Svolta sul Partito democratico
"Sarà pronto per le Europee"
di GOFFREDO del MARCHIS
Vertice a piazza Santi Apostoli con Fassino, Rutelli, D'Alema e Parisi. Prodi: "Ecco il calendario", Rutelli: "Faremo un nuovo centrosinistra"
ROMA - C'è un calendario. E c'è una scadenza: "Si andrà avanti per arrivare a presentarsi come unico partito alle prime grandi elezioni che ci saranno: le Europee", dice Romano Prodi. Finisce così il vertice tra Ds e Margherita, alla presenza del premier, sul partito democratico. Il nuovo soggetto avrà un volto, un simbolo e il primo banco di prova nel 2009. Per i prossimi mesi è stato fissato un percorso di massima.
E la collocazione internazionale, vero scoglio di questa riunione? Francesco Rutelli conferma che la Margherita non entrerà mai nel Pse e ottiene di verificare la possibilità, dall'Italia, di modificare i contorni del centrosinistra europeo. Cioè, di varare un Ulivo da esportazione. Piero Fassino ottiene invece la conferma che i primi interlocutori del progetto italiano saranno i socialisti e una quasi unanime considerazione: non si può prescindere da un rapporto con il Pse. Ma tutti concordano: questo non è il problema più urgente per il nuovo Partito democratico.
Riunione notturna. Alle nove di sera, nella sede ulivista di Piazza Santi Apostoli arrivano alla spicciolata Rutelli, Parisi, Fioroni e Gentiloni, Letta della Margherita e per i Ds il titolare degli Esteri D'Alema e Fassino. Con loro ci sono anche i coordinatori di Ds e Margherita Antonello Soro e Maurizio Migliavacca, il prodiano Mario Barbi, i capigruppo Dario Franceschini e Anna Finocchiaro, la vicecapogruppo Marina Sereni, Willer Bordon. Barbi, Migliavacca e Soro hanno preparato un documento iniziale con le tappe del futuro. A settembre-ottobre focus con i cittadini (sulla base dell'elenco dei votanti alle primarie) e con la società civile sul nuovo soggetto, poi nello stesso periodo un seminario allargato "in cui si discuterà di regole di valori", spiega Prodi. Il prossimo anno, non è ancora stato deciso in quale momento, si riuniranno i congressi della Quercia e di Dl per il via libera al soggetto democratico.
Ma il problema è dove mettersi in Europa, tanto più in vista delle elezioni del 2009, che sono lontane per i nostri parametri ma anche vicine se si vogliono mettere in moto processi di cambiamento dei partiti e delle tradizioni politiche nella Ue. Fassino e Rutelli hanno opinioni diverse, si sa. Prodi, durante la riunione, non entra nel merito. Le polemiche dei giorni scorsi vengono messe da parte, a parte qualche accenno. Il leader di Dl ha accusato la Quercia di frenare. Quello dei Ds ha chiesto alla Margherita di accettare un dato di fatto: in Europa c'è il Pse, punto. Ma adesso Rutelli dice: "Sono convinto che ci sono tutte le condizioni per marciare assieme". E la collocazione? All'uscita Prodi spiega che l'Europa dovrà tenere conto delle "peculiarità italiane". Rutelli parla di un campo più ampio, "il centrosinistra europeo", e aggiunge: "Il partito democratico, quando nascerà, modificherà gli equilibri anche nel Vecchio continente". Fassino prende atto che l'obiettivo è l'incontro dei "riformismi europei", si parte perciò dalle "forze che si riconoscono nel Pse".
La questione rimane aperta, è un lavoro che l'Ulivo non potrà fare da solo. Si va avanti, per il momento, dentro i partiti Ds e Margherita e con uno sguardo a quello che succede fuori. Popolo delle primarie e comitati ulivisti sono con il fucile puntato e non ammettono ritardi. Soprattutto le associazioni come quella "per il partito democratico", che hanno già fatto passi più lunghi dei partiti. Proprio ieri Claudio Lodici, uno dei principali attivisti dell'associazione insieme con Gregorio Gitti, ha liquidato come "polemiche da ballatoio" le baruffe sul Partito socialista europeo. È chiaro che nessuno dei due partiti può permettersi di rallentare troppo. Non ci sono solo loro, nella costruzione del nuovo soggetto.
(25 luglio 2006)
Repubblica.it
Speriamo stavolta sia la volta buona che lo fanno davvero
Non c'è niente di nuovo nel mondo, tranne la storia che non conosciamo.
Harry Truman