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La famiglia di Cristo

Ultimo Aggiornamento: 25/06/2007 11:01
19/06/2007 21:11
 
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Su invito di Achille proseguo qui la discussione iniziata nella sez. umorismo.
Riporto l'ultima risposta di Agabo:


Grazie, Polymetis!

Non potevi rispondere in un modo migliore: a parte il fatto che hai più volte affermato di non credere alle Scritture, che li consideri in massima parte delle "leggende", per cui sarebbe più coerente da parte tua non citarle, hai dimostrato che non vi sono prove positive sulla "sempreverginità" di Maria etc.

E' vero che le Scritture mettono in risalto delle eccezioni alla regola ferrea del matrimonio presso gli Ebrei, ma non hai precisato che erano rari casi di individui dediti ad una sorta di vita monastica (come gli esseni, che comunque si sposavano, anche se raramente), oppure si trattava di chiamate "speciali" come quelle di profeti (Geremia ecc.)o di Nazirei.

Giuseppe e Maria erano una coppia normalissima con nessun ruolo speciale. Questo attestano le Scritture.

E la "tradizione" dove la mettiamo?

Beh, amico caro, se tu trovi che la Bibbia è in massima parte un libro di leggende (Adamo ed Eva ... leggenda -tue parole! ecc.), immagino che non fai fatica a credere a leggende (leggi tradizioni della CC) di un livello assai più scadente. Mi spiace per te.
Agabo.

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(Κ. Καβάφης)
19/06/2007 21:13
 
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“Non potevi rispondere in un modo migliore: a parte il fatto che hai più volte affermato di non credere alle Scritture, che li consideri in massima parte delle "leggende"”

Se “credere alle Scritture” implica credere che siano libri di cronaca dalla prima all’ultima parola allora non crede alle Scritture il 99% dei biblisti di questo pianeta. Ah questa diabolica cultura…

“per cui sarebbe più coerente da parte tua non citarle”

Sei voi protestanti che non potete perdervi neppure un solo pezzetto della Bibbia e dovete postulare non solo che sia esatta al 100% su tutti gli argomenti che tratta(che sia storia o cosmologia), ma pure che sia dettata, in caso contrario infatti ci sarebbe un piccolo problema: come scelgo cosa prendere alla lettera e cosa no? Diventerei io il metro di misura della Bibbia anziché la Bibbia metro di misura della mia vita. Per risolvere questo problema che si presenta una volta abbattuta l'idea della dettatura parola per parola del testo i cattolici e gli ortodossi hanno la Tradizione, ma per voi perdere l'inerranza della Bibbia significa perdere tutto, perché pretendete che sia soltanto la Scrittura stessa la chiave per interpretare se medesima.

“hai dimostrato che non vi sono prove positive sulla "sempreverginità" di Maria”

veramente non ho dimostrato nulla del genere, né ho provato a dimostrare il contrario, perché non mi sono state chieste prove della perpetua verginità di Maria, ho solo corretto la tua affermazione che postulava l’equivalenza assoluta “ebreo=con figli”.
Inoltre mi devi ancora spiegare perché non credi ad una tradizione che è più antica del Nuovo Testamento in cui credi di non trovarla. Mi sono cioè sempre stupito di coloro che affermavano di non credere alla Chiesa perché la tradizione della verginità di Maria era troppo tarda quando evidentemente ignoravano che un’altra decisione ecclesiastica, cioè il canone , era più tardo di tre secoli della prima attestazione esplicita di quell’altra verità cattolica da essi rigettata. Due pesi e due misure che nessuno è mai riuscito a fare stare insieme.
Comunque, come ripeto, non ti ho postato quelle che a mio avviso sono le testimonianze della perpetua verginità di Maria presenti nel NT perché nessuno me le ha chieste.

“E' vero che le Scritture mettono in risalto delle eccezioni alla regola ferrea del matrimonio presso gli Ebrei”

Cosa dicano le Scritture come già detto è solo parte del problema per un storico, che considera tutte le alte fonti.

“oppure si trattava di chiamate "speciali" come quelle di profeti (Geremia ecc.)o di Nazirei.”

Se secondo te partorire il Figlio di Dio non è una chiamata speciale, se educarlo non richiede una dedizione a Dio maggiore di quella di qualunque monaco, evidentemente siamo di due pianeti diversi.

[Modificato da Polymetis 19/06/2007 21.21]

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20/06/2007 09:47
 
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Caro Polymetis
devo per forza di cose ricorrere al "beneficio d'inventario" nei tuoi confronti per il fatto che fai delle affermazioni troppo generiche nei miei confronti, e supponi delle cose errate forse perché non conosci bene la teologia della Denominazione di mia appartenenza
Tu scrivi:


Sei voi protestanti che non potete perdervi neppure un solo pezzetto della Bibbia e dovete postulare non solo che sia esatta al 100% su tutti gli argomenti che tratta(che sia storia o cosmologia), ma pure che sia dettata, in caso contrario infatti ci sarebbe un piccolo problema: come scelgo cosa prendere alla lettera e cosa no? Diventerei io il metro di misura della Bibbia anziché la Bibbia metro di misura della mia vita. Per risolvere questo problema che si presenta una volta abbattuta l'idea della dettatura parola per parola del testo i cattolici e gli ortodossi hanno la Tradizione, ma per voi perdere l'inerranza della Bibbia significa perdere tutto, perché pretendete che sia soltanto la Scrittura stessa la chiave per interpretare se medesima.



Posso comprendere che parte del tuo discorso sia corretto, visto che può essere applicato per esempio ai tdG ma, per favore, non usarlo con me e spero te ne ricordi in futuro, se non altro per non dovermi noiosamente ripetermi.

Ti potrei citare molti sudiosi cattolici e protestanti, biblisti di tutto rispetto che non credono affatto che sia vero quello che tu affermi, né che la Bibbia sia stata "dettata" né che il 99% dei biblisti non crede alla Bibbia ecc. E sarebbe soltanto una piccola dimostrazione di una realtà ancora più grande.

Ma qui non stiamo parlando di altri, stiamo parlando noi due (almeno finora) e tu sei uno che crede che la Bibbia sia un libro di leggende, mentre io credo che la Bibbia sia la Parola ispirata da Dio, non dettata, sempre valida anche laddove sembrerebbe affrontare problemi di cosmologia diretti a dei lettori distanti anni luce da noi.
A quesi lettori, per esempio, il messaggio era: "Dio ha fatto tutto questo" - L'apostolo Paolo, molto più tardi, non si discosterà da questa verità affermando che Dio ha fatto tutte le cose (Col cap. 1). Nell'uno e nell'altro caso, la Bibbia non "spiega" la creazione né pretende di farlo nonostante i suoi scrittori usino alcune forme poetiche che potrebbero farlo pensare.
Il cuore del messaggio è che Dio è il creatore. Non si tratta nè di "togliere" né di aggiungere e nemmeno di modificare dei "pezzetti" della Bibbia, ma di comprenderli e, di grazia, per questo non occorre essere nè cattolici, né protestanti e nemmeno filosofi.

Sul resto della tua risposta non ci ritorno. E' chiaro che stai semplicemente arrampicandoti sui vetri.
Preciso soltanto una cosa riguardo a una mia affermazione. Giuseppe e Maria, dicevo, era una coppia normalissima con nessun ruolo speciale. Questo non puoi negarlo, nemmeno ricorrendo a quella "tradizione" che così spesso invochi. La nostra era una coppia normalissima tutta intenta ad una vita "ordinaria". Guarda che ho detto "ERA", il fatto che d'un tratto sia passata (con quanta consapevolezza non sappiamo) ad diventare una coppia "stra-ordinaria", non significa che se lo aspettassero o che fossero preventivamente preparati. Anzi, si può dire tutto il contrario di questo.

Non mi addentro nell'esegesi di testi, triti e ritriti, sulla "famiglia di Gesù, dei suoi fratelli e sorelle". A me basta questo perché se l'esegesi di quei testi può essere viziata da interessi di parte, la narrazione schietta di quei due fidanzatini che si affacciavano alla vita è così limpida, dal punto di vista sociale, che non si presta per niente a ipotesi astruse e artefatte.

Giuseppe e Maria si sposarono e, da quegli ebrei che erano, fondarono la loro famiglia negli usi e costumi degli ebrei. L'unica particolarità che NON POTEVA modificare molto di questa loro ordinaria esistenza, perché NON LA COMPRESERO (tant'è che più tardi la sua famiglia era ad un passo dal considerare Gesù come uno fuori di testa) fu la loro elezione da parte di Dio. Ma, proprio perché non la compresero, come non la comprese nessuno del loro tempo fino alla risurrezione di Cristo, essa rimase una coppia ordinaria, senza "voti" religiosi particolari, come quello, presunto, dell'astinenza sessuale.

By Agabo.

[Modificato da Agabo 20/06/2007 10.07]

[Modificato da Agabo 20/06/2007 10.11]

Visita:

"MA COME UN'AQUILA PUO' DIVENTARE AQUILONE? CHE SIA LEGATA OPPURE NO, NON SARA' MAI DI CARTONE " -Mogol
"Non spetta alla chiesa decidere se la Scrittura sia veridica, ma spetta alla Scrittura di testimoniare se la chiesa è ancora cristiana" A.M. Bertrand
20/06/2007 20:15
 
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Attenzione a certi teoremi apparentemente logici ma profondamente errati.

Più di una volta Polymetis ha affermato che le Scritture dipendono dalla chiesa, che i Protestanti, che si basano sulla “Sola Scriptura”, senza l’opera della chiesa (leggi Chiesa Cattolica) e della suo ruolo nella formazione del canone, non saprebbero a che cosa attaccarsi, che la tradizione precede le Scritture e compagnia bella…

In fondo, tale teorema, sembra logico:
Al tempo apostolico non c’erano le Scritture, ma c’era la chiesa e c’era pure la tradizione. Hanno, quindi, ragione coloro che dicono che e chiesa e tradizione sono più importanti delle Scritture perché queste sono venute alla luce dopo la nascita della chiesa e per l’opera della stessa?

Sembra logico, non è vero? Già, ma è profondamente sbagliato.

Non le Scritture sono figlie della Chiesa, ma la chiesa è fondata sulle Scritture e queste la precedettero. E’ Sufficiente prendere un programma di studio e di ricerca biblica come “Logos” ( www.LaParola.net ) per vedere quante volte gli apostoli (quindi LA chiesa) si rifacevano alle Scritture.

Le Scritture c’erano già prima della nascita della chiesa e Cristo stesso vi si rifaceva ad esse. Erano le Scritture che confermavano la figura e l’opera del Messia. Erano le Scritture quelle alle quali gli evangelisti rimandavano i lettori per confermare la veridicità dei fatti che mettevano per iscritto. Le Scritture, al tempo della nascita della chiesa, costituivano la TESTIMONIANZA per eccellenza del prodigio storico che si stava realizzando sotto gli occhi di coloro che formavano la chiesa nascente.

Naturalmente, le Scritture erano quelle che noi chiamiamo “Antico Testamento”. E l’Antico testamento era per la chiesa nascente “LA Rivelazione scritta” alla quale gli apostoli rimandavano continuamente coloro che erano l’oggetto dell’annuncio del Vangelo.

Ricordo in questa sede soltanto pochi versetti, gli altri ognuno potrà cercarseli con un programma adatto:

2Pietro 1:19 Abbiamo inoltre la parola profetica più salda: farete bene a prestarle attenzione, come a una lampada splendente in luogo oscuro, fino a quando spunti il giorno e la stella mattutina sorga nei vostri cuori.

Romani 1:2 che egli aveva già promesso per mezzo dei suoi profeti nelle sante Scritture

Romani 15:4 Poiché tutto ciò che fu scritto nel passato, fu scritto per nostra istruzione, affinché mediante la pazienza e la consolazione che ci provengono dalle Scritture, conserviamo la speranza.


Romani 16:26 ma che ora è rivelato e reso noto mediante le Scritture profetiche, per ordine dell'eterno Dio, a tutte le nazioni perché ubbidiscano alla fede,

1Corinzi 15:3 Poiché vi ho prima di tutto trasmesso, come l'ho ricevuto anch'io, che Cristo morì per i nostri peccati, secondo le Scritture;

1Corinzi 15:4 che fu seppellito; che è stato risuscitato il terzo giorno, secondo le Scritture;

2Timoteo 3:15 e che fin da bambino hai avuto conoscenza delle sacre Scritture, le quali possono darti la sapienza che conduce alla salvezza mediante la fede in Cristo Gesù.

Questo non è l’indovinello “è nato prima l’uovo o la gallina?” e da alcuni amici cattolici ci si aspetterebbero dei sillogismi logici al posto di quelli illogici che così spesso postano in questa sede.

Riguardo a "Maria" potete scaricare qui: www.testimonigeova.com/altriargomenti.htm
il libro "Quale Maria?"

By Agabo.

[Modificato da Agabo 20/06/2007 20.19]

[Modificato da Agabo 20/06/2007 20.22]

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"Non spetta alla chiesa decidere se la Scrittura sia veridica, ma spetta alla Scrittura di testimoniare se la chiesa è ancora cristiana" A.M. Bertrand
20/06/2007 20:45
 
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For Agabo:

Riguardo a "Maria" potete scaricare qui
www.testimonigeova.com/altriargomenti.htm
il libro "Quale Maria?"


Interessante il libro [SM=g27811]


Saluti
Veronika [SM=x570892]
20/06/2007 22:04
 
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“Preciso soltanto una cosa riguardo a una mia affermazione. Giuseppe e Maria, dicevo, era una coppia normalissima con nessun ruolo speciale”

Io te lo ripeto: crescere il Figlio di Dio ti sembra un ruolo poco speciale? A me sembra un ruolo che richiede genitori non ordinari.

“La nostra era una coppia normalissima tutta intenta ad una vita "ordinaria". Guarda che ho detto "ERA", il fatto che d'un tratto sia passata (con quanta consapevolezza non sappiamo) ad diventare una coppia "stra-ordinaria", non significa che se lo aspettassero o che fossero preventivamente preparati. Anzi, si può dire tutto il contrario di questo.”

Siccome non eranop accora sposati, o tu sostieni che avessero fatto sesso prima delle nozze, oppure la consapevolezza di chi erano, con tanto di angelo a spiegarglielo, è sopraggiunta prima del loro matrimonio.

