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Cronache del Nuovo Impero Romeo

Ultimo Aggiornamento: 21/02/2016 10:29
31/10/2015 17:49
 
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Capitolo 7
Redenzione

Alessio sbattè con violenza il pugno corazzato sulla mappa strategica. Dalle più recenti informazioni pervenutegli dagli esploratori a cavallo, il nemico turco aveva schierato altri 4 eserciti per fermare la sua avanzata verso Siva, di cui uno comandato dal governatore stesso della città, un nobile turco della dinastia Kutalmish.
Il suo esercito era ormai in viaggio da un anno e sei mesi dalla mitica vittoria nella pianura del vecchio thema di Sebasteia.
Gli uomini erano stanchi, affamati e nervosi.
Solo da due giorni si erano accampati per riposarsi e rifocillarsi un po'.
Ma, da quanto pareva quella mattina di febbraio del 1170, erano finite le ultime provviste di cibo ed acqua, e i soldati si stavano disperando.
Alessio uscì fuori dalla tenda per scrutare l'orizzonte.
Aveva richiesto dei rinforzi e dei viveri dal vicino Armeniakon, governato da Niceforo Paleologo, ma non aveva ricevuto più notizie dei rinforzi da quando Niceforo aveva acconsentito.
In più, era improbabile che fossero riusciti a raggirare gli eserciti selgiuchidi.
Il nobile si gettò sulle ginocchia in preda allo sconforto, e cominciò a piangere, in silenzio, senza contrarre la faccia e facendo solo scendere le lacrime lungo il viso, a macchiare la cappa porpora.
Continuò in questo stato per due buoni minuti, finchè non sentì in lontananza degli zoccoli e delle ruote di carro.
Allora si alzò e con la gioia con il quale un bambino vede arrivare il padre dopo una stagione di guerra, urlò:
-Sia ringraziato Dio, Sommo ed Onnipotente! Soldati, sono arrivati i rinforzi!-
A quelle parole, l'intero esercito si animò di colpo, e i primi sorrisi dall'inizio della spedizione comparvero.
Alessio corse, non sentendo quasi il peso dell'armatura, e si avvicinò al comandante del manipolo di soldati.
Esso si inchinò e gli disse di essere un rappresentante di Andronico Contostefano, inviato lì da Amaseia per aiutarlo nella presa di Siva.
-Ma come avete fatto ad oltrepassare gli eserciti musulmani? Una forza di queste dimensioni fa un certo baccano.-
-In verità, non abbiamo incontrato nessun turco, a parte qualche contadino, per la strada.-
A queste parole Alessio trasalì.
-Se non ne avete incontrato...sono GIA' QUI. Presto, tutti nella mia tenda, dobbiamo elaborare un piano d'azione. Tu!- comandò, indicando un arciere di Morea -fai riposare gli uomini e tienili pronti per la battaglia.-
-Si signore.- rispose lui.
Il romeo e il variago si avviarono verso la tenda porpora e vi si chiusero.
-Dalle nostre informazioni il nemico ha con se molta cavalleria da tiro, leggera e pesante. Non abbiamo abbastanza lancieri per resistere ad un attacco diretto. Ma ho visto dei pali nei vostri carri, non è vero?-
-Esattamente, signore. Ma non sono abbastanza per coprirci su tutti i lati dello schieramento, e i nemici non sono idioti. Idee?-
Alessio e il variago scrutarono la mappa.
-Potremo sistemarci su questa altura, a 2 milia da qui- suggerì il variago -in questo modo eviteremo cariche dirette.-
-Ma ci potranno sempre accerchiar...aspetta.-
Si avvicinò alla cartina, e sorrise lievemente.
-Potremo usare...questo- annunciò solennemente indicando un ponte sul fiume Tuz Golu.
-Con i pali acuminati potremo creare una vera e propria piazzaforte. Non le pare?-
-Assolutamente si signore.-
-Molto bene. Partiremo domani all'alba. Dobbiamo arrivare prima di quei maiali. E quando tutto questo sarà finito, mio padre potrà anche andare a farsi friggere nell'olio bollente con le sue prediche... oh, scusa, sto parlando troppo. Riposati e mangia, variago. A breve, si alzerà il sipario.-





