Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Vota | Stampa | Notifica email    
Autore

Per chi detesta "Babel"

Ultimo Aggiornamento: 27/03/2007 18:41
08/03/2007 01:22
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Post: 910
Compagno di avventure
Rompiballe
OFFLINE
Indovinate un pò? La Morelli's Movie Guide torna a colpire, questa volta con tale Motosega. E già si nota un pò di differenza... Questa volta è Alberto, che apprezzerà.


A volte bisognerebbe dire, semplicemente, che il Re è Nudo.

Oppure, se non si vuole essere così puri, ci si potrebbe lanciare in articolate analisi su forma e contenuto, su come la prima e il secondo abbiano pari dignità, o su come sia più importante la prima rispetto al secondo o anche viceversa...

In sostanza, abbracciando la possibilità dell’analisi si può dire tutto e il contrario di tutto.
Dunque, per una volta, eviteremo di farlo e proveremo ad essere diretti, lineari, concreti.

'Babel' è un pessimo film.

Inarritu alla regia e Arriaga alla sceneggiatura sono i fratelli Vanzina del cinema d’autore.

Come loro, anche il duo messicano rifà in continuazione lo stesso film, a prescindere da cosa il film stesso racconti o mostri. Finora (e in questo i Vanzina si sono dimostrati persino più versatili) hanno riprodotto per tre volte lo stesso tipo di racconto: grossolano materiale narrativo “intellettualizzato” da una struttura che rifugge la linearità temporale.

Il pubblico raffinato, come spesso accade, abbocca scambiando per originale lucidità quello che è il più banale e disperato trucco di sempre: alterare il “come” per nascondere la devastante pochezza del “cosa”.

Quello che in qualsiasi genere cinematografico verrebbe chiamato clichè o limite narrativo, nel cinema d’autore viene definito “cifra stilistica”. Potremmo già chiuderla qui, ridendoci sopra. Ma proviamo a stare al gioco e proseguiamo.

Di cosa parla 'Babel'?

Quattro storie ai confini del mondo si influenzano (più che intrecciarsi) dando vita ad un affresco sulla globalizzazione con la logica del vecchio apologo della farfalla che sbatte le ali a Tokyo generando un temporale in Messico e una tempesta in Marocco.

Già detta in tre righe emerge l’originalità dell’assunto. Figuriamoci nello sviluppo.

Brad Pitt e Cate Blanchett si perdono in Africa per ritrovarsi come coppia e in fondo fa così tanto Antonioni. Già visto, grazie.
Anche la ragazzina giapponese sordomuta che non riesce a comunicare (dai, sottolineiamo un altro po’) fa tanto Antonioni. Già visto, grazie.
Gael Garcia Bernal accompagna la zia cicciona, badante dei figli della coppia Pitt-Blanchett (tra cui la sorella meno famosa di Dakota Fanning), alle nozze del cugino in un villaggio messicano che fa tanto “Il mio grosso grasso matrimonio greco”. Pure loro non riescono a comunicare coi poliziotti di frontiera nel loro ritorno in California. Già visto, grazie.
E i pastorelli marocchini che si masturbano e poi sparano per sbaglio a Cate Blanchett con un fucile che il padre della giapponesina aveva regalato ad un altro pastore marocchino fa tanto stronzata. E ovviamente neanche loro riescono a comunicare con la violenta polizia locale. Già visto, grazie.

Alle soluzioni scontate si accompagna il moralismo del professore in cattedra, una velleità di volerci spiegare come stanno le cose che nessuno ha il coraggio di commentare come esecrabile solo perché Inarritu e Arriaga vengono dal Messico e quindi, poverini, il loro punto di vista in fondo deve essere sincero, urgente, politico.

Ma Inarritu e Arriaga sono (già) diventati più borghesi di Baricco e il loro – come al solito – non è cinema impegnato, scomodo, pericoloso per l’establishment.
E’ cinema da salotto, lavacro inutile di coscienze e la presenza di Brad Pitt (la star alternativa più ancora alternativa di Clooney – che però almeno i suoi soldi ce li mette nei progetti in cui crede e che comunque ha la capacità di scegliere film davvero scomodi e di gran lunga migliori, vedi 'Syriana'), la presenza di Brad Pitt, dicevo, lo conferma, se mai ci fosse bisogno di tirare in ballo le candidature all’Oscar.
All’Oscar!

Cinema da salotto. Cinema assimilabile, per quanto indigesto.

E 'Babel' indigesto non lo è negli scopi o nelle intenzioni, perché se fosse così sarebbe solo un “film sbagliato”. È nella sua natura esclusivamente cinematografica che 'Babel' è indifendibile.

La narrazione multilineare non può ridursi ad onanismo compiaciuto. E se persino '21 grammi' provava quanto meno ad imbastire una tessitura emotiva del racconto, tralasciando la continuità ma montando i picchi del racconto in ordine crescente, qui invece l’attitudine moralistica del racconto prevale su tutto, nella speranza che la potenza evocativa dell’ellissi e del non detto – nonché delle immagini, tutte piuttosto banali – possa colmare lo scarto dettato dall’incapacità di costruire storie che siano convincenti.

A prendere ogni singola storia dall’inizio alla fine, ci ritroveremmo di fronte a quanto di più trito sia possibile presentare sulla schermo. La noia che emerge nel raccontarle non giustifica la loro alterazione cronologica che si riduce a un “famolo strano” alla Verdone.

