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Linee di Nazca

Ultimo Aggiornamento: 13/11/2004 13:27
17/09/2004 01:53
 
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Situata nella parte meridionale del Perù, poco distante da Lima, si trova la Pampas di Nazca, una regione ai piedi delle Ande, dove si registrano solo sporadiche e lievi precipitazioni ogni due anni e non piove regolarmente almeno da 10.000 anni. Un luogo dove si possono ammirare spirali, ragni, scimmie, uccelli con le ali spiegate, linee e strane forme geometriche che si stendono a perdita d’occhio su di una superficie di cinquecento chilometri quadrati. L’aridità ha protetto per migliaia di anni, conservandole intatte fino a noi, le strane e incomprensibili linee prodotte, su un terreno pulito, allineando semplicemente sassi ferrosi che trattengono il calore diurno e formano un fronte caldo che allontana i venti impetuosi. Il terreno contiene del gesso che nelle ore notturne, a causa della forte escursione termica, diviene una specie di collante e fissa al suolo le pietre impedendone lo spostamento.
Le linee diritte, lunghe a volte decine di chilometri e visibili solo dall’alto, fanno pensare a piste di atterraggio; interpretate al contrario dagli studiosi come un grande calendario astronomico con il quale i sacerdoti Nazca calcolavano i movimenti del sole, della luna e delle stelle; oppure considerate sentieri sacri per la preghiera, chiamati "seques".
Scavi effettuati nelle tombe rinvenute nella regione non hanno portato alla luce resti di esseri non umani, oltre ai migliori reperti tessili e una straordinaria serie di disegni impressi su splendide ceramiche policrome che ripetono i motivi dei disegni impressi sulla piana.
Gli interrogativi a Nazca sono molti e privi di risposte certe. Non si comprende come un popolo sia riuscito a tracciare linee rigorosamente diritte su terreni irregolari senza usare strumenti di precisione come quelli di cui noi disponiamo. Secondo il Prof. Orefici, direttore del "Centro Studi e Ricerche Archeologiche Precolombiane" di Brescia, le rette e le spirali possono essere tracciate servendosi di tre pali di legno e del filo. Posto un primo paletto come punto di inizio, si pone il secondo a cento metri e lateralmente, allineandolo al terzo piazzato in un punto ancora più lontano. Non è conosciuto il sistema adottato per vedere dall’alto tali forme e quale fu la necessità che spinse quel popolo a tali realizzazioni.
Se il tutto raffigura un planetario quali stelle e costellazioni vi sono riprodotte?
I Nazca, diversamente da noi, non ricavavano le figure nel cielo unendo le stelle con delle linee, ma osservando lo spazio all'interno degli astri, quindi si ipotizza che alcune figure nella piana possano rappresentare delle forme composte dalla Via Lattea durante l'equinozio di autunno.
Sappiamo che le figure sono state tracciate usando la misura del "cubito", o gomito, corrispondente a 40 centimetri usato anche da Egizi, Romani e Ebrei. Dividendo la misura metrica dei disegni in cubiti si ricavano numeri precisi come 365 o 28 che corrispondono, rispettivamente, ai giorni dell'anno e ai giorni del ciclo lunare.
Non è semplice fornire la giusta spiegazione, qualunque sia la domanda che ognuno può porsi.
Il terreno friabile non si presterebbe all’atterraggio di velivoli provenienti dallo spazio e non vi sono tracce fisiche di questo, almeno secondo le nostre conoscenze scientifiche.
Potrebbero al contrario essersi serviti di tali disegni come punti di riferimento per raggiungere altre zone. Alcune di esse non sono altro che delle immense frecce lunghe alcuni chilometri che sembrano indicare la direzione da seguire. Gli obbiettivi spaziali testimonierebbero però che dallo spazio tali piste non si scorgono, come invece la Grande Muraglia Cinese. Sembrerebbe quindi che siano state formate per poterle vedere a una quota più bassa.
