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Capitolo 1 - "Gradiremmo la vostra discrezione..."

Ultimo Aggiornamento: 08/12/2004 12:59
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19/11/2004 00:18
 
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Dalkest
*accidenti! questo si che è grosso, ed anche il cane non scherza affatto, bene, saranno sicuramente utili in caso di incontri non graditi!*

il vino iniziava ad avere su di lui un effetto inebriante, si sarebbe fermato lì, non voleva certo prendersi una sbornia proprio adesso che aveva conosciuto questa bella gente. doveva ricordarsi ogni piccolo particolare della serata, tutti quei simpatici attori che sembravano davvero affascinati dal suo racconto delle avventure del prode Dalkest, ce n'era uno che addirittura scribacchiava qualcosa, storie che a casa sua avevano raccolto molto meno entusiasmo e che comunque non meritavano certo tanta attenzione da persone che probabilmente ne conoscevano di migliori. il racconto di Minas Garavel, della conquista della torre, e del successivo abbandono, aveva lasciato più di un volto perplesso, ma era comprensibile, anche lui avrebbe fatto fatica a credere in una cosa così fuori dal comune.

si alzò in piedi e diede il benvenuto al nuovo arrivato, che lo superava in altezza di almeno un palmo, e al cane, presentandosi e spiegando la ragione per cui si era unito alla compagnia.

intanto Lasya sorrideva in modo contagioso ed gli occhi di Meriel continuavano a scrutare tutto senza fermarsi e senza mai mostrare un minimo di confidenza. sembravano lievemente malinconici, come se le mancasse qualcuno che DOVEVA essere presente ad una serata così bella.

[Modificato da Mumak 19/11/2004 0.18]

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Barak
Mentre si avvicinava alla tavolata noto' che c’erano delle persone che non si sarebbe aspettato; da una di queste venne intercettato quando arrivo in prossimita dei tavoli.

*Sembra che Lossadan abbia messo insieme un piccolo esercito, o almeno abbia reclutato quelle che sembrano le migliori lame presenti in locanda.*

La presenza dei tre nuovi arrivati lo spinse a riflettere *Quale e' la minaccia che preoccupa Lossadan? Cosa puo' richiedere la presenza di quattro guerrieri? Possibile che sia preoccupato solo degli incontri casuali che avrebbero fatto lungo la via?*

Perche' preoccuparsene, il tempo avrebbe fornito le risposte; c’era solo da sperare che Tulkas continuasse a guidare il suo braccio.

Ricambio cordialmente il saluto di Dalkest intrattenendosi con lui per un po', il vino rendeva il suo interlocutore piutosto loquace e questo lo rese subito simpatico, dopodiche' prosegui verso Lossadan per completare le presentazioni.

[Modificato da Kedar 19/11/2004 10.07]


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Master
La festa…

Tutto stava andando magnificamente. Non era in verità una festa in senso stretto. Era più una cena tra amici. Proprio così, di quegli amici che avevano vissuto avventure insieme, per anni, che avevano litigato e fatto la pace, che viaggiato e sognato contemporaneamente di tornare a casa, sperando in un colpo di fortuna ma contenti di non essere troppo sfortunati.
Gente che in comune aveva lo stesso sogno: quello di imparare a parlare al cuore degli uomini e delle donne quando, dalla buia platea, questi li guardavano estasiati. Diventare un giorno così bravi da saper dare l’esatta descrizione di una emozione umana con la sola presenza in scena, fare amicizia con le maschere, con i volti dei loro personaggi, con le loro storie. Viverle, fino a mescolare i ricordi. Moltiplicare le proprie identità, fare posto a quelle strane entità, vive ma non proprio, piene di spirito ma con il corpo e la voce in prestito: i fantasmi.

…Fantasmi…fantasmi dei vecchi personaggi….fantasmi di Re, scudieri, castellani, dame, locandiere, giullari, cerusici, armigeri, schiavi, cavalieri, saggi, poeti…erano tutti lì, seduti a tavola in mezzo a loro, negli angoli bui delle tende, poco oltre il cerchio di luce del focolare, che aspettavano…aspettavano un corpo in cui entrare…

Lossadan fu ben lieto di vedere giungere Dalkest, e di notare come si stesse ben ambientando. Se solo avesse saputo cosa stavano pensando i suoi amici di lui. Anche quelli che più erano rapiti dalle sue storie, comunque lo stavano soppesando, analizzando. Gli stavano rubando già qualcosa, senza però togliergliela. Un’espressione, un gesto, un vezzo, un tono di voce. Anche Eorein ed Athorman erano già diventati bersagli per un furto, senza accorgersene. La dignità severa del biondo cavaliere, l’umiltà e la pacatezza del dunedain, le loro storie, i dubbi che mostravano, le certezze negli episodi di valore. Tutto questo sarebbe passato agli Aranrim, senza lasciare i rispettivi padroni.

