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... tutti seduti: niente bandiere, niente striscioni e tamburi

Ultimo Aggiornamento: 14/04/2007 00:42
09/03/2007 22:09
 
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ULTRAS LIBERI
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"ANSA: ROMA - Dal 30 marzo sarà vietato l' ingresso negli stadi di tamburi, megafoni, sirene, striscioni e bandiere non preventivamente autorizzati. Lo ha deciso l' Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive di oggi, presieduto dal vice direttore generale della Pubblica sicurezza, prefetto Antonio Manganelli". E' quindi chiaro che l'obiettivo del Manganelli è quello dello smembramento del tifo e non quello della violenza negli stadi.
______________Veniamo dunque al grave episodio che ha scatenato tutto questo, il caso Raciti....
Ricordate che la Polizia - dopo qualche decina di ipotesi alternative - riferì di un video, ripreso a lettere cubitali e senza il beneficio del dubbio da tutti i giornali di regime, in cui il ragazzo avrebbe ammesso l'omicidio con un cenno della testa? Bene, l'avvocato del minorenne lo ha mostrato, insieme ad altre immagini, in una conferenza stampa, ed è stato trasmesso dal TG5.
La Polizia parla di un cenno della testa del giovane alla domanda di un altro ragazzo. Peccato che il cenno sia antecedente alla domanda e che l'audio riporti invece la risposta del giovane: "No".
Finalmente si inizia a capire....
Da L'Espresso: Giallo Raciti in curva Nord
di Giuseppe Lo Bianco
e Piero Messina
Il colpo mortale. L'autopsia. Le riprese delle telecamere. I testimoni. Crescono gli interrogativi sulle indagini FOTO: IL FILMATO SOTTO ACCUSALe violenze di Catania
riprese dalle telecamereDue telecamere fisse puntate fuori e dentro lo stadio riprendono l'unica carica cui partecipa l'ispettore capo del reparto mobile Filippo Raciti contro la teppaglia catanese scesa giù dalla curva Nord per aggredire gli odiati "cugini" palermitani appena giunti al Massimino con un'ora di ritardo. Sono le 19,04 del 2 febbraio scorso e le immagini restituiscono i gesti di un ragazzone grande e grosso che con altri cinque o sei ultras afferra e poi scaglia verso gli agenti un pezzo di lamiera. Lo stesso pezzo, secondo le ricostruzioni degli investigatori, verrebbe usato contro il plotone di divise blu a mo' di ariete. Ma questo le immagini non lo mostrano. È in quegli attimi, compresi tra le 19,04 e le 19,09 che, secondo la Procura dei minori e la Squadra mobile di Catania, Raciti riceve il colpo mortale che gli recide una vena del fegato. Ed è qui, sul filo dei minuti e dei fotogrammi, che rischia di sommarsi il dramma di un ultrà minorenne, Antonio, 17 anni, travolto da un'accusa ancora tutta da dimostrare. Un "carusu do Furtino", quartiere ad alta densità popolare di Catania, attirato dal fumo dei lacrimogeni e dai rumori della rissa, pronto a rigirare la felpa per calarsi il cappuccio sul volto, un "carusu" che la sera del 6 febbraio, ripreso dalle telecamere nascoste nella camera di sicurezza della questura di Catania, alla domanda di un ultrà rinchiuso con lui: "L'hai ammazzato tu?", avrebbe fatto cenno di sì, spavaldo, con la testa. Basta questa ammissione, poi smentita durante l'interrogatorio, e contestata dalla difesa del minorenne secondo cui il video girato in questura dimostra esattamente il contrario, a chiudere la partita dell'accusa e a rendere giustizia alla morte di Raciti? "L'espresso" è in grado di ricostruire, momento per momento, che cosa è accaduto quella sera a Catania.
Ore 16,30: un'ora prima del calcio d'inizio migliaia di persone affollano la zona cosiddetta del prefiltraggio, tra l'esterno delle curve e l'area interna dello stadio. "C'era una fila enorme all'ingresso della curva Nord", racconta Sergio, uno dei tifosi presenti, "è stato in quel momento che hanno deciso di aprire i cancelli. E tutti, 5 mila, 6 mila persone, sono entrati senza alcun controllo. A me non è stato vidimato l'abbonamento. Neanche ai tornelli c'era alcun controllo, né da parte della polizia, né da parte degli steward dello stadio". Tra i tifosi entra anche Antonio, piccoli precedenti per rissa, figlio di un operaio della St Microelectronics, azienda gioiello della Silicon Valley catanese, e di una fioraia, studente del quarto anno dell'istituto Val di Savoia.

Ore 19,04: il secondo tempo è cominciato da qualche minuto e allo stadio arrivano i pullman dei tifosi palermitani, scortati dalla polizia. Dai gradoni della curva Nord inizia un fitto lancio di oggetti verso gli avversari, protetti da un cordone di polizia e carabinieri in assetto antisommossa. Partono i primi lacrimogeni. Dagli spalti i più esagitati si precipitano verso le uscite per cercare lo scontro fisico. Tra loro c'è pure Antonio.

Ore 19,04-19,09: due telecamere fisse riprendono l'unica carica cui partecipa l'ispettore Raciti, riconosciuto con certezza dal casco opaco, ricordo del G8 di Genova, dai gradi sulle spalline e dall'assenza dei parastinchi. La prova più forte dell'accusa è un "combinato disposto di due filmati realizzati da due posizioni diverse". Le riprese non sono complete perché entrambi gli obiettivi non colgono l'eventuale contatto. La prima telecamera puntata verso l'interno della Nord riprende i tifosi che raccolgono un pezzo di lamiera, probabilmente un coprilavabo in alluminio con delle spalliere, che pesa circa cinque chili. Si intravedono altre cinque o sei persone, non riconosciute, che insieme ad Antonio raccolgono quella sbarra e la lanciano "a parabola". L'altra telecamera è puntata verso l'esterno e ritrae i poliziotti che si dirigono verso l'ingresso della curva Nord. Viene ripreso anche il momento in cui la lamiera cade per terra sollevando polvere.
Interrogato l'8 febbraio, il minorenne indagato si riconosce nei fotogrammi, ammette di avere scagliato insieme agli altri il pezzo di lamiera e anche di averlo "spinto una volta" contro gli agenti, ma sostiene di non avere colpito nessuno. Per gli investigatori l'assenza di immagini determinanti "è un dettaglio marginale", perché, sostengono, "è rigorosamente logico che ci sia l'impatto" tra il giovane e l'ispettore. Una tesi contestata dalla difesa: "Dalle immagini", dice l'avvocato Giuseppe Lipera, "si ha la perfetta percezione che l'oggetto lanciato abbia compiuto interamente la sua traiettoria per inerzia, senza urtare alcunché. Nei filmati non c'è alcun fotogramma che ritragga i giovani che brandiscono a mo' d'ariete quel pezzo di lamiera. Anche i carabinieri del reparto mobile di Palermo, interrogati l'11 febbraio, non aggiungono nulla. Quel possibile colpo non l'ha visto nessuno, neanche i carabinieri che erano alle spalle dell'unità guidata dall'ispettore Raciti, all'ingresso della curva Nord". Intanto la scientifica sta esaminando lo strappo subito dal giubbotto di Raciti "sul lato destro" per accertare la compatibilità, anche dalle tracce di polvere, con il lavabo di alluminio. Ma il punto è un altro. Se Raciti subisce un colpo mortale, nessuno se ne accorge. Neanche lui.

