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LA VOCE DELLA SUA PAROLA

Ultimo Aggiornamento: 20/04/2019 23:36
07/05/2006 21:53
 
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(Salmo 103:20)


Uno scrittore di alto ingegno e di profonda pietà, nel descrivere un colloquio tra un sant'uomo e un prepotente, così introduce la conversazione:
"In che posso ubbidirla?" disse il prepotente.
Lo scrittore così commenta: "Il suono delle parole era tale, ma il modo con cui erano dette voleva dire : bada a chi ti sta davanti, e sbrigati".

La parola può avere un significato, e la voce un altro. Noi siamo invitati a udire la voce della parola di DIO.

La promessa fatta nell' Esodo 15:26 è a quelli che ubbidiscono "alla voce del Signore". __e altrove (Esodo 23:22) : "Se del tutto ubbidisci alla Sua voce".

Nel Salmo 103:20 : "Benedite voi Suoi angeli, possenti di forza, che fate ciò ch'Egli dice, ubbidendo alla voce della Sua parola"__Cioè, fanno ciò che la parola dice, perchè ubbidiscono alla voce della parola. Solo quelli che la odono, la parola, possono ubbidirla.

Noi siamo chiamati a udire la Sua voce. Le Sue pecore ascoltano e conosco la Sua Voce.

Il Signore ascolta la voce delle nostre preghiere e supplicazioni. Non la quantità di parole ben aggiustate e piacevoli all'udito che possiamo dire, ma la voce dietro le parole. Cioè, la realtà della preghiera. La Voce di DIO dietro la parola, la interpreta e chiarisce: la voce della preghiera rivela se preghiamo con tutto il cuore, e con spirito umiliato.

Dacci, o Signore di conoscere e ubbidire la Tua Voce; e fa che la nostra voce, e le parole che diciamo siano in armonia affinchè non diciamo nè più nè meno di quello che sentiamo.

Fà o DIO che la nostra voce incontri la Tua Voce, il che è lo stesso che dire che Ti conosciamo nell'intimo nostro, e viviamo secondo il Tuo cuore, da poter dire col Salmista : "Ecco, Ti è piaciuto insegnarmi verità nelle interiora, e sapienza di dentro".
Amen

[Modificato da claudio.41 01/05/2007 19.32]


"tutte le cose dunque, che volete che gli uomini vi facciano, fatele anche voi a loro, perché questa é la legge e i profeti" Matteo 7:12
01/05/2007 20:07
 
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Dacci, o Signore di conoscere e ubbidire la Tua Voce; e fa che la nostra voce, e le parole che diciamo siano in armonia affinchè non diciamo nè più nè meno di quello che sentiamo.


che bello....grazie di queste parole. Patty [SM=g27822] [SM=g27823]
01/05/2007 20:20
 
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X Claudio
[SM=x795214] [SM=x795154] [SM=x795214] Ti faccio eco con le parole dell' Eterno......
1° RE 19 : 11 e segg.
Che Gesù ci illumini sempre per percepire quel suono dolce e sommesso.
A Lui in ogni dove gloria e onore e ringraziamento per quello che ha fatto per noi.... Amen omega [SM=x795130] [SM=x795131]
01/05/2007 21:01
 
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Dacci, o Signore di conoscere e ubbidire la Tua Voce; e fa che la nostra voce, e le parole che diciamo siano in armonia affinchè non diciamo nè più nè meno di quello che sentiamo



Oggi, pensavo con ansia a certe decisioni che devo prendere, e sentivo dentro di me la risposta, ma ero anche impaurita, non sapevo se era la mia...volontà, o la Sua.

E pensavo, a quanto sia a volte difficile riconoscerla.
Per noi, che abbiamo scelto di non avere intermediari umani,nè di aggrapparci a particolari comunità se non allo Spirito, ed andiamo avanti giorno per giorno, scelta dopo scelta, in un cammino faticoso ma dolcissimo, che va avanti anche in questo forum, è di fondamentale importanza...

Mi unisco alla preghiera, bellissima, quotata da Patty, ed alle parole di Norberto.

[SM=x795130]
01/05/2007 21:18
 
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Non temere, abbi solo fede in Lui. omega [SM=g27836] [SM=g27836] [SM=x795131]
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Rileggendo parole come queste......
"Che Gesù ci illumini sempre per percepire quel suono dolce e sommesso"

"Oggi, pensavo con ansia a certe decisioni che devo prendere, e sentivo dentro di me la risposta, ma ero anche impaurita, non sapevo se era la mia...volontà, o la Sua."

.... mi accorgo che non si è capito cosa significhi "capire la Voce della Parola del Signore", argomento questo, di vitale importanza per conoscere il Cuore ed il Messaggio di Gesù e, di conseguenza, la Sua volontà , caso per caso.
Un esempio : la volontà di Dio è scritta a chiare lettere nella Bibbia ma, se si dovesse prendere tutto alla lettera in certi casi saremmo molto duri con noi stessi e, il più delle volte con gli altri.

