| | | OFFLINE | Post: 4 | Registrato il: 11/04/2019 | Sesso: Femminile | Utente Junior | |
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29/04/2019 19:29 | |
Eccomi! Chiesto scusa per il ritardo, purtroppo ci sono state le vacanze di mezzo e tra quelle e le Quest/Convalide legate al filone che ho in corso, ho avuto molto meno tempo libero del solito ç_ç
1. Predatore vs predatore.
Sono abbastanza sicura che si svilupperà uno scontro di personalità tra il drago e Zukho, proprio perché entrambi hanno istinti predatori e di predominanza. Ovviamente non posso già sapere cosa succederà e come si svilupperà la loro interazione, non escludo neanche che all'inizio possano quasi odiarsi, ma i trascorsi e il legame già esposto indicano che comunque potranno trovare degli obiettivi in comune, oltre la tutela di Eloy stesso (entrambi per motivi diversi), e scendere a compromessi. La metafora della foresta, in ogni caso, stava a indicare anche che il drago non vedrebbe Zukho-drakul, nella sua natura di "succhiasangue", come una sorta di male assoluto da dover estirpare e allontanare, ma come qualcosa che nella sua visione neutrale del mondo ha un contesto in cui inserirsi ed esistere.
Ho provato di seguito a immaginare un paio di scenari ipotetici in cui Eloy e Tarek arriverebbero a cedere il sangue a Zukho, agendo quindi da Vena per il Drakul, esaltando il contrasto di intenzioni e di approcci. Eloy in seguito a un qualsiasi scontro come quelli giocati finora, mentre il drago al termine di una qualche Quest in cui lui e Zukho si ritrovano ad agire insieme. In quest'ultimo caso ho ripreso una Quest già giocata e l'ho un po' riadattata, per vedere come avrebbe agito il drago in quel caso. Ho inoltre immaginato che si sia già creato un qualche equilibrio, perché di sicuro i primi tempi Tarek non accetterebbe una cosa del genere a cuor leggero, lasciando piuttosto a Eloy il compito di cedere sangue, quando la sua coscienza è emergente. Come ho già detto, non so in che modo si svilupperà il legame e da una parte non voglio neanche "bruciarmi" la cosa, quindi mi sono mantenuta un po' vaga!
Azioni Eloy:
[Fuori Asarn] {Corvo Bianco} Appoggia sul baule l'ultima arma sfilata dallo stivale, alleggerendo del tutto il vestiario dal metallo agganciato alla cintura, negli scomparti del cuoio, nei nascondigli dove è necessario recuperarlo in fretta. Addosso non restano che gli abiti più semplici, adatti all'ambiente arredato della camera padronale di Corvo Bianco, e può rilassare i muscoli indolenziti. Sente ancora addosso l'odore del sangue, del sudore e l'adrenalina, del fuoco divampato e che per un pelo lo ha sfiorato, ma si considera fortunato ad esserne uscito solo con un taglietto sulla fronte, restando più marginale. Dentro di sé percepisce la soddisfazione di Tarek, nella fredda fermezza che è riemersa dopo lo scontro, quando ormai la notte era calata. Si appoggia a quella sensazione, come si appoggia alla percezione di Zukho, la sua magia vibrante nella stanza, dove ora lo cerca anche con gli occhi. Lo sguardo indugia sulle sue ferite, sul cuoio lacerato, sull'espressione contrariata, poi gli parla con tono di voce il più disinvolto possibile. [So che sei forte e non hai bisogno della mia preoccupazione, ma non ero preoccupato, non è stato quello a distrarmi. Ora però fai un po' vedere…] attraversa la stanza, il bagliore delle candele illumina i lineamenti, ammorbidisce il sorriso con cui ironizza. [È per puro interesse accademico, andiamo, fammi contare le tue ferite.] cerca di raccogliere la sua mano, osservare il punto in cui il fuoco ha sfiorato la pelle e lì, nella vicinanza, si sofferma per qualche istante. Sa che non guariranno da sole e solleva lo sguardo, ritrovando gli occhi ocra fermi sul proprio taglio, visibile oltre i capelli riccioluti. {Innate}