“perché NON LA COMPRESERO (tant'è che più tardi la sua famiglia era ad un passo dal considerare Gesù come uno fuori di testa)”

Spero tu non stia parlando di questo brano da Mc 3: “"Entrò in una casa e si radunò di nuovo attorno a lui molta folla, al punto che non potevano neppure prendere cibo. Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; poiché dicevano: «E' fuori di sé»"
Qui non specifica se ci fosse Maria, né cosa fece. Nel brano dopo, cioè Mc 3,31-35, si nomina Maria, ma non si dice nulla sul fatto che lo credesse pazzo. Nel Vicino Oriente la famiglia è un concetto allargato, per quanto ne sappiamo può darsi benissimo che tutto il suo “clan” lo credesse un invasato, ma non vedo cosa c’entri col nostro discorso, qui stiamo parlando non di quello che pensasse un parente ma sua madre.


“Hanno, quindi, ragione coloro che dicono che e chiesa e tradizione sono più importanti delle Scritture”

Non sono più importanti ma di uguale importanza in quanto essendo Dio la fonte di entrambe non ci può essere una verità più vera della verità. Quando si parla di priorità della Traditio si intende una priorità cronologica e ontologica, non di importanza.

“Non le Scritture sono figlie della Chiesa, ma la chiesa è fondata sulle Scritture e queste la precedettero. E’ Sufficiente prendere un programma di studio e di ricerca biblica come “Logos” ( www.LaParola.net ) per vedere quante volte gli apostoli (quindi LA chiesa) si rifacevano alle Scritture. “

Ma dico, ci sei o ci fai? Sto parlando del Nuovo Testamento. Quando ci dice che la Chiesa ha selezionato i libri canonici tra i 60 e più apocrifi che giravano in base ad un confronto con la propria tradizione ci si riferisce ai libri del Nuovo Testamento. Questo è un dato incontestabile. Il canone ha la sua chiusura nel IV secolo, la prima attestazione di un canone uguale a quello attuale è del 367, prima ci sono liste parziali e dispute in seno alla Chiesa, come è ovvio del resto. Il NT non è un libro caduto rilegato dal cielo nel I secolo. E questa medesima chiesa che nel IV sigillava la chiusura del canone dopo due secoli di dibattiti, è quella stessa chiesa fondata oggi come allora sulla successione apostolica dei discepoli di Cristo.
Quanto all’AT né la citazione né la non citazione nel NT sono criteri di canonicità, in quanto il NT non cita ad esempio il Qohelet o il Cantico mentre cita libri divenuti poi apocrifi come Enoch. La Chiesa s’è trovata a chiedersi quale canone dell’AT avessero gli apostoli. C’era un consenso generale in Israele per la maggior parte degli attuali 39 libri del canone ebraico, per altri come il Cantico sono documentata discussioni a Jamnia a fine I secolo. Gli apostoli citano dai libri su cui il consenso era generale e dunque la Chiesa non ha avuto nulla da dire su questo, bensì solo da ereditare quanto era già acquisito. Il problema è che il cristiano non può accettare canoni parziali che giravano nel I secolo, né si vede perché ami per un cristiano dovrebbero essere rilevanti le decisioni dei farisei sul canone. Siccome il NT usa massicciamente la LXX, e nelle fasi più antiche abbiamo testimonianza dell’uso consueto del canone alessandrino, la Chiesa ha seguito la prassi del cristianesimo nascente.


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21/06/2007 09:39
 
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Siccome non eranop accora sposati, o tu sostieni che avessero fatto sesso prima delle nozze, oppure la consapevolezza di chi erano, con tanto di angelo a spiegarglielo, è sopraggiunta prima del loro matrimonio.



Questa sì che è un'analisi grissina !


Spero tu non stia parlando di questo brano da Mc 3: “"Entrò in una casa e si radunò di nuovo attorno a lui molta folla, al punto che non potevano neppure prendere cibo. Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; poiché dicevano: «E' fuori di sé»"
Qui non specifica se ci fosse Maria, né cosa fece. Nel brano dopo, cioè Mc 3,31-35, si nomina Maria, ma non si dice nulla sul fatto che lo credesse pazzo. Nel Vicino Oriente la famiglia è un concetto allargato, per quanto ne sappiamo può darsi benissimo che tutto il suo “clan” lo credesse un invasato, ma non vedo cosa c’entri col nostro discorso, qui stiamo parlando non di quello che pensasse un parente ma sua madre.



Mi riferisco a questi testi (CEI):

>>>Matteo 12:47 Qualcuno gli disse: «Ecco di fuori tua madre e i tuoi fratelli che vogliono parlarti».
Matteo 12:48 Ed egli, rispondendo a chi lo informava, disse: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?».
Matteo 12:49 Poi stendendo la mano verso i suoi discepoli disse: «Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli;
Matteo 12:50 perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre».

>>>Luca 8:20 Gli fu annunziato: «Tua madre e i tuoi fratelli sono qui fuori e desiderano vederti».
Luca 8:21 Ma egli rispose: «Mia madre e miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica».


Non sono più importanti ma di uguale importanza in quanto essendo Dio la fonte di entrambe non ci può essere una verità più vera della verità. Quando si parla di priorità della Traditio si intende una priorità cronologica e ontologica, non di importanza.



Questa affermazione e viziata, quindi probabilmente falsa: la chiesa NON PUO' essere testimone di sé stessa, per essere credibile, chiesa e tradizione devono avere la testimonianza delle Scritture.


Ma dico, ci sei o ci fai? Sto parlando del Nuovo Testamento. Quando ci dice che la Chiesa ha selezionato i libri canonici tra i 60 e più apocrifi che giravano in base ad un confronto con la propria tradizione ci si riferisce ai libri del Nuovo Testamento. Questo è un dato incontestabile. Il canone ha la sua chiusura nel IV secolo, la prima attestazione di un canone uguale a quello attuale è del 367, prima ci sono liste parziali e dispute in seno alla Chiesa, come è ovvio del resto. Il NT non è un libro caduto rilegato dal cielo nel I secolo. E questa medesima chiesa che nel IV sigillava la chiusura del canone dopo due secoli di dibattiti, è quella stessa chiesa fondata oggi come allora sulla successione apostolica dei discepoli di Cristo.
Quanto all’AT né la citazione né la non citazione nel NT sono criteri di canonicità, in quanto il NT non cita ad esempio il Qohelet o il Cantico mentre cita libri divenuti poi apocrifi come Enoch. La Chiesa s’è trovata a chiedersi quale canone dell’AT avessero gli apostoli. C’era un consenso generale in Israele per la maggior parte degli attuali 39 libri del canone ebraico, per altri come il Cantico sono documentata discussioni a Jamnia a fine I secolo. Gli apostoli citano dai libri su cui il consenso era generale e dunque la Chiesa non ha avuto nulla da dire su questo, bensì solo da ereditare quanto era già acquisito. Il problema è che il cristiano non può accettare canoni parziali che giravano nel I secolo, né si vede perché ami per un cristiano dovrebbero essere rilevanti le decisioni dei farisei sul canone. Siccome il NT usa massicciamente la LXX, e nelle fasi più antiche abbiamo testimonianza dell’uso consueto del canone alessandrino, la Chiesa ha seguito la prassi del cristianesimo nascente.



Ti faccio semplicemente osservare che, apocrifi a parte (ve n'erano anche nell'AT, ma molti lo hanno epurato!)che la discrasia tra AT e NT è fittizia. Esiste solo LA RIVELAZIONE DI DIO e in essa viene distinta LA RIVELAZIONE SCRITTA, ed è una soltanto, e comprende l'artificiosa divisione in due Testamenti.
LA RIVELAZIONE SCRITTA e' PRECEDENTE alla chiesa e la chiesa ha, sin dalla sua nascita, fondato la sua credibilità sulla Rivelazione Scritta. Ma, evidentemente a te sono più familiari i libri di Platone che le Scritture.

Fraterni saluti.
Agabo.











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21/06/2007 12:17
 
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Mi riferisco a questi testi (CEI):

>>>Matteo 12:47 Qualcuno gli disse: «Ecco di fuori tua madre e i tuoi fratelli che vogliono parlarti».
Matteo 12:48 Ed egli, rispondendo a chi lo informava, disse: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?».
Matteo 12:49 Poi stendendo la mano verso i suoi discepoli disse: «Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli;
Matteo 12:50 perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre».

>>>Luca 8:20 Gli fu annunziato: «Tua madre e i tuoi fratelli sono qui fuori e desiderano vederti».
Luca 8:21 Ma egli rispose: «Mia madre e miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica».



Ne avevo già parlato nella versione di Mc: “Nel brano dopo, cioè Mc 3,31-35, si nomina Maria, ma non si dice nulla sul fatto che lo credesse pazzo. Nel Vicino Oriente la famiglia è un concetto allargato, per quanto ne sappiamo può darsi benissimo che tutto il suo “clan” lo credesse un invasato, ma non vedo cosa c’entri col nostro discorso, qui stiamo parlando non di quello che pensasse un parente ma sua madre.”
In questi tre brani paralleli infatti non si dice nulla su quanto affermavi, cioè: ““perché NON LA COMPRESERO (tant'è che più tardi la sua famiglia era ad un passo dal considerare Gesù come uno fuori di testa)” Il che, se parli dei parenti, è irrilevante, se parli di Maria non è attestato.

“Questa affermazione e viziata, quindi probabilmente falsa: la chiesa NON PUO' essere testimone di sé stessa, per essere credibile, chiesa e tradizione devono avere la testimonianza delle Scritture.”

Questa è una scemenza visto che le precede cronologicamente. Lo ripeto: la prima attestazione del canone del NT è nel 367 d.C. E non è che prima c’è il silenzio e dunque possiamo dire “semplicemente è la prima attestazione sopravvissuta”, no, abbiamo prima dei canoni parziali e sono diversi. Tetsi come la lettera di Giacomo ad esempio entreranno nel canone solo verso il 350 d.C.
Cristo non ha detto “andate e scrivete”, ha detto “andate e predicate”. Vuoi sapere come i cristiani dei primi secoli, senza avere il tuo NT, distinguessero la Chiesa di Cristo da quelle eretiche? E’ banalmente ovvio: il base al fatto che risalisse o meno agli apostoli tramite imposizione delle mani di successore in successore. Clemente a fine primo secolo, mentre Giovanni scriveva il suo Vangelo, affermava: ““Anche i nostri apostoli per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo [...] stabilirono i vescovi predetti e poi fissarono le norme di successione, così che alla loro morte altre persone onorate ne raccogliessero il ministero [...] investiti da loro e dopo di loro da altre degne persone, con l'approvazione di tutta la Chiesa”. (XLIV)
Idem Ireneo di Smirne vescovo di Lione, discepolo di San Policarpo che fu discepolo di Giovanni: “Dunque la tradizione degli apostoli manifestata in tutto quanto il mondo, possono vederla in ogni Chiesa tutti coloro che vogliono riscontrare la verità, così possiamo enumerare i vescovi stabiliti dagli apostoli nelle Chiese e i loro successori fino a noi. Ora essi non hanno insegnato né conosciuto misteri segreti, che avrebbero insegnato a parte e di nascosto ai perfetti, ma certamente prima di tutto li avrebbero trasmessi a coloro ai quali affidavano le Chiese stesse. (…) Ma poiché sarebbe troppo lungo in quest'opera enumerare le successioni di tutte le Chiese, prenderemo la Chiesa grandissima e antichissima e a tutti nota, la Chiesa fondata e stabilita a Roma dai due gloriosi apostoli Pietro e Paolo. Mostrando la tradizione ricevuta dagli apostoli e la fede annunciata agli uomini che giunge fino a noi attraverso le successioni dei vescovi… Infatti con questa Chiesa, in ragione della sua origine più eccellente, deve necessariamente essere d'accordo ogni Chiesa, cioè i fedeli che vengono da ogni parte — essa nella quale per tutti gli uomini è sempre stata conservata la tradizione che viene dagli apostoli.” (Adversus haereses 3, 3, 1-3)

Questa è la voce della Chiesa degli origini. Successione apostolica che possono vantare solo cattolici e ortodossi, i quali infatti si riconoscono vicendevolmente lo status di Chiesa legittima e la validità dei sacramenti

“Ti faccio semplicemente osservare che, apocrifi a parte (ve n'erano anche nell'AT, ma molti lo hanno epurato!)che la discrasia tra AT e NT è fittizia. Esiste solo LA RIVELAZIONE DI DIO e in essa viene distinta LA RIVELAZIONE SCRITTA, ed è una soltanto, e comprende l'artificiosa divisione in due Testamenti.
LA RIVELAZIONE SCRITTA e' PRECEDENTE alla chiesa e la chiesa ha, sin dalla sua nascita, fondato la sua credibilità sulla Rivelazione Scritta.”

Se non esiste nella Scrittura distinzione tra AT e NT, e la Chiesa avrebbe fondato da principio la sua credibilità su tale tutt’uno, ne deriverebbe che sin dal principio in tale unicum ci fosse anche il NT, ma ciò è falso, come sopra detto. La Chiesa si basa sulla predicazione della dottrina cristiana, la quale può esserci sia oralmente, sia scritta, sia entrambi. Semplicemente la seconda è un prodotto della prima, basta un può di Redaktionsgeschichte per sapere che i Vangeli stessi altro non sono che la trascrizione della catechesi orale della Chiesa, ad esempio Papia che visse a cavallo tra fine I secolo e inizio II ci dice che il Vangelo di Marco è la trascrizione della catechesi orale di Pietro a Roma. LA Chiesa delle origini non ha fondato la sua credibilità sul NT, che lei stessa ha creato, bensì s’è basata sull’Antico per convincere i giudei che il messia che aspettavano era Gesù. Noi però non siamo ebrei, la nostra rivelazione non è solo l’AT, esso c’è servito per fare un salto in qualcos’altro, cioè la fede predicata dalla Chiesa apostolica, fede che, nei secoli successivi, troverà espressione nel NT selezionato in base a quella che lei, la Chiesa, riteneva essere l’ortodossia.

