11 - Un'estate alla...parmigiana...(:)
Rientrato in caserma dopo quell'infame "campo" ad Acceglio, entrai rapidamente nella "routine" quotidiana che, salvo poche varianti, consisteva nello stare tutto il giorno nei locali dell'infermeria a far passare il tempo in un qualche modo, aspettando l'ora della libera uscita che, credo, fosse alle 17. Il sottoscritto si era portato una serie di libri di climatologia ed anche dei vecchi appunti che ricopiavo in bella calligrafia. In più,
un paio di termometri a sonda, il cui cavo penzolava da due finestre diverse dell'infermeria stessa e iniziava a suscitare più di uno sguardo di perplessità da chi transitava al di sotto.
Forse per l'incedere dell'età, realizzo di aver più chiari nella mente i ricordi di tempi lontani; pertanto, mi è parsa inaspettatamente semplice la rimembranza di eventi di trent'anni or sono mentre, immagino, avrei maggior difficoltà a ricordare il mio menù della cena di ieri (:).
Pertanto, giusto per descrivere la giornata tipo di un ASA 26enne in una caserma torinese, ricordo come (forzatamente) non vi fosse sveglia da parte di nessuno ma, giusto per stare in equilibrio,
ci svegliavamo alle 7 circa, naturalmente evitando sia la colazione che l'adunata, cui sopperivamo con un caffè preparato dai due buoni diavoli siculi che, per ironia della sorte, facevano di cognome...l'uno
PACE, più basso e smilzo, e l'altro,
GUERRA, più corpulento ma bonaccione e conciliante come un dinosauro addomesticato.
Verso le 8.30 entravano i due sottotenenti medici, di cui l'uno era sempre trafelato ed ansioso e divenne, una decina di anni fa, vice-sindaco di Torino. Il secondo, viceversa, era stato mio compagno delle elementari ed era più alto ed altezzoso insieme. Pur, globalmente, non essendo certo degli orchi nessuno dei due (!) La mattinata procedeva con
qualche visita da sbrigare...pochissime, invero, rispetto ad Ascoli (anche fatte le debite proporzioni numeriche della forza in servizio...) ed era più a rischio per l'eventuale incursione di qualche graduato con idee insane per la testa (:).
All'ora di pranzo, i due siculi andavano coraggiosamente in mensa che, onestamente, era meno che modesta ma non schifosa (:) mentre il resto degli ASA viveva, per così dire, con l'aria della libera uscita ( e relativa cena ) di sette-ore più tardi in casa propria oppure in pizzeria.
Il pomeriggio, difficilmente accadeva qualcosa degno di nota, ed il sottoscritto lo dedicava alla lettura (quotidiani, libri, libri di climatologia, appunti da ricopiare ecc.), francamente estraniandomi da ogni altro soggetto presente in infermeria.
Alle ore 17, si usciva e potevo raggiungere in mezz'oretta d'auto casa mia con doccia, cena, dopocena e poi,
il costante tormentone del rientro puntuale: dunque finiva che, preso dall'ansia di fare tardi, alle 21.30 già mi avviavo verso la mia temporanea
residenza montegrappina...sebbene in auto impiegassi appena mezz'ora... (:)
Quella lontana estate del 1986, tuttavia, non vide solo il rifiorire in divisa delle mie primissime attività di medico, quanto pure il risorgere della mia già allora smisurata passione per la meteo-climatologia (come vedremo in seguito...). Avevo citato in precedenza come, anch'io alfine fossi riuscito a trovarmi un paio di Santi...non proprio in Paradiso ma...almeno due o tre nuvole di sotto (::). Meglio di niente, comunque...cosìcchè, da artigliere fra i campi di girasole della Bassa Friulana, mi ero tramutato in Alpino nella mia città di residenza, Torino. Di queste figure che, in capo alle squadre sportive militari frequentanti a vario titolo gli ambienti della
medicina dello sport (:), mi avevano dato una mano, ricordo un certo
Generale Minetti, già anziano allora...ed oggi...chissà se ancora vivente (!?).