Capire la Voce della Parola di Dio significa intendere le intenzioni del Signore quando dice una cosa , sapendo che , "la lettera (quello che è scritto su carta nella Bibbia) uccide, ma lo Spirito (le reali intenzioni che scaturiscono dal cuore di Dio, rivelato in Gesù Cristo) vivifica" (2 Corinzi 3:6)

Su questo argomento mi riprometto di spiegare qualche cosa di più.

"tutte le cose dunque, che volete che gli uomini vi facciano, fatele anche voi a loro, perché questa é la legge e i profeti" Matteo 7:12
25/12/2009 22:27
 
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claudio.41, 25/12/2009 21.13:


.... mi accorgo che non si è capito cosa significhi "capire la Voce della Parola del Signore", argomento questo, di vitale importanza per conoscere il Cuore ed il Messaggio di Gesù e, di conseguenza, la Sua volontà , caso per caso.


Su questo argomento mi riprometto di spiegare qualche cosa di più.




[SM=x795134] grazieeeeeeeeeeeeeee....argomento davvero di vitale importanza per noi! [SM=x795130]





"un sorriso"........se qualche volta incontri qualcuno che non sa più sorridere....sii generoso, dagli il tuo....perchè, nessuno ha mai bisogno di un sorriso, quanto colui che non può regalarne agli altri....
27/12/2009 09:02
 
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LA VOCE DIETRO LA PAROLA




C'è da affermare subito che le parole di 2 Corinzi 3:6 , "la lettera uccide, ma lo spirito vivifica", si riferiscono alla distinzione tra il Vecchio e il nuovo Patto.
Eppure, quelle parole dicono anche altro.

Dobbiamo, per capirle, anche ricordare le parole dell'Ecclesiaste : "non essere TROPPO giusto" (7:16) . Cioè, non volere essere NOI, "troppo" giusti. Giusti si, ma non "troppo". Nè verso noi stessi nè verso il prossimo, attaccandoci, giudicando noi o qualcun altro, a versi letterali della Scrittura senza aver capito lo spirito che sta dietro alla nude lettera, ovvero, senza aver capito il grande cuore del Signore.

Ci sono casi in cui la lettera (la Bibbia) condanna, eppure il Signore (che legge le intenzioni del cuore, le circostanze e i motivi del cuore) assolve.
Certo, c'è una pietà che non è del tutto e sempre da approvare, ma è anche vero che c'è un Ministero verso i caduti (che sono caduti in qualche sbaglio, anche grosso), un "ristoramento di rovine" ,per cui bisogna soffrire. Ministero conosciuto solo da Dio che lo dà e da chi lo riceve. Ministero che ritratta il cuore di Gesù Cristo.
Un esempio lampante della differenza esistente tra la parola come lettera e la parola come voce è data da Luca 13:6-9.
" Disse anche questa parabola: «Un tale aveva un fico piantato nella sua vigna; andò a cercarvi del frutto e non ne trovò. Disse dunque al vignaiuolo: "Ecco, sono ormai tre anni che vengo a cercar frutto da questo fico, e non ne trovo; taglialo; perché sta lì a sfruttare il terreno?" Ma l'altro gli rispose: "Signore, lascialo ancora quest'anno; gli zapperò intorno e gli metterò del concime. Forse darà frutto in avvenire; se no, lo taglierai"».

Il comando era preciso . Il padrone - Dio - ordinò : "Taglialo questo fico sterile" . Il servo osò disubbidirgli e propose un lavoro speciale e concluse : "semmai in futuro , TU (e non io) lo taglierai".

Nella voce del padrone c'era il comando ma il servo, conoscendo bene il suo cuore intese che dietro di esso c'era la richiesta, (che si può bene intuire dalle parole che seguono quel comando "perchè sta li a sfruttare il terreno?") di lavorarlo ancora affinchè un giorno portasse frutto .

Le parole della parabola in Luca, per potere comprendere la "voce dietro la parola", andrebbero lette così : "....Taglialo....ma domandati prima, se proprio vorrai farlo, il PERCHE' quel fico non ha ancora portato frutto..."
Perchè? Può darsi che tu, servo, non lo abbia lavorato a sufficienza?

Il servo intuì i reali desideri del padrone e fece la proposta. Udì la voce DIETRO la parola. E la voce indicava dolore e chiedeva pazienza ed un nuovo lavoro.


Ci sono altri esempi per capire , vediamoli.

