Lettera aperta ad un amico.

Scusa amico se ti scrivo solo ora.
Sono passati molti anni da quando ci siamo incontrati la prima volta. Eravamo entrambi spaventati ed istintivamente ci siamo dati la mano. È nata in quel tremito la nostra empatia, che non sembrava temere avversari. Anche quando non c’eri, pensavo a te ed a come avrei potuto aiutarti a non avere più paura.
Mentre il tempo passava ci siamo un po’persi di vista. Colpa di entrambi. Le tue paure superano le mie forze; io ho una famiglia a cui provvedere, poco tempo e poca voglia di confrontarmi. Oltretutto sembra che pochi s’accorgano delle tribolazioni che devo affrontare giornalmente. Tutto pare dovuto, pochi i grazie. Sono stanco e ho tanta rabbia dentro che non so a chi urlare.
Oggi però mi sono ricordato una cosa: tra i due sei tu il più debole. Allora sono io che ti porgo la mano per primo, amico paziente. Scusa se per inseguire le mie battaglie, a volte, mi sono dimenticato di te.

Cabrach.

Hai visto cosa porta, pensare tante cose ma non a quelle giuste...
Bhè è anche vero che anche noi abbiamo una vita privata... ma è anche vero che spesso non proviamo così tanta empatia per un paziente che ha bisogno di noi... c
così come a volte può succedere che abbiamo tanti grilli per la testa che non ci accorgiamo di non essere di aiuto a nessuno...
queste sono le cose che mi fanno più male...

Nuvoletta...Più cose che ti fanno male dovrebbero essere cose che ti fanno paura............