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Il dono dell'amicizia.

Ultimo Aggiornamento: 11/11/2004 18:33
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IL DONO DELL’AMICIZIA.


Un rumore di passi risuonava cupamente tra le mura di cristallo, uno sconosciuto passeggiava irosamente in quello spazio ristretto…Il furore che provava traspariva dalla sua pelle e lo si notava in lui: la linea serrata della mascella, i muscoli delle braccia e del collo rigidi a causa della tensione, i pugni contratti come se volesse picchiare qualcuno, la vena che gli pulsava furiosamente sulla tempia. Tutta la sua essenza tradiva una rabbia che, forse, neanche un essere umano potrebbe provare… Rimbalzava intorno a lui, sulle pareti dalle mille sfaccettature, dai mille segni. Segni strani, sconosciuti, probabilmente magici, fatti apposta per intrappolare… Intrappolare proprio lui, proprio il custode dell’oggetto che da solo incarnava un potere enorme,un potere che qualcuno di malvagio voleva.
Non era una stanza come tutte le altre, oh no; non aveva né porte né finestre e l’unica suppellettile era un cuscino che lo sconosciuto prendeva a pugni per sfogare la frustrazione. Era un uomo alto e smilzo, con i capelli spettinati e la barba di due giorni; la luce proveniente da fuori creava mille bagliori bianchi accecanti che creavano nei suoi capelli, neri come l’ala di un corvo, dei riflessi bluastri. Gli occhi, dello stesso colore, facevano venire la pelle d’oca: mandavano lampi che parevano rossi come il fuoco, brucianti della rabbia che lo rodeva profondamente. Era vestito con quello che una volta doveva essere un elegante completo color antracite, impeccabile, senza una piega o un filo fuori posto; in quel momento, invece, presentava diversi strappi e qualche bottone mancante, era completamente stropicciato, come se ci avesse dormito dentro, e il nodo della cravatta era allentato. La giacca, buttata negligentemente in un angolo, era ridotta molto peggio, con diverse macchie di terra e quello che sembrava sangue; il tutto contribuiva a farlo assomigliare ad un losco individuo, uscito miracolosamente indenne da una rissa.
Improvvisamente la stanza cominciò ad oscillare pericolosamente, facendo cadere l’affascinante quanto furibondo inquilino; e fu proprio in quel momento che la sua rabbia sfociò in un urlo sovrumano che fece tintinnare le fragili pareti di cristallo. Sbraitò:
- Fammi uscire da qui, dannata strega! –
Finalmente una voce melodiosa gli rispose per la prima volta dopo giorni e giorni che urlava la stessa supplica.
- Come sono contenta che tu ti sia svegliato, Mattia! – E qualcosa di enorme sollevò la stanza – Ora mi dirai chi possiede l’amuleto, vero? -
E in quel momento Mattia capì di trovarsi in trappola, dopo che la donna ebbe appoggiato la piccola sfera di cristallo sul suo piedistallo d’argento.
A cinque chilometri di distanza una ragazza non pensava neppure di avere tra le mani il proprio destino, che sarebbe cambiato ci lì a qualche giorno.