Ad maiora

[Modificato da Polymetis 21/06/2007 14.16]

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scusate l'errore.
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[Modificato da Agabo 21/06/2007 16.26]

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Caro Polymetis, sai che cosa significa questa:



che stai viziosamente, quanto inutilmente girando su te stesso. Tu scrivi:

Ne avevo già parlato nella versione di Mc: “Nel brano dopo, cioè Mc 3,31-35, si nomina Maria, ma non si dice nulla sul fatto che lo credesse pazzo. Nel Vicino Oriente la famiglia è un concetto allargato, per quanto ne sappiamo può darsi benissimo che tutto il suo “clan” lo credesse un invasato, ma non vedo cosa c’entri col nostro discorso, qui stiamo parlando non di quello che pensasse un parente ma sua madre.”
In questi tre brani paralleli infatti non si dice nulla su quanto affermavi, cioè: ““perché NON LA COMPRESERO (tant'è che più tardi la sua famiglia era ad un passo dal considerare Gesù come uno fuori di testa)” Il che, se parli dei parenti, è irrilevante, se parli di Maria non è attestato.



Prima affermi che "Maria non è menzionata" quando poi ti dimostro il contrario, dici che erano i fratelli a considerarlo fuori di testa, non è detto lo stesso della madre.

Bene, vogliamo concludere che Maria era preoccupata per la cena del Figlio che stava per raffreddarsi? Eh, sì, perché se proprio dobbiamo "spararla", meglio spararla grossa, no?

Per il resto, anzi, soprattutto per il resto del tuo post vale la gif che ti ho regalato: non si tratta di decidere se è venuto prima l'uovo o la gallina. Le "SCRITTURE" per antonomasia al tempo degli apostoli erano quelle dell'AT e su tali Scritture fu fondata la chiesa.

Se proprio non ti entra, non fa niente, amici come prima.

By Agabo.

[Modificato da Agabo 21/06/2007 16.20]

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“Prima affermi che "Maria non è menzionata" quando poi ti dimostro il contrario,”

No, questa è un’affermazione del tutto incompleta sul mio pensiero. Avevo scritto la prima volta:


“Spero tu non stia parlando di questo brano da Mc 3: "Entrò in una casa e si radunò di nuovo attorno a lui molta folla, al punto che non potevano neppure prendere cibo. Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; poiché dicevano: «E' fuori di sé»" Qui non specifica se ci fosse Maria, né cosa fece. Nel brano dopo, cioè Mc 3,31-35, si nomina Maria, ma non si dice nulla sul fatto che lo credesse pazzo. Nel Vicino Oriente la famiglia è un concetto allargato, per quanto ne sappiamo può darsi benissimo che tutto il suo “clan” lo credesse un invasato, ma non vedo cosa c’entri col nostro discorso, qui stiamo parlando non di quello che pensasse un parente ma sua madre.”



Ci sono due brani in Mc 3, nel primo ci sono i parenti che lo prendono per pazzo, ma Maria non è nominata quindi non dimostra nulla, nel secondo brano invece Maria c’è, ma sparisce l’accenno alla follia, e di questo brano tu hai riportato le pericopi parallele nei sinottici.

“dici che erano i fratelli a considerarlo fuori di testa, non è detto lo stesso della madre.”

Esatto. Nei brani che citi, cioè quelli dove c’è Maria, l’accusa di follia non c’è:

>>> Qualcuno gli disse: «Ecco di fuori tua madre e i tuoi fratelli che vogliono parlarti».
Ed egli, rispondendo a chi lo informava, disse: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?».
Poi stendendo la mano verso i suoi discepoli disse: «Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli;
perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre». (Mt 12, 4-50)

>>> Gli fu annunziato: «Tua madre e i tuoi fratelli sono qui fuori e desiderano vederti».
Ma egli rispose: «Mia madre e miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica». (Lc 8.20-21)

>>> Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, lo mandarono a chiamare. Tutto attorno era seduta la folla e gli dissero: «Ecco tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle sono fuori e ti cercano». Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Girando lo sguardo su quelli che gli stavano seduti attorno, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre». Mc 3, 31-55

Il brano con le accuse di follia è un altro, precedente: "Entrò in una casa e si radunò di nuovo attorno a lui molta folla, al punto che non potevano neppure prendere cibo. Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; poiché dicevano: «E' fuori di sé»" (Mc 3,20-21)

La tua argomentazione si basa sull’idea che siano due momenti distinti dello stesso episodio. Per il momento lasciamo questo problema da parte e assumiamo ex ipothesi che siano lo stesso episodio. Se così è noto ad ogni filologo il problema di interpretazione di questo brano. Siccome la terza persona in greco è anche usata per costruire il riflessivo non si capisce chi è che affermi l’insania di Gesù. I parenti escono perché dicevano loro che il loro fratello era pazzo, o sono loro uscendo che dicono quella frase. Sono le persone che “dicevano è fuori di sé”, o i parenti?
Non si capisce cioè se quel “dicevano” si riferisca alla vox popoli, ossia un gruppo andato a chiamare la famiglia per dir loro che il loro parente stava dando spettacolo, e dunque essi corrono preoccupati, oppure è la famiglia stessa che dice “è fuori di sé”. Ad ogni modo è certo che qualcuno sia andato a riferire alla famiglia di Gesù che cosa stava succedendo. E quel “poiché” prima fa pensare. “poiché dicevano, è fuori di sé” Si esce perché tu affermi qualcosa, o esci perché le altre persone ti hanno detto qualcosa? Questa querelle filologica è vecchia come le scienze bibliche, e pare non essere risolvibile.
Ma andiamo avanti, ammettiamo pure ex ipothesi sia che si tratti dello stesso episodio sia che l’affermazione dell’insania di Gesù sia dei parenti. In questo caso il brano è talmente generico che non sappiamo se Maria si sia semplicemente limitata ad andare dietro ai parenti, o perché turbata dalle parole di chi gli era venuto a riferire chissà cosa su suo figlio, e dunque voleva vedere coi suoi occhi, o perché semplicemente è stata una spedizione famigliare e i parenti di Gesù volevano il supporto di Maria, ecc. Non si capisce cioè se quella frase “è fuori di sé” sia indistintamente il pensiero di ciascun membro della famiglia. Da ultimo, neppure si sa se questi due brani trattino dello stesso episodio, infatti le pericopi di Marco non sono in ordine cronologico ma per argomento. Scrive infatti Papia di Gerapoli a inizio II secolo, citando per giusta a sua volta una fonte ancora più antica: “Marco, interprete di Pietro, scrisse con esattezza, ma senza ordine, tutto ciò che egli ricordava delle parole e delle azioni di Cristo; poiché egli non aveva udito il Signore, né aveva vissuto con Lui, ma, più tardi, come dicevo, era stato compagno di Pietro. E Pietro impartiva i suoi insegnamenti secondo l’opportunità, senza l’intenzione di fare un’esposizione ordinata dei detti del Signore. Cosicché non ebbe nessuna colpa Marco, scrivendo alcune cose così come gli venivano a mente, preoccupato solo d’una cosa, di non tralasciare nulla di quanto aveva udito e di non dire alcuna menzogna a riguardo di ciò"( in Eus, Historia Ecclesiastica, III, 39, 15)

“Le "SCRITTURE" per antonomasia al tempo degli apostoli erano quelle dell'AT”

Sì, ma tu ti basi sull’AT o usi anche il Nuovo? Sei cristiano o giudeo? E con che diritto rigetti la Chiesa che ha creato quelle scritture ma poi usi il suo canone neotestamentario? Se quella Chiesa nel IV secolo era solo un’insieme di uomini non guidati da Dio, cioè non era la Chiesa di Cristo, il tuo NT è un college squisitamente umano.

“e su tali Scritture fu fondata la chiesa.”

No, la chiesa si fonda sul kerygma apostolico, e tale kerygma è stato tramandato oralmente prima che nello scritto “Vi ho trasmesso ciò che anch’io ho ricevuto”, dice Paolo.
La composizione dei testi scritti è un fenomeno tardo nella Chiesa, dovuto più che altro ad alcuni casi di distanza. Il fulcro della predicazione apostolica, come lo era stato per Cristo e per qualunque scuola rabbinica dell’epoca, stava nella voce.

“Se proprio non ti entra, non fa niente, amici come prima.”

A te invece non entra il testa il fatto che la Bibbia è un libro con una “vicenda editoriale”. Non qualcosa caduto dal cielo rilegato nel I secolo, e soprattutto che è del tutto astorico attribuire un Sola Scriptura al cristianesimo primitivo perché il tuo prezioso NT neppure c’era. D’altronde l’idea che in una società orale come è tipico del mondo antico qualcuno possa basarsi sul Sola Scriptura, e per giusta una Scriptura che neppure c’era, è una demenzialità del tutto astorica che qualunque studioso del mondo antico respingerebbe a priori per qualunque religione si tratti. I cosiddetti operatori rituali, per usare il lessico della storia delle religioni, hanno in un arcobaleno di sfaccettature il compito di maestri del sapere, e nel mondo ebraico fatto di scuole rabbiniche questa cosa è moltiplicata all’ennesima potenza. Esiste una Chiesa e un cristianesimo anche a prescindere dalla Bibbia attuale, infatti così è stato per 4 secoli, a meno che non si voglia sostenere che per 4 secoli i cristiani siano stati lasciati dal Signore con un messaggio di salvezza troncato. La risposta è ovviamente che così non è stato, perché allora come oggi i contenuti salvifici del kerygma sono trasmessi dalla Chiesa, sia oralmente sia con quella sua tarda creazione chiamata NT.

Ad maiora

[Modificato da Polymetis 21/06/2007 19.24]

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Luca 24:25 Allora Gesù disse loro: «O insensati e lenti di cuore a credere a tutte le cose che i profeti hanno dette!
26 Non doveva il Cristo soffrire tutto ciò ed entrare nella sua gloria?»
27 E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture le cose che lo riguardavano.


Romani 15:4 Poiché tutto ciò che fu scritto nel passato, fu scritto per nostra istruzione, affinché mediante la pazienza e la consolazione che ci provengono dalle Scritture, conserviamo la speranza.


Romani 16:26 ma che ora è rivelato e reso noto mediante le Scritture profetiche, per ordine dell'eterno Dio, a tutte le nazioni perché ubbidiscano alla fede,

1Corinzi 15:3 Poiché vi ho prima di tutto trasmesso, come l'ho ricevuto anch'io, che Cristo morì per i nostri peccati, secondo le Scritture;
4 che fu seppellito; che è stato risuscitato il terzo giorno, secondo le Scritture;

By Agabo! [SM=x570864] [SM=x570892]

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Evidentemente non hai capito un tubo. Io non ti ho chiesto se gli apostoli conoscessero i libri dell’Antico Testamento, ti ho chiesto se la fede dei cristiani si fondi sul solo Antico Testamento. La risposta ovviamente è no, perché altrimenti tanto varrebbe buttar via 27 preziosi libri.
Le Scritture di cui si parla in quei versetti non sono la tua Bibbia ma per l’appunto il solo Antico Testamento, ergo o tu sei un ebreo, e come fondazione ti basta, oppure se sei cristiano mi devi dire in base a che cosa accetti il NT che hai in mano visto che è stato creato da una Chiesa che a tuo dire non sarebbe stata la Chiesa di Cristo. Senza far questo neppure mi potresti citare il Nuovo Testamento in alcuna sua parte, perché se ad esempio mi citi il libro x per dirmi che c’è la parola “Scritture” io ti chiederei perché mi citi quel testo e non il Vangelo di Filippo. Stai cioè usando contro la Chiesa un canone creato dalla Chiesa, non rendendoti conto che sei in un circolo logico perché per sapere che quei libri sono i libri del NT, e che sono sacri, devi passare per la Chiesa che tu invece ritieni apostata. Come già ricordato il NT non è una rilegatura di 27 libri caduta dal cielo nel I secolo, la sua prima attestazione, dopo secoli di dispute, sia ha nel IV secolo, la risoluzione di questa disputa è stata trovata in seno alla Chiesa che s’è messa d’accordo, una Chiesa che insieme a creare il canone ha mostrato perché aveva il potere di farlo, e questo potere le deriva dal fatto che era ed è la Chiesa di Cristo tramite imposizione della mani di successore in successore degli apostoli. Ergo o tu ti vuoi tenere il solo AT, e poi con chissà quale canone perché ignoriamo quale fosse quello degli apostoli, oppure se vuoi anche il NT devi passare per l’autorità della Chiesa. Non hai minimamente risposto a questo novero di obiezioni e inizio a pensare che tu faccia finta di non capire, non ci vuole una laurea in filologia a Tubinga per intenderle. Le Scritture dell’AT ci parlavano di Cristo, e questo lo crede qualunque cristiano, ma la Chiesa non si fonda su di esse bensì su Colui che esse annunciano, e siccome Egli non s’è limitato a ripetere quanto in esse era già affermato ma anzi s’è prodigato a dirci cose nuove, la fede della Chiesa si basa sul contenuto della predicazione di Cristo. Da ciò ne deriva che il tuo ossessivo ed insistito rimando all’AT non può giustificare il tuo cristianesimo, a meno di non postulare che Cristo non abbia aggiunto nulla rispetto ad esse e che dunque tu possa prescindere da quello che è stato il suo messaggio. Dove si trova questo messaggio? Nella predicazione orale della Chiesa e nel NT, e come già ricordato il secondo deriva dalla prima, indipendentemente da qualunque considerazione si faccia sull’Antico Testamento. Il kerygma per 4 secoli è stato tramandato da quella Traditio orale ecclesiastica, della Chiesa che in base a quello che lei credeva a scelto quali libri fossero canonici tra i 60 e più apocrifi in circolo. LA fede dei cristiani nei primi secoli non si basava su un Sola Scriptura perché non c’era l’attuale Scriptura bensì solo l’AT, dunque la loro fede di cristiani non poteva limitarsi a quello: da qui la necessità, voluta da Cristo, della Traditio. La Chiesa apostolica stessa conosceva, accanto alle norme scritte, delle tradizioni tramandate oralmente, specie perché in tempi di persecuzione è ben difficile fissare per iscritto una legislazione. Di questa trasmissione orale parallela a quella scritta ci dà esplicita notizia Paolo: “Perciò, fratelli, state saldi e mantenete le tradizioni che avete apprese così dalla nostra parola come dalla nostra lettera” (2Ts 2,15)
Questa trasmissione orale del depositum fidei (deposito della fede) è quello che la Chiesa cattolica chiama Tradizione, che nulla ha a che fare con la tradizione dei farisei criticata da Cristo in quanto annullava la parola di Dio, al contrario è una realtà contemplata nel Nuovo Testamento. Oltre al già citato 2 Ts 2,15 si può vedere in 2Tm 1,13-14 ove l’Apostolo ingiunge a Timoteo di conservare e trasmettere il deposito di fede che ha ricevuto: “Prendi come modello le sane parole che hai udito da me, con la fede e la carità che sono in Cristo Gesù. Custodisci il buon deposito con l’aiuto dello Spirito santo che abita in noi”, o ancora: “Le cose che hai udito da me in presenza di molti testimoni, trasmettile a persone fidate, le quali siano in grado di ammaestrare a loro volta anche altri.” (2Tm 2,2) Anzi è il Nuovo Testamento stesso a dire di sé che esso non contiene tutto e che anzi molte cose sarebbero state chiarite alla Chiesa nel corso degli anni meditando ciò che Cristo le aveva insegnato: “Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera” (Gv 16,12-13)
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Avrei preferito fermarmi ...
... ma, provo almeno a ricapitolare.

