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Ultimo Aggiornamento: 09/04/2003 10:33
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Un pò di storia
- Armi e Armature -
Spade, mazze, elmi e armature dall'antichità al Medioevo

A partire dall'VII sec. a.C, soprattutto nelle regioni celtiche, facevano la loro comparsa le prime armi in ferro; così le spade usate dai celti contro i romani intorno al IV-III sec. a.C. erano in ferro e adatte a colpire solo di taglio. Il gladius romano, massiccia spada più larga che lunga, affilata e appuntita fu introdotto dopo la battaglia di canne e più tardi, con la cavalleria, fu introdotta anche un'arma più lunga, la spatha.

Nei primi anni del medioevo l'arma più utilizzata era la spada lunga e piatta, a due fili, usata essenzialmente come arma da taglio, diffusa tra le popolazioni germaniche. In quel periodo i combattenti non utilizzavano altra difesa che uno scudo di legno e talvolta un elmetto. A partire dall'VIII sec. i combattimenti si svolgevano in gran parte a cavallo; ciò rendeva necessario l'utilizzo di cotte di maglia di ferro o di armature di cuoio rinforzato con borchie di metallo. Gli elmetti, che cominciavano a diffondersi, coprivano generalmente solo il cranio, lasciando scoperto il volto.
Presso le popolazioni nordiche, i vichinghi in particolare, era invece d'uso frequente l'ascia da guerra, utilizzata da guerrieri che combattevano a piedi.
Nei primi anni del Duecento i cavalieri indossavano anche un cappuccio di maglie ed erano coperti di maglia sulle mani, sui piedi e sulle braccia. Verso la fine del secolo comparivano le prime piastre metalliche fissate sulle maglie dell'armatura a proteggere i gomiti e le ginocchia e nello stesso periodo veniva introdotto un nuovo tipo di elmo cilindrico che copriva l'intero volto. Il peso dell'elmo in questi casi era distribuito sulle spalle.

Con il diffondersi delle armature di piastre si crearono spade più lunghe e sottili, adatte a colpire di punta per infilarsi tra i piccoli spazi tra le piastre. Avendo queste ultime la lama più lunga, e dunque risultando l'arma più pesante, il cavaliere fu costretto a tenere la spada a due mani: nascevano così le spade 'bastarde', o spade da una mano e mezza, che potevano essere usate con una o due mani.
Era d'uso praticare una scanalatura nel centro della lama per renderla più leggera e resistente.
Solo verso la seconda metà del '300 si poté però parlare di una vera e propria armatura di piastre: tutto il corpo del cavaliere era coperto da una serie articolata di piastre di metallo modellate e fissate alla vecchia cotta di maglia.
Per infrangere la maggiore protezione fornita da queste armature fu introdotta la lama a sezione romboidale, molto più rigida ed efficiente e più adatta a scaricare la forza del colpo. Perchè la spada potesse essere brandita con una certa facilità e maestriam, inoltre, era importante che il fabbro bilanciasse al meglio l'arma, in modo tale che il baricentro dell'arma si trovasse più o meno sull'elsa; per far ciò il peso della lama doveva essere pari a quello dell'elsa, dell'impugnatura e del pomo. Nello stesso periodo divenne noto lo spadone a due mani, versione ingrandita della spada normale, a lama piatta e larga, terminante posteriormente con una grossa impugnatura.

Tale spada era più efficiente in quanto consentiva di arrecare maggiori danni grazie al suo peso. Se da un lato il peso era un vantaggio, esso poteva essere anche un difetto: un'arma così pesante richiedeva più forza ed era notevolmente più lenta di una normale spada. Per tale motivo, in genere, quest'arma era portata appesa alla sella in aggiunta alla spada normale.
Per attaccare armature di protezione sempre maggiore furono introdotte, nella seconda metà del Trecento, le mazze da battaglia. Le prime di esse avevano la testa in metallo sagomata a creste, in modo tale da distribuire il colpo su una superficie minore onde infliggere maggior danno.. Ben più pericolosi erano i mazzafrusti, armi la cui testa, o teste, erano collegate alla mazza da catene e dotate di punte acuminate. La rotazione del braccio moltiplicava l'effetto del colpo che poteva essere micidiale per un cavaliere se non veniva schivato o parato con lo scudo. Altra arma utilizzata per perforare l'armatura era il martello da guerra o "picca", arma costituita da una testa dotata di un becco appuntito da un lato e da un blocco di metallo forgiato a martello dall' altro.
Con il passare del tempo e l'affinarsi delle tecniche di lavorazione del metallo, gli armaioli poterono forgiare armature sempre più leggere e resistenti ma anche costose: tra il Quattrocento e il Cinquecento l'uso dell'armatura era prerogativa dei combattenti nobili. Nascevano così le armature complete e da torneo. La fabbricazione di queste armature era commissionata spesso a famosi laboratori d'Italia o di Germania che le fabbricavano a misura del cavaliere o del nobile. Le armature così prodotte potevano essere quindi decorate con rame, oro o argento, o ancora colorate mediante calore o sul metallo potevano essere incisi dei disegni rappresentanti le insegne del nobile o il simbolo della città in cui era stata prodotta l'armatura, a garanzia della sua autenticità.
Il declino delle armature sui campi di battaglia fu segnato, verso la fine del Cinquecento, dal perfezionamento delle armi da fuoco e dalla maggiore importanza che andava a rivestire la fanteria rispetto alla cavalleria.

