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CARDINALE, VESCOVO, E ARCIVESCOVO (DI CANTERBURY): GUIDE MORALI? UTILI A LORO STESSI O AGLI ALTRI?

Ultimo Aggiornamento: 22/03/2006 18:15
22/03/2006 18:15
 
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Cardinale e Arcivescovo a confronto
di Giulia Alliani

L'anno scorso, poco prima di Natale, nel corso di un'interessante discussione
tra religiosi e giornalisti sul tema del rapporto tra religione e media si
verifico' uno scontro tra l'Arcivecovo di Canterbury e il Daily Mail.

L'Arcivescovo, il dottor Rowan Williams, stava parlando delle aspettative
della societa' nei confronti della Chiesa d'Inghilterra e aveva detto qualcosa
sul fatto che la societa' sbagliava nell'attendersi delle prese di posizione
della chiesa in fatto di leadership morale. Al che il giornalista del Daily
Mail era quasi caduto dalla sedia e aveva piu' o meno replicato che la leadership
morale era proprio il compito della chiesa: un arcivescovo che non credeva
nella leadership morale era inutile, se non qualcosa di peggio.

"E' una cosa che non si puo' fare" aveva commentato un osservatore in preda
alla frustrazione "ma sarebbe bello potergli chiedere perche' dovrebbero
interessarci i principi in cui crede se poi lui non ha mai intenzione di
difenderli".

Ieri il Guardian ha pubblicato un'intervista all'Arcivescovo di Canterbury
e il giornalista del quotidiano britannico riprende, e cerca di farsi chiarire,
il problema della guida morale, che viene affrontato in modo molto diverso
da quello al quale ci ha abituato la Chiesa Cattolica in Italia. Di seguito
le domande del Guardian con le risposte dell'Arcivescovo di Canterbury, e
poi una comunicazione dell'agenzia S.I.R. (Servizio Informazione Religiosa)
sul discorso del cardinale Camillo Ruini, presidente delle Conferenza episcopale
italiana, ieri, a Roma.

T.G. E' stato un momento sorprendente quando lei ha detto che non concepiva
il suo ruolo come quello di guida morale e il giornalista del Daily Mail
e' quasi caduto dalla sedia...

A.C. Si', si'. L'idea di guida per me e' un concetto molto, molto oscuro
e complicato. Come credo di aver detto in passato, cio' che le persone intendono
quando dicono "guida" consiste nel mostrare convinzione, affermare un particolare
insieme di vedute, credenze o anche pregiudizi. Non sempre si tratta di qualcosa
che abbia molto a che fare con degli effetti concreti. E direi che mi ritrovo
a porre a me stesso sempre la stessa domanda: fare una dichiarazione qua,
e un'osservazione la', serve concretamente a progredire, o e' soltanto qualcosa
che fa sentire meglio me e qualche altra persona, senza necessariamente dare
un grande contributo?

T.G. Puo' farmi un esempio di un caso in cui ha provato la tentazione di
parlare su un argomento ed e' poi giunto alla conclusione che avrebbe ottenuto
di piu' restando zitto?

A.C. Credo proprio a proposito delle leggi sull'odio religioso. Logicamente,
come puo' immaginare, avevamo un mucchio di pressioni da parte di persone
che volevano una presa di posizione, e una guida ferma, e si trattava di
una legge pericolosa per la chiesa perche', naturalmente, c'erano anche pressioni
da parte di altre persone. Ho pensato che, in questo caso, non sarebbe stato
molto utile fare grandi proclami, e che probabilmente era piu' utile ascoltare
quello che avevano da dire i vari gruppi, e poi trasmettere al governo quello
che si poteva, affrontare la faccenda cosi', e vedere se i pericoli erano
reali, e se lo erano, vedere come evitarli, e cercare di capire quale progetto
era il piu' adatto. Cosi', in quel caso, ho deciso di proposito di adottare
un profilo basso. Credo che il risultato che abbiamo raggiunto si possa definire
abbastanza ragionevole.

T.G. Ma lei si rende conto del motivo per cui il giornalista del Daily Mail
e' quasi caduto dalla sedia?