La necessità di fornire una spiegazione plausibile e logica ha spinto molti studiosi ha intraprendere una serie di esperimenti pratici che hanno permesso di appurare che è relativamente facile tracciare figure di grandi dimensioni e che per vederle interamente non è necessario salire su di un mezzo aereo, dato che sono visibili dalla colline circostanti.
Ma altri punti restano ancora da chiarire. Intanto chi erano i Nazca e da dove venivano? Perché negli indumenti rinvenuti vi sono raffigurati "uomini volanti" in volo orizzontale oppure disegnati mentre scendono verso il suolo in picchiata?
I tessuti ricamati dei vicini Paracas rappresentano uomini volanti che vomitano serpenti cobra, uguali a quelli che troviamo in Egitto a Saccara e in Cambogia ad Angkor, e con essi il mito del serpente, che poteva abitare sia in terra che in cielo. Si identificano in quei disegni i Nazca. Ma in Perù non sono mai esistiti "cobra dagli occhiali", comuni invece in India, dove vengono chiamati "Naga". Qui il mistero si infittisce. In India esiste una tribù che viene chiamata "Naka", i cui componenti dicono di essere i discendenti del Dio Nag, una divinità benefica. I documenti storici dell’antico Perù ci dicono che i sacerdoti destinati ai sacrifici, raffigurati con i serpenti fra i capelli, erano chiamati Naka. Adesso è più facile comprendere perché gli uomini volanti, sia a Paracas e a Nazca, venivano rappresentati nella loro evoluzioni in mezzo a numerosi serpenti cobra dai grandissimi occhiali, che sembrano sostenere gli uomini nel volo, creando una chiara connessione con i "cervi volanti".
Numerose leggende indiane, cinesi, delle isole dell’Oceania e del popolo Inca parlano di macchine volanti che si accostano immediatamente alla figura del "cervo volante". Se pensiamo che nell’antichità erano note molte nozioni scientifiche avanzate, non è escluso che qualcuno abbia costruito una macchina, appunto il "cervo volante", per permettere ad un uomo di levarsi da terra con il solo aiuto del vento. Alcuni disegni a Nazca presentano figure alate, fornite di un lungo filo che ricorda quello che trattiene un cervo volante. La scrittrice Simone Waisbarg ci mette al corrente che tale Felix Peaucou, il 15 ottobre del 1976, si alzò in aria fino a 650 metri di altezza, in una giornata di forte vento, aggrappato ad un cervo volante utilizzato per scopi militari.
Nella mitologia del popolo Maori troviamo un eroe di nome Tawaki che salì in cielo su di un aquilone che raffigurava un uccello con la testa umana. L’uomo alato aveva una "pelle rossa e lucente" e il suo nome ha qualcosa in comune con Kawachi, il grande santuario Nazca.
I misteri maggiori a Nazca sono però nelle figure tracciate in terra o sui fianchi delle colline.
Una di queste è "il ragno". Si tratterebbe del tipo "Ricinulei", dell’Amazzonia, un insetto di sei millimetri dotato di una rara caratteristica: nei maschi l’organo genitale è separato dall’apparato riproduttivo. I maschi di questa specie depongono le uova su un filo d’erba mentre copulano con la femmina usando una escrescenza appuntita situata sulla terza gamba, visibile solo al microscopio.
Guarda caso il ragno di Nazca presenta tale caratteristica, perché quindi dedicare un geoglifo a un ragno che vive lontano da lì e come facevano a sapere di questa particolarità senza disporre di uno strumento come il microscopio?
Il ragno, per gli aztechi era il simbolo dell’averno, nelle Indie la tela del ragno viene considerata il simbolo del sole, mentre in Perù era collegato al dio Huari. L’isola Berù, nell'arcipelago Gilbert, sarebbe stata creata da una divinità simbolizzata da un ragno; secondo le cronache spagnole il nome dato dai nativi al territorio peruviano era Berù.
Alcuni vedono nel ragno la rappresentazione della costellazione di Orione in terra, perché la linea dorsale del disegno coincide con il punto dell'orizzonte dal quale sorge la Costellazione.
