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L'Italia nella I GM

Ultimo Aggiornamento: 08/04/2006 16:20
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Scritto da: caruti 16/06/2005 23.27
FRONTE ITALIANO - L'Italia, che con la sua neutralità aveva dato alla Francia la assoluta libertà di movimento e la sicurezza di vincere la sua prima battaglia della Marna, il 24 MAGGIO entrò a fianco degli alleati, avanzando oltre la frontiera politica, nel momento più critico per le sorti russe, proprio quando le truppe austro-germaniche riacquistavano tutta la loro potenzialità e libertà di movimento sul fronte orientale.
Da premettere che l'8 marzo l'Austria si era dichiarata disponibile a discutere la questione dei compensi all'Italia previsti dall'art. 7 della Triplice Alleanza. Il mutamento di atteggiamento fu dovuto sia alle pressioni della Germania che, preoccupata per la sfavorevole situazione militare, in cambio ha offerto alcuni compensi territoriali nella Slesia prussiana, ma anche dal presidente ungherese che temeva un attacco concentrico ai danni dell'Ungheria da parte dei serbi, degli italiani e dei russi avanzati in Galizia, e dei romeni pronti ad attaccare l'Austria-Ungheria in caso di vittoria dell'Intesa sui Dardanelli.
L'esercito italiano contava allora 35 divisioni (578 battaglioni), 1500 pezzi da campagna, 146 d'assedio, nessuna bombarda, appena 600 mitragliatrici, 750.000 fucili. Al comando dell'esercito fu chiamato Luigi Cadorna; al comando della Marina, Paolo Thaon di Revel.
Ma nonostante gli sforzi organizzativi e finanziari dei mesi precedenti, armi e munizioni rimasero carenti. riducendo le capacità offensive dei soldati italiani soprattutto nelle quattro battaglie iniziali sull'Isonzo esponendoli a gravissime perdite

Il 2 aprile l'Austria, respingendo altre esose richieste del governo italiano (Trentino, Gorizia, Trieste), comunica all'Italia di essere disposta a cedere soltanto una parte del Trentino, quello meridionale. Offerta che fu respinta dall'Italia.
Il 26 aprile l'Italia firma il Patto di Londra con le potenze dell'Intesa, schierandosi a fianco della Francia, dell'Inghilterra e della Russia, fissando i compensi territoriali rivendicati. (Trentino e Tirolo (Alto Adige fino al Brennero), Trieste, Gorizia, l'Istria, parte della Dalmazia, il protettorato sull'Albania con il possesso di Valona; le isole del Dodecanneso, il bacino carbonifero di Adalia in Asia Minore, e alcuni possedimenti coloniali tedeschi in Africa.

Manifestazioni in Italia pro e contro la guerra. Il re l'8 maggio dichiara di essere pronto ad abdicare qualora la Camera bocci l'intervento a fianco dell'Intesa. Ma in effetti Vittorio Emanuele III, si è già impegnato personalmente con le tre potenze fin dal 29 aprile.
4 maggio - In Italia è indetta la precettazione individuale
14 maggio- L'Italia è percorsa da una ondata di violenti dimostrazioni interventiste con Gabriele D'Annunzio che incita all'intervento e a vivere le "radiose giornate di maggio". Giolitti non interventista è accusato di essere un traditore della Patria. Mussolini con un passato rivoluzionario e di non interventista si schiera improvvisamente per la guerra.

20-21 MAGGIO - Il Parlamento concede poteri straordinari al governo in caso di guerra. Alla Camera, 407 voti a favore, 74 contro, 1 astenuto. Al Senato 281 favorevoli su 281 (anche i giolittiani votano a favore).

22-23 MAGGIO - Il consiglio dei Ministri approva vari decreti per l'entrata in guerra dell'Italia. Mobilitazione generale. Rottura delle relazioni diplomatiche con la Germania.

24 maggio - Dopo una serie di decreti relativi all'entrata in guerra, approvati dal consiglio dei ministri, viene affidato il comando delle operazioni al generale Luigi Cadorna.
L'Italia entra in guerra contro l'Austria e l'Ungheria. Le truppe italiane iniziano a varcare il confine orientale in direzione del fiume Isonzo.

La visione di come impiegare le forze italiane era chiara nelle menti degli uomini politici dell'Intesa, ma era del tutto errata nella mente dei loro generali. I primi erano dell'avviso che vi era l'impossibilità di sfondare la posizione difensiva germanica, e che quindi conveniva agire sul nuovo fronte meridionale (quello italiano) non ancora organizzato dal nemico, e meglio ancora, attaccare l'Austria-Ungheria. I secondi invece si opponevano invocando il principio della strategia di non disperdere le forze e la convinzione che la vittoria potesse conseguirsi su quella, ch'essi chiamavamo fronte principale.
L'Italia aspetterà fino al 15 agosto del 1916 per dichiarare guerra alla Germania.