E poi Barak, una montagna d’uomo. Anche a lui si poteva rubare qualcosa. Dalkest gli si era subito fatto incontro per presentarsi, ed Eorein non aveva mancato di notare subito il suo ingresso.

*Reattivi, non c’è che dire*. Lossadan non smise di sorridere mentre pensava questo.

Lossadan “Barak, amico! Temevamo non venissi più a trovarci! Bene, bene...eh?...Si, Hugh, ti ho sentito, Rowaaaaan! Altro idromele! (arriva!arriva!) . Dicevo, Barak. Siediti e stai con noi! Una coppa per Barak, e da bere ciò che desidera e…ma che diavolo, un bell’osso per quel molosso! Ehi, ma come mi vengono queste rime! (pezzi di insalata scagliati verso Lossadan da un posto anonimo, mollica di pane dalla direzione opposta…risate)”

Lasya “Barak, finalmente siete giunto! Che cosa posso portarvi da bere? Sidro? Idromele? Birra? Vino? Heilà, salute a voi, messer Dalkest! Allora messer Barak, cosa gradite?”. Chissà in quanti dei presenti stavano pensando *BEATO LUI* al vedere dama Lasya che gli offriva tante attenzioni!

La festa andò avanti poi per molte ore, e molte stelle passarono sopra le teste della Compagnia nell’apertura tra i tendoni. Oramai si erano formati tre gruppi. In uno, Lossadan, Heltzveg e altri due chiacchieravano, forse persi in aneddoti di vecchie produzioni. In fondo allo stesso tavolo altre cinque persone stavano giocando ai dadi ed alle carte. Tutti gli altri si erano dati alla tanto attese gare di canto. Tra di essi, ovviamente c’era Lasya. E Meriel? Quando se ne era andata? Dove era? Nessuno aveva fatto caso alla sua scomparsa. Nessuno, tranne colui che non l’aveva persa di vista un solo istante: Athorman.

Poco dopo l’ultimo giro di amari e digestivi, Meriel si era alzata per uscire fuori dai carri, nel fresco della notte estiva. Athorman aveva notato anche un’altra cosa. Non aveva perso nemmeno il più piccolo cambiamento, ma in particolare aveva fissato Eorein. Non, però, come una dama potrebbe osservare un aitante cavaliere. Sempre alle sue spalle, e badando di non essere scorta. Il suo sguardo melanconico sembrava ora sfumato di una nota di preoccupazione...
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19/11/2004 19:08
 
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Eorein
Si stava veramente godendo la serata.
L'unico rammarico era non poter lasciarsi andare completamente, come la sua indole avrebbe voluto, per non perdere credibilità di fronte al suo nuovo datore di lavoro ed ai suoi prossimi sottoposti. Non poteva entrare da subito troppo in confidenza con loro, per non spingerli a sottovalutarne l'autorità, assolutamente necessaria per poter dar loro ordini, se necessario.
Mentre beveva la sua birra (avrebbe voluto scolarsela d'un fiato e magari sfidare qualcuno dei presenti ad un gara di bevute) il suo sguardo pensieroso si fece improvvisamente leggermente malinconico:

*Eh sì, probabilmente non potrò godermi fino in fondo la bella compagnia di queste persone, occupato come sarò a vegliare su di loro.*

Ma il profondo del suo animo, inguaribilmente ottimista, ebbe infine la meglio:

*Comunque, questa è la birra più buona che abbia mai bevuto. Ed in fondo il mio compito comincia da domani...*

E la sua voce baritonale, abituata a gridare ordini ed a cantare canzoni di battaglia, si unì al coro generale...
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20/11/2004 12:19
 
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Athorman
Il guaritore senza dare nell’occhio, si districò dalla conversazione nella quale era intento e con passo tranquillo seguì Dama Meriel. Dapprima si soffermò a rimirarla appoggiato ad un dei carri, ma avuta conferma del velo di preoccupazione che impostava il suo volto, sempre con passo tranquillo, onde evitarle spavento, le si avvicinò.

Una volta d’appresso con il tono di voce più caldo e rassicurante potesse modulare le disse:

Il firmamento tutto, si è fermato ad osservarvi ed a domandarsi del perché del vostro cruccio Madonna Meriel.

