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Chiesa/ Lite tra lefebvriani e ebrei in Germania su antisemitismo

Ultimo Aggiornamento: 04/03/2009 13:26
30/01/2009 21:06
 
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Salve
video che Priebke non è un boia
fatto da don Floriano
tv.repubblica.it/dossier/ebrei-vaticano/priebke-non-lo-chiamerei-boia/287...
[Modificato da renato-c 30/01/2009 21:10]


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30/01/2009 21:24
 
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MA FACCIAMOLA FINITA VERGOGNATEVI!!!!!!!!!!!
La Chiesa deve chiedere scusa all'UMANITA' intera



Ma di che cosa stai parlando?

Come ho già detto mi sembra che il Papa, in nome della Chiesa Cattolica, abbia già preso le distanze da queste posizioni...







-----------------------------------------

Diceva Rabbi Yeudà in nome di Rav:"Dodici ore ci sono nel giorno: nelle prime tre il Santo, benedetto sia, si dedica alla Torà; nelle seconde tre giudica tutto il mondo e, quando vede che questo meriterebbe la distruzione, si alza dal trono del Giudizio e si siede su quello della Misericordia...(b'Avodà zarà 3b)
01/02/2009 10:13
 
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MauriF, 30/01/2009 20.41:


Quello che mi sembra strano è che rabbini e quant'altro si indignino solo ora di queste affermazioni...mentre non hanno detto nulla quando queste interviste sono state fatte.
Perchè??
Queste cose fanno riflettere...o almeno dovrebbero... [SM=g27829]


Caro Mauri, probabilmente hai riflettuto poco.
Se mi dovessi indignare ogni volta che un tizio qualsiasi dice qualcosa contro gli ebrei o la loro storia dovrei vivere perennemente indignato. La nostra indignazione non è dovuta al fatto che questi signori si dilettino a sparare "sciocchezze", ma al fatto che la gerarchia cattolica da un lato dice che non vuole rompere il dialogo con l'Ebraismo e dall'altra riammette in "comunione" (perchè revocare una scomunica significa proprio questo caro Mauri) una banda di antisemiti quali sono i Lefevriani.

שלום

[Modificato da Teo60 01/02/2009 10:14]


01/02/2009 11:40
 
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Re:


Caro Mauri, probabilmente hai riflettuto poco.
Se mi dovessi indignare ogni volta che un tizio qualsiasi dice qualcosa contro gli ebrei o la loro storia dovrei vivere perennemente indignato. La nostra indignazione non è dovuta al fatto che questi signori si dilettino a sparare "sciocchezze", ma al fatto che la gerarchia cattolica da un lato dice che non vuole rompere il dialogo con l'Ebraismo e dall'altra riammette in "comunione" (perchè revocare una scomunica significa proprio questo caro Mauri) una banda di antisemiti quali sono i Lefevriani.



Ho riflettuto tanto invece e ci rifletto sempre perchè sono cose che mi stanno a cuore.
Non voglio insistere sulla polemica mediatica...credo di aver già dato opportuni spunti di riflessione.

Ma la cosa che più mi fa riflettere è la facilità con la quale un "indignato" si indigni a tal punto di arrivare a fare di tutta l'erba un fascio..
Di raggruppare delle persone e di etichettarle tutte quante come hai fatto tu.


Il testo integrale della lettera che Mons. Fellay ha inviato al Papa a proposito delle dichiarazioni negazioniste di Williamson

Nota di Mons. Bernard Fellay

Abbiamo preso conoscenza di un’intervista accordata da Mons. Richard Williamson, membro della nostra Fraternità San Pio X, alla televisione svedese. In questa intervista, egli si esprime su questioni storiche, in particolare sulla questione del genocidio ebraico da parte dei nazional-socialisti.
E’ evidente che un vescovo cattolico non può parlare con autorità ecclesiastica che su questioni concernenti la fede e la morale. La nostra Fraternità non rivendica alcuna autorità sulle altre questioni. La sua missione è la propagazione e l’instaurazione della dottrina cattolica autentivca, esposta nei dogmi di fede. E’ per questo motivo che noi siamo conosciuti, accettati e stimati nel mondo intero.
E’ con una grande pena che noi constatiamo quanto la trasgressione di questo mandato può recare torto alla nostra missione. Le affermazioni di Mons. Williamson non riflettono in alcun modo la posizione della nostra Società. E’ per questo che gli ho vietato, fino a nuovo ordine, ogni presa di posizione pubblica su questioni politiche o storiche.
Noi chiediamo scusa al Sovrano Pontefice e a tutti gli uomini di buona volontà, per le conseguenze drammatiche di un tale atto. Benché riconosciamo l’inopportunità di questi propositi, noi non possiamo che constatare con tristezza che toccano direttamente la nostra Fraternità nello scopo di discreditare la sua missione.
Questo non possiamo ammetterlo e dichiariamo che continueremo a predicare la dottrina cattolica e a dispensare i sacramenti della grazia di N.S. Gesù Cristo

Menzingen, 27 gennaio 2009

+Bernard Fellay
Superiore Generale



I lefevriani NON SONO una banda di antisemiti.


