Silvio Berlusconi : carrellata storica di fatti, misfatti, artefatti

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07/04/2006 22:02

Dal Wall street journal

[Modificato da Dottor Slump 07/04/2006 22.03]

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L'amore non lo canto, è un canto di per se'
Più lo si invoca, meno ce n'è

"La Chiesa sta divenendo per molti l'ostacolo principale alla fede. Non riescono più a vedere in essa altro che l'ambizione umana del potere, il piccolo teatro di uomini che, con la loro pretesa di amministrare il cristianesimo ufficiale, sembrano per lo più ostacolare il vero spirito del cristianesimo".
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PippyZzetta
07/04/2006 22:10

Re: Re:

Scritto da: --MUTTLEY-- 07/04/2006 19.05


Già visto [SM=x44456]



ho vinto [SM=x44520]

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Perchè ga na testa che manco un porzeo ghe la magnaria
You're a good man,Charlie Brown

Il peggior nemico del bremaz è l'utente Rurro Rurrerini La dichiarazione di guerra
10/07/2009 13.45 - Capitano Marino: Mi quoto, aggiungendo che io soltanto pagherò il dolce alla Pippi.
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Re:

Scritto da: @roldo 12/04/2006 20.15

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02/05/2006 14:43

Pagheremo a caro prezzo per l'eredità giudiziaria di questo governo:

-----
Legge Pecorella: Brigate Rosse, rischio proscioglimento

Ben 14 brigatisti, accusati dell'omicidio D'Antona e assolti in primo grado, potrebbero non essere più processati


[url]http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2006/05_Maggio/02/appello.shtml

Questa Legge Pecorella è stata concepita dallo stesso Avvocato difensore di Sua Impunità per risolvere alcune Sue gravi beghe giudiziarie:

___________________________________________________

La Legge Pecorella centra l'obiettivo:
finito processo a Berlusconi


La Legge Pecorella approvata negli scorsi mesi dalla maggioranza parlamentare della Casa delle Libertà
- quella che impedisce ai pm di presentare ricorso contro le assoluzioni in primo grado -
ha centrato il suo principale obiettivo:
Silvio Berlusconi - prosciolto in primo grado (grazie alla prescrizione) nell'ambito della vicenda SME - non sarà infatti sottoposto al secondo grado di giudizio.



Per lui - grazie appunto alla legge sull'inappellabilità delle sentenza di assoluzione - una condanna è adesso praticamente impossibile (in teoria adesso i Pm potrebbero presentare un ricorso in Cassazione).

La Procura generale di Milano aveva provato ad opporsi a questo scenario presentando un'eccezione di costituzionalità sulla Legge Pecorella, ma i Magistrati della Corte d'appello del capoluogo lombardo (quelli che la Casa delle Libertà bolla spesso e volentieri come "Toghe Rosse" - Komunisti!)
hanno oggi bocciato l'istanza salvando di fatto il Premier dal processo di secondo grado.


Fonti:

www.centomovimenti.com/2006/aprile/27_sme.htm

... Pecorella'' (legge che prende il nome dall'onorevole Gaetano Pecorella, presidente della Commissione Giustizia della Camera, nonché difensore di Berlusconi)...

L'Unità - 20 apr 2006
... fissata dalla Corte d'Appello per sabato prossimo e dove Berlusconi è stato chiamato a partecipare. La sua difesa ha invocato la legge "Pecorella"


www.agi.it/news.pl?doc=200604271037-1058-ROM-CRO-A-&page=0&id=agionline...

Corriere della Sera - 27 apr 2006
LEGGE PECORELLA - La sentenza era stata impugnata dalla procura perché le attenuanti accordate a Berlusconi erano state negate al coimputato Cesare Previti ...


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Sportivo ipercafone
02/05/2006 15:35

