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MONDIALI GERMANIA 2006 - Berlino, un anno dopo

Ultimo Aggiornamento: 09/07/2007 15:06
09/07/2007 15:06
 
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Il 9 luglio 2006 gli azzurri si laureano Campioni del mondo in Germania, dopo la vittoria contro la Francia di Zidane. Una cavalcata straordinaria, da ripercorrere tutta d'un fiato. Un successo che ha il volto di Fabio Grosso ed è vissuta dall'intero Paese come la rivincita sui veleni di Calciopoli



Sono passati dodici mesi dal quel magico 9 luglio 2006, quando la nazionale italiana venne incoronata campione del Mondo nella notte berlinese. Un anno particolare, la Juventus in serie B, l"Inter campione d"Italia, il Milan sul tetto continentale e le indagini di Calciopoli che, a livello penale, non sembrano ancora trovare una conclusione. Eventi che non cancellano però quel trionfo.

I ragazzi di Lippi partono per l'avventura tedesca tra mille dubbi e poche, pochissime certezze. Quelle di un gruppo che non ha nulla da perdere. La scarsa fiducia che gli azzurri sentono intorno a loro si trasforma invece in un collante straordinario. Fa scattare quella molla presente nei campioni. Quelli veri. Si guardano in faccia e stringono un patto. Riscattare il nome dell'Italia, infangato dallo scandalo Moggiopoli, e riportarlo in cima al mondo.

Negli Stati Uniti, nell'ambito nel basket NBA, esiste un detto: "Mai sottovalutare il cuore di un campione". Quel cuore che diventa, in quel mese tedesco, uno degli aspetti che consente agli azzurri di superare le difficoltà di una partenza non tra le più semplici.

Dopo una vittoria più netta nel risultato che sul piano del gioco contro il Ghana – reti di Pirlo e di Iaquinta – arriva l'inaspettato pareggio contro gli Stati Uniti. De Rossi perde la testa, si fa espellere e i ragazzi di Lippi si fanno raggiungere dall'undici a stelle e strisce (rete di Gilardino, autorete di Zaccardo).

Il 22 giugno, ad Amburgo, il primo esame decisivo. La gara contro la Repubblica Ceca è di quelle che non consentono secondi appelli. O dentro, o fuori. Il destino sembra voltare le spalle all'undici azzurro quando Nesta si infortuna. In realtà sarà proprio quel Marco Materazzi, che entra al posto del rossonero, a risultare decisivo nel cammino verso la coppa. Nella gara contro Nedved e compagni segna subito una bella rete, deviando a oltre due metri e mezzo di altezza un calcio d'angolo proveniente dalla destra. Sofferenza, ripartenze e la rete di SuperPippo Inzaghi che chiude il match e consente di arrivare agli ottavi.

L'Australia gioca un calcio semplice, ma che riesce a mettere in difficoltà Materazzi e compagni. Il difensore nerazzurro si fa espellere e rende molto difficile una gara che sembra stregata. Lippi torna sulle proprie decisioni, sostituisce Del Piero con Totti (lasciato inizialmente in panchina) e quando tutto sembra lasciar pensare ai penalty, arriva Fabio Grosso, uno degli eroi di questo Mondiale, corre, dribbla e viene atterrato in area australiana. Rigore che Totti trasforma, tra le mille polemiche per una decisione, che, rivista al rallentatore, non sembra limpidissima.

Ai quarti, contro l'Ucraina, gli azzurri disputano la loro migliore gara del torneo. Un tre a zero che non lascia discussione su una superiorità tecnica che inizia a far sperare anche i più scettici. Zambrotta e una doppietta di Toni (fino a quel momento a secco, nonostante i trentuno goal in campionato e la Scarpa d'oro vinta) regalano la semifinale. Dove ci aspetta la Germania. Una gara affascinante, e non solo da un punto di vista sportivo.

Una rivalità che si mischia con la storia, con la voglia di regalare a tutti quegli Italiani immigrati a Dortmund una rivincita dopo anni di sfottò. È una gara tirata, si combatte su tutti i palloni e il pareggio sembra essere il risultato più ovvio. E per la seconda volta è Fabio Grosso a dimostrare che nel calcio non esistono certezze assolute. Mancano due minuti alla fine del secondo tempo supplementare e il difensore abruzzese calcia un sinistro sul quale Lehmann non può arrivare. Passano sessanta secondi e Del Piero, in contropiede, firma il 2 a 0 che vale la finale.

A Berlino troviamo la Francia, in una replica dei quarti del Mondiale 98 e della finale degli Europei del 2000. Una gara tirata, nervosa, nella quale gli Azzurri dimostrano di essere tecnicamente e tatticamente organizzati, ma soprattutto di aver un grande cuore. Perché trovarsi sotto per uno a zero (rete di Zidane, che trasforma un rigore assegnato per l'atterramento di Malouda) dopo sei minuti potrebbe stendere un toro. Ma non i ragazzi di Lippi. C'è una reazione, intelligente ma veemente al tempo stesso, che ci consente di agguantare il pareggio. Pennellata di Pirlo, Materazzi anticipa Viera e segna l'uno a uno.

Gli azzurri sono bravi a difendere su Ribery e Malouda, due autentici funamboli sulle fasce. E a ripartire, creando alcune occasioni nitide (clamorosa quella non trasformata da Toni). Si arriva ai supplementari e Zidane perde il controllo.

Le telecamere inquadrano l'ex juventino vicino a Materazzi, i due parlano, poi Zizou si volta e affonda la propria testa nello sterno del campione interista, che cade a terra. Il guardalinee vede tutto, chiama a sé l'arbitro che non si può esimere dall'espellere il numero dieci transalpino. Si arriva ai rigori. L'errore di Trezeguet consente a Fabio Grosso di realizzare il penalty decisivo e regalare all'Italia il quarto titolo mondiale.

Un successo meritato, raggiunto anche con un pizzico di fortuna, grazie a scelte azzeccate, come quella di spostare Zambrotta a destra, lasciare in panchina Zaccardo e lanciare Grosso. Puntare su Camoranesi, lasciare Perrotta libero di inserirsi e non far pesare a Totti le precarie condizioni fisiche si rivelano aspetti decisivi. Lippi è un commissario tecnico straordinario non solo perchè riesce a motivare il gruppo, ma anche perché consente a tutti i ventidue convocati di avere il proprio attimo di gloria.

Gilardino, Inzaghi, Iaquinta, Del Piero e Toni riescono a tirar fuori, ognuno nel momento giusto, il proprio coniglio dal cappello. La fortuna aiuta quando lascia ai box Nesta e lancia Materazzi e quando l'arbitro fischia un rigore dubbio contro l'Australia. Ma il successo è frutto di un lavoro collettivo, nel quale tutti hanno un ruolo definito. Un gruppo che non si sfalda nonostante l'errore di De Rossi contro gli Stati Uniti o la difficoltà di Toni nel trovare la rete.

Un successo che porta la firma di Lippi, un viareggino testardo, che o si ama o si odia. Partito tra le polemiche per la voglia di convocare Christian Vieri e l'essersi impuntato su Zaccardo (a favore di Panucci) ha rischiato e ha vinto. E con lui tutta l'Italia, che il 9 luglio 2006 si è riversata in strada, per una festa che sarebbe durata tutta una notte. Non capita tutti i giorni di poter urlare "Siamo noi i campioni del mondo"

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