Tornando alla questione della "SCOMUNICA".
Quando viene revocata una scomunica non si torna affatto automaticamente in piena comunione.

Così come noi non siamo in piena comunione con le Chiese Ortodosse, non lo siamo ancora nemmeno con i Lefevriani.
Lo auspichiamo? SICURAMENTE...
E non perchè vogliamo diventare antisemiti come coloro che hanno fatto le famose dichiarazioni...tantomeno perchè le appoggiamo o perchè le consideriamo accettabili.
Ma perchè ciò che proclamano loro, dal punto di vista teologico, coincide in molti punti a ciò che proclamiamo noi.

Inoltre c'è un vincolo di carità dal quale soprattutto il Papa, in quanto successore di Pietro, non può esimersi.
Il ministro petrino, infatti, è una presidenza NELLA CARITA'...e non si può pretendere che "Pietro" divida i fratelli, ma, invece, che cerchi di unirli.

Quindi prendo assolutamente le distanze dalla tua ingiustificata affermazione relativamente ai Lefevriani...non la comprendo nemmeno a conseguenza della gravità delle polemiche di questi giorni.

Ci sono dei limiti che, da indignati, neppure voi potete oltrepassare.
Non si condannano gli innocenti per cose che non sostengono.

Ciao
Mauri.







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Diceva Rabbi Yeudà in nome di Rav:"Dodici ore ci sono nel giorno: nelle prime tre il Santo, benedetto sia, si dedica alla Torà; nelle seconde tre giudica tutto il mondo e, quando vede che questo meriterebbe la distruzione, si alza dal trono del Giudizio e si siede su quello della Misericordia...(b'Avodà zarà 3b)
01/02/2009 12:23
 
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I lefevriani NON SONO una banda di antisemiti.



E il documento con cui hanno tappezzato Roma, in occasione della visita di Giovanni Paolo II alla Sinagoga di Roma, con tanto di firma da chi è stato scritto? Dalla banda bassotti?
Rileggilo, (è in questo stesso tread) magari nella tua foga apologistica ti è sfuggita la gravità di quelle affermazioni.
E da quello nessun vescovo lefevriano ha mai preso le distanze.Facile farlo adesso che sono sotto i riflettori e che il vaticano gli sta facendo questo regalo.


Non si condannano gli innocenti per cose che non sostengono

Ti sembrano persone innocenti, come li definisci tu?
Strano modo di vedere le cose!!!

שלום












[Modificato da Teo60 01/02/2009 12:25]


01/02/2009 15:53
 
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Re:



E il documento con cui hanno tappezzato Roma, in occasione della visita di Giovanni Paolo II alla Sinagoga di Roma, con tanto di firma da chi è stato scritto? Dalla banda bassotti?
Rileggilo, (è in questo stesso tread) magari nella tua foga apologistica ti è sfuggita la gravità di quelle affermazioni.
E da quello nessun vescovo lefevriano ha mai preso le distanze.Facile farlo adesso che sono sotto i riflettori e che il vaticano gli sta facendo questo regalo.



No, non mi è sfuggita, così come non mi sfuggono le citazioni dei Padri della Chiesa, delle espressioni conciliari e dei vari papi in merito alla visione del popolo ebraico come un popolo di deicidi.

Ma, se mi permetti, una cosa è l'antisemitismo razziale...un'altra cosa è l'antigiudaismo.
Sono due cose di gravità, a mio avviso, seriamente differenti.

Quei volantini, poi, furono distribuiti da alcuni seguaci di Lefebvre, e non era una presa di posizione ufficiale della loro comunità.

Non mi sembra che la Chiesa Cattolica abbia più questa mentalità...o tu ne dubiti?
No perchè se ne dubiti chiudiamo qui il discorso.
Se invece sei d'accordo con me, sicuramente capirai quanto quel "prendere le distanze" non possa essere una "furbata lefebvriana" perchè questi passi contano.
E, ti assicuro, che ai lefebvriani interessa di più una seria comunione con la Chiesa Cattolica di Roma piuttosto dei rapporti inter-religiosi con i credenti in un altra religione...seppur sorella con la nostra.

