Là dove finiscono i passi ad occhi chiusi dove trascorre l’inconsistenza visibile dell’acqua dove la strada sfiata il suo destino contro l’erba e l’impotenza dei pioppeti. Un colpo. Un rumore basso spiaccicato nell’argilla un breve volo di silenzio che trafigge l’esistere del cuore e arriva nelle mani strette e involontarie per implorare aiuto. Una goccia di farfalla insanguinata liberata corre lungo il filo delle tracce e le pazzie l’ultimo sguardo che si acceca contro al sole e stravolto invoca ancora il profumo in petto di un respiro. Non c’è più voce sparsa nella gola non c’è più azzurro denso sui capelli non c’è più luce che possa attraversare il vento ripetuto all’infinito nel movimento delle foglie. Rimane la preda cacciata e ormai riversa nella pozza dei suoi liquidi pensieri dileguati solo un lurido giaciglio di nuvole schiacciate già aggredito dalla festa della morte.