Vi sono anche altre figure che hanno del mistero. Una è la scimmia; anch’essa sarebbe la scimmia ragno dell’Amazzonia dalla coda arrotolata, la "maquisapa"; una scimmia nera di alta statura, dalle gambe lunghissime, con la caratteristica coda che tiene sempre arrotolata. È raffigurata con solo quattro dita nella mano sinistra. Una leggenda racconta che un altro tipo di scimmia, nel fare uno scherzo alla Maquisapa, le mostrò una mano nascondendo al suo interno il pollice e la scimmia ragno, per emularla, si amputò il dito in più. La figura a Nazca sembra riportare tale leggenda.
La coda della scimmia è una grande spirale, una delle tante rappresentate a Nazca. Ovunque la spirale simbolizzava l'eternità, il principio che nulla muore ma si trasforma.
Con la spirale si rappresentavano le evoluzioni delle fasi lunari e certamente servivano come tracciato per processioni e rituali magici.
L'altra figura, che pone qualche interrogativo, è l'uomo dai grandi occhi chiamato l'Astronauta perché sembra indossare un casco. È una delle figure della cultura Paracas e simbolizza gli opposti: il giorno e la notte, il sole e la luna, il passato e il futuro. L'Astronauta è realizzato con una tecnica diversa, asportando la terra e accumulando le pietre al centro della figura, lasciando i bordi liberi.
Fra le incredibili figure geometriche si osservano griglie e figure trapezoidali che potevano servire a registrare le evoluzioni e i movimenti lunari. In un disegno, stilato in seguito a un rilevamento aereo effettuato dall'aviazione peruviana, sono state evidenziate ventuno linee rosse, per indicare gli spostamenti della luna.
Stando alle cronache antiche il nostro satellite era certamente tenuto sotto osservazione e venerato come la Sovrana Celeste. Le scritture precolombiane rivelano che i Nazca conoscevano i giorni del calendario sidereo e i movimenti della Luna, che venivano rappresentati dai "sacri viali" chiamati "seques".
Le seques sono dei monticelli di pietre, dei tumuli, situati lungo i bordi delle figure geometriche, nel centro e alle estremità di rettangoli e lettere alfabetiche disegnate sul terreno, come fossero punti di riferimento per segnalare qualcosa. Ne parlano anche le cronache spagnole "…dove si trovano gli Huacas (cose consacrate) esistono certi segnali denominati 'seques' ove si trovano le offerte...". Questi punti sarebbero orientati verso il tramonto del sole del 21 giugno, ossia il solstizio d'estate.
Molti tumuli hanno all'estremità un cerchio lastricato, o una piattaforme rettangolare, delimitata da grosse pietre conficcate verticalmente lungo il loro perimetro, considerati da qualche studioso come luoghi sacri ove veniva celebrata la preghiera e altre attività rituali.
I ladri di tesori, ritenendo che sotto queste figure si trovassero alcune tombe, hanno deturpato il punto con profondi scavi lasciando solo una enorme quantità di ceramiche frantumate facendo supporre l'esistenza di vaste necropoli. Nella zona non è stato operato una scavo sistematico e non si può dimostrare l'esistenza delle necropoli.
Fatto è che le "seques" erano segnali sopra percorsi sacri, che si dipartivano in ogni direzione come la tela di un ragno e anche le rette connesse al calendario astronomico. I luoghi sacri situati lungo queste linee rette indicavano i punti in cui il sole sorgeva e tramontava in certi giorni dell'anno, collegandole quindi con gli astri e il calendario del popolo Inca.
Non escluso che le "seques" siano collegate al culto funerario degli antenati perché esistono dei lunghi viali, nelle pampas, segnati dai monticelli di pietra, ai quali corrispondono tombe sotterranee appartenenti a vari periodi.
Le "seques" sarebbero linee conosciute nella forma orientale della geomanzia come il "Sentiero del Drago".
Sempre nella regione di Nazca vi sono disegni geometrici considerati evidenze di un sistema visivo d’atterraggio. Si tratta di tre distinti diagrammi, formati da cerchi concentrici, a suo tempo citati da Eric Von Daniken, nel suo libro "L’arrivo degli Dei" e da lui fotografati nel 1997.