In Giovanni 8, Gesù viene messo alla prova dai Farisei per vedere se Egli, il Maestro, poteva stare attaccato alla lettera della Scrittura e continuare ad esercitare quello che per loro era semplice buonismo anti-Scritturale.
Portarono davanti a Lui una donna che aveva commesso adulterio. La Legge data da Dio a Mosè era chiara al riguardo : la donna doveva essere messa a morte (Levitico 20:10) e Gesù stesso aveva detto in una precedente occasione , parlando di adulterio : "chiunque manda via sua moglie, salvo che per motivo di fornicazione, la fa diventare adultera". Intendendo così che se la donna aveva fornicato era già, adultera e quindi , sottoposta alla pena della Legge ed era, come minimo, COMANDATO , di mandarla via.

I Farisei credevano di avere in pugno Gesù perchè non capivano la voce dietro la parola .
Le parole : "Salvo che per motivo di fornicazione", erano CONCESSIONE , e NON , comando.
Concessione fatta perchè Egli, conoscendo il cuore dell'uomo non pienamente redento e quindi non pienamente conformato al cuore di Lui, sapeva che gli uomini non avrebbero nemmeno minimamente potuto sopportare e perdonare un tale atto, un tale affronto. Da lì, la concessione. Come a dire : "se proprio volete, se vostra moglie ha commesso adulterio e voi non ce la fate a perdonare, POTETE (ma NON, dovete!), mandarla via".
L'ideale , va da se, è il perdonare.

Gesù perdonò la poverina dell'episodio e msotrò, con brevi ma efficaci parole , agli accusatori, che la stessa non era peggio di loro.


Altro episodio. Parliamo di Davide.
In 1 Cronache 21:1, leggiamo :
"Satana si mosse contro Israele, e incitò Davide a fare il censimento d'Israele".
Mentre, la 2 Samuele al capitolo 24, lo stesso episodio, recita :
" Il SIGNORE si accese di nuovo d'ira contro Israele, e incitò Davide contro il popolo, dicendo: «Va' e fa' il censimento d'Israele e di Giuda».

Sembra una contraddizione ma da questo episodio possiamo capire la differenza tra "la parola" e "la VOCE DIETRO la parola".

Davide aveva avuto grandi vittorie; l'ultima contro i Filistei.
Stava montando pian piano, nel suo cuore, un sentimento di orgoglio e Satana ne approfittò, mettendo nei pensieri del re, di fare un censimento per vedere quanto grande era la forza del suo (il SUO!) esercito.

Davide, come di suo consueto, avrà senz'altro chiesto al Signore se doveva fare il censimento ma va da sè che nel suo cuore credeva che ciò fosse un bene, accecato dall'orgoglio com'era. Il Signore, che conosce i segreti motivi del cuore, accondisce e disse , "Và".

Lo stesso possiamo fare noi quando un nostro figlio ci chiede di andare in qualche posto che noi vorremmo non andasse (e lui lo sa) . Con la bocca possiamo dire , " e và", ma dietro le nostre parole vogliamo dire : "non andare, non farlo o ti farai del male".

Un altro episodio ancora più esplicativo si trova in Numeri 22.
I Moabiti avevano paura dell'esercito di Israele e così decisero di chiedere al profeta Baalam di maledire quel popolo, certi che, se egli avesse pronunciato una maledizione sopra Israele, Dio stesso lo avrebbe maledetto.

Portarono a Baalam dei doni , con un ambasciata ma egli, prima di accettarli e maledire, chiese al Signore.
Il Signore rispose : "Tu non andrai con loro; non maledirai quel popolo perché è benedetto».

Già il fatto di poter pensare anche solo di maledire il popolo che Dio si era scelto , doveva far desistere Baalam dal chiedre al Signore ma, si sa, quando noi desideriamo qualche cosa ( e lui desiderava i doni) pensiamo che , chissà, il Signore può anche accondiscendere alla nostra richiesta.
Ma ci fu la risposta del Signore : un secco "NO!". Avrebbe anche potuto rimproverare il profeta solo per il pensiero che aveva fatto, ma Egli, Misericordioso, non lo fece.

Tornò un altra ambasciata con ancora più doni e ricchezze e Baalam, già sapendo la risposta del Signore , tornò a chiedrGli. A questo punto il Signorerispose : "Se quegli uomini sono venuti a chiamarti, àlzati e va' con loro".

"Và". Come a dire : "Vuoi sbatterci la testa? E allora sbatticela". la parola diceva "và", ma il Signore intendeva , "sai già quello che voglio".


Il problema del non riconoscere la voce "dietro" la parola, fa diventare "letteralisti" e non c'è categoria più pericolosa di essi. Di ogni situazione, fanno di ogni erba un fascio dicendo , "è scritto....è scritto".
Ricordo che furono uomini pieni di Scritture che uccisero Gesù, l'Autore di esse. Gli Scribi e i Farisei.
Per questo Gesù in una Sua parabola dice : "ogni scriba ammaestrato per il regno dei cieli è simile ad un padrone di casa il quale trae fuori dal suo tesoro cose nuove e cose vecchie" (Matteo 13:56).