Sebbene, il guaritore aveva una vaga idea sul motivo che aveva ‘turbato’ Dama Meriel, dal momento che ruotava intorno alla figura del suo amico Eorein.

Ed anch’io sono dispiaciuto di quell’ombra che offusca il vostro volto. Se mi concedete di esservi amico potrei condividere con voi ed in caso lenire il vostro turbamento

E detto questo le posò dolcemente la mano sulla spalla destra.

[Modificato da Fingal 20/11/2004 14.00]

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25/11/2004 10:38
 
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Master
La compassione e la gentilezza di Athorman, così come il suo incanto di fronte a tanta purezza, furono turbati per un attimo, un attimo infinitamente breve, passeggero ma terribile. Nel momento stesso in cui sfiorò la spalla bianca e liscia di dama Meriel, il guaritore non poté non pensare che…era fredda! No, forse era stata solo una sensazione. Come una scarica elettrica, un lampo davanti agli occhi, un tuffo al cuore, un battito perso…
Non ebbe modo di verificare se si era sbagliato, poiché ritrasse d’istinto la mano. Subito dopo, la dama si aggiustò un soffice scialle blu sulle spalle e, stringendoselo intorno al collo con una mano, girò appena il capo, per guardare Athorman di sopra la spalla.
Santi numi, era alta quasi quanto lui! Non ci aveva fatto caso prima, ma ora, ora non riusciva più a parlare. Non era a suo agio, no, neanche un po’. Non sapeva perché, ma sapeva chi lo stava mettendo in allarme…era il suo sangue di dunadan. Sangue che, sebbene in piccola, piccolissima parte, ancora conservava la forza degli antichi giorni. Ecco quale era il punto! Simile chiama simile, ma Meriel era qualcosa di incredibilmente diverso. Era una Numenoreana, più che una Dunwen. Lontana da lui quanto il Belegaer dalle placide acque di un laghetto.

Meriel “Messer Athorman, grazie delle vostre parole. Sono gentili, e fanno onore al vostro nome ed a quello della vostra gente. Prego, non state la dietro alle mie spalle. Se mi incombete così, dall’ombra, alto come siete potrei anche spaventarmi! Accostatevi, se vi aggrada”. Meriel si fece leggermente da parte e tornò ad accostarsi alla vasca al centro della piazza. Continuò a parlare, senza guardare Athorman direttamente.
“Sono preoccupata, è vero. Forse non è nulla di serie, anzi, di certo è solo una curiosità mia. Sarei tentata di chiedere una cosa al vostro amico, quell’uomo del nord, Eorein. Un Eothraim, presumo. Tuttavia sono felice che siate venuto voi da me. Voi siete un dunadan, in buona parte, e la vostra sensibilità potrebbe essermi preziosa. Ditemi, se potete: dove e quando si è procurato la sua lama il vostro amico? Mi sembra un oggetto di gran pregio, ma dalla fattura insolita. Non la spada che avrei visto di fianco ad uno come lui, né di fianco ad alcuno dei presenti, qui in piazza o in tutta Arceto”.

*Dunadan…in buona parte…Che intendeva dire? E che storia era questa della lama?*

Una profonda inquietudine si impadronì di Athorman. La spada, Meriel, la luce verde, gli eventi passati, i futuri possibili che si intrecciavano. La sua vita, Athorman lo sentì di colpo con chiarezza, era prossima ad un bivio. Non distante, anzi, forse già aveva fatto la sua scelta sulla strada da percorrere.
Mentre gli occhi di dama Meriel, fissi nelle stelle riflesse nelle acque della vasca, rimanevano celati al suo sguardo, il guaritore si chiese:

*Cosa risponderò?*

Tra i carri, intanto, le voci sommesse degli amici vecchi e nuovi, continuavano a ridere e cantare.

[Modificato da Ossian77 26/11/2004 17.00]

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Athorman
La mente del guaritore non faceva che associare frammenti di scene vissute negli ultimi giorni cercando di inanellarli come il cavaliere infila gli anelli nella Quintana. Ma ognuna delle sequenze non appariva mai quella corretta. L’unica costante di tutte le ipotesi era la sensazione maturata al tocco di Dama Meriel: nel bene o nel male Lei poteva essere il catalizzatore che avrebbe potuto diradare la nebbia che celava il motivo delle sue ansie.
E quindi, come si conviene a due confidenti di lunga data, rivolgendosi a Lei le rispose:

Ho avuto modo di condividere diverse esperienze con Eorein per un periodo abbastanza lungo ed intenso, ma con sommo dispiacere non conosco il modo in cui ne sia venuto in possesso, ma non posso nascondervi e condivido, gli aggettivi con i quali l’avete descritta. E’ indubbiamente una lama fuori dal comune e, a quanto posso ricordare, temuta dalle forze del male.