* * *

- Giulia Alessia Mileni, mi farebbe piacere che tu stessi attenta: anche se sei la migliore studentessa del mio corso, questo non ti autorizza a far chiasso!
- Ma io non sto facendo rumore! Sto parlando con Iris!
- Iris è una pianta, non una persona. E ora, se sua maestà La Giardiniera me lo permette, vorrei continuare la mia lezione di botanica…
Ma la ragazza non la stava più ascoltando. Con quella sua vocetta indignata le aveva interrotto la conversazione con Iris; le stava raccontando cosa le era successo, quando era caduta dalle scale quella mattina: aveva chiuso gli occhi e quando li aveva riaperti si trovava seduta, incolume, sotto il grande ciliegio di casa sua. Ricordava ancora nitidamente quando il nonno le aveva insegnato a salire su quell’albero…
- Devi aggrapparti qui. Stai attenta a non fargli male.
E lei era salita, si era appoggiata al tronco; si era sentita subito protetta così aveva sorriso al nonno e gli aveva detto:
- Io non gli farò mai del male. Lui lo sa.
Aveva cinque anni allora; ora ne aveva ventuno. E il ciondolo che le pendeva dal collo era stato un suo regalo, quando era in punto di morte. Era una collana che le era piaciuta tantissimo, nonostante l’avvenimento che aveva portato il dono: aveva una catenina di ferro, intrecciato come un tralcio d’uva; il fermaglio rappresentava due chicchi d’uva e due foglie di vite creavano uno spazio vuoto dove era alloggiata una piccola sfera di cristallo.
Era di foggia antica e chiunque altro non si sarebbe nemmeno sognato di abbinarla a jeans e maglietta perché non si sarebbero adattati; ma per lei era diverso: non se ne sarebbe mai separata e non gli importava se i suoi amici le dicevano che sembrava un diamante in mezzo a sassi.
In quel momento squillò la campanella che segnava la fine della lezione e il solito caos la seguì: rumore di sedie spostate, i quaderni e la cancelleria in borsa, la giacca in una mano e il braccio dell’amica nell’altra. La routine di tutti i giorni, insomma.
In pochi secondi l’aula si svuotò e le uniche persone che rimasero furono Giulia e un gruppetto di ragazzi che presto avrebbero conosciuto quella straordinaria ragazza.
- Forza! – Uno dei due ragazzi aveva parlato; era alto e smilzo con occhi e capelli neri come la pece. Si stava rivolgendo ai suoi due amici, Luca e Andrea. Erano una coppia di straordinaria bellezza: lui era alto, biondo con occhi del colore del cielo mentre lei era poco più bassa, con capelli castano-ramati e occhi di un caldo color cioccolato.
Erano un gruppo affiatato anche se si erano conosciuti da poco; il primo giorno di lezioni si erano scontrati in corridoio, sparpagliando libri, quaderni, matite e una serie di oggetti sul pavimento. Provenivano da tre ale diverse dell’università, e non si erano mai visti ma divennero subito grandi amici; soprattutto Luca che si era sentito ammaliato, quasi ipnotizzato da profondi occhi da cerbiatta di Andrea. Il terzetto era rimasto unico con un solo leggero cambiamento: Luca e Andrea si erano fidanzati.
Quel giorno avevano bisogno d’appoggio; il tipo d’aiuto che solo una persona veramente brava, e appassionata, in botanica poteva loro dare.
- Ehm, scusa… Potresti aiutarmi? – Andrea le picchiettò nervosamente su una spalla.
Giulia si girò di scatto, sferzando l’aria con i lunghi capelli biondi; il sole vi riflesse la sua luce facendoli sembrare fili d’oro. I lucenti occhi verdi guardarono con sorpresa curiosità i nuovi venuti, poi sorrise, illuminandole il viso di gioia.
Il ragazzo rimase impressionato dalla sua bellezza, ma più di tutto rimase incantato a guardare il ciondolo mistico che le pendeva dal collo.
- Ciao, cosa posso fare per voi? – Aveva una voce piena e squillante. – Vi conosco già? -
- Che sbadata! – Esclamò Andrea battendosi una mano sulla fronte. Poi tese una mano – Piacere, io sono Andrea; Questo alla mia sinistra è Luca, il mio fidanzato – Le fece l’occhiolino e sussurrò – Non ti preoccupare; sta solo cercando di giudicare chi è la più bella… Gli tirò un calcio negli stinchi e lo fulminò con un’occhiata. – Vinco io, vero? – Giulia nascose a fatica una risata e Andrea continuò le presentazioni. – Questo alla mia destra, invece, è il ragazzo più musone che conosca, quindi… Stagli alla larga… Vedendo la faccia sorpresa di Giulia, sorrise. – Sto scherzando! Lui è Mattia. Comunque… Mi serve il tuo aiuto. – Aveva una dialettica davvero formidabile: aveva detto tutto quasi senza prendere fiato!
- Personalmente penso sia un problema senza importanza, ma a quanto sembra sono l’unico a pensarla così! – esclamò Luca con noncuranza.
- Ma è una questione urgente!
- Dimmi cosa è successo.
- Bè, mio fratello è stato nei boschi stamattina presto, l’ho visto tornarci verso le sette. Sa che non deve andarci ma pare che infrangere le regole sia una delle attività che preferisce, dopo rendermi la vita un inferno…
- Chissà chi mi ricorda… S’intromise Luca lanciando un’occhiata eloquente alla ragazza che gli rivolse uno sguardo assassino.
- In ogni caso quando è tornato aveva le dita sporche e una macchia color bluastro sulla maglietta. Bè, mi sono preoccupata. Chissà cosa ha mangiato! Magari era velenoso!
- Sicuramente non cadrà il mondo! Una peste in meno! – Esclamò ridendo Luca; Andrea sospirò con aria rassegnata.
Giulia rimase pensierosa un attimo… - Posso conoscere tuo fratello? –
- Sì certo, vieni. Andiamo a casa mia! In marcia!
- Aspetta un momento, devo finire di fare una cosa.
Si diresse verso il lavandino, dove prese un po’ d’acqua con cui innaffiò la piccola pianta che stava germogliando. Poi la mise fuori della finestra, sopra una tavola di compensato, in un posto né troppo soleggiato, né troppo ventoso, dove Iris sarebbe fiorita donando gocce di felicità a Giulia, che l’aveva coltivata come se fosse il tesoro più prezioso.
Nessuno conosce di noi il futuro, tantomeno i quattro ragazzi; ognuno di loro intuiva che presto sarebbero diventati grandi amici ma nessuno pensava minimamente che uno di loro si sarebbe rivelato presto un traditore…