Scriba, l'antico copista delle Scritture, era un tenace letteralista. Gli scribi furono tra i nemici più acerrimi di Gesù.
Questo della parabola citata è il solo passaggio in cui lo scriba è ricordato in un senso interamente buono.

"Ammaestrato per il Regno dei cieli" e, poichè, se si legge si vede che è menzionato al termine delle Sue sette parabole che ricoprono TUTTA l'epoca della dispensazione della Grazia (dalla nascita di Lui fino al Suo ritorno), di vede che l'ammaestramento deve interessare tutti i chiamati al Regno; anzi, tutti devvono essere scribi ammaestrati al regno.

Il male dello scriba non era nel conoscere la lettera, ma il rifiutare lo spirito dietri la lettera. Il male dei legalisti non è il conosce la Legge, come illustrazione e ammaestramento, ma il voler rimanere sotto l'Antico Testamento, sia pure in qualche cosa, e non IN Cristo.

Lo scriba è buono al suo posto; il vecchio, la lettera, ha avuto il suo ufficio, è stata una classe preparatoria per arrivare a Cristo.
Nessuno disprezzi Mosè (la Legge) , ma nessuno si aspetti di essere redento da lui.

Lo scriba che non vuole sapere del Regno , rimane solo con le cose vecchie, e quindi passate e cadute.
Quello ammestrato per il regno non ha perso nulla, perchè le cose vecchie (la Legge) nella mano del Rinnovatore, dell'Uomo della Grazia (voglio dire di Gesù cristo), diverranno cose nuove, anzi, faranno di più apprezzare il nuovo.
Le "cose vecchie sono passate" , ma sono, per lo scriba del regno, servite a conoscere meglio la realtà. Nessuno infatti, può conoscere bene ed apprezzare il nuovo senza dare uno sguardo al vecchio (2 corinzi 3:6) ; lo scriba che è ammaestrato per il Regno dei cieli, mette a contrasto il vecchio Patto di lettera e il nuovo di Spirito : la lettera uccide, ma lo spirito vivifica.
Ma per essere vivificati bisogna prima essere uccisi. Morire per vivere.

Abbiamo peccato e la Legge ci ha uccisi; la Grazia ci ha vivificati.
Ricordiamo la morte ,non per tornare a morire, ma per apprezzare sempre più la vita.
Il Vecchio Patto e Mosè che lo impersonifica, ci stanno davanti per dirci di non abbandonare la Grazia, che se lo facessimo saremmo senza scampo. Sarebbe una delle maniere per commettere il peccato a morte, lasciando, anche solo per qualcosa, la nuova Legge dello Spirito per metterci volontariamente sotto la Legge antica, e quindi, sotto condanna, dopo che Gesù ci ha riscattati dalla maledizione (Galati 3:13).
In tale caso, Cristo sarebbe per noi, morto invano. Che lezioni di Grazia ci ha dato lo scriba, il fariseo Paolo!
Come ha ben saputo, essendo lui ammaestrato per il Regno, tirare fuori dal suo tesoro, cose veccguie e nuove, cioè dichiarare vecchi principi sotto una nuova luce ed un nuovo aspetto.

Lo scriba ha conosciuto che le cose che si vedono sono soltanto "figura"; perciò, ammaestrato per il Regno, non si ferma alle apparenze. Se siamo scribi ammaestrati avremo imparato a diffidare delle apparenze e ricorderemo ciò che Gesù disse ai Giudei : "Non giudicate secondo l'apparenza, ma fate giusto giudizio" (Giov. 7:24).
Questo vale per ogni occasione, ogni problema, ogni persona, ogni situazione, anche quella che all'apparenza sembra la più scabrosa.

Ma quanto siamo ancora lontani da essere ammaestrati per il Regno! E' tempo di imparare a diffidare di noi e delle apparenze. Dobbiamo conoscere il suono della voce dietro la lettera della Parola.
Bisogna indagare, chiedere, per ogni cosa, per ogni situazione e non , fermarsi alla nuda lettera . "Invocami e Io ti risponderò, e ti annunzierò cose grandi e impenetrabili che tu non conosci." (Geremia 33:3).

"A voi" (disse Gesù - ai discepoli) "è dato conoscere i misteri del Regno".

Il vecchio serve , purchè non si rimanga nel vecchio.
E che dire della nostra vita passata e dei tanti errori commessi? La risposta dipende dal fatto se, vogliamo rimanere semplicemente antichi scribi o se vogliamo essere ammaestrati per il Regno dei cieli.
Il passato misero , per lo scriba del Regno, diventa , come tutte le cose, maestro.
"A chi molto è stato perdonato, molto ama".

A misura che paragoniamo il vecchio e il nuovo, anche in noi stessi, vediamo l'immensità dell'Amore e Perdono di Dio, e amiamo sempre più. Tutto è diventato un tesoro, gli errori stessi. le sventure, i ricordi tristi, che pure siamo chiamati a dimenticare, non per diventare ingrati ma per per non essere sopraffatti dalla tristezza, per poter vivere nel nuovo, tutto diventa un tesoro.

