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3 - Le "strie" italiane

Ultimo Aggiornamento: 11/11/2003 23:21
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11/11/2003 23:21
 
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Dopo aver parlato dell'evoluzione del termine stria, che ha poi portato alla forma di strega (riferita alle donne ritenute colpevoli di intrattenere "commerci con il Demonio"), ci soffermeremo adesso sulla figura delle arcaiche strie, cioè vere e proprie entità diaboliche.
Le strie hanno molti punti in comune con i cosiddetti rappresentanti malvagi del Piccolo Popolo(folletti, fate, gnomi, ecc.); inutile aggiungere quindi che l'Italia, magnifica terra ricca di boschi, montagne e valli, ne sia particolarmente infestata, almeno a sentire le leggende che si tramando in proposito: in questa occasione, vista dunque la vastità dell'argomento, ci soffermeremo sulle strie nostrane.
Le Animulari della zona di Trapani, ad esempio, avrebbero la facoltà di passare attraverso le fessure delle porte e di uccidere un uomo di cui si fossero invaghite con un bacio: per questo i marinai, noti dongiovanni, le temerebbero in modo particolare.
Le Bazure abitano invece in Liguria, e di darebbero convegno nelle notti di burrasca; sempre in Liguria, ma anche nel confinante Piemonte, allignano le temibili Masche. Le Beate Donnette(di una progenie affine alla Bele Butele ed alle Genti Beate) sono diffuse in Veneto ed avrebbero un aspetto piacevole, ben diverso da quello orripilante di un'altra celebre stria locale, la Vecia Barbantana. Le Cogas sarde volerebbero, proprio secondo copione, a cavallo di una scopa; le Janare della Campania hanno dato persino il nome a Ianara, un piccolo borgo in provincia di Caserta; le Abitatrici dei Campi della Calabria sono dette anche Perjashtmazit, un sinistro termine in lingua albanese che ne tradisce le evidenti origini geografiche.
Si potrebbe comunque andare avanti a lungo: quasi ogni paese, anche il più piccolo e sperduto (anzi, soprattutto!), della nostra penisola ha le sue strie locali, che rispondono spesso a nomi suggestivi come Gatte Masciare, Zobiane, Streghe Marine; la loro presenza ha lasciato, come abbiamo già visto, molte tracce nei dialetti e nelle denominazioni geografiche locali: esiste, ad esempio, un "pontesel de le strie" a Besagno (Trento), oppure un "monte delle streghe" a Bagni di Lucca, ma i riferimenti potrebbero essere infiniti.
A parte la lodevole e piacevole eccezione delle Beate Donnette o delle Bele Butele, le strie assumono solitamente le fattezze di megere sdentate; userebbero poi riunirsi agli incroci delle stradine di campagna, i "crocicchi delle streghe": ecco spiegata l'antica usanza di installarvi una croce o una cappella, allo scopo di tenerle lontane: esse praticherebbero un ballo orgiastico ed indiavolato, il sabba o barlotto (etimologicamente barilotto, ma ormai sinonimo di fracasso); possono spostarsi a gran velocità sospinte dal vento o aiutate da un ramo o una scopa.
Prediligono, per i loro riti, particolari alberi: secondo la tradizione celtica, infatti, ogni pianta possiede una precisa valenza magica. Il noce, in particolare, risulta loro molto gradito. A Benevento, in Campania, ce n'era uno molto famoso, sotto il quale, a partire dal VII secolo, si trasferirono certe strie celtiche importate dai Longobardi invasori.
Nel XIII secolo intorno a quell'albero si raccoglievano per il sabba più di duemila strie provenienti da tutt'Italia, cosicchè il vescovo dell'epoca, tale Barbato, lo fece abbattere e seppellire. Secondo numerose testimonianze oculari, sembra che dalla fossa, all'improvviso, comparve, ululando, il Diavolo, che subito un sacerdote dotato di sangue freddo avrebbe scacciato aspergendolo di acqua santa; il Maligno sarebbe riuscito tuttavia a far comparire nei pressi un altro noce, che venne a sua volta prontamente abbattuto. Per voltare definitivamente pagina, al suo posto fu eretta la chiesa di Santa Maria in Voto.
Chi desiderasse assistere a qualche sabba agreste, sappia che che può recarsi a Barni, in Brianza (Milano), dove sembra che, in alcuni giorni stabiliti, le streghe di riuniscano sotto un determinato faggio.
Per tenere lontane le strie, infine, esiste un vastissimo repertorio di pittoreschi rituali, come, per esempio, quello in uso nel Bergamasco, che consisterebbe nel far bollire alcuni indumenti insieme a una croce appesa nella pentola a testa in giù. La tradizione scaramantica di bruciare un pupazzo con l'effigie di una stria è antichisima e viene praticata ancora in numerosissime feste patronali di tutta Italia, spesso travisata nel significato, ed inserita nell'ambito di folcloristiche manifestazioni legate all'Epifania, ed alla figura della Befana.

Nell'immagine sotto, un sabba di Janare beneventane:


[Modificato da Supremo Anziano 21/01/2005 22.57]

Honoured Godfather of FFZ'S Mafia

Ma questa... è APOLOGIA DI REATO!!!

Anvedi... mo ce mettono ar gabbio...pe associazione a delinquere de stampo CINEMATOGRAFICO!!! LOL

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