* * *

- Devi dirmelo! Te lo ordino! – La voce resa stridula dalla rabbia rimbombava nella testa di Mattia; la donna sembrava sul punto di pestare i piedi dal dispetto.
La sua voce era calma quando parlò ma esprimeva un’ira profonda: - Scordatelo, Terenzia! E’ mio dovere di custode proteggere l’amuleto!
La strega sembrò tornare irrimediabilmente alla realtà, lasciando l’immagine di bambina indispettita per tornare al suo ruolo. La sua espressione diventò impenetrabile e un sorriso perfido le sbocciò sul viso, ma che scomparì subito: la sua potente magia le impediva di estorcergli l’agognato segreto e lui non l’avrebbe mai fatto volontariamente! A meno che…
All’improvviso una voce parlò nella sua mente e l’ascoltò attentamente per un attimo; poi si rivolse a Mattia, visibilmente compiaciuta.
- Senti, senti, senti… Ho notizie veramente notevoli… T’interesseranno molto…
L’uomo si sentì gelare, mentre un cupo presentimento lo invadeva.
- Ti conviene ascoltare questa conversazione telepatica… Sai, ho un servo che sta cercando la ragazza…ù
Mattia s’irrigidì mentre quella sensazione prendeva forma… un servo… la stava cercando…
In quel momento una voce rimbombò nella sfera:
- Mia signora!… Ho trovato la ragazza e ho visto il ciondolo; è veramente bello come me l’aveva descritto! – La voce gli tremava per l’eccitazione – Cosa devo fare? -
La strega godette quando vide Mattia impallidire e barcollare. E decise di dargli il colpo di grazia, che l’avrebbe annullato…
- Rubaglielo e poi uccidila. E’ troppo potente per i miei gusti. – Poi rise sguaiatamente, esprimendo la sua malvagità.
Il Custode emise un urlo improvviso, carico di rabbia, impotenza, e il suo potere, rimasto sopito fino allora, esplose sprigionando tutta la sua potenza, illuminandolo di un’accecante luce bianca.
E la sfera si ruppe.

