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Primo Levi, ricordo a 25 anni dalla morte

Ultimo Aggiornamento: 11/04/2012 21:19
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11/04/2012 21:19



Primo Levi, l'uomo che guardava i giocatori di carte
Alla ricerca degli aspetti meno noti dello scrittore che moriva 25 anni fa. Non solo testimone del Lager: il curioso, l'enigmista, il linguista, l'etologo



Primo Levi si congedò dal mondo a 67 anni, l’11 aprile 1987, un sabato. Quel giorno il suo corpo venne trovato in fondo alla tromba delle scale della sua casa a Torino. Anche se è stata contestata da molti, perché pare che lo scrittore non avesse mai manifestato l’intenzione di uccidersi e anzi facesse progetti per il futuro, l’ipotesi del suicidio resta la più probabile, avvalorata dalla difficile situazione psicologica di Levi, su cui continuava a pesare il ricordo tormentoso del Lager e al quale incombeva, per di più, il compito di accudire la madre e la suocera malate.

MARCO BELPOLITI, 1 aprile 2012

Tutti, o quasi, conoscono il Levi testimone, l’autore di Se questo è un uomo , e lo apprezzano anche come scrittore, anche se, almeno fino alla fine degli Anni Ottanta, non era considerato tale; in molti sanno che Levi era un chimico e si occupava di scienza nei suoi libri; in pochi, tuttavia, conoscono l’altro Levi: il giocatore, l’enigmista, il curioso, il linguista dilettante, l’umorista, l’etologo, l’uomo degli «altrui mestieri» ( L’altrui mestiere s’intitola il libro del 1985, uno dei suoi meno letti, eppure uno dei più belli). Per ricordare questo Primo Levi a venticinque anni dalla scomparsa ho approntato questo breve dizionarietto tascabile.

UMORISTA . Pochi giorni dopo l’11 aprile 1987, l’amico musicologo Massimo Mila scrive sulla Stampa : se mi chiedessero di definire in una sola parola lo scrittore, direi: un umorista. Levi ha la capacità di cogliere sempre l’aspetto ridicolo, o comico, delle cose; anche nel Lager non gli viene mai a meno. Il Caronte tedesco, che chiede gli orologi sul camion ai deportati, strappa una sonora risata; e Alberto, che ruba manici di scopa, gli fa scappare un: non è ben fatto?; e ancora, Cesare nella Tregua è visto in chiave comica; poi c’è Argon, nel Sistema periodico , con l’albero genealogico di ebrei eccentrici e buffi. In cosa consiste l’umorismo di Levi? Nella profonda e indulgente simpatia umana, nell’arguzia, nella capacità di assumere il punto di vista dell’altro, di sorprendersi; è la curiosità verso le persone diverse da lui, in particolare lo attirano gli eccentrici e i borderline . Una pietas che, senza essere religiosa, come quella del suo maestro Manzoni, è pur sempre profondamente umana.

KIBITZER . Levi si è sempre definito un osservatore. Una volta ha affermato: sono un kibitzer; in yiddish significa: uno che si diverte a guardare i giocatori durante le partite di carte. Qualcuno che sta alle loro spalle. Giocatore e insieme osservatore.

ETOLOGO . Non solo Se questo è un uomo , ma tutti i libri di Levi sono fondati sulla osservazione acutissima dei comportamenti umani; coglie gli aspetti minimi e riesce a decifrare, con rara perspicacia, le singole personalità; segue gesti, parole, comportamenti, li definisce e classifica, enuncia regole generali partendo sempre da dettagli. Si tratta senza dubbio di qualità innate, affinate dal mestiere di chimico, dal necessario «colpo d’occhio» che occorre in questo mestiere, fatto di sguardo, olfatto e ragionamento. Ma questo non basterebbe a renderlo un etologo. Gli occorre la convinzione che l’intera umanità appartiene a una specie animale: l’animale-uomo, che gli è capitato di osservare da vicino, all’interno di quella «gigantesca esperienza biologica e sociale» che è stata il Lager. Quasi ogni personaggio descritto da Levi, sia dentro quello zoo che è il Campo, sia fuori, nella vita normale, somiglia a un animale: gatto, topo, scimmia, cane, ragno ecc. Gli animali sono dappertutto nelle sue pagine; gli ha dedicato diverse poesie e anche delle interviste immaginarie.