1. Non sono Ebreo.

2. La RIVELAZIONE SCRITTA è UNA SOLTANTO.

3. La fede in Gesù Cristo e il kerigma apostolico trovarono credibilità unicamente nella realizzazione delle Scritture. La predicazione della "prima ora", quella rivolta ai Giudei, fu basata sulla dimostrazione che in Cristo, e quindi nella nascita della chiesa, si realizzava il progetto di Dio... annunciato per mezzo dei profeti, ergo, le Scritture.

4. La RIVELAZIONE SCRITTA comprende l'Antico e il Nuovo Testamento senza soluzioni di continuità per quanto riguarda il progetto di Dio che, in definitiva, I CRISTIANI attribuiscono a Dio come Autore (ciò non esclude tutto il discorso della partecipazione "umana" e della complessità della formazione del canone.

4. Il "popolo di Dio" non prende il suo avvio a partire dal kerigma apostolico. Tale popolo ha il suo inizio sin da 'prima della fondazione del mondo' e, storicamente parlando, sin dai tempi dei Patriarchi: tutti sono salvati per fede, cioè anche quelli che erano sotto l'Antico Patto, sono salvati dal sacrificio di Cristo e non diversamente.

5. Quando giunse la "pienezza dei tempi" Cristo si manifestò come uomo, si rivolse al "suo popolo", non alla chiesa, la quale era ancora in 'gestazione'.

6. I "Gentili", come Paolo definisce i non Giudei, ricevono il kerigma dopo il palese rifiuto "storico" di Cristo da parte dei Giudei. Tali "Gentili" vengono definiti da Paolo nella sua lettera ai Romani "dei rami innestati di ulivo selvatico", questo perché l' "albero", l' "ulivo", nella metafora di Paolo rimaneva quel popolo che esisteva da alcuni millenni. Singolarmente, non più come etnia, anche i Giudei, soprattutto i Giudei per primi, formarono la chiesa, FONDATA SULLE SCRITTURE.

7. La nascita della chiesa, altro non è che la prosecuzione e il completamente del piano di Dio. Il Kerigma apostolico aveva CRISTO come fondamento e nient'altro. Quando dico che la chiesa è fondata sulle Scritture intendo dire che le Scritture, in quanto rivelazione scritta, erano quelle che davano AUTENTICITA' E CREDIBILITA' AL KERIGMA APOSTOLICO, senza di esse la predicazione sarebbe stata ... non si sa che cosa!

8. Ergo, le Scritture sono la base della chiesa, non il contrario.

Siccome sei a digiuno di Sacre Scritture, medita su questo testo, se ne hai facoltà (CEI):

Atti 8:26 Un angelo del Signore parlò intanto a Filippo: «Alzati, e và verso il mezzogiorno, sulla strada che discende da Gerusalemme a Gaza; essa è deserta».
27 Egli si alzò e si mise in cammino, quand'ecco un Etiope, un eunuco, funzionario di Candàce, regina di Etiopia, sovrintendente a tutti i suoi tesori, venuto per il culto a Gerusalemme,
28 se ne ritornava, seduto sul suo carro da viaggio, leggendo il profeta Isaia.
29 Disse allora lo Spirito a Filippo: «Và avanti, e raggiungi quel carro».
30 Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: «Capisci quello che stai leggendo?».
31 Quegli rispose: «E come lo potrei, se nessuno mi istruisce?». E invitò Filippo a salire e a sedere accanto a lui.
32 Il passo della Scrittura che stava leggendo era questo:
Come una pecora fu condotto al macello
e come un agnello senza voce innanzi a chi lo tosa,
così egli non apre la sua bocca.

33 Nella sua umiliazione il giudizio gli è stato negato,
ma la sua posterità chi potrà mai descriverla?
Poiché è stata recisa dalla terra la sua vita.

34 E rivoltosi a Filippo l'eunuco disse: «Ti prego, di quale persona il profeta dice questo? Di se stesso o di qualcun altro?».
35 Filippo, prendendo a parlare e partendo da quel passo della Scrittura, gli annunziò la buona novella di Gesù.
36 Proseguendo lungo la strada, giunsero a un luogo dove c'era acqua e l'eunuco disse: «Ecco qui c'è acqua; che cosa mi impedisce di essere battezzato?».
37 ...
38 Fece fermare il carro e discesero tutti e due nell'acqua, Filippo e l'eunuco, ed egli lo battezzò.
39 Quando furono usciti dall'acqua, lo Spirito del Signore rapì Filippo e l'eunuco non lo vide più e proseguì pieno di gioia il suo cammino.


La predicazione o il kerigma apostolico si fonda su Cristo e trova la confermazione nelle Scritture! Il resto delle Scritture, o Nuovo Testamento, sono la CONTINUAZIONE della Rivelazione scritta di Dio. Ma è chiaro che quando la chiesa nasce, tale Rivelazione c'era già come (la chiamiano oggi) Antico Testamento. Era tale Rivelazione a convincere gli ascoltatori che il kerigma apostolico veniva da Dio: essi erano semplicemente i testimoni della realizzazione di profezie annunciate da secoli e millenni.
[SM=x570906]

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LA FEDE VIENE DALL’ASCOLTO (Rm 10,17)

“La RIVELAZIONE SCRITTA è UNA SOLTANTO.”

Attualmente sì, si può dire che le due parti , sebbene non separate, siano tuttavia distinte. E il problema è grazie a chi tu abbia la seconda parte.

“La fede in Gesù Cristo e il kerigma apostolico trovarono credibilità unicamente nella realizzazione delle Scritture.”

Non è esatto, non unicamente nelle Scritture bensì nella persona di Cristo, la sua opera, e coloro che la predicarono. Inoltre l’ho già spiegato: non t’ho chiesto da chi sai come riconoscere che Cristo è il messia (cioè l’AT), ma da chi sai cosa Cristo abbia fatto (cioè la Traditio e il NT).
Inoltre, come già detto, non mi puoi dire che dal NT scopriamo che Cristo applicava a sé l’AT se prima non mi dici perché tu leggi la vita di Cristo nei libri del NT e non, che so, nel Vangelo di Tommaso. Non puoi dirmi che sta scritto nella parola di Dio che la predicazione primitiva si basava su qualcosa finché non mi dici perché quella sarebbe la parola di Dio.

“I CRISTIANI attribuiscono a Dio come Autore (ciò non esclude tutto il discorso della partecipazione "umana" e della complessità della formazione del canone.”

La Bibbia èa parola di Dio al 100% e parola dell’uomo al 100%, ma su due piani diversi.
Quanto al canone poi, o tu sostieni che Dio abbia tolto il libero arbitrio agli ecclesiastici che nel corso di tre secoli hanno creato il canone, e che dunque li manovrasse come marionette, oppure il fatto che essi abbiano scelto quali libri rendere canonici in base ad un confronto con quanto esse credevano da cristiani in base a ciò che veniva insegnato dalla Chiesa implica che o questa Chiesa era ortodossa oppure i libri che hanno scelto sono un collage di sciocchezze. Inoltre, per quale motivo accettare una raccolta di libri fatta da uomini nel IV secolo? Perché di fatto un manuale di storia solo questo può registrare, le infinite discussioni all’interno della Chiesa, gli uomini che con le loro dispute hanno creato il canone; spetta al credente e non allo storico decidere o meno se questi uomini fossero o meno ispirati da Dio, ma, qualora accetti questa conclusione, cioè chq eulla Chiesa pianete gerarchica e per nulla protestante era la Chiesa di Dio, può non divenire cattolico\ortodosso?

“Ergo, le Scritture sono la base della chiesa, non il contrario.”

Come già detto, cioè è assurdo, perché le Scritture che hai in mano sono di 4 secoli dopo, a meno che tu non voglia ammettere che per 4 secoli non ci sia stata la Chiesa. C’è qualcosa nella dimensione ecclesiale che eccede il mero Antico Testamento, e questo eccedere si chiama Cristo, il quale spiega come riconoscere Cristo, ma non il messaggio di Cristo (altrimenti l’AT basterebbe al cristiano), per avere quello dei passare per la Traditio e il NT, entrambe creazioni ecclesiali. Inoltre, il tuo sentire, è astorico. I primi cristiani, che tu lo voglia o no, come mostrano le fonti che ho indicato, erano convinti di essere radicasti nella fede di Cristo in quanto i loro vescovi erano successori degli apostoli designati dal maestro, dunque ancora una volta non sta a fondamento un libro ma una persona, non il solo scritto ma la predicazione orale (Paolo dice si attenersi alle tradizioni trasmesse sia dalla parola che dalla lettera, et-et). Ecco un bel saggio del sentire del cristianesimo primitivo in Tertulliano, molto prima che ci fosse il NT:
“Se vuoi esercitare meglio la tua curiosità nel negozio della tua salute, passa in esame le Chiese apostoliche, presso le quali tuttora le cattedre degli apostoli si conservano al posto di presidenza nei luoghi di raduno; là dove si leggono proprio le lettere autentiche loro scritte dagli apostoli nelle quali ancora vibra l'eco delle loro voci e vive l'aspetto di ciascuno.
Sei vicino all'Acaia? Hai Corinto. Se non sei lontano dalla Macedonia, hai Filippi e Tessalonica. Se puoi recarti in Asia, hai Efeso. Se ti trovi nei paraggi dell'Italia, hai quella Roma, donde anche a noi arriva rapidamente l'autorità.
Questa Chiesa di Roma, quanto è beata! Furono gli apostoli stessi a versare a lei, col loro sangue, la dottrina tutta quanta. E' la Chiesa, dove Pietro è parificato, nella passione, al Signore [venne infatti crocifisso come Cristo]; dove Paolo è coronato del martirio di Giovanni [venne decapitato come Giovanni Battista]” (Tertulliano, La prescrizione contro gli eretici, 36)

Contro l’assurdità del Sola Scriptura, già al principio dell’eresia protestante, Veron faceva giustamente osservare ai protestanti che è impossibile prescindere dalla Traditio della Chiesa, perché in nessun punto della Bibbia sta scritto quali siano i libri della Bibbia, e dunque non è in base alla Sola Bibbia che si sa qual è la parola di Dio, ma appunto grazie alla Chiesa, che oltre ad aver selezionato la Bibbia l’ha presentata come tale alla comunità. Mi rifaccio alla presentazione che Feyerabend fa dei dialoghi di Veron:

« Per voi - diceva Veron ai protestanti, che egli combatteva con il suo « canone » (la sua argomentazione) tanto sulle piazze dei mercati quanto nelle riunioni di dotti - la parola di Dio è la base di ogni conoscenza, e in particolare la parola di Dio non contaminata dalla tradizione e dal pensiero dell'uomo. Ma dove trovo questa parola?» Gli si porgeva una Bibbia. « Voi promettete la parola di Dio e mi date un libro » - rispondeva - « Cosa devo pensare? »
Gli spiegavano che lì c'era la parola di Dio. «Allora, voi non cominciate dalla parola di Dio, bensì dalla vostra opinione e poi, sulla base di questa, introducete la parola di Dio. Ma voi dite anche che le opinioni non devono aver più spazio, all'infuori di quelle che derivano dalla parola di Dio. » Gli spiegavano che già i padri e i padri dei padri consideravano quel libro come la parola di Dio. « Padri e padri dei padri? Dunque vi richiamate a una tradizione per trovare la parola di Dio, e dovete seguirla, perché altrimenti non potreste separare la parola di Dio da quella di un malfattore. » « Inoltre - seguitava Veron - supponiamo di avere qui la parola di Dio; grazie a un miracolo abbiamo qui la parola di Dio. Come facciamo a comprenderla? Naturalmente, la vostra Bibbia è scritta in francese, e voi sapete il francese. Ma la comprensione della vostra lingua fa parte della vostra tradizione. Non è comprendere la parola di Dio, perché Dio non ha scritto una grammatica francese e non è neppure comprendere la tradizione da cui sgorga la parola di Dio. Perché questa tradizione era ebraica, aramaica, greca... »
L'argomento è chiaro e si lascia estendere al caso dell'empirismo: senza tradizione, nessun fondamento, dunque l'idea di un fondamento puro è un'assurdità.”
(P. Feyerabend, Il realismo scientifico e l'autorità della scienza, Milano, Il Saggiatore, pag. 389-390)



Il cristiano non basa dunque la sua fede sulle Scritture intese come solo AT, è un’assurdità.

“Il "popolo di Dio" non prende il suo avvio a partire dal kerigma apostolico. Tale popolo ha il suo inizio sin da 'prima della fondazione del mondo' e, storicamente parlando, sin dai tempi dei Patriarchi: tutti sono salvati per fede, cioè anche quelli che erano sotto l'Antico Patto, sono salvati dal sacrificio di Cristo e non diversamente.”

E da dove sai che Cristo salva per sola fede ed in virtù del suo sacrificio? Lo sai dall’At per caso? No, dal Nuovo. Perché qui libri che tu usi per dimostrami qualcosa sono la Parola di Dio? Chi lo garantisce visto che storicamente altro non sono che un melange fino al IV secolo. Perché un gruppo di uomini nel IV secolo, che tu asserisci non essere la Chiesa di Dio, dovrebbe aver selezionato in modo corretto la tua parola. Se rigetti la Chiesa rigetti pure il suo canone, e dunque non puoi giustificarmi perché quel libro per te valga di più che un insieme di libri ritenuto sacro da altre Chiese antiche, ad esempio il vangelo di Filippo che era usato nella Chiese gnostiche. Perché il NT cattolico e non quelli?
Il fatto che il popolo di Dio in senso metafisico e diacronico sia anche chi sia vissuto prima di Cristo è tanto vero quanto irrilevante, infatti io non ti ho chiesto questo ma su cosa si basi la fede dei cristiani, che dovrebbe essere anche la tua, è la risposta è che si basa sulla linea portata avanti dalla chiesa cattolica-ortodossa, circondata da giudeo-cristiani, gnostici, ed eretici vari. E ciò che distinguere tale Chiesa dagli eretici è per l’appunto l’apostolicità.
Inoltre, se il popolo di Dio è la Chiesa, e il popolo di Dio a tuo avviso parte addirittura dai patriarchi, allora è evidente che la Chiesa non può basarsi sulla Scrittura, in quanto questa volta oltre a non esserci il NT non c’era neppure l’AT. E’ evidente che non la Scrittura ha effetto retroattivo e costituisce il popolo di Dio in ogni epoca, bensì è la morte di Cristo e il suo annuncio agli uomini, che conosciamo grazie all’opera della Chiesa, ad essere fonte metafisica di tale popolo. Non scambiare chi testimonia qualcosa con la cosa testimoniata, siete vittime di una strana librolatia.