Per riflettere sulla Legge Pecorella -1
In difesa dell’inappellabilità 23/01/06

Non mettiamo in discussione le valutazioni che hanno spinto il presidente della Repubblica a rinviare alle camere la legge Pecorella. Valutazioni certamente fondate, in particolare sul rischio di una deformazione del ruolo della Cassazione. Restano però, tra i molti argomenti impiegati nel dibattito che quella decisione ha preceduto, diverse affermazioni che appaiono espressione di un modo di concepire la giustizia e lo stato di diritto che in questi anni, soprattutto a sinistra, ha prodotto guasti rilevanti.
Tralasciando dunque gli aspetti strettamente giuridici e costituzionali, vogliamo innanzi tutto difendere il principio che è alla base della legge Pecorella: una volta che un imputato sia stato prosciolto dalle accuse, dopo avere affrontato indagini e dibattimento (e magari anche qualche mesetto di carcerazione preventiva), non è ragionevole né giusto che egli debba essere sottoposto a un secondo processo. Mentre è ragionevole e giusto che un cittadino condannato in primo grado possa ricorrere in appello. La parità tra accusa e difesa dovrebbe essere garantita nel processo, cioè nel libero confronto tra le parti, non certo da una sorta di improprio bilanciamento reciproco tra i vari gradi di giudizio. La parità tra accusa e difesa non significa parità tra pm e imputato. Nel caso in cui non sia possibile accertare la verità al di là di ogni ragionevole dubbio, in Italia come in qualsiasi paese civile, la legge prevede che l’imputato sia assolto, non che il giudice tiri una moneta e nemmeno che il processo vada avanti a oltranza, come sembrerebbe auspicato dai tanti che nel corso di questo dibattito si sono chiesti perché mai si dovrebbero limitare i poteri della pubblica accusa. Ma allora, si potrebbe replicare loro, perché prevedere soltanto un giudizio di appello, oltre al giudizio di legittimità della Cassazione? Perché non prevedere dieci, cento, mille processi d’appello,
così da essere ben sicuri che nessun colpevole sfugga alle strette maglie della giustizia? Eppure la storia e la cronaca sono piene di vicende processuali protrattesi per decenni, in cui il succedersi delle diverse sentenze non ha certo portato maggiore chiarezza, ma al contrario ha lasciato una scia di dubbi e contestazioni, legittimate da tanti diversi e spesso contraddittori pronunciamenti, annodando per sempre matasse inestricabili di accuse fondate e infondate, ricostruzioni attendibili e campate in aria, autorizzando di fatto ogni speculazione giornalistica, politica e storiografica. E lasciando frustrate le speranze di giustizia dei parenti delle vittime, certo non ricompensate dalla retorica di una solidarietà spesso strumentale e pericolosa.
Qui è infatti la seconda e più radicale delle obiezioni che suscita il dibattito a margine della decisione di Ciampi, quando fa riferimento alla disparità che la legge Pecorella produrrebbe non solo tra accusa e difesa, ma anche tra imputato e parte civile. Questo è il punto più delicato, che tocca un nervo sensibile e una questione culturale, che riguarda la sinistra ma prima ancora i giornali e la televisione. Se infatti la parità tra accusa e difesa non può essere fraintesa in parità tra pm e imputato, tantomeno può divenire parità tra imputato e parte civile. Occorre avere il coraggio di dirlo nettamente, a rischio di passare per aguzzini senza cuore, perché troppe volte una cattiva retorica sui “parenti delle vittime che chiedono giustizia” ha trasformato il processo – nel dibattito pubblico e giornalistico, quindi inevitabilmente anche nella stessa aula di giustizia – in un’arena in cui al pm sta il compito di dimostrare la colpevolezza dell’accusato nonostante quest’ultimo, non si sa bene perché, abbia il diritto di tentare come meglio può di sfuggire alla giusta condanna. I diritti dell’imputato sono considerati in pratica gli avanzi di una torta cui debba prima essere sottratta la parte spettante all’accusa e prima ancora – quando c’è – alla parte civile. La presenza nel processo delle vittime – abbiano le sembianze di una spietata multinazionale o quelle di una famiglia straziata dal dolore – non può significare una limitazione dei diritti dell’imputato. Eppure spesso i processi vengono raccontati su giornali e televisioni proprio dal punto di vista dei parenti delle vittime, i quali per ragioni psicologicamente e umanamente più che comprensibili sono sempre e invariabilmente convinti della colpevolezza dell’imputato. Ecco quindi che quei processi divengono a lieto fine se l’imputato viene condannato al massimo della pena e motivo di scandalo se invece viene riconosciuto innocente. Anche così, almeno nei casi che hanno suscitato pubblico interesse, si è messo in discussione l’operato della giustizia. Non è anche questa una forma di inaccettabile delegittimazione della magistratura? Eppure, specialmente a sinistra, una simile lettura delle vicende processuali ha avuto fino a oggi largo corso. Speriamo che da alcune timide aperture che pure sulla legge Pecorella si sono intraviste, certo rese più ardue dalle note predilezioni della maggioranza per la produzione di leggi ad personam e spesso anche a casaccio, si
faccia largo e coraggio una più generale riflessione nella sinistra – questa sì, anche autocritica! – sul rapporto tra giustizia, politica e mezzi di comunicazione.