Ore 20,30: la partita è finita, ma gli ultras proseguono la guerriglia fuori dello stadio. A un'ora e 20 da quell'unica carica Raciti continua a difendere l'ordine pubblico. "Ci lanciavano estintori", ricorda Carmelo P., collega di Raciti, "pietre, pezzi di ceramica e lavabi contro i nostri mezzi. Abbiamo preso un Discovery per cercare di allontanarli, ma ci hanno assalito, sfondando la carrozzeria della vettura, i vetri. È persino scoppiata una ruota". Sessantadue tra poliziotti e carabinieri refertati all'ospedale Garibaldi, contro 25 tifosi testimoniano una violenza a senso unico. Persino il capo del reparto mobile, Pietro Gambuzza, alle cinque del mattino si accorge di avere il piede destro fratturato. "Eravamo riusciti a fermare uno degli aggressori, io non volevo andare via", ricostruisce l'agente, "ma Raciti mi ha detto di portare il fermato nel camper dove li raccoglievamo e sono andato. Da lontano ho poi visto del fumo sotto la vettura e quando sono tornato sul posto Filippo era già in barella svenuto". Raciti è nel Discovery, qualcuno getta una bomba carta dentro l'auto. Alle 20,34 l'ispettore si accascia: "Mi sento male, aiuto...". Lo soccorre un medico della polizia che per primo si accorge del Discovery che procede lentamente a marcia indietro con lo sportello anteriore destro aperto, scortato da agenti di polizia. L'ispettore arriva al pronto soccorso dell'ospedale Garibaldi in condizioni disperate. Il referto d'ingresso parla di arresto cardiocircolatorio per barotrauma, evento conseguente all'onda d'urto causata da esplosione. Il corpo di Raciti, infatti, non presenta alcun segno visibile di contusione o di contatto con un corpo contundente. "Ci siamo accorti subito che era gravissimo", dice Sergio Pintaudi, direttore del Dipartimento di emergenza: "Dalla lettiga dell'ambulanza al lettino del pronto soccorso il volto è diventato cianotico e le labbra nere. Il cuore ha smesso di battere. Raciti viene sottoposto a massaggio cardiaco, adrenalina e defibrillazione, poi viene trasferito in rianimazione". Ma il cuore è fermo e non ripartirà più; dall'organo arrivano solo segnali elettrici di risposta alle cardiostimolazioni, il cervello si fermerà intorno alle 22,10. Dice il medico: "Gli esami hanno evidenziato la lesione di una vena del fegato, ma sul corpo non c'era alcun segno visibile di impatto. Questo può non voler dire nulla: un colpo di questo tipo può essere aggravato da tanti fattori come la posizione del corpo o eventuali movimenti. Considerando la carica di adrenalina del momento e la giovane età, il colpo che ha causato la lesione va collocato in un arco temporale di tre quarti d'ora al massimo prima del decesso (se quindi è deceduto alle 22.10, il colpo mortale è stato ricevuto al massimo alle 21.25: poiché le immagini riferite al ragazzo sono collocate tra le 19.04 e le 19.09 non può essere lui l'assassino, n.d.L.). In altra situazione la morte sarebbe arrivata più rapidamente". I dati definitivi dell'autopsia, eseguita dal medico Giuseppe Ragazzi, non sono ancora disponibili. Il difensore del minorenne indagato, Giuseppe Lipera, ha nominato un perito per le controanalisi: "Non abbiamo avuto nulla", spiega il legale, "neanche i primi dati dell'esame autoptico. La Procura dei minori ha comunicato di non poterli fornire perché la perizia è stata disposta da altra autorità giudiziaria, la Procura distrettuale della Repubblica". Resta una domanda: Raciti muore per il colpo subito tra le 19,04 e le 19,09 non ripreso dalle telecamere? Oppure ne ha subito un altro, mortale, durante la guerriglia successiva?
ANSA:
"ROMA - Un 'buco' nel video ripreso dalle telecamere dello stadio Massimino, sette secondi in cui si vede un muro grigio cemento in primo piano e nient'altro: si gioca tutta su questi pochi frame la partita, e lo scontro giudiziario, tra la procura dei minori di Catania e i legali del diciassettenne in carcere con l'accusa di aver provocato il ferimento che e' costato la vita all'ispettore di polizia Filippo Raciti, nei folli scontri scoppiati durante il derby Catania-Palermo lo scorso 2 febbraio.

Un buco che fa sostenere alle due parti tesi diametralmente opposte: lo scontro ''e' inevitabile e c'e' stato'' dice l'accusa; ''non e' avvenuto, perche' l'oggetto e' stato lanciato'' ribatte la difesa dopo aver studiato le carte e presentato al Gip la richiesta di scarcerazione del giovane ''per sopravvenuta mancanza di indizi di colpevolezza''. Il pool di legali dello studio Lipera punta tutto su due elementi, incongruenze ''temporali e logiche''. Premettendo un concetto: ''ad una tragedia immane che e' la morte di un agente - dice l'avvocato Giuseppe Lipera - non si deve aggiungere un'altra tragedia, accusando di un delitto enorme un ragazzo che e' innocente''.