Vengono descritti come "una forma geometrica di cinquecento metri di diametro, con un grande cerchio nella cui circonferenza si contano più di 60 punti. Accanto al primo, un secondo cerchio con punti più piccoli; nel mezzo due quadrati separati da linee che incrociano da ogni angolo. Il tutto incluso in due quadrati giganteschi rinchiusi diagonalmente, uno sul vertice dell’altro.
Tutte e tre le forme si estendono per più di un chilometro. Una fenditura geologica la percorre nel mezzo e la circonferenza, i punti, le linee, passano sopra la fenditura, come se il creatore del disegno non lo avesse ritenuto importante. Il complesso è situato nella regione di Palpa, vicino a Nazca non è mai stato menzionato, né mostrato dalle guide turistiche, nemmeno a Maria Reiche, tanto meno nei lavori di disegno che riguardano la regione".
Questo è quanto scriveva Daniken, il quale si è chiesto anche se si tratta di un falso. Sembra che il pilota dell’aereo, con il quale sorvolò la zona, lo abbia rassicurato affermando che quel disegno è sempre stato in quel punto da decenni.
I raggi che si dipartono verso l’esterno richiamano la raffigurazione di una stella, o di un sole. Considerando anche l’allineamento della figura rispetto ai punti cardinali, si scopre che i raggi, o le assi tracciate dal centro, puntano verso stelle note quali Cappella, Aldebaran, Rigel e Sirio; ma il tutto può essere semplice coincidenza. Occorrono ulteriori e approfonditi accertamenti per emettere una conclusione certa e definitiva.
Esiste anche un altro disegno sulla sommità di una montagna: una gigantesca scacchiera rettangolare formata da 36 linee diagonali e 15 longitudinali, ordinate in punti e linee, come l’alfabeto Morse. La scacchiera presenta una profonda fenditura che la percorre nel mezzo. Ogni pilota conosce modelli simili. Peter Belting brillante pilota e ufficiale comandante radarista dell’aeronautica tedesca, ha spiegato che sono modelli noti con i nomi di VASIS (Visual Approach Side Indicator System) e di PAPI (Precision Approach Path Indicator), un sistema visuale di atterraggio in grado di indicare al pilota se la traiettoria è troppo bassa, alta, spostata, o se il corridoio di atterraggio è chiuso.
Ogni aiuto nella manovra di atterraggio consiste in messaggi formati da luci e colori codificati facilmente comprensibili; ogni Vasis o Papi, possiede luci elettriche ma può funzionare anche senza.
L’argomento riportato è molto interessante e merita un approfondimento, piuttosto ci domandiamo perché è stato tenuto nascosto. Quanto conferma Belting trova riscontro nel fatto che per facilitare l’atterraggio sulle portaerei è stata escogitata una griglia luminosa, visibile solo da vicino, divenuta fondamentale per ogni pilota in quanto la nave su cui atterrare naviga alla velocità di cinquanta chilometri orari e si sposta continuamente sulle onde. Inoltre durante i voli notturni ci si avvale esclusivamente delle luci.
Viene da ipotizzare che un tempo molto remoto qualcuno volava nei nostri cieli.
Esistono anche altri due disegni, o griglie simili: uno sulla Pietra Pintada e l’altro a Machu Picchu, scoperto casualmente dalla studiosa di Geomanzia Kathy Doore. Come affermato dalla stessa studiosa, non è facilmente rintracciabile dalla strada e abbastanza sconosciuto alle guide. Anche il disegno di Machu Picchu ha gli stessi sedici punti, definiti "stellari". Guardando da una diversa angolazione, l’interpretazione fornita dalla studiosa verte più sul suggestivo, chiamando l’energia che emanerebbe il luogo. Avrebbe scoperto che la "Stella di Lemuria" sarebbe un astro a otto punte e che un portale dimensionale conosciuto come la doppia stella di Lemuria sarebbe rappresentato con un disegno di un sole a sedici raggi.
Rappresentazioni similari sono note nella storia dell’umanità, in particolare sono visibili sulle tavolette sumere e babilonesi, dove sono chiaramente mostrate stelle con otto o sedici punte. Per i sumeri la stella a otto punte era il simbolo del creatore Anu e quella a sedici indicava il punto di passaggio fra i mondi, una specie di porta stellare; oggi definita all’inglese come "Stargate".