-Glossario-
Cotta di Maglie: Veste fatta di tanti piccoli anelli di metallo intrecciati del peso complessivo di circa quindici chilogrammi, aperta sia sulla parte posteriore che su quella anteriore per consentire al cavaliere di cavalcare senza impedimenti.

Armatura di Piastre: Era costituita da un'articolata serie di piastre metalliche modellate e fissate alla cotta di maglia e distribuite su tutto il corpo ad eccezione delle giunture (comunque protette dalla maglia di ferro). Le piastre erano curve e lisce in modo tale da far scivolare via le punte delle armi. Un'armatura di tal fatta poteva pesare fino a venticinque chilogrammi, ben distribuiti, però, su tutto il corpo.
Armature Complete o da Torneo: Furono introdotte verso la metà del XV secolo ed erano molto complesse e costituite da numerosi pezzi, tanto da far supporre che per la vestizione ci volessero diverse ore. Spesso però molti dei pezzi erano già attaccati l'uno con l'altro facendo risultare la vestizione meno ardua del previsto: così pochi scudieri, uno o due, potevano vestire il proprio cavaliere in meno di venti minuti. Le armature da torneo erano più massicce e resistenti delle altre armature poiché dovevano resistere ai violenti colpi di lancia inferti dai cavalieri.

Un'armatura da torneo contava in genere numerosi pezzi, tra quelli in metallo e le imbottiture.La vestizione cominciava con i panni da gamba, sorta di biancheria intima composta da calze solate (rinforzate sulla pianta del piede) e da 'brache'. Seguivano una tunica di cotone o di lana e un'ulteriore sottocotta di lino o cotone imbottita di crini. Un'ulteriore rinforzo era costituito da un paio di bracciali in cuoio cotto muniti di lamine metalliche, a protezione dell'avanbraccio, e da un paio di ginocchiere della stessa fattura. Successivamente il cavaliere indossava la cotta di maglia e calze e cosciali anch'essi di maglie metalliche, gli schinieri (piastre d'acciaio a protezione delle ginocchia) e i gambali d'acciaio, assicurati da corregge in cuoio. Era indossata in seguito l'armatura di piastre, costituita da due corpetti in cuoio rinforzato (bollito nell'olio) al cui interno erano applicate piastre di metallo. A protezione delle mani si indossavano sottoguanti di cuoio e guanti d'acciaio. L'elmo era preceduto da una cuffia imbottita di crini. A completamento della vestizione c'erano la spada, tenuta alla cinta, e gli speroni; v'erano poi lo scudo e numerose armi quali la lancia, la mazza e il pugnale.
Le piastre di metallo, la maglia di ferro e altri eventuali ganci, lacci e imbottiture che servivano a meglio distribuire il peso sul corpo, rendevano però queste armature eccessivamente calde, si immagini la temperatura che poteva raggiungere il metallo sotto il sole, e pesanti, tanto che i cavalieri dovevano issarsi sul cavallo per mezzo di argani.
Elmo Cilindrico: Racchiudeva l'intera testa e aveva fori e fessure per vedere e respirare.
Come per le armature, questi elmi potevano essere decorati con metalli preziosi o ponendo sullla 'cresta' variopinte penne di struzzo.

L'elmo era indossato sopra una 'cuffia', in genere imbottita di crini, assicurato alla testa mediante una cinta con fibbia e, oltre a limitare la vista e attutire i suoni, poteva affaticare la respirazione. Per questo molti cavalieri preferivano indossare elmi a viso scoperto, anche se più pericolosi. Particolarmente diffusa era la barbuta, un elmo con apertura facciale a "T". Elmi di tal fatta venivano tenuti appesi di fianco, all'elsa della spada quando non si doveva entrare in combattimento.


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