26 MAGGIO - Le truppe italiane occupano il monte Baldo (l'Altissimo), ed Ala al confine meridionale del Trentino, Cortina d'Ampezzo e Grado.

23 giugno - PRIMA offensiva italiana sull'Isonzo. Attacco frontale contro il nemico. La battaglia si conclude il 7 luglio con gravi perdite umane senza raggiungere obiettivi militari significativi.

18 luglio - SECONDA offensiva frontale italiana sull'Isonzo. Termina il 4 agosto con gli stessi risultati negativi della precedente.

8 AGOSTO - Volo spettacolare di Gabriele D'Annunzio su Trieste.

21 agosto - L'Italia dichiara guerra alla Turchia. Mentre viene rimandata fino all'agosto del 1916 la dichiarazione di guerra alla Germania (quando ci sarà un clima più ottimistico dopo la vittoria su Gorizia).

18 ottobre - Inizia la TERZA battaglia sull'Isonzo. Durerà fino al 4 novembre. Breve sosta di sei giorni (nel frattempo aeroplani austriaci bombardano, Venezia, Padova, Vicenza, Belluno) poi il 10 novembre inizia la QUARTA battaglia dell'Isonzo cercando inutilmente di sfondare la linea difensiva austriaca.

Nelle quattro battaglie dell'Isonzo, nell'esercito italiano si registrano gravissime perdite: 62.000 morti e 170.000 feriti; un quarto di tutte le forze mobilitate.

L'azione lungo tutto l'insidioso fronte italiano, dal Passo dello Stelvio all'Isonzo e al Mare, fu una delle più intense, nonostante le difficoltà naturali; le iniziativa di una avanzata c'erano, perfino il metodo era stato calcolato saggiamente, predisponendo iniziative mirabili, nei grandi massicci alpini, nelle guglie dolomitiche anche a 3000 metri d'altitudine, come sui ghiacciai dell'Ortles, Adamello. Geniali iniziative dei "genieri", che scavarono pazientemente una infinità di gallerie, o spianando delle vette, come quella di Col di Lana, il Castelletto delle Tofane. Perfino sulla cima della Grande di Lavaredo furono piazzati cannoni e i fari per i tiri notturni con imprese alpinistiche leggendarie (da entrambe le parti) al limite delle capacità umane.

[Modificato da caruti 16/06/2005 23.29]




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Scritto da: caruti 16/06/2005 23.30
1916

In FEBBRAIO - Gli austriaci, trasferendole dal fronte dell'Isonzo e Balcanico, concentrano sul Trentino 14 divisioni. L'intenzione è quella di sfondare il fronte a ovest, tra la Val Lagarina e la Valsugana, scendere al piano prendendo così alle spalle gli italiani concentrati tutti a est, sull'Isonzo.
Cadorna, non prevedendo questa mossa, e considerando marginale le operazioni in trentino, invia alcuni rinforzi ma senza tanta convinzione. Ha invece in mente di fare un'altra offensiva sull'Isonzo.

L'11 MARZO si svolge la QUINTA battaglia dell'Isonzo. 8 giorni di battaglia ma senza alcun risultato.

Mentre il 14-16 maggio gli austriaci dopo una lunga preparazione intrapresero, nel triangolo del Trentino, verso gli altipiani vicentini, la cosiddetta Spedizione Punitiva (Strafexpedition - 20 divisioni austriache al comando del generale Conrad).
Occupano in giugno i monti Zugna, Pasubio, la Val Posina, avanzano a sud della Valsugana, conquistano tutto l'altipiano di Asiago.
Fra i tanti prigionieri catturati i due trentini Cesare Battisti e Fabio Filzi; condannati per alto tradimento furono impiccati il 12 luglio al Castello del Buonconsiglio di Trento.

Con questa forte offensiva, gli austriaci scendendo da Passo Folgaria-Lavarone, si spinsero fino ad Arsiero (27 maggio), con davanti a loro ormai la pianura Padana spalancata; inoltre partendo da Asiago conquistata il 28 maggio, scendendo a valle si spinsero anche qui fino al piano, toccando Rocchette, sopra Piovene-Schio; ma nonostante le sfavorevolissime condizioni del terreno e del clima, questa offensiva austriaca dagli altipiani verso valle quasi coronata da successo, fu contenuta dalle forze italiane (ma sugli altipiani si era messo a nevicare), tanto che disperando di raggiungere l'obiettivo dei Colli Euganei, tra Vicenza e Padova, gli austriaci ai primi di giugno cominciarono la ritirata, concentrandosi e rinforzando il fronte orientale, sul Carso.
Sarebbe stata una buona occasione per gli italiani per sfondare in Valsugana (tanto più che tutto il concentramento e lo smistamento dei soldati era a Cittadella) o intraprendere una controffensiva nella valle Lagarina scendendo dal Pasubio verso Ala e Rovereto; ma gli italiani, interrompendo la fase conclusiva della resistenza, riguadagnando a fine giugno solo alcune posizioni perdute ad Asiago e in Val d'Astico, nemmeno presero in considerazione una offensiva, ma rovesciarono gli effettivi, le nuove riserve e tutti i mezzi disponibili sul fronte carsico, per la liberazione di Gorizia. Le divisioni intanto erano salite a 45 dalle 35 schierate a inizio guerra.

