tratto da "http://settore4cfila72posto35.splinder.com/ "
Il direttore della Padania, essendo giornalista, dovrebbe stare un po' di più sulla notizia. Era la terza volta che l'Inter si schierava dall'inizio con undici stranieri nel corso delle ultime due stagioni. E le innumerevoli occasioni in cui ha giocato con dieci o nove stranieri, che cazzo cambiava? Quindi posso solo pensare che sia andata così: dovendo tappare un buco con un fondo (per giustificare la propria presenza in organico e il proprio stipendio, peraltro pagato da tutti noi tramite i contributi pubblici alla stampa di partito), e non avendo voglia di inoltrarsi in argomenti cupi come l'aborto o le truppe in Iraq, il diretùr ha deciso di prendersela con l'Inter di Milano che è poco padana e talvolta (scandalo!) non schiera italiani. Che dire?, direbbe Tonino Carino. Già: che dire?
Non scendo alle considerazioni vagamente inclini all'arianesimo della Padania, vabbe'. Accorgersi che nel calcio padano di oggi (il Milan non è messo poi così meglio) ci sono troppi extracomunitari (sic!) e troppi negri (questo non è scritto nell'articolo, ma figuriamoci se il diretùr non l'ha pensato) è come accorgersi che nel calcio - padano e non - di oggi girano troppi soldi, o che i biglietti sono cari, o che gli stadi sono scomodi o che Moratti spreca il proprio denaro. Metterla sul piano etnico o del malcostume, è proprio da imbecilli. Gridare allo scandalo, invece, è proprio da coglioni. Il mondo gira così e non possiamo fare finta di accorgerci della situescion solo quando ci fa comodo, o per guadagnarsi i titoli sugli altri giornali (perchè naturalmente la cosa ha avuto la sua eco, visto che si sputtana l'Inter. Del Piero e Trezeguet si mandano affanculo a mezzo stampa: dieci righe. Peruzzi confessa tutto sul Lipopill: dieci righe. L'Inter ha undici stranieri in campo: mezza pagina).
Parliamone, invece, da sportivi. La mia posizione è vagamente padana, per certi versi. Mi piacerebbe che nell'Inter giocasse anche qualche italiano. Dico di più: mi piacerebbe che ci giocassero almeno un paio di milanesi. Mi piacerebbe avere una bandiera italiana e milanese come lo fu Bergomi e come lo furono tanti prima di lui. Così, semplicemente per un senso di appartenzenza, per condividere l'emozione di uno che magari l'Inter andava a vederla da piccolo, che ha appoggiato il culo sui gradoni di San Siro prima ancora di calcarne l'erba, che ha vestito la maglia nerazzurra da Pulcino e se l'è portata in Nazionale. Questo percorso di identificazione da troppo tempo ci è negato, ed è il rimpianto vero legato alla scarsa presenza di italiani. Che all'Inter si parli spagnolo come prima lingua fa un po' impressione. lo ammetto. Così come che all'Inter ogni tanto succeda che mezza squadra prenda l'aereo e cambi emisfero. Ma spero che si colga la differenza: non parlo di appartenenza padana, di cui mi frega proprio un tubo. Parlo di appartenenza interista, nerazzurra, bauscia, che non si può concretizzare compiutamente nel calcio mercenario di oggi. Tra dieci anni parleremo ancora di Javier Zanetti, Cordoba o Adriano? Ne dubito. E invece quando vedo in tv lo Zio o il Bonimba o il Giacinto - esagero, anche Beppe Baresi - mi si apre il cuore.
Per questo mi càpita spesso di gettare un'occhiata di simpatia verso squadre più autoctone. Mi è sempre piaciuto il Totti-Cassano-Montella della Roma, per esempio (e il Totti romano capitano della Roma, così, come idea). Apprezzo la spiccata italianità della Samp attuale, altro esempio. Non posso fare a meno di notare che il Mantova, capolista in B, non ha stranieri e ha confermato tre quarti della squadra della C1. Le scelte controcorrente mi intrigano parecchio. E, ribadisco fino allo sfinimento, non per autarchia. Voglio dire: se l'Inter avesse tre giovani italiani di qualità al posto - tanto per dire - di Solari, Wome e Zè Maria, saremmo più in basso in classifica? E' così difficile cercare un italiano decente al posto di uno straniero scarso?
Quello che il direttore della Padania non può capire, però, è che l'involucro di tutti questi stranieri è pur sempre una maglia, e quella per fortuna conta ancora. Sarei sinceramente più appassionato se l'Inter avesse più italiani, e dico subito che appoggerò in toto qualsiasi provvedimento sarà preso per cercare di aumentare la presenza italiana nelle squadre italiane, per un motivo puramente tecnico e sportivo e di buon senso. Al diretùr fa orrore l'Inter straniera, ma a me fa molto più orrore leggere i tabellini del campionato Primavera e trovare decine di nomi di ragazzi non italiani, importati da chissà dove e con quali strategie. Mi fa orrore che molte società italiane non accettino il rischio di impresa di tirar su un ragazzo e farlo diventare un buon giocatore o magari un campione: una sfida che dovrebbe essere nelle corde di ogni dirigente e di ogni allenatore, e invece è demandata alla disponibilità di denaro e al culo dell'osservatore. Questo è orribile, sportivamente parlando.
Rifugiamoci nel gesto, allora, e nell'involucro. Nei colori della maglia. Nel colore del calzettone che spero di vedere inquadrato da vicino nel derby, tanto per dire. Un calzettone nero con risvolto azzurro e piede annesso che spinge un pallone dentro la rete. A me che segni Adriano o Luigino Brambilla non mi frega un cazzo. L'importante è che la maglia sia quella giusta: la mia. Quando mi alzo dal divano e abbraccio il televisore, eiaculando spontaneamente nei pantaloni, non parlo spagnolo: penso interista.
(nella foto: un brivido)