Al termine del lungo cammino, quando dopo lunghi giri e rigiri saremo arrivati a comprendere davvero il Cuore di Dio, la voce dietro la lettera della parola, lo scriba ammaestrato al Regno guarda indietro a vede le vie misteriose della Provvidenza e nota come tanti siano periti nello stesso cammino, con errori minori dei suoi, e lui è arrivato alla cima. Riconosce che questo è avvenuto solo per la Misericordia del Signore che gli ha dato di volgersi direttamente al Re e confidare in Lui.

La memoria del passato e il paragone a tanta redenzione hanno scolpito in lui/lei un'eterna umiltà e riconoscenza. Lo stesso Apostolo che ebbe la visione e rivelazione massima di Gesù (l'Apocalisse), così chiude il libro: "Poi vidi nuovi cieli e nuiova terra. Le cose vecchie sono passate, ecco, sono diventate nuove". Ogni cosa era nuova in Cristo.

Avendo ormai capito il grande cuore del Signore, che Egli giudica caso per caso, scrutando i motivi di dentro, le circostanze etc., emettendo giudizio anche andando contro la lettera scritta (la voce dietro la parola) se necessario, l'operaio, ammaestrato per il Regno, si avvierà a prendere le sembianze interiori di Gesù Cristo. Alla fine sarà come Lui.

Amen

"tutte le cose dunque, che volete che gli uomini vi facciano, fatele anche voi a loro, perché questa é la legge e i profeti" Matteo 7:12
30/12/2009 22:56
 
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claudio.41, 27/12/2009 9.02:


Il vecchio serve , purchè non si rimanga nel vecchio.
E che dire della nostra vita passata e dei tanti errori commessi? La risposta dipende dal fatto se, vogliamo rimanere semplicemente antichi scribi o se vogliamo essere ammaestrati per il Regno dei cieli.
Il passato misero , per lo scriba del Regno, diventa , come tutte le cose, maestro.
"A chi molto è stato perdonato, molto ama".

A misura che paragoniamo il vecchio e il nuovo, anche in noi stessi, vediamo l'immensità dell'Amore e Perdono di Dio, e amiamo sempre più. Tutto è diventato un tesoro, gli errori stessi. le sventure, i ricordi tristi, che pure siamo chiamati a dimenticare, non per diventare ingrati ma per per non essere sopraffatti dalla tristezza, per poter vivere nel nuovo, tutto diventa un tesoro.

Al termine del lungo cammino, quando dopo lunghi giri e rigiri saremo arrivati a comprendere davvero il Cuore di Dio, la voce dietro la lettera della parola, lo scriba ammaestrato al Regno guarda indietro a vede le vie misteriose della Provvidenza e nota come tanti siano periti nello stesso cammino, con errori minori dei suoi, e lui è arrivato alla cima. Riconosce che questo è avvenuto solo per la Misericordia del Signore che gli ha dato di volgersi direttamente al Re e confidare in Lui.

La memoria del passato e il paragone a tanta redenzione hanno scolpito in lui/lei un'eterna umiltà e riconoscenza. Lo stesso Apostolo che ebbe la visione e rivelazione massima di Gesù (l'Apocalisse), così chiude il libro: "Poi vidi nuovi cieli e nuiova terra. Le cose vecchie sono passate, ecco, sono diventate nuove". Ogni cosa era nuova in Cristo.

Avendo ormai capito il grande cuore del Signore, che Egli giudica caso per caso, scrutando i motivi di dentro, le circostanze etc., emettendo giudizio anche andando contro la lettera scritta (la voce dietro la parola) se necessario, l'operaio, ammaestrato per il Regno, si avvierà a prendere le sembianze interiori di Gesù Cristo. Alla fine sarà come Lui.

Amen




Amen! [SM=x795143]


Bellissima spiegazione Claudio, chiarissima come sempre..... grazie! [SM=x795130] [SM=x795130]

"un sorriso"........se qualche volta incontri qualcuno che non sa più sorridere....sii generoso, dagli il tuo....perchè, nessuno ha mai bisogno di un sorriso, quanto colui che non può regalarne agli altri....
23/11/2012 21:39
 
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20/04/2019 15:49
 
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Re:
claudio.41, 27/12/2009 09.02:

LA VOCE DIETRO LA PAROLA




C'è da affermare subito che le parole di 2 Corinzi 3:6 , "la lettera uccide, ma lo spirito vivifica", si riferiscono alla distinzione tra il Vecchio e il nuovo Patto.
Eppure, quelle parole dicono anche altro.