Alcuni devono maturarci su? Ci dovranno maturare su? Può darsi...
Ma non si può pretendere che facciano questo salto teologico che noi cattolici abbiamo impiegato decenni a fare.

Quindi se rimangono indietro e noi gli diamo una mano per cercare portarli avanti, anche nel dialogo inter-religioso, non vedo che cosa ci sia di male.
C'è qualcosa di sbagliato?


Ti sembrano persone innocenti, come li definisci tu?
Strano modo di vedere le cose!!!



SI...ma nemmeno poco innocenti, te lo dico sinceramente!
E ritengo estremamente sbagliato ed ottuso il tuo modo di fare di tutta l'erba un fascio.

Ciao,
Mauri.



[Modificato da MauriF 01/02/2009 15:53]


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Diceva Rabbi Yeudà in nome di Rav:"Dodici ore ci sono nel giorno: nelle prime tre il Santo, benedetto sia, si dedica alla Torà; nelle seconde tre giudica tutto il mondo e, quando vede che questo meriterebbe la distruzione, si alza dal trono del Giudizio e si siede su quello della Misericordia...(b'Avodà zarà 3b)
02/02/2009 14:25
 
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MauriF, 01/02/2009 15.53:


E ritengo estremamente sbagliato ed ottuso il tuo modo di fare di tutta l'erba un fascio.
Ciao,
Mauri.



Che vuoi farci, lo sai che sono di "dura cervice".
E comunque nonostante la tua difesa ad oltranza dei quattro gatti in questione non sei riuscito a farmi cambiare idea. Ne riparleremo tra un po' di tempo, quando ti accorgerai anche tu di che pasta sono fatti i cari presbiteri di PioX.

שלום

[Modificato da Teo60 02/02/2009 14:26]


03/02/2009 19:21
 
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Vedi tu...

Intanto prova a riflettere su articoli come i seguenti:




Esclusivo. Il dossier segreto del Papa: Ratzinger vede una regia dietro il caso Williamson

Si chiama “dossier Richard Williamson” e gira da qualche giorno nei sacri palazzi vaticani.
Alcune pagine fitte che vogliono spiegare nei minimi dettagli come sia potuto accadere che la notizia della revoca della scomunica ai quattro vescovi lefebvriani firmata dalla Congregazione dei vescovi lo scorso 21 gennaio e resa nota il 24, si sia tramutata in un boomerang per Papa Benedetto XVI a motivo delle dichiarazioni negazioniste sull’Olocausto rilasciate da uno dei quattro presuli, appunto Williamson.
Il dossier, che sta girando in questi giorni nelle alte sfere della curia romana e che il Riformista è riuscito ad avere, riporta date e fatti e arriva a ipotizzare che, dietro la scelta della tv pubblica svedese Svt di mandare in onda il 21 gennaio l’intervista al presule britannico che tante reazioni negative ha destato, vi sia stata una regia occulta volta a screditare Benedetto XVI.

Una regia che ha agito fuori le mura vaticane grazie anche all’aiuto di qualcuno dentro, qualcuno scontento delle aperture del Pontefice agli scismatici-tradizionalisti.

In sostanza, il dossier prova a spiegare come sia accaduto che un atto di «paterna misericordia» - così una nota della Sala Stampa vaticana ha presentato il 24 gennaio il decreto di revoca della scomunica voluto da Ratzinger e firmato dal cardinale Giovanni Battista Re - e che non significa assolutamente il reintegro dei lefebvriani alla piena comunione con Roma quanto un incipit per eventuali progressi in merito - sia stato interpretato da più parti come una decisone tramite la quale il Papa riammetteva nella Chiesa cattolica un gruppo di fedeli antisemiti e negazionisti sulla Shoah.

Il dossier parla di date.