[Fuori Asarn] {Corvo Bianco} Lo ha raggiunto con passi silenziosi e ora trattiene le dita contro la sua mano, nel solito contrasto tra il calore della pelle umana e il gelo del Drakul. Lo sguardo è lucido, al di là della naturale stanchezza che inizia a pesare sulle membra, e vi è la solita attenzione nei dettagli. Ha notato la limpidezza della luna durante il viaggio, seguirà un giorno altrettanto limpido e l'apprensione inizia a nascere, quindi solleva l'altra mano per agganciarsi al cuoio della divisa di Zukho, poco sopra lo squarcio, e ne reclama lo sguardo. Sa che il defunto sente quel profumo, riesce distintamente a riconoscere la fame nei suoi occhi, qualcosa di potente e intenso, quasi in netto contrasto con la leggerezza delle dita che ora toccano la fronte e scostano i capelli bruni. [Forse con le tue capacità puoi aiutarmi a richiuderlo, per il mal di testa mi arrangerò…] Fa una breve pausa, che si carica della decisione presa, e la voce riprende più bassa nel rompere il silenzio [E in cambio io aiuterei te… suona come un piano perfetto.] Sorride spontaneamente, esponendo un pensiero che sollecita quell'unico lato, dentro di sé, che non gioisce all'idea. Lo attenua offrendogli il proprio stesso bisogno di ritrovare una sorta di legame dopo gli eventi della sera, un conforto per se stesso nel vedere che entrambi stanno e staranno bene. Socchiude gli occhi nella vicinanza, nel modo in cui il profilo di Zukho cerca la scia del profumo inebriante del sangue, ma invece di irrigidirsi di fronte a quel gesto selvatico vi si rilassa, in attesa di un tocco fatto di zanne e Fame, che non porterà con sé alcun dolore. {Innate}
Tarek:
[Scaglie del Drago] {f.draconica} La confusione si va attenuando tra le gallerie scavate nella pietra, ora percorse dall'eco del ruggito minaccioso all'ingresso. Dilata le narici e prende un respiro che si carica dell'odore dello scontro, l'espressione indurita dalla stessa furia che ha percorso il suo fratello all'esterno. Non gli ci vuole molto per contare i presenti e le loro posizioni, senza soffermarsi sul corpo esanime del mezzo demone a terra. Il capo provvisto di corna ruota con lentezza, ritrova la donna ferita che ha appena perso il proprio leader. Le pupille verde cupo, così scure e ampie da dominare l'intero occhio, si soffermano sull'espressione che tentenna. Legge sul volto la paura per la forma mostruosa che fronteggia, accentuata dalle larghe ali e dall'aspetto imponente. Tutti sentono il ruggito all'ingresso della caverna. [Questo luogo sta per essere ridotto in cenere.] Con voce profonda, quella che ci si aspetterebbe da una forma così solida e solo parzialmente umana, come un ringhio trattenuto tra i denti, nonostante il totale disinteresse sul volto per quel che ha appena promesso. [Disarmatevi e arrendetevi.] Segue i movimenti degli altri, la vittoria si delinea in ogni loro mossa. [Non ripeto una cosa due volte.] e intanto l'odore del sangue attrae il suo interesse, come una fiera. Proviene dal Drakul che si è gettato in prima linea, con squarci nella pelle da cui sono usciti i pugnali di sangue che hanno trafitto il mezzo demone. Sta per guardare altrove, ma qualcosa affluisce dentro di lui e la coscienza del suo discendente lo trattiene, con la stretta morbida dell'apprensione, inducendolo a guardare di nuovo e a soffermarsi di più. {Innate}
[Scaglie del Drago] {f.draconica} Ognuno ha fatto la sua mossa nel momento giusto, finchè quella scena non vede il suo compimento nel corpo del nemico trafitto a morte, e di pochi altri più fragili nelle loro intenzioni. Il tintinnio delle armi gettate a terra crea un canto che mette fine al caos, il battito del cuore si attenua e le ali si ripiegano; non abbassa la guardia, ma ricaccia indietro la veemenza dello scontro, a favore di un distacco che più gli appartiene. Un altro ruggito li raggiunge e vibra tra le pareti di pietra, lui si muove calcando il terreno e passando oltre le espressioni stordite e inquiete di chi non sa cosa li aspetta fuori. Si ferma a poca distanza dal Drakul che gli è andato incontro, valutandone le condizioni. Ancora una volta lo ha visto muoversi seguendo il filo di quel legame invisibile, che li ha fatti ricongiungere per lottare insieme, e non si sa cos'altro andrà affrontato e sedato, prima di dover lasciare quel posto. [Ebbene, sembra che tu abbia deciso di versare quel sangue come se ti appartenesse.] Quando parla l'espressione è contratta, opposta rispetto a quella più vulnerabile e preoccupata che gli avrebbe rivolto Eloy, cui sentimenti mutevoli si rimescolano dentro di lui e gli parlano. Lo sguardo penetrante scava sul volto e sulle sue ferite [Ma almeno l'hai usato a dovere.] Aggiunge, una valutazione mormorata che quasi richiama un complimento per la lotta. Il gesto con cui espone palmo e polso, abbracciati da scaglie, è quasi casuale. Lo guarda e non aggiunge altro, nessun ordine o raccomandazione, entrambi sanno che sta cedendo qualcosa per far sì che, negli atti successivi, venga usato altrettanto correttamente.{Innate}