Dobbiamo, per capirle, anche ricordare le parole dell'Ecclesiaste : "non essere TROPPO giusto" (7:16) . Cioè, non volere essere NOI, "troppo" giusti. Giusti si, ma non "troppo". Nè verso noi stessi nè verso il prossimo, attaccandoci, giudicando noi o qualcun altro, a versi letterali della Scrittura senza aver capito lo spirito che sta dietro alla nude lettera, ovvero, senza aver capito il grande cuore del Signore.

Ci sono casi in cui la lettera (la Bibbia) condanna, eppure il Signore (che legge le intenzioni del cuore, le circostanze e i motivi del cuore) assolve.
Certo, c'è una pietà che non è del tutto e sempre da approvare, ma è anche vero che c'è un Ministero verso i caduti (che sono caduti in qualche sbaglio, anche grosso), un "ristoramento di rovine" ,per cui bisogna soffrire. Ministero conosciuto solo da Dio che lo dà e da chi lo riceve. Ministero che ritratta il cuore di Gesù Cristo.
Un esempio lampante della differenza esistente tra la parola come lettera e la parola come voce è data da Luca 13:6-9.
" Disse anche questa parabola: «Un tale aveva un fico piantato nella sua vigna; andò a cercarvi del frutto e non ne trovò. Disse dunque al vignaiuolo: "Ecco, sono ormai tre anni che vengo a cercar frutto da questo fico, e non ne trovo; taglialo; perché sta lì a sfruttare il terreno?" Ma l'altro gli rispose: "Signore, lascialo ancora quest'anno; gli zapperò intorno e gli metterò del concime. Forse darà frutto in avvenire; se no, lo taglierai"».

Il comando era preciso . Il padrone - Dio - ordinò : "Taglialo questo fico sterile" . Il servo osò disubbidirgli e propose un lavoro speciale e concluse : "semmai in futuro , TU (e non io) lo taglierai".

Nella voce del padrone c'era il comando ma il servo, conoscendo bene il suo cuore intese che dietro di esso c'era la richiesta, (che si può bene intuire dalle parole che seguono quel comando "perchè sta li a sfruttare il terreno?") di lavorarlo ancora affinchè un giorno portasse frutto .

Le parole della parabola in Luca, per potere comprendere la "voce dietro la parola", andrebbero lette così : "....Taglialo....ma domandati prima, se proprio vorrai farlo, il PERCHE' quel fico non ha ancora portato frutto..."
Perchè? Può darsi che tu, servo, non lo abbia lavorato a sufficienza?

Il servo intuì i reali desideri del padrone e fece la proposta. Udì la voce DIETRO la parola. E la voce indicava dolore e chiedeva pazienza ed un nuovo lavoro.


Ci sono altri esempi per capire , vediamoli.

In Giovanni 8, Gesù viene messo alla prova dai Farisei per vedere se Egli, il Maestro, poteva stare attaccato alla lettera della Scrittura e continuare ad esercitare quello che per loro era semplice buonismo anti-Scritturale.
Portarono davanti a Lui una donna che aveva commesso adulterio. La Legge data da Dio a Mosè era chiara al riguardo : la donna doveva essere messa a morte (Levitico 20:10) e Gesù stesso aveva detto in una precedente occasione , parlando di adulterio : "chiunque manda via sua moglie, salvo che per motivo di fornicazione, la fa diventare adultera". Intendendo così che se la donna aveva fornicato era già, adultera e quindi , sottoposta alla pena della Legge ed era, come minimo, COMANDATO , di mandarla via.

I Farisei credevano di avere in pugno Gesù perchè non capivano la voce dietro la parola .
Le parole : "Salvo che per motivo di fornicazione", erano CONCESSIONE , e NON , comando.
Concessione fatta perchè Egli, conoscendo il cuore dell'uomo non pienamente redento e quindi non pienamente conformato al cuore di Lui, sapeva che gli uomini non avrebbero nemmeno minimamente potuto sopportare e perdonare un tale atto, un tale affronto. Da lì, la concessione. Come a dire : "se proprio volete, se vostra moglie ha commesso adulterio e voi non ce la fate a perdonare, POTETE (ma NON, dovete!), mandarla via".
L'ideale , va da se, è il perdonare.

Gesù perdonò la poverina dell'episodio e msotrò, con brevi ma efficaci parole , agli accusatori, che la stessa non era peggio di loro.


Altro episodio. Parliamo di Davide.
In 1 Cronache 21:1, leggiamo :
"Satana si mosse contro Israele, e incitò Davide a fare il censimento d'Israele".
Mentre, la 2 Samuele al capitolo 24, lo stesso episodio, recita :
" Il SIGNORE si accese di nuovo d'ira contro Israele, e incitò Davide contro il popolo, dicendo: «Va' e fa' il censimento d'Israele e di Giuda».

Sembra una contraddizione ma da questo episodio possiamo capire la differenza tra "la parola" e "la VOCE DIETRO la parola".