Le ''falle - spiega poi il legale - sono nella tempistica sia dello scontro sia dei tempi tra il ferimento e il decesso''. Raciti, secondo questa tesi, arriva allo stadio ''alle 19:08'' mentre lo scontro incriminato sarebbe avvenuto ''un minuto e 45 secondi dopo''. ''Troppo poco'', dunque, ''tanto che i tempi appaiono palesemente inverosimili: e' impossibile che in poco meno di due minuti l'ispettore sia sceso dal mezzo con cui e' arrivato, accompagnando i tifosi del Palermo, percorso via Cifali, entrato nello stadio per poi ricongiungersi nella piazzetta Boggio Lera e organizzare la carica''.

Contestata anche la tesi secondo cui il pezzo metallico che si vede nel video sarebbe stato utilizzato a mo' di ariete dal giovane minorenne. ''E' stato lanciato e quindi non e' compatibile con la ferita'', ribadisce Lipera. Ci sono poi le incongruenze logiche, che hanno a vedere con la ferita riportata dall'ispettore.

''Le lesioni del fegato - scrive il pool di legali - fanno pensare che tra l'evento lesivo e lo shock emorragico siano trascorsi pochi minuti, al massimo 15-20''. Poiche' Raciti e' morto alle 22.15 ed e' arrivato all'ospedale alle 20.40, ''ci sono forti dubbi che l'ispettore sia morto per il colpo subito alle 19:08 per mano dell'indagato, che in ogni caso non l'ha colpito''. I punti contenuti nella richiesta di scarcerazione saranno esaminati dalla procura dei minorenni che presentera' al Gip Alessandra Chierego le sue valutazioni. Lo stesso giudice che nel provvedimento d'arresto ha gia' scritto come proprio quel 'buco' di sette secondi non inficia la tesi dell'accusa ''perche' appare pienamente compatibile con la ricostruzione degli eventi'' che emerge ''da atti e testimonianze''.

Ed inoltre la mancanza di pochi secondi ''non scardina l'impianto accusatorio'' perche' la ricostruzione fatta nel filmato ''rimane l'unica plausibile''. Muro contro muro, dunque. E uno scontro che si allarga anche ad un altro punto dell'istanza di scarcerazione, laddove il pool di legali avanza ''ulteriori ipotesi alternative del decesso dell'ispettore Raciti'' che, secondo il ricorso, potrebbe invece essere stato colpito dallo sportello dell'auto su cui viaggiava. Agli atti dell'inchiesta c'e' infatti un'intercettazione audio-video di un dialogo nel carcere di Catania tra uno dei maggiorenni coinvolto negli scontri (accusato solo di resistenza) e i genitori.

''Che gli hanno dato un colpo di sportello alla guardia?, come gli e' arrivato?'' chiede il giovane. Risponde il padre: ''Penso di si...almeno. C'era lo sportello aperto, ha fatto manovra e gli e' arrivato addosso lo sportello...era aperto''. Secca la risposta che arriva da palazzo di giustizia: l'ipotesi e' stata ''vagliata, verificata ed esclusa'' dalla procura, con il testimone dell'incidente che ha negato tutto smentendo la ricostruzione.
_____________________________ ULTRAS LIBERI!!
09/03/2007 22:13
 
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VIA LA POLIZIA DAGLI STADI
11/03/2007 21:54
 
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ULTRAS LIBERI SUBITO
"Senza striscioni sarà dura..."
11/03/2007 - di LA REPUBBLICA di Claudia Riconda; Fonte: www.repubblica.it
«Giulietta è ‘na zoccola», lo striscione di culto che dà il titolo a due libri altrettanto di culto del toscano Cristiano Militello, non entrerà più negli stadi: dal 31 marzo anche gli striscioni ironici e satirici, oltre a quelli offensivi e razzisti, saranno banditi dagli spalti. Così prevede il giro di vite sulla sicurezza negli stadi.
E per lei, Militello, addio materia prima per il suo «Striscia lo striscione» su Italia Uno.
«Eh, sarà dura. Ci dovremo buttare su altre curiosità legate al mondo del tifo. Come del resto stiamo già facendo da un mese a questa parte, dopo i fatti di Catania. A Scorrano, un paese della provincia di Lecce, dove si giocava a porte chiuse, abbiamo ripreso i tifosi che salivano su un´autogru per vedersi la partita».
Senza l´ironia degli striscioni, che stadio resta?
«Un teatro con la claque. Era l´ultimo aspetto romantico di questo circo Barnum, capace di smorzare, alleggerire i toni. Evidentemente ci vogliono tutti a casa col telecomando».
Cambierà il titolo alla sua striscia?
«Mah, intanto vediamo se veramente questo provvedimento, voluto dall´osservatorio nazionale manifestazioni sportive, sarà fatto rispettare o se resterà una cosa all´italiana. Certo, dovesse piovere di quel che tuona, sì forse il titolo andrà cambiato».
Il suo terzo libro «Giulietta è ‘na zoccola. Calci di rigore», altra raccolta di mitici striscioni che uscirà a giugno, rischia di diventare un amarcord.
«Sì, un com´eravamo. Che tristezza. Meno male che dal 2004 a oggi ho raccolto materiale in abbondanza. Da Lapo a Moggi, ce n´è per tutti».

Claudia Riconda

FONTE LA REPUBBLICA
12/03/2007 00:54
 
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[SM=g27812] ----- NO TAMBURO,NO PARTY-------- [SM=g27812]
12/03/2007 00:59
 
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Re:

Scritto da: CulturaAlcolica 12/03/2007 0.54
[SM=g27812] ----- NO TAMBURO,NO PARTY-------- [SM=g27812]



Mitico tamburino, mi pare che la proposta dica "divieto salvo preventiva autorizzazione".
Se in questo Paese di merda esiste ancora un può di buon senso dovrebbe bastare una richiesta alla Questura indicando le generalità di chi ha in dotazione i tamburi.
__________________________________________________________________
CHI CE CAPISCE E'... BRAU!!!!!!!!!!!!
12/03/2007 01:10
 
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PER FALLU ENTRA' FACCIO ANCHE QUESSO!!!!! [SM=g27811] ANCHE SE.......... [SM=g27826]
12/03/2007 01:44
 
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Re:

Scritto da: CulturaAlcolica 12/03/2007 1.10
PER FALLU ENTRA' FACCIO ANCHE QUESSO!!!!! [SM=g27811] ANCHE SE.......... [SM=g27826]



Fa la prova la prox partita e vedi se te lo fanno entrare. Non ho letto ancora la disposizione.
__________________________________________________________________
CHI CE CAPISCE E'... BRAU!!!!!!!!!!!!
12/03/2007 11:39
 
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NO AL CALCIO MODERNO
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Lunedì Melandri incontra gruppi di tifosi
Lunedì 12 marzo, alle ore 16:00, si terrà presso il Ministero per Politiche Giovanili e le Attività Sportive un incontro con alcuni gruppi di tifosi organizzati provenienti da tutta Italia, la cui finalità è quella d’intraprendere una discussione sulle modalità per contribuire - mediante la realizzazione di specifici progetti - alla costruzione di una diversa cultura dello sport fondata sul rispetto dei valori di lealtà e correttezza.