Innanzitutto quella del primo novembre.
Fu quel giorno, infatti, che il giornalista Ali Fegan della tv svedese intervistò Williamson. Gli chiese lumi riguardo ad alcune dichiarazioni negazioniste sulla Shoah da lui rilasciate anni addietro in Canada. E il presule rispose come tutti sanno: «Le camere a gas non sono mai esistite» e gli ebrei uccisi non furono più di trecentomila.
Parole deprecabili - il dossier non lo nasconde - ma non è questo il punto.
Ciò che il dossier vuole dimostrare è che la tv svedese, influenzata da un suggeritore, ha voluto strappare a Williamson le dichiarazioni che conosciamo sulla Shoah in modo da usarle a tempo debito e cioè tre giorni prima l’uscita della notizia della revoca della scomunica, appunto il 21 gennaio, lo stesso giorno in cui il decreto di revoca veniva fatto pervenire a Econe sulla scrivania del superiore generale della Fraternità San Pio X (FSPX) monsignor Bernard Fellay.
Il dossier ipotizza che chi ha suggerito a Fegan di domandare a Williamson qualcosa circa l’Olocausto (ricordandogli che il presule ne aveva parlato anni prima in Canada) sia stata una giornalista francese, Fiammetta Venner.
Chi è costei? È una nota attivista del movimento omosessuale francese, e anche di quello abortista e laicista. È un’assidua relatrice dei convegni sulla laicità del Grande Oriente di Francia. La Venner, che lo scorso settembre in concomitanza del viaggio del Papa in Francia aveva mandato alle stampe un volume firmato assieme alla sua compagna Caroline Fourest e significativamente intitolato “Les Nouveaux Soldats du pape. Légion du Christ, Opus Dei, traditionalistes”, è intervenuta nell’ampio documentario dedicato ai lefebvriani all’interno del quale la tv svedese ha mandato in onda anche l’intervista a Williamson. Qui la giornalista - oltre il Tevere gli estensori del dossier giurano che la cosa non è casuale - ha accusato la FSPX di connessioni con l’ambiente politico dell’estrema destra francese, aprendo di fatto la strada alle successive accuse di fascismo e antisemitismo.
Dunque, secondo il dossier vaticano, abbiamo un’intervista registrata il 2 novembre nella quale una parte, su suggerimento di una giornalista francese poco in sintonia col mondo tradizionalista del suo paese (soprattutto col mondo lefebvriano), è dedicata alle tesi negazioniste sull’Olocausto.
E poi abbiamo un buco di circa due mesi e mezzo. Ovvero, abbiamo la decisione della tv svedese (forse imbeccata da qualcuno dentro le mura vaticane) che aspetta fino al 21 gennaio a mandare in onda l’intervista registrata il 2 novembre, cioè fino al giorno esatto in cui il cardinale Re firma il decreto di revoca della scomunica ai quattro lefebvriani.

Solo una coincidenza? Può darsi, ma forse no: quindi, secondo quanto ipotizza il dossier, sarebbe in Francia, ovvero nel paese dove il “cancro” lefebvriano si è maggiormente sviluppato aprendo ferite nella società e nella Chiesa oggi ancora non rimarginate, che è nata la volontà di screditare Benedetto XVI nel momento in cui prendeva una delle decisioni più dirompenti del suo pontificato. Una volontà di screditare il Papa e, quindi, di bloccare il già difficile processo di riavvicinamento dei lefebvriani alla Chiesa.

Nei giorni scorsi, il giornale tedesco Der Spiegel si è spinto sino a ipotizzare che i responsabili delle comunità ebraiche più importanti del mondo, tra queste «il Consiglio Centrale degli ebrei in Germania», fossero «stati informati» in precedenza delle dichiarazioni negazioniste del vescovo ma non abbiano voluto manifestare la propria contrarietà per intervenire contro il Papa soltanto successivamente, a cose fatte.

Il dossier vaticano non ritiene fondati gli argomenti di Der Spiegel e non li cita, ma mette in luce aspetti controversi di una vicenda che oggi, una settimana e mezzo dopo la firma della revoca della scomunica, è ancora di là dall’essere risolta.

Il Riformista, 3 febbraio 2009.


Ciao;)
Mauri.


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Diceva Rabbi Yeudà in nome di Rav:"Dodici ore ci sono nel giorno: nelle prime tre il Santo, benedetto sia, si dedica alla Torà; nelle seconde tre giudica tutto il mondo e, quando vede che questo meriterebbe la distruzione, si alza dal trono del Giudizio e si siede su quello della Misericordia...(b'Avodà zarà 3b)
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Ed anche questo:

Benedetto XVI, i lefebvriani e gli ebrei

C'è chi ha tirato i fili per dividere i credenti

Rocco Buttiglione

Non accenna a placarsi la tempesta del caso Williamson, causata dal vescovo della Fraternità S.Pio X (i lefebvriani) per il quale le camere a gas non ci sono mai state. Quelle affermazioni, che a suo tempo sono passate quasi inosservate, sono state rilanciate dopo che il Papa ha tolto la scomunica a tutti i lefebvriani dopo lo scisma provocato dal loro fondatore.