AC: Mmm. Si', credo che ci sia un'immagine stereotipata, se vuole una specie
di mito, per cui i Capi Religiosi, con le iniziali maiuscole, sono, per loro
natura, delle persone che fanno pubblici proclami sulla morale. Ora, si capisce,
ci sono situazioni in cui tutti i capi religiosi fanno delle dichiarazioni,
e si ritrovano nella posizione di qualcuno che ha la responsabilita' di insegnare.
Talvolta cercano di fissare, di cristallizzare, cio' che la chiesa crede
e rappresenta. La difficolta', in questo paese, ma forse anche altrove, non
lo so, sta nel fatto che c'e' una certa aspettativa che tu lo faccia per
tutti. Che siano o non siano tutti d'accordo con te, che cambino o no opinione
dopo il tuo intervento, il fatto che ci sia qualcuno che fa questo tipo di
proclami, pare sia comunque qualcosa che rende tutti felici. E io mi guardo
un po' dalla possibilita' di essere sedotto e trascinato in questa situazione,
se non serve a cambiare veramente le cose, se appunto, e' solo per far sentire
meglio me e qualche altro.





DI SEGUITO ALCUNE CONSIDERAZIONI DEL CARDINALE CAMILLO RUINI, PRESIDENTE
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, CHE IL 20 MARZO, A ROMA, HA APERTO
IL CONSIGLIO PERMANENTE DELLA CEI:

Agenzia S.I.R. (Servizio Informazione Religiosa)
ITALIA: LA CHIESA E LE ELEZIONI POLITICHE
"Il nostro atteggiamento" è "quello di non coinvolgerci, come Chiesa e, quindi,
come clero e come organismi ecclesiali, in alcuna scelta di schieramento
politico o di partito, e allo stesso tempo di riproporre agli elettori e
ai futuri eletti quei contenuti irrinunciabili, fondati sul primato e sulla
centralità della persona umana, da articolare nel concreto dei rapporti sociali,
e sul perseguimento del bene comune prima di pur legittimi interessi particolari,
che costituiscono parte essenziale della dottrina sociale della Chiesa".


Questa è la posizione della Chiesa italiana in vista delle elezioni politiche
che si terranno il 9 e il 10 aprile. A ribadirla è stato il card. Camillo
Ruini, presidente delle Conferenza episcopale italiana, aprendo lunedì 20
marzo a Roma il Consiglio permanente della Cei. Il cardinale ha chiesto una
"speciale attenzione" per "alcune fondamentali tematiche antropologiche ed
etiche, come quelle del rispetto della vita umana dal concepimento al suo
termine naturale e del sostegno concreto alla famiglia legittima fondata
sul matrimonio". A questo riguardo, il presidente della Cei ha espresso preoccupazione
per i segnali che giungono da "vari Consigli regionali, dove sono state presentate,
e in qualche caso approvate, proposte riguardanti le unioni di fatto che
equiparano in larga misura i loro diritti a quelli delle famiglie legittime:
alcune di queste proposte puntano inoltre ad essere trasferite al Parlamento
nazionale, per diventare legge dell'intero Paese".

Nella prolusione il cardinale ha parlato anche del "vivace dibattito" che
si è sviluppato in Italia nelle ultime settimane su "un eventuale insegnamento
della religione islamica nelle scuole pubbliche". "Vale per tutti ? ha detto
- il diritto alla libertà religiosa" e quindi "in linea di principio non
appare impossibile l'insegnamento della religione islamica". A patto però
che l'insegnamento di questa materia come d'altronde di qualsiasi altra materia
non sia in "contrasto nei contenuti rispetto alla nostra Costituzione, ad
esempio riguardo ai diritti civili, a cominciare dalla libertà religiosa,
alla parità tra uomo e donna e al matrimonio". Nel suo discorso il cardinale
ha poi passato in rassegna alcune delle situazioni internazionali più difficili
(Iraq, Terra Santa, Iran, Nigeria, Filippine) ed ha detto: "Le notizie che
giungono dalle aree più a rischio mostrano quanto sia necessario e urgente
l'impegno per la pace".