ARTE . Non sono molte le citazioni di opere d’arte nelle opere di Levi, né lo scrittore sembra troppo attratto dal mondo artistico; tuttavia a un certo punto, per passatempo – Levi ha sempre lavorato con le mani, aggiustando ad esempio i giocattoli dei figli – cominciò a costruire con i fili di rame ricoperti di vernice, provenienti dalla Siva, l’azienda chimica per cui lavorava, degli animali – una farfalla, un gufo, un coccodrillo – che poi regalava agli amici o teneva in casa. Nel 1986 Mario Monge l’ha fotografato mentre «indossa» una di questi animali di fronte all’obiettivo.

INVENZIONI . Una delle prime macchine inventate da Levi nei suoi racconti «fantabiologici» è una fabbricatrice di versi; un poeta l’ha acquistata per comporre più rapidamente poesie su commissione ( Il versificatore ); in La bella addormentata nel frigo appare una macchina per ibernare le persone, creata da uno scienziato tedesco, al fine di conservare il tesoro di famiglia: una bella ragazza. Nel ciclo di racconti presenti in Storie naturali compare il signor Simpson, rappresentante della Natca, che piazza il Mimete (un duplicatore in 3D, che anticipa di decenni le fotocopiatrici a tre dimensioni), il Calometro (apparecchio per misurare la bellezza), il Minibrain (che costringe gli insetti a lavorare), il Vip Scan (una sonda per i Vip) e il Torec. Quest’ultimo è una delle prime descrizioni della futura «realtà virtuale»: anno di pubblicazione 1966; poi ci sono le corazze di Protezione , la manipolazione genetica di Lumini rossi in Vizio di forma , secondo libro di racconti. E ancora il Knall, un misterioso aggeggio del racconto omonimo, che impartisce la morte a distanza, utilizzato per vivacizzare un’annoiata società; lo Psicofante, marchingegno che decifra il carattere, o almeno l’immagine interiore di chi vi appoggia la mano, materializzando oggetti: le apparizioni rinviano a sorta di rebus psicoanalitici di società.

RETE . In A fin di bene , scritto intorno al 1968, e incluso in Vizio di forma (1971), si scopre che il sistema telefonico funziona come una realtà a sé, come «un centro nervoso», che esclude gli umani e si concepisce come una Rete, in cui cavi e cavetti e selettori si trasformano progressivamente in un organismo cosciente: la quantità che diventa qualità. Se si pensa che Arpanet, il sistema finanziato dal ministero alla Difesa americano, antenato di Internet, è dell’anno seguente, si capisce come la fantasia scientifica di Levi abbia lavorato d’anticipo anche in questo campo.

GIOCHI . La passione per il gioco, come ha mostrato Stefano Bartezzaghi in un ampio catalogo, è fondamentale per lo scrittore torinese; giochi come gli scacchi, ma anche giochi letterari (le rime) e linguistici come palindromi: parole e frasi che si possono leggere da sinistra a destra e viceversa. In Calore vorticoso , un racconto, ne presenta numerosi, e tutti di propria invenzione, tra cui un raro esempio di palindromo in inglese e in italiano («in arts it is repose to life: è filo teso per siti strani»); poi gli anagrammi e i rebus, che componeva, come ha raccontato Giampaolo Dossena, il quale ne ha pubblicato uno col disegno realizzato da Levi stesso con il computer.

COMPUTER . Lo acquista nel settembre del 1984, un Apple Macintosh; lo racconta sulla Stampa in «Personal Golem». Curiosissimo della macchina, se ne serve non solo per scrivere, ma anche, e soprattutto, per giocare, a scacchi in particolare; ci compone poesie, e disegna con il suo Golem casalingo il triplice gufo per la copertina del libro L’altrui mestiere (1985). Nel Dialogo con Tullio Regge parla ampiamente della sua iniziazione al computer; e spiega che la possibilità di correggere in continuazione i testi a video darà, crede, molte difficoltà ai futuri filologi, agli studiosi delle sue opere.

La Stampa
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