Le reazioni da parte di molti esponenti della comunità ebraica sono state violentissime.
È il caso di dissipare alcuni equivoci che si sono creati, forse non sempre del tutto in buona fede.

1) Il Papa ha annullato una sanzione canonica che gravava non solo su Williamson ma su tutta la comunità lebfevriana e che non aveva nulla a che fare con l'olocausto bensì con la rottura della disciplina ecclesiastica e della comunione ecclesiale realizzata da Lefebvre quando aveva ordinato dei vescovi senza il consenso del vescovo di Roma. Agli occhi della Chiesa di Roma, Williamson ha colpe in comune con tutti gli altri lefebvriani ed è soggetto a sanzioni canoniche insieme con tutti gli altri lefebvriani. Rimane, per esempio, sospeso a divinis. Aver tolto la scomunica non implica la fine del contenzioso fra i lefebvriani e Roma.

2) Esistono, poi, le personali opinioni di Williamson in materia di olocausto. Queste non solo stanno in flagrante contraddizione con quanto hanno detto Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, ma non sono nemmeno dottrina comune della Fraternità S.Pio X. Sono opinioni personali di Williamson.

3) Nessuno può sensatamente sostenere che le opinioni di Williamson siano in alcun modo legittimate per il fatto che è tolta la scomunica alla Fraternità.
L'incomprensione è stata favorita da chi non vuole la riconciliazione della fraternità S.Pio X con la Chiesa di Roma.

C'è una specie di alleanza di fatto fra la parte più integralista della fraternità e settori "progressisti" al fine di impedire la riconciliazione.


Rappresentanti della comunità ebraica sono stati in qualche modo strumentalizzati al fine di ottenere questo risultato o, almeno, al fine di far pagare al Papa un prezzo elevato per il suo gesto di misericordia. Ma perché tutta questa ostilità alla riconciliazione o anche solo al dialogo?

A sentire alcuni la Chiesa Cattolica può e deve dialogare con tutti, ma non con i lefebvriani. Perché?

Per capire bisogna fare un passo indietro e tornare all'origine dello scisma lefebvriano. La riforma liturgica voleva valorizzare le lingue moderne ma non bandire la lingua latina; voleva valorizzare la Sacra Scrittura ma, certo, non far perdere alla Messa la sua dimensione fondamentale di sacrificio sacramentale. Voleva segnare un progresso evolutivo nella storia millenaria della liturgia e non una rottura epocale.
Per molti l'adesione alle posizioni di Lefevre fu un modo per riaffermare la continuità della esperienza di fede della Chiesa, per rifiutare una lettura del Concilio che opponeva il Vaticano II a tutta la precedente storia della Chiesa.
Per altri, invece, ci fu la identificazione della sostanza della fede con le forme culturali di una epoca storica superata ed il tentativo di scomunicare qualunque innovazione come proveniente dal maligno.
Benedetto XVI sta cercando di ricondurre la Fraternità nella comunione della Chiesa Cattolica attraverso la verità sul Concilio che si colloca (come ogni Concilio) nella continuità della storia della Chiesa, come quello scriba del Vangelo che trae dal suo scrigno "cose vecchie e cose nuove".
Il tentativo naturalmente genera discussioni nella Chiesa Cattolica. Alcuni vogliono tenere fuori i lefebvriani perché, in cuor loro, vorrebbero fare del Concilio Ecumenico Vaticano II esattamente quello che i lefebvriani temono che sia e che invece non è: la fine del cattolicesimo e l'inizio di un nuovo cristianesimo. Vi sono discussioni anche nella Fraternità S.Pio X. Vi sono quelli che vogliono semplicemente la libertà di dire messa in latino e di confermare la fedeltà alla tradizione della Chiesa, e vi sono quelli che considerano inaccettabile che si dica messa nelle lingue moderne e che vorrebbero imbalsamare e mummificare la tradizione impedendole di confrontarsi creativamente con le sfide di un mondo che cambia.
Speriamo che il tumulto di questi giorni aiuti a fare chiarezza: fra la Chiesa Cattolica e i nostri "fratelli maggiori" ebrei, all'interno della Fraternità S.Pio X e fra questa ed il Papa, che ha pagato un prezzo molto alto per il suo gesto di perdono cristiano.

Il Tempo, 3 febbraio 2009.