Detto questo il guaritore soggiunse con un tono di colui che ha percepito, anche attraverso il forte turbamento, la grande spiritualità di chi gli è dinnanzi.

Forse che il motivo del vostro turbamento nasce dalle origini di tale arma, o piuttosto dalle sue ‘vibrazioni’ ?

Mentre formulava la sua domanda il guaritore fissò i suoi occhi in quelli di Dama Meriel, cercando di trasmetterle la sua disponibilità a voler condividere ‘informazioni’, ma sicuro di uno scambio paritetico.

Ma non appena il suo sguardo si posò sugli occhi di Meriel il suo animo si perse nella loro melanconia.
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Master
La dama rimase per un po’ senza dire nulla. Fissava a sua volta Athorman, eppure i suoi occhi non tradivano più alcuna debolezza. La melanconia che Athorman aveva appena scorto era qualcosa di più profondo, che faceva parte della natura stessa della donna che aveva di fronte, separata da qualunque avvenimento recente. Erano occhi riflessivi, saggi, quasi severi, quelli che lo scrutavano.
Mariel reclinò il capo di lato, appena appena, e disse con una impercettibile nota di rimprovero.

Meriel “Siete un uomo davvero intuitivo, Athorman, ma poco saggio. E’ gentile da parte vostra preoccuparvi per me, o per quello che penso. Mi chiedete qualcosa che riguarda anche voi, e che è vostro interesse sapere, ma senza sapere niente di me. Una politica poco avveduta!”. Si volto, e fece un rapido passo dietro il dunadan. Quando questi si fu di nuovo voltato verso di lei, proseguì.
“I tempi sono proprio cambiati! I dunedain accusano gli uomini comuni di agire con avventatezza. Gli elfi accusano i dunedain della stessa cosa, ma tutti, indistintamente, sono sempre più frettolosi, meno pazienti e invero per nulla cauti. Non ditemi che il vostro infallibile istinto vi ha fatto indovinare la purezza del mio cuore a prima vista, o la bontà delle mie convinzioni. Parlate di cose che a quanto pare ignorate voi stesso, e con una certa leggerezza. La vostra fiducia mi lusinga, ma preferirei, o avrei preferito, sarebbe meglio dire, guadagnarmela lentamente, per poterne riporre altrettanta in voi, un giorno. Né vi siete curato di verificare che non vi fosse nessuno ad ascoltarvi tranne me. Oppure avete gli occhi di un Elda? Accadranno cose bizzarre, nel vicino futuro, lo scoprirete stando con noi. Comunque la mia era una pura curiosità artistica, se è quel che volete sapere. Ora, temo, l’umido della notte sta diventando eccessivo. Col vostro permesso mi ritiro nel carrozzone. Buona notte, messer Athorman.”

Finito di parlare si allontanò, con calma, verso il cerchio dei carri.
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Athorman
*Non c’è che dire ! Un lavaggio di capo con tutti i crismi !*

Il guaritore resto gelato, muto di fronte a tanta saggezza, ed ora resosi conto di ciò che aveva fatto il suo sguardo accompagnava Dama Meriel verso il suo carrozzone.

Il suo pensiero subito si volse alla sua inopportuna avventatezza, frutto di un sentimento di ‘passione’ che gli aveva offuscato temporaneamente le idee.

Si riavviò verso la festa riflettendo e ripromettendosi che mai e poi mai avrebbe ricommesso un simile errore, e sperando in cuor suo di non aver compromesso il futuro rapporto con Dama Meriel.

I canti ed il vociare festoso dei commensali facevano da contrappeso al suo viso tirato e pensieroso.
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27/11/2004 11:14
 
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Master
Athorman rientrò nel cerchio dei carri, a dire il vero un teso in volto, e riprese il suo posto. Orami tutti si erano spostati intorno al fuoco centrale, basso, largo, e molto caldo. Barak aveva trascinato le due panche manco fossero fatte di vento, e la Compagnia era oramai riunita. Sebbene alcuni stessero sonnecchiando con la faccia sul tavolo o se ne fossero già andati a letto, rimanevano almeno una dozzina di persone.