Non mi venissero a tirar fuori vecchiume come “la perdita di senso”, “la perdita di centro”, “l’irriproducibilità organica”, “la frammentazione”.
Per parlare di noia non bisogna annoiare, per parlare di incomunicabilità non bisogna non comunicare.
Troppo semplice.

Né tanto meno Inarritu e Arriaga offrono una rappresentazione inquietante e non consolatoria del panorama “globalizzato”, cosa che il film pretende di raccontare.
'Babel' in questo è conservatore, classista, persino razzista negli esiti delle sue storie: i poveri devono morire poveri e gli oppressi devono morire oppressi. Sarebbe solo un cinico e inutile specchio dello “stato delle cose” se tutto questo fosse dovuto alla loro impossibilità di ribellarsi. Ma no, non è così: i ricchi e rifocillati Inarritu e Arriaga (ora integrati al sistema che graffiano con le loro carezze) affogano e distruggono i loro personaggi sconfitti motivando in qualche modo la loro “inferiorità” rispetto ai benestanti. Insomma, stanno male perché in fondo se lo meritano.

Segue SPOILER

La badante messicana non sarebbe stata espulsa se avesse “obbedito” agli ordini del suo padrone Brad Pitt. Suo nipote Gael Garcia Bernal (in una parte ridicola per spessore e contenuto), che fugge ad un controllo della polizia, la condanna non perché è un “messicano oppresso dagli americani” ma perché – proprio come gli hanno detto zia e cugino – è “il solito ubriacone”.

I pastorelli messicani non sarebbero morti se il loro padre in maniera così “selvaggia e diseducativa” per lo standard civile dell’Occidente non avesse dato loro in mano il fucile con cui sparano alla povera Cate Blanchett.

Le uniche due famiglie che se la cavano sono proprio Pitt-Blanchett (lei sembra morire dissanguata quasi sul colpo e poi sopravvive pisciandosi addosso in una catapecchia messicana) e la coppia giapponese padre-figlia, dove un silenzioso abbraccio con lei nuda sul balcone – un plauso all’attrice Rinko Kikuchi che non ci risparmia niente – fornisce il pretesto per la carrellata finale/digitale che chiude il film.

Fine SPOILER

Agghiacciante.

Al duo messicano Hollywood ha concesso il contentino di farli accomodare nel salotto buono ma non ha loro concesso il permesso di sedersi, nemmeno con una statuetta.
Il premiato è il solito Gustavo Santaoalla, autore immenso, che qui ricicla il capolavoro che già Michael Mann aveva usato in “Insider”.

E se davvero ci tenete a distruggere per sempre Inarritu, allora confrontate l’uso che il messicano fa di quella traccia “Iguazu” nel suo film (la scena dell’elicottero) e poi guardate in che modo la usa Mann (connotando l’attesa e la scelta personale di Russell Crowe prima della sua deposizione).

Segue SPOILER

È una musica, “Iguazu”, che di per sé, è un climax. E’ struggente, è straziante.
Mann la usa per raccontare un silenzio e una scelta interiore.
Inarritu per sottolineare il momento più enfatico del film, l’happy end dell’elicottero.
Il primo riesce ad emozionare con un’attesa, il secondo sottolinea ciò che già è esplicito.

Fine SPOILER

È un cinema di cui facciamo volentieri a meno, perché si spaccia per avanguardia culturale, per nuovo impegno artistico, per voce fuori dal coro quando non riesce ad essere nemmeno sguardo, punto di vista, racconto.



"Every man must go through Hell to reach Paradise."
08/03/2007 03:01
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Post: 1.972
Il Direttore
Fancazzista
OFFLINE

Scritto da: Travis Bickle 08/03/2007 1.22
A volte bisognerebbe dire, semplicemente, che il Re è Nudo.


Verso fine anno qualcuno l'ha detta a me via mail, questa cosa, a proposito di un presunto "capolavoro" che io non avevo capito. Non ricordo che film fosse, e non è che abbia tutta questa voglia di andare a controllare.


'Babel' è un pessimo film.


Giubilo, tripudio, soddisfazione.


Il premiato è il solito Gustavo Santaoalla, autore immenso


Brivido, terrore, raccapriccio.


"Per oggi abbiamo scolpito abbastanza i nostri nomi nelle pagine della storia. Ci mettiamo in marcia verso il Fiume dei Profumi, per passarci la notte. I miei pensieri vanno di nuovo ai capezzoli eretti, alle eiaculazioni notturne, ai sogni bagnati di Mary Jane Ficarotta, alle fantasie dell'immensa scopata al ritorno a casa. Sono proprio contento di essere vivo, tutto d'un pezzo, prossimo al congedo. Certo: vivo in un mondo di merda, questo sì. Ma sono vivo. E non ho più paura."
27/03/2007 18:41
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Post: 631
Compagno di avventure
Gran Mogol
OFFLINE
...e la MMG e' di nuovo nel giusto.
Aggiungo che la giustapposizione dei ragazzini *from all over the world* provoca un catastrofico effetto Toscani.


Brain depositary. After 5:00 P.M. slip brains through slot in door.
Vota: 15MediaObject3,121343
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi
Cerca nel forum

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 03:56. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com