* * *

Giulia fissava ammirata il complesso residenziale in cui abitavano i tre ragazzi: era formato principalmente da cinque o sei villette sparpagliate con simmetrico disordine sull’enorme prato.
In quel momento il gruppetto si trovava davanti alla casa di Andrea: era una villetta di due piani più una piccola mansarda. Aveva i muri beige e le persiane nocciola; ai lati della porta d’ingresso c’erano due aiuole, bordate di candidi sassi, dove crescevano rigogliose delle calle. Sulla destra di Giulia, inoltre, cresceva un’enorme quercia dove, incredibilmente, era costruita una piccola casa. Era solo una piattaforma con varie maniglie per reggersi ma colpiva il fatto che veniva usata abitualmente: c’erano enormi cuscini multicolori sparsi sul pavimento e vasi di fiori posti un po’ ovunque; mammole, viole del pensiero, primule, tulipani, e un grande girasole. Andrea pareva imbarazzata:
- Vado lassù quando voglio stare sola…
- Quindi mai. – L’interruppe Luca con un sorrisetto sulle labbra - …Soprattutto quando voglio che questo imbecille che chiamo fidanzato non faccia battutine idiote. – Continuò lei.
Mattia si intromise ridendo:
- Tregua! Seppellisci l’ascia di guerra, Andrea! Non è piacevole raccogliere i cocci di Luca! Soprattutto quando li devo incollare: potrei non sopravvivere, guardando la sua brutta faccia!
Giulia stava guardando dubbiosa i due ragazzi che fingevano di spennarsi a vicenda, quando Mattia le si avvicinò con un sorriso sornione sulle labbra:
- Non ti preoccupare, alla fine fanno sempre pace.
Infatti, proprio in quel momento, dopo essere caduti grazie a uno sgambetto di Andrea, i due si stavano baciando.
- Ottimo modo per fare la pace. Pensò lei mentre la mano di Mattia le si posava su una spalla; all’improvviso, però, si interruppe terrorizzata perché una strana… pulsazione, proveniente dal ciondolo, la fece ansimare di sorpresa… Come se fosse… vivo…
Barcollò, e Mattia, dietro di lei, l’afferrò d’istinto, prima di accasciarsi a terra, svenuta.
- Oh mio Dio! – Esclamò Andrea spaventata – Cosa le è successo?
- Non ne ho la più pallida idea – Disse Mattia ma non era la verità. Sapeva di essere lui la causa, e sapeva anche il perché.
- Mattia, ma che fai lì impalato?!? Portala in camera mia, presto!
Lui obbedì, reggendola tra le braccia come si potrebbe fare con qualcosa di fragile; e, infatti, pareva veramente molto giovane e delicata. Ma lui sapeva che dietro quell’aria da bambina si nascondeva la forza d’animo e la tenacia di un leone.
La depose sul letto della camera della ragazza, poi disse:
- Perché non andate a prendere un po’ d’acqua e qualcosa da mangiare? Scommetto che oggi non ha pranzato e le è venuto un capogiro.
Luca e Andrea uscirono e in quel momento Giulia aprì gli occhi color smeraldo; guardò Mattia dritto negli occhi e lui sentì qualcosa sciogliersi nel profondo. Non gli era mai successo e non sarebbe mai dovuto accadere, soprattutto con quella ragazza; ma era successo. Si era innamorato.
Ma nei suoi occhi c’era una nuova luce che rovinava tutto; era determinazione.
- Chi sei? – Aveva una voce più profonda che sembrava rispecchiare delle esperienze vissute in quel breve lasso di tempo.
Mattia gemette, sconfortato. Ormai non aveva più possibilità. Fece un profondo respiro poi cominciò:
- Io sono… - Ma si interruppe perché Andrea e Luca erano tornati.
- Che spavento che ci hai fatto prendere, Giulia! Pensavamo… Fortuna che Mattia era dietro di te, altrimenti avresti potuto battere la testa.
Giulia si sollevò dal letto e si guardò intorno; subito disse:
- Complimenti Andrea, sei molto originale.
Ed era vero. Era come essere immersi in un allegro arcobaleno: il letto era di legno di cedro ma i lenzuoli erano di un tenue giallo mentre il copriletto di un caldo arancione. Cuscini di varie forme e dimensioni erano sparpagliati per la stanza e dal lucernario, dato che la camera occupava l’intera mansarda, pendevano dei delfini blu di cristallo che tintinnavano a ogni movimento.
- Nonché molto disordinata – Soggiunse Luca con un ghigno divertito.
Giulia, vedendo il viso di Andrea incupirsi, cercando di metter fine a ogni proposito bellicoso, disse:
- Preferisco chiamarlo ordine artistico – la sua voce dolce e pacata sembrò calmare i bollenti spiriti della ragazza.
- Visto che sono così disordinata, ti libero della mia presenza – così dicendo uscì sbattendosi la porta alle spalle. Luca, pentito del proprio comportamento, la seguì e lasciò Mattia e una ragazza desiderosa di spiegazioni soli un’altra volta.
Di nuovo il ragazzo cercò di spiegare ma ancora venne interrotto, ma questa volta non furono né Andrea né Luca.
Fu qualcuno che entrò in scena in modo alquanto sensazionale.
Mattia.

* * *

Nessuno seppe con certezza quel che accadde; né Mattia ma nemmeno Terenzia. Ciò che è certo è che l’uomo riuscì a liberarsi e la strega fu messa temporaneamente K.O.
Mattia venne sbalzato fuori dalla sfera di cristallo e, cadendo sul prezioso tappeto d’ Aubuisson, riacquistò le sue solite dimensioni restando illeso; Terenzia, al contrario, non fu così fortunata perché, a causa dell’onda d’urto di una potenza fuori dal comune, perse l’equilibrio e sbatté la testa sulla gamba di un mobile di puro mogano.
Quando Mattia si risvegliò sdraiato sul tappeto di una splendida villa arredata con un gusto sopraffino, pensò di essere finito nel posto sbagliato. Possibile che quella vecchia megera abitasse in una casa di lusso? Se l’era sempre immaginata come una vecchia rugosa, scorbutica, con degli stracci al posto del vestito e un’enorme verruca sul naso. Invece si ritrova una donna molto attraente, sui trent’anni, con fluenti capelli castani e un costoso tailleur firmato Armani. Gli sembrava di averla già vista da qualche parte… Quando non gli venne in mente nulla pensò che probabilmente l’aveva intravista dalla sua prigione.
Il problema, in quel momento, era un altro. Doveva trovare la ragazza e proteggerla dal servo di quell’arpia. Prima, però, decise di rendere inoffensiva la donna: la legò a una sedia e la imbavagliò; poi si concentrò sulla presenza magica del ciondolo e, in una pioggia di scintille color arcobaleno, sparì per ricomparire nella mansarda di una casa poco lontano.

