Siria: Assad parla in piazza, ucciso reporter francese
Gilles Jacquier di France2, vincitore del premio Ilaria Alpi
BEIRUT - Per la prima volta in dieci mesi di proteste, repressione e conseguente rivolte anti-regime in Siria, un raduno di sostenitori del presidente Bashar al Assad è stato colpito da mortai proprio mentre a seguire la manifestazione a Homs c'erano anche giornalisti occidentali. Uno di loro, il francese Gilles Jacquier di France2, 43 anni, è morto assieme ad altri sette civili siriani mentre un altro reporter, un fotografo olandese, Steven Wassenaar, è rimasto leggermente ferito. La notizia della morte di Jacquier, vincitore nel 2011 del Premio Ilaria Alpi con un reportage sulla rivoluzione tunisina, è giunta poche ore dopo la prima apparizione pubblica e all' aperto dall'inizio delle proteste del raìs Assad a piazza degli Omayyadi, nel centro moderno di Damasco, affollata di sostenitori. All'indomani del suo quarto discorso alla nazione trasmesso in diretta tv e durante il quale aveva duramente attaccato i media stranieri - in particolare quelli occidentali, definiti "complici del complotto contro la Siria" -, il presidente ha oggi voluto rassicurare l'opinione pubblica interna: "State tranquilli. Siamo alla fase finale e la Siria sconfiggerà il complotto", ha detto dal palco Assad, in giacca e senza cravatta, mentre in basso c'erano la moglie Assma e i figli sorridenti. "Shabbiha per sempre!", hanno risposto a migliaia i lealisti, in riferimento agli squadroni della morte accusati dagli attivisti di essere principali responsabili delle uccisioni quotidiane di civili. E nella giornata in cui gli attivisti anti-regime dei Comitati di coordinamento locali forniscono la lista dettagliata di almeno 16 persone uccise (13 civili e tre disertori, tra Homs, Idlib, Hama e Latakia) dalla repressione odierna, la Lega Araba dal Cairo ha annunciato la sospensione dell'invio in Siria di nuovi delegati, che avrebbero dovuto rafforzare la missione di 67 osservatori operativi dal 26 dicembre. Uno di loro, l'algerino Anwar al Malek, era apparso ieri sera sugli schermi della tv panaraba al Jazira del Qatar, per denunciare i "non un solo crimine di guerra, ma crimini in serie commessi dal regime di Damasco" e le "messinscene" allestite dalle autorità siriane per "disorientare gli osservatori", impegnati in teoria a monitorare la situazione sul terreno e a verificare che la Siria ha davvero applicato i punti del piano arabo per metter fine alle violenze. Il delegato algerino, ancora con la pettorina arancione della missione della Lega Araba, aveva detto che Homs deve essere dichiarata "zona colpita da disastro umanitario", che ha visto "con i miei occhi scene vergognose e deplorevoli, corpi torturati, bambini uccisi". Malek aveva confermato le insistenti voci della presenza di cecchini governativi che sparano su civili e manifestanti pacifici. Aveva riferito di aver visitato una prigione della Sicurezza politica dove erano presenti, per l'occasione, dei "finti detenuti politici", e una caserma dove ha visto "corpi di soldati con colpi di arma da fuoco alla schiena, giustiziati perché volevano fuggire e disertare". Gilles Jacquier, corrispondente di guerra con esperienza in Kosovo, Striscia di Gaza, Afghanistan, Iraq e Libia, è caduto a Homs, terza città della Siria, mentre si trovava a coprire un evento in teoria a basso rischio: un corteo lealista ad Akrama, quartiere a maggioranza alawita (branca dello sciismo a cui appartengono i clan al potere) e fortemente presidiato dalle forze del regime. La sua morte e' stata condannata con forza, fra gli altri, dalla Francia, il cui ministro degli esteri Alain Juppé ha chiesto si faccia "piena luce", dal Dipartimento di Stato Usa, che ha accusato il discorso di Assad di "freddo cinismo", e dal segretario generale del'Onu, Ban Ki-moon. Jacquier faceva parte di un gruppo di giornalisti, entrati in Siria con accredito ufficiale e accompagnati - come è consuetudine - in un tour guidato e strettamente sorvegliati da uomini della sicurezza. Un fotografo dell'agenzia France Presse che era nel gruppo ha raccontato che un primo mortaio ha colpito un gruppo di manifestanti, mentre il terzo ha centrato i giornalisti. La tv locale ad Duniya vicina al governo ha riferito che assieme al giornalista sono stati uccisi altri sette civili siriani.
Fonte:
ANSA