'ambiente".
Il documento afferma che la "terra conta sulle necessarie azioni dell'uomo per fermare la minaccia". "O viviamo insieme o moriamo insieme - è crudemente sottolineato nel testo - perché gli esseri umani vivono in un mondo interdipendente".
Soprattutto, è stato ribadito, "il pianto della terra è anche il pianto dei poveri", in quanto la crisi ecologica ha reso le fasce deboli ancor più indigenti. Basti pensare, ricordano dalla Cri, che nella nazione un terzo della popolazione ha difficoltà di accesso alle risorse idriche a causa della siccità; e, in assenza di interventi, nell'arco di diciassette anni tale valore salirà a due terzi. La maggiore dipendenza dei poveri dalle risorse naturali li espone maggiormente, tra l'altro, ai disastri naturali.
Di fronte dunque a questo scenario, tutte le congregazioni sono chiamate a un impegno diretto, che passa anche attraverso l'adozione di piccole ma utili misure in attinenza a stili di vita più sobri:  ad esempio, la preferenza per l'uso di biciclette al posto dei mezzi di trasporto a motore; l'utilizzo di lampade elettriche a risparmio di energia; l'introduzione di sistemi solari per la produzione di elettricità (fotopannelli da installare sui tetti); la coltivazione della terra con sistemi biologici che offrano prodotti non contaminati.
Fratel Mekkunel spiega che "il documento offre esempi concreti di come si possa dare un contributo personale a migliorare la situazione". Ma non solo, l'azione delle congregazioni - è aggiunto - deve passare anche attraverso una maggiore educazione della popolazione ai valori ambientali. Si tratta in pratica di integrare l'ecologia nella missione della Chiesa al fine di servire soprattutto i poveri.
Nel servizio pastorale si dovrà perciò dare maggiore risalto alla sensibilizzazione della popolazione sul problema specifico. Nelle chiese e nelle parrocchie saranno formati dei gruppi che avranno il compito di educare, in particolare i tribali, a una maggiore cura del loro lavoro. Infatti, si evidenzia che nel tempo si è assistito a un progressivo aggravamento dell'inquinamento del suolo, dovuto all'ampio ricorso a pesticidi o ad altri prodotti chimici in agricoltura. In generale, poi le congregazioni inseriranno l'ecologia nei loro programmi di formazione e incoraggeranno i propri studenti a prendere ispirazione anche dal pensiero di Gandhi "per vivere in sintonia con la natura".



(©L'Osservatore Romano - 8 novembre 2008)
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08/11/2008 09:20

Obama: e' la crisi economica piu' grave della nostra vita
Da: RaiNews24.it

Roma | 8 novembre 2008
Obama: e' la crisi economica piu' grave della nostra vita
Obama
Obama

Negli Stati Uniti il dato della disoccupazione è balzato al 6,5%, l'indice più alto negli ultimi 14 anni, mentre il timore della recessione si fa sempre più concreto, soprattutto per la classe media.  E proprio da questi temi è iniziata la prima conferenza stampa del neoeletto presidente americano Barack Obama.

"Oggi (ieri, ndr) abbiamo avuto nuove notizie desolanti - ha esordito, commentando il dato sull'occupazione - e siamo alle prese con la crisi economia piu' grave della nostra vita". Far uscire l'America "dal fosso", ha aggiunto, "non sara' facile, ne' rapido" ma si e' impegnato a farne una priorita' "immediatamente dopo l'insediamento", il 20 gennaio.

La squadra di transizione lavora "per aiutare" il comparto automobilistico, che rappresenta "l'ossatura" del settore manifatturiero statunitense. L'Iran e' stato il primo e unico tema di politica estera toccato da Obama, che ha ribadito come gli Usa considerino "inaccettabile" da parte dell'Iran "un programma di sviluppo nucleare".

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08/11/2008 09:22

Vertice europeo, fronte unito dei 27 sulla riforma del sistema finanziario
Da: RaiNews24.it

Vertice europeo, fronte unito dei 27 sulla riforma del sistema finanziario
Sarkozy
Sarkozy

I capi di Stato e di governo dell'Ue, riuniti in un vertice straordinario a Bruxelles, hanno approvato (anche se informalmente, trattandosi di una riunione senza conclusioni ufficiali) una posizione comune proposta dalla presidenza di turno francese per il summit del G20 che si terra' il 15 novembre a Washington.

La posizione comune dei Ventisette contiene una serie di punti dettagliati che verranno proposti al G20 per rispondere alla crisi dei mercati e riformare in profondita' il sistema finanziario internazionale.

Il presidente francese e presidente di turno dell'Ue, Nicolas Sarkozy, ha salutato con grande soddisfazione, l'esito del Consiglio europeo straordinario. La riunione di ieri, ha osservato, ''doveva definire una strategia e una visione comuni degli europei prima del summit di Washington, sulle conseguenza della crisi finanziaria piu' grave che abbiamo mai conosciuto: ora - ha sottolineato Sarkozy - c'e' una posizione comune assai dettagliata dell'Europa, che a Washington difendera' la propria visione per una rifondazione del sistema finanziario internazionale''. Il Consiglio europeo straordinario ha adottato ''una strategia e una visione comuni'' da portare a Washington, dove, ha avvertito il presidente di turno dell'Ue, i Ventisette sono tutti d'accordo che debbano essere prese 'decisioni forti, ambiziose e operative, che portino una risposta alla crisi finanziaria'.