ANCHE L'AGENZIA S.I.R. RIPORTA UNA PARTE DELL'INTERVISTA ALL'ARCIVESCOVO
DI CANTERBURY, QUELLA CHE RIGUARDA L'INSEGNAMENTO DEL CREAZIONISMO NELLE
SCUOLE, NON L'ALTRA:

Martedi 21 Marzo 2006 14:13 - INGHILTERRA: ARCIVESCOVO DI CANTERBURY,UN 'ERRORE'
CONSIDERARE IL RACCONTO BIBLICO 'UNA TEORIA COMPARABILE AD ALTRE' L'arcivescovo
di Canterbury, Rowan Williams, leader della Comunione Anglicana, si è dichiarato
contrario all'insegnamento del creazionismo nelle scuole. In un'ampia intervista
che appare oggi sul quotidiano "The Guardian", la prima da quando è stato
scelto tre anni fa come capo della "Chiesa di Inghilterra", Williams ha criticato
la scelta di due università evangeliche protestanti e di altre scuole di
usare il racconto biblico come storia delle origini del mondo. Secondo il
leader anglicano, è un errore considerare il racconto biblico sull'origine
del mondo come 'una teoria comparabile ad altre teorie'.

"Se il creazionismo - ha detto - viene presentato come una drastica alternativa
ad altre teorie penso che vi sia uno scontro di categorie, il creazionismo
può rischiare di ridurre la teoria della creazione anziché dargli valore".
Il Primate anglicano, prima di arrivare a Lambeth Palace, era docente di
teologia a Oxford e ha una illustre carriera di studioso alle spalle. Il
dibattito tra sostenitori delle tesi darwiniane e creazionisti non ha raggiunto
nel Regno Unito l'intensità' che ha negli Stati Uniti dove ha diviso destra
religiosa e scienziati. Nell'intervista, Williams ha affrontato anche le
difficoltà che attraversano la Comunione Anglicana, ribadendo la sua intenzione
di mantenerla unita a dispetto delle divisioni che si sono create sulla questione
dell'ordinazione dei pastori omosessuali.



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CORRIERE DELLA SERA
21 marzo 2006
IL CONSERVATORE
Il vescovo Grillo: il clero deve essere militante Sul matrimonio non accettiamo
compromessi

ROMA - «La Chiesa? Deve parlare, deve farlo, se necessario, ad alta voce.
Perché, d?accordo, è al di sopra delle parti. Ma proprio per questo si rivolge
con forza a entrambe le parti». Insomma, per il vescovo di Civitavecchia
Girolamo Grillo, alla vigilia delle elezioni, «come in ogni tempo», il clero
deve essere «militante». Perché il suo compito è soprattutto «evangelizzare
una società ormai scristianizzata». Il cardinale Ruini indica alcuni temi
sui quali i politici dovrebbero riflettere. Primo fra tutti quello della
famiglia.
«Ed è giusto che sia così. Prendiamo l?esempio dei Pacs. Il discorso è semplice
e complicato al tempo stesso. È un problema di fede. Per noi cristiani c?è
poco da fare: la famiglia è fondata sul matrimonio cristiano. Inutile andare
a cercare compromessi. Chi non ha la fede ovviamente legge questa realtà
in un modo diverso e agisce di conseguenza. Ecco perché il nostro compito
è evangelizzare».
E l?insegnamento dell?Islam nelle scuole?
«Il cardinale fa bene a esprimere alcuni dubbi. Del resto, il problema è
stato posto in modo sbagliato. Non dico che non bisogna parlare del Corano
in classe con chi è di fede islamica, ma ciò può avvenire tranquillamente
anche con i nostri professori di religioni. Che, ricordo, per formarsi hanno
dovuto studiare anche le altre confessioni. E poi, mi domando: quando gli
italiani emigravano in America, non dovevano integrarsi in ambienti a grande
maggioranza protestanti?».
Allora, nessuna ingerenza nella sfida elettorale?
«Si tratta di un rischio che non esiste davvero. Facciamo l?esempio del referendum
sulla fecondazione assistita. La Chiesa ha fatto bene a parlare, anche se
alla fine quel 75 per cento di astenuti, in maggioranza si è convinto per
conto suo. In altre parole: con la ragione».

INES TABUSSO
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