Davide aveva avuto grandi vittorie; l'ultima contro i Filistei.
Stava montando pian piano, nel suo cuore, un sentimento di orgoglio e Satana ne approfittò, mettendo nei pensieri del re, di fare un censimento per vedere quanto grande era la forza del suo (il SUO!) esercito.

Davide, come di suo consueto, avrà senz'altro chiesto al Signore se doveva fare il censimento ma va da sè che nel suo cuore credeva che ciò fosse un bene, accecato dall'orgoglio com'era. Il Signore, che conosce i segreti motivi del cuore, accondisce e disse , "Và".

Lo stesso possiamo fare noi quando un nostro figlio ci chiede di andare in qualche posto che noi vorremmo non andasse (e lui lo sa) . Con la bocca possiamo dire , " e và", ma dietro le nostre parole vogliamo dire : "non andare, non farlo o ti farai del male".

Un altro episodio ancora più esplicativo si trova in Numeri 22.
I Moabiti avevano paura dell'esercito di Israele e così decisero di chiedere al profeta Baalam di maledire quel popolo, certi che, se egli avesse pronunciato una maledizione sopra Israele, Dio stesso lo avrebbe maledetto.

Portarono a Baalam dei doni , con un ambasciata ma egli, prima di accettarli e maledire, chiese al Signore.
Il Signore rispose : "Tu non andrai con loro; non maledirai quel popolo perché è benedetto».

Già il fatto di poter pensare anche solo di maledire il popolo che Dio si era scelto , doveva far desistere Baalam dal chiedre al Signore ma, si sa, quando noi desideriamo qualche cosa ( e lui desiderava i doni) pensiamo che , chissà, il Signore può anche accondiscendere alla nostra richiesta.
Ma ci fu la risposta del Signore : un secco "NO!". Avrebbe anche potuto rimproverare il profeta solo per il pensiero che aveva fatto, ma Egli, Misericordioso, non lo fece.

Tornò un altra ambasciata con ancora più doni e ricchezze e Baalam, già sapendo la risposta del Signore , tornò a chiedrGli. A questo punto il Signorerispose : "Se quegli uomini sono venuti a chiamarti, àlzati e va' con loro".

"Và". Come a dire : "Vuoi sbatterci la testa? E allora sbatticela". la parola diceva "và", ma il Signore intendeva , "sai già quello che voglio".


Il problema del non riconoscere la voce "dietro" la parola, fa diventare "letteralisti" e non c'è categoria più pericolosa di essi. Di ogni situazione, fanno di ogni erba un fascio dicendo , "è scritto....è scritto".
Ricordo che furono uomini pieni di Scritture che uccisero Gesù, l'Autore di esse. Gli Scribi e i Farisei.
Per questo Gesù in una Sua parabola dice : "ogni scriba ammaestrato per il regno dei cieli è simile ad un padrone di casa il quale trae fuori dal suo tesoro cose nuove e cose vecchie" (Matteo 13:56).

Scriba, l'antico copista delle Scritture, era un tenace letteralista. Gli scribi furono tra i nemici più acerrimi di Gesù.
Questo della parabola citata è il solo passaggio in cui lo scriba è ricordato in un senso interamente buono.

"Ammaestrato per il Regno dei cieli" e, poichè, se si legge si vede che è menzionato al termine delle Sue sette parabole che ricoprono TUTTA l'epoca della dispensazione della Grazia (dalla nascita di Lui fino al Suo ritorno), di vede che l'ammaestramento deve interessare tutti i chiamati al Regno; anzi, tutti devvono essere scribi ammaestrati al regno.

Il male dello scriba non era nel conoscere la lettera, ma il rifiutare lo spirito dietri la lettera. Il male dei legalisti non è il conosce la Legge, come illustrazione e ammaestramento, ma il voler rimanere sotto l'Antico Testamento, sia pure in qualche cosa, e non IN Cristo.

Lo scriba è buono al suo posto; il vecchio, la lettera, ha avuto il suo ufficio, è stata una classe preparatoria per arrivare a Cristo.
Nessuno disprezzi Mosè (la Legge) , ma nessuno si aspetti di essere redento da lui.

Lo scriba che non vuole sapere del Regno , rimane solo con le cose vecchie, e quindi passate e cadute.
Quello ammestrato per il regno non ha perso nulla, perchè le cose vecchie (la Legge) nella mano del Rinnovatore, dell'Uomo della Grazia (voglio dire di Gesù cristo), diverranno cose nuove, anzi, faranno di più apprezzare il nuovo.
Le "cose vecchie sono passate" , ma sono, per lo scriba del regno, servite a conoscere meglio la realtà. Nessuno infatti, può conoscere bene ed apprezzare il nuovo senza dare uno sguardo al vecchio (2 corinzi 3:6) ; lo scriba che è ammaestrato per il Regno dei cieli, mette a contrasto il vecchio Patto di lettera e il nuovo di Spirito : la lettera uccide, ma lo spirito vivifica.
Ma per essere vivificati bisogna prima essere uccisi. Morire per vivere.