In Luglio Cadorna si prepara a una nuova offensiva sulla destra dell'Isonzo, davanti a Gorizia. E il 4 AGOSTO inizia la SESTA battaglia dell'Isonzo. Il 6 conquista il Monte Sabotino e il Monte S. Michele. Il 9 si svolge la battaglia di Gorizia per conquistare la città; un attacco che provocherà fra le truppe italiane 21.630 morti, 52.940 feriti, senza ottenere (a parte la conquista della piccola città) nessun risultato strategico; perchè oltrepassata la sponda destra dell'Isonzo, nella sponda sinistra si trovano davanti a una potente linea di difesa austriaca. Cadorna è costretto a sospendere l'offensiva. La riprende e ne organizza un'altra in
SETTEMBRE - Ancora sull'Isonzo con un attacco sul Carso. La SETTIMA battaglia il 14-16 settembre; la OTTAVA e la NONA battaglia l'1-4 novembre.
Dovevano essere "tre spallate", invece si conclude come le altre: senza alcun risultato strategico, ma costa altri 37.000 morti e 88.000 feriti.

In ALBANIA le cose non andarono meglio. Dopo aver assistito gli sbandati serbi in fuga, gli italiani portatisi tempestivamente a Durazzo, iniziarono a ritirarsi anche loro "non perdendo -come dichiarò alla Camera il ministro Sannino- che 827 uomini, fra morti, feriti e prigionieri". Comunque Valona e l'Albania centrale continuarono a rimanere in possesso delle forse italiane, ma grazie alla marina da guerra che era padrona assoluta sulla costa adriatica.

Intanto in Serbia l'invasione austriaca cominciata il 13 agosto, finì il 20, arrestata dai serbi al-Jadar. Seguì un tentativo serbo-montenegrino di invadere la Bosnia e l'Erzegovina, cui s'accompagnò, senza successo, una azione dal Lovcen e dal mare contro Cattaro. Alla fine di ottobre gli austriaci attaccarono a loro volta; respinsero serbi e montenegrini, invasero ancora la Serbia, attraverso la Drina e la Sava, presero Belgrado il 2 dicembre, ma improvvisamente furono respinti subendo uno grave disfatta.

FRONTE OCCIDENTALE - In Francia terminato il 1914 con le truppe in trincea, sull'estremo lembo belga sull'Yser, ad Ypres, inizia una guerra di "posizione", piuttosto statica. Solo nella seconda metà del 1915, per le armi francese, riprendendo il movimento iniziò un periodo felice con lo sfondamento delle trincee tedesche più avanzate.
Altra felice offensiva dei francesi e inglesi si svolge il 25-27 settembre con la battaglia dell'Artois.
Vittoriosa sempre per i francesi la cruentissima resistenza a Verdum; i tedeschi mossero all'attacco il 21 febbraio 1916 con un bombardamento spaventoso, ma fu un sacrificio inutile per le decine di migliaia di uomini rimasi uccisi.

FRONTE ORIENTALE - Nel settore russo, i germanici dopo la vittoriosa tenaglia attuata da Hindenburg in Polonia, il 6 agosto di quest'anno si impadroniscono di Varsavia, il 18 settembre di Vilna. Ma i tedeschi non andarono oltre, lì si fermarono quando fin dal giugno riordinate le forze potè riprendere l'offensiva sulla Bucovina, invadere ampiamente la Volinia e la Galizia e nuovamente minacciare i passi sui Carpazi.