* * *

L’uomo riapparve esattamente ai piedi del letto di Andrea, guardando negli occhi verde smeraldo, sgranati per la sorpresa, di una ragazza molto bella; il ragazzo alla destra del letto emise un sospiro di sollievo poi disse:
- Mattia, come sono felice di vederti! Che fine avevi fatto? Non speravo più a una tua comparsa. Guarda – indicò con un dito Giulia, che guardava prima uno e poi l’altro – L’ho trovata subito, sai?
- A dopo i convenevoli – rispose ansioso – Dobbiamo riunirci, per difenderci. Quando sei uscito di casa qualcuno mi ha aggredito; era una strega, Terenzia, che stava cercando il ciondolo. L’ho messa al tappeto ma da qualche parte ci deve essere un suo servo. Il problema è che non so chi sia! Dovremmo per forza aspettare la sua prossima mossa.
Giulia, ancora stordita per la piega che avevano preso gli eventi, continuava a fissare l’uomo misterioso: erano identici, come in uno specchio. Perfino il neo sullo zigomo destro era lo stesso!
- Senti, ora dobbiamo assolutamente…
- Stop, stop, STOP! – urlò Giulia furente – Ora voi mi spiegate tutto. E subito! – Era talmente arrabbiata che nei suoi occhi sembravano crepitare scintille di fuoco smeraldino.
I due ragazzi la guardarono ammirati ma poi l’uomo disse:
- Non ti turbare, ti spiegherò ogni cosa a suo tempo, ma prima è necessario fare…
le sorrise, incerto. Dopo i due si guardarono negli occhi e si diedero la mano; accadde una cosa… Un evento straordinario, fuori dal comune… Magico!
Il ragazzo che aveva conosciuto Giulia sembrò diventare acqua vetrosa, trasparente e limpido come il cielo, poi si fuse con l’uomo apparso misteriosamente dal nulla. Si creò una luce bianca, accecante poi scaturirono mille scintille d’argento e l’Essenza del Tutore torno a essere una sola, più forte di prima.
Fece un gesto con la mano in direzione della porta; una chiave si materializzò dal nulla e la chiuse, poi si sentì un gran rumore di stoviglie, seguito da una serie di imprecazioni ben poco femminili, provenire dal piano sottostante.
- Ho solo creato un po’ di scompiglio affinché rimangano al piano inferiore fino a quando non ho finito – Poi si sedette sul bordo del letto e guardò intensamente il ciondolo al collo di lei.
- Quel pendente è tramandato da generazioni nella mia famiglia; era di mia nonna. Cos’ è realmente?
- E’ un medaglione magico e racchiude in sé una forza che nemmeno immagini. Se finisse in mani sbagliate, ci sarebbe il finimondo. Esso controlla uno dei quattro elementi più l’elettricità. Se quella strega riuscisse a prenderlo farebbe pagare fior di quattrini per poter utilizzare l’acqua, l’aria, il fuoco, la terra e il fulmine. Anche se…
- Anche se cosa? Ma prima… Chi diavolo è “ quella strega “?
- Si chiama Terenzia ed è una donna che vuole il tuo ciondolo, anche se non sono sicuro che sia per soldi… Quando mi sono svegliato fuori dalla sfera in cui mi aveva imprigionato, ero in una villa magnifica, con un arredamento ricercato e quadri che sembravano autentici. Una persona che ha bisogno di denaro, inoltre, non veste Armani!
- A quello penseremo poi. Continua la storia!
- Come stavo dicendo… Il tuo pendente controlla il potere della terra.
- Cosa significa?
- Una cosa molto semplice. Essi sono cinque e tu ne possiedi uno solo. Se non troviamo gli altri prima di lei e dei suoi servi, saremo spacciati.
- Intendi dire che in questo momento potrebbe spiarci?!?
- Purtroppo sì. Devi stare attenta e imparare a usufruire del tuo potere per poterti difendere.
Mattia si lasciò andare contro la colonnina del letto a baldacchino, con un braccio sugli occhi come se avesse la testa troppo pieno per pensare. Poi disse, con voce rabbiosa:
- Il problema è che non sappiamo che sia la spia! Potrebbe attaccare in qualunque momento colpendo i nostri punti deboli! – E mentre quella constatazione prendeva forma nella mente dei due, qualcuno fuori dalla porta sorrise soddisfatto.