Le luci del mezzogiorno avevano appena iniziato a splendere quando i preparativi per la battaglia furono pronti. I pali erano stati messi in posizione, i soldati avevano tutti affilato le armi alla mola e le armature erano lucidate, gli zoccoli dei cavalli erano ferrati e i loro proprietari armati e corazzati.
Alessio aspettava solo il segnale per mettersi in posizione.
Tale fu un esploratore su un cavallo snello che urlava "TURCHI! TURCHI!".
Il comandante avviò le truppe in formazione.
Era finalmente iniziata la resa dei conti finale.
Alessio si girò e vide un arciere sbracciare.
-Comandante! Arrivano aldilà del ponte!-
Alzò lo sguardo. Effettivamente dei Fursan leggeri stavano attraversando il ponte di gran carriera.
-Lancieri! In posizione!-
I lancieri della guarda basilicale si disposero appena in tempo per frenare la carica diretta verso gli arcieri.
Essi si ritrovarono bloccati dentro un muro di lance e spade, che non tennero molto a lungo, e si dileguarono con la stessa velocità con il quale erano arrivati.
-Sono scappati come bambini davanti ad un cane rabbioso, ma restate in posizione uomini, ora arriva la parte difficile!-
La parte difficile era un esercito di cavalieri corazzati e di arcieri, che stava correndo, assetato di sangue, contro il giovane condottiero.
Più avanti di tutti stavano dei Fursan Ghilman che puntavano proprio contro di lui.
-Cavalieri! A me, intercettiamoli!- gridò per sovrastare il rumore degli zoccoli, mentre spronava il destriero alla carica.
Improvvisamente però, i Fursan si volsero indietro, e Alessio fece in tempo solo a vedere i cavalleggeri turchi che eludevano le punte e andavano dritti contro gli arcieri, a costo di una scarica di frecce, ma riuscendo a decimarli e a riempire di cadaveri l'inizio del ponte.
-No! NO!-
Nel frattempo la guardia dell'emiro turco avanzò inesorabile verso i lancieri, impegnati in combattimento con i cavalleggeri,
e caricandò ne uccise la metà.
Alessio, in un impeto d'ira, andò da solo contro di lui, spingendo la sua guardia a seguirlo ad almeno a due passus di distanza. Prese la sua spada dal fodero e ingaggiò un duello mortale contro l'emiro.
-Oggi morirai, pagano! Gaaah!- gli inveì contro, ed iniziò a colpire il suo scudo tondo.
L'emiro non disse nulla, e continuò a parare i suoi colpi, fino a quando, trovando una apertura nella sua guardia, gli portò via la spada con un colpo secco di elsa.
Alessio, non avendo altra arma, usò il suo scudo a goccia per colpirlo. Piantandogli la parte rastremata dello scudo nel bulbo oculare, lo accecò per un secondo, per poi trafiggergli il cuore con la stessa modalità.
Il turco, conscio della sua morte imminente, con le ultime forze che gli rimasero calciò il cavallo di Alessio, che si infilzò sulle palizzate e lo sbalzò da cavallo, facendogli battere violentemente la testa, e facendogli perdere i sensi.



-Il mio cavallo! Tu, lurido figlio di una vacca sgraziata, la pagherai cara!-
Alessio gridò questo prima di aprire gli occhi e trovarsi davanti un anziano medico da campo che lo guardava con occhi sbalorditi e spaventati.
Alessio morì di vergogna.
Il medico si alzò, farfugliò qualcosa al suo apprendista e, uscendo dalla tenda, borbottò del fatto che non aveva più l'eta per certe cose.
L'assistente rivolse la parola al nobile giovane:
-Sembra che tu abbia fatto una bella caduta. Ma fortunatamente siete atterrato nella terra morbida, e non avete riportato grandi ferite, a parte uno squarcio superficiale nel retro della testa.
Oh, pare che una persona bionda e nerboruta voglia parlare con te, mio signore.-
-Grazie, giovane, ora puoi andare.-
-Non posso signore, devo vigilare le sue condizioni, controllare il battito del cuore e...-
-Vai.-
-Si signore...-
Detto ciò uscì dalla porta e chiamò il variago.
Egli entrò nella tenda, si inginocchiò, e sussurrò nell'orecchio di Alessio:
-Oggi siete fautore di un'altra grande vittoria, di come non ne ho mai viste nei miei anni di servizio. Dovreste andarne fiero, sono quasi 35 anni che combatto.-
-Sono ancora frastornato...che fine ha fatto l'altro esercito?-
-Oh, erano solo arcieri e fanteria pesante di poco conto. I cavalieri gliele hanno suonate.-
Alessio, incredulo, provò ad alzarsi, ma l'afflusso di sangue lo indebolì e lo costrinse di nuovo a terra.
-Dovete riposare, Alessio Ducas. Dovrete essere in forma per prendere una città.-
-Lo so, grazie per l'interessamento per le mie condizioni...-
rispose stancamente il giovane.
Mentre il variago si stava per allontanare dalla tenda, Alessio gli chiese quale fosse il suo nome.
-Il mio nome? Potete chiamarmi Harold. Se avrete bisogno di un braccio destro, potrete chiamarmi senza esitazione.-
Detto questo Harold uscì dalla tenda e andò vicino al fuoco insieme agli altri soldati.
Alessio, ormai rilassato, riposò profondamente, sognando di diventare sacerdote.
[Modificato da Scorpionz467 07/11/2015 16:06]
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"Basileus Basileon, Basileuon Basileuonton"
"Re dei Re, Regnante dei Regnanti"
"Βασιλεύς Βασιλέων, Βασιλεύων Βασιλευόντων"

"Non c'è un cristiano, qui, disposto a prendersi la mia testa?"
-Costantino XI Paleologo, poco prima di spirare

"Un Costantino la fondò, un Costantino la perse ed un Costantino la riprenderà."
-Detto della Prima Guerra Mondiale su Instanbul
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