Lo sapeva bene uno che ha precorso di molto i tempi circa 150 anni fa: F. Dostoevskij; scrive infatti coraggiosamente nelle "Memorie dal sottosuolo", assai prima dunque di Freud, "Sono un malato... Sono un malvagio. Sono un uomo odioso. Credo d'aver male al fegato... Io, non dico malvagio, ma niente son riuscito a diventare... E ora trascino la vita nel mio angolo, tenendomi su con la maligna e magrissima consolazione... Solennemente dichiaro che molte volte ho voluto diventare un insetto. ma neanche quest'onore m'è stato concesso...." (Traduzione del grande-quasi dimenticato, in questo Paese, Tommaso Landolfi). "Vi giuro", prosegue Dostoevskij, "che aver coscienza di troppe cose è una malattia, una vera e propria malattia". - Infatti anche Nietzsche è risultato d'altronde una vera e propria malattia, che t'invade in pieno con tutte le sue problematiche e poi non riesci più a liberartene: se n'era perfettamente accorto il migliore studioso italiano-nicciano, Giorgio Colli e così pure il suo imperscrutabile&inscindibile collaboratore Mazzino Montinari. D'altronde anche un raffinato saggista come Heidegger alla fine della propria fiera-intellettuale, sosteneva che Nietzsche gli aveva effettivamente distrutto la vita: soprattutto, credo, a causa della morte di Dio nicciana, ossia dello tsunami che quel filosofo 'nichilista' aveva provocato nei confronti della metafisica. Quando avevo vent'anni, nel '68, tenevo per molto tempo con me l'opera di Heidegger di quasi mille pagine "L'essere e il nulla", ma ora non riuscirei più a concentrarmi su tali 'dionisiaci' dettàmi, preferendo per es. concentrarmi sul Viaggio in Italia di Goethe, di cui altrove ho già parlato a lungo.
[Modificato da albert314 04/07/2019 17:01]