FRONTE MERIDIONALE - Meno felice la situazione sui Balcani fin dall'autunno-inverno dello scorso anno. La Serbia, che per due volte aveva ricacciato gli austriaci, fu invasa il 9 ottobre di quest'anno da austriaci e tedeschi al comando di Mackensen, appoggiati sul fianco sinistro da Bulgari che si erano nel frattempo alleati ai due imperi.
I serbi resistettero in un primo tempo, favoriti dal terreno, invano sperando in un aiuto di francesi e inglesi, che si erano mossi, ma sbarcati con troppo ritardo a Salonicco. I Serbi si sbandarono, incalzati raggiunsero l'Albania. Qui la flotta italiana li raccolse trasportandoli in Italia, in Sardegna, nel Lazio e una buona parte a Corfù, dove i serbi si riorganizzarono. Congiuntisi poi con le forze di Salonicco riprese l'iniziativa per passare al contrattacco per liberare la Serbia, aiutati dai partigiani patrioti rifugiatisi sui monti pronti a unirsi e ad intervenire contro gli invasori. Questa resistenza durò fino a Gennaio di quest'anno, quando alla fine ci fu la capitolazione del Montenegro. Re Nicola II e la sua famiglia furono costretti a fuggire esuli in Francia.
Questo successo in comune di austriaci, tedeschi e bulgari aprì le comunicazioni sui Balcani fra Berlino e Costantinopoli, anche se in parte erano minacciate dal fronte italo-francese-britannico sulla linea Valona-Salonicco.
Minacciati anche i turchi dai russi che dall'Armenia -anche se con lentezza- iniziarono ad avanzare, occupando in febbraio Erzerum, il 19 aprile Trebisonda, per poi insediarsi a Erzigian. Breve successo di un generale tedesco, in Mesopotamia dove ottenne la resa di una guarnigione britannica a Kut-el-Amara.

COLONIE - Nell'Intesa si aggiunse anche il Portogallo, che divenne molto utile per far perdere ulteriore terreno ai germanici in Africa orientale, nei territori compresi fra possedimenti britannici, belgi e portoghesi.


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1917 FRONTE ITALIANO - Concentratasi sulla zona carsica, l'Italia inizia il suo secondo anno di guerra, aumentando le sue forze militari, portando le sue divisioni a 59. Il 9 agosto dello scorso anno con una offensiva l'esercito italiano aveva conquistato Gorizia, e recuperato notevoli posizioni anche sull'Altipiano di Asiago. Il 15 settembre era poi tornata a spiegarsi l'offensiva, respingendo gli austriaci dalla zona di Opacchiasella, incalzandoli per tre giorni, conquistando alla fine gran parte della linea nemica.
Un mese dopo, dal 4 al 11 ottobre 1916, l'occupazione italiana si era spinta ancora più avanti, fino a Novavilla, facendo salire il numero dei prigionieri dal 9 agosto a inizio novembre 1916, a 40.383.
Sugli altri settori del Carso e di Monfalcone la situazione rimase stazionaria poi per tutto l'inverno 1916-17. Solo nel maggio 1917, le operazioni belliche ripresero e furono spinte con qualche iniziativa e più tenacia. Cooperarono in alcune azioni italiane, circa 40 batterie di pezzi d'artiglieria di grosso calibro inglesi. Di maggiore importanza fu il crescente sviluppo delle squadre aeree, bombardando ripetutamente le istallazioni nemiche fino a Pola.
Contemporaneamente il corpo di spedizione italiano, che fino a luglio si era unito agli alleati, per le operazioni in Macedonia, si inoltrò nell'Epiro fino a Giannina, mentre in Grecia gli alleati sostituivano al re il secondogenito Alessandro, con un nuovo governo presieduto da Venizelos.

12-28 MAGGIO 1917 - La DECIMA offensiva sul Carso, ancora uan volta con risultati modesti (monte Kuk e Vodice) rispetto alle aspettative di Cadorna il quale però aveva sollecitato invano un intervento massiccio dell'Intesa a fianco delle truppe italiane.

10-25 GIUGNO 1917 - Con una improvvisa decisione di Cadorna, viene effettuata una offensiva sul Trentino per recuperare alcuni territori rimasti in possesso degli austriaci dopo la fallita "spedizione punitiva". Si svolge così la Battaglia del Monte Ortigara; conquistato dagli alpini il 19, il 25 si conclude con delle gravi perdite per l'esercito italiano.

18 AGOSTO 1917 - Con la più imponente offensiva lanciata dall'esercito italiano, si svolge la UNDICESIMA battaglia dell'Isonzo, per la conquista del Monte Santo e dell'altipiano della Bainsizza. Si conclude il 15 settembre senza risultati decisivi, ma sul campo restano un numero elevatissimo di perdite: 165.000 uomini fra morti e feriti.
Visto il risultato, e le grandi perdite degli italiani, gli austriaci mettono a punto un grande piano offensivo con sette divisioni tedesche e otto austriache, da far piombare nel settore dell'alto Isonzo.

18 SETTEMBRE 1917 - Il generale Cadorna in previsione di un attacco, ordina ai suoi generali di sospendere ogni iniziativa offensiva ma di concentrarsi solo su quella difensiva, e con la "difesa a oltranza" (morire sul posto!). Non dà disposizioni specifiche per la difesa, ed invita il generale Capello - che invece la vorrebbe fare - di astenersi da qualsiasi "controffensiva".