Heltzveg “Kome al zolito non c’è stata partita. Anke kfesta folta Lasya ci ha inkantati ed stracciati. E tire ke non ziamo proprio telle kapre a kantare!”

Lossadan “Vero, vero. E’ una delizia perdere contro di lei. Lasya, i Valar ti benedicano per essere nata! Beh, visto che la gara sembra al suo termine, penso che la vincitrice ci debba un bis del pezzo che l’ha messa sul gradino più alto. Dico bene?”

Lasya cambiò colore in viso una decina di volt in un minuto solo e, guardandosi i piedi, prese ad aggiustarsi la gonna e a sorridere.

Lasya “Che imbarazzo! No, suvvia, non è vero! Ho vinto solo perché Meriel non ha voluto cantare, lo sapete. Io mi diverto con le canzoni, ma non so, ecco, voi esagerate. Di certo lei…”

Yorick “Non dire eresie Lasya. Sai bene che non è così. E poi, se posso dirlo (sta già dormendo si? Hmmm…credo di si…si, dorme), beh se posso dirlo a me quando canta Meriel non piace”.

Yorick, un uomo dal volto severo, dai tratti spigolosi, dalla voce profonda. Magro e nervoso, con un’aria da duellante. Parlò guardandosi nervosamente attorno, ed in molto annuirono dopo la sua affermazione.

“Dico", proseguì Yorick, "non che non abbia una bella voce. Anzi. E’ solo che la prende troppo sul serio! Accidenti, mi vengono i brividi quando sale sul palco a cantare o a recitare. A volte mi viene voglia di piangere, ed altre volte sento che mi viene da odiare tutto quello che si muove. Capitemi, Meriel è una gran Signora, magari ce ne fossero, e poi è sempre gentile, non è mai stanca di dare una mano e si fa in quattromila pezzi per ognuno di noi. Dolce ed adorabile, si, ed a volte ti guarda e ti sorride come ti farebbe un bambino, mentre altre volte, sembra che non capisca quello che le stai dicendo, come se si stesse chiedendo perchè ti sta ascoltando e...ti fissa...e ti fa uno sguardo che…insomma si…mette paura! Non so perché, ma a volte mi mette davvero i brividi. Ecco, davvero, non la vorrei mai fare arrabbiare, se capite quel che dico!”.

Il silenzio seguì le parole di Yorick. Tensione, imbarazzo. Aveva parlato a voce sempre più bassa, fino quasi a concludere il suo discorso sussurrando. Poi, nel silenzio, si levò una voce. Dolcissima, morbida, come un sorso di idromele dopo ardue fatiche. Salì in tono e sicurezza. Lasya, ad occhi chiusi, il palmo di una mano in grembo e l’altro premuto sotto il seno, aveva iniziato la sua canzone:

Lasya: “I'm so tired of being here
Suppressed by all my childish fears
And if you have to leave
I wish that you would just leave
'Cause your presence still lingers here
And it won't leave me alone

These wounds won't seem to heal
This pain is just too real
There's just too much that time cannot erase

[When you cried I'd wipe away all of your tears
When you'd scream I'd fight away all of your fears
I held your hand through all of these years
But you still have
All of me]

You used to captivate me
By your resonating life
Now I'm bound by the life you left behind
Your face it haunts
My once pleasant dreams
Your voice it chased away
All the sanity in me

These wounds won't seem to heal
This pain is just too real
There's just too much that time cannot erase

[When you cried I'd wipe away all of your tears
When you'd scream I'd fight away all of your fears
I held your hand through all of these years
But you still have
All of me]

I've tried so hard to tell myself that you're gone
But though you're still with me
I've been alone all along

[When you cried I'd wipe away all of your tears
When you'd scream I'd fight away all of your fears
I held your hand through all of these years
But you still have
All of me]”


Lossadan, dopo l’ultima strofa, rimase perduto nei suoi pensieri. Così tutti i presenti.
Poi, finalmente, qualcuno batté le mani, l’applauso se lo era proprio guadagnato.
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27/11/2004 14:25
 
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Eorein
Il biondo eòthraic aveva bevuto, aveva cantato ed aveva riso, passando una piacevolissima serata in compagnia di quel gruppo di attori girovaghi.
Seduto su una panca davanti al fuoco scoppiettante, una pinta di birra in mano, pensava che la vita era bella e che era un uomo felice:

*Domani potrò di nuovo cavalcare, libero, il vento nei capelli, Gùthlaf che macinerà chilometri, una nuova sfida da affrontare*