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Diceva Rabbi Yeudà in nome di Rav:"Dodici ore ci sono nel giorno: nelle prime tre il Santo, benedetto sia, si dedica alla Torà; nelle seconde tre giudica tutto il mondo e, quando vede che questo meriterebbe la distruzione, si alza dal trono del Giudizio e si siede su quello della Misericordia...(b'Avodà zarà 3b)
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Infine leggete anche questo:

rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=search¤tArtic...


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Diceva Rabbi Yeudà in nome di Rav:"Dodici ore ci sono nel giorno: nelle prime tre il Santo, benedetto sia, si dedica alla Torà; nelle seconde tre giudica tutto il mondo e, quando vede che questo meriterebbe la distruzione, si alza dal trono del Giudizio e si siede su quello della Misericordia...(b'Avodà zarà 3b)
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Caro Mauri, per riflettere non ho bisogno di leggere articoli che urlano "al complotto", sono ben altre le cose che mi fanno riflettere.
Come ho scritto più sopra, ne riparleremo quando sarà tempo!

שלום


04/02/2009 12:50
 
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Caro Teo,

Ti lascio riflettere su tutto quello che vuoi...anche su quegli articoli sui quali dici che non ti interessa riflettere.

Nel frattempo dico che, da parte mia, mi stupisco ogni giorno di più della straordinaria sensibilità che dimostra Benedetto XVI nel fare passi avanti nel dialogo inter-religioso ed ecumenico...anche quando viene attaccato dall'esterno e dall'interno in ogni modo più meschino.

Un abbraccio.
Mauri.




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Diceva Rabbi Yeudà in nome di Rav:"Dodici ore ci sono nel giorno: nelle prime tre il Santo, benedetto sia, si dedica alla Torà; nelle seconde tre giudica tutto il mondo e, quando vede che questo meriterebbe la distruzione, si alza dal trono del Giudizio e si siede su quello della Misericordia...(b'Avodà zarà 3b)
05/02/2009 18:48
 
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Che la storia di Williamson sia strumentale a ricattare il Vaticano mi sembra totalmente intuitivo che ci arriverebbe chiunque. Su chi sia l'orchestratore di questa riuscitissima manovra mediatica e su quali siano le finalità sospendo il giudizio.
Sulla "straordinaria sensibilità ecumenica" di Ratzi invece calerei un pietoso velo. Con gli ortodossi se è vero che da un lato ha avuto il merito di chiarire finalmente quale sia la linea del Vaticano uscendo dall'ambiguità del predecessore, dall'altro questa linea (secondo cui l'uniatismo è la formula per riunire la chiesa) se la può pure tenere, e tante grazie.
Cordialità,
05/02/2009 21:09
 
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Salve Teodoro
io non sono purtroppo laureato,ma solo un autodidatta.
i miei studi mi hanno fatto comprendere che i teologi sono persone intelligenti e sincere.
Il Papa è teologo.
come conseguenza è intelligente e sincero.
Queste persone generalmente non sono eretiche,perchè l'eretico è super.ma una volta che possono liberamente senza problemi di sottomissione ad autorità preposte ,manifestare e ponderare e studiare con spirito più libero i problemi spirituali e teologici ,come per esempio la posizione di Papa ,hanno modo di riflettere con più serenità e la storia dimostra che col tempo da despoti diventano molto aperti.
Colgo in questa vicenda apertura verso dissidenti e posizione di intolleranza verso sbagli fatti .I vescovi devono chiedere scusa.!!!
Renato



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05/02/2009 23:04
 
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La mia opinione non cambia, nè relativamente al dialogo inter-religioso, nè relativamente a quello ecumenico.
Relativamente a quello ecumenico, sebbene qui siamo OT, che siamo distanti è una cosa ovvia...ma è meglio essere non troppo vicini, che "falsamente" vicini.
Per il resto si sa che non sono questioni di facile risoluzione, tuttavia la speranza non ce la possiamo far mancare...

Tornando IT ecco le opinioni di un rabbino americano:


Un Rabbino americano osserva: sproporzionate le reazioni contro il Papa!

Riportiamo le osservazioni del Rabbino Irwin Kula (nella foto), riportate nel sito on line del Washington Post e da noi tradotte (nonostante lo slang ed il linguaggio a tratti colloquiale: di qui una traduzione che, cercando di rispettare la lettera, violenta qua e là la nostra lingua). Un solo commento: quindici giorni di attacchi dissennati contro il Papa (che non ha certo colpe per le opinioni altrui!) cominciano a ripercuotersi anche contro gli attaccanti, facendo mettere in dubbio ad ogni osservatore un po' imparziale il loro buon senso e pefino la loro buona fede.