In tal senso, la scelta di realizzare l’incontro con le tifoserie non violente va proprio nella direzione delineata nel decreto legge da poco approvato in Senato, e passato all’esame della Camera. La norma prevede, infatti, la possibilità che le società sportive possano stipulare accordi ed intese solo con le associazioni legalmente riconosciute, la cui finalità sia quella di promuovere e divulgare i valori ed i princìpi della cultura sportiva, della correttezza e della non violenza.

Oltre ad i rappresentati dei tifosi, parteciperanno all’incontro la Ministro Giovanna Melandri, il Sottosegretario Giovanni Lolli ed il Commissario straordinario della FIGC Luca Pancalli.
19/03/2007 11:55
 
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Scontri
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Scontri tra tifosi della Cavese e forze dell'ordine

19/03/2007 - Fonte: http://www.sambenedettoggi.it
E' successo a margine della partita tra i biancoblu e la Samb. Il bilancio è di tre feriti: due tifosi e un agente.

CAVA DEI TIRRENI - Cavese-Samb. Momenti di tensione fuori e dentro il rettangolo di gioco. Del finale incandescente, con Ugolotti e il clan rossoblu che hanno sparato a zero sull'operato dell'arbitro e sul comportamento tenuto da qualche inserviente campano, abbiamo già detto.

Nervosismo però ce n'è stato anche al di fuori dello stadio Simonetta Lamberti, in virtù di una accesa rivalità, consolidatasi negli anni, nonostante questa partita non si giocasse da oltre un ventennio, tra le due tifoserie.

Un gruppetto di sostenitori metelliani ha infatti tentato di venire in contatto con gli ospiti, giunti a Cava in circa 200 unità.

Tentativo sventato dalle forze dell'ordine, il cui intervento ha portato al ferimento di un agente e di due tifosi, questi ultimi investiti da un automezzo della polizia stessa. [SM=g27825] [SM=g27825] [SM=g27825] [SM=g27825] [SM=g27825] [SM=g27825]
20/03/2007 19:46
 
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Daspo
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Emanati, infine, 1.400 Daspo
Emanati, infine, 1.400 Daspo, i provvedimenti di divieto di accesso agli impianti sportivi. Ma più di tutto colpisce un dato sulle tifoserie a rischio, che sono diminuite, ma tra le quali figurano in cima alla lista quelle di Catania, Salernitana e Napoli (in quest’ultimo caso ci sono comunque segnali di consistente riduzione di fenomeni a rischio e atti delinquenziali): fatto sta che su 55 incontri con feriti, 16 (quindi il 29 per cento) hanno visto coinvolte le predette tifoserie e dei 202 operatori delle forze dell’ordine che hanno riportato contusioni e lesioni 71 erano impegnati in servizi con i sostenitori di quegli stessi club (dunque, il 35 per cento); e proseguendo, si riferiscono ai supporter di Catania, Salernitana e Napoli 24 dei 108 arresti (il 22 per cento) e 138 su 486 denunciati (il 28 per cento).