24 OTTOBRE 1917 - Con la massiccia offensiva austro-tedesca crolla il settore nord del fronte Isonzo. Il generale Below, fa convergere il suo esercito su due direttive verso Caporetto, accerchiando la maggior parte del IV corpo d'armata italiano, poi avanzando per 150 chilometri verso la pianura Padana occupano il 27 Cividale, il 28 Udine sede del quartier generale italiano che è costretto a trasferirsi a Padova.
E' la disfatta di Caporetto, che provoca non solo il crollo dell'intero fronte italiano, ma centinaia di migliaia di soldati abbandonano le armi dirigendosi verso la pianura, convinti ormai che la guerra sia ormai persa e quindi "finita".
La disfatta di Caporetto causò all'Italia gravissime perdite sia umane (11.000 morti, 29.000 feriti, 280.000 prigionieri), sia di materiali bellici. I soldati in fuga verso la Pianura furono circa 350.000, e circa 400.000 i profughi civili dai territori occupati.
In un primo tempo la ritirata si arrestò al Tagliamento (3 novembre), in un secondo tempo, al Piave (11 novembre). La linea al Piave (prima valutazione un ritiro fino al Mincio) e la rimozione di Cadorna dal comando, furono imposte all'Italia come condizione per l'impiego delle loro truppe, nel convegno, prima a Rapallo (5-6 novembre) poi il giorno 8 novembre a Peschiera .
Gli aiuti degli alleati furono formalmente solleciti ma materialmente tardivi, cosicchè la stabilizzazione dell'equilibrio sul fronte del Piave fu ottenuta quasi tutta con uomini e mezzi soltanto italiani.
Secondo alcuni la giornata di Caporetto valse a rinsaldare la vigoria italiana. Il ministero Boselli si dimise e se ne compose un altro sotto la presidenza di Orlando; i generali Cadorna e Porro, esonerati dal supremo comando italiano, passarono (su consiglio inglese) al comando supremo interalleato a Wersailles, come consultori, sostituiti al fronte italiano dai generali Diaz al comando supremo, sottocapi il generale e ex ministro della guerra Gaetano Giardina e il generale Pietro Badoglio. Mantenendo il sangue freddo, il Re non drammatizzò la situazione.

FRONTE OCCIDENTALE - Dall'agosto al 24 ottobre del 1916, i francesi, abbandonando la guerra di "posizione", riprendendo l'iniziativa, avevano fiaccato la resistenza tedesca a Verdum. distruggendo tutto il lavoro di difesa da essi fatti in otto mesi; poi insieme con gli inglesi iniziarono a minacciare la linea della Somme, che a sua volta minacciava la loro linea, riconquistando dai primi mesi dell'anno fino in luglio, quarantasei paesi, espugnando Colombes e Thiepvel, catturandovi 56.000 prigionieri.
Finita la favorevole azione, gli alleati in agosto iniziarono a portarsi avanti verso Baupaume ed a Peronne; il 2 agosto incominciarono l'avanzata sul fronte belga, da Ypres.
Ma quasi contemporaneamente, e prima che cominciasse la seconda metà del terzo anno di guerra, sul fronte occidentale erano accaduti fatti gravissimi. Alla battaglia dell'Aine, sferrata dal generale Nivelle svoltasi dal 16 aprile al 5 maggio, 160.000 uomini furono messi fuori combattimento; e oltre a questi, altrettanti uomini di reparti combattenti fecero ammutinamento mettendo in crisi l'esercito francese.