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02/05/2006 15:36

Per riflettere sulla Legge Pecorella -2
La “Pecorella” sull’inappellabilità: un'altra legge contro gli interessi della collettività
di Armando SPATARO 27.01.06

Abbiamo alle spalle cinque anni di leggi che hanno devastato il nostro sistema giudiziario. E’ persino superfluo elencarle: rogatorie, legittimo sospetto, immunità/impunità, falso in bilancio sono termini ormai entrati nelle lessico anche dei non addetti ai lavori come sinonimi di leggi irrazionali, che non rispondono agli interessi di tutti i cittadini, ma solo a quelli di pochi. Il ministro Castelli si lamenta se le si chiamano “leggi vergogna”, ma dimentica che si tratta di definizione ormai appartenente al glossario dei giuristi ed egli stesso, nella relazione diffusa per l’inaugurazione dell’anno giudiziario, elencando le riforme di cui questa legislatura dovrebbe menar vanto, si è ben guardato dal citarle, pur se spesso sono leggi che hanno avuto padri illustri come Cirami, Schifani, Cirielli, Palma, Bobbio, Pecorella. La legge Pecorella, appunto: ha fatto la sua violenta apparizione in questo scorcio di fine legislatura, prevedendo che il PM non possa più appellare le sentenze di proscioglimento, nonchè la dilatazione delle possibilità di ricorso alla Corte di Cassazione: con la conseguenza, denunciata fermamente dal stesso Presidente della Corte Marvulli, di una parziale trasformazione della Corte Suprema in giudice di merito e, comunque, del rallentamento del suo lavoro, con buona pace del principio costituzionale della ragionevole durata del processo. Ha giustamente scritto Cordero che l’incostituzionalità di questa legge, contrariamente al contenuto di rilievi tecnici mossi in passato ad altre leggi devastanti, è facilmente comprensibile da tutti: chiunque, cioè, comprende che se l’art. 111 della Costituzione prevede la parità tra le parti nel processo, non è in alcun modo giustificabile, secondo logica e diritto, che l’imputato possa proporre appello contro le condanne mentre il pubblico ministero soccombente non possa farlo contro quelle di assoluzione. Con l’ulteriore conseguenza della mancata tutela delle vittime del reato che, quando si costituiscono parte civile nel processo penale, solo attraverso l’appello del PM possono esporre al giudice di secondo grado le loro ragioni contro quelle di un’assoluzione deliberata in primo grado. Non c’è marchingegno dialettico o martellante campagna mediatica che possa seriamente convincere alcuno del contrario: ecco perché questa è una delle peggiori leggi del quinquennio. I “fini” giuristi che la sostengono accampano un tesi suggestiva: poiché la condanna di un imputato deve intervenire in assenza di ogni ragionevole dubbio, la sola circostanza che sia intervenuta una assoluzione in primo grado determinerebbe un dubbio insuperabile sulla colpevolezza dell’imputato, con ciò ignorando l’elementare considerazione che il dubbio riguarda la valutazione soggettiva di chi giudica, senza possibilità che esso acquisti la valenza oggettiva di elemento che possa inficiare il valore di una sentenza di segno opposto. Per queste ragioni e per l’effetto inflativo che essa determina, il Presidente Ciampi ha rinviato questa legge incostituzionale alle Camere, ma già si odono squilli di guerra: gli avvocati penalisti gridano allo scandalo ed il loro Presidente, con squisita finezza, lamenta che tra i consiglieri di Ciampi non vi sia alcun avvocato; Pecorella afferma che Ciampi è andato oltre i limiti a lui imposti dalla Costituzione ed il Presidente del Consiglio annuncia che la legge sarà comunque approvata con modesti ritocchi e rimandata al Capo dello Stato che sarà tenuto a firmarla. Nello stesso senso vassalli e valvassori: “questa legge afferma principi sacrosanti”. Ma accademici e giuristi di ogni estrazione osservano che qualche ritocco non basterà. Assisteremo, allora, all’ennesimo atto di forza di una maggioranza in scadenza che intende regolare tutti i conti rimasti in sospeso? Non è possibile ancora dirlo con certezza, ma anche questa vicenda, al di là del suo esito, deve indurre l’attuale opposizione a prevedere, per il futuro programma in tema di giustizia, il chiaro impegno a fare piazza pulita di queste leggi del Polo.

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03/05/2006 14:09

Riguardo alla legge e alla notizia del corriere di ieri

Scritto da: Etrusco 02/05/2006 14.43

Legge Pecorella: Brigate Rosse, rischio proscioglimento

Ben 14 brigatisti, accusati dell'omicidio D'Antona e assolti in primo grado, potrebbero non essere più processati





Legge Pecorella ed omicidio D'Antona
di Davide Giacalone
03/05/2006

Ho scritto e continuo a sostenere che la legge Pecorella, quella che stabilisce la non ulteriore processabilità di chi è stato assolto in primo grado, è una buona legge, ispirata ad un giusto principio.

Proprio per questo salto sulla sedia quando leggo i titoli di alcuni giornali: a causa della legge Pecorella alcuni (14) brigatisti rossi “responsabili” dell’omicidio D’Antona possono farla franca. Ma è mai possibile? No, difatti questa non è una notizia, ma una cretinata, una bufala, un imbroglio.