Poi Lasya cominciò a cantare.
Eorein rimase muto, una statua di sale rapita nell'ascolto della voce dolce e melodiosa della ragazza. Aveva intonato una canzone della quale non afferrava le parole, ma non era importante: finche Lasya cantò, Eorein non riuscì a muoversi nè a parlare, avvinto dallo strano incantesimo che sembrava averlo colto.
Le note di quella canzone malinconica entrarono nel profondo del suo cuore.
Quando il canto finì il rude cavaliere del Rhovanion rimase immobile ancora per qualche secondo, incapace di parlare e di staccare gli occhi dalla dama che così profondamente lo aveva colpito.
Si riscosse quasi subito però, e bofonchiando qualche parola confusa si alzò e si avviò verso le stalle a controllare Gùthlaf.
Mentre accarezzava il suo amato cavallo, capì che gli mancava ancora qualcosa per essere completamente felice.

[Modificato da Valandur 27/11/2004 14.33]

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Dalkest
in camera il cavaliere aveva quasi terminato i preparativi quando gli sembrò di sentire una melodia arrivare dalla piazza antistante. spalancò la finestra e guardò giù, il campo degli Aranrim, o quello che ne era rimasto, si era raccolto attorno ad un fuoco ed ascoltava Lasya cantare un dolcissimo motivo.

Dalkest, che doveva prepararsi non terminò di ascoltarlo (ma lasciò la finestra aperta), accingendosi a controllare il filo della sua ascia si scoprì risoluto, come mai lo era stato prima, a fare in modo che nulla di male potesse accadere a questi esseri umani che dedicavano la loro vita non alla cura del corpo, ne a quella della terra, da intendere come campo e come patria, no, la loro cura non aveva effetti ne estetici ne funzionali, essi curavano lo spirito, di chiunque, dal bambino al vecchio, dal guerriero al contadino, dal re al servo. capì che anche loro avevano una specie di codice, che li obbligava in cuor loro a dare il meglio mentre si esibivano affichè la cura dello spirito di tutte queste persone fosse efficace.

si aveva sempre più bisogno di gente così, soprattutto in tempi turbolenti come questi, e non potevano andare perduti per nessun motivo.

da quel momento avrebbe difeso, decise, qualunque artista ne avesse avuto bisogno...

...a parte quel maledetto bardo trasformista che gli doveva ancora dei soldi...

sussurrando una buonanotte alle stelle ripose l'ascia, chiuse le finestre e si sdraiò lasciandosi cullare da quel canto meraviglioso che ancora gli riecheggiava in mente.

[Modificato da Mumak 28/11/2004 14.25]

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Athorman
Le parole di Yorick diedero molto da pensare al guaritore, ma nonostante la sua curiosità fosse stata risvegliata in maniera prepotente da queste, la sua parte razionale si fece largo:

*Non puoi ripetere lo stesso errore. L’avventatezza e cattiva consigliera. Tutto sarà più chiaro a tempo debito.*

Dando ascolto alla sua parte razionale Athorman applaudì la ‘performance’ canora della bella Lasya, e salutando i presenti si accomiatò da loro dirigendosi verso la sua camera.
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Barak
L’idea di restare ad ascoltare i canti era stata, senza dubbio, ottima; si era seduto leggermente in disparte ed era restato immobile rapito dalle prestazioni dei contendenti.
In cuor suo non aveva mai avuto dubbi su chi sarebbe stata la vincitrice, la aveva gia' ascoltata alcune volte e lo aveva sempre lasciato basito; questa volta pero', resto' colpito dalle parole; queste evocarono in lui immagini di una terra lontana, gli portarono alla mente quello che aveva lasciato al limitare del bosco, in un attimo gli piombo a dosso tutta la malinconia che aveva cercato di fuggire negli ultimi tempi. Il volto divenne sempre piu' cupo ed appena Lasya ebbe finito di cantare si allontano' dalla folla festante.
Il cielo stellato forse gli avrebbe restituito un po' della quiete di cui aveva ora bisogno.

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Master
-La notte della festa-

La notte era finalmente scesa su quella lunghissima giornata. Ogni uomo ed ogni donna se ne andò al proprio letto, a godersi i propri pensieri ed a mettervi ordine. Tutti, alla fine, avevano avuto cibo per la mente oltreche per il corpo. Amici, molti incontri, risate, un compito da portare a termine, vecchi ricordi, nuove conoscenze e nuove domande.