FRONTE ORIENTALE - Avanzando su tutto il territorio, i russi fin dall'agosto del 1916, si erano prima di fine anno, impadroniti di Stanislau in Galizia; sul Dniestre di Holodenka. Nell'ottobre colsero altri successi a Leopoli e Tranapol, ma poi l' offensiva si era affievolita, fino al punto che qualcuno iniziò a dubitare che i russi erano in procinto di fare alcuni tentativi di pace separata. In effetti la Russia era travagliata da agitazioni interne e da crisi ministeriali, finchè a marzo di questo 1917, scoppiò infine la rivoluzione che in undici giorni abbattè lo zarismo ed instaurò una politica democratico-radicale tumultuaria:
La rivoluzione alla quale parteciparono molti reggimenti inalberanti la bandiera rossa, produsse la disorganizzazione nell'esercito. Il governo provvisorio per merito del ministro Kerenski, riuscì a riordinare le file ed a portare tra giugno e luglio l'esercito in un'azione che lo rese fra l'altro, padrone di Halicz.
In breve, però, gli austro-germanici, riavutisi, ricacciarono i loro assalitori, e il 2 agosto, l'esercito russo era incalzato nuovamente fin oltre le frontiere politiche, mentre tutta la Galizia era recuperata dalle truppe dei due imperi mentre la situazione interna russa appariva in pieno disordine. La Romania che alla fine del 1916 era anch'essa entrata in guerra a fianco dei russi, con il suo mezzo milione di uomini avrebbe potuto giovare, ed infatti all'inizio dell'anno c'era stato proprio un brillante esordio, che non ebbe più seguito quando venne a mancare il concorso dei russi; addirittura malgrado una buona offensiva, a forza di ripiegare, sempre incalzati dai tedeschi-austro-ungari-bulgari, persero prima la Dobrugia poi perfino Bucarest.
Durante il periodo molto attivo, i russi dalla fine del 1916 alla primavera del 1917, avevano conquistato terreno in Caucaso, in Armenia e nell'Arzerbegian, a danno dei turchi piuttosto deboli . Infatti questi ultimi dopo la inutile impresa dei franco-inglesi sui Dardanelli, pur avendo sventato un pericoloso sbarco, nella guerra erano rimasti soli, tutto il conflitto virtualmente era sullo scenario europeo e non più in oriente. Del resto i territori tedeschi-austro-ungarici iniziavano ad essere minacciati e non potevano di certo portare aiuto ai turchi, e negli ultimi mesi del 1917 neppure difendersi in Serbia tornata nuovamente all'offensiva.
6-7 NOVEMBRE - (per la Russia il 24-25 ottobre) - Dopo una incubazione di qualche mese, scoppia la Rivoluzione Russa che porta al potere il Partito Bolscevico. Il giorno seguente il Consiglio dei commissari del popolo, emana il decreto di cessazione delle ostilità. Il 15 dicembre il governo bolscevico retto da Lenin-Ulianov e da Trotzki, in Bielorussia firma l'armistizio con gli austro-tedeschi. Il 22 iniziano le trattative di pace separata fra la Russia e gli Imperi centrali. Il 2 marzo 1918 a Brest-Litovsk il regime sovietico sottoscriveva la "pace Separata duramente impostale, ed uguale sorte subiva la Romania (fine marzo 1918). Per la Russia la guerra era finita.

GERMANIA IN PROCINTO DI CHIEDERE LA PACE? - I due imperi centrali, dal 2 agosto 1916 al 2 agosto 1917, nel conflitto procedettero abbastanza coordinati, ma nonostante i tedeschi avessero assunto la direzione delle operazioni fin dal primo anno (quando l'Austria venne a trovarsi in gravi difficoltà), tutta l'azione delle due potenze non fu sempre strategicamente bene organizzata. Entrambe, nonostante il generale accrescimento del materiale d'offesa terrestre ed aereo, non riuscirono mai a prendere una iniziativa in comune. La Germania continuava a dilaniarsi all'interno nelle sue discordanti opinioni e ragioni politiche, sovrapponendosi però alle ragioni militari contingenti. Lacerazioni politiche che avvennero anche nell'ambiente militare, scatenando anche gelosie di comando, che impedivano anch'esse l'unità d'azione. Questo perchè già nella seconda metà del 1917, una vittoria degli imperi centrali divenne sempre più improbabile.
Effettivamente in Germania ed Austria dopo tre anni di guerra, le condizioni di resistenza e di vita si erano fatte difficili, malgrado, specie per i tedeschi, i buoni risultati tattici e strategici.
Poi per il fatto che nel novembre precedente (1916) era morto il vecchio imperatore Francesco Giuseppe e gli era successo il giovine pronipote Carlo Francesco, nuovo alle responsabilità direttive di quel grande stato che era l'Austria del Kaiser, per di più impegolato in una grande guerra che aveva scatenato, iniziò a delinearsi un desiderio molto diffuso di pace. (i "falchi" ovviamente, questo desiderio lo chiamavano "disfattismo", un invito a disertare. Ma i pacifisti sia in Germania che in Austria, dicevano invece per salvare la Germania e l'Austria dal disastro, perchè "la guerra era ormai persa", forse non ancora con le armi, ma di certo persa politicamente.

Questo desiderio di pace, proprio dopo la morte del kaiser, era già stato espresso dai due imperi il 12 dicembre del 1916, ma era stata respinta collettivamente dall'Intesa il 30 dello stesso mese, poi ancora in gennaio, ritenendola sola una mossa propagandistica. I due Imperi esasperati, proclamarono la guerra a oltranza dei sommergibili contro il commercio dei nemici e dei neutri. Questo provocò proteste con i neutri, specialmente da parte degli Stati Uniti, che ruppe le relazioni con la Germania.