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08/11/2008 09:25

OCSE: crisi mai vista da decenni
Bruxelles | 7 novembre 2008
OCSE: crisi mai vista da decenni. Gordon Brown: "Momento decisivo per l'economia mondiale"
Borse, un'altra giornata difficile
Borse, un'altra giornata difficile

A Bruxelles i 27 capi di Stato e di Governo dell'Ue cercano un'intesa per arrivare cona piattaforme comune e condivisa al G20 che si terrà il prossimo 15 novembre a Washington per affrontare la crisi finanziaria. Il premier britannico Gordon Brown: "Questo è un momento decisivo per l'economia mondiale, le decisioni che prendiamo ora avranno un impatto economico per decenni o forse più".

Nuvole all'orizzonte
Le prospettive per le economie del G7 si sono ulteriormente indebolite a settembre con un "rallentamento ciclico" a livelli "mai visti dall'inizio del decennio", segnala oggi l'Ocse. Il superindice per l'area Ocse è sceso a settembre di 1,5 punti e ha registrato un calo di 6,1 punti su base annua. Per l'area G7, per la quale si segnala un "forte rallentamento", l'indicatore e' calato di 1,5 punti da 95,9 a 94,3 con una flessione del 6,1% su base annua. L'Eurozona ha
registrato un calo di 1,4 punti su base congiunturale e di 7,3 punti su base annua.
Anche per l'Italia si segnala "un forte rallentamento" con l'indice in calo di 0,5 punti da 92,4 a 91,9 (-5,9 punti su base annua). Negli Stati Uniti l'indicatore passa da 97,1 a 95,2 (1,9 punti) e risulta in calo di 6,6 punti su base annua.

Rubinetti sempre chiusi
Peggiorano le condizioni del credito in Eurolandia nel terzo trimestre: il 65% delle banche ha reso più stringenti i requisiti richiesti per l'erogazione di prestiti, mentre nessuna li ha allentati. E' quanto emerge da un rapporto della Banca Centrale Europea, secondo il quale nel quarto trimestre le istituzioni finanziarie del Vecchio Continente sono intenzionate a restringere ulteriormente i criteri per l'erogazione del credito.

L'offensiva diplomatica della presidenza francese
Già alla riunione dell'Ecofin di martedi' scorso, il presidente Sarkozy ha sottoposto al vaglio dei Ventisette la sua proposta di usare come perno della sua "rifondazione del capitalismo" il Fondo monetario internazionale, attualmente sotto la guida del francese Dominique Strauss-Kahn, assegnandogli "un ruolo centrale" in una "architettura finanziaria piu' efficace e piu' inclusiva". All'Fmi - unica istituzione "con la legittimita' e l'universalita' necessarie" - dovranno essere dati piu' strumenti e piu' competenze, in particolare per venire incontro ai paesi colpiti dalla crisi e per raccomandare, insieme al Financial Stability Forum, le misure necessarie per ripristinare la fiducia e la stabilità".

Più governance globale
"Il Fondo monetario internazionale deve essere dotato delle ricorse necessarie e degli strumenti appropriati per sostenere i paesi in difficolta'", spiega il documento di 3 pagine che serve da base alla discussione di oggi. L'Unione europea cerca anche di far sentire il proprio sostegno ai suoi nuovi Stati membri. Innanzi tutto raddoppiando il fondo di assistenza della Commissione europea per i paesi in difficolta', portato da 12 a 25 miliardi di euro. E ora cercando di fare in modo che l'istituto di Washington sia un porto sempre piu' sicuro per chi, come l'Ungheria, è stato travolto dalla crisi. Tanto più in un momento in cui si fanno sempre più insistenti le voci su un possibile soccorso alla Romania, mentre altri come Bulgaria e paesi baltici, seppure con il fiato sempre piu' corto, garantiscono di potercela fare da soli.

L'altro pilastro su cui la Francia propone di ricostruire il sistema è quello di un rafforzamento della supervisione e della regolazione, a cui "nessuna istituzione finanziaria e nessun segmento di mercato", dalle agenzie di rating ai paradisi fiscali, "deve sfuggire". Questo deve passare attraverso una maggiore armonizzazione delle regole e basarsi sul principio "di responsabilità e di trasparenza degli operatori", anche per quanto riguarda le remunerazioni. Per questo viene proposto un "codice di condotta, per evitare di correre rischi eccessivi nell'industria finanziaria e nelle retribuzioni". Elementi, questi, che hanno un po' allarmato alcuni paesi liberali, come Svezia e Gran Bretagna, secondo cui potrebbe esserci un eccesso di regolazione.

Sarkozy: Ue e BCe lavorino insieme
Unione europea e Banca centrale europea hanno bisogno di "lavorare insieme" per far fronte alle conseguenze della crisi finanziaria mondiale, ha detto il presidente francese Nicolas Sarkozy, durante un breve discorso pronunciato per i 50 anni della Commissione Ue, poco prima del Vertice straordinario della Ue sulla crisi.

Rivolto al presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, Sarkozy ha detto: "Con la Bce abbiamo bisogno di lavorare insieme", precisando di "non avere mai chiesto altro".

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