“Quando giunse la "pienezza dei tempi" Cristo si manifestò come uomo, si rivolse al "suo popolo", non alla chiesa, la quale era ancora in 'gestazione'.”

Ma Chiesa è il popolo dio. E’ un parola greca che vuol dire assemblea. Il che ovviamente non vuol dire che sia una democrazia, il NT e la Traditio infatti descrivono assemblee dove non tutti avevano lo stesso compito o la stessa carica direttiva. Prima mi dici che il popolo di Dio, cioè la Chiesa, esiste da sempre, e poi mi dici che Cristo non ha parlato alla Chiesa? In realtà queste considerazioni, la contraddizione in cui sei caduto, sono irrilevanti, perché il problema più di che cosa sia la Chiesa è da che cosa tu sai che cosa sia la Chiesa, e ovviamente lo sai dal Nuovo Testamento, ergo siamo da capo, devi passare per la Chiesa storica del IV secolo al fine di sapere che cosa sia la Chiesa, sebbene i cattolici sappiano cosa sia la Chiesa anche a prescindere dal NT in quanto hanno la Traditio, e le prime teorizzazioni di cosa sia la Chiesa infatti si hanno già a fine I secolo. Ignazio vescovo di Antiochia, morto martire nel 107 e dunque voce del primissimo cristianesimo, è famoso per la sua frase “dove c’è il vescovo, lì c’è la Chiesa”. Quindi forse sei tu a non aver colto lo spirito del cristianesimo ed ad esserti perso nell’ennesima americanata che ci ha regalato la nostra storia, soltanto una delle tante eresia che nulla possono pretendere, che nulla hanno da offrire, venute fuori da nulla e che niente hanno a che fare con la Chiesa basata sulla successione apostolica tramite l’imposizione delle mani, la Chiesa cioè dalla quale tutti i cristiani hanno la parola di Dio.

“Siccome sei a digiuno di Sacre Scritture, medita su questo testo”

Meditalo tu: “Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: «Capisci quello che stai leggendo?». Quegli rispose: «E come lo potrei, se nessuno mi istruisce?». E invitò Filippo a salire e a sedere accanto a lui.”

Io sostengo da buon cattolico “Scriptura e Traditio”, non “Sola Traditio” né “Sola Scriptura”, siete voi che col “Sola Scriptura” avete dei seri problemi e presupponete un modello del tutto astorico, impossibile nella Chiesa primitiva ed in qualunque società orale come quella ebraica.

“La predicazione o il kerigma apostolico si fonda su Cristo e trova la confermazione nelle Scritture! Il resto delle Scritture, o Nuovo Testamento, sono la CONTINUAZIONE della Rivelazione scritta di Dio. Ma è chiaro che quando la chiesa nasce, tale Rivelazione c'era già come (la chiamiano oggi) Antico Testamento. Era tale Rivelazione a convincere gli ascoltatori che il kerigma apostolico veniva da Dio: essi erano semplicemente i testimoni della realizzazione di profezie annunciate da secoli e millenni.”

Se è vero che l’At è indispensabile per riconoscere Gesù come messia, ciò non fonda la Chiesa perché la fede dei cristiani non è semplicemente sapere che Gesù è il messia ma anche conoscere cosa egli farà per noi, cioè dei dati nuovi, non contenuti nell’AT, motivo per cui la Chiesa non si basa su di esso ma su Cristo predicato dagli apostoli. La fede dei cristiani non è solo riconoscere qualcuno ma anche sapere quel è la sua opera. E su questo punto continui a non rispondermi, perché o mi dici che tutto quello che ti serve sapere per essere cristiano sta nell’AT oppure la tua fede passa anche per qualcos’altro, cioè la predicazione della Chiesa coi suoi contenuti che per forza di cose dicono altro rispetto all’AT.


[Modificato da Polymetis 22/06/2007 14.12]

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Ά όταν έκτιζαν τα τείχη πώς να μην προσέξω.
Αλλά δεν άκουσα ποτέ κρότον κτιστών ή ήχον.
Ανεπαισθήτως μ' έκλεισαν απο τον κόσμο έξω
(Κ. Καβάφης)
22/06/2007 20:33
 
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SOLA SCRIPTURA?

Il punto di vista di un cristiano Ortodosso americano, convertitosi alla Chiesa Cattolica Ortodossa dal protestantesimo evangelico, lo si può leggere....a questo indirizzo (tra l'altro è spiegato in parole semplici ma efficaci):

pages.prodigy.net/frjohnwhiteford/solascriptura_it.htm

Non condivido dello scritto l'associare così strettamente i Testimoni di Geova al protestantesimo, anche se nel contesto in cui ciò è fatto può intendersi sostanzialmente corretto.
La Chiesa Ortodossa in genere però afferma che mentre i fratelli separati della grandissima maggioranza delle denominazioni protestanti possono senz'altro ammettersi cristiani, non così vale per sette come i Testimoni di Geova.

Shalom

[Modificato da PFrancesco 22/06/2007 20.36]

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"Fiume inesauribile della grazia, Spirito Santo, Tu che rimetti i peccati, ricevi la nostra preghiera per il mondo, per i credenti e gli increduli, come per i figli della rivolta: e conducili tutti nel regno eterno della Santa Trinità. Che sia vinto da Te l'ultimo nemico, la morte, e che il mondo, rinascendo attraverso il fuoco purificatore, canti il cantico nuovo dell'immortalità: Alleluya!"
23/06/2007 19:23
 
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Autorità della Bibbia o della chiesa?
(di André Gounelle)
La Riforma protestante è convinta che la norma per conoscere Dio, per giudicare la storia, per disciplinare l’etica, per orientare gli indirizzi professionali, politici e sociali dell’ esistenza, non possa essere cercata in nessun luogo se non nella Bibbia, e ribadisce perciò il principio del “sola scriptura”.


La Riforma pone coscientemente - in aperta rottura con Roma - l’autorità della Scrittura al di sopra e contro l’autorità della chiesa, della gerarchia ecclesiastica e della tradizione. Roma rifiuta questa posizione e la sottopone a critica serrata sostenendo che, accanto alla Bibbia, c’è anche l’autorità della chiesa e della tradizione. E ricordando che è stata la chiesa a dare autorità agli scritti che compongono la Bibbia. Come risponde il protestantesimo a queste obiezioni?

A differenza per esempio del Corano, la Bibbia non è un solo libro, un’opera unica, ma una raccolta composita che riunisce testi redatti in epoche diverse da diversi autori. Questa raccolta è il risultato di un complesso processo di selezione e di scelta tra la letteratura religiosa di Israele e del cristianesimo primitivo.
Da un punto di vista teologico, e non storico o letterario, si possono distinguere - in base all’importanza attribuita loro per la fede - tre categorie di scritti:
a) Innanzitutto i libri protocanonici, la cui autorità è riconosciuta dai credenti e che costituiscono la norma della loro fede. Questi libri fanno parte del cànone (“cànone significa “regola” e designa gli scritti - in questo caso quelli contenuti nella Bibbia - che regolano, delimitano e reggono la fede).
b) Poi ci sono gli scritti deuterocanonici, che sono considerati utili, dei quali si raccomanda la lettura, ma che non possono fondare un articolo di fede, una dottrina obbligatoria. Nel quarto secolo Girolamo precisa che di essi bisogna servirsi per edificare il popolo, ma non per stabilire o confermare dogmi ecclesiastici.
c) Infine ci sono gli scritti condannati e rigettati, giudicati illegittimi, devianti, dichiarati nocivi ed eretici; si chiede ai credenti di ignorarli o di rigettarli.
Tra queste diverse categorie i confini non sono sempre chiari e indiscutibili. È possibile constatare valutazioni divergenti, sia per i libri contenuti nell’Antico Testamento che per quelli contenuti nel Nuovo Testamento.
Nel giudaismo del primo secolo della nostra éra circolavano più cànoni: i due principali erano il “cànone palestinese”, composto unicamente dai libri biblici redatti in ebraico e aramaico, e il “cànone alessandrino”, che aggiunge al cànone palestinese delle opere in lingua greca. Nel sedicesimo secolo i protestanti (sotto l’influsso dell’umanesimo) hanno adottato il cànone palestinese. Essi hanno ritenuto che gli scritti aggiunti nel cànone alessandrino appartenessero ai deuterocanonici e che avessero perciò minore valore. I cattolici hanno rimproverato ai protestanti di amputare la Bibbia, di rigettare i libri che essi non gradivano (per esempio i libri dei Maccabei, che possono giustificare la preghiera per i morti). La “Vulgata”, la traduzione latina della Bibbia approvata e imposta dal Concilio di Trento, adotta il cànone alessandrino e i protestanti l’hanno accusata di aggiungere alla Bibbia dei testi che non le appartengono. Oggi gli uni e gli altri giudicano “deuterocanonici” i libri che sono stati aggiunti dal cànone alessandrino.
Per quanto concerne gli scritti cristiani alcuni sono stati accolti nel cànone biblico mentre altri ne sono stati esclusi, alle volte dopo lunghe discussioni. Lunghe esitazioni si sono avute, per esempio, a proposito dell’Apocalisse o dell’epistola agli Ebrei, scritti che sono stati infine inclusi nel Nuovo Testamento; a lungo si è discusso intorno alla Didaché o all’epistola di Barnaba o quella di Clemente Romano, che ne sono stati invece esclusi.
Questo semplice sguardo storico mostra che la questione dei confini della Bibbia pone dei problemi, perché essi appaiono spesso arbitrari, contestabili o incerti. Quando il protestantesimo nascente ha affermato l’autorità della Scrittura e l’ha contrapposta a quella della chiesa, si è trovato immediatamente di fronte alla seguente obiezione, rivoltagli sempre di nuovo, dai tempi della Riforma: chi, se non la chiesa, ha stabilito e chiuso la lista dei libri canonici? È la chiesa che ha deciso cosa fosse biblico e cosa non lo fosse.
Non si può quindi contrapporre, come invece fa la Riforma, la Bibbia alla chiesa, perché la Bibbia, secondo un’affermazione del teologo cattolico contemporaneo Karl Rahner, è “un prodotto della chiesa”. Si rimprovera in altri termini al protestantesimo di rinchiudersi in una sorta di contraddizione: esso proclama l’autorità sovrana della Scrittura, ma nega e rifiuta ciò che fonda questa autorità. Si comporta come se la Bibbia fosse discesa dal cielo, mentre si sa che essa è il risultato di una storia lunga e complessa.

A questa imbarazzante obiezione, il protestantesimo ha dato quattro risposte.
La prima consiste nel dire che il Nuovo Testamento è composto da libri scritti dagli apostoli o rifacentesi direttamente alla loro autorità (così l’evangelo di Marco si rifà a Pietro, quello di Luca e l’epistola agli Ebrei a Paolo). La chiesa non ha scelto nulla e non ha preso alcuna decisione. Il carattere canonico di uno scritto deriva dall’apostolicità del suo autore. Contro il cattolicesimo, il protestantesimo afferma che la Scrittura e non il clero o la chiesa assicurano la successione apostolica. Agli apostoli, testimoni oculari della vita di Gesù e uditori diretti del suo insegnamento, è stato affidato il compito di raccontare ciò che Gesù ha fatto e detto ed essi hanno altresì posato le fondamenta della dottrina cristiana. Dopo la loro morte essi continuano a svolgere questo compito mediante i libri che trasmettono la loro testimonianza e il loro insegnamento; il Nuovo Testamento trasmette e perpetua la loro eredità.
Questa prima risposta è sembrata, per molto tempo, solida e convincente. Oggi tuttavia pone parecchi problemi a chi la vuole sostenere. Essa si scontra con una difficoltà e solleva un problema.
La difficoltà sorge in quanto gli storici hanno accertato che il Nuovo Testamento contiene dei testi erroneamente attribuiti agli apostoli (per esempio, sembra assai probabile che le epistole a Timoteo e a Tito non siano di Paolo). Nessuno si sogna, per questo motivo, di escludere quegli scritti dal cànone del Nuovo Testamento, ma la questione si riapre: la provenienza apostolica, smentita o comunque messa in dubbio dai fatti, non può più essere usata quale criterio per stabilire l’appartenenza al cànone.
In seguito si pone un problema: cosa fare se si scoprisse un nuovo testo apostolico, per esempio una epistola sconosciuta dell’apostolo Paolo? Potremmo accrescere la difficoltà supponendo che questa lettera contenga qualche piccola eresia, che essa affermi, per esempio, che non si deve celebrare la Cena o che divinizzare Gesù è blasfemo. Capite bene l’imbarazzo che tale scoperta susciterebbe. Certo, si tratta di un problema puramente ipotetico, ma le recenti scoperte di manoscritti, per esempio quella dell’evangelo attribuito a Tommaso, non rendono del tutto inverosimile che esso si possa un giorno concretamente porre.
Questa obiezione e questo problema mostrano l’impossibilità di stabilire un’equivalenza pura e semplice tra “canonicità” (cioè, appartenenza al cànone) e “apostolicità” (cioè, provenienza apostolica). La canonicità degli scritti del Nuovo Testamento non deriva direttamente dal carattere apostolico del loro autore, ma dal giudizio o dalle convenzioni della chiesa. Questa prima risposta si rivela dunque insufficiente.