INTERVENTO AMERICANO - Gli Stati Uniti dichiararono la guerra alla Germania il 7 aprile di quest'anno 1917. Nel luglio un primo corpo di truppe americane sbarcò in Francia. A Londra, il 4 agosto 1917, una riunione dei ministri dell'Intesa, ribadì i propositi di guerra e di vittoria degli Alleati, mentre pochi giorni prima a Berlino, al Reichstag, il nuovo Cancelliere, Michaelis, aveva nuovamente manifestato il proposito che la Germania doveva cercare una "pace onorevole".
Si poteva quindi chiudere con un anno di anticipo la guerra con una vittoria dell'Intesa se questa non fosse stata minata da interne diffidenze e da secolari gelosie. Oltre che da sotterfugi.
Il governo francese il 13 aprile 1917 propose un incontro con i ministri degli esteri francese, inglese e italiano per le nuove spartizioni soprattutto sulla Grecia e Asia Minore. Ma l'Italia era venuta a sapere che gli anglo-francesi si erano già accordati per la divisione della Turchia fin dal marzo 1915 all'insaputa dell'Italia. E in più viene a sapere ora dei passi fatti dall'Austria per una pace separata con la Francia, anche queste trattative fatte all'insaputa dell'Italia.
Il 20 maggio 1917 una nuova missione austriaca è a Parigi. Si mostra nuovamente disponibile a concedere all'Italia il Trentino e una zona di confine lungo il fiume Isonzo. Ma l'offerta viene giudicata insufficiente dagli Alleati, quindi respinta. Anche l'Italia, con Sonnino, conferma un atteggiamento di fermezza.

In queste condizioni era iniziato il quarto anno di guerra (il terzo per l'Italia) con un accresciuto accanimento da ambo le parti.
Ma con un sensibile vantaggio a fine anno 1917 per gli imperi centrali:
La Russia decidendo di abbandonare il conflitto, gli austro-tedeschi disimpegnandosi sul fronte est potevano ora riversare tutta la loro forza in occidente. Che era in crisi su quasi tutto il territorio europeo.
La Francia riattraversò le ore tragiche del 1914. Pur aiutata da inglesi, portoghesi e italiani sostenne disperatamente una nuova potente offensiva tedesca, che nei primi mesi del 1918 era giunta con una punta fino ad ottanta chilometri da Parigi, fra l'altro colpita da strani proiettili che giungevano da un misterioso super-cannone tedesco a grande gittata.

Come se non bastasse nella zona dove dovevano saldarsi le forze britanniche a quelle francesi, piombarono i tedeschi. La rotta della V armata britannica comandata dal generale Gough, fu così completa e il pericolo corso dalle forze alleate fu enorme.
Infine sul fronte italiano tra il 23 ottobre e il 1° novembre l'Italia subiva la gravissima disfatta di Caporetto.
L'anno 1917 non poteva chiudere in maniera più negativa di così, mentre si entrava nel quinto anno di guerra (il quarto per l'Italia).

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Scritto da: caruti 16/06/2005 23.33
1918
FRONTE ITALIANO - Dopo Caporetto, dopo gli incontri di Rapallo e Peschiera, e dopo gli esoneri dei generali, sul fronte italiano le operazioni belliche proseguirono nel 1917 con la grande offensiva scatenata dall'esercito austriaco sulla linea del Piave (il 10-26 novembre) e sull'Altipiano di Asiago e nella zona del Monte Grappa (4-23 dicembre).
Per colmare i vuoti nelle divisioni italiane (pur potendo contare su alcuni reparti anglo-francesi) sono utilizzati per la prima volta i giovani 18enni della leva 1899.

Nell'ultimo mese dell'anno 1917 gli austriaci nonostante la buona riuscita dell'attacco, ritirano gradatamente i loro contingenti per preparare la grande offensiva della primavera.

La potente offensiva, forte di 66 divisioni austro-germaniche fu sferrata dall'Austria il 15 giugno, allo scopo di invadere la pianura veneta. La battaglia che sarà ricordata anche come la battaglia del solstizio, fu piuttosto fallimentare, le truppe occuparono alcune quote, ma la loro avanzata fu contenuta vigorosamente nella zona dell'altipiano di Asiago e del Grappa; mentre invece sul Piave riuscirono a creare tre teste di ponte sulla sponda destra del fiume, una sul Montello, una in direzione di Treviso e l'altra a San Donà.
I deboli risultati ottenuti dagli austriaci capovolsero definitivamente le sorti di tutta la guerra, perchè d'allora l'Austria non fu più in grado di assumere iniziative a fondo.
La battaglia del Piave del 15-23 giugno, non fu una completa vittoria italiana, ma si risolse in una grande e definitiva sconfitta delle intenzioni che avevano gli austriaci; inoltre era avvenuta sette mesi dopo Caporetto e fu preziosa per risollevare il morale degli italiani; insomma la situazione era migliore, e migliore per gli Alleati era la situazione anche sugli altri fronti.