La risposta ebraica ufficiale alla recente decisione del Papa Benedetto XVI di occuparsi della Fraternità S. Pio X e revocare le scomuniche di quattro vescovi (pur non determinandone ancora lo status), dice molto circa lo stato psico-sociale della leadership dell’Ebraismo americano o almeno della leadership che pretende di parlare per gli Ebrei americani.
Le certamente snervanti, se non offensive, vedute negazioniste che di uno di quei vescovi, il britannico Richard Williamson, un vecchio uomo oscuro, irrilevante, irritabile, ha esibito alla televisione svedese, ha provocato l’ira di niente meno che la Lega Antidiffamazione, l’American Jewish Committee, il B'nai B'rith International, l’International Jewish Commission on Interreligious Consultations e l’U.S. Holocaust Memorial Museum.
"Questa decisione mina la forte relazione tra Cattolici e Ebrei", hanno protestato. "Siamo stupefatti che il Vaticano abbia ignorato le nostre preoccupazioni", hanno proclamato. Questo avrà "serie implicazioni per le relazioni giudeo-cattoliche" e ci sarà "un costo politico per il Vaticano", hanno minacciato. E da Israele, il Rabbinato Capo in Israele, uno degli establishment religiosi più corrotti nelle democrazie occidentali, è entrato nella mischia mettendo in dubbio l’imminente visita del Papa in Israele.
Tutto questo baccano e assalto ansioso, solo per una materia interna alla Chiesa, concernente quella sorta di bilioso, irritabile, volgare, indefinibile tipo – lo zio sudicio che ti imbarazza ogni volta che è in pubblico – che tutti sappiamo esistere [anche] nelle nostre comunità.

Come erede di otto generazioni di rabbini e avendo perso molti parenti nell’Olocausto, sarà una mia impressione, ma questa reazione ebraica mi sembra oltraggiosamente eccessiva.

Forse milioni di Ebrei americani si preoccupano che il Papa abbia revocato la scomunica di questo vescovo mai sentito, così che le maggiori organizzazione ebraiche debbano spendere così tanta energia e attenzione a ciò e trasformarla in una causa celebre, degna della prima pagina? Ed è questo il modo di parlare, dopo decenni di fruttuoso lavoro tra religioni per migliorare le relazioni?
Come è che l’opinione di qualche vescovo bilioso senza potere evochi denunce di una crisi nelle relazioni giudeo-cattoliche, nonostante i cambiamenti rivoluzionari negli insegnamenti della Chiesa sugli Ebrei dopo il Vaticano II? Dov’è la "proporzionalità", dove il beneficio del dubbio – un imperativo religioso e spirituale centrale – in risposta a qualcosa che è sicuramente sconvolgente ma che nello schema delle cose è men che insignificante, specie data la storica visita di questo Papa ad Auschwitz, in cui senza ambiguità ha riconosciuto il male perpetrato contro gli Ebrei durante l’Olocausto e in questo modo "si è pentito" per qualsiasi contributo che insegnamenti della Chiesa distorti avessero fornito per preparare il terreno da cui questo male è eruttato?
[..]
Probabilmente occorreva un po’ di comprensione per ciò che deve significare governare una comunità spirituale (con la quale io dissento su molti punti) di un miliardo e ducentomilioni di persone, cercando di creare un qualche senso di unità da destra a sinistra, dall’estremo liberalismo all’estremo tradizionalismo [..]
Che ne direste di dare a questo Papa, che noi sappiamo essere, col suo predecessore, probabilmente tra i papi più sensibili sui temi dell’antisemitismo, dell’Olocausto, e delle relazioni coll’Ebraismo e con gli Ebrei, un po’ di tregua, dato come sta cercando di medicare la sua propria comunità? E è possibile che il desiderio/speranza/necessità del Papa di ricucire la Chiesa (ha anche cercato il teologo liberale Hans Kueng) possa essere di maggiore importanza, sia per la Chiesa sia invero per la religione su questo pianeta, che il fatto che gli Ebrei siano sconvolti per la revoca della scomunica a un vescovo irrilevante.
Piacerebbe a noi Ebrei essere giudicati per le cose più irose, stravaganti, offensive e stupide che un qualunque rabbino nel mondo ha detto sui Cattolici o i Cristiani? Noi Ebrei non siamo più organizzati per scomunicare, e un rabbino non può essere destituito come fa invece la Chiesa col suo clero, ma sicuramente ci sono singoli rabbini che dicono cose così esecrabili sugli "altri", che pur se ancora chiamiamo quella persona "rabbi", non vorremmo essere giudicati per quello.
E non è possibile che riportare Richard Williamson in seno alla Chiesa possa davvero influenzarlo per vedere quanto si sbaglia su questo argomento, visto come la Chiesa è chiara circa l’Olocausto e il suo impegno sulle relazioni giudeo-cattoliche? Dopo tutto il Papa stesso ha detto "Spero che il mio gesto sia seguito dall'impegno da parte loro di fare gli ulteriori passi necessari per realizzare la piena comunione con la Chiesa, così testimoniando vera fedeltà e vero riconoscimento del magistero e dell’autorità del papa e del Concilio Vaticano II". Non c’è altro modo di interpretare ciò, che concludere che per essere pienamente reintegrati nella Chiesa cattolica, tutti quelli che hanno passato il primo test devono ora passare il grosso ostacolo: o accettare quel che la Chiesa insegna, o restare ai margini. E ciò che la Chiesa insegna, tra le altre cose, è la necessità di rispettare gli Ebrei.
Inoltre, non dovrebbe la leadership delle organizzazioni di difesa ebraiche, che a suo credito è probabilmente la più efficiente di qualsiasi altro gruppo etnico o religioso in questo paese, cercare di capire le categorie interne dell’altro, specie dopo decadi di lavoro interconfessionale e intercomunitario? In questo caso, che c’è una differenza tra l’eresia – un’accusa da cui il Papa sta cercando di guarire parte della sua comunità – e la stupidità. E qual è il costo di non vedere la differenza tra eresia e stupidità?
Infine, quando il Papa, nonché funzionari vaticani, hanno detto pochi giorni dopo che le opinioni di Williamson sono "assolutamente indifendibili", e che, nelle parole esatte del Papa, la Chiesa prova "piena e indispensabile solidarietà con gli Ebrei contro ogni negazione dell’Olocausto", dove è stata un po’ di umiltà nella risposta? Non sarebbe stato interessante, nonché eticamente obbligato, per quelli che inizialmente avevano attaccato riconoscere che forse avevano reagito eccessivamente e che sapevano che la Chiesa e specie questo Papa sono molto sensibili a questi argomenti? E spiegare al Papa e alla Chiesa di capire per favore che noi, del tutto a ragione o meno, siamo ancora molto, molto sensibili e molto vulnerabili circa l’Olocausto e che ci dispiace quindi se abbiamo ecceduto nelle reazioni, e che siamo profondamente grati per la non ambigua ripetizione da parte del Papa di ciò che sappiamo essere la sua opinione e l’insegnamento cattolico contemporaneo.