* * *

- E’ tutto squisito – disse Giulia con in bocca ancora un pezzo dell’ottima torta allo yogurt che aveva fatto Andrea – Non sapevo fossi anche cuoca!
- Se continui di questo passo mi farai arrossire! – rispose Andrea ma in fondo in fondo i complimenti le facevano piacere. – Vi va di vedere la casa? -
Dopo un generale consenso li guidò attraverso l’immensa villa; nemmeno Luca l’aveva mai vista.
In quel momento entrarono a sbirciare la camera dei genitori della ragazza. Era una stanza ampia e soleggiata con un guardaroba dall’altro capo del letto; accanto a esso c’era una cassettiera con una lampada, un telefono e delle fotografie con il matrimonio della coppia; nel locale a lato di essa c’era un piccolo bagno, con la specchiera lucida, come se non fosse mai stata utilizzata, e l’armadietto con qualche flacone e un vasetto. C’era qualcosa di strano…
- Questa è la camera di mio fratello.
Era una stanzetta sobria, con il blu come tono dominante; accostato a una parete c’era un lettino singolo mentre all’altra uno scrittoio con una lampada, che a prima vista sembrava molto antica. Era tutto così pulito, così artificioso… Tutto così stranamente perfetto! Giulia era nervosa; le sembrava tutto sbagliato, come i pezzi di un puzzle fatti coincidere a forza.
Arrivati in salotto Andrea esclamò, sorpresa:
- Non l’avevo ancora notato ma, cara, hai un ciondolo semplicemente divino! Posso vederlo maglio? – aveva un tono così innocente, così veramente… vero! Forse era diventata un po’ paranoica. Mosse le mani per sganciarsi il medaglione ma si bloccò a metà mentre la vocina dentro la sua testa continuava a bisbigliarle: - Non farlo! Non farlo! -
- No – rispose Giulia con voce tremante; la verità le balzò agli occhi così lampante, così nitida… - Perché? – pensò lei disperata…
- Cosa c’è? Guarda che voglio solo dargli un’ occhiata! Non te lo porterò via. E comunque dove vuoi che vada? Sono in casa mia! -
- Ma questa non è casa tua. – la voce di Giulia, malgrado il tremito che nascondeva a fatica, era sicura; non sapeva come faceva ma era la verità. Ne era certa.
La guardarono tutti strabiliati, Andrea più degli altri.
- Ma cosa stai dicendo? – chiesero insieme; poi Luca intervenne:
- L’ho sempre riaccompagnata a casa da quando vive qui e saranno già… non so… un paio di mesi! E’ assolutamente improbabile che abbia finto per tutto questo tempo!
- Giulia, non ti preoccupare… Non me la sono presa. Sono convinta che tu abbia ancora le idee un po’ confuse a causa dello svenimento di prima…
- Non è vero e tu lo sai! Possibile che voi non notiate nulla di strano qua dentro? – guardò i due ragazzi che evitarono accuratamente il suo sguardo; anche loro se ne erano accorti ma… Andrea era un’amica!
- Guardatevi intorno – continuò la ragazza – Dice di avere un fratellino a cui piace disubbidire; ma non c’è nulla che dimostri che ci sia! Mio cugino è un tipo a cui piace dimostrare che le regole sono state create proprio per infrangerle; non c’è mai niente, dico nulla, che sia in ordine. Mia zia sogna una camera come quella al piano superiore ma il problema è che, in quel caso, mio cugino sparirebbe.
- Abbiamo una domestica che viene a riordinare tutte le mattine… Sarà già venuta.
- No – questa volta intervenne Mattia – Ho notato che nel lavandino ci sono ancora le tazze sporche. Inoltre sulla mensola della camera dei tuoi genitori c’era almeno un dito di polvere. O hai una collaboratrice domestica veramente sfaccendata… Oppure… - E il suo sguardo si fece cupo come la notte - …Stai mentendo.
- Non so di cosa stiate parlando – ormai aveva perso quella briciola di cortesia e la sua voce era gelida come un vento siberiano; tutti rabbrividirono.
- Sì che lo sai – la rimbeccò Giulia – Te ne sei accorta anche tu che questa assomiglia a una casa in vendita: sterile e polverosa! Non ci sono nemmeno fotografie tue! Non avevi nessuna intenzione di farci entrare; ma, ammettilo, quando sono svenuta hai cercato di cogliere al volo l’occasione per rubarmi il ciondolo. Non cercare di negare perché è inutile. La prove sono lampanti, non hai più scampo!
