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RISPETTO PER LA TERRA, RISPETTO PER L'UMANITA'

Ultimo Aggiornamento: 28/07/2010 08:34
28/07/2010 08:33
 
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Rispetto per la Terra, rispetto per l’umanità
Dalla nascita della nostra specie – l’homo sapiens antropologicamente moderno sono passati 150.000 anni e 7.500 generazioni. L’impronta ecologica, cioè la pressione umana esercitata sugli ecosistemi globali, è già largamente superiore alle capacità del pianeta che abitiamo. Non è più sostenibile un sistema economico e sociale, fondato sulla riproduzione allargata di merci e retto dalla logica del massimo profitto, che sfrutta illimitatamente lavoro umano e risorse naturali.
Apparteniamo alle generazioni che, in un lasso di tempo brevissimo, entro questo secolo, devono ritrovare un’armonia con la natura. Questo comporta una rivoluzione dell’ agenda politica e un salto di paradigma mai visto.
Lo sviluppo ha incontrato i suoi limiti. Superati i limiti, si innescano processi irreversibili nei meccanismi di produzione e riproduzione della vita. Tre sono già stati superati: ciclo dell’azoto (di tre volte la sostenibilità, e vicino al limite quello collegato del fosforo); cambiamento climatico (il riscaldamento globale è cosa certa e un’ulteriore progressione è destinata ad effetti catastrofici); tasso di estinzione delle specie viventi (valore preindustriale 0.1-1.0 su milione, limite valutato 10, valore attuale >100).
Tre azioni diventano un imperativo categorico: 1) ridurre drasticamente la deforestazione e il degrado del suolo, soprattutto nelle foreste tropicali; 2) investire in modelli e pratiche agricole innovative e sostenibili; 3) passare ad un sistema energetico efficiente e a basso consumo di combustibili fossili. E l’idea che il nucleare sia una soluzione è da disperati: riempire il mondo di centrali e di scorie radioattive, usando l’uranio, un combustibile scarso destinato a esaurirsi rapidamente, non avvicina di un centimetro il problema principale, creandone un vasto numero di nuovi.
Le tecnologie disponibili per il risparmio energetico, per chiudere il ciclo dei rifiuti, per un cambio di fonti energetiche, ci sono e, con adeguati investimenti, possono essere rapidamente sviluppate.
La tecnologia è la risposta. Ma qual’era la domanda? La domanda riguarda una vita migliore, che merita di essere vissuta, per tutti e tutte. Consumi crescenti, grandi sistemi dissipativi di produzione, distribuzione, uso dell’energia portano al disastro e rendono la vita peggiore. Consumare tempo e informazione, piuttosto che materia
ed energia, ricrea un equilibrio, e rende la vita migliore. Una vita migliore è dentro la prospettiva della riqualificazione urbana, e cioè efficientamento energetico, bioedilizia,
solarizzazione strutturale, riuso del patrimonio abitativo. Il buon vivere significa investimento sulle reti del trasporto pubblico, restauro del territorio e del paesaggio, valorizzazione dei beni culturali e turismo sostenibile. Quella che è stata nella storia dell’umanità un’utopia diventa una strategia di sopravvivenza della specie. Principio di realtà e principio del piacere, in eterno conflitto, possono avvicinarsi.
Bisogna sconfiggere il mito della crescita come soluzione di per sé delle disuguaglianze. Nei paesi di più antica industrializzazione, in Europa e nel Nord America, se la ricchezza viene ridistribuita riducendo le diseguaglianze, ce n’è per tutti. In questa parte del mondo benessere, soddisfazione e felicità possono crescere incrementando la qualità sociale se si innova radicalmente il modello di sviluppo, tenendo in conto le differenze profonde che esistono nelle varie parti del pianeta.
“Sinistra ecologia e libertà” guarda alla rivoluzione più grande, che ribalta il sistema dei valori oggi dominante: dallo spirito della guerra alla cooperazione e all’ empatia; dalla competizione alla convivialità, dal primato dei beni materiali alla conoscenza, alla cultura, all’arte.
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