2. Nutrimento da sangue mortale/Immortale.
Ho letto che l'argomento è stato già trattato e chiarito nelle FaQ Drakul, quindi non mi dilungherò ;) immagino che il sangue di Eloy, caricandosi di Ars e della magia che si risveglierà in lui, diventerà più appetibile e desiderabile per Zukho e questo rafforzerà il senso di tutela che avrà nei suoi confronti. Avrà maggiori ragioni per non distaccarsi da Eloy come Vena, al di là di tutti i retroscena già spiegati, e Eloy non penso noterebbe differenze, a meno che ovviamente non sia Zukho stesso a spiegargliele. Per Eloy il proprio sangue resterebbe comunque sangue, se ne priverebbe quanto serve per mantenere questo legame con Zukho, come fa tuttora, e per il resto avrebbe la stessa accortezza di sempre!
3. Segno particolare.
Non so ancora dove collocarlo di preciso, ma pensavo a una macchia cutanea di scaglie, perché mi sono sempre piaciuti i segni sulla pelle dei pg a simboleggiare qualcosa di "magico" in loro! Durante la Quest finale de "la via per gli Dei", quando Eloy si è votato a Morwell, la Dea ha fatto comparire un momentaneo bagliore di luce tra le clavicole di Eloy… è stata una cosa puramente simbolica/scenografica, però nel caso non mi dispiacerebbe un segno in quella zona, per simboleggiare ulteriormente il legame con la Dea.
4. Forma ibrida.
Come avrai notato, sono una che se può dilungarsi LO FA, quindi eccoti più azioni di quelle richieste xD chiedo venia, ma finora ho fantasticato così tanto sulla bellezza della mutazione, che quando l'ho avuta per le mani non sono riuscita a fermarmi!
Ne ho approfittato anche per mostrare un po' una dinamica che immagino tra Eloy e il Drago. Ho provato a visualizzare un momento successivo ad un qualche difficile avvenimento che, nella differenza di caratteri e visioni tra i due, ha visto il Drago inasprirsi verso quel mondo che ancora deve rivalutare del tutto, ed Eloy agire di conseguenza, trovando un posto pacifico dove mostrargli un contatto diretto con la natura.
Mutazione in forma ibrida [Pressi Balsjord - scogliera] Alla luce fioca del tramonto il mezzelfo emerge dall'acqua, in un'insenatura sabbiosa dove l'inviolata spiaggia si estende, intervallata da basse scogliere. Balsjord è sullo sfondo, le mura sono annebbiate dalla distanza, ma visibili fino al tempio di Khorr che troneggia, circondato dai gabbiani. Avanza coi piedi nudi nella sabbia umida e intanto sfila la blusa bagnata, restando con i soli pantaloni in cotone, poi guarda in alto verso la parete di pietra che si erge per pochi metri. Trovato un punto in dolce pendenza inizia a risalire, arrampicandosi sugli scogli con l'agilità che lo contraddistingue. Una volta raggiunta, la cima mostra un panorama nei toni dell'arancio e dell'indaco, consente di ammirare l'insenatura, mentre la brezza porta il rumore di foglie smosse, dal boschetto alle sue spalle. Con la mente ormai sgombra sfiora la coscienza della propria metà, raccolta nel solito diffidente riserbo. Chiuso in se stesso tanto quanto lui è aperto al mondo, sente la ferma austerità con cui Tarek si affaccia su quell'universo ambiguo e complesso che li circonda. Lo richiama nella natura che li unisce, e questo risponde per innescare la mutazione. La sente espandersi sulla pelle nuda, da dentro le ossa, verdi scaglie si estendono lentamente e creano disegni lungo il corpo, definendone la muscolatura. Respira e chiude gli occhi, lasciando che la coscienza si abbandoni e la mutazione si modelli, col ritmo delle onde del mare. Come una forza che spinge dall'interno e cerca di espandersi, così il corpo reagisce e si amplia, lasciando emergere la natura selvatica che rende il volto man mano più duro, deciso. {Innate - Richiamo all'Origine 1/2}
[Pressi Balsjord - scogliera] Le membra si rafforzano e si allungano, i piedi premuti sull'erba ritrovano i loro artigli, le gambe accrescono la muscolatura essenziale per spostare un corpo man mano più alto e pesante. Il cotone dei pantaloni si tende sotto la nuova forma, compresa quella della lunga coda, che sfiora l'erba con punte cuneiformi. Il torace si espande con un respiro che risucchia aria, mentre le spalle si irrobustiscono, si ampliano per sopportare il peso delle ali che emergono lentamente, coprendosi di scaglie verdastre. Ossa e spuntoni sostituiscono la morbidezza della pelle, svettano e si ripiegano in membrane e cartilagine, una combinazione speculare ed equilibrata che