Ancora una volta, col calare delle tenebre, caduta l'ultima cinta muraria di luce con l'estinguiersi dell'ultima brace, tutti i fantasmi e gli abitatori del buio, le presenze che vivono sotto i letti e negli armadi, tanto quanto dietro langolo dell'ultima strada in vista, tutti i demoni che infestano i luoghi abitati da uomini, si fecero avanti e presero d'assalto le camere del Destriero d'Acciaio. In alcune, trovarono uno spirito schietto e sereno ad accoglierli, ed ivi dovettero desistere. In altre, invece, porte aperte.
Se tutti furono coccolati e dolcemente cullati dalla voce e dal sorriso di Lasya, traghettati nel mondo dei sogni da una tale visione, Athorman, e lui solo, fu perseguitato da una visione. Una visione che lo fissava dal soffitto della stanza. Duo occhi grandi e felini, coi colori dell'ametista più scura e del mare più profondo.
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L'indomani, di buon'ra, furono tutti in piedi. Hayden salutò i tre suoi migliori clienti con un pò di rammarico, ed il gruppo vide che il carro degli Aranrim era già fervente di attività. Molte persone, sapendo della loro partenza, si erano date appuntamento in Piazza dei Tessitori per salutare quelle persone così speciali.
Ovunque, gente che anava e veniva, spostava casse, riponeva tende, tesava funi e corde, sellava i cavalli e controllava i ferri. Lossadan, fiero come un generale, stava in cassetta al carro di coda, e sorrideva al nuovo e radioso mattino.
quando d'un tratto in molti amutolirono, per poi ridere ed applaudire di colpo. Lossadan aveva snudato il suo stocco ai primi raggi del nuovo sole, levandolo in alto per salutare l'arrivo dei quattro uomini che si sarebbero aggiunti alla compagnia. Eorein Athorman, Dalkest e Barak furono salutati da un applauso, anche di gente che semplicemente passava di là, ammirata da sì grande splendore di cotte, elmi, pennacchi, scudi, sciabole e cavalli da guerra.

Infine, i quattro giunsero davanti al Capocomico...
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Athorman
Giunto d’innanzi al Capocomico, il guaritore chinò il solennemente il capo in segno di saluto, senza proferire verbo.

Al termine del saluto i suoi occhi, con movimenti felini, si affanarono a cercare Dama Meriel tra il frenetico andare e venire dei preparativi per la partenza.

Nella sua mente risuonavano ancora come sferzate le parole pronunciate dalla Dama, e i pensieri si accavallavano con l’intento di trovare un modo per poter ricucire lo ‘quarcio’, e dimostrarle quanto poco consono alla sua indole fosse stato il suo comportamento della sera precedente.

Ma non ultimo era il desiderio di rivedere il suo volto.

[Modificato da Fingal 02/12/2004 12.03]

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Dalkest
si era svegliato di buon umore ed aveva incontrato i suoi nuovi compagni di avventura nelle stalle intenti a preparare i propri cavalli. avevano deciso di uscire insieme per dare un'impressione di unità che avrebbe fatto bene a tutta la compagnia. Barak non sembrava così minaccioso di giorno, al contrario del cane, Alex, che invece sembrava con la luce del sole alto quasi quanto un pony. gli occhi di Athorman sembravano stanchi ma ostentavano una nobiltà d'animo fiera ed indiscutibile, mentre Eorein era già pronto a ridere e darsi da fare. il cavallo del biondo cavaliere, pur non raggiungendo la stazza di Mandorallen, era una bestia magnifica e nei suoi occhi scintallava la stessa arguzia.

uscirono insieme e salirono a cavallo, girarono intorno alla locanda e si presentarono affiancati nella piazza dove già fremevano i preparativi.

Lossadan, più divertito che affascinato, sollevò lo stocco a salutarli e tutti i presenti, Aranrim e non, esplosero in un fragoroso applauso.

Dalkest non riuscì a resistere ed alzatosi sulle staffe disse con voce tonante:

"Grazie, miei buoni amici, grazie, ma a parte esserci aggiunti alla vostra compagnia ancor nulla abbiamo fatto per meritare simile accoglienza. giacchè ci è stata affidata la sicurezza della compagnia inizierò immmediatamente a rendermi utile con un suggerimento: Messer Lossadan, pur essendo poco più pericoloso di un ago da sarta, l'oggetto che recate in mano ha comunque delle proprietà dannose per la salute, quindi la prego di riporlo dove lo ha trovato prima di far del male a qualcuno o di farne, peggio che mai, a se stesso! lei mi ha chiesto di scortarla ed io la scorterò fin nelle sale del re se necessario, e se alcun uomo dovesse dubitare del tuo diritto di godere dell'attenzione del sovrano, gli proverò quanto sia folle, a detrimento del suo corpo!"

detto ciò si risedette in sella aspettandosi una burla pari, se non supriore, visto con chi aveva a che fare, di quella appena messa in atto, ma la attese con un sorriso sulle labbra.
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07/12/2004 10:03
 
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Barak
La notte non aveva lenito i “dolori” e il suo umore non era migliorato molto. Improvvisamente non eveva piu' questa gran voglia di partire verso Overst, forse la direzione opposta sarebbe stata quella migliore.