La signora Doore aveva anche affermato di possedere un flauto che porta incisi sui lati le immagini della stella a otto punte e di quella doppia con sedici.
I resoconti spagnoli indicano Machu Picchu come quella città inaccessibile ove si rifugiò l’ultimo Inca, il luogo dell’ultima Casa del Sole, che ospitava le "Vergini del Sole", ossia, le fidanzate dell’Inca, perché la poligamia era permessa. Le Sacerdotesse Sacre che avevano il compito di vegliare il fuoco sacro acceso alla festa di Raymi e che solo il Re Inca e la Regina potevano avvicinare.
Sotto le rovine della città esisterebbero una serie di tunnel e caverne sigillate dal governo e interdette al pubblico senza un motivo apparente. Proprio sotto il santuario esiste un’immensa caverna dalla quale si accede a un intricato labirinto. La Prova? Basta lanciare un sasso e seguirne con l’orecchio la caduta.
Secondo Kathy Doore nel luogo si troverebbero riferimenti alla rete mondiale di energia e alla frequenza elettromagnetica dei siti sacri, che sembrano collegati fra loro attraverso questa energia.
Di conseguenza Machu Picchu, Sacsahuaman, Tiahuanaco, Nazca sarebbero collegati e i disegni geometrici testimonierebbero questa unione.
Secondo le cronache del frate spagnolo Bernardo Cobo, esiste nella città di Cuzco uno schieramento di linee radianti di energia, le "seques" di cui accennato sopra, che partono dal tempio del Sole in tutte le direzioni. Lungo le linee si ritrovano i resti di ben 333 punti sacri, gli Huacas.
Riguardo sempre le "seques", si possono anche riscontrare interessanti relazioni con i "cerchi" rinvenuti lungo le strisce energetiche del castello di Barbury, dove alcuni pittogrammi somigliano a quelli fotografati da Daniken e molto simili allo Yantra Indù, al quale si attribuiscono matematiche sconosciute nella geometria sacra, basate sul principio dell’uovo cosmico descritto anche nella Cabala, nello Zodiaco e nella letteratura dell’antica Cristianità.
Il ritrovamento dei centri urbani incastonati fra le colline di Nazca, l'ultimo di ventiquattro chilometri quadrati, ha posto in evidenza anche la presenza di alcune grandi piramidi, strutture architettoniche e numerose necropoli.
Tra gli ultimi ritrovamenti: resti di ceramiche, un flauto di Pan in ceramica e tumuli di un metro, al centro di rette disposte a raggiera, generalmente rivolte verso le colline e il punto in cui sorge il sole nel periodo delle piogge a testimoniare la pratica di cerimonie propiziatorie della pioggia.
Gli incredibili tracciati di Nazca non sono gli unici, a Bratton, duecentottanta chilometri da Londra, è visibile un cavallo bianco di ottanta metri, sopra una collina gessosa e nella zona vi sono altri disegni raffiguranti cavalli. Nell'Ohio si ammira il disegno di un serpente lungo trecento metri e largo sette; sulle pareti del Titus Canyon incisioni gigantesche di animali, figure geometriche e un candelabro simile a quello presente sulle colline che circondano Nazca. Nel deserto del Mojave, in California, il famoso labirinto formato da una griglia di canali artificiali, simili a quelli che si intrecciano in Cile e visibili solo dall'alto. Sulle Ande un'altra Nazca ma con figure più piccole.
Di recente è stata scoperta sul fondo del mare di Aral in Russia, un lago che si sta prosciugando, un'area di cinquecento chilometri quadrati come quella di Nazca; piena di geoglifi rivolti verso un punto ove è disegnata una gigantesca freccia visibile solo dall'alto.
Da qualsiasi punto di vista si osservino, questi disegni sono senza dubbio la misteriosa eredita di una civilizzazione precedente, molto più progredita tecnologicamente, spazzata via migliaia di anni fa da un evento catastrofico e la loro funzione o il loro significato rappresentano un rebus affascinante che ci auguriamo non rimanga senza soluzione.