Catanesi Salernitani e Napoletani i piu'colpiti dal Daspo.
Fonte:
Polizia moderna
Un atto violento, assurdo e ignobile ha tolto la vita ad un uomo, l’ispettore capo della Polizia di Stato Filippo Raciti, che stava compiendo il proprio dovere allo stadio di Catania per il derby tra gli etnei e il Palermo. Se mai servisse un altro record di cui vergognarsi agli ultras del calcio italiano, il primo decesso di un appartenente alle forze dell’ordine in servizi di ordine pubblico nelle manifestazione sportive arricchisce il loro triste primato di nefandezze. E non solo: i fatti di Catania puntano di nuovo l’indice su un aspetto che ormai tutti dovranno valutare dandogli il giusto peso. Lo stadio è diventato il terreno di un confronto senza regole che le frange estreme del tifo hanno deciso di instaurare con gli operatori della sicurezza. È il dato più lampante che emerge dai numeri recentemente ufficializzati dall’Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive del ministero dell’Interno in riferimento ai campionati di serie A, B, C1 e C2. Probabilmente la linea di confine più marcata del cambiamento di strategie delle curve – non più avversarie tra loro ma alleate contro le forze dell’ordine – è il derby romano del 21 marzo 2004 interrotto perché le frange estreme di Lazio e Roma diffusero la voce di un bambino morto per colpa della polizia, fuori dello stadio, notizia priva di qualsiasi fondamento (smentita in viva voce all’Olimpico dal prefetto Achille Serra) ma che portò alla sospensione di quella gara, su richiesta delle stesse tifoserie. I dati di bilancio dell’Osservatorio al termine dei gironi di andata, presentano in genere persino una situazione migliorata rispetto agli anni precedenti. Il panorama di riferimento è vastissimo considerato che in 1.163 gare dei quattro campionati ci sono stati oltre sette milioni di spettatori di cui 420 mila in trasferta. L’impegno delle forze dell’ordine, a fronte di un fenomeno tanto complesso, è riuscito ad essere efficace contenendo l’incremento del personale fuori e dentro gli stadi, secondo quella che è la filosofia di fondo a cui si ispirano le strategie generali (proprio in funzione del fatto che è stata riconosciuta questa acuita conflittualità che gli ultras ricercano con il personale addetto all’ordine pubblico). Si è passati da quasi 106.000 tra Polizia di Stato e Carabinieri (con il concorso della Guardia di finanza) a poco più di 110.000: parliamo di un 4 per cento in più.
In particolar modo questo incremento di personale si è reso necessario e va letto come conseguenza della atipicità di questi campionati, in particolare quello di B, dove si sono concentrate squadre come Bologna, Napoli, Genoa, Juventus, con un vasto seguito: prova ne sia che se in A l’Osservatorio registra un calo di spettatori negli stadi dell’8 per cento e in C del 5 per cento, mentre in B c’è un 25 per cento di pubblico in più. Gli incidenti con feriti sono diminuiti di circa il 7 per cento ma il dato su cui concentrarsi è quello che evidenzia come siano aumentati del 42 per cento (portandosi a 142 a 202) i feriti tra gli operatori di polizia e siano invece diminuiti del 31 cento (da 94 a 65) quelli tra i civili. L’incremento dei feriti tra gli uomini in divisa va sicuramente ricondotto alla crescita del numero di incontri a rischio, a come certe frange violente hanno alzato il livello dello scontro, all’assenza, in alcuni impianti, del completamento delle opere strutturali per gli stadi previsti dalla normativa di settore (che quindi implica di sopperire in certi frangenti con il potenziamento dei servizi di ordine pubblico). Sono cresciuti gli arresti (+12,5 per cento) e le denunce (+90 per cento). Emanati, infine, 1.400 Daspo, i provvedimenti di divieto di accesso agli impianti sportivi. Ma più di tutto colpisce un dato sulle tifoserie a rischio, che sono diminuite, ma tra le quali figurano in cima alla lista quelle di Catania, Salernitana e Napoli (in quest’ultimo caso ci sono comunque segnali di consistente riduzione di fenomeni a rischio e atti delinquenziali): fatto sta che su 55 incontri con feriti, 16 (quindi il 29 per cento) hanno visto coinvolte le predette tifoserie e dei 202 operatori delle forze dell’ordine che hanno riportato contusioni e lesioni 71 erano impegnati in servizi con i sostenitori di quegli stessi club (dunque, il 35 per cento); e proseguendo, si riferiscono ai supporter di Catania, Salernitana e Napoli 24 dei 108 arresti (il 22 per cento) e 138 su 486 denunciati (il 28 per cento).
Dati che ci fanno riflettere su un fenomeno che già all’estero, in tempi diversi, è stato combattuto con la tolleranza zero. La tragedia allo stadio Heysel di Bruxelles con i 39 morti assaltati e calpestati dagli hooligans prima della finale di Coppa dei campioni Juve-Liverpool, il 29 maggio 1985, e i fatti di Sheffield del 1989, quando 96 tifosi del Liverpool vennero soffocati e schiacciati da altri ingressi incontrollati, spinsero la Thatcher a varare una riforma legislativa severissima, alla cui base c’era la certezza della pena. Lo stesso in Germania, dove l’ultimo Mondiale ha dimostrato in maniera lampante quanto siano cambiate le cose rispetto a sacche di vandalismo e razzismo che pure permangono, ma notevolmente ridotte: ne è prova la recente partita Energie Cottbus-Bochum, in cui un tifoso che urlava insulti razzisti, è stato denunciato dai suoi stessi vicini e ora resterà a lungo fuori dagli stadi. Non siamo i portabandiera della violenza negli stadi che c’è ovunque (e lo dimostrano fatti di cronaca in Europa, come le devastazioni dei tifosi del Feyenoord di Rotterdam a Nantes, o gli scontri tra polizia e ultras del Paris Saint Germain che hanno causato un altro morto). Ma la morte di Filippo Raciti è il segno di un fatto allarmante: lo scontro, l’attacco alle forze dell’ordine da parte degli ultras, ha fatto un altro passo avanti, l’ultimo, il più grave. Le coscienze civili sono scosse, impazza il contributo di pensiero di professionisti di settore e non, in Toscana è nato un primo laboratorio nazionale contro la violenza negli stadi sollecitato dal questore di Firenze Francesco Tagliente e dalla Regione, al quale parteciperà anche l’Unione stampa sportiva italiana e quindi i giornalisti. I fatti di Catania demarcano con una linea profonda il fenomeno della violenza negli stadi. E il problema non è solo quello di non mettere a rischio la candidatura italiana ai Campionati europei 2012 (davvero apprezzabile l’onestà intellettuale del commissario alla Figc Pancalli quando ha detto: “Se perdiamo l’Europeo ce lo meritiamo”). La vera emergenza è quella di recuperare il senso di vivere in un Paese civile. Dove gli stadi non siano più porti franchi, dove non ci sia lo scarica barile, dove le parole tornino ad avere un senso e uno solo e dove non ci si dimetta oggi per tornare domani. Quando le parole hanno un senso solo arrivano i fatti. E ora servono i fatti.
*
21/03/2007 17:56
 
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la camera modifica il decreto anti striscioni
Le commissioni Giustizia e Cultura della Camera cambiano il testo uscito dal Senato: biglietti gratis per gli under 14 e pene più severe per chi è responsabile di lesioni a pubblici ufficiali

ROMA, 20 marzo 2007 - Biglietti gratis per gli under 14 negli stadi; pene più severe per chi è responsabile di lesioni gravissime nei confronti di pubblici ufficiali; ridimensionata la messa al bando di striscioni e cartelli. Le commissioni Giustizia e Cultura della Camera modificano il testo del decreto contro la violenza negli stadi uscito dal Senato. E si accelerano i tempi del dibattito in Aula. Visto che il decreto scade il 2 aprile e deve ritornare a Palazzo Madama.
PIÙ MINORI NEGLI STADI - La proposta è del presidente della commissione Cultura della Camera Pietro Folena e viene accolta con entusiasmo da entrambi i poli. In sostanza, si prevede che le società sportive rilascino biglietti gratuiti nominativi ai minori di 14 anni accompagnati da un genitore o da un parente fino al quarto grado. Nella misura di un giovane per ogni adulto. E per almeno la metà delle manifestazioni sportive previste in un anno. L'adulto, si legge nella norma, dovrà assicurare la vigilanza sul minore per tutta la durata della manifestazione.
LA GUERRA DEGLI STRISCIONI - Il Senato aveva aggiunto una norma al decreto (l'articolo 2 bis) per vietare negli impianti sportivi striscioni, cartelli, simboli, emblemi, nonchè cori "relativi ad organizzazioni di sostenitori i cui partecipi siano stati condannati per reati commessi in occasione di manifestazioni sportive". Per i trasgressori, ai quali veniva intimato di ripiegare gli striscioni o di interrompere i cori, era stata prevista a Palazzo Madama la stessa pena stabilita per la resistenza a pubblico ufficiale: la reclusione da sei mesi a cinque anni. Ma le commissioni della Camera modificano il testo: sono vietati negli impianti sportivi striscioni e cartelli "che comunque incitino alla violenza o che contengano insulti e minacce". Punto. La violazione del divieto, si aggiunge, è punita con l'arresto da tre mesi ad un anno.
L'EFFETTO CATANIA - I fatti di Catania, l'aggressione all'ispettore capo Filippo Raciti da parte di un tifoso diciassettenne conclusa con la morte del poliziotto, restano il punto di riferimento del provvedimento. Le commissioni Giustizia e Cultura inaspriscono le pene rispetto al testo del Senato che prevedeva la condanna prevista per le aggravanti (da tre a sette anni) aumentata della metà. Chi commette lesioni gravissime contro pubblici ufficiali è punito con il carcere da otto a 16 anni.
L'ARRESTO IN FLAGRANZA DIFFERITO - La norma emergenziale che prevede l'arresto in flagranza anche non nel momento della commissione del fatto viene prorogata fino al 30 giugno 2010. Anzichè al 30 giugno 2007 come prevedeva il Senato.
NO ALLE PORTE CHIUSE - Si boccia l'espressione "a porte chiuse" perchè "non giuridicamente rilevante". E così se gli stadi non sono a norma, le partite saranno giocate "in assenza di pubblico".