25 SETTEMBRE 1918 - Le prime direttive per un'offensiva italiana vengono date dal nuovo comandante generale Armando Diaz: obiettivo creare una testa di ponte al di qua del Piave, per lanciare nella primavera successiva del 1919 una offensiva generale sull'altra sponda. Sia negli ambienti militari che in quelli politici, le opinioni di come condurre la guerra durante tutta l'estate di questo 1918 erano venute in contrasto. Chi la voleva subito l'offensiva, già in ottobre-novembre, nonostante la brutta stagione (come Bissolati e Sonnino), e chi si appellava alla prudenza (come Nitti).

29 SETTEMBRE - La Macedonia e la Bulgaria, hanno chiesto e ottenuto l'armistizio; segue la rapida la liberazione della Serbia e dell'Albania.

4 OTTOBRE - Germania, Austria e Turchia, chiedono l'armistizio. L'intesa tiene duro, chiedendo qua e là per ottenere la resa a discrezione. Germania e Austria al loro interno sono scosse da violenti divergenze politiche delle varie fazioni che si riflettono negativamente anche sulla conduzione della guerra. Non mancano i disfattisti anche negli ambienti degli alti comandi.
Al fronte c'è caos. Su tutti i fronti europei la sconfitta degli imperi centrali, proprio per queste divergenze sembra ormai imminente.

12 OTTOBRE - La linea di una grande offensiva da condurre subito senza aspettare la primavera, ha il sopravvento. La stagione non è certo propizia, ma partono le istruzioni per i preparativi e per dare l'avvio all'attacco che devono iniziare dalle postazioni del Grappa e del Piave.

23 OTTOBRE - Comincia a svilupparsi un'azione a ventaglio, da ponente a levante, intanto è iniziato a piovere incessantemente su tutto il Veneto. L'inizio non poteva essere peggiore di così.
Ma ormai 57 divisioni, con 7475 bocche da fuoco, 1900 bombarde, 19.000 mitragliatrici, 4 milioni di fucili, diversi aeroplani sono pronte e si sono mosse per sferrare la grande offensiva. (51 divisioni italiane, 3 britanniche, 2 francesi, 1 cecoslovacca, 1 reggimento americano).

24 OTTOBRE - Inizia la battaglia. Partendo dal Grappa alla sera stessa le truppe raggiungono la riva destra del Piave. Per le pessime condizioni del tempo, i due ponti inservibili, e con il fiume in piena che ha sommerso sotto due metri d'acqua le isolette, soltanto una parte della VIII armata riuscirà a raggiungere la sponda sinistra del fiume e solo il 29 vi verrà consolidata una testa di ponte.

29 OTTOBRE - L'Austria chiede l'armistizio al casello T (confine del trentino). Documento che deve essere esaminato a Parigi da Wilson, per poi dare la sua risposta. Intanto le avanguardie sulla sponda sinistra del Piave avanzano nella pianura veneta; la VIII armata raggiunta Vittorio Veneto, penetra in Cadore, mentre la X armata procede verso la Livenza.

3 NOVEMBRE - Le truppe italiane del 20° corpo d'armata -dopo l'incidente al casello T (vedi in Cronologia anno 1918)- entrano a Trento. Mentre un altro reparto di bersaglieri sbarca a Trieste. Nello stesso giorno a Villa Giusti, ad Abano, presso Padova s'incontrano le due delegazioni italiana e austriaca. Quest'ultima tratta l'armistizio con gli italiani; ma non è ancora giunta la risposta di Wilson. Alle ore 15 del 4 novembre con la firma degli austriaci viene fissata la cessazione degli scontri. Tutte le altre condizioni generali dell'armistizio sono decise dal consiglio interalleato di Versailles, e altrettanto le spartizioni dei territori degli sconfitti.

11 NOVEMBRE - In Germania non dalle armi ma dalle varie fazioni, esplodono i contrasti politici. Il 9 novembre si forma un nuovo governo; dopo la proclamazione della Repubblica a Berlino, la Germania senza aver subito alcun ulteriore scacco, firmava un identico armistizio con la Francia a Sedan, concludendo così la prima guerra mondiale.
Poche settimane dopo l'imperatore Guglielmo II abdicava, già preceduto da Carlo I d'Asburgo.

Il 4 NOVEMBRE l'Italia, con la firma di Armando Diaz, ha emanato l'ultimo bollettino di guerra con la Vittoria.

"una Vittoria mutilata" quando poi iniziarono le spartizioni.

I costi in vite umane

1.800.000 tedeschi morti, 1.400.000 francesi, 1.350.000 extra-europei, 750.000 inglesi, 350.000 serbi, 2.000.000 russi, 680.000 italiani, alcune migliaia dell'esercito USA, ma non nativi degli States.
(8.450.000 MORTI, 21.188.000 di feriti, 7.751.000 dispersi).



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