KINGSTON (Giamaica) - Oscilla tra la categoria 5 e la 4. Cioè con venti a 250 chilometri all'ora oppure «solo» a 235 kmh. Ma i meteorologi americani avvertono che nelle prossime 48 ore ci potranno essere raffiche fino a 265 kmh, per poi «scendere» a 220 kmh entro le prossime 72 ore. Risultato: 500 mila persone in fuga verso i rifugi in Giamaica per mettersi al riparo da Ivan, l'uragano che ha già provocato 23 morti al suo passaggio tra le isole dei Caraibi e in particolare ha devastato Grenada, danneggiando il 90% delle sue abitazioni e mettendo in ginocchio le coltivazioni di noce moscata, la principale risorsa della piccola isola.
«PREGHIAMO DIO» - Ivan si dirige verso ovest/nord-ovest alla velocità di 21 chilometri all'ora. In Giamaica ancora si ricordano del passaggio di Gilbert, l'ultimo uragano di categoria 5 della scala Saffir-Simpson che investì l'isola del reggae nel 1988 lasciando dietro di sé una scia di distruzione. Un uragano 5 genera venti di tale potenza da distruggere anche gli edifici. «Dobbiamo
Imbarcazioni distrutte nel porto di St.George's, capitale di Grenada (AP)
prepararci al peggio.Preghiamo Dio», ha detto il primo ministro giamaicano P. J. Patterson. «Nonostante i venti massimi siano diminuiiti, Ivan è un uragano pericoloso; e si prevedono alcune fluttuazioni di intensità nelle prossime 24 ore», ha avvertito il Centro nazionale uragani di Miami.
Le autorità giamaicane hanno annunciato che 500 mila persone, specie delle zone costiere del sud, dovranno spostarsi nei rifugi d'emergenza. Funzionari locali hanno rivelato però che molti non hanno abbandonato le proprie case, temendo saccheggi.
A RISCHIO - Dopo la Giamaica, tremano le britanniche isole Cayman, proprio sul percorso di Ivan. L'uragano dovrebbe poi colpire la parte occidentale di Cuba, le Florida Keys e giungere sulla terraferma in Florida nella stessa zona già interessata giusto un mese da fa dall'uragano Charley, ma non prima di martedì mattina.
10 settembre 2004 -
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DOLLS - TAKESHI KITANO'S
"Il cinema americano mastica tutto il lavoro e non lascia alcuna autonomia di pensiero allo spettatore. In Giappone, la tradizione teatrale del No lascia fare gran parte del lavoro di creazione dello spettacolo alla sensibilità dello spettatore. Il pubblico carica il ballerino No di tutti i suoi fantasmi. Bisogna tornare a questa forma di espressione artistica dove tutto non è precisato e premasticato"
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