Il professor Oscar Cullmann ha proposto e difeso una seconda risposta. Egli ritiene che stabilendo il cànone la chiesa abbia compiuto un “atto d’umiltà” e di rinuncia. Essa ha pubblicamente ammesso di non detenere l’autorità dottrinale suprema o ultima; essa ha dichiarato la propria volontà di sottomettersi ai libri che, a suo giudizio, contengono la parola di Dio. In qualche modo essa ha rinunciato a esercitare un magistero ponendo la Bibbia come solo magistero.
Secondo Cullmann i cattolici affermano e sottolineano a ragione che è stata la chiesa a fissare il cànone, ma ritiene che traggano da questa constatazione una conclusione errata.
Lungi dall’affermare, con quel gesto, la propria autorità, la chiesa riconosce di non avere che un ruolo subordinato e secondario in materia di dottrina, di non essere lo strumento e il luogo della rivelazione divina. Essa confessa la propria debolezza, la propria incapacità di difendersi dalle deviazioni, dalle deformazioni e dagli sviluppi leggendari.
“La chiesa - scrive Cullmann - ha riconosciuto di non essere in grado di controllare da sola le correnti diverse che pullulavano... essa ha sottoposto ogni tradizione a una norma superiore... fissata in determinati scritti che, soli, hanno valore canonico”. L’autorità dell’elenco dei libri del Nuovo Testamento si è imposta alla chiesa non appena questo è stato chiuso. “Stabilendo il principio di un cànone - dichiara Cullmann - ...la chiesa del secondo secolo... si è data una norma alla quale ha sottoposto la chiesa di tutti i secoli a venire”.
Secondo Cullmann l’unica decisione infallibile presa dalla chiesa primitiva consiste nell’avere rinunciato a ogni pretesa di infallibilità ponendo la Bibbia al di sopra di sé stessa; essa ha affermato e proclamato di non possedere la verità, ma di trovare la verità nelle Scritture che le sono donate e che rendono testimonianza alla rivelazione.

La tradizione protestante ha dato al nostro problema una terza risposta che è stata ripresa e sviluppata da Karl Barth.
Questa risposta parte da una constatazione storica. Prima del sedicesimo secolo gli organi direttivi della chiesa (papi, vescovi, concilii) non hanno mai votato o regolarmente decretato la delimitazione del cànone. Le confessioni di fede della Riforma e poi il Concilio di Trento hanno ratificato per la prima volta l’elenco ufficiale dei libri biblici aventi autorità. Prima esisteva solamente un elenco ufficioso, nel senso che nessuno ne aveva sanzionato la validità. Per essere precisi bisognerebbe dire che la chiesa non ha preso nessuna decisione, ma ha accettato un’abitudine. Il cànone dunque si sarebbe imposto, poco a poco, alla chiesa. La forza intrinseca della Bibbia, e non una decisione esterna, fonda la sua autorità.
Questa risposta si trova già negli scritti di Calvino: “La Scrittura - scrive - è in grado di farsi riconoscere...così come le cose bianche o colorate mostrano il loro colore e le cose dolci o amare il loro sapore”. Essa si impone con un’evidenza alla quale non ci si può sottrarre.
Seguendo il medesimo ragionamento il ginevrino Gaussen, uno dei padri del fondamentalismo, afferma, nel 1842, che la Bibbia si rende testimonianza da sé stessa, fonda da sé stessa la propria autorità convincendoci e conquistando il nostro assenso. “La Bibbia - scrive Gaussen - non ha bisogno che di sé stessa per essere creduta... da chiunque la studi con sincerità... essa si presenta in modo chiaro e da sé stessa come un libro miracoloso”.
Allo stesso modo Barth dichiara: “La Bibbia è il cànone perché essa si impone come tale”. Questa risposta ha un punto debole e uno forte.
La sua debolezza consiste nel basarsi su una prova che potrebbe semplicemente essere il risultato dell’abitudine. Mi ricordo di un professore il quale diceva: “Prendete due pagine dei vangeli apocrifi o della epistola di Barnaba e vi accorgerete immediatamente della differenza che esiste tra quelli e gli scritti canonici”. In effetti, l’impressione della differenza non deriva forse dal fatto che abbiamo, da un lato, un testo familiare, che sentiamo leggere e commentare sin dalla nostra infanzia, e dall’altro un testo estraneo, che ci disorienta e sorprende?
La forza di questa posizione risiede nel suo prendere atto di un fatto effettivamente sorprendente: l’accordo pressoché unanime dei cristiani sui limiti del cànone. Su quasi nessun altro punto si trova un consenso così ampio; veramente si ha l’impressione che le Scritture si siano imposte. Tuttavia è possibile considerare questo consenso come il risultato di una serie di avvenimenti casuali e rifiutarsi perciò di riconoscergli un particolare valore.

La quarta risposta si iscrive nella linea e nello spirito del luteranesimo. Il cànone (o regola o norma) non si definisce a partire dai suoi limiti, ma dal suo centro: hanno autorità quegli scritti che annunciano o trasmettono il Cristo, o che conducono al Cristo. Lutero lo sottolinea in una sua celebre affermazione: “Ciò che non conduce a Cristo non è apostolico, nemmeno se fosse opera di Giuda, Anna, Pilato o Erode”.
Lutero avrebbe anche affermato (riporto questa citazione senza averla potuta verificare) che ogni persona che fosse oggi ripiena della potenza dello Spirito di Cristo, come lo erano i profeti e gli apostoli, potrebbe scrivere un nuovo decalogo e un nuovo Testamento.
In questa prospettiva i limiti del cànone rivestono poca importanza in quanto disponiamo di un criterio che può essere applicato sia ai libri biblici che agli altri. Lo sottolinea un teologo protestante contemporaneo, lo zurighese Ebeling: “La delimitazione del cànone – scrive - ...non è per niente una decisione infallibile e definitiva”. Egli ritiene che l’ipotesi di una revisione dell’elenco degli scritti biblici non dovrebbe sollevare né una feroce opposizione né un’accoglienza entusiastica; vede in questo un problema secondario, privato di reale importanza.
Un altro contemporaneo, specialista di Nuovo Testamento, il tedesco Ernst Käsemann, ritiene che la chiesa abbia bisogno di un modello, di un paradigma al quale fare riferimento per delimitare il cànone. Oltre al cristianesimo primitivo, anche un qualsiasi altro “pezzo di storia” (per esempio la Riforma) avrebbe potuto essere scelto come paradigma, ma per comodità, e anche perché si tratta del periodo più prossimo alla fondazione della chiesa, la chiesa ha scelto il primo secolo.
Gli scritti biblici hanno la funzione di stabilire la regola su un esempio preso tra altri possibili. Il cànone circoscrive un “luogo esemplare”, ma “la superficie così delimitata non diviene per questo sacrosanta”.
Nel diciassettesimo secolo dei luterani hanno ipotizzato di aggiungere alla Bibbia alcuni scritti di Lutero che avrebbero formato una sorta di terzo testamento, séguito del Nuovo di cui l’Antico è la preparazione.
Questa risposta si scontra con un’obiezione formulata dal neo-calvinista Auguste Lecerf. “C’è - scrive - il Cristo di Santa Teresa, di Sant’Agostino, di Lutero e il Cristo degli anabattisti di Münster; c’è il Cristo di Calvino e il Cristo di Socino”. Come decidere? Se anche il vangelo di Tommaso entrasse a far parte del cànone, ne risulterebbe un’immagine diversa del Cristo e del suo messaggio. Detto altrimenti, non è possibile affermare, senza essere contraddirsi, da un lato che il Cristo permette di discernere gli scritti che sono veramente canonici e, dall’altro, che solamente gli scritti canonici permettono di discernere chi è veramente Cristo.

Due osservazioni a proposito di queste quattro soluzioni:
a) A me pare che esse, tra di loro, non si escludano, ma che possano piuttosto essere combinate (come del resto fanno anche Cullmann e Barth). Gli scritti canonici si caratterizzano per la prossimità storica dei loro autori rispetto al Cristo, per l’atto di rinuncia compiuto dalla chiesa, per la forza con cui si sono imposti e per l’annuncio del messaggio evangelico. Nessuno di questi criteri è sufficiente, se considerato singolarmente, ma la somma dei criteri da un insieme di indicazioni che non manca di una certa solidità, pur non essendo in grado di eliminare ogni incertezza e ogni possibilità d’errore.
b) Il modo in cui poniamo e risolviamo il problema soffre di una concezione troppo giuridica dell’autorità, di un bisogno di certezza e di un criterio assoluto dimenticando come la fede debba sempre contemplare una ricerca ed evitare il rischio di assolutizzare le proprie formule.
Non abbiamo forse bisogno di un cànone indiscutibile perché ne vogliamo dedurre dei dogmi infallibili e fondare una ortodossia dottrinale in quanto rifiutiamo la relatività delle nostre convinzioni e delle nostre formule?
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"MA COME UN'AQUILA PUO' DIVENTARE AQUILONE? CHE SIA LEGATA OPPURE NO, NON SARA' MAI DI CARTONE " -Mogol
"Non spetta alla chiesa decidere se la Scrittura sia veridica, ma spetta alla Scrittura di testimoniare se la chiesa è ancora cristiana" A.M. Bertrand
23/06/2007 23:02
 
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Ennesima confutazione sistematica

“La prima consiste nel dire che il Nuovo Testamento è composto da libri scritti dagli apostoli o rifacentesi direttamente alla loro autorità (così l’evangelo di Marco si rifà a Pietro, quello di Luca e l’epistola agli Ebrei a Paolo). La chiesa non ha scelto nulla e non ha preso alcuna decisione. Il carattere canonico di uno scritto deriva dall’apostolicità del suo autore.”

Grossolano fraintendimento. In primis dire quali sono gli scritti più vicini al I secolo può valere per un discorso storico, cioè serve per sapere quali scritti hanno più probabilità di raccontarci il Gesù storico, ma il problema è che la sacralità di un testo non dipende dal suo essere una cronaca, la valenza teologica di un testo prescinde dalla sua storicità. Si possono conoscere tutti i fatti perché li si ha visti di persona, e al contempo non darne l’interpretazione teologica corretta. Storicità e teologia sono su piani differenti. Inoltre i testi che compongo il NT sono apostolici per riconoscimento ecclesiale o attribuzione pseudo-epigrafa. Ad esempio sette delle 14 lettere paoline non sono di Paolo. Non è che nel I secolo girassero dei testi con scritto “io sono di Luca”, anche perché visti gli scritti pseudo-epigrafi che giravano se anche un testo avesse detto di sé che apparteneva ad un apostolo ciò non era automaticamente una prova che questo fosse vero. La decisione ecclesiale s’è per l’appunto manifestata anche in questo, nel decidere cioè quali tra gli scritti che giravano fossero opera degli apostoli o comunque della loro scuola. Ad esempio la prima volta che ci viene detto che il terzo Vangelo è quello di Luca è a fine II secolo, con Ireneo e il canone muraturiano, prima nulla.
Se come questo sprovveduto sostiene non c’era altro da fare che mettere nel canone gli scritti provenienti dagli apostoli non si capirebbero le infinite dispute sui deutero-canonici del Nuovo Testamento, anche perché, come ripeto, cosa fosse di derivazione è stato stabilito in questo periodo.

“Contro il cattolicesimo, il protestantesimo afferma che la Scrittura e non il clero o la chiesa assicurano la successione apostolica. Agli apostoli, testimoni oculari della vita di Gesù e uditori diretti del suo insegnamento, è stato affidato il compito di raccontare ciò che Gesù ha fatto e detto ed essi hanno altresì posato le fondamenta della dottrina cristiana. Dopo la loro morte essi continuano a svolgere questo compito mediante i libri che trasmettono la loro testimonianza e il loro insegnamento; il Nuovo Testamento trasmette e perpetua la loro eredità.”

Con buona pace di questo autore il cristianesimo primitivo la pensava diversamente. In primis per un motivo storico. Non è possibile che gli apostoli “dopo la loro morte continuano a svolgere questo compito mediante i libri”, per la banale ragione che come abbiamo detto il canone attuale è del IV secolo. Questo autore cioè continua a dimenticarsi che la sua preziosissima Scriptura nel primi 4 secoli non c’era dunque non era possibile alcun “Sola Scriptura” nella mente del cristianesimo primitivo. Che dire dunque? Che siccome nei primi 4 secoli il NT attuale non c’era i cristiani di questo periodo hanno avuto il messaggio divino troncato? Ovviamente no, l’integrità del messaggio era garantito dalla Traditio. Le varie comunità nel cristianesimo primitivo avevano al massimo le lettere che qualche apostolo aveva loro indirizzato (ad esempio i Corinzi la lettera che San Paolo aveva loro scritto), la circolazione a livello ecumenico di alcuni degli scritti che risiedevano nelle varie ecclesiae si ha solo nel II secolo, e l’accettazione di quali fra questi fossero vincolanti a fine IV. Come è ovvio per una società orale non si sarebbero mai sognati di lasciare come istruzione per la dottrina il NT, anche perché come ripeto nessuno di loro si sarebbe mai sognato che 4 secoli dopo qualcuno avrebbe messo insieme i vari scritti risalenti alle scuole apostoliche per formarne un canone che fosse normativo in materia di fede. Possiamo trovare il pensiero dei cristiani del I secolo su come fosse trasmessa la dottrina, e su come gli apostoli avevano in mente che fosse trasmessa, in Clemente, che a fine I secolo scrive: “Anche i nostri apostoli per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo [...] stabilirono i vescovi predetti e poi fissarono le norme di successione, così che alla loro morte altre persone onorate ne raccogliessero il ministero [...] investiti da loro e dopo di loro da altre degne persone, con l'approvazione di tutta la Chiesa”. (XLIV)
Non si capisce cioè come si possa dire la dabbenaggine “la Scrittura e non il clero o la chiesa assicurano la successione apostolica”, visto che questa successione apostolica, e su istruzione stessa degli apostoli, è andata aventi 4 secoli prima che il NT ci fosse, in quanto si basa semplicemente sulla designazione tramite l’imposizione della mani. Cristo disse “andate e fate discepoli”, e disse di farlo con un “andate e predicate”, non “andate e scrivete”. L’educazione dei cristiani e la trasmissione della fede erano affidate alla predicazione e alla trasmissione della Traditio di successore in successore gli apostoli: Ireneo di Smirne, vescovo di Lione, lo illustra magnificamente: "In realtà, la Chiesa, sebbene diffusa in tutto il mondo fino alle estremità della terra, avendo ricevuto dagli Apostoli e dai loro discepoli la fede..., conserva questa predicazione e questa fede con cura e, come se abitasse un'unica casa, vi crede in uno stesso identico modo, come se avesse una sola anima ed un cuore solo, e predica le verità della fede, le insegna e le trasmette con voce unanime, come se avesse una sola bocca", Adversus haereses, 1, 10, 1-2
E ancora:
"Infatti, se le lingue nel mondo sono varie, il contenuto della Tradizione è però unico e identico. E non hanno altra fede o altra Tradizione né le Chiese che sono in Germania, né quelle che sono in Spagna, né quelle che sono presso i Celti (in Gallia), né quelle dell'Oriente, dell'Egitto, della Libia, né quelle che sono al centro del mondo", , Adversus haereses, 1, 10, 2

Si noti in particolare questo passo: " Conserviamo con cura questa fede che abbiamo ricevuto dalla Chiesa, perché, sotto l'azione dello Spirito di Dio, essa, come un deposito di grande valore, chiuso in un vaso prezioso, continuamente ringiovanisce e fa ringiovanire anche il vaso che la contiene", Sant'Ireneo di Lione, Adversus haereses, 3, 24, 1

Dice che riceviamo la fede dalla Chiesa, ed è vero, perché solo lì il cristiano poteva sentire la voce degli apostoli tramandata di vescovo in vescovo, e soprattutto solo da lì ha potuto in seguito avere la Bibbia.