Fonte: newsweek.washingtonpost.com/onfaith/irwin_kula/2009/02/jewish_reaction_to_pope_dis...



(C'è chi dice che queste cose qui non le vedremo mai sui giornali... soprattutto su quelli italiani..chissà perchè...)

PS: OH...provate a leggere quello che ho scritto in questo 3d io...e confrontatelo con quello che ha detto questo rabbino.
E non lo dico per darmi ragione, ma per evidenziare quanto i nostri sentimenti siano in sintonia...
E se lo sono i miei e quelli di un rabbino (che in molti punti dissente da ciò in cui credo io, come ha affermato), nutro speranza che non possiamo essere solo noi due in questa sorta di "comunione".

Spero e prego per questo...e non ve lo nascondo.
Perchè spero e prego? Perchè, da cattolico ma anche da essere umano, mi dispiace tanto quello che grava sulle spalle di questo Papa...
Attaccato da tutti ed in ogni maniera, per la semplice ragione che lui AMA LA CARITA' e LA VERITA' e non scende a compromessi.
Esatto, non scende a compromessi nemmeno nella sua apertura inter-religiosa ed ecumenica, ma guardando alle differenze cerca in ogni modo possibile di unire.

Nella nostra teologia il demònio è colui che divide...mentre Dio, che è Amore, è l'apoteosi della relazione e della comunione.

Credo che basti questo per definire ciò che muove Benedetto XVI in ciò che fa.

Vi sembroo troppo sentimentalista? Non mi interessa...io sono così e provo questo e credo di avere il diritto di testimoniarlo.

Notte!
Mauri
[Modificato da MauriF 05/02/2009 23:22]


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Diceva Rabbi Yeudà in nome di Rav:"Dodici ore ci sono nel giorno: nelle prime tre il Santo, benedetto sia, si dedica alla Torà; nelle seconde tre giudica tutto il mondo e, quando vede che questo meriterebbe la distruzione, si alza dal trono del Giudizio e si siede su quello della Misericordia...(b'Avodà zarà 3b)
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