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QUI COGNE, VI PARLA IL CANDIDATO ALLA CORTE COSTITUZIONALE E, IN SUBORDINE, AL CSM

Ultimo Aggiornamento: 30/06/2006 19:03
30/06/2006 19:03
 
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«Ho chiesto al presidente di chiudere il processo entro il 7 luglio. Sono
candidato alla Corte Costituzionale e, in subordine, al Consiglio superiore
della magistratura. C'è l'accordo fra le forze politiche».




LA STAMPA
30 giugno 2006
CRONACHE
«LA SENTENZA ARRIVI PRESTO, DEVO CANDIDARMI ALLA CORTE COSTITUZIONALE».
POI OTTIENE IL RINVIO DELLA PERIZIA AL 13 LUGLIO
Taormina, show in aula
Processo Cogne, l’avvocato minaccia di lasciare la difesa
di Alberto Gaino


TORINO. Si presentano in aula i periti psichiatrici e Annamaria Franzoni non c’è. Previsto. Ma non c’è nessun altro Franzoni, e dire che i fratelli della mamma di Samuele sono dieci. Meno previsto e prevedibile. Al di là delle ragioni più o meno contingenti, sembra che su questo processo la regia teatrale domini e si ricolleghi alla gran cassa di risonanza mediatica del «processo dell’anno», del 2005 e del 2006, e forse pure del prossimo, visto che i tempi stan diventando biblici per un rito abbreviato: i periti, scesi a tre provvisoriamente per un grave intervento al cuore del quarto, sono stati rispediti a casa a seguito dell’insurrezione (minacciata) di Taormina: «Presidente, convochi un difensore d’ufficio, io rinunzio al mandato».

I cattivissimi han pensato: «Eccolo lì che esce di scena alla sua maniera». Per di più, prima dell’udienza, Taormina raduna i cronisti attorno a sé per una dichiarazione che in altro contesto non avrebbe avuto la stessa eco: «Ho chiesto al presidente di chiudere il processo entro il 7 luglio. Sono candidato alla Corte Costituzionale e, in subordine, al Consiglio superiore della magistratura. C’è l’accordo fra le forze politiche».

Accontentato: l’esame dei periti è stato rinviato al 13 luglio. Basterà una giornata per discutere le 267 pagine di una perizia psichiatrica complessa e impegnativa? Di sicuro no, ma il professor Taormina ha già fatto sapere che «dal 14 al 21 luglio vi sarà lo sciopero degli avvocati». Dopo si scivolerà nella lunga pausa estiva. Inevitabile rivedersi a metà settembre. Il procuratore generale Vittorio Corsi azzarda a fine udienza: «Vorrei sapere se la signora Franzoni è disponibile a un nuovo interrogatorio, io ho una quindicina di domande da farle, e se si potesse calendarizzare un eventuale impegno, o ci mettiamo una pietra sopra?». «Non prima che sia stata discussa la perizia psichiatrica», ringhia il difensore. Fuori dell’aula Taormina invoca persino un personaggio come Calamandrei per ribadire che gli avvocati servono per combattere «gli abusi». Paladino.

Taormina non è tipo da soffermarsi sui dettagli, Taormina macinatutto cerca altre parole (sempre eleganti) per l’accusa: «Non vedo spazi per la famelica aspettativa del procuratore generale. Se non ci ammettono le due ultime perizie, sull’imbrattamento all’esterno della casa e sul piumone, il dibattimento è praticamente concluso». Ma la discussione della perizia psichiatrica? «Perizia inesistente». Dell’«imbrattamento interno», naufragata malamente la fuga dell’assassino alternativo (dettaglio: denunciato per nome e cognome) dal garage della villetta di Cogne, resta il solito piumone con la solita presunta impronta di una scarpa che Taormina sbandiera da anni.

La novità è un expertise di una società inglese «specializzata nel riconoscimento di suole di scarpe». Quanto all’«imbrattamento esterno» siamo all’ennesima traccia di sangue individuata ma non evidenziata dalla difesa, questa volta dalle parti dello zerbino della porta di casa. Sembra ormai un rito stanco, con colpi sparati a ripetizione nella speranza di imbroccarne uno. Non è forse stucchevole iniziare ogni udienza alzandosi e ricordando: «Anche questa è viziata di nullità assoluta»? E questo per il mancato richiamo della giurata che l’avvocato aveva tacciato di parzialità, pure quella assoluta, e ritiratasi indignata. «La sua è stata una sorta di obiezione di coscienza» ha chiosato il presidente Pettenati. Ma importa realmente a Taormina, di cui la Procura generale ha acquisito la registrazione di una sua dichiarazione («ho eliminato una giurata»)?

La teatralità della regia finisce persino per porre in secondo piano la ragione stessa del processo: accertare se la mamma di Samuele sia colpevole o innocente. Il tourbillon gli è più congeniale e forse è il vero fine: «Parliamo e non siamo ascoltati, chiediamo e non otteniamo». Oggi si replica, brevemente si spera.







INES TABUSSO
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