fa sentire il suo carico sulla schiena. Ma ormai il corpo è abbastanza robusto per reggerlo. Si eleva superando il metro e novanta e la testa si solleva, mentre le corna crescono e si inspessiscono. Una linea di scaglie evidenzia la mascella più robusta, gli zigomi e la linea arcuata delle sopracciglia, fino a congiungersi con le corna ricurve che si allargano dalle tempie. I capelli corvini si allungano di poco, sfiorando le spalle, poi le dita hanno uno spasmo e si riaprono, più grosse e munite di artigli. Solo in ultimo solleva piano le palpebre, quando il respiro tra i denti affilati viene risucchiato in un basso ringhio. Le pupille si sono ampliate inglobando la sclera, come l'occhio di un alligatore, di un verde così cupo da apparire quasi nero. Il respiro rilasciato è ora più morbido, fa fremere il torace nell'immobilità di un corpo che trasmette, adesso, la forza e la fierezza di un drago tornato a calpestare quella terra. {Innate - Richiamo all'Origine 2/2}
[Pressi Balsjord - scogliera] {f.draconica} Nella sua fermezza appare come una statua possente e bestiale, inchiodata sul ciglio di quella piccola scogliera, con le ali che si dispiegano sfiorate dalla brezza. La verde membrana che le compone sembra malleabile e morbida, ma nient'altro in lui richiama quel concetto. La cresta di scaglie che avvolge le spalle più larghe vibra del nuovo respiro, calmo e profondo, e sottolinea l'incurvatura della schiena sinuosa. Prende coscienza delle nuove sensazioni contro quel corpo così vivo, la coda ha un guizzo che piega l'erba, le ali fremono così come le palpebre, mentre il viso viene sfiorato dalla brezza marina. Appare ancora umano nei lineamenti, pur perdendo tutta la precedente dolcezza e conservando solo la perfezione ibrida dei tratti quasi elfici, adulti e crudeli dell'impassibilità con cui osserva l'orizzonte. Eppure il battito del cuore si ravviva, qualcosa dentro lo smuove e sa, nell'allinearsi con la coscienza ora attenuata dentro di sé, che quel contatto diretto con la terra è stato un espediente per rabbonirlo. Ogni qualvolta un evento fa riemergere in lui la diffidenza e la severità, le stesse che lo hanno accompagnato nei secoli, ecco che quel suo giovane discendente gli consegna tra le mani il mondo. Glielo fa sentire sulla pelle, come un infante messo in braccio, a richiamare protezione. Osserva la bellezza della sera che avanza, poi si muove e indietreggia di pochi passi, dispiegando del tutto le grosse ali. Queste si tendono robuste contro le schiena, gettano ombra sulla figura che ora, con movimento agile per la sua stazza, oltrepassa il ciglio della scogliera e si lancia verso l'ombra della spiaggia. {Innate}
[Pressi Balsjord - scogliera] {f.draconica} Il vento fischia nelle orecchie, gli getta indietro i capelli nella caduta, ma il corpo si adegua alla pressione dell'aria e si piega come quello di un gatto, lasciando che quei pochi metri di altezza vengano coperti planando. Braccia leggermente aperte, gambe un po' piegate e addome contratto nell'aspettare l'impatto imminente, le ali sorreggono il corpo e lo conducono nell'atterraggio che è brusco ma calcolato. La sabbia si solleva lì dove i piedi affondano, la postura imita quella della forma più pura in cui è nato, in un istinto che lo porta ad immergere anche dita e artigli al suolo, dove si ferma in un ultimo movimento d'ali. I capelli corvini, di una sfumatura quasi verdastra, ricadono in lievi onde ai lati del volto ombreggiato, le narici si dilatano per raccogliere l'odore salmastro, le ginocchia piegate sfiorano il suolo. Chiude i pugni e risolleva piano il busto, tirando con sé la sabbia che cade in sottili strisce portate via dal vento, poi una volta eretto osserva quei granelli ammucchiati nei palmi. Odori, sensazioni tattili, rumore di onde in sottofondo. Tutto sembra avvolgerlo, mentre qualcosa, nella fermezza dei tratti, si ammorbidisce senza però sfociare nel sorriso. Sbuffa dalle narici. [Sei stato furbo.] Il mormorio è lasciato nel vento, una voce più profonda e corposa che vibra in gola, in quell'unica frase priva di durezza, rivolta verso il discendente dentro di sé. Riabbassa le braccia e lascia andare la sabbia, poi avanza nella sera che cala simile a un manto, e riscopre il legame più fisico con il mondo, come un animale selvatico che esce dal suo rifugio per respirare aria pura. {Innate}
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