L’accoglienza che ebbero in piazza lo distolse dai suoi tristi pensieri e si accorse, solo ora, che era l’unico dei quattro ad essere vestito con abiti che lo facevano assomigliare ad un cacciatore, gli altri tre erano in armatura, belli, luccicanti come se fossero in parata. Quasi rimpianse di avere lasciato la sua sul fondo dello zaino, decisamente gli ingressi scenografici non erano cosa per lui.

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08/12/2004 12:59
 
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Master
La voce di Dalkest, con la sua tonante sicurezza, aveva sortito un effetto insperato. Se Eorein ed Athorman avevano colto al volo il tono beffardo della sua frase, non si sarebbe potuto dire lo stesso con certezza di alcuno degli occupanti della piazza. Un brusio incerto si sostituì in pochi secondi alle festanti grida di prima.
In piedi sulle staffe, un cavaliere in scintillante armatura. In piedi in cima ad un carro, un uomo con uno stocco snudato.

Lossadan, vide Dalkest, stava usando una delle sue migliori maschere. I lineamenti gli si fecero d’un tratto severi ed arcigni, e declamò ad alta voce:

Lossadan “CAVALIERE! Con quest’ago da sarto ho cucito più cappotti di mogano di quanti ne riuscireste a contare voi e tutto il vostro clan appresso. Non parlatene con leggerezza, o ne avvertirete la pesantezza sul vostro usbergo!”.

*Accidenti, che polmoni!* Pensò Dalkest.
La voce di Lossadan, probabilmente, si era sentita fino a Brea, e non ci sarebbe stato nulla di strano se qualche roquen di Arnor fosse venuto a controllare.
Lossadan ci stava provando, disperatamente, a mantenere una faccia seria. Gli si erano contratti i lineamenti, e lo sforzo per soffocare il sorriso divenne presto troppo grande.
Infine, lui ed a seguire tutta la Aranrim, scoppiarono in una risata fragorosa. L’attore rinfoderò lo stocco e scese dalla cassetta del carro.

LossadanEccellente! Signori, ora so che potremmo andare in tournee anche all’inferno, e che tutti i diavoli che lo abitano sarebbero costretti a spellarsi le mani dagli applausi. Con noi c’è il fiore della cavalleria di questi tempi agitati. Buongiorno a voi quattro!
E voi, signori...”
disse rivolto alla folla “...voi dovete scusarci, ma è tempo di andare. Siamo stati divinamente qui ad Arceto, ed ho un bellissimo ricordo di ognuno di voi. Spero che la sorte benigna ci riporti ad Arceto per l’anno prossimo, in questo stesso periodo. Fino ad allora, non ci dimenticate!”

I preparativi erano ormai ultimati, e la compagnia era pronta a partire. Quattro carrozzoni coperti, di solido legno e metallo, con alte ruote. Ognuno trainato da quattro cavalli piccoli e robusti, con spalle larghe e ciuffi di pelo intorno agli zoccoli.
La folla si stava spostando per fare spazio per la manovra, ed in molti salutava col cappello, o seguivano al passo un carro per scambiare le ultime parole con qualche loro amico nella compagnia. Hayden, l’oste, era visibilmente commosso e tratteneva le lacrime.
Sul carro di testa stava Lossadan, Lasya di fianco ad Heltzvegg sul secondo, Meriel sul terzo e Yorick sul quarto.

LossadanEorein, ci siamo! Ora siamo nelle tue mani. Ricordati che siamo sotto giudizio anche e soprattutto quando non succede niente. Vediamo di uscire con stile da questo borgo che ci ha così bene accolto. Disponi di noi, e di loro (indicò Dalkest, Athorman e Barak) come credi, e ricorda che usciamo dal cancello sud. Buon lavoro! E voialtri!” gridò agli altri carri “Avete sentito? Da ora comanda Eorein. Non facciamoci riconoscere come al solito!”.

E così, nella confusione di piazza dei tessitori, la compagnia degli Aranrim lasciò Arceto per incamminarsi verso il proprio destino…
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