Una risata malvagia le scaturì finalmente dalle labbra mentre una luce diabolica le si accendeva negli occhi.
- Perché cercare? Nessuno può battere la mia Signora, neppure due tipi come voi! E tu, piccola Tutrice, dovrai rinunciare per sempre al tuo bel medaglione!
I due ragazzi rimasero impietriti dallo shock, Mattia più della ragazza: pensava fosse un’amica vera… Come aveva potuto farsi beffare come uno stupido da una strega da strapazzo come Terenzia?… Come aveva potuto permettere ai sentimenti di amicizia che lo legavano ad Andrea di prendere il sopravvento sul suo istinto? Aveva promesso che avrebbe protetto il Potere fino alla fine dell’Eternità e invece… Promise a sé stesso che, do ora in avanti, nessuno avrebbe più potuto aprire il suo cuore. E nascose quella chiave in un posto che forse neanche Giulia avrebbe mai più potuto ritrovare.
Intanto Andrea aveva levato le mani al cielo come per invocare qualcuno… O qualcosa… - Io mi prenderò l’ultimo ciondolo, e finalmente la Sua vendetta si compirà… E voi sarete tutti spacciati! Ah, ah, ah!
Una folata di vento violentissimo giunse dalla porta, che venne scardinata come se fosse fissata con solo della colla.
Una figura apparve nel vano vuoto come un angelo vendicatore; le mancavano solo la falce e il mantello nero per assomigliare alla morte.
- Davvero Mattia caro, pensavi che bastasse legarmi e imbavagliarmi per fermarmi? Sei veramente ingenuo, più di quanto pensassi! Dimentichi che sono una strega molto potente! E ora, quando avrò quel ciondolo, sarò invincibile! – disse Terenzia.
Un turbinio di vento investì Giulia che si sentiva leggera come l’aria; le sembrava di volare e nella testa sentiva delle voci… Tante voci… Aprì gli occhi e fu come se vedesse nella mente di Terenzia: quattro ragazzi, spauriti, furiosi e senza la minima idea del motivo per cui si trovavano lì, rinchiusi in quattro celle diverse. Ma quello che colpì Giulia non furono gli occupanti delle celle ma un ciondolo, diverso dal suo e dagli altri, che ognuno portava al collo. Alla fine capì. La strega aveva i medaglioni, senza dubbio, ma non sapeva come prenderli; ci doveva essere una magia che le impediva di appropriarsene.
Ma… Come poteva? Come aveva osato fare una cosa del genere? Intrappolare dei ragazzi innocenti, che non potevano difendersi! Probabilmente non sapevano neppure di avere dei poteri magici! Bè, se voleva la magia, ora l’avrebbe avuta!
La visione sparì così come era apparsa e Giulia si ritrovò a volteggiare in una specie di tromba d’aria che la stava portando via. I suoi occhi cominciarono a lampeggiare di fuoco smeraldino; quella strega avrebbe finalmente capito cosa significasse imbattersi in una belva furiosa!
- Ora basta! – urlò lei e il ciclone svanì nel nulla; la ragazza levitò fino al pavimento, dove si fermò indenne. Giulia alzò lo sguardo mentre i capelli le si sparpagliavano intorno al viso come una nube temporalesca, carichi di elettricità.
- D’accordo ragazzina. Se vuoi la guerra, guerra avrai!
E lanciò una sfera luminosa contro la ragazza che tese una mano e la assorbì attraverso uno scudo di pura energia; poi la rispedì al mittente, decuplicando la sua potenza. Prese in pieno la strega, che fini al tappeto. Ma Terenzia si rialzò e, con un colpo basso, riuscì a stendere Giulia che purtroppo non si rialzò. Aveva utilizzato i suoi poteri per la prima volta con grande impegno ma aveva esaurito tutte le sue energie. E la strega riuscì a rubarle il ciondolo.
Si udì un rumore di vetri infranti provenire dal medaglione e Terenzia si mise a ridere sguaiatamente. Mattia, furioso ma anche preoccupato, cercò di correre dalle due donne ma la strega creò una barriera che impedì di soccorrere Giulia.
- Ora finalmente potrò prendere anche gli altri ciondoli! La loro magia difensiva è stata spezzata e nessuno potrà più impedirmi di prendermi quello che è mio di diritto!
E sparì insieme ad Andrea in una nuvola di fumo nero, come una notte senza luna.