“Questa obiezione e questo problema mostrano l’impossibilità di stabilire un’equivalenza pura e semplice tra “canonicità” (cioè, appartenenza al cànone) e “apostolicità”.”

Infatti.

“Il professor Oscar Cullmann ha proposto e difeso una seconda risposta. Egli ritiene che stabilendo il cànone la chiesa abbia compiuto un “atto d’umiltà” e di rinuncia. Essa ha pubblicamente ammesso di non detenere l’autorità dottrinale suprema o ultima; essa ha dichiarato la propria volontà di sottomettersi ai libri che, a suo giudizio, contengono la parola di Dio. In qualche modo essa ha rinunciato a esercitare un magistero ponendo la Bibbia come solo magistero.”

Questa tesi è l’apice della contraddizione. Sia perché l’ipotesi che la Chiesa nel IV abbia fatto questo ragionamento non è assolutamente attestata negli scritti coevi, sia perché è impossibile dichiararsi fallibili dottrinalmente ma poi pretendere di essere infallibili nello stabilire quali siano tra i molti i libri infallibili. Per stabilire infallibilmente che certi libri sono infallibili, non si può partire da una Chiesa che riconosca se stessa fallibile altrimenti non si vede perché tale scelta non sia fallibile anch’essa.

“La tradizione protestante ha dato al nostro problema una terza risposta che è stata ripresa e sviluppata da Karl Barth.
Questa risposta parte da una constatazione storica. Prima del sedicesimo secolo gli organi direttivi della chiesa (papi, vescovi, concilii) non hanno mai votato o regolarmente decretato la delimitazione del cànone. Le confessioni di fede della Riforma e poi il Concilio di Trento hanno ratificato per la prima volta l’elenco ufficiale dei libri biblici aventi autorità. Prima esisteva solamente un elenco ufficioso, nel senso che nessuno ne aveva sanzionato la validità. Per essere precisi bisognerebbe dire che la chiesa non ha preso nessuna decisione, ma ha accettato un’abitudine.”

Non è vero. La lista canonica del Concilio di Ippona(393) e Cartagine(397): “Oltre alle Scritture canoniche nulla dev’essere letto sotto il nome di divine Scritture. E le scritture canoniche sono: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio; Giosuè, Giudici, Ruth, i quattro dei Re, i due dei Paralipomeni, Giobbe, Salterio di David, cinque libri di Salomone [Proverbi, Ecclesiaste, Cantico dei Cantici, Sapienza, Ecclesiastico], i dodici Profeti [i minori: Osea, Gioele, Amos, Abdia, Giona, Michea, Naum, Abacuc, Sofonia, Aggeo, Zaccaria, Malachia], Isaia, Geremia, Daniele, Ezechiele, Tobia, Giuditta, Ester, i due di Esdra [Neemia ed Esdra], i due dei Maccabei. Del Nuovo Testamento quattro libri di Evangeli, un libro di Atti degli Apostoli, tredici lettere di Paolo apostolo, una del medesimo agli Ebrei, due di Pietro, tre di Giovanni, una di Giacomo, una di Giuda, l’Apocalisse di Giovanni” (H. DENZINGER - A. SCHÖNMETZER, Enchiridion symbolorum, definitionum et declarationum de rebus fidei et morum, Bologna, EDB)

Si veda poi il Decretum pro Iacobitis del Concilio di Firenze (4 febbraio 1441):

“Un solo, identico Dio è autore dell’antico e del nuovo Testamento, cioè della Legge e dei Profeti, e del Vangelo, perché i santi dell’uno e dell’altro Testamento hanno parlato sotto l’ispirazione del medesimo Spirito Santo. Essa accetta e venera i loro libri, che sono indicati da questi titoli: I cinque di Mosè, cioè: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio; Giosuè, Giudici, Ruth, i 4 dei Re, i 2 dei Paralipomeni, Esdra, Neemia, Tobia, Giuditta, Ester, Giobbe, Salmi di David, Proverbi, Ecclesiaste, Cantico dei Cantici, Sapienza, Ecclesiastico, Isaia, Geremia, Baruc, Ezechiele, Daniele, i 12 Profeti minori, e cioè: Osea, Gioele, Amos, Abdia, Giona, Michea, Naum, Abacuc, Sofonia, Aggeo, Zaccaria, Malachia; i 2 dei Maccabei, i 4 Evangeli: di Matteo, di Marco, di Luca e di Giovanni; le 14 lettere di S. Paolo: ai Romani, le 2 ai Corinti, ai Galati, agli Efesini, ai Filippesi, le 2 ai Tessalonicesi, ai Colossesi, le 2 a Timoteo, a Tito, a Filemone, agli Ebrei; le 2 di Pietro, le 3 di Giovanni; 1 di Giacomo; 1 di Giuda; gli Atti degli Apostoli, e l’Apocalisse di Giovanni” (Ivi, par. 1335)

E poi, usare quest’obiezione, significa supporre che se davvero un Concilio avesse fatto un canone prima del XVI secolo allora sì che il canone sarebbe stato corretto, ma siccome non è stato fatto non è così. Questa risposta però dice implicitamente che i Concili sono infallibili, infatti si basa sull’idea che se ci fosse un Concilio prima del XVI secolo che tratta del canone l’avrebbero accettato, ma, siccome secondo loro non è così, allora non lo accettano. Ma se un Concilio, o addirittura si nominano i papi, è infallibile, allora non si vede perché un Concilio di quella medesima Chiesa, basta sulla medesima successione apostolico, solo perché avvenuto un secolo dopo, smetta di essere infallibile.
Inoltre, dire che “i libri si sono imposti da soli”, è una cosa senza senso. Un libro non ha vita propria, non gambe e organi fonatori, si può imporre solo se nelle discussioni c’è qualcuno che lo sostiene. I libri non si presentano da soli dicendo “sono canonico”, è chi li usa che ne difende e ne sancisce la canonicità. Inoltre, se davvero il NT fosse semplicemente figlio della consuetudine, perché mai dovrei considerare parola di Dio un testo eterogeneo e strutturatosi nell’arco di secoli? L’autore stesso scrive: “è possibile considerare questo consenso come il risultato di una serie di avvenimenti casuali e rifiutarsi perciò di riconoscergli un particolare valore.”
E poi, almeno si leggesse quando scrive, usa infatti l’espressione “questo consenso”, ma questa è una parola che implica l’azione dell’uomo, in questo caso l’assenso da un testo. Siamo da capo dunque, è la Chiesa che ha fissato il canone dopo secoli di dispute. Come si fa a dire che “il NT si impone da solo” quando sono invece documentati secoli di dispute? Ad esempio a fine II secolo troviamo il canone muratoriano che assieme a molti libri poi effettivamente diventati canonici accetta anche testi come l’apocalisse di Pietro. Che direbbe Calvino di questo? che quei cristiani non avevano il magico e misterioso radar per l’auto-luminiscenza della Bibbia di cui lui parla?

“La quarta risposta si iscrive nella linea e nello spirito del luteranesimo. Il cànone (o regola o norma) non si definisce a partire dai suoi limiti, ma dal suo centro: hanno autorità quegli scritti che annunciano o trasmettono il Cristo, o che conducono al Cristo.”

In primis, la sua definizione di cosa sia ciò che conduce a Cristo deriva per l’appunto dal canone che s’è trovato in mano. Se avesse avuto in mano un canone creato dalle chiese gnostiche avrebbe pensato che si arriva a Cristo capendo che la materia è illusione.
In secundis come si fa a stabilire, in base al Sola Scriptura, che un testo conduce a Cristo se non in base ad un riferimento esterno. Devo ad esempio stabilire se il tal libro conduce a Gesù, ma in base a che cosa dovrei confrontare il contenuto di quel libro con l’ortodossia cristiana?
Infatti la Chiesa nel corso dei secoli tra i vari criteri di canonicità aveva un confronto con la Traditio orale in se stessa tramandata per vedere se quel libro vi si conformasse o meno. E’ cioè impossibile dire che è Bibbia ciò che conduce a Cristo se non so prima che cos’è ciò che conduce a Cristo. Non posso infatti saperlo dalla Bibbia, perché la sto appunto formando per decidendo cosa è canonico e cosa no, e dunque da cosa lo dovrei sapere? Lutero sapeva ciò che conduce a Cristo perché come tutti è stato cresciuto in una famiglia cristiana, da pastori cristiani, ecc. che gli hanno insegnato che cos’è il cristianesimo. Anzi egli era monaco agostiniano prima di diventare eretico e dunque, da vero ingrato, ignorava chi gli avesse insegnato Cristo. Come dice Paolo la fede viene dall’ascolto, ed è Paolo stesso, lo ricordo, che dice di attenersi sia alle sue istruzioni date a voce sia a quelle date per lettera. Ancora una volta dunque, in quelli che dovrebbero essere gli scritti normativi, la oce del cristianesimo delle origini, troviamo al confutazione di quella che è la pacchiana e astorica mentalità protestante da XVI secolo, del tutto incomprensibile in una società orale. La Chiesa cattolica, d’Oriente ed Occidente, è l’unica che tiene in piedi le due dimensioni del cristianesimo primitivo, l’eresia protestante se n’è persa una per strada invece.
Dire che gli scritti canonici sono quelli che annunciano Cristo è cioè insufficiente, perché quasi ogni scritto apocrifo pretende per se stesso di essere l’autentica fede e ciò che conduce a Cristo, eppure spesso non sono altro che eresie gnostiche. Ma l’unico modo per sapere che sono tali, è avere una fede presentente agli scritti che scegli e che ti permetta di stabilire quali fra essi ti conducano a Cristo e quali no.

“In questa prospettiva i limiti del cànone rivestono poca importanza in quanto disponiamo di un criterio che può essere applicato sia ai libri biblici che agli altri. Lo sottolinea un teologo protestante contemporaneo, lo zurighese Ebeling: “La delimitazione del cànone – scrive - ...non è per niente una decisione infallibile e definitiva”.”

Questa eresia non è altro che l’implicita conseguenza del cercare di tenere in piedi il canone buttando a mare la Chiesa. Questo ramo del protestantesimo, avendo capito che evidentemente non aveva fondamento per il canone da esso professato, ne tratto le oneste conseguenze. Molto più sensato dei tuoi astorici proclami.

“Un altro contemporaneo, specialista di Nuovo Testamento, il tedesco Ernst Käsemann, ritiene che la chiesa abbia bisogno di un modello, di un paradigma al quale fare riferimento per delimitare il cànone. Oltre al cristianesimo primitivo, anche un qualsiasi altro “pezzo di storia” (per esempio la Riforma) avrebbe potuto essere scelto come paradigma, ma per comodità, e anche perché si tratta del periodo più prossimo alla fondazione della chiesa, la chiesa ha scelto il primo secolo.”

Ma non mi dite. Dunque anche costui riconosce l’esigenza di qualcosa di esterno alla Bibbia per definire cosa sia la Bibbia stessa. E prendere a modello il cristianesimo primitivo, come lui suggerisce, che altro è se non quello che i cattolici chiamano Traditio? E soprattutto, se è davvero questo il modello, l’autore si rende conto spero che il modello di Chiesa dei primi secoli cui vorrebbe richiamarsi dice per l’appunto che il Sola Scriptura è impossibile? Se ascoltasse davvero al voce dei cristiani dei I secoli non solo si renderebbe conto che il Sola Scriptura è impraticabile perché questa benedetta Scriptura non c’era, e dunque a seconda dei luoghi e dei tempi attendendosi a questo criterio i cristiani avrebbero avuto una parola di Dio più o meno amputata a seconda della vicinanza al canone attuale, ma anche si renderebbe conto che quei cristiani sono gli stessi che dicevano di basare la differenza tra la loro Chiesa e quella degli eretici sulla successione apostolica tramite l’imposizione della mani, requisito che i protestanti di nessun genere possono vantare e che dunque, sulla base della teologia della Chiesa cui essi vorrebbero ispirarsi, verrebbero catalogati come eretici.
Inoltre, checché se ne dica sul processo della formazione del canone, resta sempre la constatazione che non sta scritto nella Bibbia quali siano i libri della Bibbia, ed è dunque dalla tradizione ecclesiale, di qualunque sorta sia, che viene la presentazione al popolo di Dio di quale sia la sua parola scritta.

“A me pare che esse, tra di loro, non si escludano, ma che possano piuttosto essere combinate (come del resto fanno anche Cullmann e Barth).”