Questi era pure appassionato di meteorologia, pur essendo a mio parere un asino in materia, perchè non ne aveva le basi più elementari climato-geografiche. Ad ogni modo, in quel periodo, egli, oltre a scrivere qualche orrido articolino su LA STAMPA, era
Direttore del Meteomont torinese, ovvero quel servizio, al tempo di esclusiva pertinenza militare, che
forniva indicazioni previsionali del tempo sui vari comparti alpini. In sostanza, giornalmente (salvo i festivi), venivano emessi forse tre bollettini (Alpi Occidentali, Centrali ed Orientali), poi trasmesso via telex alle varie Sedi Operative da Cuneo ed Aosta, fino a Bolzano, Val Pusteria e Tarvisiano. Aree, fra l'altro, in quegli anni ad elevata densità di installazioni e relativi insediamenti militari.
Avendo un giorno di luglio incontrato il Minetti in caserma, scambiammo quattro parole e ne scaturì l'immediata elegante richiesta di favore a sua volta.
In pratica, il sabato mattina, avrei dovuto recarmi al suo posto al Meteomont fin verso le 11-11.30, ovvero dopo aver compilato i famosi tre bollettini su cui mi lasciava carta bianca perchè la mia passione autentica per la meteo-climatologia...ormai la conoscevano sin i muri e, certo, la cosa era giunta sino a lui. Il punto ora critico che mi si presentava era però costituito dal fatto che, in materia di previsioni,
ero io l'asinaccio...e non sono progredito di sicuro negli ultimi trent'anni (::). Teniamo in conto inoltre di come, nel 1986, Internet fosse un mondo totalmente sconosciuto.
Come potevo fare?
Anzitutto ero in buoni rapporti col Meteo dell'AP di Aosta ed un poco, pure con le Stazioni AM di Dobbiaco e Tarvisio. Poi, la mia libera uscita "fissa", mi avrebbe consentito il venerdì sera di seguire il buon Caroselli con relative previsioni del tempo (se ben ricordo, poco prima delle 20).
Non mi restava che prendere due appunti, confidando che non vi fosse un venerdì di sciopero RAI (!!)
Dunque, dopo aver dormito in infermeria, il sabato mattina andavo con passo deciso (e vestito in borghese) verso la carraia con un pacco di fogli sotto il braccio che fan sempre un certo effetto: "Apri, apri...che devo andare al Meteomont dal generale...!". Così, dopo una ristoratrice colazione al bar, entravo in quell'ufficietto che raggiungevo in auto, facevo qualche telefonata da chi sapevo non mi avrebbe staccato la comunicazione subito (:) ed imbastivo i tre bollettini, poi trasmessi dal vicino ufficio alle varie Compagnie delle Sedi Operative.
Non vi furono incidenti mortali, valanghe od eventi catastrofici da lì a Natale, correlati in un qualche modo alle "mie" previsioni.
Vabbè...suppongo che qualche migliaio di reclute, al massimo si sia preso addosso talvolta, degli
inaspettati temporaloni (specie al NE), dove io avevo previsto la salomonica "
modesta variabilità con sviluppo cumuliforme ad evoluzione diurna "
Il trimestre estivo sarebbe proceduto decisamente bene se, un giorno di fine luglio, il Minetti non m'avesse detto di non sentirsi bene,
un malessere strano, sudorazione, pallore, vago dolore gastrico etc etc. Mi pregò pertanto di accompagnarlo all'Istituto di Medicina dello Sport per una visita urgente.
L'elettrocardiogramma glielo feci io e, francamente, non mi accorsi di nulla di significativo. Ad esami successivi più approfonditi ed a seguito della visita cardiologica, gli fu viceversa diagnosticato
un brutto infarto di fresca data. Il generale era così spaventato che accomunò soprattutto l'innocente specialista in cardiologia come un "disgraziato che non capiva nulla" mentre, in realtà, l'errore iniziale era stato mio. "Basta...!", mi sibilò pallido come un cadavere..." Andiamo via di qua...che questi mi fanno morire...".
Certo, certo...lo blandii. A farla breve, il Minetti aveva ampie conoscenze e si fece ricoverare a Parma, in un vasto complesso ospedaliero alla periferia W cittadina, oltre il medesimo torrente Parma. Tuttavia, volle che io lo accompagnassi e, non solo,
che mi fermassi con lui per tutto il tempo del ricovero. Che "puzzava" terribilmente di lungo (:).
Gianni S.
Segue....
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