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Volare oh oh...
13/11/2004 13:27
 
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Vi lascio un altra piccola ricerca sull'argomento... un caro saluto a tutti !!!



Disegni o simboli?




A sud del Perù, nei pressi di Pampa di Palpa, su una superficie di circa 520 kmq, è nascosto uno dei più grandi misteri della terra: i disegni Nazca.

I segni, che raffigurano figure geometriche, una balena, vari uccelli, una scimmia, un ragno, un serpente, un lama, una lucertola, un fiore e un uomo circondato da un alone, sono stati incisi nel terreno dagli Indios Nazca, tra il 500 a. C. e il 500 d. C..

La loro realizzazione è avvenuta presumibilmente a mano, aprendosi verso tutte le direzioni e, in alcuni casi, incrociandosi, appartentemente in modo casuale.
I disegni si estendono fino a 200 mq. Il primo che si accorse della loro straordinaria natura fu il fondatore dell’archeologia peruviana, Julio Tello.

Lo studioso prese nota dei racconti di alcuni piloti che li utilizzavano come punti di riferimento durante i voli. La scoperta delle linee di Nazca, però, risale agli anni venti, quando il peruviano Meyìa Xesspe e l'americano Alfred Kroeber, entrambi scienziati, arrampicatosi su una collina, notarono, con l'effetto della luce pomeridiana, delle lunghe linee che attraversavano il deserto, linee che erano impossibili da vedere dalla pianura.

La realizzazione di opere così complesse e perfette, in un’epoca priva di qualsiasi strumento in grado di mappare il territorio, è incredibile, soprattutto per le perfette proporzioni delle figure rappresentate. Il mistero si fa ancora più fitto se si cerca di spiegarne i motivi, che, in ogni caso, non possono essere artistici, vista l’impossibilità di visione da terra.
Come potevano non confondersi i Nazca, e sapere esattamente in quale direzione proseguire il tratto? Come stabilirono le proporzioni uomini semplici, dediti all’agricoltura? E perché è stato scelto quel luogo, prevalentemente desertico, inospitale e improduttivo, un luogo dove mai nessun popolo si sarebbe stabilito per vivere?

Altro incredibile aspetto è la precisione nella realizzazione del disegno: il ragno ad esempio, raffigura una specie chiamata “ricinulei”, che vive nella foresta pluviale Amazzonica, al di là delle Ande. I particolari anatomici del disegno rappresentano perfino gli organi riproduttivi che, nel ragno, sono visibli esclusivamente con un microscopio. Tra le ipotesi che cercano di dare una spiegazione ai motivi di un così complesso lavoro, c’è la teoria di Tony Morrison, secondo il quale le linee erano tracciate per fini religiosi.

L’ipotesi si basa su due elementi di prova: il primo riguarda uno scritto del 1653 che spiega come, nella capitale Inca di Cuzco, gli indiani edificarono santuari lungo linee che si irradiavano dal tempio del sole. L’altro elemento si collega agli studi di Morrison, sulle tribù degli Aymarà; l’archeologo trovò un insieme perfetto di linee come quelle di Nazca, che univano piccole costruzioni in pietra usate da queste tribù, per funzioni sacre. Altra teoria è stata esposta dall’archeologo Paul Kosok, che sostiene la funzione di osservatori astronomici dei disegni.

Marie Reiche, una matematica tedesca, a questo proposito, studiò le figure, confrontando il loro allineamento con le stelle, e scoprì che molti punti coincidevano con quelle contenute nelle costellazioni riportate su un enorme calendario, utilizzato dai Nazca per calcolare il tempo. Altre ipotesi concepiscono un possibile contatto del popolo Nazca con entità extraterrestri, le quali, con tecnologie molto avanzate per l’epoca, riuscirono a compiere i disegni. Ancora oggi, quale sia lo scopo delle linee di Nazca non si conosce ancora con certezza, ma resta il fatto che questo arido altopiano del Perù nasconde in sè qualcosa di misterioso, nascosto ai nostri occhi da secoli, e che forse non verrà mai alla luce.

© 2004 Palamito.it - brbv

[Modificato da THANEdalledueSPADE 13/11/2004 13.27]

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