E da quando una serie di soluzioni che fanno acqua qualora siano messe insieme fanno qualcosa di più solido? Ne viene fuori sono un insieme più sgangherato, perché nessuna di essa è vera, e l’autore sembra rendersene conto. Non si veda come un’insieme di falsità e di errori logici possa fare una verità. I criteri presi singolarmente o insieme sono elaborazioni e idee moderne (ad esempio la comicissima idea di un “atto di rinuncia compiuto dalla chiesa”), che come ripeto non troverete negli scritti dei secoli in cui s’è formato il canone, e dunque non riflettono il sentire cristiano delle origini, o i motivi per cui il canone s’è formato, essi sono al contrario una rilettura, non basata suoi documenti coevi, che cerca di salvaguardare una concezione del tutto astorica per il cristianesimo delle origini. L’autore stesso ammette che il mix dei tre criteri non può levare tutte le incertezze, e mi io chiedo come si possa avere una base così pencolante senza darsi una svegliata, senza accorgersi che ci si è strappati dall’alveo della Chiesa che da duemila anni è l’erede del cristianesimo apostolico, nelle modalità in cui la letteratura del I secolo stessa codifica la successione, tramite quell’imposizione della mani già negli Atti degli apostoli vediamo essere il criterio per distinguere chi ha l’incarico di rappresentare la Chiesa e chi no. Dopo questa chiacchierata possiamo rileggere con nuovi occhi il già citato brano di Ireneo: "Conserviamo con cura questa fede che abbiamo ricevuto dalla Chiesa, perché, sotto l'azione dello Spirito di Dio, essa, come un deposito di grande valore, chiuso in un vaso prezioso, continuamente ringiovanisce e fa ringiovanire anche il vaso che la contiene"Adversus haereses, 3, 24, 1
C’è gente che invece di essere parte attiva di quel ringiovanimento della Chiesa, di quel fedele ascolto della Tradizione e della Scrittura, ha preferito porsene fuori e abbandonarsi all’ultima setta americana nata dal nulla, credendo, o meglio illudendosi, di aver capito qualcosa di più di quella Chiesa che ha creato il Nuovo Testamento e che ha il suoi Padri, i suoi pensatori, nei successori degli apostoli. L’ignoranza e la presunzione dei vari predicatori e fondatori di sette americani, tutti ovviamente convinti d’aver capito qualcosa della Bibbia più degli altri collegi protestanti, è solo l’ennesima conferma di quanto stiamo dicendo, ossia che nella sua ignoranza (specie storico-letteraria), ognuno di essi crede di leggere nella Bibbia quello che vuole, quando invece ha solo prodotto l’ennesima “americanata” dovuta alla sua disinformazione e al clima di fondamentalismo da bible belt che ha respirato. La multiformità infinita delle sette protestanti, ognuna convinta che l’altra sia eretica, e però guarda caso tutte convinte di avere ricavato quale sia il volere divino in base al Sola Scriptura, è la dimostrazione più palese che questo metodo non funzione e che se Dio avesse scelto di comunicare così con noi sarebbe stato un povero allocco imprevidente. E’ nell’alveo del fiume della Traditio che troviamo qual è la retta interpretazione della Scrittura, perché la Traditio è il parere della Chiesa cui quella Scrittura deve la vita.

“Il modo in cui poniamo e risolviamo il problema soffre di una concezione troppo giuridica dell’autorità, di un bisogno di certezza e di un criterio assoluto dimenticando come la fede debba sempre contemplare una ricerca ed evitare il rischio di assolutizzare le proprie formule.”

Anche qui: come fa a sapere che la fede richiede chiesto se non in base alla Bibbia che glielo insegna? E’ un circolo logico. Se l’autorità in base alla quale traggo il mio concetto di fede è poi proprio l’oggetto cui devo prestar fede perché altrimenti non avrebbe consistenza in sé, sono caduto in una petitio principii. Come posso infatti sapere che la fede consiste in questo, cioè in ciò che quel libro dice essere le caratteristica della fede, se prima non ho un criterio valido per stabilire che quel libro è valido per insegnare, e dunque anche per insegnarmi che cos’è la fede? Cade nel tuo stesso errore quando mi citavi i passi della Scrittura che parlavano d Scrittura senza dirmi però prima su che base consideravi quei libri come Parola di Dio e non una creazione totalmente umana del IV secolo.


Essendo la Bibbia scritta con parola umane, all’autore è venuto in mente che ciò implichi necessariamente dei limiti, cioè che la verità non può essere espressa pienamente in un mezzo così limitato come il vocabolario umano, e che dunque siano relative anche le formulazioni della Bibbia stessa? E dunque, come stabilire il limite e in che direzione debba andare una corretta ermeneutica se non postulando un’autorità magisteriale esterna alla Bibbia stessa che illumini sull’argomento perché sa attualizzare l’ortodossia secondo le esigenze e i problemi che si pongono? Senza questa autorità magisteriale che dica dove punti e dove termini il processo interpretativo si avrebbe quello che poi è effettivamente stato il risultato di quella sciocchezza chiamata “libero esame” dei testi sacri, e questo risultato è la Babele delle 21.104* settuncole protestanti cui abbiamo già accennato; il che mostra come la pretesa protestante che Dio conceda l’illuminazione a chiunque si accosti sinceramente alle Scritture e chieda a Dio di illuminarlo è un’autentica bufala. Infatti costoro hanno le orecchie troppo foderate di individualismo e di spirito libertario anti-gerarchico per rendersi conto che lo Spirito Santo risponde alle loro preghiere in una maniera che essi non vogliono sentire perché persistono nel loro essere ego-centrati, nel rifiuto della dimensione ecclesiale anche per l’interpretazione del testo sacro. Il rifiuto della Tradizione viene in realtà da una particolare concezione filosofica tipica della modernità, la quale vuole un rapporto diretto ed individuale con Dio e dunque non tollera la mediazione della Chiesa, e soprattutto di un clero depositario di una catechesi, sarebbe in questa mentalità un ritorno al fariseismo. E’ un presupposto filosofico individualistico figlio dell’amore dell’immediatezza e della presunzione della trasparenza delle Scritture ad aver creato il concetto di “libero esame”, la dottrina già citata secondo cui Dio concederà l’illuminazione a chiunque si accosti con cuore sincero alla Scrittura, e per lui nella Bibbia non ci saranno misteri in quanto essa si mostrerà nella sua trasparenza al semplice, rendendo vana la cosiddetta “casta degli esegeti”.
Essendo possibili una molteplicità di letture, giacché l’orizzonte ermeneutico è infinito e varia a seconda della struttura conoscitiva del soggetto e delle sue conoscenze, o Dio è un idiota ad aver deciso di comunicare in questo modo al suo popolo oppure s’è premunito di darci un criterio per sapere quale tra le mille interpretazioni possibile è quella giusta, e l’unica organizzazione che esista da duemila anni e che dunque possa aver fatto questo compito affidatole da Dio è la Chiesa cattolica (ed includo ovviamente sia Oriente che Occidente). I protestanti per presupposti più filosofici che storici, cioè idee indipendentiste derivate dal soggettivismo moderno, hanno voluto scavalcare la mediazione della Chiesa togliendosi dal paradigma del cristianesimo primitivo. Tempo fa un amico di questo forum mi fece questo bel paragone che credo sia illuminante perché mostra come Gesù stesso, il Gesù ebreo della storia, non era affatto legato ad un Sola Scriptura (da intendersi “Solo l’AT”), bensì seguiva anche le tradizioni orali del suo popolo, a conferma della mentalità culturale estranea alla librolatria in cui è nato il cristianesimo:
”I sostenitori del concetto di "Sola Scrittura" si possono in qualche modo paragonare ai Samaritani e ai Sadducei di cui si parla nella Bibbia. Costoro accettavano come "parola di Dio" solo i cinque libri della Torah (Pentateuco), e i samaritani in una versione tutta loro, ritenendo tutto ciò che andava oltre questi libri non autorevole o valido, e quindi da respingere. Queste persone erano in errore, come disse lo stesso Gesù (Giov. 4).
Fra l'altro si menzionano nella Bibbia delle feste o celebrazioni che non erano state istituite al Sinai, e che non erano quindi esplicitamente comandate nella Legge.
Mi riferisco, per esempio, alla festa dei Purim o alla festa dell'Hanukkà ("Dedicazione").
Se il comando di non aggiungere o togliere nulla alla Legge (Dt 4,2) era da intendere in senso assoluto, cioè che non era consentito (da Dio) istituire feste o celebrazioni che non erano state comandate al Sinai, come mai queste usanze vennero introdotte ed osservate dai fedeli? (cfr. Giov. 10:23).
Credo che questi esempi possano far comprendere come anche prima del cristianesimo il concetto di "Sola Scrittura" non fosse generalmente riconosciuto dal "popolo di Dio". Tale concetto viene oggi sostenuto principalmente da chiese, gruppi o sette che, al pari degli antichi Samaritani, non sono in grado di ricollegarsi alle origini storiche (apostoliche) della chiesa cristiana, e quindi alla sua Tradizione”. (fine del commento)
Si capisce dunque come i concetti di Sola Scriptura e si libero esame vengano in realtà dalla mentalità di un periodo storico insofferente all’autorità, e che è più che mai vitale, per ritrovare la vitalità della Chiesa antica, uscire da questo schema individualistico protestante. L’obiezione più radicale come ho già detto è quella della cosiddetta illuminazione privata, e della sfilza di versetti citabili in cui si dice che Dio assiste chi lo cerca, da cui se ne inferirebbe l’inutilità della Chiesa come portatrice di Cristo. Se il credente supplica: “Signore fammi capire!”, non gli concederà forse Dio la grazia?
Non ne ho alcun dubbio che sia così, quello su cui siamo in disaccordo è sul come. Io credo che ciò che lo Spirito porta appunto ad accettare è che la Chiesa di Cristo dove è possibile trovare la dottrina degli apostoli è la Chiesa cattolica. Chi legge i versetti che parlano di illuminazioni private lo fa trascurandone degli altri degli altri: Cristo ha detto agli apostoli “chi ascolta voi, ascolta me”(Lc 10,16), segno che evidentemente le illuminazioni private non bastavano. Si può certo da parte protestante enumerare all’infinito versetti dove si cita l’azione dello Spirito Santo nei cuori, e io ti continuerò a dire “sì, ma non solo”, citando per contro i passi in cui si fa chiara menzione del magistero apostolico da seguire (si pensi ai cristiani giudaizzanti che fecero di testa loro ad Antiochia, e la loro secca inquadratura da parte del Concilio di Gerusalemme “Abbiamo saputo che alcuni ai quali non avevamo dato alcun incarico, sono venuti a turbarvi con i loro discorsi, sconvolgendo i vostri animi”(At 15,22). Il cristianesimo non è cioè la religione dei singoli, delle mine vaganti sole dinnanzi a Dio, è una religione con sin dalle origini una dimensione comunitaria e gerarchica.) A chi dunque dice che lo Spirito Santo illumina i cuori io rispondo che prima bisogna predisporsi per sentirlo togliendosi le incrostature individualiste e soggettiviste. Mai pensato infatti che il messaggio dello Spirito sia proprio questo: “la Chiesa è dove ci sono gli apostoli e i loro successori”? Questa era la comprensione che la Chiesa aveva di se stessa nel I secolo. Ignazio vescovo di Antiochia, morto martire nel 107 d.C., e dunque testimone capitale per comprendere il cristianesimo delle origini, scrive qual era la funzione del vescovo nel I secolo:
“Come Gesù Cristo segue il Padre, seguite tutti il vescovo e i presbiteri come gli apostoli; venerate i diaconi come la legge di Dio. Nessuno senza il vescovo faccia qualche cosa che concerne la Chiesa. Sia ritenuta valida l'eucaristia che si fa dal vescovo o da chi è da lui delegato. Dove compare il vescovo, là sia la comunità, come là dove c'è Gesù Cristo ivi è la Chiesa cattolica. Senza il vescovo non è lecito né battezzare né fare l'agape; quello che egli approva è gradito a Dio, perché tutto ciò che si fa sia legittimo e sicuro.” (Lettera agli Smirnesi VIII, 1)

“Nel giudaismo del primo secolo della nostra éra circolavano più cànoni: i due principali erano il “cànone palestinese”, composto unicamente dai libri biblici redatti in ebraico e aramaico, e il “cànone alessandrino”, che aggiunge al cànone palestinese delle opere in lingua greca.”

Questa tesi è imprecisa, o per meglio dire è frutto di una semplificazione scolastica. In realtà sempre più le scienze bibliche si rendono conto che il “canone” è un problema ed un concetto più cristiano, criticando che pretende di vedere “canoni palesatini” o “alessandrini”, anche perché tra i giudei che risiedevano in Terra Santa farisei, esseni e sadducei non avevano gli stessi libri considerati sacri.

“Nel sedicesimo secolo i protestanti (sotto l’influsso dell’umanesimo) hanno adottato il cànone palestinese. Essi hanno ritenuto che gli scritti aggiunti nel cànone alessandrino appartenessero ai deuterocanonici e che avessero perciò minore valore”

Il che porta alla domanda: perché ad un cristiano deve importare una decisione farisaica di fine I secolo?

“Questo semplice sguardo storico mostra che la questione dei confini della Bibbia pone dei problemi, perché essi appaiono spesso arbitrari, contestabili o incerti.”

Un motivo in più per sapere che non è un testo caduto rilegato dal cielo bensì qualcosa che deriva la sua forma definitiva dalle dispute ecclesiastiche.

Ad maiora

*Il dato delle 21.104 sette americane indipendenti è del 1991, e si riferisce alle sole diverse denominazioni protestanti che lo storico Martin Marty è riuscito a catalogare. Considerato che alcune possono essergli sfuggite, e che sono passati quasi 20 anni quindi saranno anche aumentate, io fossi in un protestante mi farei un serio esame di coscienza sulla probabilità che guarda caso sia proprio la mia interpretazione o quella del mio gruppo la sola giusta e guarda caso la sola che si basi esclusivamente sulla Bibbia, senza interferenza alcuna; che io sia cioè l'unico a leggere nella Bibbia ciò che in modo così trasparente mi comunica! Farei cioè un esame di coscienza su quali sono i meccanismi di auto-persuasione, e se posso davvero sperare di competere con la tradizione bimillenaria della Chiesa, l'unica che derivi dal periodo apostolico, che esista da allora, e che abbia creato il NT.
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Ά όταν έκτιζαν τα τείχη πώς να μην προσέξω.
Αλλά δεν άκουσα ποτέ κρότον κτιστών ή ήχον.
Ανεπαισθήτως μ' έκλεισαν απο τον κόσμο έξω
(Κ. Καβάφης)
25/06/2007 11:01
 
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Invito a bere entrambi un sorso d'acqua fresca che suona così...
Qualche esegeta ha rilevato che o ochlos (= la folla) iN greco è maschile. Così potrebbe darsi benissimo che i parenti che uscirono a trattenerLO dicendo che era fuori di sé
non si riferissero affatto a Gesù ma alla folla (diciamo... "il follo") ed essi uscirono dalla casa dove si trovava gesù per fare cordone di transenna che LA trattenesse.
Era IL FOLLO che era FUORI DI SE' [SM=x570868] [SM=x570892]

[Modificato da berescitte 25/06/2007 11.02]

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