23/03/2007 00:19
 
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Cazzeggiatore
TAMBURI' STAMME SU !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
L’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive, insito nella Segreteria del Dipartimento della P.S. del Ministero dell’Interno, riunitosi in data 8 marzo 2007, ha disciplinato la procedura per l’introduzione negli impianti sportivi di striscioni o di quanto altro ad essi assimilabili, nonché tamburi ed altri mezzi di diffusione sonora nel rispetto della normativa vigente in materia di discriminazioni razziale, etnica e religiosa, che entrerà IN VIGORE DAL PROSSIMO 30 MARZO 2007.

Nell’adottare tali decisioni, si è tenuto conto della prioritaria necessità di tutelare la sicurezza degli spettatori, degli atleti, dei giudici di gara e di quanti altri interessati alla gestione dell’evento ed, in analogia a quanto già avviene in altre realtà europee come Austria, Danimarca, Francia, Germania, Inghilterra, Olanda e Spagna, è stato stabilito quanto segue per tutte le gare di campionati nazionali di serie A, B e C, della Coppa Italia nonché le competizioni internazionali comprese tutte le amichevoli:

E’ fatto divieto di introdurre in tutti gli impianti sportivi striscioni e qualsiasi altro materiale ad essi assimilabile, compreso quello per le coreografie, se non espressamente autorizzato.

Sono, altresì, vietati i tamburi ed altri mezzi di diffusione sonora (es. megafono);

Nel limite stabilito dalle società sportive, sarà possibile introdurre ed esporre striscioni contenenti scritte a sostegno della propria squadra per la gara in programma, inoltrando, almeno 7 giorni prima dello svolgimento della gara, apposita istanza, anche mediante fax o e-mail, alla società che organizza l’incontro, indicando le proprie generalità complete.
A tal fine occorrerà specificare:
-Le dimensioni ed il materiale utilizzato per la realizzazione;
-Il contenuto e la grafica compendiati in apposita documentazione fotografica;
-Il settore in cui verrà esposto.

Analoga disciplina dovrà essere adottata per le bandiere, fatte salve quelle riportanti solo i colori sociali della propria squadra e quelle degli Stati rappresentati in campo.

Per le coreografie, oltre a quanto sopra esposto, dovranno essere specificate le modalità ed i tempi di attuazione, atteso che tale attività dovrà comunque terminare prima che inizi la gara.
La società, in relazione alla già cennata esigenza di curare la “qualità dello spettacolo”, valutati gli spazi disponibili a monte e a valle degli spalti (balaustre), con esclusione quindi di quelli tra gli spettatori, informerà, senza ritardo, della istanza pervenuta il Dirigente del G.O.S. ovvero, per gli stadi al di sotto della capienza stabilita dal quadro normativo vigente, l’Ufficio di Gabinetto del Questore i quali, acquisito anche per le vie brevi il parere delle Amministrazioni interessate (Vigili del Fuoco e, ove presente, Capo degli Steward), provvederanno, non oltre i 5 giorni prima dello svolgimento dell’incontro, a concedere il proprio “nulla osta”, a condizione che:
- sia/siano identificato/i il/i richiedente/i dell’esposizione del materiale o della realizzazione delle coreografie;
- all’interno del gruppo identificato dal materiale non siano presenti una o più persone soggette a divieto di accesso agli impianti sportivi;
-non sussistano motivi ostativi sotto il profilo dell’ordine e della sicurezza pubblica;
-non sussistano motivi ostativi sotto il profilo della salvaguardia della pubblica incolumità e della sicurezza pubblica.

Il nulla osta potrà essere concesso anche per l’intera stagione ed essere revocato, fatte salve le prerogative della società che ha accordato l’autorizzazione, qualora uno o più appartenenti al gruppo vengano colpiti da Daspo o si rendano responsabili di episodi di intemperanza o violazioni delle prescrizioni previste dal Regolamento d’Uso;

E’ comunque vietato esporre materiale che per dimensioni ostacoli la visibilità agli altri tifosi tanto da costringerli ad assumere la posizione eretta.

La società che ospita l’incontro, a cui è demandata ogni attività di verifica inerente la specifica materia, comunicherà per iscritto le determinazioni assunte al richiedente, con l’avviso che:
-il materiale autorizzato dovrà essere introdotto all’interno dell’impianto sportivo almeno 1 ora prima dell’apertura dei cancelli specificando il varco di accesso;
-non sarà consentito l’ingresso di materiale, ancorché autorizzato, dopo l’apertura al pubblico dei cancelli;
-gli striscioni potranno essere affissi esclusivamente nello spazio specificamente assegnato dalla società, la quale dovrà quindi verificare il rispetto delle prescrizioni con proprio personale;
-l’esposizione di materiale diverso da quello autorizzato comporta l’immediata rimozione e l’allontanamento dall’impianto del/dei trasgressori cui potrà essere applicata la normativa in materia di divieto di accesso agli impianti sportivi nonché, revocata l’autorizzazione all’esposizione dello striscione identificativo del club di appartenenza;
-al termine del deflusso il materiale autorizzato dovrà essere rimosso e, ove prescritto anche attraverso il sistema di comunicazione sonora dello stadio, ripresentato integralmente presso il varco indicato.”