Abbiamo peccato e la Legge ci ha uccisi; la Grazia ci ha vivificati.
Ricordiamo la morte ,non per tornare a morire, ma per apprezzare sempre più la vita.
Il Vecchio Patto e Mosè che lo impersonifica, ci stanno davanti per dirci di non abbandonare la Grazia, che se lo facessimo saremmo senza scampo. Sarebbe una delle maniere per commettere il peccato a morte, lasciando, anche solo per qualcosa, la nuova Legge dello Spirito per metterci volontariamente sotto la Legge antica, e quindi, sotto condanna, dopo che Gesù ci ha riscattati dalla maledizione (Galati 3:13).
In tale caso, Cristo sarebbe per noi, morto invano. Che lezioni di Grazia ci ha dato lo scriba, il fariseo Paolo!
Come ha ben saputo, essendo lui ammaestrato per il Regno, tirare fuori dal suo tesoro, cose veccguie e nuove, cioè dichiarare vecchi principi sotto una nuova luce ed un nuovo aspetto.

Lo scriba ha conosciuto che le cose che si vedono sono soltanto "figura"; perciò, ammaestrato per il Regno, non si ferma alle apparenze. Se siamo scribi ammaestrati avremo imparato a diffidare delle apparenze e ricorderemo ciò che Gesù disse ai Giudei : "Non giudicate secondo l'apparenza, ma fate giusto giudizio" (Giov. 7:24).
Questo vale per ogni occasione, ogni problema, ogni persona, ogni situazione, anche quella che all'apparenza sembra la più scabrosa.

Ma quanto siamo ancora lontani da essere ammaestrati per il Regno! E' tempo di imparare a diffidare di noi e delle apparenze. Dobbiamo conoscere il suono della voce dietro la lettera della Parola.
Bisogna indagare, chiedere, per ogni cosa, per ogni situazione e non , fermarsi alla nuda lettera . "Invocami e Io ti risponderò, e ti annunzierò cose grandi e impenetrabili che tu non conosci." (Geremia 33:3).

"A voi" (disse Gesù - ai discepoli) "è dato conoscere i misteri del Regno".

Il vecchio serve , purchè non si rimanga nel vecchio.
E che dire della nostra vita passata e dei tanti errori commessi? La risposta dipende dal fatto se, vogliamo rimanere semplicemente antichi scribi o se vogliamo essere ammaestrati per il Regno dei cieli.
Il passato misero , per lo scriba del Regno, diventa , come tutte le cose, maestro.
"A chi molto è stato perdonato, molto ama".

A misura che paragoniamo il vecchio e il nuovo, anche in noi stessi, vediamo l'immensità dell'Amore e Perdono di Dio, e amiamo sempre più. Tutto è diventato un tesoro, gli errori stessi. le sventure, i ricordi tristi, che pure siamo chiamati a dimenticare, non per diventare ingrati ma per per non essere sopraffatti dalla tristezza, per poter vivere nel nuovo, tutto diventa un tesoro.

Al termine del lungo cammino, quando dopo lunghi giri e rigiri saremo arrivati a comprendere davvero il Cuore di Dio, la voce dietro la lettera della parola, lo scriba ammaestrato al Regno guarda indietro a vede le vie misteriose della Provvidenza e nota come tanti siano periti nello stesso cammino, con errori minori dei suoi, e lui è arrivato alla cima. Riconosce che questo è avvenuto solo per la Misericordia del Signore che gli ha dato di volgersi direttamente al Re e confidare in Lui.

La memoria del passato e il paragone a tanta redenzione hanno scolpito in lui/lei un'eterna umiltà e riconoscenza. Lo stesso Apostolo che ebbe la visione e rivelazione massima di Gesù (l'Apocalisse), così chiude il libro: "Poi vidi nuovi cieli e nuiova terra. Le cose vecchie sono passate, ecco, sono diventate nuove". Ogni cosa era nuova in Cristo.

Avendo ormai capito il grande cuore del Signore, che Egli giudica caso per caso, scrutando i motivi di dentro, le circostanze etc., emettendo giudizio anche andando contro la lettera scritta (la voce dietro la parola) se necessario, l'operaio, ammaestrato per il Regno, si avvierà a prendere le sembianze interiori di Gesù Cristo. Alla fine sarà come Lui.

Amen



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20/04/2019 23:36
 
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Re:
claudio.41, 25/12/2009 21.13:


Capire la Voce della Parola di Dio significa intendere le intenzioni del Signore quando dice una cosa , sapendo che , "la lettera (quello che è scritto su carta nella Bibbia) uccide, ma lo Spirito (le reali intenzioni che scaturiscono dal cuore di Dio, rivelato in Gesù Cristo) vivifica" (2 Corinzi 3:6)



Grazie fratello, questo coincide perfettamente col mio pensiero.
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