Gli assassini di D’Antona sono stati condannati all’ergastolo, in primo grado, ed ora si deve celebrare il processo d’appello (non sarà mai ripetuto abbastanza che si dovrebbe fare il tutto in tempi decisamente più brevi). Non c’è legge Pecorella che tenga e non c’è accidente che possa salvarli, se non dimostrando la loro innocenza (cosa piuttosto improbabile, sebbene non da escludersi per principio). La questione, semmai, è relativa ad alcuni complici.

Nel corso del processo di primo grado l’accusa aveva chiesto la condanna, per omicidio, anche di altre persone, le quali, invece, sono state riconosciute innocenti dal tribunale. Ma innocenti per il reato di omicidio o concorso, mentre sono state condannate per altri reati, più o meno gravi. Nei confronti di queste persone il processo d’appello non può farsi relativamente ai reati per cui sono stati assolti, ma solo per quelli che riguardano la condanna. Questa è la notizia, e non ha nulla a che vedere con l’altra, la bufala, secondo cui gli assassini la faranno franca. Chi non sarà riprocessato per omicidio non è un assassino, come ha stabilito un tribunale, non un sondaggio d’opinioni o il punto di vista di qualche passante.

Dietro la diffusione della bufala si nascondo due vizi, due mali della nostra vita civile. Il primo consiste nel trattare le cose di giustizia con superficialità, ignoranza ed emotività. Il secondo è più interno alla macchina della giustizia e riguarda l’operato di quei pubblici ministeri che mirano a raggiungere il massimo delle condanne teoriche per il massimo numero di persone possibili, anche sacrificando a questo tempi dibattimentali infiniti ed infinite ripetitività, mentre, invece, in un sistema sano dovrebbe valere un principio diverso: essere sicuri di potere inchiodare un colpevole, nel più brave tempo possibile, puntando sui reati che si è sicuri di potere dimostrare e, con quelli, ottenere il massimo della pena.

Una corretta amministrazione della giustizia persegue non solo e non tanto l’astrattamente giusto, ma prima di tutto il concretamente ottenibile. Anche perché inseguendo l’astrattamente giusto si finisce con il massacrare per decenni cittadini che, alla fine, si rivelano del tutto innocenti. Quindi, confermo, la legge Pecorella s’ispira ad un giusto principio di civiltà.

[Modificato da paperino73 03/05/2006 14.10]

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Animazione Flash:
anche i PINGUINI conoscono Berlusconi . . .
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01/06/2006 11:48

Re:
Commenti dei sostenitori di FI dopo le amministrative:

Alkampfer
Il voto di ieri e' un biglietto di sfratto per l'inquilino Prodi.Gli italiani hanno espresso la loro volonta' politica,la sinistra non e' legittimata a governare.


Ancora:
Poteva andare meglio,ma cmq e' andata bene per noi della CDL.Il governo ha preso una spallata che lo sta facendo tremare.E ora sotto con la prossima:il referendum.

da: CDL STRAVINCE
AUGURI AL NEO SINDACO DI MILANO LETIZIA MORATTI PER AVER FINALMENTE RIMASTO LA SINISTRA A BOCCA APERTA!!!GOVERNERA' 2.982.000 ABITANTI PER RENDERLI FELICI.CRISTIANO P


Vittoria.Questi comunisti hanno preso una bella mazzata in queste Amministrative.Ed ora a casa!!Lo chiedono gli Italiani che hanno votato compatti per la Cd.


da: Eli@
complimenti a tutto il popolo della libertà la Sicilia e la grande Milano sono collegate da un filo...

(Forse la Banca Rasini? )


da: Gianni
Grande CdL!! Abbiamo Stravinto!! Il governo è agli sgoccioli e cadrà entro l'estate. Peccato aver perso Roma e Torino per un soffio ma ci rifaremo!


da: Malcom X
Coesione e Persistenza questo è il messaggio che la Sicilia per bene invia alla capitale. Dove si è uniti si VINCE. Coesione per mantenere questa terra una cosa nostra



L'ho preso dal sito di Travaglio, però non ho trovato il link! [SM=x44468] qualcuno ce l'ha? [SM=x44473]
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Re: Re:

Scritto da: Nikki72 01/06/2006 11.48
Commenti dei sostenitori di FI dopo le amministrative:


da: Eli@
complimenti a tutto il popolo della libertà la Sicilia e la grande Milano sono collegate da un filo...

(Forse la Banca Rasini? )


[SM=x44455]

L'ho preso dal sito di Travaglio, però non ho trovato il link! [SM=x44468] qualcuno ce l'ha? [SM=x44473]




[SM=x44455]

Per il link non ne so nulla [SM=x44464]

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