Riassumendo schematicamente:


E’ SEMPRE AUTORIZZATA

- l’introduzione e l’esposizione di bandiere, sciarpe, coccarde, cappellini, spallette, magliette riportanti solo i colori sociali della propria squadra nonché oggettistica di folklore che, per intrinseca conformazione, non può impropriamente essere utilizzata quale corpo contundente;

- l’introduzione e l’esposizione di bandiere nazionali degli stati che sono rappresentati in campo.


E’ SEMPRE VIETATA

- l’introduzione e l’esposizione di striscioni dal contenuto violento, ingiurioso o, comunque, vietato dalle vigenti normative (espressioni di razzismo, di antisemitismo, di vilipendio etc.);

- l’introduzione e l’utilizzo di tamburi, megafoni ed altri mezzi di diffusione sonora;

- l’introduzione di qualsiasi altro materiale assimilabile a quanto precedentemente indicato, compreso quello destinato alle coreografie (fatta salve l’espressa autorizzazione);

- l’esposizione di materiale che per dimensioni ostacoli la visibilità ad altri tifosi;

- l’introduzione di materiale, anche se autorizzato, dopo l’apertura al pubblico dei cancelli di accesso allo stadio;

- l’introduzione di materiale ritenuto pericoloso per la pubblica incolumità e per la sicurezza antincendio.


PUO’ ESSERE AUTORIZZATA

- l’introduzione e l’esposizione di striscioni contenenti scritte a sostegno della propria squadra in occasione della gara in programma;

- l’introduzione e l’utilizzo dei materiali necessari per le coreografie.




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CHI CE CAPISCE E'... BRAU!!!!!!!!!!!!
23/03/2007 12:29
 
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ultras liberi
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Striscioni a rischio allo stadio Olimpico
Scattano le nuove misure restrittive per i tifosi negli stadi. I gruppi di ultrà che hanno nelle loro fila dei tifosi colpiti da Daspo (Divieto di accesso alle manifestazioni sportive) non potranno più esporre striscioni o simboli identificativi allo stadio Olimpico. Coinvolte entrambe le squadre cittadine, Torino e Juventus. I diffidati dall'entrare allo stadio perchè colpiti da Daspo sono infatti al momento 36 tra gli ultrà granata e 54 tra i bianconeri. Secondo la nuova procedura, i tifosi dovranno comunicare alla società i contenuti, le dimensioni e il materiale degli striscioni sette giorni prima della partita. E ci dovrà essere un incaricato (e solo uno) a portarli allo stadio. A quel punto interverrà la questura, che avrà l'ultima parola prima di dare l'ok. Gli striscioni non potranno in ogni caso essere razzisti o ingiuriosi. Il divieto riguarda anche tamburi, megafoni, oggetti pericolosi (come i petardi), aste di bandiere.
25/03/2007 22:55
 
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Registrato il: 04/10/2005
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LA NOSTRA FEDE NON SI DIFFIDA
Tifosi Bologna citano Costituzione
(ANSA) - BOLOGNA, 25 MAR - I tifosi del Bologna durante l'incontro tra i rossoblu' e il Frosinone hanno inscenato una protesta pacifica citando la Costituzione. I supporter hanno esposto uno striscione con l'articolo 21 per protestare contro il divieto di introdurre striscioni dentro lo stadio. La curva 'Andrea Costa' si e' appellata alla liberta' di espressione esponendo la scritta: 'Tutti hanno diritto di manifestare il proprio pensiero con la parola, con lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione'.

[SM=g27838] OTTIMO!
26/03/2007 20:16
 
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giuliANO amato
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http://www.youtube.com/watch?v=Ypa_1mjmShc

sono Giuliano Amato,a Taranto mi hanno festeggiato così
26/03/2007 23:36
 
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TOSTA
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NON SAREMO MAI COME VOLETE VOI!!!
[SM=g27830]
01/04/2007 20:40
 
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Nuovo decreto ?
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Nuovo decreto Melandri per evitare scontri con armi da taglio
01/04/2007 - di per la cronaca ;
Visto l'inefficienza del decreto Amato nell'evitare l'uso di armi da taglio negli scontri tra gruppi ultras nei prossimi giorni sarà emesso il decreto Melandri che renderà atto a questo problema. Essendo ministro per le attività sportive l'onorevole Melandri mette in evidenza che molti ultras non partecipano allo scontro fisico per uccidere l'avversario ma per confrontarsi secondo la mentalità ultras la quale prevede il rispetto di regole non scritte, infatti come se si trattasse di uno sport. Una di queste regole è il divieto di utilizzo di armi che possono nuocere alla salute. Spesso gli ultras che partecipano a questi scontri si vedono colpiti da diffide che secondo loro sono ingiuste.
Per favorire la parte sana del tifo organizzato il nuovo decreto Melandri tenterà di favorire coloro che rispettano le regole del codice d'onore degli ultras. Sarà attuata una riforma del Daspo che riguarda lo scontro sano. In caso che si verificasse uno scontro tra gruppi ultras a mani nude non saranno più colpiti dalla diffida tutti coloro che ne hanno partecipato ma bensì soltanto coloro che risulteranno di aver perso il confronto. Sarà il questore a testimoniare l'assenza di armi da taglio che renderà applicabile il nuovo decreto. "Con questo nuovo decreto sono sicura che diminuirà il numero dei feriti riportati ogni domenica".

[SM=g27811] [SM=g27811] [SM=g27811]
14/04/2007 00:17
 
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Fonte: il brescia
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Ammanettati contro il decreto

Brescia Stadio. Il gruppo “Brescia 1911” è sfilato prima della partita del Brescia per manifestare il proprio dissenso

«Ammanettati contro il decreto» protesta non violenta degli ultras

I tifosi sono arrivati alle perquisizioni davanti ai tornelli con i polsi legati

DiEmanuele Colosio

«Le nuove norme introdotte dal decreto sulla violenza negli stadi ci hanno legato le mani. Per questo ci ammanettiamo». Singolare la protesta del gruppo ultras “Brescia1911” ieri in occasione della partita Brescia-Triestina giocata al Rigamonti, che si è presentato di fronte ai famigerati tornelli con ai polsi delle manette per protestare contro le nuove norme introdotte dopo i tragici fatti di Catania .
Effettivamente la situazione non è delle migliori per chi vuole assistere a una partita di calcio. Certo non si è trattati come criminali, ma le perquisizioni sono molto accurate e le prescrizioni vigenti non sono poche: niente aste per sostenere le bandiere, niente striscioni, nessuna bottiglietta di plastica tappata e bandite anche le cinture troppo vistose che potrebbero trasformarsi in oggetti contundenti. Nessuna particolare tensione però ai cancelli, dove le persone mischiano rassegnazione a spirito collaborativo nella speranza di accedere il prima possibile all’impianto.
Diversa invece la situazione ai botteghini dello stadio, che per la prima volta a Brescia dall’introduzione delle nuove norme ieri hanno venduto i biglietti
singoli per tutti i settori dello stadio. A partita iniziata è ancora lunga la coda all’esterno della tribuna, dove un centinaio di persone attendono, documento alla mano, di poter acquistare l’ambito tagliando.