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Giulia riaprì gli occhi immediatamente e si portò inconsciamente una mano al collo; spalancò gli occhi sentendolo disadorno. Una lacrima le scivolò lungo la guancia; finalmente la barriera si ruppe e Mattia corse da lei. Appena la prese tra le braccia, lei scoppiò in un pianto dirotto, inzuppandogli la maglietta, come una bambina.
- Era il mio ultimo ricordo del nonno, me l’ha portato via! – Rialzò la testa, ogni traccia di disperazione sparita – Ma gliela farò pagare!
Mattia cercò di intervenire; come faceva a spiegarle che senza il ciondolo non aveva più un briciolo di magia?
Improvvisamente, però, quella che somigliava paurosamente a una scossa di terremoto interruppe i suoi pensieri. Cosa diavolo stava succedendo?…- No, non è possibile! Come fa?… Un’altra scossa, più forte della prima, fece tremare il pavimento della casa e l’epicentro… No, non poteva sbagliarsi… Era Giulia.
Guardò strabiliato quella ragazza, cosa stava succedendo? In quel momento si alzò e guardandolo disse:
- Il ciondolo era solo un vecchio monile. La magia non viene da qui – e indicò la testa – ma da qui. – e si premette i due palmi all’altezza del cuore. La scosse si interruppero e lei disse:
- Dobbiamo andare a liberare gli altri! Ma non so dove siano – riprese sconsolata
All’improvviso la voce di Luca, di cui pareva si fossero dimenticati visto che sussultarono, emerse da un angolino; ma era piatta, quasi come quella di un automa. Quando apparve, però, si spaventarono: aveva gli occhi vitrei, e si muoveva a scatti. Era in stato di shock.
- Io so dove sono. So anche chi era quella donna. Non sarà difficile, basta che vi porti a casa mia. Quella donna era mia madre.
Gli altri rimasero scioccati. Ma in quel momento il problema era un altro; Giulia corse da lui e lo abbracciò stretto mentre usciva lentamente da quello stato comatoso. Le restituì l’abbraccio e li guidò in una villetta lì vicino.
Dopo essere entrati Giulia si fermò; aveva una faccia preoccupata.
- Questo posto mi piace sempre meno…
Luca li scortò in cantina e si fermò davanti a una porta chiusa con una pesante catena in ferro.
- L’ho scoperta poco tempo fa e quando l’ho chiesto a… quella donna… cosa c’era dentro mi disse scherzosamente che c’erano gli scheletri della nostra famiglia.
Mattia si avvicinò, prese in mano il lucchetto e quello si aprì, come per magia!
Seguirono un corridoio di pietra umido, poco illuminato e pieno di
Ragnatele; Giulia si chiese con orrore come i ragazzi avessero sopportato tutto questo. In quel momento arrivarono davanti a un antro chiuso da delle sbarre di un ferro che sembrava molto resistente. Dentro, come Giulia già sapeva, giaceva sul suo pagliericcio una ragazza alta, smilza, con corti capelli rossi come il fuoco; guardandola, nella testa di Giulia si formò un nome, che pronunciò lentamente, con rispetto:
- Sara, Signora del Fuoco…
La ragazza alzò la testa di scatto: erano due giorni che non sentiva più una voce umana e non era quella dell’arpia che l’aveva rapita; tutto era successo quattro giorni prima, mentre tornava dall’ospedale psichiatrico. Erano cinque mesi che quella schizzata di sua mamma era rinchiusa lì e quel giorno, diversamente dal solito, invece di parlare a vanvera di un potere mai visto, le aveva messo in mano quel ciondolo, che la strega le aveva rubato, senza più dire una parola. Poi l’aveva guardata negli occhi e le aveva detto: - Proteggilo, fai attenzione, gioia… - Sara si sentì venire le lacrime agli occhi ricordando il diminutivo che sua madre usava sempre nelle occasioni speciali, ricordando l’espressione dei suoi occhi, gli occhi non di una pazza, bensì di una persona che crede in ciò che dice. Voleva poter avere ancora il tempo di dire alla persona che più amava al mondo: - Mamma ti voglio bene! –
E ora, forse, ne aveva la possibilità; guardò i nuovi venuti ma quando il suo sguardo incontrò quello di Giulia barcollò, come se fosse stata colpita: aveva sentito dentro di sé un’energia sconosciuta che le aveva fatto rinascere la speranza nel cuore di poter dire, finalmente, le parole che tanto agognava a sua madre. Si era ricordata
Si diresse verso le sbarre e… le attraversò, le fuse, lasciando la sua sagoma scolpita nelle sbarre di ferro. Quando fu uscita sorrise e disse:
- Grazie di avermi salvata. E – guardò Giulia – grazie di avermi fatto ricordare.
Proseguirono ancora lungo il cunicolo e, rispettivamente, trovarono Zack, Signore del Fulmine, Elis, Signora dell’Aria e Sebastiano, Signore dell’Acqua.
Finalmente uscirono in giardino, alla luce del sole. Si guardarono sorridendo per essersi finalmente ritrovati ma, allo stesso tempo, incupiti per la guerra che li attendeva, mentre Mattia e Giulia raccontavano la loro storia.
Alla fine Zack intervenne:
- Se è come affermi, che i nostri medaglioni sono solo pezzi di vetro e metallo, lei alla fine tornerà. -
- E noi come faremo? – chiese Elis preoccupata.
- Bè, è ovvio. Ci batteremo. Siamo cinque più uno contro due. Le schiacceremo! – disse Sara battagliera.
- Ma lei è più potente ed esperta mentre noi siamo solo dei novellini. – si intromise Sebastiano calmo.
- Non importa quello che succederà – affermò Giulia con un sorriso incerto – L’importante è che noi siamo insieme. Il resto non conta. – unirono le mani al centro del cerchio che avevano formato – Per sempre. -
Non importa quello che sarebbe successo. Loro, finalmente, si erano riuniti. E nessuna strega con propositi di vendetta sarebbe riuscita a spezzare quell’amicizia.
Mai.
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