«Poi si lamentano che gli stadi sono vuoti – chiosa un signore in coda – ma cosa si pretende se per assistere a una partita si fanno più controlli che per visitare qualcuno in carcere». Effettivamente la gente presente ieri al Rigamonti è ben al di sotto delle medie dei tempi migliori, e a risentire dell’esodo sono soprattutto le curve, settori solitamente ad alta densità. Dimostrazione che il tifo più caldo e passionale che si viveva lo stadio ha cessato di esistere.

Lo striscione per Paolo:Il gruppo ultras “Brescia 1911 ” ha srotolato
anche uno striscione lasciato all’esterno dello stadio con la scritta “giustizia per Paolo”, il ragazzo di Castenedolo che nel 2004 è rimasto gravemente ferito dalle manganellate della polizia a Verona dopo una partita di calcio.

14/04/2007 00:42
 
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.striscialanotizia
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Boicottare il divieto
La guerra degli striscioni prosegue fra beffe e manifestazioni di protesta, come quella organizzata dalla curva dell'Ancona per il 28 aprile in difesa dell'art. 21 della Costituzione, quello sulla libertà d'espressione: da una parte una normativa severissima con tutte le scritte da stadio, per cui serve un'autorizzazione preventiva di un organo di controllo prima di esporre qualsiasi parola, dall'altra la risposta degli ultras, che hanno infranto i divieti a Roma e a Bergamo, ma anche dei tifosi "normali", che si rifiutano di sottoporre i propri striscioni agli organi competenti.
A Roma, curva notoriamente turbolenta, l'hanno buttata in ridere mettendo fuori la scritta "Scusate, oggi ci si è rotto il fax", irridendo la nuova regola che esige la comunicazione dei "testi" alle autorità la settimana precedente alla partita. Meno divertente la scritta comparsa a Bergamo, dove se la sono presa col prefetto Serra per la conduzione dell'ordine pubblico in occasione di un Roma-Atalanta. In entrambi i casi i controlli sono stati elusi e, a sentire un tifoso della Nord dell'Atalanta che ha alle spalle anni di curva, non c'è modo di blindare uno stadio contro l'ingresso degli striscioni: "Volendo si può far entrare qualsiasi cosa, succede negli aeroporti, come si può evitare in uno stadio? - si chiede Daniele Belotti, 39 anni, consigliere regionale in Lombardia nonché presidente della Commissione sport e cultura, una vita dietro l'Atalanta -. Lo si vede ovunque, e a Roma la norma non è stata neanche applicata, tanto che si vedono striscioni anche abusivi, bandiere, stendardi".

I nascondigli
I modi per gabbare i controllori sono tanti: "Uno stadio è grande, lo striscione puoi nasconderlo addosso in molti modi, oppure puoi portarlo dentro e nasconderlo durante la settimana - aggiunge Belotti - Non hanno ancora inventato i cani anti-striscione". Le pratiche diffuse sono diverse: ci sono scritte che vengono realizzate direttamente in curva, su teli bianchi di piccole dimensioni, facili da occultare sotto maglie e giubbotti: i pezzi vengono poi ricomposti in curva, dove la scritta viene vergata con lo spray, debitamente nascosto a parte. Fonti di polizia parlano di casi di complicità fra ultras e custodi, oppure di steward compiacenti. Altre volte lo striscione già completo viene diviso in molte parti che vengono indossate risultando praticamente impossibili da trovare agli ingressi.
Sul fronte delle partite a porte chiuse, parlamentari bergamaschi di Lega, An, Ds e Forza Italia, hanno proposto di modificare la disposizione: è successo che, prima di Roma-Atalanta, gli atalantini siano stati assaliti nei paraggi dell'Olimpico (tre gli accoltellati). La partita di ritorno Atalanta-Roma, causa quegli incidenti, potrebbe essere giocata a porte chiuse, di qui la richiesta di negare i biglietti alla tifoseria ospite e di garantire l'accesso ai soli tifosi di casa.
A pagare il prezzo dei nuovi controlli poi sarebbero i tifosi nel loro insieme, non solo gli ultras: "Questi provvedimenti, più che essere contro gli ultras, sembrano fatti apposta per svuotare gli stadi - sostiene il supporter-consigliere atalantino, Belotti - Una partita senza striscioni, senza colori, è come andare a teatro. Neanche la tv ci guadagna, le partite senza pubblico sono bruttissime da vedere. A Genova anche i club di sostenitori tradizionali, oltre alla curva, hanno ritirato gli striscioni".

"Tutto inutile"
La questione delle leggi anti-violenza ha poi un aspetto che riguarda la libertà dei cittadini di esprimere il loro pensiero, che è anche il senso della manifestazione organizzata dai tifosi dell'Ancona per il 28 aprile. L'iniziativa rimbalza sui forum di internet dedicati ai tifosi e fa già discutere perché gli anconetani hanno bandito dalla protesta le tifoserie "razziste e/o fasciste", una pregiudiziale non gradita da quanti, negli stessi forum, commentano "allora la propria manifestazione facciamola solo tra squadre con le maglie a righe, o coi capelli biondi". Un altro scrive: "Sono pelato, posso venire?".
Qualcuno fra gli ultras, che preferisce mantenere l'anonimato, fa i primi bilanci e medita nuove sfide: "Diffidano la gente per niente, appioppano multe di milioni, fanno leggi anticostituzionali al 100 per cento, qui torniamo ai tempi di Mussolini, viene voglia di fare sempre peggio, altro che norme antiviolenza". Chi viola la norma antistriscioni incappa in una multa da quindicimila euro, pochi per qualcuno, troppi anche per un sindacato di polizia, il Consap: "Quello degli striscioni è un falso problema - dice Roberto Butelli, segretario Emilia Romagna del Consap - il problema è la violenza vera fuori dallo stadio".
(Franco Giubilei, 12 aprile 2007)
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